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Full text of "Questioni filosofiche, sociali, mediche e medico-forensi : trattate coi principii della fisiologia del cervello"

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Harvey  Cushing  /  John  Hay  Whitney 
Medicai  Library 

HISTORICAL  LIBRARY 


Yale  University 


Gift  of  George  Mora,  M.D. 


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LA 


FISIOLOGIA  DEL  CERVELLO 


A.P>P>LIOA.TA 


Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2012  with  funding  from 

Open  Knowledge  Commons  and  Yale  University,  Cushing/Whitney  Medicai  Library 


http://www.archive.org/details/questionifilosofOOmira 


FILOSOFICHE,  SOCIALI,  MEDICHE  E  MEDICO-FORENSI 
IRATTITE  COI  PRBCIPII  DELLA  FISIOLOGIA  DEL  CERVELLO 


PEL   DOTTORE 

oiAoio  a-.  3M:ii=iA.a-i_iA. 

AUTORE  DEL  TRATTATO  DI  FRENOLOGIA  APPLICATA 

già'  INCARICATO  DELLA  CLINICA  DELLE  M;«LATTIE  MENTALI 

NELLA  R.  università'  DI  NAPOLI 

PROFESSORE  DEI  CORSI  LIBERI  DI  FRENOLOGIA  E  DI  MEDICINA  MENTALE 

CAVALIERE  DELL'oRDINE  MAURIZIANO 

UFFIZIALE  dell'  ORDINE  IMPERIALE  DEL  MEGEDIE 

DIRETTORE  EMERITO  DEL  MANICOMIO  DI  AVERSA ,  E  CONSULENTE 

DEL  PRIVATO  MANICOMIO   FLEURENT 

SOCIO  ORDINARIO  DELLA  R.   ACCADEMIA  MEDICO-CHIRURGICA  DI  NAPOLI 

MEMBRO  DELLA  SOCIETÀ'  FRENIATRICA  ITALIANA 

DELLE  società'  FRENOLOGICA  E  MEDICO-PSICOLOGICA  DI  PARIGI 

DELLA  R.  ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE  MEDICHE  DI  PALERMO 

DELL'ACCADEMIA  MFDICO-CHIRURGICA  DI  FERRARA  E  DI  QUELLA  DI  PERUGIA 

dell'accademia  FISIO-MEDICO-STATISTICA  DI  MILANO 

DELLA  R.  ACCADEMIA  DI  MEDICINA  DI  TORINO 

DELL'STIXUTO    MEDICO   DI   VALENZA   IN   SPAGNA 

dell'istituto  EGIZIANO,  ECC. 


TIPOGRAFIA   EDITRICE   DELL   IRIDE 

Magnocavallo ,  29. 
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ALLA 

MEMORIA  IMMORTALE 

DI 

CREATORE 

DELLA 

FISIOLOGIA  DEL  CERVELLO 


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Il  cervello  come  organo  delle  facoltà  umane,  non  è 
organo  unico  ed  omogeneo,  ma  bensì  un  complesso  di 
parti,  di  cui  le  funzioni  speciali  ^àn  luogo  a^  manifesta- 
zioni particolari,  per  le  quali  si  operano  le  facoltà  intel- 
lettuali, morali  ed  istintive,  tanto  differenti  tra  loro  non 
solo  ma  differenti  ed  indipendenti  una  dell'altra  pure 
nello  stesso  genere. 

Lo  scibile  umano,  in  ogni  suo  ramo  qualsiasi,  non  é 
che  il  risultato  delle  facoltà  operanti,  sicché  la  conoscenza 
di  queste  dando  luogo  ad  una  vera  e  naturale  filosofia, 
questa  sola  diventa  la  base  più  solida  a  qualunque  branca 
del  sapere  umano. 

Su  elementi  si  naturali  adunque  abbiamo  fondati  i  no- 
stri studii  di  40  anni.  Sicché  varii  nostri  lavori  che  in 
questo  volume  abbiamo  raccolti,  sebbene  disparati  uno 
dall'  altro,  pei  principii  che  ne  formano  la  base  tendono 
insieme  allo  scopo  del  perfezionamento  dello  scibile  ed  al 
bene  essere  della  umanità. 

Vi  conserviamo  le  date  della  loro  pubblicazione. 

Il  titolo  che  abbiamo  dato  a  questo  volume  ci  dispensa 
di  dire  che  ci  auguriamo  di  essere  attentamente  letto  dai 
pensatori,  affinché  potessero  maggiormente  svolgere  ed 
ampliare  ed  anche  correggere  i  nostri  concetti.  Abbiamo 


—  vili 


pure  sempre  accolto  le  osservazioni  de^li  avversarii  della 
fisiologia  del  cervello,  sebbene  volessero  che  questa  fosse 
secondo  la  creazione  della  loro  mente,  e  le  abbiamo  ac- 
colte quando  erano  degne  di  discussione,  benché  certi  noi 
di  non  potere  persuadere  coloro  specialmente  che  credono 
potere  operare  lo  spirito  indipendentemente  dalla  influenza 
corporea,  come  pure  quelli  che  credono  alla  funzione  in- 
conscia ed  automatica  della  materia  organizzata. 


PRElIimARE 


PROLUSIONE  AL  CORSO  DI  FRENOLOGIA 

APPLICATA  ALLO   SCIBILE   UNIVERSALE 
Pronunziata  in  Napoli  ai  24  febbraio  1872. 


Del  principi!  fondamentali  della  Frenologia  o  Fisiologia  del  cervello 
come  base  indispensabile  dello  studio  delle  scienze  ,  delle  lettere  e 
delle  arti.  —  Cenno  storico  di  essa  dottrina  ;  e  suo  stato  a.ttuale  in 
Italia. 

La  dottrina,  di  cui  ci  siamo  prefìssi  di  dare  un  corso,  è  di 
grande  interesse  per  tutte  le  classi  della  società;  essa  richiama 
.  a  meditare  su  l'origine  e  l'esercizio  delle  diverse  facoltà  umane 
in  tutte  le  condizioni  sociali  ;  sicché  per  essa  si  spiegano  le 
varie  manifestazioni  dei  talenti,  dei  genii,  delle  virtù  degli  uo-  / 
mini;  e  del  pari  dei  loro  vizi,  delitti,  morbi  ed  idiozie.  Que--^ 
ste  manifesttazioni  delle  facoltà  dell'uomo  in  azione  sotto  varie 
e  determinate  condizioni  formarono  sempre  nelle  loro  vane  de- 
clamazioni la  disperazione  dei  psicologi,  dei  moralisti,  dei  teo- 
logi, quando  tutti  costoro  le  origini  e  la  varietà  delle  facoltà 
dello  spirito,  non  che  i  loro  gradi  o  modi  di  essere  e  di  eser- 
cizio  in  tutto  altro  riposero  che  nella  organizzazione. 

Bisognerebbe  negare  un  fatto  che  tutti  incontrastabilmente 
sanno  ,  cioè  che  il  cervello  è  l'organo  dell'  anima  e  dello  spi- 
rito e  che  nelle  sue  funzioni  stanno  la  origine ,  la  manifesta- 
zione e  l'esercizio  di  tutte  le  facoltà  della  mente  ,  per  potere 
affermare  che  questa  non  abbia  di  si  ammirabile  organo  biso- 
gno nelle  sue  operazioni  sieno  pure  le  più  astratte  :  afferma- 
zione impossibile,  perchè  contraria  alla  natura. 

E  chi  può  negare  per  questo  la  verità  che  esiste  un  rapporto 
costante  tra  la  organizzazione  del  cervello  e  la  manifestazione 
delle  sue  facoltà  ? 

Le  funzioni  adunque  di  quest'organo  e  di  ciascuna  sua  parte, 
delle  quali  l'osservazione  e  l' induzione  spiegano  i  rapporti  coi 
fenomeni  intellettuali  morali  ed  istintivi ,  co?tif uiscono  la  Fi- 
siologia del  cervello  o  Frenologia.    ,.,  >j 


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Ognuno  vede'  che    questa  dottrina  fondata  per  se  stessa   sulle 
osservazioni  ed  induzioni  fisiologiche   non  appartiene   ad  alcuna 
scuola,   uè  alla  scolastica  di  Aristotile ,    uè  alla  mistica  o     poe-       ~^ 
tica  di  Piatone,   uè  alla  ecclettica,  uè  alla  psicologica  e  teologica    '.  '  ■ 
di  qualunque  setta,  uè  alla  materialista  o  spiritualista. 

Essa  è  una  dottrina  novella  sorta  nel  finire  del  secolo  passato 
col  genio  di  Gali;  e  prima  di  farne  un  cenno  storico  indicandone 
lo  slato  in  cui  attualmente  si  trova  in  Italia,  è  indispensabile  che 
ne  riassumiamo  i  principi!  fondamentali  in  massima,  perchè  sa- 
ranno estesamente  svolti  nell'  esposizione  del  corso. 


Nascendo  gli  uomini  e  gii  animali  per  determinate  organizza- 
zioni con  disposizione  a  manifestare  le  facoltà  e  gli  istinti  che 
loro  sono  proprii,  la  frenologia  ha  ragione  di  ritenere  chimerica 
la  divisione  che  i  metafìsici  han  fatto  e  fanno  del  morale  e  del 
fisico  dell'uomo.  Per  questo  se  l'educazione,  il  clima,  i  bisogni, 
il  modo  di  vivere  ecc.  non  danno  origine  alle  facoltà  e  qualità 
dello  spirito,  ma  bensì  possono  modifìarle  e  perfezionare,  ciò  prova 
che  le  disposizioni  sono  innate,  e  risultano  dalla  organizzazione 
determinata  in  azione. 

Da  questo  principio  sorge  naturale  che  si  nell'uomo  che  negli 
animali  parti  analoghe  della  organizzazione  sono  addetto  allo  svol- 
gimento ed  esercizio  delle  diverse  qualità  istintive  ,  intellettuali 
e  morali.  E  se  ognuno  sa  il  fatto  che  queste  parti  non  sono  né 
le  ossa,  uè  i  muscoli,  uè  i  tendini,  ecc.,  che  hanno  funzioni  spe- 
'  ciali,  ma  belisi  il  sistema  nervoso  in  generale  e  principalmente 
li  cervello,  è  logico  ritenere  che  a  manifestazioni  nervose  diffe- 
renti corrispondono  apparecchi  differenti.  E  tutto  ciò  è  in  rap- 
porto con  le  differenti  parti  del  sistema  nervoso;  ed  è  stabilito 
^  1  che  r  apparecchio  ganglionare  del  basso  ventre  è  destinato  alle 
funzioni  della  vita  vegetativa;  la  midolla  spinale  ai  movimenti 
ed  alla  sensibilità  in  generale;  i  nervi  sensorii  a  ricevere  e  tra- 
smettere al  cervello  le  impressioni  del  mondo  esteriore;  ed  il  cer- 
vello a  svolgere  e  concepire  le  idee  e  manifestare  le  facoltà  di 
cui  sono  dotati  l'uomo  e  gii  animali.  Tutta  questa  serie  di  ap- 
parati nervosi  per  mezzo  di  fasci  fibrosi  comunicano  tra  loro;  ed 
è  da  notare  che  gii  apparecchi  che  precedono  alle  funzioni  della 
vita  vegetativa  sono  semplici,  e  quelli  per  le  funzioni  della  vita 
animale  sono  duplici. 

Chi  si  fermasse  solamente  su  questi  fatti  generali,  non  avrebbe 
che  idee  incomplete  dell'  origine  od  esercizi  delle  facoltà  dell'  anima 
e  dello  spirito.  Imperocché  come  spiegherebbe  la  manifestazione 
energica  di  una  facoltà  o  di  un  talento,  come  quello  della  musica, 
della  pittura,  della  matematica,  specialmente  in  un  fanciullo, 
mentre  lo  altro  facoltà  sono  poco  o  nulla  sviluppate  %  E  come  spie- 
gherebbe che  una  facoltà  cade  nella  luaiiia  o  non  si  svolge  per  idio- 
zia parziale,  mentre  le  altre  si  sviluppano  e  si  esercitano  nella 
normalità  ?  Il  principio  logico  della  frenologia  spiega  tutto  questo 


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con  ammettere  e  riconoscere  che  a  facoltà  e  qualità  diverse  fan 
d' uopo  apparecchi  differenti.  Se  il  senso  della  vista  non  è  quello 
dell'udito,  sicché  pel  loro  proprio  esercizio  fa  bisogno  di  organi 
nervosi  differenti,  perchè  non  dovrebbe  essere  lo  stesso  per  le  fa- 
coltà della  mente,  non  solo  diverse  tra  loro,  ma  talune  anzi  tra 
loro  contrarie  ed  opposte  ?  Perchè  per  lo  istinto  genesiaco  ,  che 
sebbene  sia  pure  facoltà  di  rapporto  è  tutt'  altro  che  il  senso  della 
matematica  , .  o  il  senso  dei  colori ,  o  il  senso  dei  rapporti  del 
tempo,  non  vi  dovrebbe  essere  un  organo  differente  da  ciascuno 
di  quelli  addetti  a  queste  ultime  facoltà  ? 

La  pluralità  degli  organi  cerebrali  adunque  non  solamente  è  un 
fatto  logico  di  fisiologia,  ma  è  un  fatto  anatomico  confermato  pure 
dall'anatomia  patologica  e  dell'anatomia  e  fisiologia  comparata 
degli  animali. 

Questo  principio  fondamentale  della  frenologia,  cioè  della  plu- 
ralità degli  organi  cerebrali  in  concordanza  delle  varietà  delle  fa- 
coltà, tanto  splendidamente  spiegato  da  prove  fisiologiche,  anato- 
miche, patologiche,  ha  distrutto  la  credenza  chimerica  delle  fun- 
zioni in  massa  del  cervello  nelle  operazioni  mentali  ;  sicché  co- 
storo che  rigettano  l'organologia  dei  frenologi  senza  averla  stu-  ~ 
diata  e  conosciuta,  vanno  poi  in  traccia  di  un  cantuccio  impos- 
sibile nel  cervello  a  ciasciana  delle  facoltà  astratte  o  dei  risultati 
dell'  azione  di  più  facoltà  differenti ,  presentando  così  una  distri- 
buzione arbitraria  del  cervello^  contraria  ad  ogni  buon  precetto 
anatomico.  E  per  questo  taluni  han  tale  idea  strana  e  confusa 
delle  facoltà,  che  per  ammettere  1'  azione  in  massa  del  cervello  , 
alla  quale,  ripetiamo,  la  stessa  struttura  anatomica  materiale  di 
quest'  organo  si  oppone  ,  hanno  essi  bisogno  di  ricorrere  al  più 
strambo  sofisma  di  non  fare  distinzione  alcuna  tra  le  differenti 
fa^coltà  ;  così  che  per  costoro  l' istinto  genesiaco  è  lo  stesso  della 
facoltà  dell'  analisi,  l'istinto  alimentizio  è  la  stessa  cosa  del  senso 
della  matematica ,  ecc.  E  di  queste  strambità  ne  potremmo  ci- 
tare recenti  esempii! 

La  frenologia  adunque  lega  alla  organizzazione  di  dfstinte  parti 
cerebrali  ciascuna  delle  forze  primitive  e  fondamentali  della  mente; 
per  lo  che  gli  attributi  o  modi  di  essere  di  queste  forze  isolate  o 
in  complesso,  non  sono  che  il  loro  diverso  grado,  o  diverso  modo 
di  manifestazione  per  l'azione  più  o  meno  energica  delle  funzioni 
dell'  organo. 

Gli  avversari  della  frenologia  confondono  Vergano  conia,  facoltà,  - 
perchè  non  sanno  che  la  facoltà  è  un  atto  flsio-organico,  cioè  è 
il  potere  che  appartiene  ad  una  causa  prima,  passato  in  atto  me- 
diante un  organo  che  n'  è  l' istrumento  materiale  indispensabile. 
Essi  che  fanno  di  tutte  le  facoltà  astratte,  come  della  memoria, 
deir  attenzione,  della  volontà,  dell' immaginazione ,  della  coscien- 
za, ecc.,  un  personaggio,  non  possono  intenderei  principii  della 
frenologia,  la  quale  ripetiamo,  consistendo  nello  studio  dell'  orga- 
nizzazione e  dei  fenomeni  che  ne  risultano,  fornisce  la  base  di  ogni 
ricerca  filosofica;   e  questa  sfugge  per  quelli  che,   vagando  nei 


•—XII   — = 

campi  delle  astrazioni,  nulla  sanno  dello   studio  della  materia 
organizzata. 

Un  altro  principio  della  fisiologia  del  cervello  è  in  quella  mas- 
sima universale  chela  potenza  sta  nella  massa  e  nel  volume,  ciò 
die  la  natura  manifesta  costantemente  nei  corpi  organizzati.  Cosi 
Ila  dotato  il  cavallo  di  massa  considerevole  dei  nervi  di  locomozio- 
ne ,  per  quanto  di  minimo  volume  dei  nervi  della  tattilità  ;  il 
contrario  è  nell'  uomo,  di  cui  i  nervi  della  tattilità  sono  venti  volte 
più  voluminosi  dei  nervi  addetti  ai  movimenti  ;  nel  cane  ad  un 
odorato  energico  corrisponde  un  enorme  nervo  olfattorio;  nel- 
r  aquila  che  con  la  vista  distingue  a  grande  distanza  i  minimi 
oggetti,  corrisponde  un  nervo  ottico  tanto  voluminoso  da  raggiun- 
gere la  terza  parte  del  cervello  ;  all'  opposto  il  nervo  ottico  del  gufo 
è  tanto  di  massa  minima,  da  non  raggiungere  che  una  frazione 
rimpetto  al  corrispondente  cervello. 

La  stessa  analogia  è  un  fatto  naturale  per  la  massa  del  cervello, 
alla  cui  più  0  meno  grandezza  corrisponde  più  o  meno  potenza 
mentale.  Cosi  è  del  pari  in  ciascuna  delle  sue  parti,  alle  quali  si 
legano  la  manifestazione  e  l'esercizio  delle  facoltà.  In  questa  circo- 
stanza le  proporzioni  di  volume  sono  da  considerarsi  relative  nel 
medesimo  cervello.  Imperocché  si  stabilisce  che  a  circostanze  eguali, 
e  questa  è  condizione  indispensabile,  più  la  massa  nervosa  è  consi- 
derevole, più  la  predisposizione  alla  manifestazione  ed  esercizio 
della  sua  funzione  corrispondente,  e  quindi  della  determinata  fa- 
coltà, è  energica. 

Noi  non  abbiamo  che  accennato  rapidamente  questi  principii 
spiegabili,  essendo  uniformi  alla  natura,  perchè  saranno  estesa- 
mente svolti  nel  corso  che  andiamo  a  fare.  Intanto  bisogna  riflet- 
tere che  questi  principii  che  provano  che  le  predisposizioni  alla 
manifestazione  delle  diverse  facoltà  dell'  uomo  e  degli  animali , 
perchè  ligate  alla  organizzazione  vivente  sono  innate,  e  che  pren- 
dono il  loro  punto  di  partenza  della  conoscenza  dei  rapporti  tra 
r  organizzazione  ed  i  fenomeni  morali ,  intellettuali  ed  istintivi, 
stabiliscono  una  grandissima  differenza  tra  questa  dottrina  che  vi 
fonda  le  sue  basi,  e  quelle  degli  altri,  sì  antichi  che  moderni,  i 
quali,  nel  trattare  della  natura  dell'  uomo,  hanno  trascurato  lo 
studio  dell'  organizzazione,  perchè  non  l'hanno  ritenuta  ne  la  riten- 
gono come  condizione  indispensabile  nella  manifestazione  ed  eser- 
cizio di  ciascuna  delle  facoltà  dello  spirito,  tanto  per  la  loro  natura 
indipendente  una  dall'  altra  e  varie  contrarie  tra  loro. 

È  chiaro  così  comprendere  che  formando  questa  dottrina  la  base 
di  ogni  ricerca  filosofica,  può  essa  divenire  la  sola  filosofìa  possibile, 
applicabile  a  tutti  gli  interessi  della  società  umana. 

Invero  le  diverse  scienze,  le  lettere,  le  arti,  le  industrie,  e  quanto 
può  r  uomo  creare,  non  sono  un  prodotto  della  mente  ?  Per  lo  che 
è  logico  considerare  che  lo  studio  delle  scienze,  delle  lettere  e  delle 
arti,  che  prende  per  guida  la  conoscenza  della  dottrina,  la  quale 
spiega  l'origine  e  gli  esercizi  dei  fenomeni  produttori  delle  facoltà, 
possono  mettersi  nella  retta  via  a  svolgere  il  progresso  umano. 


Limitiamoci  a  qualche  esempio: 

1°  La  legislazione  può  ricevere  grande  sviluppo  e  perfezionamento 
dall'influenza  della  frenologia.  Per  questo  i  gradi  di  colpabilità  sono 
meglio  intesi,  imperocché  quando  si  conoscerà  che  i  motivi  esterni 
per  spingere  alla  colpa  fa  d' uopo  considerarli  secondo  l' individuo 
più  0  meno  agitato,  e  cosi  calcolare  con  giustezza  gì' interni  motivi 
che  vi  trascinano,  si  valuterà  meglio  la  causa  della  determinazione 
a  delinquere  ,  e  le  condizioni  per  cui  questa  determinazione  si 
rende  più  o  meno  correggibile,  e  più  o  meno  risponsabile  e  puni- 
bile. Siifatto  criterio  di  misurare  i  gradi  di  colpabilità  dagl'  in- 
terni motivi  più  che  dalle  esterne  occasioni,  è  produttore  del  prin- 
cipio di  giustizia,  che  emendatrice  e  non  cruciante  rende  la  pena; 
fa  conoscere  inoltre  V  origine  della  corruzione  delle  diverse  classi 
della  società,  ed  i  mezzi  di  correggerla  e  migliorarla,  di  regolare 
le  pene,  di  migliorare  i  delinquenti  e  di  regolare  le  quistioni  su 
la  pena  di  morte;  e  di  fare  quindi  leggi  pratiche  e  giuste,  e  va- 
lutare le  condizioni  che  si  richiedono  nella  scelta  del  Legislatore 
e  del  Magistrato  (1). 

La  cifra  spaventevole  di  condannati  folli,  che  tosto  vanno  a  po- 
polare i  manicomii  o  ad  insanguinare  il  patibolo,  o  di  quelli  che 
si  rilasciano  per  continuare  a  portare  disordini  nelle  famiglie  e 
nella  società,  pesa  pur  troppo  sul  capo  dei  magistrati,  i  quali, 
perchè  invasi  dal  potere,  credono  di  essere  del  pari  invasi  dalla 
sapienza  delle  scienze  naturali  (2). 

2°  Lo  studio  della  medicina,  che  sa  vedere  ed  accogliere  l' in- 
fluenza della  nuova  fisiologia  cerebrale  su  le  diverse  sue  branche, 
corre  per  la  retta  via  alla  conoscenza  della  natura  morbosa,  sba- 
razzandosi ancora  da  quelle  idee  chimeriche  che  rendono  le  scienze 
mediche  un  fascio  di  sistemi  effìmeri  e  cozzantisi  tra  loro.  La 
fisiologia  del  cervello  ha  fatto  conoscere  che  questo  non  è  una 
polpa,  né  una  massa  unica  ed  omogenea^  ma  un  ammirabile  or- 
ganò composto  di  diversi  apparecchi  fibrosi  addetti  a  funzioni  de- 
terminate, per  cui  si  svolgono  le  manifestazioni  mentali:  —  che 
i  nervi  dei  sensi,  ed  i  nervi  senzienti  e  motori  non  nascono  dal 
cervello,  ma  quali  apparecchi  proprii  in  differenti  parti  di  quest'  or- 
gano si  portano;  che  il  cervello  ,  oltre  di  essere  in  relazione  per 
mezzo  dei  sensi  col  mondo  esteriore  ,  essendolo  pure  anatomica- 
mente e  fisiologicamente  con  le  diverse  parti  fuori  di  esso  e  com- 
ponenti gli  organi  della  vita  fisica  ,  è  naturale  che  ancora  si  scam- 
biino  tra  loro  le  influenze  morbose,  ciò  che  indica  che  l'inscienza 
di  questa  nuova  dottrina  non  potrà  mai  guidare  il  medico  a  ravvi- 
sare la  sede  e  stabilire  la  diagnosi  dei  morbi  : — senza  uno  studio 
profondo  della  fisiologia  del  cervello,  è  impossibile  ogni  conoscenza 
delle  malattie  della  mente  ;  per  esso  si  conosce  che  la  follia  non 
è  malattia  psichica ,  ma  bensì  un  fenomeno  naturale  dei  disordini 
degli  organi    cerebrali ,  cosi  le  follie  parziali  sono  spiegate  solo 

(1)  MiRAGLiA,   Trattato  dì  frenologia,  Voi.  1,  pag.  26  a  30.  Napoli  1853. 

(2)  MiRAGLiA,  Su  la  procedure  nei  giudizi  criminali  e  civili  nel  rico- 
noscere l' alienazione  mentale.  Napoli,  1870. 


dall'  organologia,  e  per  essa  sola  si  può  spiegare  che  il  disordine 
delle  facoltà  affettive  si  manifesta  negl'  impulsi  incorreggibili  e 
nelle  emozioni  dolorose,  e  quello  delle  facoltà  intellettuali  nella 
incoerenza  d'idee,  nei  falsi  giudizi,  negli  sragionamenti.  E  ciò  spie- 
ga splendidamente  che  si  può  sragionare  ed  esser  savio,  e  si  può 
esser  folle  e  si  ragiona  (1).  La  follia  ragionante  di  cui  la  spiega- 
zione si  deve  a  Gali,  e  che  tutti  gli  alienisti  in  seguito  han  rico-  ] 
nosciuta ,  è  ,  e  sarà  sempre  un  mistero  pure  pei  medici  ,  ignari 
della  fisiologia  del  cervello. 

Ma  come  puossi  avere  idea  giusta  delle  alienazioni  mentali  , 
quando  per  avversare  la  frenologia,  perchè  non  si  ha  la  virtù  di 
rigettare  i  proprii  errori  e  cominciar  da  capo  ,  si  declama  dalia 
cattedra  e  si  propaga  ancora  il  concetto  vieto  e  volgare  che  la 
monomania  è  un'  idea  fissa  o  un  ordine  d'idee  che  predomina  su  le  altre, 
e  la  mania  è  un  delirio  acuto  ?  (2) — Ecco  come  si  scambia  l'effetto 
per  la  causa  ,  e  si  prende  un  fenomeno  comune  per  la  malattia 
speciale.  Ma  chi  dice  che  tutte  le  follie  parziali  presentano  sempre 
idee  fìsse  ?  Dove  allora  si  riporrebbero  tutte  le  innumerevoli  paz- 
zie ,  che  essendo  la  espressione  di  un  disordine  delle  facoltà  af- 
fettive, si  manifestano  con  impulsioni  e  con  emozioni  incorreggi- 
bili e  niente  affatto  con  alcun  segno  d' idee ,  che  non  sono  certo 
la  qualità  ed  attributo  di  facoltà  siffatte  ?  E  dove  si  riporrebbero 
le  manie  senza  delirio  ,  e  i  delirii  senza  mania  ?  Quando  non  si 
sa  che  le  classi  di  pazzie  sono  determinate  dalla  natura  delle  fa- 
coltà in  disordine  e  non  da  un  fenomeno  generale  ,  s'  infondono 
funesti  spropositi  nei  giovani  medici.  E  noi  lo  abbiamo  sempre 
deplorato  e  lo  deploriamo.  Ma  slam  certi  che  pel  progresso  dello 
spirito  umano  verrà  tempo,  e  non  sarà  forse  lontano  molto,  che 
la  scienza  medica  progredirà  veramente  accogliendo  nei  suoi  sludii 
i  principii  della  nuova  dottrina  ;  purché  non  li  svisassero  per  aver 
r  agio  di  adattarli  ai  prodotti  della  loro  fantasia,  come  pare  che 
già  vassi  facendo. 

3°  Immensi  sono  i  vantaggi  che  la  educazione  e  l' istruzione  pos- 
sono ricevere  dai  precetti  di  questa  scienza.  Da  essa  si  apprende  che 
r  educazione  e  l' istruzione  niente  fanno  quando  le  disposizioni  na- 
turali son  nulla  o  poco  sviluppate  ;  cosi  essa  dà  le  norme  di  rav- 
visare preventivamente  negli  indizi  organici  siffatte  disposizioni, 
che  costituiscono  i  veri  gradi  di  educabilità.  E  per  questo  essa  ha 
raggiunto  il  grande  suo  scopo,  quando  le  tendenze  nostre  guida  e 
perfeziona,  e  le  intemperanti  modera  e  reprime.  L'educazione  cosi 
diretta  può  anticipatamente  svolgere  i  talenti  ed  i  genii,  svolge  i 
germi  della  virtù,  coli'  eccitare  e  dirigere  il  retto  uso  delle  nostre 
facoltà,  e  col  reprimerne  1'  abuso,  sorgente  deplorabile  del  vizio. 
La  stima  di  sé,  p.  e.,  sublime  sentimento  morale,  educato  retta- 
mente, lungi  di  condurre  all'  orgoglio  ed  all'  abbiettezza,  è  pro- 
duttore dello  spirito  d' indipendenza  e  della  dignità  personale^  ma 

(1)  MiRAGLiA,   Trattalo  di  J'ronolo(jia  ecc.  Voi.  2°.  Napoli,  1852,  — Z.a 
egge  a  In  JoUia  rafjionanie.  Napoli,  1871. 

(2)  li  giornale  U'  Morgagni,  lii72. 


—  Xv  — 

viziosamente  educato,  cioè  alla  foggia  dei  gesuiti,  diventa  abbietta 
tendenza  a  prostrarsi  ad  uomini  e  cose  indegne  ed  inette,  puntello 
a  tirannide.  Guai  a  quei  popoli  che  sì  trista  educazione  rende 
un  pecorume  1  Una  facoltà  mal  diretta  e  malvagiamente  educata 
per  un  fine  malvagio  dà  origine  a  certe  follie  artificiali ,  dalle 
quali  invasa  una  massa  di  popolo,  vien  questo  trascinato  ad  in- 
sanguinarsi nella  notte  di  S.  Bartolomeo  ,  e  correre  giulivo  e  di- 
voto air  atroce  spettacolo  dei  roghi.  La  frenologia,  che  educa  ed 
illamina,  ba  per  questo  sempre  formato  il  terrore  dei  despoti,  ed 
attirate  le  ire  e  le  vuote  ed  innocue  scomuniche  sacerdotali. 

4°  Chi  si  fa  a  considerare  la  'frenologia  che  svolge  la  scienza 
della  natura  umana  ,  ed  in  particolare  le  relazioni  che  esistono 
tra  le  doti  della  mente,  o  facoltà  in  esercizio,  e  le  forme,  espres- 
sioni e  qualità  del  corpo,  comprenderà  quanto  questa  dottrina  con- 
tribuisce a  stabilire  la  filosofìa  dell'  arte  della  pittura  e  della  scul- 
tura. Lo  scopo  di  quest'arte  è  di  rappresentare  per  mezzo  di  forme 
e  di  colori  le  opere  della  natura  adorne  dei  più  alti  attributi  :  i 
movimenti  e  1'  espressione  nelP  uomo  e  negli  animali  sono  la  e- 
steriore  manifestazione  dell'  azione  più  o  meno  energica  delle  fun- 
zioni degli  organi  delle  facoltà  e  qualità  cerebrali  ;  cosi  la  pato- 
gnomonica  e  la  mimica  degli  organi  del  cervello,  non  che  i  predo- 
minii  del  loro  volume  rappresentati  nel  cranio  debbono  essere 
scientificamente  intesi  ed  applicati  dal  pittore  e  dallo  scultore,  se 
si  vuole  che  il  genio  si  rappresenti  sublime  nelle  sue  opere.  Im- 
perocché fino  a  che  non  sarà  tutto  questo  scientificamente  inteso  , 
né  quindi  stabiliti  scientificamente  i  rapporti  o  relazioni  che  passano 
tra  le  manifestazioni  della  mente  e  le  espressioni  e  la  forma  del 
corpo,  le  regole  dell'arte  ed  i  principii  che  debbono  giudicarla 
saranno  necessariamente  empirici.  Per  questo  ancora  la  frenologia 
spiega  le  qualità  o  doti  naturali  che  si  richiedono  per  divenire  un 
eccellente  artista,  e  le  ritrova  nella  organizzazione  cerebrale. 

5"  -  Del  pari  doti  naturali  si  richiedono  per  divenire  un  buon 
compositore  di  musica,  o  un  esecutore  facile  di  essa,  ecc.  La  fi- 
siologia del  cervello  spiega  le  ragioni  dei  predominii  delle  forme 
delle  creazioni  musicali  :  le  une  si  hanno  per  le  prevalenze  del 
senso  del  tempo ,  e  le  altre  per  le  prevalenze  del  senso  del  tono  ; 
cosi  che  r  una  o  1'  altra  circostanza  costituisce  un  proprio  ritmo 
musicale.  La  musica  adunque  eh' è  il  prodotto  di  più  fattori, 
cioè  di  funzioni  di  certi  organi  cerebrali  addetti  al  tempo  ed  al 
tono,  prende  un  avviamento  secondo  la  concorrenza  di  altre  facoltà. 
Intanto  ,  per  dire  un  solo  esempio  ,  non  si  '  potrà  essere  mai 
sublime  compositore  di  musica,  se  V  organo  del  calcolo,  in  con- 
cordanza a  quelli  del  tempo  e  del  tono ,  è  poco  sviluppato  ,  e 
le   sue  funzioni  molto   deboli. 

Questo  rapido  sunto,  che  largamente  svolgeremo  nella  espo- 
sizione di  questo  corso,  pare  che  sia  sufficiente  per  ?  interesse 
del  seguente   cenno   storico  della  fisiologia  del  cervello. 


—  XVI  — 


IL 


Prima  che  il  genio  di  Gali  fosse  sorto  a  spiegare  per  nuova 
via  le  funzioni  del  cervello  e  di  ciascuna  sua  parte,  e  la  vera 
struttura  anatomica  di  questo  ammirabile  organo  dell'  anima  e 
dello  spirito,  era  la  mente  umana  invasa  da  un  misticismo  che 
aveva  dato  luogo  a  credere  come  facoltà  semplici  e  primarie  gli 
attributi  o  modi  di  essere  di  ciascuna  delle  facoltà  fondamen- 
tali, e  le  astrazioni  che  la  mente  dell'uomo  si  forma  dell'a- 
zione complessa  di  ciascuna  serie  di  esse  facoltà,  e  localizzarle 
nel  cervello  secondo  la  distribuzione  arbitraria  degli  anatomi- 
sti ;  e  talune  pure  fuori  di  esso  organo.  Per  questo  la  memoria, 
r  intelligenza,  l' immaginazione,  1'  attenzione,  la  volontà,  e  1'  a- 
nima  stessa  ,  fattene  enti  e  persone,  si  sono  fatte  passeggiare 
pei  diversi  scompartimenti  del  cervello  ;  origini  di  tanti  bizzarri 
sistemi  psicologici  e  metafìsici. 

Per  qualche  secolo  prima  del  nostro  si  credette  di  essersi  fatto 
qualche  passo  innanzi  nel  darsi  una  certa  importanza  alla  oi'ga- 
nizzazione  ;  ma  adagiandola  come  serva  alla  psicologia  e  metafì- 
sica delle  asti  azioni  si  andò  vagando  nei  più  strani  errori  fino  a 
voler  tenere  1'  anima  non  solo  imperante  e  tirannica  nel  credere 
di  potere  imprimere  ed  incarnare  ogni  sua  idea  al  corpo,  ma  di 
venir  questo  da  essa  creato  secondo  la  sua  volontà  e  la  sua  natura. 

Vi  sono  certi  e  forse  molti  ,  che  per  darsi  1'  aria  di  conoscere 
la  frenologia  la  dicono  antica  quanto  Aristotile  e  Platone  ,  come 
un  falso  astronomo  che  volesse  invocare  1'  astrologia  giudiziaria, 
ed  un  fatuo  chimico ,  V  alchimia.  In  vero  leggiamo  in  un  mano- 
scritto recente  (1871)  di  un  uomo  illustre  ,  che  nell'  esame  della 
mente  di  un  tale  conchiude  che  questi  con  Gali  non  ha  le  bozze 
della  pazzia  ,  e  con  Lavater  e  La  Porta  può  dirsi  savio  ;  battezzando 
così  questi  ultimi  per  frenologi  ed  alienisti  :  indizio  d' inscienza 
completa  delle  classi  delle  facoltà  ,  e  di  grande  confusione  della 
sua  mente,  nel  riconoscerle  sane  o  malate. 

La  fisiognomonia  di  Lavater  di  Zurigo  fondata  su  le  bizzarrie  fi- 
sionomiche del  Gaurico  ,  del  La  Porta  ,  di  monsignor  Ingegneri ,  e 
del  conte  di  Montecuccoli,  non  è  la  fisiologia  del  cervello.  Per  com- 
prendere quanto  a  questa  nuova  dottrina  non  sono  da  paragonarsi 
le  fantasticherie  che  durarono  sino  al  termine  del  secolo  scorso, 
e  per  segnare  1'  epoca  del  sorgere  di  essa  dottrina,  bisogna  misu- 
rare, s' è  possibile  ,  1'  abisso  che  esiste  tra  la  fisiognomonia  di  La- 
vater, parto  ed  antica  riproduzione  d' immaginazione  guasta  e  fu- 
tile, con  la  fisiologia  del  cervello. 

La  fisiognomonia  si  fece  consistere  nelP  arte  di  conoscere  il  ca- 
rattere morale  dell'  uomo  per  la  sola  conformazione  esterna,  non 
solamente  del  viso  ,  ma  di  tutte  le  altre  parti  del  corpo  ,  senza 
che  queste  parti  sieno  in  azione. 

La  Camera ,  La  Porta  ,  e  Lavater  furono  i  più  noti  fisionomisti. 
Essi,  notiamo  con  Gali,  non  furono  guidati  da  alcuna  nozione  né 
di  anatomia  cerebrale  si  nell'  uomo  che  negli  animali,  uè  di  no- 


—  XVll  — 

zione  alcuna  delle  differenti  facoltà.  Tutto  quello  eh.'  essi  hanno 
detto  non  si  riduce  che  a  futili  declamazioni.  In  tutt'  i  ragiona- 
menti di  Lavater.  non  si  rinvengono  che  i  medesimi  traviamenti 
d' immaginazione,  e  la  medesima  esaltazione  si  contraria  allo  spi- 
rito dell'  osservazione  ,  quando  per  esso  e  seguaci  il  medesimo 
carattere  ha  il  suo  segno  in  una  certa  forma  di  occhi  ,  in  una 
certa  forma  di  naso  ,  di  bocca,  di  mani,  dei  ginocchi,  dei  piedi, 
ed  insieme  in  una  posizione  particolare  di  denti,  come  se  in  queste 
parti  del  corpo  fosse  la  sorgente  delle  facoltà  dell'  anima. 

Senza  invocare  la  logica  per  domandare,  quale  rapporto  ha  la 
forma  del  naso  ,  del  mento,  della  mano  ecc.,  con  le  manifesta- 
zioni dei  nostri  caratteri,  delle  nostre  attitudini,  delle  nostre  ten- 
denze ,  sentimenti ,  e  facoltà  intellettuali ,  che  han  sede  nel  cer- 
vello, ci  basta,  per  dimostrare  la  futilità  delle  assertive  dei  fisio- 
nomisti, di  affermare  che  essi  non  determineranno  mai  il  carat- 
tere generale  ,  ne  indicheranno  una  qualità  o  facoltà  particolare 
di  alcuno,  secondo  la  forma  del  naso,  del  mento,  degli  occhi,  dei 
jjiedi,  ecc. 

In  vero  esaminati  i  di  voti  ,  i  poeti  ,  i  filologi ,  gli  ambiziosi,  i 
guerrieri,  i  pittori,  gli  architetti,  dei  quali  è  nota  la  facoltà  do- 
minante ,  non  troverassi  mai  in  ciascuno  di  essi  lo  stesso  naso  , 
le  stesse  mani  ,  le  stesse  labbra,  sebbene  Lavater  assegnasse  un 
naso  ristretto  e  labbra  grosse  agli  osceni  ;  e  labbra  sottili  e  naso 
puntuto  all'uomo  furbo  e  traditore;  gli  angoli  acuti  degli  occhi 
ad  uno  spirito  brillante,  al  contrario  gli  angoli  ottusi. 

La  confusioDe  poi  che  i  fisionomisti  offrono  nelle  loro  opinioni, 
è  quando  giudicano  il  carattere  dell'  uomo  nella  rassomiglianza 
del  naso,  delle  mascelle,  degli  occhi,  della  bocca  con  gli  animali. 
Essi  per  questo  rassomigliano  Socrate  ad  un  satiro,  e  quindi  ne 
tirano  le  inclinazioni.  Ma  qual  forma  ha  un  satiro  ?  Ma  a  quale 
animale,  che  sapesse  lottare  contro  gli  stimoli  della  carne,  lo  pos- 
sono poi  rassomigliare? 

L' ipotesi  gratuita,  su  cui  Lavater  fonda  il  suo  sistema  fisiogno- 
mico  ,  si  è  che  1'  anima  da  se  stessa  costruisce  il  suo  inviluppo 
corporeo  ;  e  che  per  questo  ciascuna  parte  del  corpo  deve  neces- 
sariamente portare  l'impronta  delle  qualità  e  facoltà  dell' anima. 
Per  lui  insomma  una  beli'  anima  si  forma  da  sé  un  bel  corpo  , 
ed  una  brutt'  anima  un  corpo  brutto.  Egli  non  sapeva  che  il  corpo 
preesiste  all'  anima  ;  e  che  quest'  anima  è  tanto  soggetta  alle  con- 
dizioni corporee  che  spesso  vi  soccombe  con  tutte  le  sue  potenze. 

Ognuno  sa  che  l'armonia  ,  che  può  esistere  tra  tutte  In  parti 
del  corpo,  si  è  per  l'espressione,  non  mai  per  la  forma.  K  le  re- 
lazioni anatomiche  e  fisiologiche  ,  che  esistono  tra  il  cervello  e 
tutte  le  altre  parti  del  corpo,  si  manifestano  in  certi  movimenti 
ed  espressioni  che  svelano  1'  attività  dell'  organo  agente.  Cosi  che 
un'  arte  di  giudicare  i  cangiamenti  impressi  ai  tratti  esterni  per 
l'azione  di  determinati  organi  interni  vien  chiamata  j^f^oj^nomoma, 
che  rientra  nel  campo  della  fisiologia  del  cervello,  e  che,  in  que- 
sto modo  intesa  ,  fu  ignota  a  Lavater  ed  agii  antichi  ;  e  travolta 
dai  moderni  che  questa  nuova  scienza  ignorano. 


=*=  xvm  —= 

Per  tutto  ciò  dalle  ceneri  della  fisiognomonia  di  Lavater  non 
sorse  la  fisiologia  del  cervello  ,  tanto  di  elementi  opposti  e  con- 
trarli tra  loro  ;  ne  dalla  psicologia  ,  che  lieta  di  un  suo  sterile 
connubio  con  la  teologia  ,  per  tante  vie  interminabili  si  dispera 
per  la  ricerca  della  natura  dell'  anima.  Essa  è  venuta  per  la  via 
che  più  facile  offre  la  natura,  cioè  1'  osservazione,  elemento  sta- 
bile della  induzione.  Questa  osservazione  induttiva  ritrovata  ,  se- 
guita e  fecondata  dal  genio  di  F.  G.  Gali,  segna  1'  epoca  di  una 
delle  più  grandi  ed  utili  scoverte,  che  tanto  ha  influenza  sul  pro- 
gresso e  perfezionamento  della  umanità. 

Francesco  Giuseppe  Gali,  di  origine  italiana  (il  padre  appellavasi 
Gallo),  nacque  alli  9  marzo  1758  a  Frisenbrum  nel  gran  Ducato 
di  Bade,  e  mori  a  Montrouge  presso  Parigi  il  22  agosto  1828.  Suo 
padre  era  un  mercante  italiano  ,  ed  egli  il  sesto  figlio.  Fatti  i 
primi  studii  a  Bade,  e  poi  a  Brucksal  ed  a  Strasburgo,  a  19  anni 
cominciò  gli  studii  della  medicina.  In  una  lettera  stampata  egli 
dice  che  le  sue  prime  scoverte,  che  tanto  poi  lo  elevarono  sopra 
i  suoi  contemporanei,  datarono  dall'  epoca  dei  suoi  studii  a  Stra- 
sburgo, dal  quale  paese  uscì  nel  1781  per  recarsi  a  Vienna,  ove 
trovò  più  modi  di  approfondire  i  principii  della  sua  nuova  dot- 
trina. 

Segniamo  con  precisione  quest'  epoca  ,  perchè  dobbiamo  ricor- 
darla più  appresso. 

Egli  aggiunge  nelle  sue  opere  come  gli  vennero  le  prime  idee 
di  ricercare  nelF  uomo  i  primi  segni  delle  differenti  qualità  na- 
turali. Attirarono  la  sua  attenzione  coloro,  i  quali  apprendevano 
a  memoria  con  gran  facilità,  e  presentavano  certi  indizi  organici 
speciali  ;  ciò  che  non  avveravasi  costantemente  in  quelli  in  cui  la 
memoria  dei  nomi  era  debole  o  poco  sviluppata.  E  cosi  la  sua 
osservazione  presentavagli  che  alla  energia  di  certe  tendenze,  ed 
alla  manifestazione  dei  genii  e  dei  talenti  corrispondevano  forme 
speciali  di  certe  parti  del  cranio,  che  tanto  si  modella  sul  cervello. 
A  conferma  di  ciò  raccolse  numerose  collezioni  di  cranii  di  uo- 
mini e  di  animali,  facendo  pure  modellare  in  cera  teste  d'uomini 
noti  per  qualche  predominante  facoltà  o  gran  talento. 

Ingolfandosi  così  nelle  osservazioni  della  natura  egli  allora  igno- 
rava del  tutto  che  nelle  scuole  s' insegnava  una  filosofìa  singo- 
lare delle  facoltà  dell'  anima.  Conosciuta  poi  questa ,  tanto  gene- 
ralizzata, e  che  opponevasi  alle  sue  osservazioni,  disperò  per  un 
momento  del  suo  genio ,  fino  a  voler  cessare  dalle  sue  indagini. 
Ma  il  genio  che  non  si  arresta  a  fronte  delle  chimere  ,  cosi  con 
più  perseveranza  segui  la  via  in  cui  erasi  incamminato  ;  e  confermò 
che  si  nelle  società  che  nelle  biografìe  non  vide  alcun  uomo  di- 
venuto celebre  per  V  attenzione  ,  per  la  volontà,  per  la  immagi- 
nazione ,  per  la  percezione  ;  ma  bensì  per  la  benevolenza  ,  pel 
senso  di  giustizia ,  pel  coraggio,  per  lo  spirito  fìlosofìco  ,  per  la 
poesia,  per  la  matematica,  per  la  pittura,  ecc. 

Egli  stabili  la  differenza  che  esiste  tra  le  facoltà  fondamentali 
0  primarie,  e  le  facoltà  generali  o  astratte,  che  delle  prime  sono 
i  modi    di  essere  o  attributi  :  distinzione  ignota  prima  di  lui ,  e 


—  XIX  — 

che  rovescia  quella  psicologia  ed  ideologia,  che  in  vero  non  sap- 
piamo come  potesse  ancora  sussistere,  senza  che  si  conoscessero 
gli  elementi  delle  forze  prime  dell'  anima  e  dello  spirito,  le  quali 
solo  possono  ligarsi  alla  organizzazione  del  cervello  :  ed  è  incom- 
prensibile come  possa  parlarsi  di  una  psicologia  ed  ideologia  e 
della  genealogia  del  pensiero  ,  senza  conoscere  e  farne  base  la 
struttura  e  le  funzioni  del  cervello  e  di  ciascuna  sua  parte,  che 
per    le  manifestazioni  mentali  sono  la  condizione  indispensabile. 

Dalle  osservazioni  empiriche  adunque  Gali  passò  alle  ricerche 
della  vera  struttura  e  costruzione  intima  del  cervello,  e  così  egli 
fa  insieme  camminare  innanzi  il  suo  lavoro  fisiologico  ed  il  lavoro 
anatomico.  Prima  di  lui  il  cervello  era  una  sostanza  polposa,  seb- 
bene da  taluni,  come  Willis  nel  1683,  e  poi  Malpiglu,  Vieusseaux, 
Reti,  fosse  ritenuta  fibrosa,  ma  indeterminata  e  senza  conoscerne 
le  qualità  ;  essa  funzionava  in  massa  ;  credevasi  che  dal  cervello 
nascessero  la  midolla  allungata  ed  i  nervi  :  insomma  senza  sapere 
che  il  fatto  esclusivamente  anatomico  non  può  dar  ragione  della 
fisiologia.  Egli  stabilì,  come  fu  poi  da  tutti  ritenuto,  che  il  cer- 
vello nella  sostanza  bianca  è  composto  di  fasci  fibrosi,  dei  quali 
la  sostanza  grigia,  massa  vascolare,  è  la  matrice  ;  che  la  midolla 
allungata  e  i  nervi  entrano  nel  cervello  a  formarne  gran  parte. 
Questo  sistema  fibroso  accompagnato  dalla  sostanza  grigia,  è  di- 
sposto in  circonvoluzioni  che  possono  spiegarsi  in  forma  di  mem- 
brana :  queste  fibre  a  fasci  hanno  direzioni  particolari  e  determi- 
nate, e  funzioni  speciali  e  distinte,  a  cui  la  natura  le  ha  destinate. 

Lo  dimostreremo  nel  corso. 

Estesa  a  Vienna  la  sua  riputazione  come  medico ,  Gali  pubblicò 
nel  1791  la  prima  parte  di  un  suo  lavoro  ,  un  grosso  voi.  in  8. 
intitolato  :  Ricerche  medico-filosofiche  su  la  natura  e  V  arte  nello  stato 
eli  sanità  e  di  malattia.  Nel  1796  cominciò  ad  aprire  a  Vienna  dei 
corsi  su  la  sua  nuova  dottrina,  che  rapidamente  si  propagò.  Nel 
1798  in  ■  una  lettera  diretta  al  Barone  De  Retzer  egli  espone  un 
sommario  della  fisiologia  del  cervello  :  questa  lettera  allora  inse- 
rita nel  Mercure  Allemand  di  Wieland,  fu  tradotta  in  francese  dal 
dottore  Fossati  ed  inserita  nel  Giornale  della  Società  Frenologica 
di  Parigi,  ed  in  due  sue  opere,  e  da  noi  riprodotta  nei  nostri  An- 
nali frenopatici  del  1860. 

Intanto  abbiamo  voluto  segnare  con  precisione  questa  epoca  del 
sorgimento  della  dottrina  di  Gali,  perchè  ancora  da  insigni  e  dotti 
uomini  si  crede  che  Gali  non  abbia  fatto  altro  che  dare  un  più 
forte  impulso  a  quanto  conoscevasi  prima  di  lui,  e  che  abbia  ap- 
preso la  struttura  del  cervello  dall'  italiano  Rolando,  Rolando  po- 
steriore a  Gali  1  II  saggio  sopra  la  vera  struttura  del  cervello  dell'uomo, 
e  sopra  le  funzioni  del  sistema  nervoso  del  Rolando  è  del  1809,  stam- 
pato a  Sassari,  in  8.  Ed  è  da  aggiungere  che  Nacquart  nel  1808, 
un  anno  prima  del  Saggio  di  Rolando,  pubblicò  a  Parigi  un  Trat- 
tato su  la  nuova  fisiologia  del  cervello  o  esposizione  della  dottrina  di 
Gali  su  la  struttura  e  le  funzioni  di  quesf  organo.  Sono  452  pagine  e 
tre  tavole  in  rame  contenenti  16  figure.  Nacquart  aveva  seguito  più 
corsi  del  dottore  Gali  a  Parigi  e  raccoltene  note  assai  esatte  (pa- 


—  XX   — 

gina  XVII).  In  Italia  basta  citare  il  Nuovo  Giornale  di  letteratura 
di  Pisa,  di  cui  nel  fascicolo  di  luglio  1808  si  legge  una  esposizione 
dei  principii  di  Gali  suir  anatomia  del  cervello  ,  per  un  rapporto 
di  C'uvier  fatto  all'  Istituto  di  Francia,  che  non  avrebbe  dovuto  es- 
sere ignoto  ne  a  Rolando  nel  1809,  né  a  PuccinoUi  nel  1834;  come 
neanche  il  piccolo  volume  di  Majer  di  Napoli  ,  Esposizione  della 
dottrina  di  Gali  sul  cranio  e  sul  cervello,  stampato  nel  1808  in  ita- 
liano. Tanto  anacronismo  è  del  celebre  Puccinotti  (1),  il  quale  in- 
vece di  distruggere,  ove  fossero  state  erronee,  le  nostre  osserva- 
zioni che  richiamavano  e  fissavano  le  epoche  e  che  dimostravano 
non  conoscere  Rolando  che  l' anatomia  del  cervello  e  la  teoria  delle 
facoltà  come  quelle  degli  antichi,  osservazioni  esposte  in  un  no- 
stro preliminare  alle  lezioni  di  frenologia  che  nel  1862  facemmo 
nella  Università  di  Napoli  ,  risponde  in  una  sua  lettera  a  noi  di- 
retta ,  di  non  credere  alla  frenologia  ,'  come  se  questo  fosse  un 
punto  di  fede  religiosa,  perchè  la  ripone  tra  le  corbellerie  delle 
tavole  giranti.  Ma  come  ciò,  se  V  onore  della  scoverta  di  Gali 
vorrebbe  egli  darla  a  Rolando  ?  Dunque  non  la  crede  una  cor- 
belleria. Una  scienza  che  si  lega  a  tante  scienze  e  che  un  gran 
numero  di  sommità  mediche  e  di  sapienti  coltivano  e  ne  svol- 
gono r  importanza  ed  il  progresso,  non  si  confuta  con  un  credo 
o  non  credo  ;  sola  facile  risposta  di  chi  non  la  conosce,  né  ha 
la  virtù  di  ritornare  indietro  per  isbarazzarsi  dei  proprii  errori, 
e   cominciar  da  capo   per   apprendere   la  nuova  scienza. 

Nel  1800  Spurzlieim  assistè  la  prima  volta  ad  un  corso  par- 
ticolare di  Gali  e  ne  divenne  uno  dei  più  assidui  allievi,  e  più 
tardi  collaboratore  e  propagatore  attivo  della  sua  dottrina.  Gali 
dopo  di  avere  continuato  per  cinque  anni  i  suoi  corsi  ebbe  alli 
9  marzo  1802  dal  Governo  Austriaco  V  ordine  di  cessare  dalle 
sue  lezioni,  come  dannose  alla  religione.  Infine  alli  2  marzo  1805 
lasciò  Vienna,  ed  accompagnato  da  Spurzheim,  1'  uno  come  mae- 
stro e  l'altro  come  dimostratore  della  nuova  dottrina ,  percorse 
il  nord  dell'Europa,  la  Prussia,  la  Sassonia,  l'Olanda,  la  Ba- 
viera e  la  Svizzera,  e  giunse  a  Parigi  nel  1807.  Durante  il  suo 
viaggio  da  per  tutto  aveva  ricevuto  testimonianze  di  stima  ed 
ammirazione  :  i  dotti  più  distinti,  e  Principi  e  Re  avevano  as- 
sistito alle  sue  nuove  dimostrazioni  fisiologiche  ed  anatomiche. 
A  Berlino  si  coniarono  delle  medaglie  in  suo  onore;  e  la  sua  dot- 
trina vi  cominciò  a  svolgersi  e  progredire  :  ed  i  filosofi  alemanni 
ne  profittarono. 

Intanto  Frorìep  ,  Villeis  ,  ed  i  celebri  Laeder,  Socmmerig,  Reìl  ed 
altri  scrissero  e  seguirono  con  entusiasmo  la  frenologia. 

Fin  dal  primo  corso  pubblico  che  dettò  nell'  Ateneo  di  Parigi, 
i  dotti  francesi,  tra  i  quali  principalmente  Corvisarl,  medico  del- 
l' Imperatore  ,  lo  ascoltarono  col  medesimo  interesse  dei  dotti  di 
Alemagna.  Ma  non  piacendo  a  Napoleone  I  quello  eh' ei  chiainava 
idcologues,  come  il  secondo  Ferdinando  Borbone  di  Napoli  quello  che 
appellava  derisoriamente  pennaiuoli  ,  rifiutava  la  scienza,  che  se 

(I)  PocciNOTTi,  Lezioni  su  le  malattie  nervose ,  1854. 


—   XXI   — 

riconosceva  in  lui  il  genio,  vi  svelava  pure  l' ambizione  fatale  dei 
tiranni  ;  e  sveglia  nei  popoli  lo  spirito  d' indipendenza.  Per  lo  che 
una  ciurma  di  ossequiosi  per  piacergli  pubblicarono  nel  Giornale 
deir  Impero  e  nei  leggieri  giornali  di  Parigi  una  quantità  di  buffo- 
nerie tendenti  a  discreditare  la  nuova  dottrina.  Allora  fu  che  Gali 
ai  14  marzo  1808  presentò  all'  Istituto  di  Francia  le  sue  Ricerche 
sul  sistema  nervoso  in  generale  e  su  quello  elei  cervello  in  particolare , 
e  che  subito  pubblicò  insieme  alle  sue  osservazioni  fatte  al  rap- 
porto dell'  Istituto,  tanto  inchinevole  e  compiacente  dell'  Impera- 
tore, dell'  esame  della  cui  testa  fece  poi  Gali  splendida  dimostra- 
zione per  la  sua  dottrina. 

In  questo  lavoro  presentato  all'Istituto,  Gali  permise  che  il  nome 
di  Spurzheim  si  associasse  al  suo,  e  nel  primo  e  parte  del  secondo 
volume  della  sua  grande  Opera  anatomica  come  collaboratore;  la 
quale  cominciò  a  pubblicarsi  nel  1810.  Di  questa  opera  grandiosa 
di  cui  il  testo  fu  stampato  in  quattro  volumi  in  4°  ed  m  foglio, 
e  seguito  da  un  magnifico  atlante  di  100  tavole,  fu  compita  la  pub- 
blicazione nel  1819  ;  ed  ha  immortalato  il  suo  autore. 

Questi  due  grandi  uomini  Gali  e  Spurzheim  restarono  uniti  dal 
1805  al  1813,  epoca  in  cui  rimasero  definitivamente  divisi. 

Sollecitato  Gali  a  ristampare  questa  sua  grande  opera,  ne  intra- 
prese la  2""  edizione  nel  1822  al  1825,  in  sei  volumi  in  8°,  col  tito- 
lo ;  Su  le  funzioni  del  cervello  e  su  quelle  di  ciascuna  delle  sue  partì. 
Questa  non  contiene  l'atlante  e  manca  del  primo  volume,  che  versa 
su  tutta  la  parte  anatomica;  ma  il  sesto  volume  è  consacrato  a 
confutare  e  r' gettare  vigorosamente  tutti  gli  attacchi  portati  alla 
nuova  dottrina. 

Gali  non  appartenne  ad  alcuna  Accademia,  mentre  vide  sorgere 
la  Società  frenologica  di  Edimburgo  ,  di  Londra,  di  Vasinghton 
ecc.,  e  spandersi  da  per  tutto  la  sua  dottrina, 

Egli  mori  ai  22  agosto  1828.  Fu  fatta  1'  autopsia  del  suo  cada- 
vere, secondo  la  sua  volontà,  alla  presenza  di  un  gran  numero  di 
medici.  Il  -volume  del  suo  cervello  e  di  certe  determinate  parti  di 
questo  davano  ragione  del  vasto  genio  di  lui ,  splendida  conferma 
delle  sue  scoverte,  cbe  certo  segnano  una  delle  più  grandi  epoche 
della  umanità.  Alla  bella  biografia  che  ne  scrisse  il  Fossati  dob- 
biamo queste  notizie. 

Spurzheim,  come  abbiam  detto,  separatosi  da  Gali,  pubblicò  degli 
scritti  in  Inghilterra,  e  dettò  due  corsi  su  la  nuova  scienza,  a  Lon- 
dra ,  ad  Edimburgo  ,  a  Batt,  a  Bristol,  a  Lublino,  a  Liverpool.  Nel 
1827  a  Londra  fu  seguito  nel  corso  da  700  persone.  Nel  1829  fece 
dei  corsi  a  Nottingham,  a  Manchester,  a  Liverpool,  a  Bolton,  a  Der- 
by, a  Leed,  ed  altre  città  della  Gran  Brettagna  ;  ed  a  Berlino  ed  a 
Parigi.  Propagatasi  in  Europa  la  fisiologia  del  cervello,  Spurzheim 
passò  in  America  nel  1832,  dove  la  dottrina  si  ebbe  il  medesimo 
splendido  e  rapido  successo  ;  ma  a  Boston,  ai  10  novembre  dello 
stesso  anno,  perde  la  vita.  Il  suo  Trattato  di  frenologia  pubblicato 
a  Londra,  ed  altri  suoi  lavori  sono  di  molta  importanza.  Il  nome  di 
Gali  principalmente  diede  rinomanza  a  Spurzheim  :  questi  non  com- 
pletamente erasi  sbarazzato  della  influenza  di  voler  dare  un  sistema 


—  XXII  — 

alla  natura  ;  per  lo  che  Gali  se  ritenne  per  una  via  Spurzheim  inter- 
petre  fecondo  della  nuova  dottrina,  ne  riconobbe  un  po'  deviato  il 
metodo,  facile  appicco  di  censura  per  gii  antiorganologisti  psicologi 
ed  ideologi.  Il  lavoro  Sit  la  follia  di  Spurzheiìn  è  il -grimo  che  i^re- 
senta  questo  studio  delle  alienazioni  mentali,  fondato  su  la  fisiolo- 
gia del  cervello.  Il  suo  Cenno  suiprincipii  elementari  clelV  educazione, 
è  una  facile  ed  utile  applicazione  dei  principii  della  nuova  scienza 
air  educazione  intellettuale  e  morale  dell'  uomo. 

Il  termine  frenologia  attribuito  a  Spurzheim,  si  deve  a  Forster  che 
lo  dice  in  un  suo  opuscolo  pubblicato  a  Londra  nel  1816.  Esso  non 
piacque  a  Gali. 

Prima  e  dopo  la  morte  di  Gali  e  di  Spurzheim  i  dotti  si  unirono 
dovunque  in  società  e  pubblicarono  giornali  ed  opere  interessanti 
su  la  nuova  scienza.  La  Società  frenologica  di  Parigi  sorse  nel  1832 
per  opera  di  frenologi  insigni,  tra  i  quali  sono  da  nominarsi  G. 
Fossati  allievo  ed  amico  di  Gali,  del  quale  fu  collaboratore  ai  corsi, 
Youillaud,  Le  Las  Cases,  Apert,  Sarlandière,  Broussais  padre  e  figlio, 
Dumontier,  Brierre  de  Boismont,  Falret,  Rostan,  Voisin,  Andrai,  figlio, 
Ferrus.  Un  giornale  della  Società  nelF  anno  stesso  1832  usci  e 
continuò  ricco  di  dotti  lavori  fino  a  tutto  il  1835.  La  Società  si  di- 
sfece air  apparire  del  secondo  Impero. 

In  Francia,  dove  tanto  le  leggierezze  vi  allignano,  non  possono 
avervi  sempre  fortuna  le  severe  dottrine  ;  così  che  se  ivi  la  freno- 
logia come  in  Italia  è  avversata  più  che  altrove^  essa  conta  da  per 
tutto  propugnatori  in  ogni  classe  di  scienziati,  che  secondo  gli  av- 
versarli,  specialmente  moderni,   sarebbero   stati  tanti  cretini. 

Broussais  in  Francia  avversò  in  prima  la  nuova  dottrina,  ma  poi 
ne  divenne  ardente  partigiano  e  cultore.  Egli  materialista  cercò 
piegare  la  scienza  alle  sue  professate  idee  ;  ma  questa  da  quello 
ingegno  severo  non  poteva  che  uscire  arricchita  di  nuovi  e  sublimi 
concetti. 

Vimont  del  pari,  in  prima  oppugnatore  e  poi  uno  dei  più  attivi 
cultori  della  dottrina,  scrisse  un  trattato  di  frenologia  umana  e 
comparata,  eh'  è  da  consultarsi  ;  escludendone  però  1'  esagerazione 
di  varie  delle  sue  immense  osservazioni. 

Sono  ancora  molto  da  consultarsi  le  opere  frenologiche  di 
Macnish,  ed  Elliotson,  del  Dott.  Lannecy   e  di  altri. 

La  fisiologia  intellettuale  di  Demangeon  è  una  esatta  spiegazione 
della  dottrina  di   Gali. 

Belhomme,  Georget,  Guislain,,  ed  altri  insigni  con  gran  successo 
hanno  applicato  la  frenologia  alla  pazzia  ed  alle  malattie  del  si- 
stema nervoso.  Da  questi  studi  ha  avuto  la  frenologia  un  grande 
svolgimento  verso  il  suo  progresso  ;  e  quelli  della  medicina  men- 
tale si  sono  messi  nella  buona  strada  di  perfezionamento. 

In  Inghilterra  Giorgio  Combe,  seguito  da  suo  fratello  Andrea,  fu 
prima  avversatore,  e  poi  cultore  zelante  ed  insigne  della  dottrina 
di  Gali:  dettò  lezioni  ed  opere,  tra  le  quali  si  distinguono  il  trattato 
di  frenologia  e  le  lettere  suU'  influenza  di  questa  scienza  sulle 
belle  arti. 

È  commendevole  un  suo  Manuale  di  frenologia  tradotto  in  francese 


e  largamente  annotato  dal  Fossati.  Il  giornale  frenologico  di  Edim- 
burgo accenna  a  quanto  progresso  nel  Regno  Unito  è  giunta  la  fi- 
siologia del  cervello  :  — •  In  ottantadue  città  vi  si  coltiva  con  fervore 
dai  più  insigni  uomini.  Fra  V  altro ,  non  è  gran  tempo  che  nella 
città  di  Glascow  ne  sorse  una  cattedra  alla  quale  fu  eletto  pro- 
fessore il  dott.  Weir;  e  notiame  ancora  che  un'altra  fu  messa  a 
Mannheim  in  Alemagna:  già  Hidelberg,  Dresda  e  Berlino  avevano 
i  loro  corsi,  i  loro  giornali  e  le  loro  Società  frenologiche. 

Molti  scritti  di  fisiologia  ed  anatomia  del  cervello  vanno  tuttodì 
pubblicandosi  in  America.  Di  un  giornale  frenologico  di  Nuova- 
York  è  già  uscito  il  cinquantesimo  volume;  vi  scrivono  i  più 
dotti  uomini. 

In  [spagna  si  pubblicò  un  giornale  frenologico,  che  pel  falso  in- 
dirizzo preso  si  ebbe  breve  vita.  Le  lezioni  di  frenologia  di  Cubi 
i  Soler  sarebbero  un  ottimo  lavoro  ove  se  ne  togliessero  le  troppo 
inchinevoli  carezze  alle  astrazioni  psicologiche  e  metafìsiche,  e  si 
mutasse  l' indirizzo  alle  induzioni  che  possono  ricavarsi  dalle  va- 
ste e  numerose  osservazioni  ivi  notate;  e  non  fosse  trascurata  l'ana- 
tomia del  cervello.  Questo  lavoro  dello  spagnuolo  Cubi  in  gradito 
a  Napoleone  III,  a  cui  è  dedicato,  ed  il  quale  ne  pagò  V  impres- 
sione :  —  r  immortalità  dell'  anina  era  salvata  !  Questi  errori  de  1 
Cubi  fecero  gridare  la  Società  medico-psicologica  di  Parigi  contro 
la  frenologia  ;  pretesto  futile  che  la  fece  ricorrere  alle  viete  ed 
antiche  obbiezioni  già  morte  e  seppellite. 

Intanto  sorsero  in  Europa  sedici  Società  frenologiche,  una  nelle 
Indie  a  Calcutta,  e  quindici  negli  Stati  Uniti. 

Un  grande  impulso  agli  studii  delle  dottrine  di  Gali  ed  al  loro 
pr  egresso  si  deve  ai  cinquant'  anni  di  lavori  continui  del  dott. 
Giovanni  Antonio  Fossati,  italiano,  allievo  e  collega  di  Gali;  e  nello 
accennare  di  lui  siamo  giunti  a  dire  brevemente  lo  stato  attuale 
di  questa  scienza  in  Italia. 

Già  in  questa  penisola  fin  dai  primi  tempi  si  erano  pubblicati 
estratti  dei  lavori  di  Gali,  e  poi  qualche  scritto  in  frenologia  che 
si  ebbe  1'  onore  ,  come  il  prof.  Uccelli  di  Firenze  ,  della  persecu- 
zione pretile. 

Giovanni  Antonio  Fossati  nacque  a  Novara  a  30  Aprile  1786.  Fu 
discepolo  ed  amico  di  Rasori,  ed  uno  dei  zelanti  riformatori  della 
medicina  in  Italia.  Patriota ,  filantropo  e  scienziato  ebbe  parte 
nella  rivoluzione  del  1820,  nel  quale  anno  esulò  a  Parigi.  Incon- 
tratosi ivi  con  Gali  ,  ne  divenne  allievo  ed  amico  stimato  e  con- 
fidente; e  ne  svolse  le  dottrine  con  moltissimi  articoli  nella  Revue 
Encyclopèdìque,  e  con  i  corsi  che  dettò,  specialmente  nei  suoi  viaggi 
in  Italia^  come  diremo.  Nell'inverno  del  1824  diede  un  corsodi  fre- 
nologia nella  stessa  casa  di  Gali  :  continuò  le  lezioni  sospese  da  Gali 
per  l'ultima  sua  malattia  nel  1828;  e  dopo  la  morte  di  lui  scrisse 
gli  articoli  promessi  dal  gran  frenologo,  tra  i  quali  sono  di  alta  im- 
portanza quelli  su  V Encefalo,  sulla  Follia,  e  su  V  organologia. 

A  giugno  dello  stesso  anno  1824  percorse  l'Italia,  e  si  portò  fino 
a  Napoli.  Prima  della  presenza  del  Fossati,  nella  penisola  non  si 
avevano,  come  abbiamo  accennato^  che  scarse  idee  sulla  frenolo- 


XXIV 


già,  se  non  quanto  se  n'era  potuto  leggere  in  qualche  giornale 
francese.  Le  Effemeridi  chimico-mediche  di  Milano  nel  1805  ,  ed  il 
Nuovo  giornale  di  letteratura  di  Pisa  nel  1806,  avevano  pubblicato 
dei  sunti  della  dottrina  di  Oall.  Il  Giornale  della  Società  d'inco- 
raggiamento delle  scienze  e  delle  arti  di  Milano  nel  fascicolo  di 
febbraio  1808  aveva  fatto  lo  stesso.  Ma  questi  articoli,  riassunti  in- 
completi e  spesso  erronei,  passarono  inosservati.  Solo  in  questo  ul- 
timo giornale,  nel  fascicolo  di  luglio  dello  stesso  armo,  si  trova  un 
articolo  ben  fatto  su  l'esposizione  delle  scoverte  dei  principi!  di  Gali 
neir  anatomia  del  cervello. 

Il  dott,  Giovanni  Mayer  di  Napoli  nel  1808  in  un  piccolo  libro  ave- 
va pubblicata  una  precisa  esposiz-ione  di  questa  dottrina ,  con  una 
tavola,  nella  quale  sono  segnati  i  27  organi  che  già  Gali  aveva 
scoverto. 

11  nostro  dott.  Luigi  Chiaverini ,  che  a  Parigi  aveva  seguito  i 
corsi  di  Gali,  pubbhcò  in  Napoli  nel  1825  ,  nella  sua  storia  dei 
diversi  sistemi  di  medicina,  un  esatto  sunto  della  nuova  dottrina. 
A  Milano ,  a  Venezia,  a  Firenze ,  a  Roma  il  dott.  Fossati  espo- 
se la  dottrina  del  fisiologo  alemanno  e  lo  spiegamento  delle  cir- 
convoluzioni cerebrali  innanzi  a  numeroso  pubblico  ed  a  distinti 
medici,  malgrado  le  opposizioni  del  governo  austriaco  che  vieta- 
va in  Italia  ciò  che  permetteva  a  Vienna. 

A  Napoli  ai  13  marzo  1825  fece  una  dimostrazione  anatomica 
del  cervello  nell'Anfiteatro  di  anatomia  della  Università  nell'ospe- 
dale degl'Incurabili:  vi  assisterono  Finto  professore  di  Anatomia, 
Leonessa,  Chiaverini,  Lostritio,  Magliari,  Perrore  e  molti  altri  medici 
e  studenti. 

In  questa  circostanza  bisogna  notare  quanto  in  Napoli  ha  domi- 
nato r  influenza  pretile.  Il  Barone  Vinspier^  in  una  sua  opera  f  Sag- 
gio di  filosofia  intellettaale  ,  pag.  319  ) ,  pubbhcata  nel  1843  ,  dopo  di 
avere  mostrato  idee  strane  e  non  degne  di  un  filosofo  su  la  fisio- 
logia del  cervello,  in  una  nota  (106)  asserisce  in  seguito  di  notizie 
offerte  da  un  dott.  Cangiano  ,  che  il  prof.  Finto  avesse  prima  di 
Fossati  fatta  l'anatomia  del  cervello.  Il  Finto  che  la  vide  eseguire 
dal  Fossati  che  la  aveva  appresa  da  Gali,  nulla  conosceva  uè  mai 
conobbe  della  fisiologia  ed  anatomia  cerebrale  secondo  Gali,  come 
si  scorge  in  qualche  suo  lavoro  stampato  e  che  nessuno  ha  letto. 
Ma  il  sorprendente  si  è  che  questo  dott.  Cangiano  ,  dopo  di  aver 
fatto  con  lettere  gli  elogi  del  Fossati,  ebbe  l'impudenza  nel  1843 
di  dar  mano  a  tutte  quelle  falsità  della  nota,  ed  oc,..++ 
ed  il  filosofo  ad  attacarlo  cosi  slealmente  18  «nn,   f  l'^^^^^^o^o  egli 

poli  dall' misL7ova™srAÙ^i'7Ìr",ff  "'"'^°™  '° '*^- 

dico,  filosofo  ed  insigne  ierista,:^^*     <^'^''«'""»?'«y  dotto  me- 
onerà    r,mf„in«„  7         ■  "apolitano ,  autore  della  classica 

opera,  bmealot/ta  del  pensiero,  che  fonda  -mìu • 

^    uo  luuud  sulla  organizzazione  del 


—  XXV  -^. 

cervello  e  del  sistema  nervoso,  ci  diceva  di  avere  assistito  in  Fi- 
renze con  grande  soddisfazione  e  convincimento  allo  spiegamento 
del  cervello  eseguito  dal  dott.  Fossati.  Ne  noi  sappiamo  che  dopo 
le  conferenze  su  l' anatomia  e  fisiologia  cerebrale  fatte  da  questo 
nostro  amico  e  maestro  dott.  Fossati  nel  1825,  e  poscia  prima  delle 
nostre,  siavi  stato  alcuno  in  Napoli  die  abbiasi  preso  la  cura  di 
eseguire  le  sue.  Anzi  ci  è  noto  che  V  anatomia  del  cervello  an- 
cora si  pratica  col  solito  metodo  degli  spaccamenti  ,  che  non 
conducono  a  nulla. 

Ritornato  da  Napoli  a  Firenze,  ivi  perchè  il  Governo  più  mite, 
ebbe  più  esteso  campo  di  esporre  i  principii  della  frenologia  ; 
cosi  che  nel  mese  di  aprile  e  maggio  nell'Ospedale  di  S.  M,  Nuova 
e  nel  Museo  Reale  diede  delle  conferenze  innanzi  a  numeroso  e 
colto  pubblico,  frai  quali  sono  da  distinguersi  i  professori  di  ana- 
tomia e  cliniche  Uccelli,  Nespoli,  Betti.  Targioni  ed  altri  distinti 
medici,  i  due  antichi  deputati  P.  Borrelli  filosofo  e  medico  po- 
canzì  ricordato,  e  G.  Poerio,  il  conte  Bombelles  ministro  austriaco, 
il  conte  Bardi  direttore  del  Museo  Reale ,  e  Gino  Capponi ,  Gior- 
dani,  Bertolotti  ed  altri  letterati. 

A  Bologna  innanzi  a  Tommasini  ed  altri  medici  insigni  ed  al- 
lievi diede  una  dimostrazione  anatomica  del  cervello.  Esaminò  il 
cranio  del  celebre  pittore  Guido  Meni,  come  a  Firenze  aveva  de- 
scritto quello  di  Ariosto  ,  che  tanto  confermarono  le  loro  distinte 
qualità  negli  indizi  organici  sul  cranio.  Nel  considerevole  sviluppo 
della  bassa  regione  della  fronte  ritrovò  le  eminenti  qualità  per 
cui  il  celebre  Mezzofanti  parlava  48  lingue.  A  Torino  ed  in  tutto 
il  Piemonte ,  dove  il  cervello  era  maneggiato  dai  gesuiti  a  loro 
modo  ,  si  guardò  il  Fossati  di  accennare  alla  nuova  fisiologia  ;  e 
ritornò  in  Francia  al  fianco  di  Gali. 

Dopo  il  viaggio  di  Fossati  in  Italia,  la  frenologia  vi  allignò,  ma 
perseguitata  come  creduta  contraria  alla  morale  ,  al  libero  arbi- 
trio, alla  religione.  Malgrado  ciò,  i  due  migliori  lavori  che  allora 
uscirono  ,  furono  un  estratto  delle  opere  di  Gali  sulle  funzioni 
del  cervello  ,  pubblicato  negli  Annali  universali  di  medicina  di 
Omedei,  ed  un  altro  simile  estratto  nel  4°  volume  dell'  anatomia 
comparata  del  prof.  F.  Uccelli  di  Firenze. 

La  Società  frenologica  di  Parigi  sorta  ,  come  abbiamo  detto  , 
nel  1832  tenne  fossati  più  volte  vice-presidente  e  presidente. 

Frai  i  moltiplici  e  dotti  lavori  di  lui  si  distinguono  ,  il  Ma- 
nuale pratico  di  frenologia  pubblicato  nel  1845  ,  e  le  Quistioni  filo- 
sofiche sociali  e  politiche  trattate  coi  principii  della  fisiologìa  del  cer- 
vello, nel  1869,  in  francese.  Queste  due  opere  rilevano  da  loro 
stesse  il  progresso  della  frenologia.  Questo  superstite  allievo  ed 
amico  di  Gali,  pur  nell'età  di  86  anni,  è  robusto  di  mente  come 
di  corpo,  ed  è  il  vessillo  incrollabile,  attorno  a  cui  i  cultori  della 
nuova  filosofia  si  radunano.  Egli  spera  nel  benché  tardo  progresso 
dei  pochi  pensatori;  ma  noi  amico  e  discepolo  suo  da  27  anni 
vorremmo  come  lui  aver  fiducia  1 

Nel  1865  volle  egli  far  dono  della  sua  ricca  ed  interessante 
raccolta  craniologica  al  Museo  Civico  di  Milano;  e  con  uno  splen~ 

3 


—    XXVI    — 

dido  discorso  inaugurava  il  primo  Gabinetto  frenologico  in  Italia; 
e  lo  illustrava  con  un  breve  corso  di  conferenze  su  le  funzioni 
del  cervello.  Questo  discorso  fa  da  noi  annotato  e  riprodotto  nei 
nostri  Annali  frenopatici  italiani  ,  voi.  III.  —  Voglia  il  cielo  che 
questo  nuovo  Museo  non  resti  come'  quello  di  Gali  a  Parigi  , 
inosservato  e  distrutto.  Ma  sappiamo  che  il  Fossati  si  è  avveduto, 
e  tardi,  di  aver  voluto  presentare  la  luce  ai  ciechi  !  Ciò  solo  ba- 
sterebbe a  dimostrare  lo  stato  della  frenologia  in  Italia  e  di  tutte 
quelle  dottrine  ,  alle  quali  i  principii  di  quella  sono  base  indi- 
spensabile ! 

Ma  continuiamone  la  cronologia,  sebbene  rapidamente,  perchè 
vedremo  che  forse  qua  e  là  vi  sono  stati,  come  vi  sono,  cultori 
della  nuova  scienza,  come  centro  di  speranza  di  miglior  fortuna 
e  progresso  venturo.  Qui  in  Italia  la  frenologia  non  ha  oppositori 
accaniti,  come  in  Francia  :  speranza  di  rapido  progresso  per  essa, 
se  ad  intenderla ,  ed  a  coltivarla  valorosi  ed  eletti  ingegni  sor- 
geranno. 

L'abate  G.  B,  Restani  di  Milane ,  anatomista  e  filosofo  severo, 
fu  cultore  attivissimo  di  frenologia.  Pubblicò  diversi  lavori  nel 
ribattere  le  opinioni  degli  antiorganologisti ,  trai  quali  Rusconi  e 
Giuseppe  FranJi,  il  quale  ultimo  poi  nei  tardi  anni  di  sua  vita  di- 
venne frenologo.  Per  ciò  sono  da  coltivarsi  il  suo  libro  Della  fre- 
nologia uscito  nel  1840,  e  quello  Sugli  istinti,  del  quale  noi  pub- 
blicammo un  sunto  nel  1846  nel  Filiatre  Sebezio.  11  Restani  ora 
estinto,  fu  nostro  amico  sin  dal  1844,  e  le  molte  sue  lettere  che 
possediamo,  come  quelle  àel  Fossati,  del  Riholi,  e  di  altri  sommi 
sarebbero  da  consultarsi. 

Il  dott.  Timoteo  Riboli  di  Parma  ,  antico  nostro  amico ,  patriota 
e  frenologo  valoroso,  ha  molto  coi  suoi  lavori  contribuito  al  pro- 
gresso della  dottrina  di  Gali,  a  mantenerla  viva  in  Italia.  Segre- 
tario e  Vice-presidente  in  varii  Congressi  scientilìci  europei,  vi  ha 
portato  spezialmente  in  quelli  italiani ,  la  luce  della  frenologia. 
La  craniografia  su  Garibaldi  è  un  suo  distinto  lavoro. 

Mentre  il  Riboli,  il  Restani,  il  Molossi ,  il  Secondi ,  il  Gebbia  ed 
altri  peregrini  ingegni,  combattevano  in  Italia  gli  avversarli  della 
frenologia,  con  farne  nota  l'applicazione  all'utile  della  Società,  ed 
il  progresso;  e  l'americano  Gasile,  guidato  da  una  buona  filoso- 
fia, insegna  a  Venezia,  a  Padova,  a  Bologna  le  dottrine  di  Gali, 
e  sorprende  coli'  invaghire  le  masse  a  questo  studio  ;  sorsero  i 
Congressi  scientifici  in  Italia  ,  nei  quali  la  frenologia  comparve, 
sebbene  poco  accolta,  e  qualche  volta  mal  tollerata  con  qualche 
scandalo  prodotto  da  certi  divoti  dell'altare  e  del  trono.  In  una 
lettera  da  noi  diretta  al  Reslani,  stampata  nel  Filiatre  Sebezio  (  fase, 
aprile  e  maggio  1847  )  descrivemmo  questa  comparsa  della  frenolo- 
gia nei  Congressi  scientifici  italiani.  E  utile  farne  un  rapidissimo 
cenno. 

11  dott.  RiboU  sconsigliato  di  dire  qualche  cosa  di  frenologia  nel 
primo  Congresso  tenutosi  a  Pisa,  nella  seconda  riunione  a  Torino 
nel  1840  scosse  gli  animi  con  un  conciso  scritto  intorno  all' applica- 
zione della  frenologia  alla  comunanza  sociale.  Però  il  dott.  Speranza 


—  XXVII   — 

riprodusse  le  viete  obbiezioni,  ed  il  Rusconi  disse  credere  alla  freno- 
logia in  parte,  cioè  solo  negl'istinti.  Ciò  dallo  stesso Eiboli  e  dal  dott. 
Bonacossa  fu  vittoriosamente  combattuto.  Ma  il  Rusconi  riprodusse  le 
sue  obbiezioni  in  uno  scritto  stampato  sugli  istinti,  di  cui  gli  errori 
vennero  poi  disvelati  dal  Restani  da  noi  disopra  annunziato. 

Relazioni  interessanti  Io  stesso  dott.  Riboli  esponeva  nei  Congres- 
si di  Firenze  e  di  Padova.  E  nel  congresso  di  Lucca  nel  1843,  trai  te- 
mi da  trattarsi  nella  ventura  riunione  fu  stabilito  se  e  quanto  la  fre- 
nologia possa  applicarsi  allo  studio  delle  malattie  mentali.  Il  dott.  Speran- 
za accanito  antifrenologo,  perchè  non  dotato  dalla  natura  delle  con- 
dizioni che  si  richiedono  per  divenire  uno  scienziato  speciale,  pro- 
mise un  lavoro  su  questo  tema,  che  poi  non  presentò  mai  nel  se- 
sto Congresso  a  Milano  uè  dopo;  ma  pubblicò  in  un  giornale,  ripro- 
ducendo le  viete  ed  antiche  obbiezioni  che  nessuno  frenologo  sti- 
mò degne  di  osservazioni. 

Nel  VII  Congresso  di  Napoli  il  dott.  Riboli  riferi  uno  strano  caso 
di  monomania,  pel  quale  noi  con  vedute  frenologiche  annuimmo 
alla  trapanazione  sul  cranio  che  si  ebbe  felice  risultato;  e  che  l'illu- 
stre frenologo  di  Parma  volle  a  noi  dirigere  con  la  stampa.  Noi  con 
le  osservazioni  medico-frenologiche  cercammo  risolvere  in  parte  il  te- 
ma dato  al  Congresso  di  Lucca. 

Nella  discussione  la  sezione  confortò  le  nostre  dimostrazioni  che 
il  cranio  si  modella  sul  cervello  ;  così  che  in  ogni  parte  di  questo  su 
quello  si  rappresenta  in  modo  da  divenirne  un  indizio  anatomico  per 
la  forma  e  pel  volume. 

Ognun  vede  che  in  queste  sette  riunioni  scientifiche  italiane  la 
frenologia  rispose  conia  discussione  alla  disputa,  la  quale  ultima 
in  vero  non  fu  che  l'effetto  di  pregiudizii  volgari,  perchè  gli  avver- 
sari avrebbero  dovuto  sapere  che  non  si  entra  in  discussione  su 
di  una  dottrina  senza  che  si  conoscesse  veramente. 

Nella  prima  sessione  della  sezione  di  medicina  dell'  Vili  Con- 
gresso tenutosi  in  Genova  ,  furono  dette  dal  dott.  Ormea  alcune 
parole  su  la  frenologia  /  le  quali  al  riferire  della  Gazzetta  medica 
milanese  (Tomo  V,  N.  40,  3  ottobre  1846y  mostrarono  veramente  una 
singolare  inscienza  di  essa.  Il  Dott.  Trompeo,  or  ora  tolto  alla  scien- 
za dalia  morte,  ribattè  V  Ormea  conchiudendo  che  non  conoscendosi 
neanche  i  principii  di  questa  dottrina  è  audacia  ed  inconvenienza 
parlare  innanzi  così  al  Fossati  collega  di  Gali  e  presidente  della 
Società  frenologica  di  Parigi.  La  parola  del  Fossati,  ch'era  stato 
invitato  a  svolgere  i  principii  della  frenologia,  nel  giorno  dopo 
venne  interrotta  dal  presidente  dott.  Speranza  antifrenologo,  come 
abbiam  detto,  per  sistema,  appoggiato  da  alcuni  membri;  destan- 
do così  un  grave  scandalo  ad  onta  dei  sapienti  italiani,  dei  quali 
Fossati  italiano  commenda  ed  esalta  l'ingegno.  Fu  grave  errore 
non  raccogliere  e  studiare  le  parole  del  superstite  allievo  ed  amico 
di  Gali.  Ma  Fossati  pubblicò  poi  questo  suo  discorso  di  grande  in- 
teresse; e  ricorda  T  intimidazione  e  la  seduzione  dei  gesuiti  insi- 
nuatesi nelle  masse. 

Il  lìiboli  lesse  nel  medesimo  Congresso  un  nostro  scritto  rigiiar- 
dante  la  terza  parte  del  tema  del  Congresso  di  Lucca;  cioè  su  la 


—   XXVIIl   — 

classificazione  della  follia  fondata  su  principii  frenologici,  e  su  di 
una  corrispondente  ^statistica  su  le  fasi  di  1500  pazzi.  Una  nu- 
merosa commissione  nominata  riferi  poi  favorevolmente  alla  IX 
riunione  di  Venezia.  Ed  il  Riboli  ed  il  Restani  lessero  belle  osser- 
vazioni frenologiche. 

Nel  congresso  di  Venezia,  ultimo,  poco  o  nulla  comparve  intor- 
no alla  frenologia. 

Filippo  Lussana  ha  pubblicato  nel  1864  le  sue  lezioni  di  frenolo- 
gia ed  altri  pregevoli  lavori.  Malgrado  di  essersi  mantenuto  su  la 
via  tracciata  da  Gali  pare  di  avere  alquanto  trascinato  ad  un  im- 
possibile connubio  la  fisiologia  del  cervello  con  le  astrazioni  psi- 
cologiche. Il  suo  lavoro  su  l'anatomia  delle  circonvoluzioni  cere- 
brali tende  a  stabilire  il  limite  di  ciascuna  circonvoluzione,  se- 
guendo le  tracce  di  Rolando  e  di  altri  insigni  che  vennero  dopo. 
L'impresa  è  difficile;  ed  il  risultato  certo  non  ne  può  essere  che 
una  descrizione  esatta  di  ciascuna  delle  circonvoluzioni  ,  ciò  che 
può  rendere  chiara  una  topografìa  degli  organi  cerebrali  in  cor- 
rispondenza delle  diverse  regioni  craniche.  Così  questo  fatto  di 
anatomia  descrittiva  se  è  una  delle  più  splendide  prove  della  plu- 
ralità degli  organi  delle  facoltà,  ben  poco  o  nulla  influisce  su  la 
fisiologia  del  cervello. 

Questo  cenno  storico  che  meno  rapido  non  abbiamo  potuto  trat- 
tare, ci  ha  trascinato  a  dire  pure  qualche  cosa  di  noi.  Chi  parla 
di  sé  deve  parlare  come  di  persona  estranea  ;  e  noi  cosi  faremo 
in  questa  ultima  pagina. 

Noi  invasi  pur  troppo  dall'influenza  degli  studii  soliti  psicologici 
e  metafisici  nella  prima  gioventù,  fummo  in  dubbio  in  principio 
della  dottrina  di  Gali,  Ma  studiatala  profondamente,  allontanandoci 
del  tutto  da  quelle  idee  di  astrazioni  che  per  fortuna  non  avevano 
preso  radici  nel  nostro  giovine  cervello;  ci  fermammo  su  l'osser- 
vazione di  fatti  di  cui  la  natura  è  tanto  prodiga  ,  e  ricordandoci 
dell'invito  che  fa  il  fisiologo  alemanno  di  confermare  le  sue  sco- 
verte con  lo  studio  della  pazzia  ,  su  questo  versammo  ancora  le 
nostre  osservazioni ,  che  ci  convinsero  della  verità  della  nuova 
dottrina. 

In  prima  ci  persuademmo  del  fatto  anatomico  che  il  cervello  è 
composto  di  fibre  non  solo  ;  ma  ha  la  forma  di  una  membrana 
raggruppata  in  circonvoluzioni ,  coperta  da  per  tutto  da  un'altra 
membrana  vascolare  sanguigna  grigia,  con  cellule  innumerevoli , 
matrice  di  detta  sostanza  fibrosa.  La  pia  meninge  che  avvolge  im- 
mediatamente la  detta  membrana  grigia  è  un  tessuto  di  fibre  va- 
scolari sierose.  Mi  avvidi  che  nella  demenza  il  rammollimento  che 
si  dice  cerebrale  non  è  al,tro  che  l' infiltramento  sieroso  della  pia 
meninge  insinuatosi  nelle  due  sostanze  vascolari  e  fibrose  sino  a 
mentirne  il  rammollimento  ed  in  seguito  T  indurimento  secondo 
la  natura  del  liquido  segregato.  Questa  nostra  osservazione  inseri- 
ta nel  Giornale  del  manicomio  di  Aversa  che  noi  nel  1843  scrivem- 
mo ,  e  poi  comunicata  nel  Congresso  di  Napoli  nel  1845  ,  venne 
confermata  dal  dott.  Webster  nel  giornale  frenologico  di  Edimbur- 
go nel  1846. 


—   XXIX  — 

Essendo  per  molti  anni  noi  stato  medico  e  direttore  del  mani- 
comio di  Aversa,  abbiamo  su  migliaia  di  folli  ritrovato  che  nelle 
monomanie  o  pazzie  parziali  le  lesioni  limitate  delle  facoltà  cor- 
rispondono a  lesioni  parziali  del  cervello.  Ma  queste  ricerche  ana- 
tomiche sui   folli ,  che  noi  per  anni  avevamo   studiato  nei  disor- 
dini delle  facoltà  della  mente  ,  ci  condussero  alla  scoverta  di  al- 
cune parti  cerebrali,  di  cui  ancora  la  funzione  non  era  stata  asse- 
gnata, e  che  noi  abbiamo  sottomesso  agli  esperimenti  dei  colleghi. 
Ed  il  fatto  da  noi  notato,  ed  il  più  interessante,  è  quello  intorno  al 
corso  delle  fibre  cerebrali,  delle  quali  il  più  gran  numero  sorge  dalle 
cellule  di  cui  è  ricca  la  sostanza  grigia  del  cervello  per  passare  da  un 
emisfero  all'altro  incrociandosi  e  formando  il  corpo  calloso.  Queste 
fibre  che  sorgono,  si  rovesciano  e  restano  nel  perimetro  del  medesimo 
cervello  ,  per  noi  sono  addette  alle  funzioni  mentali,  cosi  che  sono 
difierenti  da  quelle   che  vengono  dalla  midolla  allungata  ,  di  cui 
le  funzioni  sono,  come  tutti  sanno,  motrici  e  senzienti .  Or  se  le 
facoltà  mentali   sono  tutt'  altro   che  le   motrici  e  le  senzienti ,  è 
logico  e  naturale  che  per  le  prime  vi  fan  d'uopo  del  pari  appa- 
recchi differenti  da  quelli  delle  seconde.  Prove  anatomiche,  fisio- 
logiche e  patologiche  confermano  questo  fatto,  così  che  il  nostro 
scritto  su  l'oggetto  fu  premiato  dall'Accademia  medico-chirurgica 
di  Napoli  nel  1852.  Nel  nostro  Trattato  di  frenologia  ne  abbiamo 
a  lungo  discorso;  e  delle    tavole  anatomiche  che  lo  seguono,  alcu- 
ne furono  riprodotte  ed  aggiunte  nell'Atlante  di  Masse  dal  Barbari- 
si,  uno  dei  più  insigni  anatomisti  italiani,  e  di  cui  la  perdita  è  sta- 
ta per  tutti  dolorosa. 

Ma  non  ingolfiamoci  in  cose  che  svolgeremo  pienamente  nel  cor- 
so. Dopo  30  anni  di  studi  sulla  pazzia,  ci  siamo  convinti  che  di 
questa  non  si  avrà  mai  nozione  esatta  ,  senza  che  veramente  si 
sia  versato  nelle  conoscenze  della  fisiologia  del  cervello ,  come  or- 
gano delle  facoltà;  e  non  si  sia  dissecato  un  migliaio  di  cervelli 
di  folli,  dei  quali  siasene  seguito  il  lungo  e  strano  corso  della  ma- 
lattia sino  alla  morte .  Invero  come  può  ravvisarsi  la  facoltà  di- 
sordinata se  non  si  conosce  non  solamente  la  serie  a  cui  questa 
appartiene,  ma  pure  l'apparecchio  organico,  per  le  cui  funzioni 
essa  si  manifesta  e  si  esercita 

Il  dott.  Riboli  nel  1860  dettò  a  Torino  un  corso  di  frenologia. 
Noi  nel  1862  in  questa  R.  Università  di  Napoli,  ne  dettammo  uno, 
applicando  la  dottrina  ai  diversi  rami  dello  scibile  ;  e  nell'  anno 
appresso  ,  per  incarico  del  Ministro  dell'  Istruzione  Pubblica  ,  un 
corso  sulle  malattie  mentali.  Tutti  sanno  il  gran  numero  di  stu- 
diosi che  ci  seguì,  e  dei  quali  noi  restammo  contenti. 

Il  primo  periodico  che  sulle  malattie  della  mente  uscisse  in  Eu- 
ropa fu  il  nostro  cominciatosi  a  pubblicare  a  gennaio  1843  ,  col 
titolo  di  Giornale  medico-storico-statisiico  del  R.  Morotrofio  di  Aversa; 
ed  i  nostri  Annali  frenopatici  italiani  a  quello  successi ,  si  estinsero 
nel  1869,  essendoci  noi  da  quella  Direzione  ritirati. 

L' applicazione  della  frenologia  allo  studio  della  pazzia  ,  della 
giurisprudenza,  della  statistica  degli  alienati,  della  quale  ultima 
esponemmo  ricerche  su  più  migliaia  di  folli,  ci  pare  che  da  altri, 


—  XXX  — 

sì  estesamente  come  noi  abbiamo  esposto,  non  siasi  fatto  altrove, 
e  per  nulla  in  Italia,  specialmente  in  queste  provincie  Napoletane. 

Un  museo  patologico,  contenente  118  tra  cranii  e  teste  imbal- 
samate e  frenologicamente  classificate,  fu  da  noi  fatto  nel  Mani- 
comio di  Aversa,  ove  óra  non  può  certo  essere  continuato,  né  fu 
più  ampliato,  anzi  il  miglior  pezzo  patologico ,  cioè  il  cadavere  , 
da  noi  imbalsamato  ,  di  un  folle  ambizioso  morto  dell'età  di  93 
anni,  e  che  circa  60  anni  aveva  dimorato  nel  Manicomio,  è  stato 
ora  mandato  al  cimitero!  Questo  Museo  dagli  alienisti  francesi  con- 
siderato, non  fu  che  lingua  ebraica  per  certi  nostri  sapienti. 

Nel  1849  avevamo  pensato  ad  una  Società  medico-psicologica  (1), 
^^  concetto  nostro  che,  qui  avversato  per  tristizia  di  tempi,  fu  poi 
>?  attuato  in  Francia.  Però  nel  1861  fondammo  la  Società  frenopa- 
tica  italiana,  di  cui  fummo  Presidente,  e  che  poi  dovemmo  far 
noto  al  Ministero  della  Istruzione  Pubblica  di  avere  noi  sciolta  per 
mancanza  di  socii  effettivi,  sebbene  contasse  come  Presidente  ono- 
rario il  Fossati,  e  circa  30O  socii  corrispondenti  di  cospicue  som- 
mità scientifiche  italiane  e  straniere. 

Nel  1869  facemmo  dono  al  Museo  anatomico  della  R.  Università 
di  Napoli  di  dieci  teste  di  giustiziati,  da  noi  frenologicamente  de- 
lineate ,  con  la  fiducia  che  divenissero  nucleo  di  un  gabinetto 
craniologico. 

La  cranioscopia  da  noi  fatta  di  uomini  insigni  per  genio  e  per 
somme  qualità  intellettuali,  come  del  poeta  Regaldi  e  di  Carlo  Poe- 
rio,  e  di  famosi  briganti  cioè  Cipriano  e  Giona  La  Gala  e  compagni, 
e  di  3  in  4  migliaia  di  folli,  ci  ha  convinto  di  molte  verità,  e  ci 
ha  fermato  nei  concetti  più  uniformi  alla  natura  della  umana  in- 
telligenza, dei  talenti  e  dei  genii,  delle  virtù  e  dei  vizi,  e  dei  mor- 
bi mentali. 

Da  tutto  questo  che  abbiamo  detto  ognuno  può  argomentare  in 
che  stato  non  lieto  oggi  sono  gii  studii  della  fisiologia  del  cervello 
in  queste  regioni  italiane.  Malgrado  ciò  non  disperiamo  dell'  avve- 
nire (2). 

Intanto  ascoltiamo  tuttodì  eminenti   professori   parlare  di  me- 

(1)  MiRÀGLiA ,  Progetto  dì  uno  stabilimento  di  alianati,  pag.  82,  93. 
—  Aversa,  1849. 

(2)  Il  Tommaseo  che  dal  progresso  della  frenologia  vaticina  una  scien- 
za più  alta,  la  sclensa  dello  spirito  dagli  indiai  dei  corpi,  cosi  parla  dei 
risultati  degli  studii  della  fisiologia  del  cervello: 

»  Notomizzare  frenologicamente  le  bestie  tutte,  vedere  le  relazioni  de- 
»  gli  organi  colla  sostanza  cerebrale,  degli  organi  con  lutti  i  sistemi 
«  componenti  la  vita;  cercare  negli  animali  che  cranio  non  hanno  altri 
«  indizi  simili  delle  abitudini  loro';  da  questi  dedurre  nell'uomo  stesso 
»  indizi  nuovi,  secondo  i  quali  da  altre  parti  del  corpo  si  vengono  a  co- 
»  noscere  le  disposizioni  cii  lui:  esaminare  con  osservazioni  e'con  ospc- 
«  rienze  l'effetto  di  ciascuno  agente  da  so,  poi  gli  effetti  compoflti  lìi  due 
«  agenti  ad  un  temilo,  ])oidi  tre,  poi  di  sei,  poi'di  tutti;  lo  vergini  osscr- 
»  vazioni  con  Fesperienzc  meditate  confermare:  le  non  ben  chiare  es]ie- 
«  rienze  con  le  osservazini  causali  ralirontare,  far  di  sola  una  scienza 
«  parecchie,  le  altre  recaro  a  questa  una:  — ecco  lavori  che  saranno  da 
»  sicura  immortalità  coi'onati  ».  —  (^Tommaseo,  Studii  Jilosqtlci ,  V.  I,o, 
parte  2%  pag.  152). 


—  XXXI   — 

dicina  mentale  ed  insieme  avversare  la  fisiologia  del  cervello  per 
darsi  1'  aria  di   conoscerla.  Per  questo  i  nostri  studi   hanno  qui 
in  Napoli    avversari  ;  ma  il  nostro   sentimento  d' indipendenza  e 
l'amore  del  vero  ci  fan  forti  di  continuare  nel  nostro  sistema  di 
attaccare  l'errore  e  la  malizia  dovunque  si  trova.  Le  opposizioni 
degne  di  considerazioni  noi  sempre   pel  progresso  della  scienza  , 
come  abbiam  discusso  pel  passato  ,  discuteremo  ;  ma  taceremo  , 
come  abbiamo   taciuto   sempre  ,  a  quelle  che   vengono  da   bassi 
concetti  ,  0  dalla  boria  di  sembrarne  scienti  negandola.  A  quelli 
poi  che  avversano  la  nuova  dottrina  ,  perchè  la  natura  ha    loro 
,  negato  quelle  disposizioni,  alla  mancanza  delle  quali  sottentrano 
/  le  qualità  negative  e  l'avversione,  consigliamo  di  volgere  altrove 
i  loro  occhi  miopi  e  loschi.  Noi  non  andiamo  in  traccia  di  lodi; 
il  corso  di  lezioni  che  noi   esporremo   ha  il  solo    scopo  di  com- 
battere i  pregiudizi  che  incarnati  fin  dalla  fanciullezza  nelle  menti 
umane,  arrestano  e  travolgono  il  progresso  di  quella  filosofia  che 
avviar  deve  1'  uomo  alla  diretta  strada  della   sapienza.  Esporre  i 
risultati  dei  nostri  studii  di  molti  anni  a  si  eletti  ingegni  che  ci 
ascoltano  è  il  nostro  più  vivo  desiderio  e  conforto.  Sicché  quanto 
dei  sapienti  stranieri  il  conforto   sui  nostri   lavori,  ci  saran  cari 
su  quello  che  abbiam  detto   e  che  diremo  nel  corso ,  i  compati- 
menti di  sì  eletti   compatrioti   che   hanno   avuto  ed   avranno  la 
pazienza  di  ascoltarci. 

(  Dal  giornale  della  R.  Accademia  dì  Medicina  di  Torino ,  1872  ) 


-OOOO^OOOC^ 


IMPULSO  IRRESISTIBILE  A  DELINPERE, 

LIBERTÀ  MORALE,  COSCIENZA. 

(Il  doli.  B.  MiRAGLiA  al  dott.  T.  Riboli  a  Torino). 


Quelques'Uns  de  mes  adversaires  ont  afp,rmé 
avec  une  impudente  mauvaise  foi,  que  f  ai 
enseigné  l' irresistibilité  des  actions. 

GAIX,  Sur  les  fonctions  du  cerveau,  etc, 
T.  4.  p.  515. 

Caro  dottor  Riboli, 

Se  è  qualche  tempo  che  non  ti  scrivo,  malgrado  i  ricordi 
delle  tue  fotografie  e  dei  tuoi  biglietti,  voglio  ora  inviarti  al- 
cune lettere  che  rinfranchino  il  passato.  Noi  vecchi  amici  ed 
indipendenti  abbiamo  sempre  deplorato  gli  ostacoli  che  ancora 
vanno  opponendosi  al  progresso  rapido  della  fisiologia  del  cer- 
vello ,  senza  della  quale  non  v'  è  buona  filosofia,  né  retto  studio 
di  medicina  mentale;  perchè  gli  antagonisti  per  darsi  l'aria  di 
conoscerla  la  deturpano,  mentre  se  ne  servjono,  però  mala- 
mente, atteso  che  credono  di  piegarla  alle  loro  metafisiche-» 
rie  ;  tal  che  osano  fino  spargere  di  aver  tracciato  essi  e  dato 
il  vero  impulso  ad  una  frenologia  a  modo,  quando,  ficcan- 
do da  per  tutto  la  parola  fren ,  fingono  degnarsi  appena  di 
concedere  a  Gali  un  certo  vanto  di  avere  localizzato  in  ge- 
nerale le  facoltà  intellettuali  nei  lobi  anteriori  del  cervello. 
Però  dobbiamo  esser  lieti  che  tutti  questi  stessi  oppositori , 
potenti  per  malizia  e  per  calunnia  e  non  per  sapienti  argo- 
mentazioni, sono  già  costretti  a  non  poter  negare  la  verità 
dei  principi  della  dottrina  di  Gali,  sicché  questa,  malgrado 
tanta  confusione  di  ostacoli,  marcia  e  va  avanti  nei  suoi  pro- 
gressi ed  applicazioni  allo  scibile  con  renderlo  di  utilità  pra- 
tica nel  perfezionamento  della  società. 


_  2  — 

A  siffatti  detrattori  dì  basso  conio,  percliè  non  sono  or- 
ganizzati per  potere  apprendere,  valutare  ed  apprezzare  una 
dottrina  che  tende  a  perfezionare  e  far  progredire  lo  spiritò 
umano,  noi  rispondiamo  con  un'alzata  di  spalle,  e  li  lascia- 
mo dire;  e  se  vi  sono  taluni,  di  cui  noi  rispettiamo  il  sape- 
re e  che  potrebbero  valutare  questa  dottrina,  invasi  da  an- 
tichi pregiudizi,  non  hanno  essi  la  virtù  di  tornare  indietro, 
rifiutare  i  loro  vecchi  errori  e  cominciar  da  capo.  Imperoc- 
ché come  vuoi  che  si  muti  e  corregga  chi  già  tiene  incar- 
nato nel  suo  cervello  il  concetto  di  essere  quest'  organo  uni- 
co omogeneo  agente  in  massa  nelle  funzioni  mentali  per  aver 
l'agio  di  adattarvi  certe  sue  idee  e  quindi  di  esser  portato  a 
localizzare  le  astrazioni  e  fin  gli  abusi  e  i  vizii  delle  facol- 
tà, e  che  inoltre  ha  idee  storte  d'istinti,  di  senso  morale,  di 
coscienza,  di  volontà,  di  libero  arbitrio,  di  libertà  morale, 
d'irresistibilità,  di  colpabilità,  di  vizio,  di  delitto  di  mor- 
bo, ecc.  ?  Eppure  cotestoro,  scimiottando  i  frenologi,  i  quali 
non  han  mai  sognato  quello  che  .la  loro  immaginazione  e  ma- 
lizia a  questi  attribuiscono,  pesano  a  grammi  e  misurano  a 
millimetri  le  facoltà  nella  massa  e  nel  volume  del  cervello. 
E  noi  che  abbiamo  amato  ed  amiamo  la  discussione,  come 
discutere  con  chi  tramuta  questa  in  disputa? 

È  da  qualche  tempo,  e  specialmente  ora(l),  che  va  par- 
landosi violentemente  dell'abuso  che  dicesi  farsi  dagli  avvocati 
delle  parole  follia  istintiva,  impulso  irresistibile,  follia  ra- 
gionante, ecc.  nella  difesa  dei  loro  clienti  delinquenti,  in  mo- 
do da  passare  nella  mente  —  che  vuoisi  dichiarata  ingenua  — 
dei  giudici ,  dei  giurati  e  del  popolo ,  siffatte  idee  e  generare 
una  malnata  misericordia  che  può  restituire  dei  malfattori 
alla  società  ;  sicché  credesi  assolutamente  che  il  sentimento 
morale  dominatore  delle  nostre  azioni,  atteso  che  del  pari 
vuoisi  che  fissi  le  determinazioni  della  volontà,  deve  quindi 
assolutamente  arrestare  ogni  impulso  a  viziose  e  criminose 
azioni.  Condannando  questo  che  chiamano  abuso,  e  sia,  ma 
ritenendo  come  regola  fissa  e  precetto  V  abuso  contrario,  non 
si  è  pensato  che  restringendo  la  più  o  meno  non  responsabili- 

(1)  V.  il  giornale  Roma  ,  num.  dei  21  e  28  genn.  1879. 


—  3  — 

tà  degli  atti  con  mandarla  alla  follia  si  ottiene  un  fatto  op- 
posto, cioè  die  non  si  valutano  più  i  gradi  di  colpabilità  a 
cui  la  legge  adatta  gradi  di  pena,  rilasciandone  al  criterio 
illuminato  del  giudicante  l'applicazione,  e  si  manda  un  ma- 
gnifico numero  di  delinquenti  ad  espiare  pene  sproporziona- 
tamente esorbitanti,  e  molti  e  molti  innocenti  alle  galere  e 
fino  a  salire  il  patibolo,  ciò  che  rappresenta  la  vera  espres- 
sione della  ripugnante  sentenza;  purché  il  reo  non  si  salai 
il  giusto  pera. 

Il  sistema  amministrativo  della  giustizia  nella  istruzione 
dei  processi  e  nell'  accusa  come  è  ora  costituito ,  non  ritro- 
verà mai  gli  elementi  della  colpabilità  e  dei  suoi  gradi,  fin- 
ché non  farà  mai  precedere  la  ricerca  degli  elementi  dell'  in- 
nocenza e  dei  motivi  attenuanti  dei  quali  la  esclusione  dà  ra- 
gione di  ricorrere  alla  indagine  dei  primi,  poiché  così  si  tro- 
verebbe spianata  la  via  alla  ricerca  della  verità  e  della  col- 
pa. Ecco  perchè  se  gli  avvocati  abusano,  come  credesi,  delle 
parole  impulso  irresistibile ,  lo  è  perchè  i  giudicanti,  eco  per 
questo  e  per  lo  più  dei  pubblici  accusatori ,  si  fermano  nelle 
idee  contrarie,  cioè  di  rifiutare  totalmente  ogni  motivo  inter- 
no che  può  spingere  a  delinquere. 

Non  credo  che  sia  logico  il  conchiudere  di  ristringere  ed 
accorciare  i  limiti  di  una  cosa  per  la  ricerca  del  vero,  atteso 
che  se  ne  può  abusare.  Ma  perchè  questo  abuso?  non  è  esso 
sovente  la  guerra  ad  un  abuso  contrario  e  funesto? 

Ma  prima  di  venire  ad  accennare  qualche  mia  idea ,  che 
già  tu  sai,  o  caro  RiboU,  avere  io  sparsa  nei  miei  lavori ,  sul 
sentimento  litorale ,  su  V  impulso ,  su  le  cause  determinanti 
gli  atti  umani,  ecc.  di  cui  la  sorgente  io  penso  essere  tutta 
diversa  da  quella  che  ammettono  coloro  che  la  ricercano  in 
uno  spirito  organizzatore  delle  proprie  facoltà ,  bisogna  che 
esponga  i  deplorabih  ed  eloquenti  fatti  a  cui  ha  condotto  il 
voler  trascurare,  anzi  respingere  sistematicamente,  voglio  ri- 
peterlo ,  quelle  prove  possibili  per  la  scoperta  del  vero ,  che 
sono  i  motivi  interni  che  possono  spingere  e  trascinare  a 
delinquere. 

La  ostinata  trascuratezza  o  ripulsa  di  una  prova  che  la 
legge  non  solo  accorda,  ma  vuole  che  si  ricorra  ai  principii 


di  diritto  quando  essa  non  bene  determinasi  nei  casi  dubbii, 
ha  reso  illusorio  il  progresso  e  l'applicazione  della  scienza 
giurìdica  in  relazioni  e  rapporti  coi  progressi  di  una  buona 
filosofia  delle  facoltà  umane.  Il  respingere  adunque  le  miglio- 
ri prove,  come  se  si  fosse  tra  due  litiganti  d'interessi  pri- 
vati, produce  quasi  sempre  ingiustizie,  che  la  coscienza  pub- 
blica, divenuta  così  fittizia,  chiama  poi  giuste  e  legali.  Eccone 
un  eloquente  esempio,  da  me  altra  volta  ricordato. 

Si  rileva  in  una  recente  statistica  di  Wingtrinier,  medico 
delle  prigioni  di  Bouen,  che  fra  202  prigionieri,  4  morirono 
prima  di  essere  condannati,  e  176  furono  dai  giudici  ricono- 
sciuti alienati  in  seguito  del  parere  dei  medici,  6  lo  furono 
per  delitti  criminah:  e  dì  questi  uno  dopo  di  essere  '  stato 
pazzo  in  galera  rimase  stupido;  un  altro  rimase  pazzo  a  Brest; 
il  terzo  si  uccise;  il  quarto  morì  in  un  manicomio;  il  quinto 
discese  all'ultimo  grado  di  demenza;  il  sesto  non  ebbe  tempo 
a  chiarirsi  che  venne  tosto  giustiziato.  Gli  altri  76  vennero 
condannati  a  pene  correzionali,  e  di  questi  36  dovettero  tra- 
sportarsi dalle  prigioni  ai  manicomii ,  uno  morì  in  breve ,  e 
la  maggior  parte  degli  altri  espiarono  la  pena  tra  i  pazzi. 
(Ann.  dliijg.  et  de  med.  leg.,  t.  XLVIII,  p.  369,  e  t.  XLI, 
p.  138). 

Boileau  de  Castelnau,  medico  in  capo  delle  prigioni  di 
Nimes,  scriveva  nel  1852  che  i  1200  condannati  sottoposti 
alla  sua  osservazione  durante  25  anni,  avevano  presentato 
una  pressione  notabile  nel  libero  arbitrio.  (  Boileau  de  Ca- 
stelnau,  De  l'epilepsie  ctc.  1852). 

Il  giureconsulto  Fitzroy  Kelly,  divenuto  poi  giudice  della 
Corona,  nel  1864  in  un  grande  meeting  che  aveva  convocato 
a  Londra,  proclamò  che  durante  gli  ultimi  64  anni  erano  stati 
appiccati  sessanta  alienati.  Ed  alla  medesima  epoca  il  dottor 
Madden  dimostrò  che  undici  alienati  furono  condannati  a  mor- 
te, dei  quali  otto  furono  giustiziati,  e  tre  graziati  ma  reclusi 
(Madden,  Sur  V alien,  men.;  pag.  13  e  17,  Londres,  1864). 

Durante  un  comitato,  istituito  dal  Parlamento  inglese  per  > 
fare  una  inchiesta  su  la  pena  di  morte,  Lord  Sydney  Godol- 
phin,  incaricato  della  sorveglianza  di  un  asilo,   depose  che 
pili  alienati  di  mente  erano  stati  giustiziati. —  Il  giureconsulto 


Mittérmayer,  che  per  più  di  40  anni  occupossi  di  studi  di  alie- 
nazione mentale,  avendo  riconosciuto  di  esservi  una  propor- 
zione notabile  di  pazzi  tra  gli  accusati  ed  i  condannati,  non 
esita  a  dire  ,  che  V  esame  di  questi  individui  non  è  stato  mai 
fatto  con  molto  senno. 

Eloquente  statistica ,  a  fronte  della  quale  dispererebbero 
certo  di  offrirne  una  simile  di  colpevoli  impuniti  i  propugna- 
tori di  una  cieca  ed  irragionevole  severità  delle  leggi. 

A  che  servono  adunque  i  progressi  delle  istituzioni  le- 
gislative quando  per  certi  falsi  concetti  si  possono  fare  fu- 
neste ingiustizie  all'ombra  delle  leggi?  Perchè  gridar  tanto 
contro  un  abuso,  che  in  fine  non  si  riduce  che  ad  un  dubbio, 
e  che  se  può  fare  scappare  qualcuno  sieno  pure  cento  mal- 
fattori, può  far  straziar  mille  innocenti,  sia  pur  uno?  Non  rap- 
presenta esso  la  coscienza  che  si  ribella  contro  tanto  strazio? 

Inoltre  temere  di  questo  abuso  è  dichiarare  gonzi  1  giu- 
dici, e  furfanti  i  periti,  perchè  questi  ultimi  hanno  intorno 
ai  motivi  delle  azioni  umane  idee  contrarie  a  quelle  dei  pro- 
pugnatori  dei  ceppi  e  del  capestro. 

Dopo  questo  preamboletto,  o  caro  Riboli,  permettimi  di 
accennare,  che  se  tutto  ciò  che  avviene  nell' uomo  è  il  risul- 
tato dell'essere  più  ammirabile  della  creazione,  e  che  quindi 
non  esce  fuori  i  limiti  della  sua  organizzazione  medesima, 
non  conduce  affatto  al  materialismo  ed  al  fatalismo,  quando 
la  libertà  inorale  è  ammessa  come  fratto  più  eminente  rego- 
latore delle  azioni. 

La  facoltà  di  scegliere  e  di  volere  che  si  esegue  median- 
'^■•'■ie  atti  organici  acquista  il  nome  di  libertà  morale,  sicché  co- 
me facoltà  soggetta  alle  condizioni  della  umana  natura  —  per- 
chè ve  lo  sono  tutte — non  può  essere  che  limitata;  e  per  le 
coscienze  timorose  vale  molto  ciò  che  disse  S.  Paolo  nel  r^~ 
conoscere  pur  troppo  l'influenza  del  corpo  su  l'esercizio  della 
libertà  mollale  : — La  carne  ha  dei  desideri  contrari  a  quelli 
dello  spirito  e  viceversa  :  —  questi  principii  si  combattono 
Pano  r  altro  in  modo  che  voi  non  fate  affatto  quel  che  vo- 
lete (S.  Paolo,  ai  Galati,  voi.  17).  Laonde  riconosciuti  gli 
atti  organici  quali  veri  motivi  della  libertà  morale,  sovente 
ancora  si  compiono  per  le  esterne  circostanze  che  !' energia 


h 


delle  facoltà  può  rendere  più  o  meno  moventi.  Già  Gali  a- 
veva  detto:  in  generale  più  v'è  sproporzione  trai  motivi 
sieno  interni  sieno  esterni  e  Venergia  delle  facoltà^  più  Ve- 
serci2io  della  libertà  morale  diviene  precaria  (Gall,  Su,r 
les  fonctions  du  cerveau  I.  I.  p.  289). 

Fuori  di  questi  precetti  non  dovrebbe  uscire  la  norma 
di  misurare  i  gradi  di  colpabilità  nelle  azioni  criminose  per 
rendere  applicabili  con  giustizia  i  diversi  gradi  di  pena,  che 
la  legge  con  tanto  senno  determina;  perchè  essa  certo  non 
può  non  considerare  la  colpa,  il  delitto,  il  masfatto  che  pro- 
dotto d'individuo  agitato.  Ed  il  giudice,  il  difensore,  l'accu- 
satore che  non  considerano  queste  circostanze  che  han  po- 
tuto spingere  o  fino  trascinare  a  delinquere,  tradiscono  il 
loro  mandato,  trascurando  così  il  vero  mezzo  di  riconoscere 
e  rifiutare  gli.  abusi  di  qualunque  sorta  che  tentassero  di 
sorprendere  la  giustizia. 

Ordinariamente  si  confonde  con  la  libertà  morale  il  senso 
0  sentimento  morale  ritenendo  come  sì  quello  che  questo  non 
seguissero  le  leggi  della  organizzazione. 

La  disposizione  innata  che  l'uomo  porta  a  condursi  di 
una  maniera  conforme  al  mantenimento  dell'ordine  sociale  si 
lega  al  senso  morale  o  sentimento  del  giusto  e  delV  ingiusto) 
sicché  questo  è  l'elemento  primitivo  che  stabilisce  la  società, 
le  nazioni,  le  famiglie  in  cui  l'uomo  è  stato  destinato  a  vi- 
vere. Laonde  gli  uomini  che  nascono  a  vivere  uniti  portano 
con  essi  il  sentimento  de'  doveri  e  del  giusto  e  dell'ingiusto 
che  in  generale  è  il  regolatore  ed  il  sostegno  della  società. 

Intanto  il  sentimento  morale  non  coadiuvato  delle  facoltà 
superiori,  vere  sorgenti  della  libertà  morale^  non  può  fre- 
nare e  reprimere  T  impeto  delle  tendenze  e  dei  sentimenti  ge- 
neratori degl'impulsi  e  delle  passioni;  poiché  se  il  primo  di- 
spone a  fare  il  bene  e  ad  evitare  il  male,  la  libertà  morale 
ha  il  potere  di  scegliere  e  di  volere,  però  secondo  le  impres- 
sioni elle  lo  spirito  riceve;  cioè  può  scegliere  'fìnanco  il  male 
come  bene,  e  rifiutare  financo  il  bene  come  male;  né  ciò  con- 
traddice le  leggi  della  natura  nelle  manifestazioni  psichiche. 

Il  più  bello  e  sublime  attributo  o  modo  di  essere  del 
senso  morale  in  seguito  dell'azione  della  libertà  morale  è 


a  facoltà  di  percepire  sé  stesso  e  le  sue  diverse  modifica- 
zioni che  appelliamo  senso  interno,  coscienza.  Mediante  la 
coscienza  noi  percepiamo  il  piacere  o  la  pena  che  proviamo 
interiormente  in  seguito  di  una  buona  o  male  azionerò  di  un'a- 
zione che  si  giudica  buona  o  cattiva.  A  questa  coscienza  noi 
diamo  l'attributo  di  morale. 

Una  debole  manifestazione  del  senso  morale,  soggetto 
ad  essere  sopraffatto  dall'impulso  delle  tendenze,  produce  non 
solo  la  indifferenza,  ma  l'alterazione  del  senso  del  giusto  e 
dell'ingiusto;  sicché  adattandovisi  la  libertà  morale  nello  sce- 
gliere e  nel  volere,  possono  le  azioni  umane  divenire  crimi- 
nose senza  che  la  coscienza  si  presenti  a  svegliarne  i  rimorsi. 

È  facile  adunque  riconoscere  di  essere  in  grave  errore 
e  di  essere  ignaro  delle  leggi  della  natura  umana  chiunque 
pretende  di  potersi  assolutamente  correggere  e  reprimere 
l'impeto  delle  tendenze  e  delle  passioni  per  mezzo  del  solo 
sentimento  morale  escludendone  l'impero  delle  facoltà  supe- 
riori nelle  quali  ha  origine  la  libertà  morale.  Il  senso  mo- 
rale, ripeto,  produce  una  emozione  nel  sentire  e  riconoscere 
il  giusto  e  l'ingiusto,  il  bene  ed  il  male;  ma  la  libertà  mo- 
rdale accogliendo  questa  impressione  come  le  si  presenta, 
cioè  accogliendola  e  volendola  come  buona  e  rifiutandola  co- 
me cattiva,  non  può  che  dare  la  migiiore  ragione  del  valore 
delle  azioni  umane  per  le  quali  sorge  giudice  la  coscienza 
prima  origine  dei  doveri  dell'uomo. 

Dopo  queste  poche  parole  che  ho  detto  sul  senso  mo- 
rale e  su  la  libertà  morale  che  sono  la  sorgente  dei  dove- 
ri dell'uomo,  può  darsi  il  vero  significato  alle  parole  impulso 
irresistibile.  Già  la  parola  impulso,  come  di  sopra  ho  detto,  è 
l'attributo  di  ciascuno  istinto  come  l' emozione  lo  è  di  ciascun 
sentimento,  ma  sono  le  sole  facoltà  intellettuali  che  producono 
idee,  giudizi  e  ragionamenti.  Senza  questa  distinzione  impor- 
tante di  ciascuna  serie  delle  facoltà  mentali,  possono  darsi 
agli  istinti  ed  ai  sentimenti  che  costituiscono  le  facoltà  affet- 
tive, poteri  che  non  hanno,  e  specialmente  ai  sentimenti  il 
potere  di  correggere  e  reprimere,  o  meglio  ad  un  emozione 
ingannevole  e  spesso  premessa  di  giudizi  falsi;  imperocché 
il  giudizio,   attributo  delle  sole  facoltà  superiori,  e  special- 


-  8  ~ 

mente  delle  riflessive ^  sorgenti  dell'analisi  e  della  sintesi,  non 
può  portar  seco  che  la  forma  della  sua  premessa  dell'  emo- 
zione che  accoglie  come  buona  e  respinge  come  malvagia;  e 
ciò  non  smentisce  la  logica  dei  ragionamenti  in  concordanza 
delle  azioni  umane.  Per  la  qual  cosa  quando  non  si  sa  che 
la  libertà  morale  seguendo  le  leggi  del  pensiero  diminuisce 
in  ragione  dell'  energia  dei  motivi  interni  od  esteriori  sui  qua- 
li si  modellano  queste  leggi ,  e  quando  non  si  comprende  che 
l'enormità  del  vizio  e  della  colpa  è  da  calcolarsi  dal  grado 
dell'energia  della  libertà  morale;  e  che  per  le  tendenze  o 
istinti  la  non  resistibilità  nello  stato  sano  è  quella  impulsione 
interna  che  la  ragione  avverte  per  mezzo  della  coscienza  e  che 
con  grandi  sforzi  reprime,  e  che  può  essere  corretta  e  mi- 
gliorata dall'educazione,  dall'impero  delle  leggi  e  dai  buoni 
precetti  religiosi;  e  la  irresistibilità  nello  stato  di  morbo  è 
quella  impulsione  interna  a  cui  non  si  lega  né  ragione  né 
volontà  e  quindi  è  incorregibile,  allora  si  scambia  facilmen- 
te il  morbo  col  vizio,  e  l' incolpabilità  con  la  volontà  deter- 
minata a  delinquere. 

I  diversi  gradi  di  risponsabilità  adunque  sì  misurano  dai 
diversi  gradi  di  risponsabilità,  di  corrigibilità,  di  volontà ,  di 
libertà  morale  nella  determinazione  delle  azioni  umane;  sic- 
ché se  escludi  l'influenza  della  organizzazione  su  le  facoltà 
determinanti  gli  atti,  non  come  la  escludono  i  psicologi  puri 
e  coloro  che  han  fatto  dello  spirito  un  personaggio  domina- 
tore assoluto,  organizzatore  di  sé  stesso  e  della  materia,  ma 
come  la  intendiamo  noi,  cioè  che  v'è  tal  relazione  tra  le  fun- 
zioni degli  organi  per  le  diverse  serie  delle  facoltà  e  lo  scopo 
della  loro  destinazione,  che  secondo  il  predomìnio  e  la  pre- 
ponderanza di  queste  più  o  meno  attive  l'unità  psichica  si 
svolge  ed  esercita  più  o  meno  energica. 

La  società  ed  i  progressi  delle  sue  istituzioni  non  essen- 
do che  i  prodotti  delle  facoltà  con  cui  i'uomo  nasce,  se  può 
divenire  il  motivo  dell'esercizio  intemperante  di  queste,  non 
può  che  la  organizzazione  per  cui  esse  sì  esercitano  modi- 
ficarsi, tanto  più  che  tanti  bisogni  fittizi  che  ne  sono  sorti, 
rendono  sovente  molte  tendenze  naturali  più  o  meno  impe- 
ranti. Né  per  questo  è  da  intendersi,  come  da  molti  si  crede 


»-  9  ~ 

ancora  che  la  società  ha  creato  e  crea  facoltà  nuove,  se  il 
risultato  dell'azione  combinata  delle  facoltà  di  cui  gli  ele- 
menti sono  stati  sempre  e  saranno  gli  stessi  nell'uomo,  può 
produrre  innumerevoli  prodotti.  È  indubitato  che  tutti  questi 
bisogni  fittizi,  effetti  smodati  d'intemperanti  funzioni  degli  or- 
gani cerebrali,  li  deperiscono;  cagione  funesta  di  tanta  ec- 
cedenza di  folli,  eh' è  l'estremo  deperimento  ed  azione  disor- 
dinata dell'organo  ammirabile  delle  facoltà.  Né  a  questo  ul- 
timo stato  vi  si  corre  di  sbalzo;  un'altra  specie  di  modifi- 
cazioni nell'esercizio  forzato  ed  intemperante  delle  forze  men- 
tali, senza  esser  morbo,  produce  certi  effetti,  che  se  può  ren- 
dere un'azione  virtuosa  più  meritevole,  rende  meno  colpevo- 
le quella  viziosa.  Ecco,  perchè  invece  di  colpire  il  vizio  e  la 
colpa  con  mezzi  estremi,  e  non  utili  atteso  che  dandosi  così 
luogo  ad  una  coscienza  artefatta  non  correggono  né  emen- 
dano, non  pensare  all'istruzione  graduata  e  profìcua  ed  al- 
l' educazione  preventiva  delle  facoltà  per  fare  che  il  senso  mo- 
rale e  la  libertà  morale  sorgano  più  potenti  da  elementi  mi- 
gliori ?  «  La  giustizia  preventiva  dei  delitti  e  la  pena  a  cui  va 
«  unita  la  diligenza  d'istruire  lo  spirito  e  di  formare  il  cuore 
»  raggiunge  il  fine  della  società;  »  disse  l'immortale  Beccaria 
C  Sui  delitti  e  le  pene ,  §  36  J. 

Or  se  la  legge  vuole  che  si  misurassero  i  gradi  di  col- 
pabilità, quando  ammette  i  gradi  di  pena,  nel  cui  confronto 
ed  applicazione  consiste  la  retta  amministrazione  della  giu- 
stizia, perchè  escludere  dai  mezzi  onde  si  ottiene  questo  sco- 
po le  prove  per  cui  valutare  i  motivi  che  possono  spingere 
al  delitto,  quando  tanto  valore  vuoisi  limitare  ai  motivi  ester- 
ni? e  dove  questi  agirebbero  senza  di  quelli  che  essere  pos- 
sono più  0  meno  reagenti?  Se  si  vogliono  escludere  i  moti- 
vi interni  ed  i  loro  gradi,  tanto  ora  esagerati  nel  pelago  di 
tanti  bisogni  fittizi  e  dolorosi  nello  spingere  a  delinquere ,  si 
è  aperto  già  il  varco  alle  inutili  crudeltà  della  pena,  resa  così 
impossibile  ad  emendare  e  correggere,  scopo  nobile  della  leg- 
ge punitrice ,  e  si  è  reso  molto  declive  a  precipitare  negli  er- 
gastoli i  folli  che  hanno  avuto  la  sventura  di  ragionare,  hiflne 
il  predicare  contro  l'abuso,  non  calcolando  l'effetto  contrario, 
sebbene  si  possa  abusare  di  tutte  le  cose  buone,  dà  diritto  di 


—  10  — 

far  noti  gli  abusi  contrari  che  aver  possono  tanti  effetti  fune- 
sti a  danno  della  umanità  e  della  giustizia. 

Dopo  queste  osservazioni  si  può  conchiudere  che  l'impul- 
so irresistibile  a  delinquere  essendo  un  fenomeno  estremo 
delle  azioni  intemperanti  delle  tendenze  istintive,  non  può  mi- 
surarsi nei  suoi  gradi  che  dai  gradi  del  potere  della  libertà 
morale ,  che  naturalmente  regolandosi  secondo  le  impressio- 
ni più  o  meno  vive  del  senso  morale  per  dar  luogo  ad  una 
analoga  coscienza,  non  esclude  la  colpabilità  dall'  estremo  al 
minimo  grado.  L'impulso  irresistibile  reso  incorrigibile  per 
travolgimento  o  perdita  della  libertà  morale  è  il  solo  che 
può  considerarsi  nello  stato  di  morbo  per  arrivare  alla  incol- 
pabilità. 

E  di  questo^  caro  Riboli,  un'altra  volta. 

Napoli  j  2  aprile  1879. 

Dott.  B.  Miragli  A. 
(  Dal  giornale  Roma,  num.  del  9  e  10  aprile  1879  ì. 


LA  FOLLIA  RU10?JAKTE,  IL  MEOiCO  ED  IL  MAtìlSIRATO. 

(Il  dot.  B.  Miraglia  al  dot.  T.  Riboli  a  Torino). 


11  doit.  Miraglia  ha  scritto  lungamente  per  dimostrare  che 
questi  fenomeni  (i  ragionamenti,  la  coerenza  nei  discorsi; 
la  integrità  della  memoria)  possono  sussistere  con  la  pazzia  ; 
bisogna  sperare  che  egli  nel  convincere  i  giuristi  italiani 
ed  il  pubblico  sia  piii  felice  di  quel  che  noi  lo  siamo  in 
Inghilterra. 

(  The  Journal  of  mental  science,  voi.  XVll,  pag.  458„ 
London,  i87i.)     ' 

Caro  dott.  Ribolì 

Nella  mia  lettera  precedente  tu  certo  non  avrai  ritrovato 
che  un  sommario  delle  nostre  idee  e  convincimenti  che  col- 
tiviamo fin  dai  primi  anni  nei  quali  cominciammo  ad  apprez- 
zare lo  studio  delle  funzioni  del  cervello  come  organo  delle 
facoltà  intellettuali,  morali  ed  istintive.  La  nozione  ed  appli- 
cazione di  questi  studi  fa  sorgere  una  vera  filosofìa  di  utilità 
pratica  pei  progressi  dello  spirito  umano  e  perfezionamento 
della  società. 

In  quella  precedente  lettera  adunque  volli  dire  come  lo 
impulso  a  delinquere  coi  suoi  gradi  di  colpabilità  si  debbono 
misurare  non  dalla  enormità  della  colpa  e  dei  delitti,  ma  bensì 
dai  gradi  di  libertà  morale,  la  quale  ultima  può  giungere  a 
tale  fievolezza  o  a  tale  erroneità  di  scegliere  e  di  volere , 
che  l'uomo  senza  avvedersi  del  proprio  stato  crede  regolari 
i  suoi  atti.  In  questa  inconscienza  del  proprio  stato  e  non  in 
quella  degli  atti  di  qualunque  natura  sieno,  e  spesso  del  loro 
valore,  io  fo  consistere  la  follia. 

Già  tu  sai  che  io  non  ammetto  altra  classificazione  della 
pazzia  che  quella  secondo  la  divisione  naturale  delle  facoltà 
della  mente ,  che  meglio  sarebbero  dette  facoltà  cerebrali , 


_  12  -_ 

poiché  esse  non  rappresentano  che  le  funzioni  del  cervello  e 
di  ciascuna  sua  parte;  e  per  questo  è  da  reputarsi  impossibile 
avere  idea  esatta  dei  disordini  di  esse  facoltà  senza  conoscer- 
ne le  manifestazioni  fisiologiche  in  analogia  della  struttura 
anatomica  del  cervello  nelle  funzioni  del  quale  esse  hanno 
r  origine. 

S' intenderanno  e  si  ritroveranno  facilmente  le  diverse 
forme  di  follia  con  la  guida  della  nozione  delle  diverse  fa- 
coltà fondamentali;  sicché  mi  piace  ricordare  questa  connes- 
sione logica  e  naturale  tra  la  manifestazione  fisiologica  e 
quella  patologica  di  esse  facoltà  nell'  accennare  qui  rapidissi- 
mamente le  classi  delle  diverse  facoltà  e  lo  scopo  della  loro 
destinazione. 

Seguendo  le  manifestazioni  della  natura  possiamo  fare  la 
più  semplice  divisione  delle  facoltà  fondamentali  della  mente, 
le  quali  essendo  indipendenti  l'una  dalle  altre,  e  spesso  con- 
trarie tra  loro,  possono  per  lo  scopo  a  cui  tendono  dividersi 
in  classi  speciali  .  — 

—  Istinti  o  tendenze,  per  mezzo  di  cui  si  hanno  impul- 
sioni. Sono  la  sorgente  dei  diritti  e  delle  passioni. 

—  Sentimenti  o  facoltà  morali,  per  mezzo  dei  quali  si 
hanno  emozioni.  Sono  la  sorgente  dei  doveri. 

—  Facoltà  percettive  ,  per  mezzo  delle  quali  si  prende 
conoscenza  della  esistenza  delle  qualità  e  delle  relazioni 
degli  oggetti  esterni.  Esse  sono  la  sorgente  delle  realità  e 
dei  loro  rapporti. 

— Facoltà  rijlessive  o  della  causalità  e  del  paragone.  Sono 
la  sorgente  dei  giudizii  e  della  ragione. 

Le  prime  due  serie  cioè  gli  istinti  ed  i  sentimenti  costi- 
tuiscono le  facoltà  affettive;  esse  che  si  manifestano  con  ten- 
denze, inclinazioni,  impulsi  e  con  emozioni  fino  alla  passione, 
e  che  sono  la  sorgente  dei  diritti  é  dei  doveri ,  neir  abuso 
dan  luogo  ai  vizii  ed  alle  colpe. 

Le  altre  due  serie  cioè  le  facoltà  percettive  e  le  riflessive 
costituiscono  le  facoltà  intellettive.  Esse  sole,  e  non  le  prime, 
producono  idee ,  giudizii  e  ragionamenti;  e  regolano,  mode- 
rano e  reprimono  i  prodotti  delle  facoltà  affettivo  formandone 
premesse  alle  loro  operazioni. 


,  —  13  — 

La  memoria,  l'attenzione,  ecc.,  non  sono  clie  modi  di 
essere  o  attributi  di  ciascuna  delle  facoltà  intellettuali,  o  pure 
sono  facoltà  astratte  complesse  per  l' azione  di  due  o  più  di 
queste  ultime,,  sicché  ne  rappresentano  la  più  o  meno  energia. 
In  vero  la  memoria  dei  nomi ,  per  es.,  può  essere  forte ,  e 
debole  quella  dei  numeri,  o  dei  toni,  ecc.,  e  viceversa. 

Siffatta  divisione  di  facoltà  eh' è  secondo  le  manifestazioni 
della  natura  può  essere  la  sola  base  di  una  uniforme  classi- 
ficazione della  pazzia;  cioè: 

— Follia  degli  istinti  che  si  mostra  con  impulsioni  irre- 
sistibili ed  incorrigibili ,  ciò  che  costituisce  la  forma  maniaca. 

—  Folha  dei  sentimenti  di  cui  il  fenomeno  generale  per 
lo  più  è  la  melanconia  con  infrenabili  emozioni  dolorose. 

Questi  due  grandi  generi  di  pazzie  si  riconoscono  dagli 
atti  strani  e  non  dagli  sragionamenti. 

—  L'incoerenza  d'idee,  i  falsi  giudizii,  gli  sragionamenti  so- 
no le  principali  apparenze  dei  disordini  delle  facoltà  percettive 
e  delle  facoltà  riflessive  con  esagerazione  o  perdita  in  tutto 
o  in  parte  dei  loro  attributi ,  come  della  memoria  ,  ecc. 

Or  sebbene  vi  fossero  tali  apparenze  di  pazzie  per  quanti 
sono  i  diversi  istinti,  i  diversi  sentimenti  e  le  diverse  facoltà 
intellettuali ,  considerandole  pure  in  complicazioni  tra  loro , 
non  possono  uscire  dalle  quattro  serie  indicate.  Se  le  follie 
volessero,  senza  tener  conto  di  queste  serie  di  facoltà,  clas- 
sificarsi a  norma  delle  proprie  e  speciali  apparenze  in  ciascun 
individuo,  dovrebbe  allora  ritenersi  tante  specie  di  follie  per 
quante  sono  gli  uomini  che  ne  sarebbero  affetti  :  stranezza  di 
logica  ! 

Inoltre  sapendosi,  come  ho  detto,  che  le  facoltà  sono  in- 
dipendenti tra  loro,  possono,  come  per  lo  più  avviene,  disor- 
dinarsi ed  abolirsi  in  parte ,  cioè  una,  due ,  tre ,  rimanendo 
integre  le  altre ,  ciò  che  costituisce  le  follie  parziali ,  e  ciò 
che  prova  che  il  cervello  non  agisce  in  massa  nelle  funzioni 
mentali. 

Dopo  ciò  qual  logica  permetterebbe  di  ardire  di  parlar 
di  pazzia  a  chi  non  conosce  ciascuna  delle  facoltà  mentali  nel- 
lo stato  normale  in  azione  e  da  sé  ed  insieme  ad  altre ,  o 
meglio  che  non  sa  le  funzioni  del  cervello  e  di  ciascuna  sua 


parte  in  armonia  delle  individuali  manifestazioni  psìchiche  e 
specialmente  quelli  che  non  vedono  pazzi  che  alla  sfuggita? 

Ricorderai,  carissimo  Riboli,  quando  tu  insieme  al  Re- 
stani di  Milano  ed  al  Fossati  collega  di  Gali  venuto  da  Pa- 
rigi al  Congresso  medico  di  Genova  nel  1846  e  di  Venezia  nel 
1847,  presentaste  questa  mia  classificazione  della  pazzia,  che 
corredai  di  molte  storie  di  follie  parziali  corrispondenti  a 
rispettive  parziali  lesioni  della  sostanza  cerebrale;  lavoro  bene 
accolto  e  che  già  in  quella  epoca  fu  pubblicato.  Tu  poi  lo  com- 
mendasti; ed  in  seguito  i  francesi  vi  videro  qualche  cosa  della 
loro  divisione  della  follia,  ed  i  tedeschi  dei  loro  concetti.  Io 
credo  che  di  ciò  non  siavi  nulla,  perchè  essi  ancora  vogliono 
fare  un  falso  connubio  della  divisione  delle  facoltà  secondo 
le  astrazioni  dei  metafìsici  con  un'arbitraria  anatomia  e  fisio- 
logia cerebrale;  e  le  loro  localizzazioni  nell'encefalo  vogliono 
ritrovarle  con  le  vivisezioni  degli  animali  e  l' elettricità  (  che 
sono  le  peggiori  prove  per  la  fisiologia  del  cervello)  per  li- 
garvi  l'origine  dei  movimenti -volontarii  e  della  sensibilità  or- 
ganica ,  disperando  di  rinvenirvi  gli  indizii  delle  forze  men- 
tali ,  imperocché  la  follia  non  consiste  che  nei  disordini  di 
queste  forze,  sebbene  un  pervertimento  dei  movimenti  volon- 
tarii e  della  sensibilità  vi  si  associasse. 

La  nozione  chiara  e  distinta  di  ciascuna  delle  facoltà  fon- 
damentali della  mente,  che  ho  ricordato  essere  gli  istinti,  i 
sentimenti,  e  le  facoltà  percettive  e  le  riflessive,  e  delle  loro 
azioni  in  complesso,  spiega  le  follie  generali  e  le  parziali;  e 
fa  comprendere  che  secondo  la  natura  di  esse  facoltà  si  pre- 
sentano i  fenomeni  morbosi,  che  perciò  possono  ridursi  a  due, 
cioè  agli  atti  strani  ed  agli  sragionamenti. 

Però  è  da  notare  che  questi  sragionamenti  sono  tali  rim- 
petto  a  chiunque  sia  pure  agli  altri  folli ,  ma  per  1'  alienato 
stesso  non  sono  che  coerenze  logiche,  perchè  la  conseguenza 
di  ogni  suo  giudizio  è  come  la  premessa  concepita  nel  suo 
cervello  sebbene  falsa  ed  erronea  e  che  egli  naturalmente 
crede  reale ,  pure  e  specialmente  quando  questa  premessa , 
prodotto  di  una  impulsione  o  emozione  di  qualche  facoltà 
affettiva  nello  stato  morboso,  si  è  presentata  alle  facoltà  su- 
periori. 


—  15  — 

Il  folle  adunque  in  qualunque  stato  è  logico  nei  suoi  ra- 
gionamenti e  nei  suoi  atti ,  e  si  distingue  dal  savio  che  ra- 
giona dalle  premesse  che  inconscie  si  svolgono  nel  suo  cer- 
vello malato.  Sicché  tutti  gii  alienati  riguardo  alla  loro  mente 
in  un  modo  singolare  organizzata  apparentemente  ragionano 
pure  nello  stato  più  acuto  della  malattia!  e  siamo  quindi  nel 
concetto  logico  di  ritenere  ragionanti  tutte  le  follie  parziali , 
non  solo  fuori  del  delirio,  ma  pure  nel  delirio  stesso. 

Tu  sai ,  caro  amico,  come,  qui  in  Napoli  specialmente, 
si  volle  rendere  celebre  una  causa  per  la  grande  opposizione 
che  da  varii  medici  e  dai  magistrati  si  cercò  fare  alla  follia 
ragionante  ;  della  quale  non   solo  non  avevasi  alcuna  idea, 
ma  si  disse  fìnanco  dal  P.  Ministero  che  una  sentenza  con- 
traria emanata  dal  tribunale  avrebbe  distrutta  questa  inven- 
zione del  dott.  Miraglia.  Ma  malgrado  questa  sentenza  la  follia 
ragionante  sta  e  starà  sventuratamente  sulla  faccia  della  terra. 
Noi  deplorammo  tanta  ignoranza  e  tanta  malizia!  Ora,  vedi 
cambiar  di  convincimenti  senza  convincimenti;  mi  accade  che 
nelle  consultazioni  scorgo  non  parlarsi  da  molti  medici  che 
di  follie  ragionanti,  però  in  un  senso  tutto  speciale  ed  a  modo. 
Credono  insomma  che  i  folli  ragionanti  sieno  quelli  che  ra- 
gionano fuori  del  loro  delirio,  ciò  che  farebbe  ricorrere  alla 
risponsabilità  parziale  dei  monomaniaci,  e  quindi  popolarne 
le  prigioni  e  gli  ergastoli.  Essi  citano  Pinel,  senza  ricordare 
che  Pinel  nelF  appellare  la  pazzia  ragionante  mania  senza 
delirio  ammette  che  il  pazzo  ragiona  pure  nel  delirio  più  alto. 
(Pinel,  Sur  V aliènation  mentale^  2*  edit.  p.  88  e  164).  Ma 
io  trovo  che  la  sentenza  di  Gali  su  questo  oggetto  è  così  gra- 
ve ed  autorevole,  che  medici,  magistrati  ed  avvocati  dovreb- 
bero tenerla  bene  impressa  nella  loro  mente.  Eccola:  «  Sono 
»  alienati  ragionanti  quegli  individui  malati  di  spirito  che 
»  realmente  ragionano  in  tutto   quello  che  non  riguarda  la 
»  loro  malattia ,  ed  ove  pure  sul  rapporto   medesimo   della 
»  loro  alienazione  agiscono  nel  modo  più  conseguente  e  con 
»  conoscenza  »...  E  conchiude:  «  Non  essendo  la  natura  della 
»  follia  ragionante  affatto  generalmente  conosciuta,  avviene 
»  che  i  malfattori  appartenenti  a  questa  classe  di  alienati  e 
»  che  sono  stati  veduti  agire  e  ragionare  di  una  maniera  con- 


—  16  — 

»  seguente,  vengono  in  certi  paesi  condannati  alle  prigioni  ed 
»  alla  morte  ;  ed  in  altri  paesi  vengono  inviati  all'  Ospedale 
»  dei  pazzi.  »  (Gali,  Sur  les  fonciions  da  ceroeau^  etc,  T. 
I,  pag.  444  e  452). 

L'accademia  di  medicina  e  chirurgia  di  Valenza,  rispon- 
dendo ai  quesiti  formolati  dal  magistrato  su  lo  stato  di  mente 
della  dama  Sagrerò ,  rispose  esserne  integra  la  ragione  per- 
chè ella  risponde  ragionevolmente  nei  suoi  interrogatorii  e 
scrive  lettere  sensate.  Ma  la  Società  medico-psicologica  di  Pa- 
rigi per  mezzo  di  una  Commissione  composta  dai  celebri  alie- 
nisti Legrand  du  Sanile ,  Loisseaux ,  e  Brierre  de  Boismont 
relatore,  dichiara  l' accademia  di  Valenza  ignorante  tanto  de- 
gli studi  della  pazzia,  di  affermare  di  non  avere  quella  mai 
osservato  un  folle  nei  manicomii,  quando  crede  alla  integrità 
della  mente  perchè  rispondesi  ragionevolmente  negli  inter- 
rogatorii  E   SI  SCRIVONO  LETTERE  SENSATE. 

Il  dotto  ed  autorevole  Avvocato  generale  Merville,  pro- 
nunziò innanzi  ad  una  delle  prime  Corti  di  Francia ,  quella 
di  Lione,  in  caso  di  una  domanda  d'interdizione  le  seguenti 
solenni  parole:  «  La  follia  ragionante  o  lucida  si  mostra  ge- 
»  neralmente  né  col  furore  né  con  lo  sragionamento;  per  isco- 
»  prirla,  i  medici  stessi  hanno  qualche  volta  bisogno  di  più 
»  mesi ,  di  pAù  anni  di  esame  attento....  Tutt' i  medici  alie- 
»  nisti  han  confermato  esservi  dei  folli  che  sono  folK  nelle 
»  loro  azioni  e  non  nelle  loro  parole,  i  quali  rispondono  molto 
))  ragionevolmente  a  tutte  le  quistioni  che  loro  s'indirizzano, 
»  si  esprimono  con  lucidezza ,  conservano  un'  apparenza  di 
»  ragione  fin  nelle  loro  concezioni  deliranti.  » 

Convieni  tu  già  che  noi  passando  per  sopra  alla  boria  di 
certi  medici  e  giudici  pòsilli,  di  cui  non  so  quale  idea  abbiano 
della  filosofia  dello  spirito  umano,  siamo  lieti  di  vedere  che 
in  Italia  la  medicina  degli  alienati  accenna  ad  elevarsi  al  di 
sopra  di  quella  eh'  è  in  Inghilterra  ed  altrove  ;  imperocché 
scòrgo  aver  già  fatto  breccia  nella  mente  illuminata  di  alcuni 
alti  magistrati.  Leggo  in  una  sentenza  della  Corte  di  Appello 
di  Napoli  riepilogato  quanto  io  dissi  nel  1870  in  un  lavoretto 
sul  modo  di  riconoscere  V  alienazione  mentale  nei  giudizii 
penali  e  civili,  nelle  seguenti  parole  :  —  «  La  lipemania  se- 


—  17  — 

»  condo  i  dettati  della  scienza,  è  un  delirio  sopra  uno  o  più 
»  oggetti,  con  predominio  d'idee  tristi  e  deprimenti  lo  spirito: 
»  si  manifesta  più  col  disordine  delle  azioni  che  dei  ragio- 

))  namenti,  ed  ha  rapporto  con  le  facoltà,  affettive Coloro 

»  che  ne  sono  affetti  non  ragionano  mai  erroneamente,  nep- 
»  pure  intorno  a  quel  gruppo  d'idee  che  caratterizzano  il  loro 
»  delirio.  Essi  muovono  da  una  idea  falsa  e  da  principii  falsi- 
»  ma  ogni  loro  ragionamento  e  tutte  le  conseguenze  che  ne 
))  deducono  sono  conformi  alle  leggi  della  logica  più  severa. 

»  Qual  meraviglia  quindi  se  conversando  con  N.  non  si 
»  accorsero  del  suo  disordine  mentale  ,  anzi  la  giudicarono 
»  savia  e  prudente  ?  » 

E  più  appresso  :  —  «  Gli  interrogatorii  ed  i  colloquii  pos- 
»  sono  far  conoscere  le  manie  con  incoerenze  d'idee  e  vizio 
»  di  ragionamenti;  ma  le  follie  parziali,  specialmente  quando 
»  i  fenomeni  stanno  nei  disordini  delle  facoltà  affettive,  vo- 
))  glionsi  vedere  nella  stranezza  degli  atti,  malgrado  l'appa- 
»  renza  di  ragione  e  di  esatti  giudizii.  »  ( Sentenza  della  Corte 
di  Appello  dì  Napoli^  6'^  Sezione  penale  ,  con  data  degli  8 
giugno  1872.  J 

Non  potrassi  adunque ,  senza  dar  prova  di  una  strana 
fatuità ,  rifiutare  il  concetto  che  il  pazzo  non  solo  è  ragio- 
nante neir  esercizio  delle  facoltà  che  gli  rimangono  sane  , 
ma  pure  nei  suoi  argomenti  deliranti.  Una  idea  falsa  e  monca 
della  follia  ragionante,  di  cui  sono  invasi  pure  alcuni  medici 
distinti,  conduce  ad  un  gravissimo  errore  per  cui  verrebbero 
condannati  tutt'  i  monomaniaci  ;  imperocché  si  vorrebbe  far 
credere  che  quando  vi  è  nesso  logico  tra  la  causa  del  delitto 
ed  il  delitto  stesso,  o  quando  col  delitto  si  vuol  raggiungere 
uno  scopo  ben  determinato  ,  o  quando  si  va  in  cerca  della 
persona  di  uccidere,  e  non  si  uccide  chiunque  o  il  più  vicino, 
vi  è  reato  da  condannare  (1).  Ma  gli  atti  dei  monomaniaci  non 
hanno  un  nesso  logico  con  la  causa  che  li  fa  agire,  e  eh' è 
nel  loro  cervello  guasto  ?  I  loro  giudizii  non  sono  esatti  e 
logici  malgrado  la  falsità  della  loro  premessa?  L'unica  sen- 
tenza che  fa  distinguere  il  pazzo  dal  savio  delinquente  non  è 

(1)  V.  giornale  Roma  del  28  gennaio  1879, 


che  il  ravvisare  nel  primo  l'erroneità  morbosa  ed  inconscia 
della  causa  per  cui  si  determina  al  delitto;  e  ciò  è  quello  che 
domanda  la  legge  al  perito,  onde  essere  illuminato  il  magi- 
strato. I  folli  premeditano  e  vanno  a  ricercare  lontano  ed  in 
mezzo  alla  moltitudine  la  loro  Aàttima;  sanno  dissimulare  il 
loro  delirio ,  come  i  malfattori  simulano  la  pazzia.  Senza  la 
conoscenza  esatta  della  causa  dei  ragionamenti  dei  folli  lucidi 
è  impossibile  ravvisare  la  simulazione  del  delirio  e  degli  im- 
pulsi nei  delinquenti  e  la  dissimulazione  negli  alienati. 

Permettimi ,  caro  Riboli,  che  qui  mi  arresti ,  per  conti- 
nuare in  seguito  le  mie  riflessioni  su  questo  interessantissimo 
argomento. 

Napoli,  18  aprile  1879. 

Dott.  B.  MlRAGLIA. 


oà- 


-o 


LE  PERIZIE  MEDIC0-LE6&L1  DEGLI  klìUkìl 

(Il  doit,  B.  MiRAGLiA  al  dolt.  T.  Riboli  a  Torino), 


Più  vi  sono  leggi,  più  vi  sono  delitti. 
S.  Paolo. 


Caro  dottor  Riboli 


Non. ti  aspettare  dal  titolo  qui  sopra  espresso,  che  in 
questo  terza  lettera  io  facessi  delle  lunghe  discussioni.  Mi 
piace  intrattenermi  con  te  ricordando  alcune  idee  che  essere 
potrebbero  di  pratica  utilità. 

Nei  trattati  di  medicina  legale ,  la  sezione  che  riguarda  la 
freniatria  è  la  meno  soddisfacente,  per  non  dire  per  lo  più  er- 
ronea e  funesta  ;  ciò  che  dà  appicco  di  censura  al  magistrato 
e  più  di  tutto  al  P.  ministero,  che  ignoranti  affatto  di  scienze 
naturali,  si  credono  già  esserne  sapienti  perchè  sono  stati  col- 
locati in  quelle  sedie  coruli.  Il  vedere  un  P.  ministero  gridare 
le  sue  perorazioni  fulminee,  trincerandosi  dietro  cataste  di 
libri,  che  finisce  con  non  aprirli,  è  cosa  molto  dispiacevole. 
Questo  criminalista  perpetuo,  eh' è  successo  alla  tortura  (1), 
in  tutto  vedendo  colpa  evitando  di  andare  in  cerca  degli  ele- 
menti dell'innocenza,  ingarbuglia  la  coscienza  del  giudice.  Ed 
ora  specialmente  il  vedere  l' accusatore  pubblico  chiamare  in 
soccorso  periti  opponenti  ai  periti  della  difesa,  come  se  si  fos- 
se tra  due  litiganti  d'interessi  privati,  è  uno  scandalo  ripro- 
vevole. Una  palestra  di  lotte  spesso  incitate  da  simpatie  o  da 
impari  principi  scientifici  nell'  aula  della  giustizia,  ha  dato  di- 
ritto al  magistrato  di  non  dar  valore  al  parere  medico,  ed  ap- 
pigliarsi a  quello  che  più  si  adatta  alla  propria  inscienza  di 
materie  mediche. 

(1)  Mìraglia.  Prolusione  al  corso  di  medicina  legale  j  1875,  pag. 
6  e  8. 


_  20  — 

Ma  limitiamoci  alle  perizie  di  freniatria  legale. 

La  legge  ha  sempre  rimesso  al  criterio  del  magistrato  di 
misurare  i  gradi  di  colpabilità  quando  determina  due  limiti , 
cioè  il  minimo  ed  il  massimo,  nei  gradi  di  pena.  Ora  il  magi- 
strato prendendo  quasi  sempre  le  circostanze  attenuanti  o  ag- 
gravanti dalle  cose  accidentali  esterne  e  non  dalla  posizione 
particolare  dello  stato  interno  del  malfattore ,  scambia  facil- 
mente negli  atti  dei  folli  una  caparbietà  di  soddisfare  una  ten- 
denza incorrigibile,  una  emozione  dolorosa,  una  idea  fissa, 
manifestazioni  indomabili  e  continue  di  un  cervello  morbosa- 
mente modificato,  con  la  volontà  libera  determinata  a  delin- 
quere. 

I  periti  nel  maggior  numero  non  escono  da  questo  er- 
rore, perchè  puntello  invocato  dell'uomo  di  legge  o  accusatore 
pubblico,  partendo  da  certi  principi  prestabiliti  comuni,  ai 
quali  il  magistato  facilmente  è  comodo  di  adattarsi  perchè 
senza  alcuna  fatica  di  lavoro  mentale,  conchiudono  quello  che 
avevano  ideato  di  ritrovare.  Tutto  questo  rimonta  ancora  alla 
istruzione  del  processo,  imperocché  ordinarimente  gli  istrut- 
tori, ignari  della  natura  delle  facoltà  umane,  vanno  come  i 
ciechi  a  tentone  per  rinvenire  il  movente  delle  azioni  del  delin- 
quente. Le  discussioni  pubbhche  è  vero  che  correggono  molti 
errori,  e  le  Corti  di  appello  pure  annullano  molte  di  tali  sen- 
tenze, di  cui  l'erroneità  può  spiccare  nella  procedura  dei  giu- 
dìzi; ma  quando  questa  va  secondo  la  legge  nella  quale  si  na- 
sconde un  errore  di  principii  nel  giudizio  penale  o  civile ,  allo- 
ra vien  confermata  una  condanna  aggravante  o  ingiusta;  sic- 
ché il  malfattore  può  ritornare  in  società  per  seguitare  a  de- 
linquere, ed  un  folle  per  continuare  a  disturbare  la  società  e 
la  famiglia. 

Vi  sono  certi  casi  di  follia  ragionante  che  sarà  impossibile 
riconoscersi  dall'alienista  pure  più  sperimentato,  ove  questi 
non  sa  che  il  pazzo  non  avvertendo  il  proprio  stato ,  cioè  1'  er- 
roneità dei  suoi  giudizii  li  crede  normah.  Quindi  un  folle  mal- 
fattore del  quale  il  dehtto  ha  il  movente  nella  concezione  deli- 
rante del  suo  cervello ,  dissimula  e  nasconde  questa  causa  da 
lui  riconosciuta  del  suo  misfatto,  e  fìnge  un  disordine  delle 
facoltà  che  gli  rimangono  sane;  in  somma  un  pazzo  che  dissi- 


—  si- 
mula la  sua  follia  e  ne  simula  un'altra  per  rendersi  incolpabile. 
E  per  questo  i  periti  ed  il  magistrato  riconosciuta  la  simula- 
zione si  arrestano  non  curandosi  di  ulteriori  indagini ,  e  con- 
dannano col  solito  convincimento  morale  un  povero  matto. 
Questi  casi  sono  meno  rari  di  quel  che  si  crede,  e  pare  non 
ancora  avvertiti  dagli  alienisti. 

Mi  limito  ad  accennarne  un  esempio. 

Ricordo  che  varii  anni  fa  un  tal  G.  R.  fabbricante  di  botti , 
della  Provincia  di  Terra  di  Lavoro,  una  notte  scannò  la  propria 
moglie  ,  e  fuggì  fuori  la  casa  mezzo  nudo.  Nel  manicomio  di 
Aversa  dove  fu  spedito  in  esperimento ,  con  mio  rapporto  fu 
dichiarato  affetto  di  follia  parziale  con  notabile  debolezza  delle 
facoltà  superiori  sì  per  ingrata  natura  che  per  mancata  educa- 
zione, ma  simulatore  di  lipemania  ascetica  con  mutismo.  La 
Gran  Corte  Criminale  di  S.  Maria  di  Capua  di  queir  epoca  lo 
dichiarò  folle  e  lo  restituì  in  libertà.  Alle  sue  stranezze  i  ra- 
gazzi gli  facevano  le  burle  ;  ed  egli  allora  minaccioso  spesso 
diceva  loro:  «  Non  m'inquietate  perchè  vado  a  fare  un'altra 
volta  il  pazzo  in  Aversa  »,  tanto  era  certo  di  aver  saputo  in- 
gannare per  quanto  non  si  avvedeva  del  suo  stato  cronico  di 
demenza. 

In  quella  causa  celebre  nella  quale  tu  unito  a  me ,  al  Bo- 
naeossa  di  Torino ,  al  Biffl  di  Milano  e  ad  altri  medici  fosti  pe- 
rito, e  su  la  quale  causa  poi  la  Corte  di  Appello  dettò  quella 
splendida  sentenza ,  di  cui  trascrissi  un  brano  nella  lettera 
precedente  (1),  il  P.  Ministero  del  Tribunale,  se  te  lo  ricordi, 
confuso  ai  nostri  discorsi  su  la  follia  ragionante,  mi  si  diresse 
dicendomi,  «  prof.  Miraglia,  esaminatemi,  perchè  se  io  fossi 
un  folle  ragionante  ,  lascio  la  toga  e  mi  presento  al  manico- 
mio. »  In  verità  a  questa  scappata  poco  seria  di  un  P.  Mini- 
stero avrei  potuto  rispondere ,  che  ciò  sarebbe  stato  un  fatto 
di  poter  vedere  dopo  la  causa;  ma  io  tosto  gli  risposi,  che  con 
siffatto  modo  di  argomentare  avrei  potuto  far  sedere  su  quel- 
lo scanno  magistrale  qualcuno  di  quei  pazzi  del  manicomio 
di  Aversa  ,  dai  quali  feci  nel  1863  rappresentare  con  tanta 
meraviglia  nei  teatri  del  Fondo  e  del  Giardino  d'inverno  di  Na- 

{1)V.  pag.  16  e  17, 


»-  22  -= 

poli  e  nel  teatro  reale  di  Caserta ,  il  Bruto  primo ,  il  Timoleo- 
ne  ed  il  Saul  d' Alfieri  e  commedie  e  farse  ;  e  sarei  certo  che 
quelli  pure  avrebbero  dettato  delle  buone  sentenze  (1).  Non 
volli  aggiungere  che  questo  che  diceva  non  era  un  paradosso , 
perchè  allora ,  come  ora  ho  curato  e  curo  qualche  folle  ragio- 
nante che  veste  la  toga  e  scrive  sentenze ,  e  qualche  altro  di- 
fende cause. 

Tu  sai,  amico  mio,  la  mia  franchezza  nelle  perizie  di  fre- 
niatria forense  nel  discutere  il  mio  parere,  che  non  mi  è  pia- 
ciuto mai  di  avvolgere  nelle  generalità,  perchè  queste  non  con- 
chiudono mai  nulla ,  ma  di  sforzarmi  di  fare  entrare  nella 
mente  del  giudice  e  del  pubblico  un  concetto  chiaro  della  follia 
non  come  lo  sente  qualunque  specie  di  volgo ,  ma  come  può 
intendersi  dalle  erudite  intelligenze  e  secondo  la  natura  delle 
facoltà  umane  ;  facile  mezzo  per  isvegliare  un  retto  convinci- 
mento morale  in  armonia  di  logici  e  persuasivi  giudizii.  Dis- 
graziatamente le  divergenze  nel  concetto  vero  della  follia,  come 
più  sopra  ho  ricordato,  è  la  causa  per  cui  il  magistrato  non  ha 
fede  nei  periti  alienisti ,  se  non  quando  questi  si  adattano  alla 
idea  volgare  della  pazzia  nella  sua  mente  concepita  e  domi- 
nante. 

Qualche  magistrato  e  specialmente  alcuni  del  P,  M.  per 
ripugnanza  nel  vedere  battuti  i  loro  concetti  nelle  conclusioni 
con  cui  domandano  la  pena ,  vanno  qui  ventilando  dichiarare 
io  sempre  pazzi  i  delinquenti ,  malizia  per  preparare  il  convin- 
cimento morale  dei  giudicanti  a  seguire  la  loro  idea  da  cui  non 
sanno  staccarsi.  Anzi  una  volta  nella  Corte  di  Assise  in  una 
causa  grave  di  un  omicida ,  che  aveva  avuto  ed  aveva  in  casa 
cinque  congiunti  pazzi ,  il  P.  Ministero  cominciò  con  leggere 
ai  giurati  la  pagina  d' un  mio  lavoro  (2) ,  nella  quale  io  parlo 
della  istituzione  dei  giurati  e  delle  loro  sentenze  non  al  raro 
erronee  e  funeste. 

Essi  preoccupati  da  un  convincimento  tutto  proprio  ,  fìn- 
gono di  non  sapere  i  varii  miei  pareri  che  dichiararono  più  de- 


(1)  Miraglia.  La  legge  e  la  follia  ragionante,  pag.   104. 

(2)  Miraglia.  Prolusione  al  corso  di  medicina  legale,  pag.  9. 


»=  23  — 

linquenti  fìnti  pazzi  per  cui  vennero  poi  condannati,  e  moltis- 
simi non  folli. 

Tra  i  famigerati  malfattori  condannati  ai  lavori  forzati  in 
seguito  di  miei  rapporti ,  che  li  dichiaravano  simulatori  della 
pazzia,  ricordo  un  tal  Domenico  M...,  e  poi  un  certo  Asc.e.,  ed 
ancora  un  tal  Belt...Sui  famosi  Cipriano  e  Giona Lagala  e  com- 
pagni ,  da  me  esaminati  dopo  la  condanna  di  morte  nel  1864 
nel  carcere  di  S.  Maria  Capua  vetere,  scrissi  un  parere  che  li 
dichiarò  ferocissimi  e  volgari  malfattori,  e  che  fu  pubblicato  in 
un  giornale  politico  (mi  pare  V Italia)  che  lo  aveva  riprodotto 
dagli  Annali  frenopatici  che  io  scriveva  pel  manicomio  di 
Aversa  (1).  ,     ^ 

Dalle  mie  ricerche  statistiche  pubblicate  in  questi  Annali     f4tK^^ 
rilevo  che  dal  1860  al  1867 ,  sopra  4288  alienati  (  2789  uomi- 
ni e  1499  donne  )  ne  rinviai  perchè  non  pazzi  44  (  40  uomini 
e  4  donne  ). 

Però  debbo  in  verità  dichiarare  che  in  seguito  di  miei  rap- 
porti di  follia  la  maggior  parte  dei  delinquenti  furono  inviati 
al  manicomio,  e  tra  questi  un  sergente  5arò...,  ed  un  tenente 
Rutèj  famosi  per  idee  fisse  tendenti  al  regicidio;  e  quest'ultimo 
specialmente  che  andava  ritrovando  i  segni  di  una  setta  che 
avevalo  destinato  ad  uccidere  il  Re,  il  sospettoso  Ferdinan- 
do 2°  Borbone.  Il  Rute  morì  demente  dopo  25  anni  di  dimora 
nel  manicomio  di  Aversa.  Ricordo  di  un  matricida  due  volte 
condannato  a  morte,  e  che  in  seguito  di  mia  relazione  poi  la 
giustizia  ritenne  alienato  di  mente. 

Intanto  tra  quelli  da  me  dichiarati  matti  e  dal  magistrato 
condannati  con  pene  minori,  i  più  morirono  subito  o  finirono 
all'ospedale. 

Però  voglio  ricordare  un  fatto,  in  soccorso  del  quale  ven- 
ne la  morte  ad  impedire  alla  Corte  di  Assise  di  commettere 
una  grande  ingiustizia,  ed  a  dare  una  severa  lezione  al  magi- 
strato. Ecco  in  breve  il  fatto:  Un  prete,  tal  De  Maria,  uccise  una 
guardia  di  P.  Sicurezza  con  un  colpo  di  pistola  nell*  uscire  dal 
teatro  S.  Ferdinando,  nel  quale  nel  corso  della  rappresentazio- 
ne aveva  fatto  qualche  stranezza.  Dopo  alcuni  esperimenti,  il 

(t)  Annali  frenop.  itaL  voi.  2,  —  1864, 


--  24  — 

magistrato  scorgendo  nel  corso  dell'  istruzione  campeggiare 
l'idea  d'essere  il  De  Maria  affetto  di  mania  periodica^  chie- 
se un  mio  speciale  parere  nel  quale  esposi,  tenendo  presenti 
i  precedenti  dell'accusato  e  le  mie  osservazioni,  essere  questi 
affetto  di  ricorrenti  accessi  di  mania  omicida.  Malgrado  ciò 
la  Sezione  d'accusa,  tentennando  per  due  anni  e  mezzo,  con 
sentenza  dei  21  gennaio  1867  finalmente  rinviò  l'incolpato  alla 
Corte  di  Assise  per  essere  giudicato  di  omicidio  volontario. 
Ma  questi  dopo  qualche  giorno  se  ne  morì  nel  delirio  :  elo- 
quente risposta  al  magistrato,  che  dopo  aver  tenuto  questo  in- 
felice per  trenta  mesi  nella  carcere ,  invece  di  farlo  curare  al 
manicomio,  si  apparecchiava  a  mandarlo  ai  lavori  forzati  (1). 

Vorrei  qui  dire  qualche  parola  sulla  mente  di  G.  Passan- 
nante  che  attentò  alla  preziosa  vita  del  nostro  Re  Umberto  I, 
Compiuto  il  giudizio  la  giustizia  ha  fatto  il  suo  corso ,  e  se  le 
sue  sillabe  non  si  cancellano,  sono  però  consegnate  in  pos- 
sesso della  storia  pel  giudizio  dei  venturi  ;  per  lo  che  se  io  dico 
ora  un  mio  parere,  lo  è  per  solo  scopo  scientifico  limitandomi 
a  qualche  cenno,  poiché  se  esponessi  le  svariate  mie  osser- 
vazioni su  l'istruzione  di  quel  processo,  su  la  perizia  medica 
e  sul  pubblico  dibattimento,  avrei  molte  ragioni  di  ritenere  di 
mente  guasta  il  regicida.  Ne  parlo  adunque  come  se  fossero 
già  scorsi  due  secoli ,  e  come  se  dicessi ,  e  che  già  dissi  altra 
volta  (2),  di  frate  Giacomo  Clemente  l'assassino  di  Errico  III., 
e  di  Ravaillac  che  uccise  Errico  IV. 

L'avv.  L.  Tarantini  intravide  nel  processo  e  negli  scritti 
del  Passannante  un  dubbio  sulla  integrità  di  mente  del  suo 
cliente.  Il  Procuratore  generale  e  più  il  Presidente  delle  As- 
sise studiarono  con  alacrità  gli  atti  processuali  interrogando 
e  scrutinando  per  qualche  mese  la  mente  dell'  accusato,  ciò 
che  sarebbe  stato  meglio  se  avesse  fatto  subito  il  medico 
con  lunghi   esperimenti  e  non  come  fece  alla  sfuggita  (3) , 

(1)  V.  Bollettino  del  manicomio  Fleurent.  Anno  3"  pag.  57  e  seg. 

(2)  Miraglia.  L'istruzione  e  l'educazione  e  l'arte  malvagia  di  fare 
idioti  e  pazzi,  1873,  pag.  13. 

(3)  Per  riconoscere  i  folli  ragionanti  o  d'azione,  osserva  Brierre  de 
Boismont  {  De  la  responsabilité  dcs  aliene,  pag.  31.  Paris  1863)  ;  fa 


-  25  — 

e  ciò  che  diede  luogo  ad  un  giusto  richiamo  del  deputato  hi- 
delli  al  Parlamento,  forse  per  la  inutilità  delle  lunghe  inda- 
gini di  un  Procuratore  generale  e  di  un  Presidente  di  As- 
sise perchè  non  tecnici;  ed  invocarono  infine  una  perizia  me- 
dica, che  dichiarò  tanto  sano  di  niente  il  regicida  da  far  quasi 
rasentare  col  genio  la  sua  intelligenza  ,  sebbene  non  istruita 
né  educata;  e  quindi  colpevole  per  premeditazione.  Il  Procu- 
ratore generale ,  la  Corte  e  fino  il  difensore  crederono  coscien- 
ziosamente acquietarsi  a  questo  parere  medico  ,  e  facendone 
puntello  alle  loro  argomentazioni,  cercarono  di  ritrovare  come 
era  nella  perizia,  il  motivo  che  spinse  il  delinquente  al  più  ter- 
ribile tentativo  criminoso  nelle  circostanze  accidentali  fuori 
dell'  individuo  e  non  dentro  un  cervello  stranamente  organiz- 
zato; e  così  vagarono  nell'astratto  per  ritrovare  quello  presta- 
bilito nella  loro  mente.  Essi  per  questo  naturalmente  ritennero, 
che  la  libertà  sconfinata,  come  causa  prima,  armò  la  mano  del 
cuoco  di  Salvia  ;  sicché  la  requisitoria  trasfusasi  nella  docile 
difesa ,  ambo  queste  divenute  perorazioni  da  Parlamento  mo- 
strarono qualche  cosa  da  far  credere  di  condannare  nel  capo 
dell'assassino  i  sostenitori  della  libertà. 

Nella  perizia  medica  stessa  spiccano  gli  elementi  che  mo- 
strano strano  di  mente  il  Passannante  ;  ed  infatti  le  conclusio- 
ni sono  contraddette  dalle  premesse.  Intanto  i  periti  nel  pub- 
blicare' questa  loro  relazione  (1)  sono  lieti  che  il  popolo  batté 
poi  le  mani  alla  condanna  di  morte  dell'assassino,  ciò  che  a 
me  pare  di  non  essere  in  verità  avvenuto.  Se  per  popolo  vi  s' in- 
tende la  massa  di  menti  volgari  che  si  spaventa  e  s'indigna  al 
gran  delitto,  sta  bene  ;  se  poi  si  sentono  le  menti  che  non  sono 
volgo,  poco  importa  che  sieno  minoranza,  e  del  pari  con  ragio- 
ne si  spaventano,  esse  non  s'indignano  ma  deplorano,  e  quindi 
non  la  pensano  come  gl'illustri  periti.  In  vero  l'acuto  sguardo 
del  Re,  scampato  al  gran  pericolo,  mitigò  il  giudizio  di  menti 
concitate,  e  fece  di  volontà  propria  rinchiudere  nella  cella  da 
matto  il  pericoloso  malfattore.  Il  giudizio  avrebbe  fatto  di  uno 

d^ uopo  al  più  sperimentato  di  vivere  con  essi,  osservarli  giorno  e  notte, 
e  scrivere  un  giornale  quotidiano  delle  loro  parole  e  dei  loro  atti. 
(1)  Rivista  sperimentale  di  Freniatria  ecc.,  Anno  V.  pag.  1T3. 


—  26  — 

stolto  un  eroe,  e  la  perizia  dì  un  imbecille  un  genio;  ma,  ri- 
peto, il  figliuolo  non  degenera  dell'immortale  Vittorio  con  la 
grazia  al  condannato  spezzò  per  sempre  in  Italia  la  scure  del 
carnefice,  che  spesso  nobilita  l'assassino  ed  infama  l'infelice. 

Il  prof.  Lombroso,  autorità  importante,  ha  pubblicato  (1). 
lunghe  osservazioni  sul  processo  del  Passannante,  e  con 
chiare  ed  esplicite  argomentazioni  lo  dimostra  un  mattoide. 
Egli  combatte  la  perizia  medica  con  molta  delicata  gentilez- 
za, che  invano  ritroverebbesi ,  come  tu  sai ,  nella  mia  ruvida 
ma  franca  parola  ;  e  poiché  come  i  periti  nel  loro  parere,  egli 
lascia  alcuni  aditi  agli  attacchi,  che  gli  si  potrebbero  fare  , 
atteso  che  malgrado  rafforzasse  i  suoi  concetti  con  molti  e- 
sempi  di  fatti  analoghi ,  avrebbe  dovuto  più  addentrarsi  nelle 
cause  e  motivi  interni  che  furono  le  promesse  dei  giudizi  er- 
ronei del  delinquente.  Io  non  ritengo  i  mattoidi  che  per  veri 
pazzi  cronici  e  che  alle  circostanze  eccitatrici  possono  dive- 
nire furiosi  nel  porre  in  esecuzione  i  loro  concetti  incorrigibili 
incarnati  nel  loro  cervello  già  per  viziata  natura  o  per  mancata 
o  malvagia  educazione  stranamente  organizzato  ;  perchè  altri- 
menti ammettendo  i  mezzo-pazzi  si  darebbe  il  motivo  di  far 
ricorrere  alla  strana  ed  illogica  risponsabilità  parziale  dei  fol- 
li; di  cui  le  leggi  han  fatto  tanto  strazio,  ma  che  ora  pareli 
nuovo  codice  italiano  volersene  sbarazzare. 

Questi  mattoidi  possono  restare  inosservati  o  oggetti  di 
ridicolo  o  di  ammirazione  fino  a  che  una  circostanza  fa  scop- 
piare come  una  bomba  il  loro  cervello.  Questi  fatti  costitui- 
scono le  follie  epidemiche  che  non  possono  che  aver  termine 
col  finire  di  quei  motivi  che  le  rendono,  per  dir  così,  in  un  pa- 
rasismo  acuto.  Trattai  nel  1873  di  queste  epidemie  che  io  chia- 
mo pazzie  artefatte  (2) . 

A  chiarire  il  mio  asserto  mi  piace  trascrivere  qualche  bra- 
no del  suddetto  mio  lavoretto;  dico  a  pag.  6:  —  «  U istruzione 
»  e  V educazione  che  hanno  per  oggetto  l'esercizio  regolare  ed 

(1)  Giornale  internazionale  delle  scienze  mediche,  Voi.  I.  pag. 
177  e  seg. 

(2)  Miraglia.  L'istruzione  e  l'educazione  e  l'arte  nalvagia  di  fare 
idioti,  e  pazzi.  XVIII  leezion,  ecc.  Napoli  1873. 


»=  27  — 

»  il  perfezionamento  delle  facoltà  secondo  la  natura  delle  loro 
»  particolari  destinazioni,  mal  fatte  fanno  eunuche  le  docili  in- 
»  telligenze  dei  giovani  riempiendole  di  errori  e  di  pregiudizii, 
»  Gli  uomini  cosi  fatti  ignoranti  e  storti  di  mente  con  faci- 
»  lità  si  fanatizzano  e  si  prestano  a  divenire  istrumenti  perico- 
»  losi  in  mano  ai  furbi  che  gli  fanno  agire.  »  —  E  più  appres- 
so a  pag.  12  :  —  «  La  foUia  consiste  nel  pervertimento  delle  fa- 
))  colta  cerebrati,  che  qualunque  cagione  può  produrre.  Ora 
»  ogni  volta  che  fassi  entrare  nello  spirito  idee  false  fino  a 
»  renderne  abituale  la  ripetizione  per  modificazione  natural- 
»  mente  avvenuta  nel  cervello,  allora  si  è  prodotto  un  folle  ar- 
»  tificiale  ».  Ed  in  seguito  a  pag.  14:  —  «  Una  massa  cosi  fa- 
»  Ratizzata  di  superstizioni  di  ogni  genere  commossa  alla  più 
»  opportuna  occasione  diventa  veramente  furiosa  quando  un 
»  furbo  o  un  pazzo  analogo  si  lancia  a  gridarla  nella  più  mise- 
»  randa  catastrofe.  Diventano  allora  pazzìe  epidemiclie  prepa- 
»  rate  dalla  invertita  educazione,  e  che  si  ripetono  nei  Nichili- 
»  sti  di  Russia,  nei  Mormoni  e  nei  Metodisti  di  America,  negli 
»  incendiarli  di  Normardia  del  1830  ;  ed  ora  in  quelli  della  Co- 
»  mune  di  Parigi  e  dei  Santa-Crux  di  Spagna....  N'è  esempio 
»  come  abbiam  detto,  la  Comune  di  Parigi,  poiché  otto  pazzi 
»  n'ebbero  tra  gli  altri  la  guida,  pazzi  per  lo  più  usciti  dai  ma- 
»  nicomii  e  che  vengono  enumerati  da  Laborle  (  Les  hommes 
»  de  V insurrection  de  Paris  devant  la  Psy oologie,  1872).»  — 
Il  Lombroso  ne  ha  trascritto  ora  i  nomi  nelle  sue  citate  osser- 
vazioni. 

A  me  pare  che  nella  perizia  medica  non  v'  è  chiaro  il  con- 
cetto che  i  dotti  medici  si  han  fatto  del  senso  morale,  che  con- 
fondono con  la  libertà  morole  (1);  ed  evvi  una  certa  confusione 
sulla  natura  delle  diverse  classi  delle  facoltà.  In  vero,  per  es.j, 
dicono  sane  le  facoltà  affettive  perchè  il  delinquente  ha  mo- 
strato sempre  affetto  pei  genitori  e  gli  amici;  che  il  sentimento 
del  dovere  è  in  lui  sviluppatissimo  ;  che  ha  normale  \  istinto 
della  conservazione  perchè  beve  e  mangia  moderatamente  ; 
che  interrogato  se  è  pazzo  egli  conferma  di  non  esserlo  ;  che 
la  ideazione  è  retta,  precisa  e  rapida,  e  le  percezioni  normali: 

(1)  V,  pag.  6  e  seg. 


—  28  — 

che  le  sensazioni  si  mostrano  senza  alcuna  alterazione  :  che  i 
diametri  e  le  circonferenze  del  cranio  nulla  presentano  di 
anormale ,  e  tante  altre  generalità  ;  per  poi  conchiudere  non 
presentare  il  Passannante  alcun  segno  né  di  lipemania,  ne  di 
allucinazioni ,  ne  di  qualunque  altra  forma  di  pazzia.  Questa 
rapida  ed  ardita  concliiusione  ha  fatto  sfuggire  alla  mente  de- 
gli egregi  periti ,  che  malgrado  la  sentenza  d' Esquirol  che  ri- 
pone uno  dei  caratteri  essenziali  della  follia  nei  disordini  della 
sensibilità  ,  fenomeno  troppo  generale  e  vago ,  si  può  essere 
folle  senza  questo  sintomo  e  viceversa  il  pervertimento  della 
sensibilità  può  presentarsi  nel  più  alto  grado  senza  che  si  fos- 
se pazzo  (1);  come  si  può  essere  folle  negli  atti  ed  integro  nelle 
ideazioni  e  percezioni.  Inoltre  il  sentimento  del  dovere  e  lo 
istinto  della  conserrazione  sono  astrazioni  sì  generali  che  non 
dicono  nulla ,  ove  non  si  volessero  considerare  quali  perso- 
naggi che  vanno  passeggiando  nel  cervello.  Il  primo  non  è  uno 
ma  varii  di  diverso  carattere  secondo  i  varn  sentimenti  nei 
quali  questi  hanno  l'origine:  così  del  pari  è  da  dirsi  degli  istinti 
che  sono  pure  varii  e  di  diverso  carattere  e  tutti  tendenti  alla 
conservazione.  Col  concetto  dei  periti  come  si  concilierebbe 
uno  sviluppatissimo  dovere  di  rispettare  i  genitori  con  la  man- 
canza di  dovere  di  non  uccidere,  e  per  cui  si  uccide?  e  l'istinto 
4i  conservarsi  perchè  si  mangia  e  beve ,  con  la  mancanza  in- 
sieme dell'istinto  della  conservazione  per  cui  l'individuo  cerca 
di  farsi  uccidere? 

Due  sentenze  poi  non  possono  mandarsi  buona  nella  pe- 
rizia ,  perchè  non  so  come  medici  distinti  alienisti  potessero 
rinnegare  le  loro  osservazioni  fatte  nella  pratica  dei  manicomi, 
e  dei  quali  sono  noti  i  retti  criterii  che  ne  cavarono.  Dissi  in- 
nanzi che  le  conseguenze  tratte  dalle  premesse  stabilite  nella 
perizia  contraddicono  queste  ultime.  Così  gl'illustri  periti  di-, 
cono  che  nel  Passannante  fin  dalla  età  di  17  anni  un'  idea  uto- 
pistica infrenabile  lo  trascinava  alla  ricerca  di  avvenimenti  e 
mutamenti  politici,  per  beneficare  della  libertà  il  popolo;  e  che 
una  delle  ragioni  deha  integrità  mentale  di  lui  essi"  la  ripon- 
gono nell'affermazione  che  quegli  faceva  di  non  essere  pazzo. 

(1)  Miraglia,  Traltato  di  Frenologia,  voi.  2",  pag.  72, 


—  29  — 

Ma  perchè  questi  illustri  medici  cotanto  pratici  dei  pazzi  vo- 
gliono  che  loro  si  ricordasse  pure  dai  non  pratici  ma  logici , 
che  una  idea  utopistica  dominante  la  mente  per  tanti  anni  e 
divenuta  incorrigibile  ad  cgni  più  persuasivo  ragionamento  di- 
venta fissa;  ciò  che  costituisce  il  monomaniaco  ? 

Queste  brevissime  considerazioni  su  la  mente  del  Passan- 
nante  mi  guidano  a  riassumere  alcune  mie  osservazioni  su  di 
un  matto  che  si  destò,  o  meglio  esplose  in  atti  violenti  in  udire 
l'avvenimento  dell'attentato  del  17  novembre  1878;  sicché  se 
questi  si  fosse  in  quel  dì  ritrovato  in  Napoli  avrebbe  certo  pro- 
mosso qualche  tumulto.  Quindi  arrestato  venne  imputato  di 
cospirazione  ad  oggetto  di  cangiare  la  forma  del  governo. 

Nella  mente  di  questo  matto  si  trovano  molte  idee  utopi- 
stiche coincidenti  a  quelle  del  Passannante ,  e  che  io  qual  re- 
latore della  perizia  medico-legale  ritenni  prodotto  di  cervello 
guasto,  per  cui  il  magistrato  lo  mandò  al  manicomio. 

La  relazione  per  intero  che  io  lessi  nella  tornata  di  giugno 
di  questo  anno  nella  R.  Accademia  medico-chirurgica,  è  pub- 
blicata già  negli  atti.  Eccone  alcuni  brani:  — 

»  Nella  sera  del  18  novembre  in  Procida ,  mentre  alcune 
guardie  carcerarie  di  quel  bagno  penale  trattenevansi  in  una 
bettola  e  deploravano  l'attentato  contro  la  vita  del  Re  d'Italia 
Umberto  I.  del  giorno  precedente  in  Napoli ,  una  di  esse  Do- 
menico Ferrara  alzossi  e  con  impeto  ed  audacia  approvò  l'at- 
tentato e  gridò:  «  essere  i  ministri  una  setta,  l'Italia  un  pro- 
stibolo  ed  il  Re  un  tenente  prostibolo.»  Arrestato,  alla  presen- 
za di  tutti  si  dichiarò  di  fede  repubblicana,  e  vantavasi  di  aver 
promossa  in  Avellino  una  rivoluzione  a  novembre  1874  e  quel- 
la del  1878. 

»  Avendo  nella  sala  di]  disciplina  saputo  che  era  stato 
messo  a  procedimento  penale  gridò:  —  Viva  il  Crocifìsso:  nes- 
suno è  cattohco  se  non  è  repubbhcano;  evviva  la  repubblica; 
è  inutile  saperlo  dai  testimoni,  lo  dico  io  ». 

Nel  1°  interrogatorio  innanzi  al  Pretore  di  Procida  disse 
che  «  l'attentato  alla  vita  di  Guglielmo  e  Bismarc  in  Prussia  e 
del  Re  Alfonso  in  Ispagna  era  stato ,  a  suo  avviso ,  V  opera  dei 
preti;  e  negò  di  avere  approvato  l' attentato  contro  il  Re  Um- 
berto ,  perchè  sapeva  essere  in  un  governo  costituzionale  il 


—  30  — 

Re  un  nulla ,  e  che  il  male  viene  dai  governanti ,  sebbene  egli 
come  repubblicano  avesse  interesse  di  cambiare  la  forma  del 
governo.  »  E  disse  che  «  se  nel  giorno  dell'attentato  si  fosse 
trovato  in  Napoli  avrebbe  fatto  la  rivoluzione,  perchè  i  napoli- 
tani non  sanno  far  nulla. 

In  tutte  le  sue  carte  scriveva  V.  R.  (cioè  viva  la  repub- 
blica) Ed  era  ardente  di  fare  pubblicare  un  suo  scritto  politico- 
ascetico  nella  Civiltà  cattolica. 

Per  gli  anni  1868,  69  e  70  fu  soldato.  Entrò  poi  tra  le  guar- 
die di  Pubblica  Sicurezza;  e  nel  novembre  del  1874  in  Avellino 
mentre  desinava  in  caserma  coi  compagni ,  disse  loro  che  sa- 
rebbe uscito  fuori  in  piazza  a  gridare  Viva  la  repubblica;  ed  in 
fatti  vi  andò  e  con  la  daga  sfoderata  ed  il  revolver  impugnato 
gridò  viva  la  Repubblica ,  e  vi  aggiunse  Francesco  II.  Fu  rite- 
nuto folle  e  rimandato  da  quel  servizio. 

Dopo  fu  ammesso  tra  le  guardie  carcerarie  al  bagno  pe- 
nale di  Procida. 

Onde  vedere  la  coincidenza  delle  idee  dominanti  la  mente 
del  Passannante  e  quella  del  Ferrara  è  importante  trascrivere 
alcune  risposte  di  quest'ultimo  che  diede  alle  nostre  domande, 
e  di  notare  le  agitazioni  che  mostrava  nel  sentire  contraddetti 
i  suoi  principii  politici  :  — ■ 

»  D.  Perchè  vi  trovate  in  carcere  ? 

»  R.  Per  imputazione  politica:  io  sono  di  principii  repub- 
blicani ,  com*  è  tutta  la  mia  famiglia ,  la  quale  ha  dato  tutto 
quello  che  possedeva  per  la  rivoluzione  che  ha  riunita  l' Italia 
in  un  regno  costituzionale;  e  poi  per  compenso  si  è  ottenuto 
la  miseria.  Il  popolo  paga  e  sostiene  lo  Stato,  e  questo  impin- 
gua a  spese  nostre.  Né  il  gridare  contro  questo  Governo  è  un 
reato:  ho  fatto  il  mio  dovere. 

»  D.  Intanto  cercavate  impieghi;  e  foste  impiegato  di  que- 
sto governo 

»  R.  Ho  fatto  prima  il  soldato  ;  e  poi  per  vivere  fui  guar- 
dia di  Polizia.  Io  fin  d'allora  andava  trovando  una  setta  repub- 
blicana che  fosse  non  atea;  ma  nessuno  voleva  sentirmi  per- 
chè tenevanmi  per  clericale  e  reazionario  ;  giunsi  fino  a  gri- 
dare per  promuovere  la  rivoluzione;  ma  trattenuto  e  ritenuto 
per  pazzo  fui  mandato  via  dal  corpo  della  Pubblica  Sicurezza, 


_  31  — 

»  D.  Che  intendete  per  repubblica  non  atea  ? 

»  R.  Una  repubblica  cristiana  cattolica  romana.  Cristo 
era  repubblicano,  quindi  non  vi  può  essere  repubblica  univer- 
sale senza  che  il  Papa,  ch'è  vicario  di  Cristo,  non  ne  sia  il  capo. 

»  D.  Ma  i  tempi  mutano.  In  vero  Cristo  camminava  scal- 
zo, e  poi  il  papa  si  disse  re  dei  re. 

»  R.  Lo  sia,  cioè  capo  della  repubblica,  e  noi  tutti  sotto- 
messi a  lui. 

»  D.  È  vero  che  approvaste  l'orribile  attentato  al  Re  men- 
tre vi  trattenevate  coi  compagni  in  una  bettola  a  Procida,  e  che 
uscito  fuori  la  porta  gridaste  parole  sediziose  ? 

»  R.  Io  non  ho^odio  verso  Umberto  L  ;  anzi  riprovai  l' at- 
tentato ,  perchè  il  Re  deve  dare  le  sue  dimissioni  al  parlamen- 
to. Se  mi  fossi  trovato  in  Napoli  in  quel  giorno ,  avrei  fatto  la 
rivoluzione  come  la  feci  in  Avellino. 

»  Z).  Che  intendete  con  quella  fotogrfia  che  vi  ritrae  vesti- 
to di  guardia  carceraria  con  un  crocifìsso  nella  mano  sinistra 
alzata,  e  la  da^a  sguainata  nella  destra;  e  quelle  parole  mezzo 
latine  che  vi  sono  sotto  ? 

»  R.  Lo  stato  senza  la  chiesa  non  è  che  un  imbroglio,  una 
cuccagna.  La  chiesa  è  forte,  invincibile  come  Cristo.  Le  paro- 
le che  vi  sono  fotografate  sotto  indicano  questo  che  ho  detto. 
Io  parlo  e  scrivo  il  latino,  il  francese,  il  greco,  e  tutte  le  altre 
lingue. 

»  D.  Diteci  qualche  proposizione  greca. 

»  R.  Qualunque  lingua  mi  si  affaccia  nella  mente  la  inten- 
do; ma  neir  esprimerla  esce  poi  in  latino  o  in  italiano  (e  ad 
esempio  disse  delle  parole  italiane  latinizsate  o  delle  fran- 
cesi ed  a  modo  barocco.  ) 

»  Alle  nostre  opposizioni  ai  suoi  principii  religiosi  e  re- 
pubblicani cominciò  il  Ferrara  ad  irritarsi ,  e  poi  impallidì  e 
pianse  con  lagrime  dirottissime,  sicché  fu  d'uopo  farlo  riti- 
rare (1). 

»  Intanto  in  altra  delle  nostre  visite  ci  parlò  delle  sue  vi- 

(1]  Il  Passannante  nel  pubblico  dibattimento,  perchè  non  permes°> 
sogli  di  svolgere  le  sue  idee  utopsitichef  si  agitò  e  pianse. 


~  32  — 

sioni,  delle  voci  che  ascolta,  dell'odore  di  cadavere  che  av- 
verte, e  delle  cose  nuove  che  sente  col  tatto  ;  e  domandato  se 
avverte  sensazioni  diverse  nel  gustare  i  cibi ,  disse  di  averle 
regolari. 

»  D.  Siete  molto  giuocatore  del  lotto  ? 

»  i?.  No;  ma  dal  mio  capo  escono  numeri  certi,  suggeri- 
timi da  spiriti  ai  quali  ho  fede. 

^>  D.  E  la  cabala  che  possedevate  ? 

»  R.  Quello  studio  per  me  mi  ha  fatto  apprendere  la  mate- 
matica, senza  della  quale  non  sì  può  essere  né  cristiano  né 
repubblicano. 

»  E  qui  fece  lunghe  dimostrazioni  della  verità  della  sua 
repubblica  cristiana  universale  ;  e  che  venuta  questa  finirà  la 
miseria  ed  i  furfanti  che  succhiano  il  sangue  del  popolo. 

»  D.  Ma  questo  governo  repubblicano  come  lo  volete  voi , 
pare  che  sta  nella  vostra  immaginazione. 

»  R.  Per  ora,  si...  Anzi  mi  hanno  preso  per  pazzo. 

»  D.  Ma  a  voi  pare  di  esserlo  ? 

»  R,  Tutte  le  cose  che  veggo  sono  cose  da  fare  uscire  paz- 
zo. Ma  io  non  lo  sono  (1). 

»  D.  Ma  tutto  quel  chiasso  che  avete  fatto  nell'  invocare 
una  repubblica  cristiana  cattolica  romana  o  é  pazzia  o  è  reato. 

»  R.  Non  è  né  l'una  né  l'altro,  perché  non  mi  sento  pazzo, 
né  le  mie  azioni ,  né  i  miei  discorsi  offendono  alcuno  ;  anzi  io 
voglio  il  bene  di  tutti,  sebbene  m'irritassero  le  parole  dolci  dei 
birbanti  ladri,  e  le  ferocie  degli  assassini. 

»  Da  questa  rapida  esposizione  degli  atti  e  dei  discorsi 
dell'imputato  ognuno  può  giudicarne  la  mente.  Le  circostanze 
della  rivoluzione,  e  la  facile  condiscendenza  alle  credenze  e 
-superstizioni  religiose  fecondate  nella  sua  mente  dagli  amici 
monaci,  e  certe  idee  utopistiche  di  repubbalica,  che  lo  domi- 
nano per  andare  in  traccia  di  una  setta  repubblicana  a  suo 
modo,  lo  resero  entusiasta  ed  ostinato  a  volere  una  repubblica 
secondo  le  sue  idee  fìsse ,  cioè  repubblica  cristiana  cattolica 

(1)   Il    Passannante  dichiarò  solennemente  ai  medici  di  non  esser 
pazzo. 


—  33  — 

romana.  Le  utopie  divenute  invincibili  sono  per  lo  più  la  ma- 
nifestazione d'una  follia  parziale,  della  quale  è  assolutamente 
affetto  il  Ferrara. 

»  Il  sentimento  morale  che  in  lui  si  limita  a  desiderare  il 
bene  di  tutti  non  coadiuvato  delle  facoltà  superiori  perchè  po- 
co sviluppate  per  potersi  svolgere  una  sufficiente  libertà  mo- 
rale, si  dimostra  molto  disordinato,  con  produrre  strana  idea 
del  giusto  e  dell'ingiusto ,  sicché  mentre  vuole  il  bene  di  tutti, 
vede  in  tutti  malvagità  e  delitti;  e  le  allucinazioni,  che  gli  pre- 
sentano tutto  nero  e  triste,  sostengono  nella  sua  mente  come 
cosa  reale  tutto  quello  che  si  svolge  nel  suo  cervello  guasto  ; 
e  queste  creazioni  fantastiche  sono  le  false  premesse  dei  suoi 
giudizii  strani  ed  incoerenti. 

»  Una  delle  prove  più  costanti  della  follia  dell'imputato 
si  è  di  credersi  sano  di  mente.  La  pazzia  consistendo  sempre 
nel  non  avvedersi  del  proprio  stato,  l'individuo  che  n'è  affetto, 
crede  reale  e  normale  ogni  prodotto  psichico  del  suo  cervello; 
sicché  se  potesse  aver  coscienza  dell'  erroneità  delle  sue  idee 
e  dei- suoi  impulsi  ed  emozioni  esagerate,  allora  egli  sarebbe 
nella  integrità  della  ragione;  e  noi  saremmo  nel  caso  di  sfidare 
chiunque,  cioè  che  andasse  ad  osservare  i  pazzi  nel  manico- 
mio, perchè  saremmo  certi  che  non  ne  troverebbe  uno  che  gli 
affermasse  di  essere  pazzo. 

))  Abbiamo  detto  di  sopra  (1)  clie  certe  forme  della  testa 
cioè  di  predominii  avanzati  di  alcune  partì  del  cervello  su  le 
altre,  dispongono,  date  alcune  circostanze,  ad  analoghe  e  spe- 
ciali forme  di  pazzia;  sicché  queste  ben  dopo  lungo  tempo  di  es- 
sersi mantenute  con  idee  fisse  ed  indomabili  si  mostrano  pare 
accompagnate  da  fenomeni  di  esiti  patologici  della  sostaza  gri- 
gia cerebrale.  Ancora  il  Ferrara  non  è  giunto  a  questo  ultimo 
stadio  sebbene  da  molto  tempo  sia  nello  stato  di  alienazione 
mentale  che  si  presenta  col  disordine  di  facoltà  affettive  e  per- 
cettive che  lo  rende  facile  agii  impeti  ed  alla  smania  ostinata 
di  manifestare  con  certi  suoi  ragionamenti  le  strane  sue  idee 
fisse  contradditorie;  e  poiché  le  crede  reali  sarebbe  egli  facile 
ad  atti  del  pari  strani  e  pericolosi. 

(1)  V.  il  citato  Resoconto  della  R.  Accademia  medico-chirurgicao 

3 


—  34  — 

»  Queste  pazzie  ordinariamente  preparate  da  invertita  edu- 
cazione nei  predispoti,  e  da  fanatismo  religioso  e  di  libertà  in- 
tese da  un  corrotto  sentimento  morale,  alla  prima  occasione 
sogliono  divenire  epidemiche,  e  causa  di  tremende  catastrofi. 

»  Esaminati  adunque  tutt'i  ragionamenti  e  gli  atti  del  Fer- 
rara fin  da  più  anni  notati  nel  processo ,  e  confrontati  coi  di 
scorsi  attuali  nei  quali  predominano  incorrigibili  certe  idee 
fìsse  ed  emozioni  dolorose  secondate  anzi  da  una  sconvolta 
ragione,  e  tutto  in  analogia  dei  predominii  organici  che  offro- 
no negli  indizii  anatomici  del  suo  cranio ,  ritroviamo ,  che  il 
suo  cervello  si  è  ora  stranamente  organizzato  in  modo  di  non 
solo  rispondere  male  all'eccitazioni  esterne,  ma  da  creare  con- 
cetti psichici  in  controsenso  di  quanto  avviene  fuori  di  lui. 
Quindi  le  allucinazioni ,  le  tendenze  impulsive ,  le  sensazioni 
male  percepite,  un  senso  morale  esagerato  e  travolto  sono  dei 
suoi  ragionamenti  le  premesse,  sebbene  false,  di  logiche  con- 
seguenze false  del  pari. 

»  Giudicando  egli  con  le  facoltà  superiori  riflessive,  già 
debolissime  in  lui,  su  tali  impressioni  che  loro  presentano  le 
facoltà  affettive  pervertite,  la  libertà  morale  a  cui  si  lega  il  po- 
tere di  sciogliere  e  di  volere  non  può  restare  fuori  le  leggi  di 
accogliere  le  impressioni  come  le  sente ,  sicché  avvertendo  il 
male  come  bene,  lo  sceglie  ed  allora  opera  in  conseguenza  e 
naturalmente  con  soddisfazione  di  una  coscienza  che  in  tale 
circostanza  non  può  essere  che  fittizia. 

»  L'incertezza,  il  dubbio,  il  sospetto,  il  veder  tutto  nero, 
il  volere  il  bene  di  tutti  mentre  calunnia  tutti  quelli  che  pos- 
sono essere  un  poco  al  disopra  di  lui,  le  allucinazioni  con  per- 
vertimenti sensorii,  un  ascetismo  religioso  a  suo  modo  e  nel 
quale  avvolge  idee  repubblicane  sorte  incoerenti  dal  suo  cer- 
vello materialmente  travolto ,  danno  ragione  di  una  forma  di 
lipemania  complicata  ad  esaltazioni  ascetiche  e  ad  incoerenze 
maniache,  per  cui  può  rendersi  quest'uomo  pericoloso  da  po- 
tersi spingere  alla  soddisfazione  dei  suoi  delirii  ad  ogni  occa- 
sione o  circostanza  che  potesse  vieppiù  esaltarlo. 

»  I  fatti  precedenti  raccolti  nel  processo  giudicati  già  feno- 
meni dì  mente  alterata,  e  le  ragioni  da  noi  qui  accennate,  su 
gli  atti  del  Ferrara,  oltre  al  germe  gentilizio  avendo  egli  avuto 


—  35  — 

un  fratello  matto  ed  il  genitore  ubbriacone  paralitico  e  demente, 
ci  hanno  fatto  escludere  ogni  minimo  sospetto  di  simulazione 
nell'imputato. 

»  Riteniamo  quindi  Domenico  Ferrara  affetto  dell'aliena- 
zione descritta  e  non  risponsabile  delle  sue  azioni  incriminate; 
e  poiché  tal  forma  di  follia  ragionante  può  essere  pericolosa 
per  gl'individui  e  la  società,  nelle  circostanze  attuali  di  ecci- 
tamenti politici,  bisogna  che  quest'uomo  sia  per  qualche  tem- 
po trattenuto  e  curato  in  un  manicomio. — Nap.  9  maggio  1879. 

»  In  seguito  di  questo  rapporto ,  è  stato  pronunziata  or- 
dinanza di  non  esser  luogo  a  procedimente  penale ,  per  cau- 
sa di  follia;  ed  è  stato  disposto  di  custodirsi  il  Ferrara  nel 
manicomio  (1).  » 

Dopo  tutto  questo  che  ho  detto  può  legittimamente  con- 
chiudersi che  invece  di  affastellar  leggi  sopra  leggi  per  puni- 
re i  delitti ,  perchè  sono  buone  e  sufficienti  quelle  che  esi- 
stono ,  è  d'uopo  ritrovar  mezzi  a  prevenirli ,  ciò  che  non  si  ot- 
terrà mai  ove  l'istruzione  e  l'educazione  non  sieno  fondate  sui 
principii  che  la  natura  ha  assegnato  allo  svolgimeto  ed  eserci- 
zio delle  facoltà  cerebrali  ;  e  cosi  guidarle  allo  scopo  cui  sono 
state  destinate.  Le  pene  che  hanno  lo  scopo  di  emendare  e  cor- 
reggere, non  emenderanno  né  correggeranno  mai  colui  che  ca- 
duto nel  delitto  non  presenta  elementi  di  essere  stato  istruito 
ed  educato  relativamente  alla  sua  natura.  La  civiltà  domanda 
il  suo  perfezionamento  assai  più  dai  mezzi  retti  ad  educare  ed 
istruire  che  dalle  leggi  punitrici  ;  essa  non  vuol  perdere  un 
suo  individuo  che  ha  deviato  nel  fallo,  e  lo  reclama  dalle  pene 
emendato  e  corretto  e  non  malvaggio  ed  avvilito  come  per  lo 
più  ora  avviene.  L'istruzione  e  l'educazione  adunque  ben  rette 
e  guidate  a  perfezionare  lo  spirito  ed  il  cuore  dell'uomo  sono 
il  vero  argine  all'accrescimento  di  leggi  che  crudamente  puni- 
trici inferociscono  i  costumi ,  ed  al  ripetersi  delle  colpe  a  dei 
delitti. 

Napoli  5  agosto  1879 

Dot.  B.  MIRAGLIA. 

Questa  lettera  é  stata  letta  nella  tornata  dei  ó4  agosto  4819  della  Reale 
Accademia  medico-chirrurgica  di  Napoli,  ed  inserita  nel  Voi.  del  Resoconto 
dello  stesso  anno. 

(1)  Resoconto  della  R.  Accademia  med.-chir.  T.  XXXIIL—  1879. 


DELLA  DÌREZiOl  A  DARSI  AGLI  STUDI  DELLA  MEDICIM  LEGALE 

Prolusione  al  corso  di  Medicina  Legale,  pronunziata  neir  Ateneo  dell'Associazione 
degli  Scieziati,  Letterati  ed  Artisti,  a  10  novembre  1874. 


Il  difficile  ed  onorevole  incarico  che  da  questo  nascente 
Ateneo  ci  viene  assegnato  di  dettare  un  corso  di  medicina 
legale  a  giovani  provetti  nelle  discipline  della  giurisprudenza 
e  delle  leggi,  lungi  di  renderci  trepidanti  per  le  nostre  deboli 
forze,  ci  fa  animosi  quando  ci  vediamo  sorretti  in  mezzo  a 
tanti  professori  onore  e  lustro  della  nostra  magistratura  e 
del  nostro  Foro. 

Non  intendiamo  qui  fare  la  storia  della  medicina  legale 
quando  essa  ha  veramente  cominciato  ad  esistere  verso  la 
fine  del  secolo  scorso,  e  cioè  quando  consideriamo  che  se 
essa  in  generale  è  antica  quanto  le  leggi  che  sono  antichis- 
sime, il  suo  esercizio  giurìdico  non  è  che  un'epoca  troppo 
recente.  In  vero  gli  ebrei,  i  greci,  i  romani,  per  non  citare 
le  altre  nazioni ,  nell'  amministrazione  della  giustizia  nelle 
questioni  che  avevano  bisogno  di  essere  rischiarate  dai  lumi 
delle  scienze  naturali,  invocavano  il  parere  dei  medici  i  quali 
in  fine  in  ninna  istruzione  dei  rapporti  della  legge  colla  me- 
dicina essendo  versati ,  non  esistendone  alcuna  istituzione 
speciale,  per  nulla  a  quelle  essere  potevano  di  soccorso. 

La  proprietà,  i  diritti,  la  vita,  l'onore  dei  cittadini  sono 
stati  sempre  lo  scopo  della  tutela  della  giurisprudenza  e  del- 
le leggi.  Or  chi  non  vede  che  essendo  quelli  qualità  o  attri- 
buti ed  insieme  emanazioni  delle  facoltà  umane,  la  giurispru- 
denza ed  il  legislatore  han  bisogno  dei  lumi  di  speciali  dot- 
trine che  spiegano  la  natura  e  le  origini  dei  doveri,  delle  vir- 
tù e  dei  vizi  e  delle  colpe,  e  quindi  del  valore  della  ragio- 
ne umana  dalla  quale  emana  la  volontà  più  o  meno  libera 
nella  determinazione  dei  suoi  atti. 


—  37  — 

La  giurisprudenza  e  la  legislazione,  emanazione  naturale 
della  ragione  umana  quando  l' uomo  nasce  con  facoltà  di  cui 
l'esercizio  ed  il  risultato  sono  la  famiglia  e  la  società,  non 
possono  divenire  tutrici  di  queste  ultime  se  non  si  legano 
strettamente  in  rapporto  tra  loro  per  esserne  illuminate  con 
quelle  dottrine  che  spiegano  la  natura  e  la  organizzazione 
umana  in  cui  hanno  origine  tutte  quelle  forze  per  cui  le  fa- 
coltà dell'individuo,  della  famiglia,  della  società,  si  svolgono 
e  tendono  al  progresso  indefinito.  Gli  ostacoli  che  a  questo 
svolgimento  normale,  e  naturale  progresso  incessantemente 
si  oppongono  sono  nella  natura  stessa  dell'uomo,  perchè 
troppo  le  sue  facoltà  sottoposte  alle  condizioni  della  sua  or- 
ganizzazione, ne  seguono  talmente  l' influenza  fino  a  divenir- 
ne vittima. 

Or  la  giuriprudenza  e  la  legislazione  tutrici  che  impon- 
gono r  uso  retto  delle  facoltà  umane,  temperandone  e  con- 
dannandone l'abuso,  non  possono  che  nella  medicina  che 
abbraccia  le  scienze  fìsiche  e  naturali ,  per  cui  può  dar  ra- 
gione dell  esercizio  normale ,  vizioso  o  anormale  degli  atti 
umani,  ritrovare  lumi  e  valore. 

I  rapporti  adunque  tra  la  medicina  in  tutt'i  suoi  rami  più 
estesi  e  la  giurisprudenza  e  la  legislazione  costituiscono  la 
medicina  legale.  Ed  in  ciò  si  comprende  come  la  medicina 
applicata  nei  varii  suoi  rami  e  precetti  alla  composizione  del- 
le leggi  ne  rischiara  la  interpetrazione  ed  i  concetti  nel  valu- 
tare i  gradi  delle  determinazioni  negli  atti  umani,  ne  rende 
equa  e  temperata  l'applicazione  nella  quale  consiste  la  giu- 
stizia. 

L'amministrazione  della  giustizia  eh' è  il  pratico  uso  del- 
le leggi  ha  dunque  bisogno  del  lume  maggiore  della  mg,dicina. 
Così  che  si  scorge  quanto  il  magistrato,  il  giurisperito,  l'av- 
vocato han  bisogno  della  conoscenza  sia  pure  generale  della 
medicina  legale  onde  potere  apprezzare  e  valutare  il  parere 
dei  periti  medici  non  solo  negli  effetti  materiali  e  morali  del- 
le colpe  dei  delinquenti,  e  dei  gradi  di  colpabilità,  non^che 
nel  considerare  la  capacità  od  incapacità  dell'  esercizio  dei 
diritti  di  uomo  e  di  cittadino,  ma  ampiamente  nelle  quistioni 
di  diretto  e  della  composizione  delle  leggi. 


—  38  — 

È  massima  conosciuta  che  il  progresso  del  benessere 
della  società  è  indicato  dal  miglioramento  sempre  progres- 
sivo delle  scienze  naturali  e  fìsiche  e  quindi  della  medicina 
in  soccorso  dell'  avanzamento  delle  dottrine  legislative  ;  ciò 
che  rende  importante  lo  studio  della  medicina  legale. 

Non  solo  ai  medici,  ai  quali  non  debbono  essere  ignoti 
i  princìpii  di  diritto  e  delle  leggi,  è  indispensabile  una  estesa 
conoscenza  della  medicina  legale;  ma  ancora  il  legislatore, 
il  giurisperito,  il  giudice  debbono  di  questa  essere  sufficien- 
temente istrutti  per  l'esatto  ed  integro  esercizio  della  giustizia. 
E  poiché  questi  ultimi  comunque  credessero  estese  le  loro 
cognizioni  non  potendo  avere  la  pratica  e  gli  studii  di  spe- 
ciali scienze  naturali  e  mediche,  non  possono  da  loro  stes- 
si senza  ricorrere  agli  esperti,  decidere  le  difficili  questioni 
medico-legali. 

Applicando  adunque  la  medicina  alle  leggi  per  la  com- 
piuta amministrazione  della  giustizia,  viene  la  utilità  di  que- 
sta unione  dagli  uomini  valutata  nella  giurisprudenza  civile 
e  specialmente  nella  criminale.  In  vero  nel  civile  la  medicina 
legale  fa  che  sìeno  conservati^  i  beni,  le  qualità,  i  titoli;  nel 
criminale  dà  la  sicura  garanzia  della  vita ,  della  proprietà  , 
e  dell'onore  ingiustamente  compromessi. 

Da  ciò  parrebbe  che  l'importanza  maggiore  degli  studii 
della  medicina  legale  stasse  in  dividerla  in  civile  ed  in  cri- 
minale, come  in  fatti  così  divisa  questa  materia  han  trattata 
e  continuano  a  trattare  gli  autori.  Ciò  secondo  noi  riguarde- 
rebbe la  sola  parte  che  si  versa  su  la  composizione  dei  rap- 
porti dei  periti  ;  ma  non  la  direzione  che  questi  studii  richie- 
dono, imperocché  i  principii  che  informano  la  medicina  legale 
non  sono  riposti  nei  principii  di  giurisprudenza  o  di  diritto 
civile  da  una  parte ,  e  dall'  altra  in  quelli  di  giurisprudenza 
e  diritto  criminale;  ma  nei  rapporti  di  tutt'i  rami  della  me- 
dicina e  di  ogni  scienza  naturale  con  l'unità  dei  principii  di 
quelle  dottrine  nella  loro  pratica  applicazione  nell'esercizio 
della  giustizia. 

U  progresso  delle  scienze  mediche  e  naturali  ha  molto 
influito  su  le  istituzioni  legislative,  per  le  quali  immensi  sono 
stati  i  bencficii  che  ne  ha   avuto  la  umanità.  Basterebbe  a 


»-  39  « 

confermarlo  il  solo  notare  l'abolizione  della  tortura,  che  fino 
al  termine  del  secolo  possato  ha  fatto  le  veci  dei  testimonìi  (1). 
In  fatti  tanto  benefica  abolizione,  che  ha  estinto  per  sempre 
la  tirannia  che  piegava  con  gli  strazii  inauditi  la  ragione  al 
suicidio,  è  stata  compiuta  quando  la  scienza  della  natura  uma- 
na ha  fatto  conoscere,  che  la  ragione  più  limpida  e  ferma 
poiché  emanazione  di  una  fragile  ,  sebbene  splendida  e  mi- 
rabile organizzazione  uscita  dalle  eterne  leggi  del  Creatore, 
non  può  che  soccombere  agli  atroci  spasimi  di  questa  orga- 
nizzazione franta  e  lacerata. 

Grandi  ed  incalcolabili  beneficii  sono  stati  adunque,  spe- 
cialmente nella  legislazione  criminale,  la  concessione  di  un 
difensore  agli  accusati,  l'ammessione  dei  testimoni  a  disca- 
rico, la  necessità  di  pruove  positive,  i  dibattimenti  pubblici, 
l'applicazione  delle  leggi  penali  confidata  a  giudici  civili  in 
considerazione  che  un  criminalista  perpetuo  è  un  misantro- 
po che  in  tutto  vede  colpa  senza  sapere  trovare  l' innocenza, 
ed  infine  la  sublime  istituzione  dei  giurati. 

Ma  tutte  queste  benefiche  istituzioni  vengono  arrestate, 
travolte,  producenti  un  fine  contrario  alla  loro  destinazione, 
quando  la  direzione  degli  studii  delle  dottrine  che  debbono 
produrle,  svolgerle  ed  applicarle  è  invertita;  così  che  la  for- 
mazione di  leggi,  e  l'applicazione  di  esse  sono  sovente  av- 
volte nelle  tenebre  di  funesti  errori;  e  colui  che  viene  chia- 
mato a  giudicare  sul  valore  delle  azioni  umane,  privo  di  quel- 
le conoscenze  per  cui  si  apprende  lo  stato  di  mente  dell'uo- 
mo nel  determinarsi  a  delinquere  e  della  capacità  o  incapa- 
cità nell'esercizio  dei  suoi  diritti,  trascina  la  legge  a  legaliz- 
zare le  più  atroci  ed  irreparabili  ingiustizie. 

Limitandoci  a  due  esempii  che  dimostrano  che  il  male 
che  può  prodursi  dall'  applicazione  di  queste  utili  e  benefiche 
istituzioni  incomplete  ed  invertite  perchè  sottratte  air  impero 
di  speciali  nozioni,  è  maggiore  di  quello  prodotto  dalla  tor- 
tura imperante  su  l'applicazione  delle  leggi;  è  utile  di  ac- 
cennare quache  cosa  su  l' istruzione  delle  cause  criminali , 
e  sui  giudizii  dei  giurati. 

(1]  Montesquieu,  Esprit  des  loìs,  7,  3;  p.  239. 


^  40  — 

Il  compito  del  giudice  incaricato  della  istruzione  delle 
cause  correzionali  e  criminali  è  della  più  alta  importanza  non 
solo  per  le  difficoltà  che  s'incontrano  nel  raccogliere  1  fatti 
che  debbono  condurre  alla  scoverta  della  verità  ,  ma  per  lo 
spirito  d'induzione  e  per  le  varie  conoscenze  delle  scienze  na- 
turali e  mediche  di  cui  esso  debbe  essere  provvisto  ,  senza 
delle  quali  doti  non  si  giunge  alla  ricerca  di  quegli  elementi 
pei  quali  la  ragione  possa  calcolare  il  valore  ed  i  gradi  delle 
determinazioni  agli  atti  criminosi,  e  dei  loro  materiali  effetti  a 
danno  della  fortuna,  dei  diritti  della  vita  e  dell'  onore  dei  citta- 
dini. Così  che  per  tali  conoscenze  raggiunto  il  vero,  diviene 
giustizia  l'applicazione  delle  leggi. 

Ma  sventuratamente  l'istruzione  dei  processi  è  abbando- 
nata a  giudici  che,  se  dotti  nella  teoria  delle  leggi,  sono  per-, 
rettamente  ignari  di  quelle  dottrine  fìsiche  e  naturali  che  sole 
possono  dar  ragione  della  natura  delle  azioni  e  del  come  inda- 
garle in  mezzo  alle  condizioni  che  possono  renderle  più  o 
meno  esagerate  ;  dottrine  tanto  più  indispensabili  pel  giudice 
che  istruisce  perchè  fìssa  le  basi  delle  pruove  specialmente 
neir  esame  che  raccoglie  gli  elementi  di  fatto  ;  così  che  ,  per 
es.,  a  che  starebbe  questo  giudice  presente  ad  una  autopsia 
cadaverica  se  non  conoscesse  almeno  in  generale  la  struttura 
del  corpo  umano  e  le  funzioni  degli  organi  per  comprenderne 
lo  stato  ed  il  valore?  Un  giudice  a  cui  la  legge  rimette  l'esame 
dello  stato  delle  facoltà  mentali  di  un  uomo,  senza  che  questo 
giudice  nulla  conoscesse  delle  difficili  malattie  della  mente ,  è 
qualche  cosa  più  che  deplorabile.  Queste  conoscenze  sono  del 
pari  indispensabili  pei  giudici  che  sentenziano  e  per  quelli  che 
applicano  la  legge.  Senza  dì  questi  criterii  fondati  su  di  una 
opportuna  nozione  delle  scienze  naturali  per  le  indagini  nel 
ritrovare  la  verità ,  e  di  quei  precetti  filosofici  per  cui  una  lo- 
gica induzione  è  guida  alla  ricerca  dei  rapporti  tra  le  cause  e 
gli  effetti,  e  da  questi  argomentar  quelle ,  i  giudici  istruttori 
accumulano  informazioni  sopra  informazioni ,  sin  che  il  caso , 
la  fermentazione  di  discorsi  indiscreti  e  dei  rumori  popolari , 
e  l'odio  codardo  di  alcuni  nemici,  fan  sorgere  dei  testimoni  o 
perversi,  o  limitati,  o  male  istruiti  i  quali  depongono  ciò  che 
non  hanno  mai  nò  veduto  nò  inteso ,  e  che  ammassano  tene- 


»_  41  —  -    ■     ■' 

bre  funeste  pel  fatto  che  si  esamina;  sorgente  tutto  ciò  di  giu- 
dizìi  erronei,  per  cui  l'innocenza  calunniata,  il  malvagio  trion- 
fante ;  e  per  questo  le  leggi  e  la  giustìzia  divenute  zimbello  e 
docile  manubrio  dei  tristi.  Ecco  come  la  frequente  riforma 
delle  leggi  ed  i  mutamenti  tanto  continui  di  tutto  quello  che 
tende  al  miglioramento  della  società ,  e  fino  i  tumulti ,  i  mal- 
contenti e  le  rivoluzioni  non  sono  che  l' espressione  di  un  bi- 
sogno e  delle  aspirazioni  della  umanità  alla  ricerca  della  giu- 
stizia. 

Errori  tanto  gravi  nella  istruzione  dei  processi  penali , 
s  ono  le  origini  degli  scandali  che  si  avverano  nei  dibattimenti 
pubblici,  e  per  cui  si  rivolta  la  pubblica  coscienza ,  e  tanto  più 
quando  si  vede  che  l' accusatore  diventa ,  o  per  abitudini  o  per 
ignoranza,  un  partito  ed  accanito  vendicatore  volendo  ad  ogni 
costo  vedere  la  colpa  neh'  accusato  cercando  di  distruggere 
ogni  traccia  che  potrebbe  render  palese  l' innocenza.  Questi 
procuratori  generali  sognatori  di  colpe  e  di  delitti  e  di  pene  , 
eredità  mascherata  ed  inconscia  della  tortura  ,  così  fatti  per 
travolgere  il  convincimento  morale  dei  giudici,  e  la  maldiretta 
istruzione  der  processo  ,  sono  la  causa  vera  delle  ingiustizie 
fatte  all'ombra  delle  leggi. 

La  procedure  adunque  nella  istruzione  delle  cause  civili  e 
penali  ha  bisogno  di  grandi  e  radicali  riforme  ,  come  nei  giu- 
dici che  ne  sono  incaricati  è  indispensabile  la  conoscenza  di 
quelle  dottrine  fìsiche  e  naturali  che  spiegano  la  ragione  delle 
azioni  umane,  su  le  quali  deve  poi  cadere  il  giudizio  del  magi- 
strato. L'abolizione  già  ventilata  dei  procuratori  generali,  su- 
perfetazioni che  ingarbugliano  il  corso  ponderato  ed  inviolato 
della  giustizia ,  detti  stoicamente  accusatori  pubblici ,  uomini 
della  legge,  sarebbe  una  necessità  giuridica,  un  progresso  del- 
la giurisprudenza  nella  tutela  dell'  innocenza  e  nell'  applica- 
zione delle  leggi. 

Intanto  a  correggere  gli  errori  che  si  scorgono ,  ma  che 
non  si  sanno  ovviare^  perchè  se  ne  ignorano  le  origini  nella 
istituzione  dei  giudici  istruttori  e  dei  pubblici  ministeri,  si  ri- 
corse prima  alla  formazione  dei  tribunah  che  giudicassero  ed 
insieme  applicassero  la  legge.  Ma  con  questi  elementi  della 
prima  istruzione  ,  e  di  un  pubblico  dibattimento  che  spesso 


->  fi\  -l'fc^V  - 


—  42  — 

non  diventa  che  una  ripetizione  della  prima  col  soprassello 
del  pungolo  iroso  del  pubblico  accusatore  ,  i  giudicanti ,  tra- 
sformati così  in  personalità  battagliere  perchè  modificati  nelle 
loro  tendenze  rafforzate  da  un  convincimento  morale,  naturai 
conseguenza  del  carattere  di  queste  ultime  ed  imposto  dalla 
legge ,  han  dato  per  lo  più  sentenze  ingiuste ,  delle  quali  il 
gran  numero  provano  col  loro  annullamento  e  rinvio  le  Corti 
di  Appello  e  di  Cassazione ,  ove  qcieste  riescono  a  sbarazzarsi 
degli  stessi  errori.  Guardandosi  agli  effetti  e  trascurando  le 
cause,  si  è  creduto  modificare  la  procedura,  senza  andare  al- 
l'esame di  principii,  onde  ravvisare  se  in  questi  erano  ascose 
le  cagioni  di  tanti  errori  funesti.  Si  è  ricorso  quindi  alla  isti- 
tuzione dei  giurati,  i  quali  guidati  dagli  stessi  principii  erronei 
di  diritto  e  di  legge ,  non  possono  raggiungere  lo  scopo  retto 
ed  intero  dell'amministrazione  della  giustizia,  imperocché  non 
essendo  essi  chiamati  che  per  decidere  se  l'accusato  è  o  non 
è  colpevole  del  delitto  che  gli  viene  imputato  così  che  essi  soli 
giudicano  e  secondo  il  solito  convincimento  morale ,  non  pos- 
sono con  questa  duplice  latitudine  che  fare  molto  bene  sì ,  ma 
molto  più  male.  Quando  per  la  mancanza  di  certe  cognizioni 
non  si  è  atto  a  valutare  i  gradi  di  colpabilità  che  rispondendo 
con  un  si  o  no,  che  non  sono  che  la  manifestazione  dell'impo- 
sto convincimento  morale  il  quale  è  la  pura  espressione  della 
propria  intelligenza,  che  può  essere  ben  limitata  ed  incolta ,  il 
giurato  allora  giudica  all'  impulso  di  una  emozione  eccitata 
nelle  sue  tendenze ,  e  non  alla  guida  della  ragione  induttiva 
sola  calcolatrice  nel  ravvisare  la  verità;  ed  il  magistrato  chia- 
mato solo  a  formolar  quistioni ,  e  così  obbligato  a  piegare  il 
proprio  convincimento  forse  in  costui  più  retto  perchè  figlio  di 
una  intelligenza  istruita  ed  esperimentata ,  al  convincimento 
che  nei  giurati  è  effetto  più  dell'emozione  che  della  ragione 
educata ,  non  diventa  che  una  macchina  incaricata  a  far  scat- 
tare una  molla. 

Il  Mittermajer  nel  deplorare  il  danno  che  deriva  alla  legisla- 
zione quaiAdo  nelle  riforme  dei  codici  non  si  tiene  dietro  ai 
progressi  delle  scienze  mediche,  dichiara  erronea  la  legge  che 
■  estende  l'applicazione  del  principio  del  convincimento  morale 
sino  a  porre  da  parte  i  mezzi  che  la  medicina  può  rendere  retta 


—  43  — 

e  cauta  la  conoscenza  dei  fatti  (1).  Ed  il  giureconsulto  Pelle- 
grini con  argomenti  logici  espone,  che  il  giudice  ubbidendo  ad 
una  convinzione  morale  e  quindi  indefinita  ed  astratta,  è  facile 
c'adere  nel  fantastico,  nel  capriccioso,  nell'arbitrario, nel  tiran- 
nico, dal  quale  non  può  uscire  che  per  mezzo  di  osservazioni 
di  dottrine  che  non  dovrebbero  essere  a  lui  ignote  (2). 

Uno  dei  fatti  dolorosi  che  prova  quanto  sia  fatale  l' igno- 
ranza del  giudice  di  certe  nozioni  indispensabili  per  valutare 
gli  atti  umani,  è  la  condanna  di  uno  immenso  numero  di  pazzi 
che  sono  andati  e  vanno  a  popolare  i  manicomii  e  ad  insan- 
guinare il  patibolo. 

Riferisce  il  Wingtrinier,  in  uu  suo  recente  scritto,  che  di 
82  condannati  senza  o  contro  il  parere  dei  medici ,  6  lo  furono 
per  delitti  criminali;  e  di  questi  uno  dopo  di  essere  stato  pazzo 
in  galera  rimase  stupido;  un  altro  restò  pazzo  a  Brest;  il  terzo 
si  uccise  ;  il  quarto  morì  in  un  manicomio  ;  il  quinto  discese 
all'ultimo  grado  di  demenza;  il  sesto  non  ebbe  tempo  a  chia- 
rirsi che  venne  tosto  giustiziato.  Gli  altri  76  vennero  condan- 
nati a  pene  correzionali;  e  di  questi ,  36  doverono  trasportarsi 
dalle  prigioni  ai  manicomii,  uno  morì  in  breve,  e  la  maggior 
parte  degli  altri  espiò  la  pena  trai  pazzi  (3). 

Il  giureconsulto  Fitzroy  Kelly,  divenuto  poi  giudice  della 
corona,  nel  1864  in  un  grande  meeting  che  aveva  convocato  a 
Londra  ,  proclamò  che  durante  gli  ultimi  64  anni  erano  stati 
appiccati  60  alienati.  Ed  alla  medesima  epoca  il  dottor  Mad- 
den  dimostrò  che  undici  alienati  furono  condannati  a  morte  , 
dei  quali  otto  vennero  giustiziati,  e  tre  graziati  ma  reclusi  (4). 

Nel  manicomio  di  Aversa  ho  sempre  rinvenuto  per  ogni 
100  pazzi  6  ad  8  detenuti,  dei  quali  varii  vi  espiavano  la  pena. 

(1)  MiTTEBMAJER,  Die  Nachtheile  der  Vernuchtassingung  des  stu- 
diums,  ecc. 

(2)  Lettera  al  dot.  Crescimbeni  sul  Comentario  ,  L'uomo  e  i  Codici  ; 
1861. 

(3)  Ann.  d' hyg.  et  de  méd.  leg,  t.  XLVIII ,  pag.  369,  et  t.  XLIX, 
pag.  138. 

(4)  Maddan,  Snr  V  alie'nation  mentale  et  la  responsabilité  criminelle 
des  insense's ,  p.  13  et  17.  Londres,  1864. 


Il  giudice  istruttore  adunque  ed  il  giurato  errano  non  illu- 
minati dalle  scienze  mediche  e  naturali;  per  lo  che  è  nel  potere 
del  medico  di  spandere  questa  istruzione ,  per  la  ragione  che 
rendere  le  nozioni  della  medicina  legale  comuni  come  lo  sono 
le  cose  che  ne  formano  il  soggetto ,  è  il  più  eccellente  mezzo 
di  ottenere  dal  legislatore ,  dal  giurisperito ,  dal  giudice  le  di- 
sposizioni più  atte  alla  formazione  delle  leggi,  ed  alla  esatta 
amministrazione  della  giustizia.  Solo  in  fine  con  conoscenze 
siffatte  si  può  giungere  a  comprendere  la  mostruosità  di  quello 
assassinio  giuridico  che  si  appella  pena  di  morte. 

Valutata  quindi  l' importanza  della  medicina  legale  per  la 
conservazione  dell'onore  ,  delle  fortune  e  della  vita  dei  citta- 
dini ,  non  che  per  la  formazione  delle  leggi  e  per  l' esercizio 
equo  e  retto  della  giustizia,  non  resta  per  raggiungere  tali  cose 
che  a  notare  le  prerogative  che  debbono  ricercare  i  magistrati 
nelle  dottrine  da  cui  essi  cercano  rischiarimenti. 

Da  ciò  sorge  chiara  la  conseguenza  che  per  ottenere  l' uti- 
le scopo  della  istruzione  della  medicina  legale  fa  d' uopo  asse- 
gnare a  questi  studii  una  direzione  opportuna  per  cui  possa 
rendersi  facile  la  nozione  dei  rapporti  che  tener  debbe  la  legge 
con  la  medicina.   Rapporti  siffatti  non  possono  ravvisarsi  e 
valutarsi  che  stabilendo  un  ordine  progressivo  nell' appren- 
dere quelle  dottrine  che  spiegano  lo  svolgimento  e  l'eserci- 
zio delle  facoltà  dell'uomo  nello  stato  normale  per  poterne 
ravvisare  e  calcolare  l'abuso  e  le  conseguenze  morali  e  ma- 
teriali nei  danni  dell'  individuo  e  della  società.  Per  la  qual 
cosa  quando  il  legislatore  il  giurisperito  ed  il  magistrato  sa- 
pranno che  tutti  gli  atti  umani  sono  per  loro  essenza  sotto- 
posti alle  condizioni  della  materia  organizzata,  ricercheranno 
non  solo  nei  motivi  esterni  le  cagioni  che  possono  spingere 
alle  determinazioni  criminose,   ma  più  negli  interni  motivi 
cioè  in  certe  condizioni  interiori  le  cause  che  trascinano  a 
delinquere;  e  quando  sapranno  che  la  capacità  o  incapacità 
civile  ha  la  stessa  origine  nella  normale  o  modificata  orga- 
nizzazione; e   che  l'origine  dei  diritti  è  nell'esercizio  retto 
delle  tendenze,  e  quella  dei  doveri  nell'  esercizio  dei  sentimenti 
morali  ;  e  che  le  facoltà  intellettuali  a  cui  si  appartiene  solo 
la  sorgente  dello  idee,  e  dei  giudizii  e  dei  suoi  attributi,  non 


(  ■' 


—  45  — 

che  dair  analisi  e  della  sintesi  nello  svolgimento  dei  giudizii, 
della  volontà,  e  del  libero  arbitrio  e  della  libertà  morale,  sono 
pure  soggette  alle  condizioni  della  organizzazione;  faranno 
essi  allora  degli  esatti  confronti  e  calcoleranno  il  valore  delle 
azioni  umane  e  delle  loro  conseguenze. 

Quindi  l'ordine  della  istruzione  delle  materie  medico-le- 
gali per  farne  raggiungere  lo  scopo  utile,  è  facile  e  chiaro. 
In  prima  è  indispensabile  per  questo  la  conoscenza  della  strut- 
tura del  corpo  umano  nella  diversa  organizzazione  degli  ap- 
parecchi e  della  loro  situazione  topografica.  Questi  apparec- 
chi ,  sebbene  sieno  distinti  in  quelli    addetti  alla  vita  fìsica 
,   ed  in  quelli  addetti  alla  vita  intellettuale,  morale  ed  istintiva,         '  - 
)  hanno  tali  rapporti  e  relazioni  tra  loro  da  poterne  compren- 
1   dere  l'unità  del  fine  a  cui  tendono  e  sono  destinate  quelle 
varie  e  singolari  funzioni.  Ecco  come  la  fisiologia  o  dottrina 
delle  normali  funzioni  di  questi  varii  e  distinti  organi  bisogna 
che  sia  conosciuta;  senza  di  cui  è  impossibile  il  valutare 
quel  confronto  che  deve  farsi  per  ravvisare  lo  stato  ed  il  gra- 
do di  queste  funzioni  in  abuso  o  nelle  condizioni  di  morbo , 
nelle  quali  ultime  versa  la  patologia. 

Le  conoscenze  di  chimica  legale  sono  ancora  necessarie, 
'  almeno  di  quella  parte  di  chimica  eh'  è  in  rapporto  coi  feno- 
meni morbosi  delle  funzioni  degli  organi.  I  veleni  sì  per  la 
loro  natura  che  per  la  reazione  dell'  organismo  hanno  la  loro 
]  specifica  azione  sui  porticolari  apparecchi  atti  a  risentirne 
la  mortifera  influenza.  Per  es.  il  cercello  e  specialmente  il 
cervelletto  si  modifica  morbosamente  all'  azione  dell'  oppio  e 
suoi  preparati,  il  midollo  spinale  a  quella  della  stricnina,  lo 
stomaco  e  le  intestina  alla  presenza  delle  sostanze  corro- 
sive ecc.;  così  che  la  specialilà  dei  fenomeni  morbosi  pro- 
dotti da  particolari  avvelenamenti  è  d'uopo  che  sia  conosciuta 
per  potere  ravvisare  e  valutare  meglio  la  natura  e  il  grado 
dell'azione  letale  del  veleno  rinvenuto  dall'analisi  chimica  a 
fronte  delle  circostanze  che  potevano  rendere  più  o  meno  ener- 
gica la  reazione  degli  organi. 

Noi  con  tutta  accuratezza  indicheremo  i  fenom.Qni  distìnti 
prodotti  neir  organismo  della  specifica  azione  dei  veleni,  che  i 
giovani  istrutti  delle  nozioni  chimiche,  meglio  apprezzeranno. 


—  46  — 

L'ordine  adunque  che  noi  daremo  a  questo  corso  di  le- 
zioni sarà  quello  di  esporre  in  prima  le  nozioni  preliminari 
che  sono  indispensabili  per  intendere  e  risolvere  le  innume- 
revoli questioni  medico-legali.  Così  che  faremo  precedere  una 
rapida  ma  facile  esposizione  di  anatomia  topografica  e  fisiolo- 
gica degli  organi  del  corpo  umano,  e  quindi  di  patologia  me- 
dica e  chirurgica;  e  tutto  sottoposto  ad  una  induzione  logica 
per  svolgere  in  ordine  progressivo  tutte  le  questioni  che  ri- 
guardano r  uomo  come  ente  morale  custode  dei  suoi  diritti ,  e 
come  essere  materiale  in  cui  è  riposta  la  vita  fisica,  soggetta 
alle  offese  fino  a  divenire  estinta. 

Dando  perciò  agli  studii  della  medicina  legale  una  espo- 
*"  ^sizione  logica  secondo  la  natura  dell'uomo  come  ente  intellet- 
tuale e  morale  e  come  essere  fisico  per  potere  intendere  e  cal- 
colare r  origine  ed  il  valore  dei  suoi  atti ,  e  di  riconoscere  la 
natura  e  le  conseguenze  di  questi  atti  nell'  uomo  fisico  ;  mezzo 
splendido  e  induttivo  per  rendere  veggenti  ed  eque  le  leggi 
che  tutelano  i  diritti ,  la  proprietà ,  la  vita  e  l' onore  dei  citta- 
dini ,  ed  opportuno  ed  inviolato  l' esercizio  della  giustizia  ;  la 
giurisprudenza  ed  i  codici  cosi  illuminati  non  saranno  più 
soggetti  a  vaghe  e  contrarie  interpetrazìoni  ;  il  giurisperito  ed 
il  magistrato  nell'amministrazione  delle  leggi  sapranno  far 
divenire  le  pene  correttive  ed  emendatrici ,  e  l' innocenza  più 
certa  e  sicura  della  loro  tutela. 
, .  La  parte  più  importante  ed  estesa  della  medicina  forense, 
'  ma  più  trascurata  e  non  conosciuta  affatto ,  è  la  medicina  le- 
gale degli  alienati.  La  legge  crede  ch'è  pazzo  chi  ha  incoerenza 
d' idee ,  non  ragiona ,  non  ha  memoria ,  non  coscienza ,  cioè 
che  sia  un  automa;  ma  la  scienza  e  l'esperienza  han  fatto  co- 
noscere, che  si  può  avere  coerenza  d'idee,  giudizii  esatti,  me- 
moria, coscienza  ed  essere  pazzo,  perchè  per  lo  più  la  pazzia 
consiste  negli  atti  strani  e  non  negli  sragionamenti.  Or  il  pe- 
rito che  su  questi  logici  principii  fonda  il  suo  parere  urta  nel 
precetto  falso  della  legge  e  nel  convincimento  morale  del  giu- 
dice che  certo  ignaro  di  taU  conoscenze  non  sa  ravvisare  per 
guida  e  lume  che  la  funesta  imposizione  della  legge.  Nell'anno 
passato  esponemmo  ai  giovani  medici  un  corso  speciale  di 
medicina  legale  degli  aUenati;  ora  in  queste  lezioni  ne  forme- 


—  47  — 

remo  la  parte  principalo  conoscendone  l'importanza  pei  gio- 
vani avviati  allo  studio  delle  leggi. 

Signori,  in  questo  troppo  sterile  preliminare  non  vogliate 
credere  che  noi  avessimo  fatto  un  programma  del  corso  di  le- 
zioni che  anderemo  a  dare  in  questo  Ateneo.  Non  è  che  un 
sommario  troppo  breve  di  un  ordine  da  darsi  agli  studii  della 
medicina  legale,  per  potere  ravvisare  le  difficili  ed  interessanti 
questioni  che  anderemo  a  trattare.  Alle  vostre  menti  erudite  , 
o  giovani  studiosi,  non  indicheremo  altro  che  una  via  che  ab- 
biamo creduto  essere  la  più  breve  e  retta,  perchè,  sebbene  in- 
conscia, è  additata  dalla  natura  stessa  per  condurre  ad  una 
facile  conoscenza  della  medicina  legale  ,  la  quale  divenendo 
ancora  oggetto  degli  studii  della  gioventù  che  con  tanta  ala- 
crità e  sapienza  si  avvia  a  quelli  della  giurisprudenza  e  delle 
leggi ,  percorrerà  questa  gioventù  ,  ardente  di  sapienza  ,  più 
certa  ed  ardita  la  via  del  progresso  che  conduce  al  benessere 
della  umanità  ed  alla  soddisfazione  di  un  bisogno  di  giustizia, 
cui  tendono  incessantemente  la  società  ed  i  popoli. 

B.  MIRAGLIA. 


Ofj^O 


SUL  CRANIO  DI  ALESSANDRO  VOLTA  (^). 
CONSIDERAZIONI  FRENOLOGICHE 

(Il  doU.  B.  MiRAGLiA  al  dott.  T.  Rieou  a  Torino) 


Lei  organes  les  mieux  prononcés  ne  forment 
ni  les  bosses  des  boufFons  anti-organologi- 
sies  ni  des  proéminences  saillantes  corame 
un  oeuf,  cu  corame  un  poing. 

Gall,  Sur  les  fonctions  du  cerveau,  T.  3,  p.  222. 

Caro  Dottor  Riboli 

Ti  sarai  certamente  accorto  che  gli  avversarii  della  fisio- 
logia del  cervello  stanno  pettoruti  più  trai  medici  che  trai  cul- 
tori delle  altre  scienze,  perchè  trai  primi  l'antico  errore  di 
andare  ritrovando  in  immaginate  funzioni  in  massa  del  cer- 
vello o  pure  nelle  sue  parti  da  essi  prestabilite  le  facoltà 
astratte  della  mente ,  li  ha  deviati  di  andare  alla  ricerca  delle 
condizioni  materiali  per  cui  si  svolgono  ed  esercitano  le  diìTe- 
rentì  forze  fondamentali,  di  cui  gli  attributi  o  modi  di  essere 
sono  le  facoltà  astratte,  che  indarno  vorrebbero  subbiettiva- 
mente  localizzare.  Però  non  potendo  essi  negare  i  principii  ge- 
nerali che  stabiliscono  la  fisiologia  del  cervello  o  frenologia  , 
se  ne  servono  credendo  di  creare  e  svolgere  una  frenologia  a 
loro  modo;  infatti  costoro  che  l'avversano  misurano  e  pesano 
cervelU  per  adattarne  i  risultati  ai  proprii  concetti ,  e  ficcano 
da  per  ogni  dove  la  parola  wn^  (friìi),  pensando  così  di  opporli 
alle  verità  della  dottrina  di  Gall. 

In  vero  Esquirol  misurando  e  teste  e  cranii  cercò  di  fare 
a  Charenton  un  museo  di  cranii  di  pazzi  con  lo  scopo  di  op- 
porlo  alla  scienza  di  Gall,  senza  avvedersi  che  raccoglieva 

(1)  Questo  scritto  letto  nella  R.  Accademia  medico-chirurgica  di 
Napoli,  (  tornata  dei  14  settembre)  è  inserito  nel  resoconto  di  questo 
anno  1879. 


elementi  di  confermarla.  E  Spurzheim  ringraziò  Esquirol  di 
avergli  presentato  un  museo  frenologico  in  quella  raccolta. 

Questi  misuratori  e  pesatori  di  cranii  e  cervelli  si  servono 
neir  indicare  la  fisiologia  dell'  encefalo  del  termine  craniosco- 
pia e  craniologia;  sicché  credendo  clic  questa  rappresenti  la 
frenologia,  immaginano  farne  un'  arma  potente  contro  la  dot- 
trina quando  noni  ritrovano  nel  cranio  la  hossa  che  vogliono 
che  fosse  l'espressione  reale  della  facoltà. 

Qui  voglio  fermarmi  un  poco,  poiché  so  che  non  ti  annoj 
nel  ripetere  e  confermare  quello  che  tu  sai ,  ma  per  ripeterlo 
a  quelli  che  non  lo  sanno  ;  e  perchè  dovendo  in  questa  lettera 
dare  un  parere  sul  cranio  di  Alessandro  Volta  che  illustri  uo- 
mini han  creduto  presentare  come  una  prova  contro  la  dot- 
trina di  Gali ,  mentre  come  ti  farò  vedere ,  hanno  essi ,  senza 
accorgersene,  presentato  coi  loro  errori  una  splendida  prova 
in  favore  ;  é  indispensabile  ricordare  certi  precetti  onde  non 
cadere  in  errore  quando  si  vogliono  riconoscere  nel  cranio 
gli  indizii  anatomici  delle  facoltà  cerebrali ,  come  si  è  errato 
pel  cranio  di  Volta;  che  in  fine  non  può  rappresentare,  come 
non  rappresenta  in  generale ,  una  manifestazione  frenologica 
non  avendone  i  caratteri ,  sebbene  un  indizio  organico  della 
facoltà  predominante  della  sua  mente  come  le  depressioni  che 
accennano  alle  qualità  negative  apparissero  in  questo  cranio. 

È  indubitato  essere  legge  della  natura  che  in  tutto  la  po- 
tenza é  in  ragione  diretta  del  volume  e  della  massa.  La  fisio- 
logia del  cervello  dell'  uomo  e  degli  animali  ha  potuto  far  rav- 
visare quanto  questa  legge  si  manifesta  in  ogni  parte  del  si- 
stema nervoso;  sicché  ciò  stabilito  pel  cervello  e  per  ciascuna 
delle  sue  parti ,  cioè  che  il  volume  e  la  massa  più  o  meno 
grande  di  una  determinata  parte  cerebrale  è  segno  di  un'atti- 
tudine ad  una  più  o  meno  energica  propria  funzione  ,  non  vi 
ha  altro  mezzo  più  ragionevole  per  indicarla  che  per  la  parte 
del  cranio  che  vi  si  modella  divenendone  l'indizio  anatomico 
apparente.  La  cranioscojJia  o  craniologia  per  questo  suppone 
nozione  precisa  ed  induttiva  delle  funzioni  di  ciascuna  delle 
parti  cerebrali  ;  sicché  essa  non  rappresenta  che  la  topografia 
degli  organi  cerebrali  sottoposti  ;  in  somma  una  parte  della 
vasta  dottrina  fisiologica  dell'  encefalo. 

4 


^. 


—  50  — 

Laonde  se  la  localizzazione  delle  parti  cerebrali  è  indicata 
dal  luogo  corrispondente  sul  cranio ,  non  è  indispensabile  che 
vi  apparisca  in  un  rilievo  prominente  ;  per  lo  che  le  teste  nor- 
mali non  offrono  nulla  d'interessante  ,  se  non  che  quando  vi 
sia  pure  una  limitata  prominenza  più  o  meno  estesa  ancora  in 
larghezza  ,  che  può  valutarsi  dal  frenologo  sperimentato.  Gli 
avversarli  vogliono  vedere  in  ogni  cranio  una  grande  promi- 
nenza, che  ove  vi  apparisse,  vorrebbero  che  questa  fosse  la 
espressione  reale  di  una  facoltà  astratta  e  pure  di  un  vizio  da 
essi  immaginati,  e  non  l'indizio  di  un'attitudine  ad  una  fun- 
zione determinata  che  a  circostanze  eguali  si  svolge  più  ener- 
gica ed  attiva. 

Da  ciò  può  facilmente  desumersi  che  la  cranioscopia , 
parte  della  frenologia  tanto  piena  d' interessi ,  e  che  non  è 
quella  dei  suoi  avversarli,  non  è  cosi  facile  nell'  applicazione. 
É  indispensabile  averne  per  lungo  tempo  esperienza  per  po- 
tere con  esattezza  riconoscere  le  parti  sottoposte  del  cervel- 
lo. Si  crede  che  lo  aver  letto  un  libro  di  frenologia  ed  osser- 
vata una  testa  disegnata,  sia  sufficiente  per  potere  pronunziare 
un  giudizio  su  le  diverse  forme  della  testa  in  analogia  dei  ca- 
ratteri, delle  tendenze,  delle  attitudini,  dei  predo minii  delle  fa- 
coltà. Ecco  perchè  gii  avversarli ,  per  lo  più  non  organizzati 
per  apprendere  e  valutare  la  fisiologia  del  cervello  ,  rigettano 
a  torto  i  loro  errori ,  che  non  voglio  credere  maliziosi ,  su  la 
scienza  ed  i  suoi  cultori. 

Il  prof.  Lombroso  ha  fatto  un  diligente  ed  erudito  esame 
sul  cranio  di  Alessandro  Volta ,  aggiungendovi  alcune  osser- 
vazioni dei  commendatori  Cornaha  e  Verga,  e  che  ha  corredato 
di  due  tavole  litografiche  (1). 

Lo  scopo  di  questo  esame  pare  di  non  essere  stato  quello 
di  notare  i  rappresentanti  anatomici  del  cervello  sul  cranio , 
onde  dar  ragione  dell'  energiche  facoltà  predominanti  nella 
mente  di  Volta  ,  perchè  è  stato  indirizzato  a  tutto  quello  che 
non  riguarda  la  fisiologia  dell'encefalo,  mentre  questa  dottrina 
sarebbe  stata  a  quelle  osservazioni  una  grande  ausiliaria,  spe- 
li) Giornale  della  R.  Accademia  di  medicina  di  Torino  ,  fascicolo 
di  settembre  1878. 


—  51  — 

cialmente  nel  riconoscere  i  tipi  dei  cranii  nazionali  e  delle  di- 
verse razze  umane  (1).  In  vero  le  misure  del  volume  del  cra- 
nio del  Volta  vuol  paragonarsi  per  certe  condizioni  acciden- 
tali,    cioè  fronte  sfuggente,  saldatura  delle  suture,  ecc.  a 
quelle  di  grandi  uomini ,  come  se  fossero  indizii  delle  medesi- 
me attitudini  e  delle  medesime  qualità  scientifiche ,  per  esem. 
Dante,  Petrarca,  Donizetti,  Biron  ec;  mentre  ognun  sa  quanto 
questi  fossero  differenti  nelle  loro  tendenze,  nei  loro  caratteri, 
nelle  loro  facoltà,  nel  loro  genio.  Clie  vale  il  confronto  in  ge- 
nerale del  cranio  di  Volta  per  la  capacità  della  massa  cere- 
brale con  quella  di  Dante  quando  Volta  presenta  la  fronte  sfug- 
gente e  Dante  al  contrario  ampia  ed  estesa  ed  iti  direzione 
verticale  con  la  faccia ,  le  arcate  sopracigliari  dolcemente 
elevate,  i  seni  poco  sviluppati,  e  le  gobbe  frontali  più  spor- 
genti che  non  soglia  essere  comunemente  agli  altri  cranii  (2). 
Pare  adunque  che  in  altre  condizioni  anatomiche  della  forma 
del  cervello  rappresentata  da  quella  del  cranio  avrebbero  do- 
vuto ritrovarsi  le  ragioni  dello  speciale  talento ,  e  delle  diffe- 
renti attitudini  loro. 

1  confronti  tra  cranii  e  cranii  pel  volume  in  generale  non 
conducono  a  nulla ,  anzi  ad  errori  ;  ma  bisogna  farli  tra  le  di- 
verse parti  nel  medesimo  cranio  e  cervello ,  ed  anzi  insieme 
ricercare  le  proporzioni  relative  tra  il  volume  apparente  di 
ciascun  organo  con  la  sua  origine  per  ottenere  un  risultato  in- 
duttivo. Sicché  se  si  volesse  paragonare  in  generale  la  testa 
piccola  di  Voltaire  a  quella  voluminosa  di  Volta,  Voltaire  avreb- 
be dovuto  essere  un  mezzo  cretino  a  fronte  deir altro.  Ma  se  si 
facesse  un  confronto  relativo  dei  lobi  anteriori,  e  specialmente 

(1)  Nel  mio  Trattato  di  Frenologia  ho  accennato  i  modi  di  ravvi- 
sare per  mezzo  dei  principii  della  fisiologia  del  cervello  i  tipi  delle  teste 
delle  diverse  razze  umane  e  dei  cranii  nazionali.  Il  Garbiglietti  ne  fece 
un  largo  sunto  che  pubblicò  nel  Giornale  della  Reale  Accademia  di  me- 
dicina di  Torino  (n.  2del  1869),  credendolo  importante,  per  essersi 
quell'Accademia  fatta  iniziatrice  di  un  museo  di  Craniologia  Etnologica 
e  del  quale  è  già  l'illustre  Garbiglietti  il  direttore.  Ed  ora  ognuno  sa 
quanto  quel  Museo  sia  [stato  aumentato  di  teste  frenologiche ,  special- 
mente di  delinquenti  e  carnefici. 

(2)  Nicolucciy  lì  cranio  di  Dante. 


—  52  — 

nella  regione  superiore,  del  cervello  di  Voltaire  a  quelli  di  Vol- 
ta, tenuto  conto  delle  altre  parti  del  cranio,  spiccherebbe  subi- 
to la  differenza  di  una  superiorità  di  forze  intellettuali  del  pri- 
mo sul  secondo;  ma  di  più  calcolando  nel  suo  medesimo  cer- 
vello il  volume  dei  lobi  anteriori  quasi  il  doppio  dei  posteriori, 
ciò  che  non  è  nel  Volta  anzi  forse  l' opposto ,  apparisce  chiaro 
la  ragione  della  grande  energia  delle  potenze  superiori  e  del 
genio  speciale.  Neil' aprire  la  testa  di  Madama  di  Stael  morta 
nel  1817  gli  anatomisti  restarono  sorpresi  nel  vedere  sì  enormi 
di  volume  i  lobi  anteriori  a  fronte  del  resto  del  cervello,' da  dare 
a  questo  in  generale  l'aspetto  di  una  gran  massa. 

I  lavori  interessanti  dei  prof.  Lombroso ,  Verga  ed  altri 
distinti,  su  gli  studii  etnologici  sarebbero  meno  incerti  e  vaghi 
confortati  dalle  considerazioni  veramente  frenologiche  ;  ma 
disgraziatamente  sono  tali  applicazioni  da  questi  illustri  re- 
spinte, mentre  pure  le  osservazioni  loro  potrebbero  essere  a 
vicenda  di  grande  aiuto  al  progresso  di  una  dottrina  si  nobil- 
mente antropologica  e  sociale.  Intanto  il  prof.  Verga,  che  in  un 
suo  lavoro  spiegando  i  fenomeni  morbosi  dell'istinto  distrut- 
tore, e  quelli  dell'istinto  venereo,  cioè  di  alcune  circonvoluzioni 
del  lobo  medio  sopra  l'orecchio,  e  del  lobo  medio  del  cervel- 
letto, applica  le  conoscenze  frenologiche  ,  disse  avere  oggidì 
i  filosofi  fatto  pace  coi  frenologi  (1);  ed  il  prof.  Cornalia  diret- 
tore del  Museo  civico  di  Milano  in  cui  è  una  splendida  sezione 
frenologica ,  furono  ultimamente  commissarii ,  che  rapporta- 
rono concedersi  il  premio  Fossati  di  lire  2000  ad  un  tema  fre- 
nologico svolto  dal  Lussana  prof,  di  Fisiologia  neh'  Università 
di  Padova.  Ciò  che  mi  fa  supporre,  ove  non  abbiano  cambiato 
convincimenti ,  di  non  aver  fatto  caso  su  le  osservazioni  con- 
trarie del  prof.  Lombroso. 

Pare  adunque  che  il  prof.  Lombroso  nel  gettare  qua  e  la 
qualche  proposizione  avverso  la  frenologia ,  ha  fatto  senza 
avvedersene  un  certo  esame  frenologico  su  la  testa  di  Volta  ; 
imperocché  nota  su  quel  cranio  alcuni  indizii  anatomici  che 
spiegano  l' energia  delle  facoltà  a  questi  attribuite  dai  frenolo- 

(1)  V.  Rendiconti  del  R.  Istituto  Lombardo ,  voi.  IV ,  fase.  2";  e  le 
mie  osservazioni  negli  Annali  frenopatici  italiani ,  voi.  V,  p.  105  e  seg. 


~  53  — 

gì,  mentre  egli  ha  creduto  darcene  altre.  Cioè  ha  indicato  l'or- 
gano vero  che  ha  distinto  il  talento  di  Volta ,  attribuendogli  la 
qualità  che  i  frenologi  danno  ad  un  altro  organo  differente. 
Errore  proprio  che  si  ha  torto  di  attribuire  alla  scienza.  Se  si 
avesse  avuto  la  pazienza  di  trarre  un  cenno  della  vita  e  degli 
studii  del  Volta ,  per  andare  in  cerca  delle  ragioni  anatomiche 
stabilite  dai  frenologi ,  come  indizii  dei  talenti ,  delle  attitudini 
e  delle  facoltà,  si  sarebbero  facilmente  rinvenuti  in  quel  cranio 
gli  argomenti  che  spiegano  non  solamente  le  qualità  energiche 
che  distinsero  il  Volta ,  ma  ancora  le  qualità  negative  che  non 
fecero  elevare  a  genio  un  sempKce  e  limitato  sì  ma  immensa- 
mente utile  e  causa  di  grandi  scoverte,  talento  meccanico. 

Da  questo  erudito  lavoro  da  cui  il  Lombroso  conchiude 
avvicinarsi  il  cranio  di  Volta  al  tipo  comasco,  ma  più  assai  al 
romano,  ne  argomenta  pure  l'intelligenza  essenzialmente  ana- 
litica, senza  però  dire  su  quale  facoltà  predominante  era  diret- 
ta questa  analitica  intelligenza. 

Ma  io  non  voglio  andare  oltre.  La  memoria  del  Lombroso 
è  corredata  di  due  tavole  litografiche  che  indicano  di  gran- 
dezza naturale  il  cranio  di  Volta  veduto  dal  lato  sinistro  e  dal- 
le parte  superiore;  e  sarebbe  stato  molto  importante  se  vi  fos- 
se stata  rappresentata  la  parte  di  fronte.  Le  figure  che  qui  ap- 
presso ho  intercalate  ne  rappresentano  il  quinto  del  volume. 

Nota  adunque  il  Lombroso  a  pag.  194  :  «  faceva  contrasto 
»  a  questa  levigatezza  delle  ossa  craniche,  il  grande  sviluppo 
»  degli  archi  sopracigliari. 

E  più  appresso:  —  «  il  cranio  mostrava  un  rigonfiamento 
)>  in  corrispondenza  del  centro  della  lamina  squamosa  del  tem- 
»  porale  tanto  più  notevole ,  perchè  minimo  vi  era  lo  spessore 
»  (di  2  mill.).  » 

A  pag.  95:  — Nel  temporale  è  sensibile  la  depressione  so- 
»  pra-mastoidea.  » 

Ivi  :  —  «  L'orlo  esterno  delle  orbite  molto  saliente;  e  le  or- 
))  bite  quadrangolari  molto  distantì  fra  loro.  » 

A  pag.  208  in  fine  aggiunge:  —  «  Non  si  può  oggidì  fermar- 
si sulle  credenze  frenologiche  ;  ma  per  chi  vi  badasse  gioverà 
»  sapere  come  nessun  punto  del  cranio  di  Volta  sporgesse 
»  notevolmente  ,  tranne  quella  porzione  del  temporale  dove 


_  54  -- 

»  quegli  ideologi  della  fisiologia  del  cervello  collocherebbero 
»  l'acquisività  e  altri  l'istinto  del  furto  e  della  rissa,  eppure  il 
»  Volta  era  modello  di  dolcezza,  di  modestia  e  di  animo  ge- 
»  neroso.  » 

Quanto  avrei  desiderato  che  l'illustre  Lombroso  prima  di 
vergar  queste  righe  avesse  dato  una  occhiata  alla  grande  opera 
anatomica  corredata  di  cento  tavole  ed  ai  sei  volumi  su  le 
funzioni  del  cervello,  tutti  immortali  lavori  di  Gali,  ed  a  quelli 
di  Spurzheìm,  Demangeon,  Combe,  Brussais,  Fossati  e  tanti 
altri ,  perchè  avrebbe  ricordato  che  i  frenologi  non  sono  ideo- 
logi come  egli  li  appella  ripetendo  la  famosa  parola  idéolo- 
gues  di  Napoleone  primo,  e  che  non  mai  i  frenologi  han  collo- 
cato Vacquisività  sull'osso  temporale,  né  v'è  frenologo  il  più 
superficiale  che  parli  del  furto  come  qualità  primitiva  istintiva 
se  lo  nota  come  la  manifestazione  più  energica  ed  in  abuso 
dell' acquisività;  né  nell'osso  temporale  anzi  nel  medesimo  or- 
gano han  situato  l'istinto  della  propria  difesa  che  gli  antifre- 
nologi dicono  della  rissa  senza  sapere  che  questa  non  può  es- 
sere che  l'esercizio  in  abuso  e  vizioso  di  una  qualità  fonda- 
mentale; oltre  a  che  un  organo  non  può  essere  addetto  a  due 
o  più  funzioni  di  qualità  distinte,  anzi  sovente  contrarie  tra 
loro. 

Pare  che  ciò  sia  una  ripetizione  delle  viete  ed  antiche  op- 
posizioni fatte  alla  dottrina  di  Gali,  e  che  il  riprodurle  ora  sotto 
tanto  lume  di  progresso  fa  torto  agli  uomini  non  alla  scienza , 
e  tanto  più  quando  a  questa  vogliono  attribuirsi  i  proprii  errori. 

Vengo  adunque  all'  esame  del  cranio  di  Volta  ,  che  qui , 
come  dissi  ho  riprodotto  sulle  figure  del  Lombroso  pel  quinto 
della  grandezza  naturale  ,  ed  al  quale  ho  aggiunti  alcuni  nu- 
meri che  indicano  la  localizzazione  dei  frenologi. 

Nella  parte  anteriore  del  cranio  nota  il  Lombroso  il  grande 
sviluppo  degli  archi  sojDracigliari  fare  cantrasto  con  la  levi- 
gatessa  delle  ossa  craniche.  Io  che  non  saprei  a  che  condur- 
rebbe questo  contrasto,  osservo  che  il  grande  sviluppo  e  spor- 
genza degli  archi  sopracigliari  sono  indizio  di  voluminose  cir- 
convoluzioni della  parte  inferiore  dei  lobi  addetti  a  molte  fa- 
coltà percettive  per  mezzo  delle  quali  si  ha  conoscenza  della 
esistenza,  delle  qualità  e  delle  relazioni  degli  oggetti  esterni. 


—  55  — 

La  vieta  opposizione  che  potrebbe  ripetersi  si  è  l'intraporsi 
del  seno  frontale  tra  le  circonvoluzioni  e  la  lamina  ossea.  Il 
seno  frontale  certamente  è  da  valutarsi  sia  grande  o  piccola  la 
sporgenza  dell'  arco  sopracigliare  ;  ma  deve  sapersi  che  molte 
di  quelle  circonvoluzioni  poggiando  sulla  lamina  interna  supe- 
riore e  posteriore  dell'orbita,  sotto  ed  in  dietro  del  detto  seno 
si  mostrano  nel  loro  volume  in  sporgenze  sotto  l' arco  produ- 
cendo all'occhio  una  situazione  particolare  (1).  Le  altre  circon- 
voluzioni si  mostrano  nella  regione  sopra  il  seno  frontale  che 
spesso  può  essere  piccolo  o  mancare  affatto.  Ma  quel  che  inte- 
ressa e  conferma  quello  che  ho  detto  si  è ,  1'  orlo  esterno 
dell'  orbite  molto  saliente ,  e  le  orbite  quadrangolari  molto 
distanti  tra  loro. 

Io  mi  fermo  solo  a  questa  grande  distanza  notata  tra  le 
orbite  quadrangolari  che  nel  cranio  di  Volta  è  indizio  di  svi- 
luppo non  ordinario  dell'organo  deWindividualitàdeì  frenologi, 
facoltà  percettiva  che  considera  l'oggetto  come  pura  esistenza, 
ed  individualizza  e  classifica;  ed  ancora  dell'  organo  dell'  even- 
tualità nella  circonvoluzione  al  di  sopra  della  prima  ,  e  di  cui 
lo  scopo  è  di  cercare  e  conoscere  gli  usi  ed  i  fenomeni  attivi 
delle  cose.  Questa  disposizione  appare  adunque  manifesta  ne- 
gli indizii  anatomici  del  cranio  di  Volta,  la  quale  combinata  ad 
alcune  altre  facoltà  percettive,  ed  a  qualche  istinto  come  a 
quello  del  senso  della  meccanica  conduce  all'  osservazione  ed 
ispira  il  gusto  di  speciali  ricerche  fecondate  dallo  scopo  del- 
l' applicazione  di  questa  ultima  facoltà. 

Ma  queste  facoltà  combinate  in  esercizio  non  fecondate  da 
energiche  facoltà  superiori  o  riflessive,  cioè  da  quella  del  pa- 
ragone che  dà  la  sintesi  e  da  quella  della  causalità  che  dà  Va- 
nalisi,  si  limitano  ai  prodotti  delle  loro  funzioni  senza  potersi 
elevare  all'  applicazione  progressiva.  Ciò  è  avvenuto  al  talento 
di  Volta.  In  vero  la  fronte  sfuggente  ossia  con  una  inclinazio- 
ne che  comincia  troppo  presto  cioè  appena  un  pollice  sopra  la 
radice  del  naso,  o  in  altre  espressioni  appena  dopo  il  termine 
della  regione  inferiore  frontale  sede  dalle  facoltà  percettive,  dà 
segno  evidente  di  predominio  di  queste  ultime  sulle  facoltà  ri- 
li)  Miraglia.  Trattato  di  Frenologia,  voi.  1«,  p.  49,  SO,  289,  294, 
297,  306,  348,  ecc. 


—  56  ~ 

flessive  che  han  sede  nella  regione  anteriore- superiore  della 
fronte  ossia  immediatamente,  come  ho  detto,  sopra  le  prime. 
Chi  si  porta  ad  osservare  la  testa  di  Dante,  di  Voltaire,  di  Kant, 
di  Gali,  di  Cartesio,  di  Fictè,  e  di  tanti  altri  filosofi,  scorgerà 
subito  quanto  la  regione  anteriore-superiore  dell'  osso  frontale 
non  solo  scende  perpendicolare  su  la  regione  inferiore  ma  è 
relativamente  elevata,  larga  e  sporgente  in  avanti. 

Questa  inclinazione  ascendente  dell'osso  frontale  in  Volta, 
diminuisce  un  pollice  prima  che  si  unisca  al  bordo  anteriore 
delle  ossa  parietali,  sicché  verso  la  fontanella  dei  fanciulli  una 
sporgenza  notabile  si  scorge.  Ivi  ha  sede  il  duplice  organo  di 
uno  dei  più  beUi  sentimenti,  cioè  della  henevolensa ,  o  spirito 
di  carità,  di  bontà  che  sono  la  manifestazione  più  energia  del 
senso  morale. 

Si  scorge  seguitando  la  hnea  mediana  1'  organo  della  ve- 
nerazione sufficientemente  sviluppato.  Questo  sentimento  di« 
spone  al  rispetto  delle  cose  buone,  delle  cose  antiche  e  degli 
ingegni  elevati,,  e  che  non  sorretto  da  energiche  facoltà  supe- 
riori, e  specialmente  dal  sentimento  dello  spirito  d' indipen- 
denza 0  stima  di  sé  ,  l' individuo  si  prostra  al  primo  che  gli 
pone  il  piede  sul  collo.  In  seguito,  la  linea  comincia  a  decli- 
nare in  modo  che  gli  indizii  organici  delle  circonvoluzioni  sot- 
toposte addette  alla  manifestazione  dei  belli  sentimenti  della 
fermezza  di  carattere,  e  della  stima  di  sé  che  si  lega  allo  spi- 
rito d' indipendenza,  e  dell'  amore  di  approvazione  che  dà  il  de- 
siderio dell'altrui  stima,  si  presentano  poco  sviluppati.  Orga- 
nizzazione siffatta  della  regione  superiore  della  testa  con  appa- 
renza di  sentimenti  attivi  ed  altri  negativi  han  prodotto  in  Volta 
l'indole  dolce,  benigna,  modesta,  e  di  carattere  umile  e  docile. 

E  così  il  Lombroso  dopo  di  aver  notato  in  quel  cranio  un 
rigonfiamento  notevole  in  corrispondenza  del  centro  della  la- 
mina squamosa  del  temporale  (forse  da  intendersi  verso  la  su- 
tura squamosa  col  parietale  )  e  dopo  di  aver  segnato  una  de- 
pressione sensibile  nella  regione  sopramastoidea,  nessun  al- 
tro punto  vi  trova  sporgente.  Ora  immaginando  egli  che  i  fre- 
nologi riponessero  in  questa  regione  sporgente  del  temporale 
r  acquisività,  l' imaginato  istinto  del  furto  e  della  rissa ,  vi 
oppone  il  carattere  dolce,  modesto  e  generoso  del  Volta. 


—  57  — 

Ma  questa  depressione  sopramastoidea  e  la  elevatezza 
della  parte  sincipitale  anteriore  del  cranio  ,  spiegano  il  carat- 
tere del  Volta,  come  la  sporgenza  della  regione  anteriore  delle 
tempie  e  soproribitale  della  fronte,  il  talento  che  lo  ha  distin- 
to; quando  di  più  si  considera  che  i  frenologi  non  han  mai  col- 
locato r  acquisività  o  1'  organo  del  furto  degli  antiorganologi- 
sti  ed  insieme  l' istinto  della  propria  difesa  che  questi  dicono 
della  rissa,  nell'osso  temporale  ed  anzi  nel  medesimo  luogo. 
Nella  suddetta  prominenza  che  occupa  le  tempie  adunque 
i  frenologi  han  riposto  il  senso  della  meccanica^  in  Volta  molto 
sviluppato;  e  l'istinto  della  propria  difesa  nella  regione  sopra- 
mastoidea, in  lui  depresso. 

L'  organo  dell'  acquisività  si  rappresenta  non  nel  tempo- 
rale ma  nella  regione  anteriore -inferiore  del  parietale;  e  nel 
cranio  di  Volta  è  depresso  sensibilmente.  Quando  quest'organo 
è  sviluppato,  ivi  il  diametro  della  testa  è  largo. 

Ma  io  credo  di  correre  subito  al  fatto  onde  illustri  uomini 
che  appellano  credenza  ima  dottrina  positiva  fondata  sulle 
esperienze,  non  sieno  facili  a  deturparla  attribuendole  sbagli 
si  grossolani. 

Figura  1. 

Cranio  di  Alessandro  Volta. 


I.-8 


Questa  duphce  figura  1,  indica  il  cranio  di  Volta;  ed  i  nu- 
meri gì'  indizi!  degli  organi  stabiliti  dai  frenologi,  cioè  il  n.  8 
V acquisività,  il  n.  9  la  costruttività  che  produce  il  senso  della 


—  58  — 

meccanica,  ed  il  n.  5  la  combattività  o  istinto  della  propria 
difesa   e  della  proprietà. 

Figura  2. 
Cranio  di  una  ladra. 


/{ 

8^^^ 


^^r 


W 


c!l'à^.- 


La  figura  2.  rappresenta  il  cranio  di  una  celebre  ladra 
morta  nelle  prigioni  di  Graez,  che  fa  parte  del  Museo  di  Gali, 
e  che  si  trova  così  disegnato  di  grandezza  naturale  nel  suo 
grande  atlante,  PI.  XXVII. 

L'  enorme  larghezzza  tra  le  acquisività,  n.  8.,  indica  l' in- 
corrigibilità  di  questa  ladra. 

Figura  3. 
Cranio  del  sicario  Michele  Sorbo. 


idi V 


La  figura  3.  rappresenta  il  cranio  di  un  famoso  audace  si- 
cario Michele  Sorbo  giustiziato  in  Napoli  nel  1800,  che  donai  al 


—  59  — 

museo  anatomico  di  questa  R  Università  e  che  traggo  dalla 
mia  memoria  su  la  celebre  Giuditta  Guastamacchia.  Fra  gli 
organi  mostruosi  di  questo  cranio  spiccano  molto  prominenti 
gli  organi  gemelli  della  combattimtàj  tra  i  quali  la  distanza 
dietro  le  orecchie  è  sì  straordinaria  da  dare  a  questa  parte 
del  cranio  una  forma  singolare  (1). 

Ho  scelto  queste  due  teste,  flg.  2  e  3,  onde  messe  in  con- 
trasto relativo  colla  figura  1.  del  cranio  di  Volta  si  scorga 
che  il  segno  anatomico  dell'  acquisività,  n.  8,  e  quello  della 
combattività,  num.  5,  in  Volta  sono  depressi  per  quanto  sono 
mostruosi  nei  cranii  di  questi  malvagi  ;  e  che  Y  indizio  or- 
ganico prominente  nella  parte  anteriore  dell'  osso  temporale, 
perchè  la  circonvoluzione  parte  dietro  le  grandi  circonvolu- 
zioni del  labo  medio,  e  che  si  estende  fino  al  -frontale,  n.  9, 
non  è  quello  dell'  acquisività,  ma  bensì  quello!  della  mecca- 
nica che  coadiuvato  da  energiche  e  speciali  facoltà  percet- 
tive spiega  il  talento  di  Volta. 

Gali  adunque  ripone  V  organo  deli'  acquisioità  non  nel^ 
r  osso  temporale,  ma  nella  «  jjrominenza  che  si  estende  dal- 
»  r  angolo  inferiore -esteriore  dei  parietali  sino  al  bordo 
»  esterno  dell'arco  superiore  dell'  orbita  »  (2).  (Si  vegga  n.  8 
delle  figure.  ) 

Dice  il  Fossati ,  collega  di  Gali  :  «  L'  organo  della  ten- 
))  denza  alla  proprietà  è  situato  all'  angolo  anteriore  del  pa- 
»  rietale;  ed  è  segnato  su  la  figura  dal  numero  8.  »  (3). 

Ho  notato  in  una  mia  opera  :  «  —  La  circonvoluzione 
»  che  corrisponde  all'angolo  anteriore-inferiore  dei  parietali 
»  esprimendosi  esternamente  in  una  prominenza  allungata 
»  sino  al  bordo  esterno  dell'  arco  superiore  dell'  orbita  ,  è 
»  l'organo  dell'  acquisività  (  n.  8  delle  figure  ).  La  testa  è 
»  molto  larga  in  questa  regione  in  tutt'  i  ladri  incorrigibili 
»  (  fig.  2  ) ,  gli  avari,  gli  usurai ,  come  hanno  osservato  co- 

(1)  Miraglìa.  Parere  frenologico  sul  cranio  della  celebre  Giuditta 
Guastamacchia,  di  suo  padre  e  di  altri  complici  giustiziati  in  Napoli,  in 
aprile  1800. 

(2)  Gallj  Sur  le  fonctions  du  cerveau  ecc.  T.  IV,  p.  238. 

(3)  Fossati,  Manuel  pratique  de  Phréuologie,  pag.  297. 


—  60  — 

»  stantemente  tutt'  i  frenologi,  ed  ho  io  confermato  tale  os- 
»  servazione  nei  ladri  recidivi  delle  prigioni  di  Napoli  ;  e  nei 
»  folli  divenuti  predatori  ho  sempre  rinvenuto  dopo  la  morte 
»  o  un  grande  sviluppo  o  una  profonda  lesione  dell'organo  »  (1) 

Questo  organo  nel  cranio  di  Volta  si  presenta  piuttosto 
depresso  (fig.  1,  n.  8). 

La  combattimtà  o  istinto  della  propria  difesa  e  della 
proprietà,  che  molto  energico  produce  il  coraggio,  e  debole 
e  depresso  genera  la  timidezza,  la  paura  e  la  vigliaccheria, 
e  nello  stato  di  abuso  e  di  vizio  la  temerità  e  la  rissa,  non 
può  aver  sede  in  una  parte  cerebrale  addetta  ad  altra  fun- 
zione differente  come  si  è  preteso,  collocandola  in  quel  me- 
desimo organo  dell'  acquisività  che  immaginano  avere  i  fre- 
nologi riposto  nell'osso  temporale,  ma  bensì  si  manifesta  per 
la  funzione  di  una  propria  circonvoluzione  cerebrale  del  lobo 
posteriore  corrispondente  al  dì  sopra  del  processo  mastoideo. 

Gali  ha  stabilito  che  la  sede  dell'  istinto  della  propria  dife- 
sa e  della  proprietà  si  rapprsenta  «  nell'  angolo  posteriore- 
»  inferiore  dei  parietali,  cioè  quasi  un  pollice  dietro  l'orec- 
»  chìo  ed  a  livello  della  sua  altezza  (n.  5  della  figura),  che 
»  non  bisogna  confondere  col  processo  mastoideo  che  si  trova 
»  più  basso  ed  immediatamente  dietro  l'orecchio  »  (2). 

Il  Fossati  osserva  aver  Gali  scoperto,  che  «  i  bravi  hanno 
))  la  testa  immediatamente  a  livello  delle  orecchie  molto  più 
»  larga  che  i  poltroni.  L'organo  occupala  parte  che  corri- 
»  sponde  a  quella  inferiore  e  posteriore  dell'  osso  parietale  (n. 
»  5  della  figura)  »  (3). 

Ho  notato  nel  mio  Trattato  di  frenologia  (voi.  1,  pag.  184) 
»  —  «  L' organo  di  questo  istinto  è  espresso  nel  cranio  da  una 
»  prominenza  a  segmento  di  sfera  nell'angolo  posteriore-infe- 
»  riore  o  mastoideo  dei  parietali,  cioè  indietro  ed  alquanto  so- 
»  pra  la  sutura  scagliosa...  Questa  prominenza  non  sì  confonda 
»  col  processo  mastoideo  il  quale  è  situato  immediatamente 

(1)  Mìraglia.  Trattato  di  Frenologia  applicata  ecc.  V.  l,p.  209 
e   210. 

(2)  Gali,  Sur  Ics  fonclioiis  du  cerveau.  T.  IV,  pag.  23  e  24. 

(3)  Fossati,  Manuel  ecc.  pag.  265. 


—  61  — 

»  dietro  il  centro  dell'orecchio;  mentre  1'  organo  rinviensi  più 
»  sopra  di  esso  processo  masteideo  un  pollice  circa  dietro 
»  l'orecchio  a  livello  del  suo  bordo  superiore.  La  circonvoluzio- 
»  ne  è  larga,  voluminosa  e  profonda.  » 

Questa  regione  (  n.  5  della  flg.  1.  )  in  Volta  è  depressa. 

Osserva  Gali  su  l' organo  della  costruttività  che  produce 
il  senso  della  meccanica  e  che  appella  pure  senso  delle  arti, 
(or  preso  dal  Lombroso  per  un  organo  del  furto  ed  insieme 
della  rissa  )  ;  che  «  quest'  organo  è  stato  da  lui  sovente  ri- 
»  scontrato  nei  meccanici  in  un  diametro  dal  temporale  all'  al- 
»  tro  più  considerevole  che  quello  da  uno  all'altro  zigoma  »  (1) 
»  (  n.  9  della  figura  1  ).  Ed  aggiunge  :  — 

»  Un  occhio  poco  esercitato  potrebbe  confonderlo  molto 
»  facilmente  con  l' organo  del  senso  della  proprietà  (acquisivi- 
»  tà);  ma  la  forma  di  quest'ultimo  è  allungata  da  dietro  in 
»  avanti,  ed  allorché  il  rilievo  che  ne  risulta  è  considerevole,  si 
»  estende  sino  al  bordo  esterno  dell'  arco  sopracigliare.  La 
»  protuberanza  che  forma  l' organo  delle  arti  è  situato  al  di- 
»  sotto  di  quello  della  proprietà.  Questa  protuberanza  dà  alle 
»  tempie  una  sporgenza  eguale  a  quella  della  regione  zigoma- 
))  tica.  »  (2) 

Nicolucci  citato  dal  Lombroso  dice  intorno  al  cranio  di  Vol- 
to che  ai  lati  della  fronte  risalta  il  processo  orbitale  dell'  os- 
so  frontale  (  doVe  propriamente  arriva  l'organo  della  costrut- 
tività )  ;  e  segue  :  V ampiezza  deW  abside  anteriore  nasconde 
le  arcate  sigomutiche  che  appena  si  mostrano  al  loro  margi- 
ne esterno.  [  Giornale  della  R.  Accademia  di  med.  di  Torino, 
settembre  1878,  pag.  204.    , 

Il  Fossati  osserva  che  l' organo  mostrandosi  immediata- 
mente al  di  sopra  della  sotura  sfeno-temporale  è  situato  nel 
mezzo  della  regione  temporale.  (3) 

Nel  su  indicato  mio  Trattato  di  frenologia  a  pag.  215  del 
primo  volume,  così  dico  di  quest'  organo  :  —  »  La  circovolu- 
»  zione  eh'  è  al  di  sotto  dell'  organo  dell'  acquisività  e  che  resta 

(1)  Gali,  Sur  les  fonctions  ecc.  T.  V.  pag.  160. 

(2)  Ivi,  pag.  175  e  176. 

(3)  Fossati,  Manuel  ecc.,  pag.  8. 


—  62  — 

»  per  la  metà  coperta  dalle  grandi  circonvoluzioni  del  lobo 
»  medio  (1),  è  addetta  alle  manifestazione  dell'industria.  Ester- 
))  namente  si  esprime  a  segmento  di  sfera  in  corrispondenza 
»  della  base  laterale  dell'osso  frontale  immediatamente  sopra 
»  le  grandi  ale  dello  sfenoide,  cioè  al  disopra  della  sutura  sfe- 
»  no-temporale.  Questa  protuberanza  dando  alle  tempie  una 
»  elevazione  eguale  a  quella  dell'arco  zigomatico  fa  che  la  fron- 
»  te  in  questa  regione  sia  tra  due  parallele  perpendicolari.  » 

Tali  segni  anatomici  adunque  notati  nel  cranio  di  Volta, 
che  esprimono  le  qualità  attive  e  negative  delle  funzioni  di  spe- 
ciali parti  celebrali  sottoposte,  spiegano  il  suo  caratte  nobile 
e  benevolo,  ed  un  talento  che  combinato  all'energia  di  alcune 
facoltà  percettive,  come  quelle  deW  indivìclaalità,  déìVeventua- 
lità^  ha  preso  una  direzione  di  inventare  o  perfezionare  spe- 
ciali istrumenti  meccanici;  direzione  che  sarebbe  stata  diversa, 
ma  sempre  col  senso  dell'industria  predominante  combinato  ed 
altre  facoltà  energiche.  Lo  sviluppo  degli  organi  superiori  an- 
teriori della  fronte  non  voluminosi  come  quelli  della  regione 
frontale  inferiore  e  laterale,  ha  prodotto  che  uno  spirito  filoso- 
fico analitico-sintetico  non  attivo  nel  Volta  non  poteva  che  ar- 
restare il  suo  talento  limitandolo  al  perfezionamento  industrioso 
di  speciali  istrumenti,  che  poi  altri  datati  di  elevate  facoltà  su- 
periori o  riflessive  energicamente  potenti  applicarono  dando 
origine  alle  più  grandiose  scoperte  utili  che  tanto  han  nobilita- 
to la  società  umana,  e  che  Volta  avrebbe  fatto  se  potentemente 
ne  fosse  stato  dotato. 

Il  cranio  di  Volta  adunque  dà  indizii  di  risultati  che  tra  le 
tante  circostanze  dell' epoca  e  condizioni  particolari,  avrebbero 
potuto  dare  origine  a  svolgimento  maggiore  ;  e  ciò  lo  spiega  la 
breve  biografia  che  qui  riassumo  di  Alessandro  Volta  del  quale 
le  facoltà  più  attive  tanto  armonizzano  con  gi' indizii  anatomici 
del  suo  cervello. 

Alessandro  Volta  comasco  nacque  nel  1745  e  mori  nel 

(1)  Questa  circostanza  anatomica  è  pei  non  esperti  osservatori  ca- 
gione di  sbagli,  tanto  più  quando  non  conoscono  non  solo  lo  spazio  che 
occupa  la  circouvolazione,  e  la  sua  origine,  ma  la  forma  particolare  che 
ne  prende  la  parte  corrispondente  del  cranio. 


—  63  — 

1826.  V  elettro  conosciuto  dagli  antichi  fu  nel  secolo  XVI  de- 
nominato elettricità,  perchè  si  conobbe  comune  a  molti  corpi. 
Le  prime  macchine  immaginate  per  eccitarla  furono  di  Guerick 
e  Hanksbee  nel  1736;  sicché  meditandone  i  fenomeni  l'inglese 
Stefano  Grey  fece  le  prime  considerazioni  scientifiche  per  cui 
scoperse  potere  l'elettricità  percorrere  distanze  incalcolabili. 
E  così  studiando  fu  trovata  la  boccia  di  Leida  nel  1746  ,  perfe- 
zionata poi  da  Franklin ,  ed  altri  progressi  e  miglioramenti  si 
stabilirono  nello  spiegare  i  maravigliosi  fenomeni  dell'  elettri- 
cità. «  Però  l'elettricità,  dice  Cantìi,  pareva  uno  dei  molti  sog- 
»  getti  isolati,  e  che  possono  studiarsi  unicamente  nelle  loro 
»  relazioni  interne  ,  fin  quando  mostrò  altrimenti  Alessandro 
»  Volta  comasco ,  che  per  esperimenti  procedendo  man  mano 
»  e  senza  grandi  teoriche,  dovea  riuscire  a  scoperta  suprema. 
»  E  prima  inventò  V  elettroforo  perpetuo,  poi  il  condensatore^ 
»  accoppiando  il  quale  agli  elettrometri  di  Cavallo  e  di  Saus- 
»  sure ,  ne  ottenne  uno  più  squisito.  Armato  di  questi ,  indaga 
»  l'elettricità  atmosferica,  la  grandine,  le  aurore  boreali  ed 
»  altri  fenomeni:  ma  all'esattezza  di  sperimentatore  non  con- 
»  giungeva  elevazione  filosofica  tale  da  stabilir  dottrine  pre- 
»  cise  e  pretendere  rigore  matematico;  non  riferì  mai  alla  vera 
»  loro  teorica  lo  elettroforo  e  il  condensatore,  non  vide  la  cau- 
))  sa  vera  dello  svilupparsi  o  no  dell'  elettricità  nell'  evapora- 
»  mento,  ne  le  sue  ipotesi  vennero  confermate  dai  fatti. 

»  Fra  ciò  Luigi  Galvani  a  Bologna  avvertì  il  moto  musco- 
»  lare  nelle  rane  morte  che  si  trovassero  sotto  l' azione  di  un 
»  conduttore  elettrico  nell'atto  di  scaricarsi;  e  anatomico  non 
»  fisico,  si  persuase  esistere  un'elettricità  animale,  differente 
))  dalla  comune.  Il  mondo  credette  :  i  materialisti  sperarono 
»  trovare  l' agente  fisico  onde  i  corpi  esterni  operano  sul  cer- 
»  vello,  e  svelati  gli  arcani  del  sentire:  i  filosofi  improvisarono 
»  sistemi  per  ìspiegare  il  fatto.  Ma  il  Volta  ripetendo  gli  spe- 
))  rimenti ,  dubita  le  parti  animali  non  sieno  che  passive  ,  su 
))  cui  i  metalli  operassero  come  stimolo  esteriore.  Varia  i  modi, 
»  rimove  muscoli  e  nervi  surrogando  dei  filtri,  frapposti  a  cop- 
»  pie  di  dischi  di  rame  e  di  zinco  ,  e  n'  ha  fenomeni  elettrici  : 
»  moltiplica  queste  coppie  metalliche,  ed  ecco  la  pila  (1794) , 
»  lo  strumento  più  poderoso  dell'  analisi  chimica.  Il  Volta  so- 


—  64  — 

»  pra vìsse  quasi  trent'anni  alla  sua  scoperta  senza  né  aggiun- 
»  gervi  né  applicarla:  intanto  che  Ritter,  Carlìste,  Davy  la  usa- 
»  vano  a  decompor  l'acqua;  dal  quale  fatto  restava  incoata  la 
»  chimica  nuova  (1).  » 

Il  cranio  di  Volta  adunque  studiato  coi  principii  della  fisio- 
logia del  cervello  dà  ragione  del  suo  carattere ,  delle  sue  atti- 
tudini e  del  suo  talento.  E  pare  che  gli  avversarli  della  freno- 
logia ,  che  essi  credono  fondata  su  credente  e  fede ,  perchè  1 
han  torto  di  non  studiarla  profondamente  con  vero  spirito  filo- 
sofico, offrono  le  migliori  prove  delle  sue  verità  nei  loro  errori 
che  voghono  presentare  contro  la  dottrina  ,  la  quale  feconda 
di  scienze  assai  (2) ,  é  la  conquista  più  utile  pel  progresso  e 
perfezionamento  del  genere  umano. 

E  conchiudo  col  Fossati  :  —  «  Quando  la  frenologia  sarà 
»  più  generalmente  studiata  non  sarà  più  un  enigma  da  indo- 
»  vinare  ;  la  sua  interpetrazione  non  sarà  più  un  privilegio  ri- 
»  servato  ai  cultori  della  fisiologia  del  cervello ,  ed  ognuno  ri- 
»  conoscerà  con  ammirazione  la  verità  e  1'  utilità  di  questa 
»  scienza  (3).  » 

Se  questo  lungo  scritto  ti  ha  annoiato,  mio  caro  Riboli , 
incolpane  il  desiderio  che  ha  avuto  d'intrattenersi  con  te  alla 
buona  il  tuo  antico  amico  e  collega 

Napoli  10  settembre  1879. 

Dott.  Biagio  Miraglia. 


o-^i^o 


(1)  Canta,  Storia  Universale,  Tonio  undecimo,  libro  XVII,   cap. 
XXXV,  pag.  C12.  ottava  edizione  torinese. 

(2)  Tommaseo.  Studii  filosofici. 

(3)  Fossati,  Manuel  pratique  de  Phrénologie,  pag.  176. 


OSSEIiVAZIOIVI 

SU  GLI  ABTICOL]  12.  soppresso,  E  61,  62  E  64  DEL  PROGETTO 
DEL  CODICE  PENILE  DEL  REGM)  D' ITALIA-  1876. 


Con  lettera  officiale  dei  4  novembre  di  questo  anno  1876 
il  Ministro  Guardasigilli  (  com.  Mancini  )  comunicavami  un 
esemplare  delie  modificazioni  che ,  sotto  forma  di  emenda- 
menti da  introdursi  nel  Progetto  del  Libro  Primo  del  Codice 
Penale  già  votato  dal  Senato,  furono  deliberati  da  una  Com- 
missione istituita  e  preseduta  dallo  stesso  Guardasigilli,  in- 
vitandomi di  voler  sottoporre  ad  accurata  disamina  ed  espri- 
mere il  mio  avviso  intorno  alla  parte  che  ha  attinenza  colla  Jto^X 
Patologia  mentale  ,  ed  in  generale  con  la  medicina  legale  ,  /  a.  if_ 
tanto  intorno  alla  sostanza  delle  proposte,  quanto  della  forma 
e  della  proprietà  scientifica  del  linguaggio. 

L' onorevole  Mancini ,  al  contrario  di  quanto  si  è  prati- 
cato nelle  molte  nuove  Codificazioni  Penali,  compilate  e  de- 
cretate negli  ultimi  anni ,  censurabili  per  non  essersi  intesi 
i  consigli  di  cultori  delle  scienze  speciali ,  ne  ha  invitato  il 
parere  affinchè  volgessero  la  loro  attenzione  su  questo  Pro- 
getto del  Codice  Penale,  per  essere  sollecitamente  presentato 
all'  esame  della  Camera  dei  Deputati  della  nuova  Legislatura. 

É  di  qualche  interesse  che  io  qui  ripubblichi  una  lettera 
dell'  eminente  giureconsulto  onor.  Mancini,  e  la  mia  risposta 
del  1870  ,  come  preambolo  delle  brevi  osservazioni  che  già 
inviai  all' on.  Guardasigilli  ai  18  dello  stesso  novembre,  e 
che  qui  riproduco. 

Firenze  20  luglio  ^870. 

Carissimo  Amico. 

Abbiatevi  i  miei  plausi  e  ringraziamenti  per  V Op[isco\o  [Procedura 
criminale  e  civile  rispetto  agli  alienati)  che  ho  letto  con  vivissimo  inte- 
resse. Gradirei  moltissimo,  se  in  questi  momenti  in  cui  la  grande  mis- 

5 


a-  l^^"^ 


-  66- 

sione  dell'Italia  è  d'impedire  la  pubblicazione  di  un  nuovo  Codice  pe- 
nale che  non  risponda  al  progresso  della  scienza  ed  ai  grandi  principii 
di  giustizia  e  di  libertà,  mi  fossero  comunicati  tutti  quei  vostri  speciali 
lavori  ed  osservazioni  e  ricordi  di  casi  segnati  (  come  per  es.  quello  ac- 
cennato in  nota  a  pag.  8  del  vostro  opuscolo  ),  che  possono  servire  di 
utile  guida  in  questo  importantissimo  studio.  Anzi  oso  sperare  ,  che  as- 
sociandosi in  voi  alla  sapienza  dello  scienziato  il  vivo  sentimento  dello 
amore  del  paese  ,  vogliate  permettermi  di  consultarvi ,  e  di  chiedere  il 
vostro  pubblico  concorso  ai  nostri  lavori  in  quelle  parti  in  cui  i  vostri 
datti  lavori  giustamente  attribuiscono  al  vostro  parere  incontrastabile 
autorità.  Voi  non  potete  ignorare  quanto  sia  grande  ed  antica  la  mia 
alta  estimazione  del  vostro  sapere  e  dei  lavori  che  vi  resero  tanto  bene- 
merito della  scienza  e  dell' umanità- 

Gredetemi  sempre  con  questi  sinceri  sentimenti 

AlVillustr.  signor  Professore  Vostro  Amico 

Cav.  B.  G.  Miraglia  W.  S.  ISanciaii. 

Napoli. 

P.  S.  Avrete  appreso  dai  giornali  un  caso  deplorabile  di  prolungata 
2<,6'-^  detenzione  del  Deputato  ricchissimo  banchiere  Genero  di  Torino,  dive- 

nuto in  prigione  miseramente  folle.  Vi  mando  una  mia  memoria  ,  la 
"T^  "  quale  non  valse  or  son  quasi  due  anni ,  a  fargli  restituire  la  libertà.  Vi 

A  ,  Q^|L'-4^'*^  fu  bisogno  della  pubblicità  che  ebbe  la  difesa  sostenuta  da  me  e  dalh 

(    /ì^,/       avvocato  Villa  in  Torino  per  altri  sei  complici  acciò  fossero  posti  a  nud( 
(c*^^^^   '^         >     gli  inqualificabili  abusi  commessi  in  questo  processo,  dopo  di  che  il  po-| 
'        y,^  h^^*-^^      vero  detenuto  fu  liberato,  benché  ora  perseveri  miseramente  nello  statcj 
/  ,^^^  di  follia.  Bonacossa  ha  pochissima  speranza  di  guarirlo. 

Napoli  27  luglio  i870. 

Onorevolissimo  sig.  Commendatore. 

L' accoglienza  lusinghiera  che  ha  avuto  da  voi  il  mio  lavoretto  Sulla 
procedura  nei  giudizii  criminali  e  civili  per  riconoscere  l' alienazione 
i^yv^..-V^  mentale  mi  fa  ardito  a  credere  che  potesse  sperarsi  qualche  cosa  di  buo- 

^1'  no  nella  riforma  delle  leggi,  ove  la  sapienza  fosse  di  guida  ad  esse. 

L'uomo  di  scienza,  l'uomo  che  ha  studiato  profondamente  le  fa-- 
colta  umane,  o  che  in  queste  ha  riconosciuto  l'influenza  delle  materiali 
condizioni  della  organizzazione,  vede  bene  quanto  sieno  ristretti  i  limiti 
della  ragione,  e  quanto  Bieno  vacillanti  la  volontà  ed  il  libero  arbitrio  , 


\£- 


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—  67  — 

che  invano  vogliono  considerarsi  senza  confini.  I  motivi  esterni  che 

spingono  alla  colpa  sono  ben  poca  cosa  a  fronte  dei  motivi  interiori  che 

vi  trascinano;  eppure  la  legge  questi  ultimi  poco  considera  e  moltissimo  .  .      / 

i  primi.  Ma  i  gradi  di  colpabilità  sono  da  considerarsi  più  dalla  misura  ^^-'^  '^ 

dei  motivi  interni  che  da  quella  dei  motivi  esterni.  Da  tanti  anni  io  mi  /^     (k\ì^  iÀ 

addoloro  nello  scorgere,  come  viene  uccisa  T anima  umana  nel  decre-    j*^ 

tarla  subbiettivamente  virtuosa  0  malvagia ,  come  se  le  sue  manifesta- ^^l^^*  «^^^^  "^ 

zioni  non  fossero  inevitabilmente  soggette  alle  condizioni  della  umana         ^        ^. 

natura. 


v*^ 


Ma  veniamo  ai  nostri  codici.  Io  sono  un  medico  e  non  considero  le      >  'i^*\'^ 


facoltà  mentali  come  tanti  enti  astratti  ,  ma  come  semplici  manifesta 
zioni  psico-organiche;  ne  pretendo  di  essere  un  legale.  Però  veggo  che 
stabilita  la  legge,  si  è  formata  la  procedura;  né  veggo  tra  queste  due  un 
nesso.  Per  es.,  l'istruzione  dei  processi  criminali  conserva  massime  che 
danno  indizii  di  strane  idee  della  natura  dell'uomo.  Ma  questo  errore  spa- 
rirebbe, dove  gì' istruttori  fossero  di  cuore  e  mente  retti,  e  non  elevas- 
sero il  loro  cervello  al  di  là  del  cranio.  Innumerevoli  volte  mi  fu  dato 
scorgere  nell'esame  dei  processi  per  dar  parere  su  lo  stato  di  mente  del 
delinquente,  che  l'istruzione  ha  mostrato  più  la  tendenza  dell'Istruttore, 
che  l'indagine  calma  accorta  e  sapiente  dell'uomo  imparziale. 

L'ultima  modificazione  del  codice  penale  ha  creato  nell'  art,  95  il 
vizio  di  mente,  senza  ch'essa  legge  sappia  che  voglia  per  ciò  intendere. 
I  giudici  v'intendono  un  certo  grado  di  pazzia;  se  cosi  dovesse  interpe- 
trarsi ,  allora  in  contraddizione  dell'art.  94  consegnerebbe  al  povero 
mezzo-pazzo  fin  venti  anni  di  ferri!  Ma  io  credo  che  con  questo  art.  95 
il'magistrato  dovrebbe  ritenere  un'attenuante  in  un  grado  minore  di  col- 
pabilità, perchè  il  vizio  di  mente  non  è  la  pazzia,  la  quale  in  qualunque 
grado  voglia  considerarsi  non  ammette  risponsabilità  jjama^e.  Qualche 
anno  fa  fui  inteso  per  ciò  in  una  Corte  di  Assisie  di  Napoli  ,  e  si  con- 
venne al  mio  parere.  Questo  fatto  è  registrato  negli  Annali  frenopatici 
italiani  che  io  vi  mando,  pag.  83  del  voi.  3.** 

A  voi  versato  sì  eminentemente  in  tali  materie  è  inutile  che  io  più 
parli.  Vi  mando  per  la  posta  alcuni  miei  lavori  in  tre  pacchi.  In  essi 
vedrete  quanto  io  ho  predicato,  ma  al  deserto.  Intanto  potete  riscontrare 
principalmente  negli  AnnaU  fren.  voi.  1,  pag.  85  e  seg.;  p.  113  ;  p.  127 
e  seg.,  p.  139  e  seg.  —  Voi.  2,  pag.  31  e  seg.  —  Voi.  3,  p.  83  e  seg.  — 
Voi.  4,  p  67  e  seg.  —  Nel  mio  Trattalo  di  frenologia  ec.  vi  sono  molte 
pagine  all'uopo. 

Il  fatto  citato  a  pag.  8  del  mio  opuscolo  Sulla  Procedura  ee.,  sta 
nel  Giornale  medico-storico-statistico  che  io  scriveva,  al  voi,  1,  1843. 

Se  credete  ,  come  accennate  ,  che  io  potessi  dare  qualche  debole 


(  «1^ 


^^^SU^ 


—  68  — 

parere  su  queste  materie ,  potreste  formolare  delle  massime ,  percbè  mi 
farei  un  dovere  di  sottoporlo  alla  vostra  sapienza. 

Ho  Ietto  la  vostra  dottissima  memoria  su  l'infelice  deputato  Ge- 
nero. Siamo  là  ;  l' istruzione  fu  malvagia.  Ma  come  si  può  barattare 
l'onore  e  la  vita  di  un  uomo?  La  vostra  difesa  fu  splendida  ,  calma  , 
stringente;  rivela  il  sommo  giureconsulto.  Ma  l'errore  sta  nella  legge  o 
negli  Istruttori?  E  la  legge,  se  è  per  ritrovare  la  colpa,  non  è  più  per 
tutelare  l'innocenza?  Guai,  io  dissi  in  un  mio  scritto,  quando  un  uomo 
male  organizzato  siede  sopra  un  trono  !  Guai  pure  ,  quando  un  simile 
essere  ha  in  mano  la  spada  della  giustizia. 

Onoratemi  dei  vostri  pregiati  comandi  e  credete  alla  stima  ed^  ami- 
cizia antica  del 

^ir  on.  Com.  P.  S.  Mancini  f  ostro  devotissimo 

Deputato  al  Parlamento  M.  e».  SSiraglfia. 

Firenze. 

Art.  12.  SULLA  PENA  DI  MORTE  (soppresso). 

Che  l'uomo  soggetto  alle  condizioni  della  umana  natura 
abusando  fin  delle  sue  più  belle  facoltà  diventi  assassino,  è 
una  grande   sventura;  ma  che  la  legge,  che  rappresenta  la 
sintesi  della  ragione  umana  e  della  giustizia,  voglia  imitare 
il  delinquente,  non  solo  a  questo  si  eguaglia  ma  diventa  car- 
nefice, indizio  di  barbarie  di  tempi.  La  pena  che  non  emenda 
e  corregge  è  barbara;  e  la  pena  di  morte  non  solo  non  emen- 
da né  corregge,  né  è  dì  esempio  preventivo,  ma  inferocisce 
i  costumi,  e  quindi  eccita  le  menti  depravate  a  maggiori  cri- 
mini. Ecco  perché  i  misfatti  ripullularono  più  atroci  dove  più' 
numerose  furono  le  esecuzioni   capitali;  e  ciò  pur  troppo  è 
una  storia   dolorosa  di  cui  la  coscienza  umana  arrossisce. 
Per  onore  adunque  della  umanità  si  tolga  dal  Codice  penale . 
questa  nera  e  sanguinosa  macchia  detta  stoicamente  pena  dij 
morte,  se  vuoisi  che  l'Italia  si  dimostri  veramente  libera  e< 
civile.  Nihil  utile  quod  crudele.  (Cic.  de  Off.  Ili,  11.) 


69 


EMEI^DAMENTI  DELIBERATI  DALLA  COMMISSIONE- 

Art.  61.  —  Non  è  amputato  di  reato  colui  che  nel  mo- 
mento in  cui  commise  il  fatto  era  in  tale  stato  da  non  avere 
la  coscienza  di  delinquere;  ovvero  vi  fu  costretto  da  una  for- 
za alla  quale  non  potè  resistere. 

Art.  62.  —  §  1.  Se  le  cause  di  che  nell'articolo  prece- 
dente hanno  grandemente  scemata,  ma  non  del  tutto  esclusa 
la  imputabilità,  la  pena  è  diminuita  da  uno  a  tre  gradi. 

§  2.  [Identico  al  Progetto)  lì  giudice  può  ordinare  che  la 
pena  applicata  sia  scontata  in  una  casa  di  custodia. 

Art.  64.  —  §  3.  Nel  caso  preveduto  nel  §  1.  dell'art.  62 
non  si  fa  luogo  alla  diminuzione  di  pena  ivi  stabilita,  se  l'ub- 
briachezza  è  stata  contratta  per  commettere  il  reato  o  per  pro- 
curarsi una  scusa. 

La  discussione  sull'art.  61  è  veramente  splendida  perla 
riforma  totale  portata  sul  concetto  del  valore  dello  stato 
dell'animo  nel  determinarsi  a  delinquere;  sicché  si  è  elimi- 
nata del  tutto  l'idea  che  l'individuo  per  commettere  un  atto 
non  imputabile  dovesse  totalmente  perdere  la  ragione  e  la 
coscienza  dei  suoi  atti,  cioè  che  fosse  un  automa.  Siffatta 
credenza  funesta  ha  fatto  più  volte  insanguinare  il  patibolo 
e  popolare  gli  ergastoli  per  pazzi  che  hanno  avuto  la  sven- 
tura di  ragionare,  ed  agire  in  conseguenza.  Quindi  io  non 
oserei  di  portare  sa  tale  articolo  61  alcuna  osservazione  quan- 
do illustri  giureconsulti  vi  hanno  sì  dottamente  ragionato. 
Ma  considerando  che  alcune  mie  idee  di  scienze  naturali  tan- 
to fecondate  dalla  pratica  dei  pazzi  d'illustri  psichiatri  e  dalla 
mia  per  più  di  33  anni  nei  manicomii,  potrebbero  essere  me- 
glio svolte  ed  applicate  in  una  questione  che  tanto  interessa 
r  umanità  e  la  giustizia,  mi  arbitro  di  segnare  le  seguenti 
considerazioni,  che  appena  posso  accennare  in  massime  aven- 
dole pur  troppo  largamente  trattate  nei  miei  lavori,  e  che  per 
molte  volte  hanno  avuto  adito  nella  mente  dei  magistrati  nei 
giudizi!  penali  e  civili. 


—  70  — 

L' emendamento  portato  a  questo  art.  61  mentre  sembra 
di  una  estensione  vastissima  da  comprendere  gli  atti  dei  pazzi, 
dei  sonnamboli,  dei  semi-dormienti,  degli  ubbrlachi,  pur  tut- 
tavia è  della  più  ristretta  applicazione  quando  non  può  adat- 
tarsi alla  maggior  parte  di  quei  casi  di  pazzia  nei  quali  non 
è  esclusa  la  coscienza  di  delinquere.  Ciò  sembra  un  para- 
dosso ;  sembrava  pure  un  paradosso  quando  dicevasi  che 
il  pazzo  potesse  ragionare  e  quindi  avere  la  coscienza  dei 
suoi  atti.  Intanto  per  potere  rendere  chiare  le  mie  conside-' 
razioni  fa  d' uopo  accennare  delle  facoltà  umane  nello  stato 
fisiologico,  e  di  morbo  a  cui  si  lega  uno  stato  analogo  di  co- 
scienza, e  notare  qualche  fatto  per  dimostrare  che  la  coscien- 
za di  delinquere,  come  i  raggionamenti  e  la  coscienza  degli 
atti,  nel  maggior  numero  dei  casi  non  esclude  la  follia. 

Una  buona  filosofia  riconosce  che  le  facoltà  della  mente 
sono  r  una  differente  dalle  altre ,  anzi  alcune  contrarie  tra 
loro,  e  quindi  indipendenti  nelle  loro  azioni.  Esse  sono  di 
diverse  classi  secondo  la  tentenza  e  funzione  verso  uno  scopo 
assegnato  dalla  natura,  sebbene  in  generale  tutte  tendessero 
all'  unità  che  costituisce  la  mente  umana  in  armonia  delle 
sue  funzioni  col  mondo  esterno.  Le  facoltà  adunque  per  la 
loro  essenza,  manifestazione  e  scopo  speciale  possono  divi- 
dersi nelle  seguenti  classi: 

Per  mezzo  delle  facoltà  intellettuali  (  che  sono  le  j'jer- 
cettioe  e  le  rijlessive  )  si  hanno  idee ,  si  giudica  e  si  ragio- 
na, e  quindi  si  manifestano  in  tutti  i  loro  modi  di  essere  o 
attributi  loro  pecuUari ,  cioè  memoria ,  attenzione ,  volontà , 
coscienza  ec. 

Le  facoltà  affettive  (cioè  istinti  e  sentimenti)  non  pro- 
ducono né  idee  né  giudizii,  né  ragionamenti ,  ma  bensi  im- 
pulsioni ed  emozioni. 

É  giusto  quindi  ritenere  che  ammalandosi  le  prime,  i 
disordini  mentali  che  ne  sorgono  si  presentano  in  falsi  giu- 
dizii, incoerenza  d'idee,  sragionamenti,  abolizione  della  co- 
scienza del  valore  degli  atti.  Ma  ammalandosi  le  seconde  cioè 
le  facoltà  affettive^  gl'impulsi  e  l'emozioni  diventano  disor- 
dinati, esagerati,  dolorosi,  irresistibili  ed  incorrigibili,  e  può 
r  individuo  nello  stesso  tempo  esercitare  pienamente  le  facoltà 


»=»  71  — 

intellettuali  con  tutt'  i  suoi  attributi,  sebbene  spesso  sono  tra- 
scinate a  secondare  l' impeto  delle  prime. 

Tutti  i  disordini  adunque  di  alcune  facoltà,  specialmente 
delle  affettive,  con  integrità  delle  altre  costituiscono  le  follie 
parziali,  e  queste  sono  per  le  ragioni  suddette  appellate  ragio- 
nanti (1),  cioè  le  conseguenze  dei  giudizii  in  tale  stato  sono 
come  le  premesse,  le  quali  partendo  da  una  allucinazione 
interna  sono  pure  erronee  ;  e  ciò  non  è  contrario  alla  logica. 
Intanto  malgrado  questa  apparenza  di  ragione  gli  atti  pos- 
sono essere  i  più  strani  e  pericolosi.  Per  la  qual  cosa  dei 
folli  ragionanti  non  solo  tutti  hanno  la  coscienza  dei  loro  atti, 
ma  molti  ne  hanno  la  coscienza  del  valore  morale.  Allora 
bisogna  riconoscere  l' impunità  degli  atti  criminosi  non  nella 
mancanza  di  coscienza  di  deliquere,  ma  nella  erroneità  mor- 
bosa delle  premesse  dei  giudizii  dell'individuo,  il  quale  è  so- 
praffatto da  una  emozione  impulsiva  o  dolorosa,  superiore 
alla  coscienza  più  viva  di  delinquere.  Insomma  lo  scopo  della 
soddisfazione  di  una  emozione  cruciante  ed  impulsiva  mor- 
bosa è  assai  più  forte  della  coscienza.  Per  questo  tali  folli 
sono  incapaci  di  correggere  le  loro  azioni,  sebbene  ne  aves- 
sero la  coscienza  di  tutta  la  pravità  perchè  questo  stato  è 
determinato  dalla  incapacità  di  ravvisare  il  pervertimento 
delle  loro  facoltà,  e  quindi  dalla  impossibilità  dell'  esercizio 
libero  dalla  volontà  in  concordanza  della  libertà  morale. 

In  vero  molti  di  questi  folli  delinquenti  e  specialmente 
quelli  che  immaginano  di  essere  perseguitati,  ammaliati,  av- 
velenati ,  premeditano  lungamente  ed  usano  mezzi  accorti 
onde  nascondere  il  delitto,  poi  lo  negano  e  si  difendono;  altri 
lo  confessano  con  lo  scopo  della  soddisfazione  di  certe  idee 
tenaci,  come  in  certi  suicidi.  Ma  è  meglio  per  la  brevità  ve- 
nire a  qualche  fatto. 

Un  tal  Voclkner ,  riferisce  Spurzheim  (  Observations  sur 
lafolie,  p.  208,  et  seg.)  occupato  delle  idee  più  vive  di  rag- 
giungere la  felicità  della  vita  futura,  dietro  sua  confessione 

(1)  È  noto  come  nel  1863  feci  rappresentare  da  varii  folli  del 
Manicomio  di  Aversa  nei  Teatri  del  Fondo  e  del  Giardino  d' Inverno 
in  Napoli  tragedie  di  Alfieri,  commedie  e  drammi. 


—  72  — 

ha  avuto  per  lungo  tempo  l'idea  di  uccidere  un  fanciullo,  di 
confessarsi,  di  fare  la  pace  con  Dio  e  di  giungere  così  a  que- 
sto stato  di  beaditudine  che  formava  l' oggetto  di  tutti  i  suoi 
desiderio  Per  tre  settimane  prima,  ei  soffre  angosce  inespri- 
mibili. Sentivasi  spinto  di  uccidere  qualcuno.  Nella  veglia 
perseguitavalo  sempre  la  medesima  idea:  tre  giorni  innanzi 
di  commettere  il  delitto  si  recò  al  cimitero  presso  la  chiesa, 
giuoco  coi  ragazzi,  coir  intenzione  di  ucciderne  uno;  ma  que- 
sta volta  ebbe  la  forza  di  resistere  alla  sua  orribile  tendenza. 
Infine  vi  soccombette.  Una  piccola  fanciulla  eh'  era  venuta  a 
vederne  un'  altra  nella  casa  dove  Voclkner  era  alloggiato  di- 
venne sua  vittima.  Il  proprietario  della  casa  ed  il  compagno 
erano  usciti.  Voclkner  invita  le  due  ragazze  a  venir  con  lui, 
lor  dona  la  sua  zuppa.  In  seguito  prende  l'una,  le  riversa 
la  testa  e  le  taglia  il  collo  con  un  coltello  che  aveva  espres- 
samente affilato.  Allora  si  porta  al  corpo  di  guardia,  e  dice 
quel  che  ha  fatto.  É  ritenuto  come  prigioniero,  ma  dorme 
tranquillamente,  essendo  cessata  la  grande  angoscia  che  per 
tre  settimane  aveva  provato.  Durante  il  processo,  parlò  come 
un  uomo  raggionevole  ed  in  un  modo  decente.  Disse  che  co- 
nosceva bene  le  conseguenze  di  un  tal  atto,  e  di  volerlo 
espiare  col  suo  sangue. 

Seybell,  calzolaio  a  Potsdam,  continua  Spurzheim,  di  un 
naturale  timido,  dolce  e  pietoso,  fu  sem.pre  disposto  alla  me- 
lanconia, e  scontento  dei  suoi  talenti  e  della  sua  situazione. 
Finì  col  desiderare  la  morte.  A  tale  effetto  pensò  di  uccidere 
un  fanciullo  eh'  ei  molto  amava  ed  al  quale  aveva  insegnato 
a  dire  delle  preghiere  ed  a  leggere  nella  Bibbia.  Consumato 
il  delitto,  andò  da  sé  stesso  ad  accusarsi  alla  giustizia, 

Haslam  racconta  l' istoria  di  una  donna  che  per  essere 
impiccata  trucidò  il  suo  figliuolo.  Essendo  reclusa  a  Beth- 
lem  si  mostrò  afflitta  del  suo  misfatto. 

Antonio  Mangani ,  molti  anni  or  sono ,  con  premeditazio- 
ne ed  agguato  uccise  a  colpi  di  coltello  il  suo  amico  giudice 
Orecchio,  perchè  attribuiva  i  suoi  patimenti  di  visceri  a  ve- 
leni propinati  dalla  sua  vittima.  La  Gran  Corte  Criminale  di 
Catanzaro  udì  con  gran  meraviglia  la  difesa  dell'  accusato , 
e  lo  candannò  del  capo.  Ma  inviato  nel  manicomio  di  Aversa 


_  73  -» 

vi  morì  di  demenza  alcuni  anni  or  sono.  (V.  il  mio  art.  nel 
Giornale  medico-storico-statistico,  1843.  ) 

Un  tal  Errico  di  Castelbaronia  immaginando  di  essere 
fallito,  e  che  i  figli  sarebbero  rimasti  poveri,  una  notte,  quat- 
tro anni  or  sono,  prendendo  tutte  le  precauzioni  uccise  a 
colpi  di  revolver  i  suoi  cinque  figliuoli,  la  moglie  gravida  e 
se  stesso.  Io  posseggo  il  processo  istruito  per  quella  strage, 
e  rimasi  indignato  nel  leggere  quello  che  il  Procuratore  Ge- 
nerale scrisse,  cioè  che  fu  ben  meritata  pena  l'uccidersi  quel 
malvagio  assassino. 

Un  tal  Del  Prete  in  una  notte  uccise  la  madre,  perchè 
credeva  che  il  demonio  gli  diceva  all'  orecchio  uccidi  tua 
madre  che  non  crede  che  io  sto  nel  tuo  corpo.  Il  misero  com- 
prendeva di  avere  consumato  un  grande  misfatto.  Mori  qual- 
che anno  dopo  nel  Manicomio  di  Aversa. 

In  somma  per  questi  casi  miserandi  e  di  mille  altri  che 
potrei  riferire,  perchè  si  è  avuta  coscienza  di  delinquere,  la 
pena  più  atroce  si  sarebbe  applicata! 

Conchiudo  con  la  grave  sentenza  di  Gali,  che  medici  e 
magistrati  dovrebbero  tenere  bene  impressa  nella  loro  mente^ 

»  L'on  appello  aliènations  raisonnantes  celles  où  les 
»  individus  malades  d' esprit  sont  réellement  raisonables, 
»  dans  tout  ce  qui  ne  tient  point  à  leur  maladie,  et  ou,  sous 
»  le  rapport  mème  de  leur  aliénation,  ils  agissent  de  la  ma- 
»  nière  la  plus  conséquente  et  avec  connaissance  (1)....  Com- 
»  me  la  nature  de  l' aliénation  raisonnante  n'est  pas  assez 
»  généralement  connue,  il  arrivo  que  des  malfaiteurs  qui  ap- 
»  partient  a  cotte  classe  d'  aliénés,  et  que  1'  on  voit  agir  et 
Vi  raisonner  d' une  manière  consequénte,  sont,  dans  certains 
»  pays ,  condannés  à  la  prison  ou  à  la  mort. ,  tandis  que  , 
»  dans  d'autres  pays  on  se  borne  à  les  envoyer  à  1' opital 
»  des  fous  (2).  » 

Queste  osservazioni  a  primo  aspetto  pare  che  venissero 
corrette  dalla  seconda  parte  dello  stesso  art.  61  che  dice  : 
ovvero  vi  fu  costretto  da  unaforsa  alla  quale  non  potè  resi- 

(1)  Gali,  Sur  les  fonctions  du  cerveau  etc.  T,  L  p.  144. 

(2)  Gally  Ivi,  p.  451. 


r*:(^ 


—  74  — 

'ot;^-  U<<^  stere.  Su  ciò  è  da  osservare  che  in  questa  parte  dello  arti- 
colo non  possono  essere  comprese,  per  le  massime  di  sopra 
accennate,  quei  folli  che  per  raggiungere  uno  scopo  eh' è  la 
conseguenza  di  un  errore  di  giudizio  o  per  falsa  premessa , 
o  allucinazione  sensoria  interna  o  esterna,  commettono  reati 
con  tutta  la  pacatezza  ed  astuzia  del  mondo.  Un  padre  uc- 
cide premeditatamente  il  proprio  figlio  e  con  somma  astuzia 
per  nascondere  le  tracce  del  delitto,  perchè  immagina  di  ere- 
ditarne la  roba  che  non  ha.  Il  prete  De  Nilo,  condannato  a 
morte  per  avere  tagliato  la  gola  al  suo  vecchio  zio  sull'  al- 
tare dopo  la  consumazione  dell'  ostia,  perchè  così  lo  avreb- 
be mandato  in  Paradiso,  poco  brigandosi  che  commetteva  un 
gran  misfatto  di  cui  aveva  coscienza.  Fu  costui  inviato  nel 
Manicomio  di  Aversa  dove  restò  demente  per  moltissimi  anni. 

In  somma  se  il  misfatto  si  consuma  per  disordine  delle 
facoltà  affettive  può  aversi  coscienza  di  delinquere  e  nella  stes- 
so tempo  essere  nella  impossibilità  di  resistere  alla  emozio- 
ne interna  impulsiva;  ma  quando  la  follia  parziale  appartiene 
alle  facoltà  intellettive ,  1'  errore  di  giudizio  che  n'  è  il  natu- 
rale effetto  non  è  avvertito  dall'individuo  sebbene  per  mezzo 
delle  facoltà  rimaste  sane  possa  ravvisare  l' iniquità  dell'  at- 
to; e  le  facoltà  intelleuali  non  producono  né  emozioni,  né  im- 
pulsioni, ma  bensì  semplici  soddisfazioni.  Così  che  è  facile 
comprendere  che  in  ogni  modo  che  la  causa  del  delinquere 
sorge  da  un  disordine  di  una  o  più  facoltà  mentali ,  la  im- 
possibilità di  resistere  o  la  coscienza  o  non  coscienza  di  de^ 
linquere  non  sono  che  un  fenomeno  che  si  dimostra  secondo 
la  natura  delle  facoltà  e  non  del  grado  più  o  meno  alterato 
di  esse  ;  né  la  manifestazione  più  o  meno  apparente  di  un  fe- 
nomeno può  esser  guida  sicura  per  riconoscere  la  natura  del- 
l' origine  degli  atti  umani. 

La  questione  adunque  è  di  pazzia,  la  quale  comunque  sia 
più  o  meno  esagerata  o  più  o  meno  parziale  non  può  attri- 
buirsele gradi  di  colpabilità,  né  quindi  settoporla  a  gradi  di 
pena.  Fra  la  folha  di  qualunque  natura  sia  e  la  ragione  v'  è 
un  abisso:  i  ragionamenti  non  sono  la  ragione.  I  gradi  di 
colpabilità  adunque  se  sono  da  stabihrsi  nello  stato  di  abuso 
o  vizio  delie  facoltà,  considerando  l' uomo  sano  che  delinque 


—  75  - 

più  o  meno  agitato,  non  mai  sono  da  ritenersi  nella  pazzia 
si  generale  che  parziale. 

Dopo  questa  ultima  osservazione  di  non  poter  essere  im- 
putabile qualunque  stato  di  follia  sì  generale  che  parziale  , 
sì  acuta  che  cronica,  non  può  troppo  oltre  distendersi  l'ap- 
plicazione dell'art.  62  che  punisce  diminuendo  la  pena  da  uno 
a  tre  gradi  quando  le  cause  di  che  è  nell'art.  61  hanno  gran- 
demente scemata^  ma  non  del  tutto  esclusa  V imputabilità. 
In  questo  modo  applicandosi  tale  art.  62  a  certi  stati  di  paz- 
zia si  anderebbe  alla  imputabilità  parziale  dei  folli  tanto  di- 
scussa e  rifiutata  dalle  più  distinte  Accademie  freniatriche, 
così  che  i  più  pericolosi  monomaniaci  verrebbero  puniti.  Sif- 
fatto art.  62  potrebbe  applicarsi  solamente  a  coloro  che  per 
natura  o  per  educazione  mancata  han  la  ragione  poco  svi- 
luppata a  fronte  delle  tendenze  soverchianti  in  modo  da  ri- 
chiedersi grandi  sforzi  della  prima  per  dirigere  e  moderare 
e  reprimere  le  seconde  ;  cioè  non  è  del  tutto  scemata  la  li- 
bertà morale. 

Nel  §  2  dell'art.  62  si  aggiunge  che  la  pena  sarebbe  scon- 
tata in  una  casa  di  custodia.  Sarebbe  del  pari  anzi  più  ne- 
cessario che  i  folli  delinquenti  considerati  nell'art.  61  a  ga- 
rantia  loro  e  della  società,  e  per  cura ,  non  per  pena,  fossero 
custoditi  nei  manicomii  criminali ,  di  cui  noi  alienisti  abbiamo 
tanto  parlato  che  sorgessero  in  Italia,  o  per  ora  in  una  par- 
ticolare sezione  dei  manicomii.  Lasciati  in  libertà  i  folli  de- 
linquenti sono  spesso  naturalmente  ricaduti  in  novelli  delitti. 
La  società  ha  dritto  di  essere  garentita  da  tanto  pericolo. 

Dopo  avere  sottomesse  siffatte  osservazioni  al  criterio  di 
tanti  sapienti  giureconsulti ,  se  lo  credono  giusto  ed  oppor- 
tuno potranno  essi  rendere  più  espliciti  e  precisi  i  concetti 
degh  articoli  notati  facendovi  entrare  l'idea  indispensabile  di 
alienazione  mentale  (1),  nella  quale  comprendendosi  uno  stato 

(1)  Questa  osservazione  è  stata  ritenuta:  ecco  come  l'art.  6l ,  di- 
venuto ora  59,  è  stato  emendato  :  — 

Art.  59.  Non  è  imputabile  di  reato  colui  che  ,  nel  momento  in  cui 
commise  il  fatto  era  in  istato  di  follia,  o  per  qualunque  causa  non  ave- 
va la  coscienza  di  delinquere:  ovvero  vi  fu  costretto  da  una  forza  alla 
quale  non  potè  resistere. 


—  76  — 

morboso  del  cervello,  si  disordina  e  si  ecclissa  naturalmente 
la  condizione  della  libertà  morale. 

Mi  arbitro  in  fine  di  fare  una  semplice  osservazione  al 
§  3  dell'art.  64  nel  quale  si  dice  che  non  diminuisce  la  pena 
se  V  uhbriachessa  è  stata  contratta  per  commettere  un  reato 
o per  procurarsi  una  scusa. — L'ubbriaco  è  un  delirante  tem- 
poraneo, ed  il  delirio  prende  sempre  la  forma  di  quelle  fa- 
coltà cerebrali  che  vengono  più  specificatamente  disordinate. 
Laonde  non  sembra  possibile  che  un  individuo  che  corre  il 
delirio  acuto  possa  conservare  la  stessa  serie  d' idee  per  le 
quali  prima  si  determinava  a  voler  delinquere.  Ed  è  un  fatto 
che  r  ubbriaco  muta  temporaneamente  la  corrente  delle  sue 
idee  ,  le  emozioni  e  gì'  impulsi ,  perchè  muta  lo  stato  delle 
funzioni  del  cervello:  in  vero  l'uomo  di  natura  cupo  e  triste 
nella  ubbriachezza  può  divenire  loquace,  ridente,  benevolo; 
al  contrario  1'  uomo  allegro  ,  piange  e  si  dispera.  Né  credo 
che  fossevi  mai  stato  caso  che  un  individuo  nel  vero  stato 
di  ubbriachezza  avesse  messo  in  effetto  le  precedenti  sue  idee 
criminose.  Ciò  è  una  semplice  osservazione,  che  non  abbiasi 
come  fatta,  ove  credasi  giusto  di  punire  l' intenzione  ! 

A  queste  mie  poche  considerazioni  aggiungo  quattro  la- 
voretti stampati ,  che  forse  spiegano  meglio  quello  che  ho 
detto;  cioè  Sulla  procedura  dei  giudisii  pienali  e  civili  per 
riconoscere  r alienazione  mentale;  La  legge  e  la  follia  ra- 
gionante ;  La  prolusione  al  corso  di  medicina  legale  ;  Ed 
un  caso  di  uxoricidio. 

Vi  unisco  ancora  un  mio  Parere  frenologico  su  di  alcuni 
giustiziati,  perchè  vi  si  rivelano  le  facoltà  nel  più  alto  grado 
di  vizio  per  delinquere,  ed  in  un  individuo  giustiziato  nello 
stato  di  demenza ,  del  quale  il  cranio  ne  mostra  gì'  indizii. 

Dott.  B.  G,  MIRAGLIA. 


osseuvazioivi 

su   DI   ALCUNI   ARTICOLI   DEL   SECONDO   LIBRO   DEL   PROGETTO 
DEL   CODICE   PENALE 


A  Sua  Ecc."'  il  Ministro  di  Grafia  e  Giustizia 
(  Comm.  ;P.  S.  MANCINI  ) 

Avendomi  TE.  V.  onorato  con  lettera  officiale  affinchè 
io  esponessi  il  mio  parere  sul  Secondo  Libro  del  Progetto 
del  Codice  Penale,  in  quanto  riguarda  la  freniatria  e  la  me- 
dicina legale,  e  poiché  favorevolmente  fu  accolto  quello  che 
diedi  al  1°  libro  (1),  mi  arbitro  di  sottoporre  al  sapiente  giu- 
dizio dell' E.  V.  alcune  osservazioni  generali  sul  Titolo  XII  U-'e " ^'^^^'^^^"'^ 
e  specialmente  sulla  premeditazione,  su  lo  stato  dell'  animo 
nel  determinarsi  a  delinquere  a  cui  si  lega  il  grado  di  mal- 

(1)  Neil' accusare  ricevuta  di  un  esemplare  del  Progetto  del  Codice 
penale  (libro  1**  )  con  l'ampia  Relazione  ministeriale  che  lo  precede  , 
non  che  il  Sunto  dei  pareri  j  aggiungeva  io  al  Ministro  Guardasigilli , 
che  le  osservazioni  da  me  portate  agli  art,  61  e  62  sono  state  pienamente  /v  *^  /^  Ay»-'_^ 
da  lui  riconosciute  ragionevoli,  quando  nell'emendamento  dell'art.  61  At'^/j^-*' 

(  ora  59  )  vi  si  è  aggiunto  la  parola  follia ,  poiché  dopo  questa  parola  in  ^  ~ 

cui  si  comprendono  tutte  le  forme  di  alienazioni  mentali  ragionanti^  alle  ,^  ^^Àt^^^^'^^'^ 
quali  per  lo  più  si  lega  anche  la  coscienza  della  criminosità  dell'  atto  , 
risulta  qual  conseguenza  logica  l'aggiunto  concetto:  o  per  qualunque  l*  <-    yy^i^'^ 
causa  non  aveva  la  coscienza  di  delinquere.  /;         ^/    //L 

Per  questo  l'art.  62  (ora  60)  rimane  come  corollario  inappuntabile       / 
nella  sua  applicazione  in  certi  casi  che  possono  considerarsi  compresi         lV 
nell'art.  59  precedente. 

Gli  articoli  adunque  59  e  60  del  libro  1°  del  nuovo  Codice  penale  , 
ponendo  veramente  in  armonia  la  legge  ed  il  concetto  della  follia ,  rag- 
giungono il  santo  scopo  desiderato  della  giustizia.  Così  che  noi  alienisti 
possiamo  essere  lieti  del  perfezionamento  portato  alla  legislazione  pe- 
nale degli  alienati  in  Italia. 


a^  f 


—  78  — 

vagita  dell'atto,  e  su  le  offese  personali  producenti  1' aliena- 
zione mentale.  Queste  osservazioni  rendendo  più  determinati 
i  gradi  di  colpabilità  richiamano  più  esatta  l'applicazione  dei 
gradi  di  pena.  O  ^ 

Nell'art.  372.  (1)   (Libro  2°)  in  cui  si  definisce  la.  pr e- 
meditasione,  e  nei  suoi  due  emendamenti,  non  ritrovo  chiara 
i' 3^0  cS^]^'^^^  libertà  dell'arbitrio,  eh' è  condizione  indispensabile  per  la 
(^        serenità  dello  spirito  nella  determinazione  di  un  atto. 
ì'y      ^'  Io  non  oso  formolare  in  questo  senso  l'articolo,  ma  sot- 

topongo al  dotto  ed  elevato  criterio  dell'  E.  V.  le  seguenti 
considerazioni. 

<|o-|^*'^  Un  atto  conseguenza  della  consultazione  di  sé  stesso,  di 

un  calcolo  della  ragione,  della  riflessione  dicesi  atio  preme- 
ditato :  la  premeditazione  adunque  suppone  una  volontà  di- 
retta da  una  ragione  ponderata  e  riflessiva ,  e  per  cui  una 
serenità  d'animo  immune  da  agitazione.  Ma  può  in  vero  con- 
siderarsi non  agitato  un  animo  che  si  determina  a  misfare? 
Chi  spinge  ,  trascina  la  ragione  calcolatrice  ponderata  della 
riflessione  ad  una  determinazione  criminosa? 

Per  divenire  a  svolgere  il  concetto  vero  della  premedi- 
tazione, ed  a  dimostrare  insieme  che  la  colpabihtà  dell'atto 
aumenta  per  quanto  è  minore  la  tendenza  impulsiva  brutale, 
e  viceversa ,  ciò  che  fa  apparire  erroneo  e  crudele  l' emen- 


(1)  Art.  372  ((del  Progetto)  Art.  372  (Emendamento  della 

Sotto-Co  in  missione  ). 

L'omicidio  è  premeditato,  quan-  L'omicidio  è  premeditato,  quando 

do  il  colpevole  ha  fermato,  prima  il  colpevole  ,  ha  prima  dell'azione 

dell'  azione,  il  disegno  di  uccidere,  formato  il  disegno  di  uccidere  e  de- 

benchè  sia  diretto  contro  una  perso-  liberatamente  ne  ha  preparato  Vese- 

na  non  determinata  o  l'esecuzione  dizione,  benché  il  disegno  sia  diret- 

debba  dipendere  da  qualche  circo-  to  ecc.  (  Emendamento  del  Senatore 

stanza  0  condizione.  De  Falco). 

— L'omicidio  è  premeditato  quan- 

-    V     ,           .  J  J^  do  il  colpevole  ha  formato  /rc(irfa- 

f'   1    fJ  irfVu^ir*   ry^//i*^^<    ,*>iiw  ?ne/t^e  prima  dell'azione  ecc.  (come 

i^  '    ^      ^             ^  ^^   ^^  /-^J^^^"^*^^  nel  Progetto)— (Emendamento  del 

ec^^j/^   f^"^   i  «J >  <-                          ^     X^J^  Consigliere  CawomVoj. 


(lamento  n.°  3"  dell'art.  373  (1) ,  mi  piace  riassumere  e  ri-       ^oi-'v-^^ 
produrre  quello  che  esposi  nei  miei  lavori.  ^  o^»-^ 

Se  r  uso  di  quelle  facoltà  mentali  che  sono  la  sorgente  c^^  "^ 
dei  diritti  e  delle  passioni  e  dei  doveri  conduce  alla  virti^i ,  t^.."^^^"^ 
l'abuso  di  esse  è  l'origine  dei  difetti,  dei  vizii  e  delle  colpe,    ^^^T^   ^^"^ 
indizio  che  tutte  le  facoltà  umane  sono  buone  e  che  intem-  ,     y^^ 

peranti  non  per  morbo,  ma  per  allettamento  d'una  inclina- ;^  "" '^ 
zione  che  una  volontà  proclive  rende  pii^i  o  meno  malvagia  X^^^'^  t^^^'^ 
spingono  ad  azioni  che  offendono. la  legge  fondata  sul  senso     ^  ,j^ 

morale  e  di  giustizia  percui  criminose.  Lo  spirito  eccitato  da    ' 
una  tendenza  intemperante  se  la  combatte  e  vince  nella  lotta  J^  CSJ*^^*'^^< 
si  costituisce  nella  virtù,  ma  se  la  secónda  per  maggiore  al-  ^ 

lettamento  o  per  propria  debolezza  si  rende  più  o  meno  vi-  J^'^"^  -^'^^^h^ 
zioso  e  colpevole.  Per  la  qual  cosa  è  facile  intendere  che  la     /^  ^^^^  ùp'' 
virtù  è  maggiormente  meritoria  per  quanto  è  più  violenta  la   *^         ^        y, 
tentazione  che  si  combatte;  ed  è  massima  la  colpa  in  ragione  ^-^  ' 
che  questa  tentazione  è  debole  ed  è  forte  lo  spirito  che  la        ^^^.^  /  • 
seconda.  Principio  morale  che  spiega  la  varietà  delle  virtù  ,y 
e  dei  vizii,  dei  debiti  e  delle  colpe,  e  quindi  i  diversi  gradi      A'^??*'^ 
della  colpabilità  e  punibilità  o  impunibilità  delle  azioni  umane. 

Su  questa  massima  moralmente  giusta  perchè  fondata  su 
la  natura  dell'  uomo  si  regge'  il  criterio  del  legislatore  e  del 
giudice.  Laonde  disconoscesi  questa  massima  quando  non  si 
ha  cognizione  del  cuore  umano,  così  che  si  fa  strazio  della 
legge  a  danno  della  giustizia.  Quanta  sapienza  deve  abbrac- 
ciare la  mente  e  quanta  coscienza  il  cuore  del  magistrato  ! 
Eppure  la  conoscenza  dell'  importanza  della  legislazione  cri 
minale  in  intimo  ed  indispensabile  legame  colla  fisiologia  e- 
la  psicologia  non  è  forse  generalmente  avvertita  dai  migliori 
giureconsulti  e  specialmente  dai  civilisti. 

(1)  Art.  373.  kn. '^1^  [Emendamento] 

§  1.  L'omicidio  volontario  è  pu-  (Identico  fino  al  n.°  2  compreso), 
nito  con  la  reclusione  per  20  anni.  3°  quando  è  commesso  senza  al- 

§2.  La  pena  dell'omicidio  volon-  tra  causa  che  per  impulso  di  una 

tario  è  la  reclusione  da  20  a  25  anni:  brutale  malvagità  ecc. 
1°  quando  ec. 
2°  quando  ec. 


—  80  — 

La  determinazione  colla  propria  volontà  ad  un  atto  sup- 
pone che  l'indivìduo  sia  fisicamente  libero,  cioè  die  l' animo 
non  sia  né  modificato  né  spinto  ad  un'azione  da  interni  im- 
pulsi che  hanno  origine  nell'  esagerata  funzione  degli  organi 
per  cui  essa  manifesta  ed  esercita  le  sue  facoltà.  Ma  la  vo- 
lontà è  r  attributo  più  eminente  delle  potenze  intellettuali  spe- 
cialmente delle  riflessive;  e  poiché  per  mezzo  di  esse  lo  spi- 
rito ha  questo  potere  di  operare  ne  sono  tutte  le  altre  potenze 
temperate  e  dirette.  Intanto  sì  sublime  grado  di  manifestarsi 
delle  superiori  forze  della  mente  non  svolgendosi  ed  eserci- 
tandosi che  secondo  la  più  o  meno  energia  di  queste,  la  vo- 
lontà non  sta  tutta  nell'  ente  che  vuole  ma  pure  in  parte  in 
un  atto  di  facoltà  di  cui  la  manifestazione  e  1'  esercizio  stanno 
in  una  funzione  materiale  organica;  condizione  indispensa- 
bile da  cui  dipende  la  più  o  meno  energia  di  esse  forze  men- 
tali e  quindi  i  varii  gradi  di  attività  e  di  potenza  dei  loro 
attributi.  Per  la  qual  cosa  la  volontà  può  essere  energica , 
debole,  vacillante. 

La  libertà  del  volere  adunque  non  è  senza  confine  ;  e 
quindi  ha  gradi ,  i  quali  perchè  variabili  rendono  non  solo 
più  o  meno  energica  la  natura  delle  facoltà  superiori ,  ma 
pure  r  impeto  delle  inferiori  forze  istintive:  così  che  la  libera 
volontà  diventa  precaria  in  ragione  che  vien  mossa  dall'  agi- 
tazione degl'interni  impulsi. 

Rappresentata  così  la  volontà  come  il  più  eminente  atto 
dello  spirito  del  quale  atto  parte  sta  in  una  funzione  mate- 
riale ,  le  determinazioni  dell'  animo  ad  agire  sono  effetti  di 
cotale  volontà.  Quindi  lo  stato  di  esso  è  da  riguardarsi  se- 
condo che  lo  spirito  ne  resta  offeso  e  disgustato,  l'agitazione 
che  ne  sorge  muove  quella  precaria  volontà  che  può  trasci- 
nare alla  massima  delle  colpe,  specialmente  se  a  tali  interni 
si  aggiungono  gli  esterni  motivi,  come  provocazioni,  ai  quali 
tanto  la  legge  si  attiene. 

L'  animo  adunque  nel  determinarsi  al  delinquere  è  da 
considerarsi  in  una  morale  agitazione,  eh' è  maggiore  secon- 
do che  più  sia  lieve  il  motivo  esteriore  che  abbia  spinto  una 
volontà  facile  a  passare  in  azione  per  eccitabilità  degli  or- 
gani che  la  muove;  sebbene  l'enormità  di  questo  motivo  pos- 


—  81  — 

sa  sovente  eccitare  e  rendere  determinata  una  volontà  debole 
e  vacillante. 

L'esame  del  motivo  dell'agitazione  che  eccita,  spinge, 
trascina  l' individuo  a  delinquere  è  la  più  interessante  inda- 
gine che  conduce  il  magistrato  a  determinare  il  grado  di  col- 
pabilità per  applicare  con  giustizia  la  pena  che  con  ampiezza 
di  confine  la  legge  deve  stabilire. 

Con  tal  logico  criterio  come  potrebbe  andare  il  §  1°  del- 
l'art. 373  che  stabihsce  una  pena  fissa?  Una  legge  che  mette 
pena  siffatta  è  barbara  e  punisce  o  troppo  o  troppo  poco. 
Ombre  tali  non  debbono  macchiare  il  nuovo  Codice  penale 
del  Regno  d'Italia. 

E  da  notare  di  non  confondere  la  volontà  con  la  fer-  {» 4»>^* 

me^^«.  Questa  ultima  è  un  sentimento  ;  quella  è  il  più  su- 
blime attributo  delle  facoltà  intellettuali.  La  fermezza  eccita 
le  altre  potenze  dell'anima,  pure  la  volontà,  fino  a  divenire 
ostinazione ,  ed  esclude  la  ragione  perchè  non  ne  dipende  ;  ; 
mentre  la  volontà  n'  è  1'  attributo  ,  ne  dipende  e  costituisce 
la  libertà  delle  sue  determinazioni ,  poiché  non  solo  eccita 
ma  tempera  e  dirige  tutte  le  forze  mentali. 

Eppure  la  castigatrice  censura  delle  azioni  umane  ha 
mai  distinto  questi  due  stati  dell'animo,  cioè  quando  è  agitato 
dall'  emozione  impulsiva  della  fermezza  che  trascina  al  vizio 
ed  alla  colpa,  o  pure  da  emozioni  motrici  della  volontà?  Di- 
stinzione che  renderebbe  utile  ed  indulgente  la  legge. 

Corollario  delle  suddette  considerazioni  sorge  il  cono- 
scere e  fissare  i  gradi  della  colpabilità  quando  essa  dipende 
dalla  volontà  naturalmente  a  tante  variazioni  soggetta. 

Escluso  ogni  motivo  o  tentazione  interna  a  delinquere , 
quanto  più  lieve  è  il  motivo  provocatore  tanto  più  cresce  la 
malvagità  della  colpa.  Al  contrario ,  è  l' individuo  meno  ca- 
pace d' imputazione  per  quanto  V  interno  impulso  ha  trasci- 
nato la  volontà  inchinevole  al  misfare ,  ciò  che-  logicamente 
contraddice,  come  ho  notato  ,  il  n.°  3°  dell'  art.  373  ;  o  che 
massima  ne  sia  stata  l' esteriore  occasione. 

Sono  generalmente  rifiutati  questi  principii  perchè  credesi 
impossibile  il  riconoscere  i  gradi  di  agitazione  dell'animo  per 
impulso  interno ,  e  che  il  magistrato  ha  presente  ben  altri 


-  82  — 

motivi  per  determinarli  e  secondare  il  fine  della  giustizia. 
Ma  non  perchè  un  magistrato  non  si  crede  atto  a  ravvisare 
neir  individuo  agitato  la  vera  causa  della  colpa ,  non  esiste 
siffatta  causa  ed  i  variati  suoi  effetti.  Anzi  la  legge  che  ri- 
mette al  criterio  del  giudice  la  convinzione  della  reità  dello 
accusato  dà  a  divedere  fiducia  su  la  sapienza  e  la  morale  di 
lui  affinchè  non  punisca  o  troppo  o  troppo  poco. 

L'art.  378  che  dichiara  colpevole  chiunque,  volontaria- 
mente ,  ma  senza  intenzione  di  uccidere ,  cagiona  con  qua- 
lunque messo  una  perturbasione  alla  mente  altrui;  e  negli 
articoli  seguenti  si  punisce  secondo  i  gradi  di  durata  di  que- 
sta pertubazione  mentale  ;  farebbe  contemplare  che  sta  alla 
volontà  di  chiunque  di  usare  mezzi  di  far  uscire  pazzo  un 
individuo.  Le  cause  sì  morali  che  fisiche  della  pazzia  non 
stanno  a  disposizione  di  chicchessia ,  meno  che  non  fosse 
una  educazione  malvagia  propagata  ad  arte  per  fare  folli  ed 
idioti,  arte  ben  conosciuta  e  sempre  messa  in  pratica  dalla 
furba  setta  di  Loiola.  Per  ciò  1'  art.  378  starebbe  bene  ;  ma 
non  s'  è  veduto  mai ,  come  mai  non  si  vedrà  punito  uno  di 
innumerevoli  facitori  di  masse  di  pazzi  e  d' idioti  artificiali. 
E  se  r  alienazione  mentale  avviene  per  causa  accidentale  , 
come  poterla  esclusivamente  attribuire  a  chi  questa  abbia 
messo  in  uso?  Le  cause  morali  violenti  e  recenti  non  sono 
che  motivi  i  quali  sfuggono  fino  all'  alienista  più  esperimen- 
tato. Le  cause  fisiche  come  le  lesioni  violenti  al  capo  sono 
da  contemplarsi  solo  quando  i  fenomeni  di  perturbazione 
mentale  sono  conseguenza  o  sono  comparsi  insieme  a  feno- 
meni fisici ,  come  avvallamento  o  frattura  delle  ossa  crani- 
che, paralisie,  balbuzie,  commozioni  cerebrali  ec. 

Sebbene  le  cause  della  follia  sieno  sempre  discutibili,  io 
ho  sempre  contemplato  che  la  legge  dovrebbe  punire  il  col- 
pevole dello  storpio  della  ragione.  Le  cause  violenti  diretta- 
mente sul  cervello  sono  molto  probabili  a  produrre  la  paz- 
zia, specialmente  nei  predisposti;  e  nel  Museo  patologico  del 
Manicomio  di  Aversa  conservai  dei  cranii  profondamente  lesi, 
in  modo  che  le  violenze  esterne  avevano  dato  luogo  ad  en- 
cefalitide ,  e  quindi  a  permanente  disordine  mentale.  Inoltre 
agli  emendamenti  n.°  2°  e  n.**  3°  pei  quali  si  diminuirebbe  la 


—  83  — 

pena  se  V  alienaziane  prodotta  è  stata  di  breve  durata ,  os- 
servo che  allora  la  follia  ha  potuto  essere  un  accesso  che 
ordinariamente  si  ripete ,  sicché  prendesi  per  guarigione  il 
periodo  di  calma;  oltre  a  che  è  da  pensare  che  guai  per  chi 
ha  sofferto  un  accesso  di  follia  specialmente  per  lesione  mo- 
dificatrice dell'  organo  cerebrale. 

Fo  tali  osservazioni  su  le  cagioni  della  follia,  perchè  per 
le  morali  specialmente  l'art.  378  potrebbe  coprire  molte  si- 
mulazioni a  danno  dell'  accusato,  e  viceversa. 

Queste  osservazioni  mi  richiamano  alla  mente  quello  che 
sempre  ho  ripetuto  sul  poco  valore  che  deve  tenersi  del  con- 
vincimento morale  con  cui  il  giudice  è  chiamato  a  giudicare. 
Il  convincimento  morale  che  dev'essere  l'espressione  della 
propria  intelligenza,  senza  nozione  di  scienze  naturali  e  psi- 
cologiche non  diventa  che  una  semplice  emozione.  Ed  il  giu- 
dice che  giudica  con  la  semplice  emozione  non  intenderà  la 
premeditazione  ,  né  i  gradi  di  colpabilità  e  di  penalità ,  e 
molto  meno  le  cause  produttrici  i  perturbamenti  mentali. 

Ecco  perchè  la  legge  in  certe  materie  dev'  essere  espli- 
cita e  determinante,  o  molto  generale  lasciando  cosi  latitu- 
dine al  dotto  magistrato  di  ricorrere  in  simili  casi  ai  prin- 
cipii  di  diritto  e  di  giurisprudenza,  ed  essere  illuminato  dai 
pareri  di  esperimentati  medici ,  che  non  debbonsi  così  con 
troppa  leggerezza  rifiutare. 

Nel  formolare  i  su  notati  articoli ,  Y  alto  ingegno  della 
E.  V.  considererà  come  meglio  crede  le  brevi  osservazioni 
che  ho  avuto  l' onore  di  sottoporle. 

Napoli  14  agosto  1877.    - 

DelV  E.  V.  divotissimo  servitore 
Dott.  B.  G.  MlRAGLlA. 

N.  B.  Queste  osservazioni  sul  primo  e  sul  secondo  libro 
del  progetto  del  nuovo  codice  penale  del  Regno  d'Italia,  sono 
pubblicate  nel  Bollettino  del  manicomio  Fleurent  1866  e  1867; 
e  riassunte  trai  documenti  che  seguono  il  medesimo  codice. 


SULLA  PROCEDURA  MI  GIUDIZI!  CRIMIMLI  E  CIVILI 

PER   RICONOSCERE 

L'  ALIE^AZIOiE  MENTALE 

,  OSSERVAZIONI  MEDICO-PSICOLOGICHE-LEGALI  (D 


La  questione  più  importante  clie  presenta  la  medicina 
legale  si  è  quella  di  riconoscere  in  quaì  rapporti  si  ritrova 
l'alienazione  mentale  e  ciascuna  delle  sue  forme  rispetto  alle 
leggi. 

Lo  studio  della  follia  ha  fatto  grandi  progressi:  ha  sta- 
bilito consistere  questa  in  un  disordine  delle  facoltà  psichiche 
per  pervertimento  delle  funzioni  di  organi  materiali ,  e  del 
quale  è  l'individuo  nell'impossibilità  di  avvedersi:  queste  fa- 
coltà possono  alterarsi  in  parte  rimanendo  nella  integrità  le 
altre. 

Da  tutto  ciò  eh'  è  esperienza  di  fatti  in  concordanza  di 
ragion  logica,  ne  deriva  la  spiegazione  di  quanto  continua- 
mente osserviamo ,  cioè  che  si  può  esser  folle  ed  apparen- 
temente si  ragiona,  mentre  si  può  essere  nella  integrità  di 
mente  e  sragionare  e, far  falsi  giudizii  (2). 

Ma  le  leggi ,  sebbene  ogni  dì  riformate  ,  non  han  fatta 
un  passo  innanzi  in  quanto  alle  relazioni  che  debbono  avere 
coi  progressi  scientifici  e  pratici  della  medicina  mentale.  Esse 
credono  che  là  pazzia  consistesse  sempre  nel  pervertimento 
o  nell'abolizione  delle  facoltà  intellettive  e  quindi  negli  sra- 

(1)  V.  a  pag.  66  e  seg.,  la  lettera  del  Mancini  su  questo  lavoro 
pubblicato  nel  1870 ,  e  che  pare  avesse  avuto  qualche  influenza  su  la 
riforma  del  nuovo  codice  penale. 

(2)  Miraglta,  Trattato  di  Frenologia  applicata  alla  medicina,  alla 
giurisprudenza  ec.  Voi.  2,  cap.  IV. 


—  85  — 

gionamenti  e  nella  perdita  totale  della  coscienza  delle  proprie 
azioni  ;  perchè  non  sanno  che  le  facoltà  mentali  non  sono 
comprese  solo  dalle  forze  intellettive  per  mezzo  delle  quali 
esclusivamente  si  giudica  e  si  ragiona  ,  ma  pure  dai  senti- 
menti morali  e  dalle  tendenze  che  quali  facoltà  di  rapporto 
diventano  i  più  fecondi  elementi  delle  operazioni  dello  spi- 
rito, ed  i  più  energici  motori  delle  azioni  umane. 

Tanto  deplorabile  errore  legislativo  che  fa  del  magistrato 
un  perito  psicologo  ed  alienista,  dichiarandolo  cosi  scienti- 
ficamente competente,  produce  per  lo  più  che  già  il  giudice 
se  ne  reputa  in  coscienza  capace.  Per  questo  la  legge,  men- 
tre vuole  che  si  tuteli  l' innocenza  ,  ricercandola  pure  nello 
accusato  e  che  non  risultata  si  va  più  certo  all'indagine  della 
colpa ,  conduce  poi  nei  giudizii  penali  e  civili  in  quanto  al 
riconoscimento  dello  stato  delle  facoltà  mentali,  in  isbagli 
funesti. 

Un  altro  errore  non  meno  grave  nel  foro  penale  e  civile 
è  r  aver  voluto  costituire  la  convinzione  morale  del  giudice 
quale  base  precipua  dei  giudizii. 

Ma  con  la  convinzione  morale  nell'amministrazione  della 
giustizia  il  magistrato  non  giungerà  mai  a  quella  conoscenza 
delle  scienze  mediche  e  naturali  che  il  solo  perito  può  svol- 
gere e  porre  sotto  il  vero  punto  di  vista  onde  chiarire  i  fatti 
e  rendere  giusta  l'applicazione  della  legge.  Il  celebre  giure- 
consulto Mittermajer  dichiara  erronea  la  legge  che  estende 
r  applicazione  dell'  elastico  principio  del  convincimento  mo- 
rale fino  a  porre  da  parte  i  mezzi  più  retti  e  cauti  di  rico- 
noscimento dei  fatti  che  il  solo  concorso  di  periti  medici  può 
verificare  ;  e  deplora  il  danno  che  certo  deriva  alla  legisla- 
zione quando  nelle  riforme  dei  codici  non  si  tiene  dietro  ai 
progressi  delle  scienze  mediche  e  naturali  (1). 

Il  dotto  regio  Procuratore  Pellegrini  con  argomenti  lo- 
gici e  stringenti  espone  che  il  giudice  ubbidendo  ad  una  con- 
vinzione puramente  morale  e  quindi  indefinita  ed  astratta,  è 
facile  cadere  nel  fantastico,  nel  capriccioso,  nell'arbitrario, 
nel  tirannico  ;  così  che  per  uscirne  è  costretto  a  ricorrere 

(1)  Mittermajer,  Die  Nachtbeile  derVernuchtassigung  desStudiums. 


—  86  — 

alle  osservazioni  e  pareri  dì  periti  conoscitori  di  una  dottrina 
a  lui  ignota  (1). 

Per  questo  un  gran  numero  di  condannati  va  subito  a 
popolare  i  manicomii:  il  patibolo  ha  troncato  più  di  una  testa 
di  pazzi:  al  contrario  molti  astuti  malfattori  ritenuti  per  de- 
menti ritornano  ad  affliggere  la  società.  Molti  pazzi  non  in- 
terdetti e  lasciati  in  libertà  perchè  sentenziati  da  un  semplice,, 
sterile  ed  inconcludente  interrogatorio ,  producono  grandi 
sventure  uccidendo  sé  stessi  e  gli  altri,  incendiando,  e  la- 
sciando nella  miseria  i  figliuoli  ;  ed  all'  opposto  viene  inter- 
detto un  sano  di  mente  perchè  l'interrogatorio  lo  ha  svelato 
né  ragionante  né  un'aquila  d'ingegno.  La  follia  ragionante 
adunque  da  un  lato ,  e  la  saviezza  che  sragiona  dall'  altro  , 
sono  facili  ad  ingannare  la  coscienza  del  magistrato. 

Noi  deploriamo  gli  antichi  pregiudizii  che  con  tutte  le 
forme  legali  mandarono  alla  tortura  ed  al  rogo  uno  stermi- 
nato numero  di  monomaniaci  ;  come  se  nei  tempi  attuali , 
tempi  detti  di  civiltà  e  di  sapienza,  una  serie  di  pregiudizii 
da  quelli  non  dissimili  non  formassero  la  credenza  generale 
e  non  dominassero  incarnati  in  certi  elastici  precetti  legi- 
slativi. 

In  vero  però  non  dobbiamo  tacere  che  nel  codice  di  pro- 
cedura penale  si  rimette  al  giudizio  dei  periti  ove  sorgesse 
dubbio  sullo  stato  di  mente  dell'  imputato  (2).  Ma  non  pos- 
siamo fare  a  meno  di  osservare  che  il  codice  penale  ritenendo 
e  sanzionando  solamente  per  follia  il  furore  maniaco  ,  o  lo 
sragionamento,  e  la  perdita  della  coscienza  e  di  ogni  facoltà, 
e  quindi  del  libero  arbitrio,  confondendo  questo  con  la  libertà 
morale,  e  rimettendosi  per  soprappiù  al  solito  convincimento 
morale  col  discendere  il  perito  alla  qualità  di  testimone,  scio- 

(1)  Leltera  al  dot.  Creseimbeni  sul  Commentario  L'  Uomo  e  i  Codi- 
ci ;  1861. 

(2)  Art.  236...  Se  nasce  dubbio  sullo  stato  di  mente  dell'imputato, 
si  assumerà  il  giudizio  dei  periti,  e  questi  riferiranno  sulla  natura  e  sul 
grado  della  malattia ,  della  quale  risulta  affetto  determinandone  possi- 
bilmente la  data  e  la  influenza  che  avesse  potuto  esercitare  sulle  azioni 
di  lui. 


».  87  ~ 

glie  il  legame  che  dovrebbe  essere  tra  la  legge  e  la  follia. 
Così  che  il  perito  che  non  ritrova  siffatte  volute  esigenze  urta 
nel  criterio  prestabilito  del  magistrato,  e  specialmente  quando 
questo  perito  che  non  è  veramente  specialista  non  lo  persua- 
de e  convince. 

.  Il  codice  civile  nel?  indagare  lo  stato  mentale  dell'  indi- 
viduo ammette  solo  l'interrogatorio  del  magistrato,  come  se 
questi  venisse  così  creato  capace  nei  giudizii  civili  ed  inca- 
pace nei  giudizii  penali;  e  come  se  la  follia  che  nei  fatti  cri- 
minali ha  bisogno  dei  periti  speciali  per  essere  riconosciuta, 
nei  giudizii  civili  poi  al  contrario  si  mostrasse  di  tutt'  altro 
aspetto  da  essere  sufficiente  un  semplice  interrogatorio  che 
/  spesso  non  cade  su  1'  oggetto  delirante  del  folle,  o  che  que- 
(  sti  con  grande  astuzia  lo  dissimula.  Un  principio  fallace  adun- 
que informa  le  due  leggi  che  in  siffatto  modo  sempre  più  si 
allontanano  dallo  stesso  fine  a  cui  debbono  tendere  ,  e  che 
inoltre  sono  la  sorgente  di  tante  lamentate  conseguenze  funeste. 
Ma  pure  il  magistrato  nei  dubbii  di  follia  invece  di  fer- 
marsi ad  un  ingannevole  interrogatorio  perchè  la  legge  non 
ha  espresso  una  sanzione  rispetto  al  parere  di  medici  spe- 
ciali ,  potrebbe  per  la  scoverta  del  vero  supplire  col  pro- 
prio criterio  dove  quella  tace  e  con  1'  analogia  di  altri  pre- 
cetti altrove  dalla  legge  stessa  stabiliti  nelle  disposizioni  della 
interpetrazione  dei  suoi  articoli.  Esplicito  e  chiaro  è  l'art.  8 
del  codice  civile:  —  Qualora  una  controversia  non  sì  possa 
decidere  con  una  precisa  disposizione  di  legge,  si  avrà  ri- 
guardo alle  disposizioni  che  regolano  casi  simili  o  materie 
analoghe:  ove  il  caso  rimanga  tuttavia  dubbio,  si  deciderà 
secondo  i  pr incipit  di  dritto. 

Pare  adunque  che  il  silenzio  della  legge  lungi  di  restrìn- 
gere lascia  vasto  campo  al  criterio  del  magistrato  di  non 
trascurare  tutte  le  prove  possibili  per  la  scoperta  del  vero; 
e  specialmente  quella  dei  periti  nei  dubbi  di  follia,  eh' è  la 
più  interessante  nel  trarre  da  un  inganno  funesto  il  criterio 
del  giudice,  il  quale  agendo  altrimenti  darebbe  mostra  di  non 
volere  la  ricerca  del  vero  (1). 

(1)  Dice  al  proposito  l' illustre  Bonacossa  :  —  «  In  un  pubblico 


—  88  — 

Quando  la  legge  ha  bisogno  d' interpetrazioni  e  dì  ricor- 
rere per  analogie  alle  disposizioni  generali,  ha  d'uopo  di 
esphcite  riforme. 

Quanto  adunque  sia  indispensabile  il  giudizio  di  medici 
veramente  speciali  nel  dubbio  di  alienazione  mentale  lo  di- 
mostrano innumerevoli  fatti,  che  dovrebbero  destare  l'atten- 
zione dei  legislatori  in  tanto  progresso  di  civiltà.  Noi  che 
per  tanti  anni  abbiamo  come  medico  e  direttore  del  più  co- 
spicuo manicomio  d'Italia  vissuto  in  mezzo  ai  pazzi,  potrem- 
mo attestarlo  con  un  gran  numero  di  casi;  ma  ne  sceglie- 
remo alcuni  tra  i  nostri  e  tra  quelli  registrati  da  illustri 
alienisti  per  rendere  più  chiaro  il  nostro  assunto  che  tende 
come  un  reclamo  alla  riforma  della  legge  che  la  società 
richiede. 

In  una  recente  statistica  di  Wifigtrinier,  medico  delle  pri- 
gioni di  Bouen,  rilevasi  che  fra  202  prigioneri,  4  morirono  pri- 
ma di  essere  condannati,  e  176  furono  dai  giudici  riconosciuti 
alienati  in  seguito  del  parere  dei  medici.  Degli  82  condannati 
senza  o  centra  il  parere  dei  medici,  6  furono  per  delitti  cri- 
minali ;  e  di  questi  uno  dopo  di  essere  stato  pazzo  in  galera 
rimase  stupido;  un  altro  rimase  pazzo  a  Brest;  il  terzo  si 
uccise;  il  quarto  morì  in  un  manicomio;  il  quinto  discese  al- 
l'ultimo grado  di  demenza;  il  sèsto  non  ebbe  tempo  a  chia- 
rirsi, che  venne  tosto  giustiziato.  Gli  altri  76.  vennero  con- 
dannati a  pene  correzionali;  e  di  questi,  36  doverono  traspor- 
tarsi dalle  prigioni  ai  manicomi,   uno  morì  in  breve,  e  la 

«  dibattimento  seguito  avanti  alla  Corte  di  Assisie  di  Torino,  cui  do- 
«  vetti  assistere  per  dare  il  mio  parere  sullo  stato  mentale  di  un  im- 
«  putato  di  duplice  omicidio  ,  vcnivami  dal  signor  Procuratore  del 
«  Re  fatta  un'opposizione,  che,  non  lo  dissimulo,  giungevami  così 
«  inaspettata  e  recavami  tanta  sorpresa  da  farmi  quasi  per  un  istante 
«  sembrare  di  trovarmi  non  più  al  cospetto  di  un  venerando  magi- 
«  strato  nel  Santuario  della  giustizia,  dove  supremo,  unico  scopo  e 
«  religioso  dovere  di  tutti  ha  da  essere  la  scoperta  del  vero  per  tutte 
«  le  oneste  ed  eque  vie  possibili,  ma  fra  litiganti  per  interessi  per- 
«  sonali  e  privati  »  —  Bonacossa,  Quesiti  sulla  Procedura  di  alcuni 
casi  di  perizia  medico-legale  riflettente  lo  stato  mentale  ec,  pag.  3  — 
Torino  1863. 


—  89  — 

maggior  parte  degli  altri  espiarono  la  pena  tra'  pazzi  (1). 

Boileau  de  Castelnati,  medico  in  capo  delle  prigioni  di 
Nimes,  scriveva  nel  1852  che  i  1200  condannati  sottoposti 
alla  sua  osservazione  durante  25  anni,  avevano  presentato 
in  gran  numero  una  pressione  notabile  del  libero  arbitrio  (2) . 

Il  giureconsulto  Fitzroy  Kelly,  divenuto  poi  giudice  della 
corona,  nel  1864  in  un  grande  meeting  che  aveva  convocato 
a  Londra,  proclamò  che  durante  gli  ultimi  64  anni  erano  stati 
appiccati  60  alienati.  Ed  alla  medesima  epoca  il  dott.  Madden 
dimostrò  che  undici  alienati  furono  condannati  a  morte,  dei 
quali  otto  furono  giustiziati,  e  tre  graziati  ma  reclusi  (3). 

Durante  un  comitato,  istituito  dal  parlamento  inglese  per 
fare  una  inchiesta  su  la  pena  di  morte.  Lord  Sydney  Godol- 
phin ,  incaricato  della  sorveglianza  di  un  asilo ,  depose  che 
più  alienati  di  mente  erano  stati  giustiziati. 

L'illustre  giureconsulto  Mittermajer  che  per  più  di  40 
anni  occupossi  di  alienazione  mentale  ,  avendo  riconosciuto 
di  esservi  una  proporzione  notabile  di  pazzi  tra  gli  accusati 
ed  i  condannati,  non  esita  a  dire  che  l'esame  di  quest'indi- 
vidui non  è  stato  mai  fatto  con  molto  senno,  poiché  è  incon- 
testabile per  lui  che  più  di  uno  tra  questi  è  stato  alienato 
prima,  durante,  e  dopo  il  giudizio. 

Feci  osservare  al  Mittermajer  varii  anni  or  sono  quando 
visitò  il  manicomio  di  Aversa  molti  detenuti  giudicabili  e 
condannati  che  malgrado  i  segni  visibili  della  loro  malattia 
erano  stati,  perchè  ragionavano,  ritenuti  per  rei.  Nell'ospi- 
zio di  Aversa  nella  mia  lunga  pratica  vi  ho  notato  6  ad  8 
detenuti  in  ogni  100  pazzi:  deplorabile  cifra  quando  accre- 
sciuta da  quella  di  alienati  giudicabili  e  condannati  che  igno- 
rati ingombrano  le  prigioni  I  (4) . 

(1)  Ann.  d'hyg.  et  de  med.  leg.,  t.  XLVIII,  p.  369'  et  t.XLIX, 
p.  138. 

(2)  Boileau  de  Castelnau ,  De  l' epilepsie  dans  ses  raports  avec 
l'aliénation  mentale,  1852. 

(3)  Madden,  Sur  l'aliénation  mentale  et  la  responsabilitè  crirni- 
nelle  des  insensès,  p.  13  et  17.  Londres,  1864. 

(4)  In  una  visita  fatta  al  penitenziario  di  Volterra,  in  ottobre  1879, 


—  90  — 

A.  M.  incolpato  di  ferita  e  di  omicidio  premeditato  in 
persona  del  giudice  0,  fu  condannato  a  morte  perchè  ragio- 
nava e  perchè  era  stata  ritenuta  come  impertinenza  e  non 
follia  la  credenza  dell'accusato  di  essere  perseguitato  dalla 
vittima  dalla  quale  reputavasi  avvelenato  in  ogni  giorno  nel 
cibo  che  veniva  da  lui  rovesciato  per  essere  esaminato  dai 
farmacisti.  Spedito  poi  nell'  ospizio  di  Aversa,  fu  da  noi  ri- 
conosciuto pazzo  I  per  delirio  di  persecuzione  ;  e  vi  è  morto 
due  anni  or  sono  nella  piena  demenza  (1). 

Un  giovine  che  uccise  la  propria  madre  fu  due  volte  con- 
dannato a  morte  ;  ma  1'  esperimento  nell'  Ospizio  di  Aversa 
lo  dichiarò  invaso  da  monomania  omicida 

Molti  alienati  che  per  interdizione  civile  in  seguito  d'in- 
terrogatorio furono  dichiarati  savii,  andarono  poi  a  finire  nei 
manicomii.  Ne  noteremo  più  appresso  qualche  caso. 

Se  volessimo  riferire  più  fatti  simili  a  quelli  or  ora  in- 
dicati, osservati  sì  nella  nostra  lunga  pratica  che  degli  altri, 
scriveremmo  un  volume;  ma  crediamo  sufficiente  quanto  ab- 
biamo sopra  notato  per  confermare  che  il  voler  giudicare 
dello  stato  di  mente  di  un  individuo  vi  fa  d'  uopo  altro  che 
un  interrogatorio.  Per  essere  logici  bisogna  che  veramente 
specialisti  con  replicate  osservazioni  si  facciano  a  giudicare 
dello  stato  mentale,  e  non  coloro  che  il  meno  ne  sanno. 

Intanto  per  potere  ben  intendere  quanto  sia  assurdo  il 
poter  giudicare  della  infermità  della  mente  chi  non  sia  pro- 
fondamente instrutto  in  questi  studii  per  divenirne  compe- 
tente, e  come  la  legge  possa  considerarsi  veramente  in  rap- 
porto con  la  follia,  accenniamo  brevemente  cosa  sia  la  paz- 
zia. Imperocché  senza  questa  nozione  la  legge  sarà  cieca  sì 
nel  tutelare  l' innocenza  che  nel  vibrare  la  sua  spada. 


il  dott.  P.  Grilli,  distinto  medico  del  manicomio  di  Firenze,  vi  ha  rin- 
venuto fra  351  reclusi ,  distinti  in  253  a  tempo  e  98  a  vita ,  44 ,  cioè  31 
a  tempo  e  13  a  vita ,  alienati  di  mente;  oltre  a  5  in  osservazione  come 
sospetti  di  pazzia!  [Archivio  italiano  per  le  malatlie  mentati,  ecc.  i879.) 
(1)  La  storia  di  questo  caso  è  riportata  nel  Giornale  medico-storico- 
statistico  che  noi  in  quell'epoca  scrivevamo.  Voi.  1 ,  pag.  200  a  208. 
Aversa,  1843. 


—  91  -- 

Coi  semplici  principii  di  una  buona  metafìsica  e  con  un 
criterio  sufficientemente  logico  ,  ognuno  può  riconoscere  la 
seguente  divisione  delle  facoltà  mentali,  che  spiega  facilmente 
la  loro  manifestazione  si  nello  stato  normale  che  nello  stato 
morboso. 

Tutte  le  facoltà  dello  spirito  possono  ridursi  a  due  grandi 
serie,  cioè  le  facoltà  ìntellettioe  e  le  facoltà  ajfeitwe. 

Le  prime  comprendono  le  facoltà  percettioe  per  mezzo 
delle  quali  si  ha  conoscenza  dell'  esistenza  e  delle  qualità 
degli  oggetti  esterni  ;  e  le  facoltà  riflessive  che  producono 
le  idee  dei  rapporti  astratti,  e  che  essendo  così  la  sorgente 
dell'  analisi  e  della  sintesi  costituiscono  la  ragione. 

Le  facoltà  affettive  comprendono  i  sentimenti  o  facoltà 
morali ,  e  le  tendenze  o  istinti  :  per  mezzo  dei  sentimenti 
morali  lo  spirito  ha  emozioni ,  e  per  mezzo  delle  tendenze 
ha  inclinazioni  speciali  ed  impulsi. 

È  perciò  facile  intendere  che  lo  spirito  per  mezzo  delle 
facoltà  intellettive  ha  idee,  giudica  e  ragiona;  e  per  mezzo 
delle  facoltà  affettive  ha  emozioni ,  ed  inclinazioni  ed  im- 
pulsioni. 

È  facile  pure  comprendere  che  queste  due  serie  di  fa- 
coltà, sebbene  per  la  loro  natura  sieno  distinte  ed  indipen- 
denti una  dall'  altra  ,  purtuttavia  le  intellettive  possono  es- 
sere di  eccitamento  alle  affettive,  e  queste  di  elemento  alle 
operazioni  delle  prime. 

Or  non  vi  è  logica  che  potesse  affernlare  che  tutte  que- 
ste potenze  dell'  anima  e  dello  spirito  per  potersi  svolgere  , 
manifestare  ed  esercitare  non  han  bisogno  di  funzioni  nor- 
mali di  materiali  condizioni  indispensabili. 

Tutte  queste  facoltà,  essendo  l'una  indipendente  dall'altra 
possono  disordinarsi  fino  ad  abolirsi  complessivamente  o 
parzialmente.  Ed  il  disordine  di  tutte  o  in  parte  delle  facoltà 
è  la  manifestazione  chiara  di  una  modificazione  materiale  in 
tutto  0  in  parte  del  loro  organo  eh' è  il  cervello. 

Ammalandosi  adunque  le  facoltà  intellettive  si  ha  incoe- 
renza d'idee,  si  sragiona  e  si  fanno  falsi  giudizii.  Nel  disor- 
dine  delle  facoltà  affettive   lo  spirito  ha  em.ozioni  dolorose 


;U' 


—  92  — 

ed  impulsioni  irresistibili  ed  incorrigibili,  ed  il  ragionamento 
ha  r  apparenza  di  una  esatta  ragione. 

I  folli  affetti  in  alcuna  delle  facoltà  morali  o  sentimenti 
sono  spesso  talmente  astuti  da  dissimulare  fino  il  disordine 
del  loro  stato  mentale. 

Abbiamo  notato  nella  nòstra  pratica  che  i  folli  per  di- 
sordine delle  facoltà  affettive  sono  in  numero  grandissimo  a 
fronte  di  quelli  delle  facoltà  intellettuali  (1).  Sicché  ognuno 
comprende  che  la  follia  attaccando  nel  maggior  numero  dei 
casi  le  facoltà  affettive,  si  manifesta  più  negli  atti,  che  nella 
incoerenza  d'idee;  più  nelle  azioni  strane  che  negli  sragio- 
namenti. Anzi  l'ahenato  nei  sentimenti  fa  premessa  dei  suoi 
giudizii  il  senso  esagorato,  e  sfila  un  certo  ragionamento  da 
ingannare  chi  non  è  psicologo  ed  alienista. 

Da  ciò  rilevasi  quanto  s' illude  colui  che  vuol  ritrovare 
la  pazzia  sempre  negli  sragionamenti,  e  la  saviezza  e  la  in- 
tegrità di  mente  nei  ragionamenti,  rilevati  da  uno  sterile  in- 
terrogatorio specialmente  fatto  da  chi  è  incompetente  per 
deficienza  di  nozioni  esatte  di  psichiatria;  e  tanto  più  quando 
questi  profani  credono  che  gli  atti  o  azioni  umane  sieno  sem- 
pre determinate  dalla  ragione  (2).  Or  quando  coloro  che  in- 
terpetrano  la  legge  in  termini  ristretti  perchè  ad  essi  dà  fa- 
coltà di  giudicare  lo  stato  di  mente  di  un  individuo  da  un 
vacuo  interrogatorio,  se  ne  credono  competenti  e  capaci ,  e 
respingono  ogni  altra  prova  che  infine  la  legge  stessa  vuole 
che  si  esperimentasse  (3)  ,  allora  ogni  discussione  con  essi 
è  inutile.  Ma  pure  noi  vogliamo  tentarla  producendo  fatti 
inconcussi  affinchè  potesse  essere  di  qualche  lume  se  non 
a  colui  che  crede  trincerarsi  nella  misura  del  sqo  sapere  e 
del  suo  convincimento  morale,  ma  bensì  ai  legislatori  nella 
riforma  dei  codici  dalla  civiltà  ora  tanto  reclamata. 

Ammessa  una  metodica  classificazione  delle  facoltà,  ed 
in  conseguenza  una  uniforme  classificazione  dei  loro  disor- 

(1)  Mtraglia,  Annali  fren.  ital.  Voi.  1  ,  2,  3,  4,  5,  6.  Ricerche  sta- 
tistiche alla  tav.  II>  III,  IV  e  XVI  in  ciascun  volume. 

(2)  Miraglia,  Annali  fren.  ital.  Voi.  1,  pag.  113  e  seg 

(3)  V.  art.  3  di  Proc.  civile,  riportato  più  sopra  a  pag.  87. 


—  93  — 

dini,  è  facile  comprendere  che  quando  la  malattia  invade  le 
facoltà  affettive  rimanendo  intatte  le  facoltà  intellettuali ,  e 
pure  quando  di  queste  ultime  se  ne  disordina  qualcuna  re- 
stando le  altre  nella  loro  integrità ,  la  memoria  ,  V  intelletto 
e  tutti  gli  altri  attributi  o  modi  di  essere  delle  forze  sane 
si  presentano  nella  loro  normalità.  Così  che  coloro  che  vo- 
gliono ritrovare  la  pazzia  sempre  nella  mancanza  di  memo- 
ria e  della  conoscenza,  e  nella  incoerenza  d'idee,  non  hanno 
alcuna  idea  di  psicologìa  e  di  fisiologia  del  cervello  e  quindi 
molto  meno  dell'  origine  e  della  proteiforme  manifestazione 
della  pazzia.  Secondo  il  peregrino  ragionamento  di  costoro 
sarebbe  del  pari  cieco  (  mentre  non  lo  è  )  chi  è  sordo  ;  o 
pure  il  sordo  non  sarebbe  tale  perchè  vede  bene. 

A  coloro  che  sostengono  di  non  esservi  alienazione  men- 
tale senza  perdita  completa  della  memoria  e  dell' inteUigenza, 
o  meglio  di  esservi  integrità  mentale  quando  vi  è  intelligenza 
e  memoria ,  rispondiamo  con  le  idee  di  Erskine  ,  che  sono 
tanto  interessanti  per  la  ragione  dell'  epoca  in  cui  le  profes- 
sava (1800);  che  tale  follia  non  ha  mai  esistita.  Egli  aggiunge: 
«  In  tutte  le  cause  relative  agli  alienati,  che  hanno  occupato 
«  la  sala  di  Westminster,  comunque  fossero  state  complicate , 
«  questi  malati  hanno  non  solamente  dato  prova  di  memo- 
«  ria ,  come  io  conosco  ,  han  mostrato  la  conoscenza  e  le 
«  rimembranze  più  perfette  dei  loro  rapporti  reciproci  gli  uni 
«  verso  gli  altri,  dei  loro  atti  e  degli  avvenimenti  della  loro 
«  vita,  ma  sono  stati  ancora  generalmente  rimarchevoli  per 
«  la  loro  sottigliezza  e  finezza.  I  loro  ragionamenti  sono  stati 
«  raramente  in  difetto.  La  malattia  consiste  nei  concepimenti 
«  deliranti  del  pensiero  (delusioni)  di  cui  tutte  le  deduzioni 
«  sorte  dal  loro  disordine  mentale ,  sono  basate  su  di  una 
«  credenza  conseguente  alla  realità  delle  loro  impressioni 
«  alterate  »  (1). 

Le  lesioni  che  non  invadono  le  facoltà  intellettive  ma 
bensì  le  affettive  in  modo  che  gli  atti  strani  non  impediscono 
un  regolare  apparente  esercizio  delle  prime,  dan  luogo  alla 

(1)  Charle  Bucknit ,  Unsoundness  of  mind  in  Relation  to  criminal 
a$ts,  p.  49.  London,  1854. 


—  94  — 

follia  ragionante  (Esquirol),  mania  seiiza  delirio  fPinelJ, 
follia  di  azione  (Brierre  de  Boismont).  Questi  malati  sono 
il  flagello  delle  loro  famiglie ,  essi  vi  mettono  i  disordini , 
sono  malefici,  denigrano  oggi  quello  che  ieri  lodavano,  sono 
doppii,  bugiardi,  pericolosi.  Laonde  per  conoscere  tali  folli 
detti  ragionanti,  sì  abili  ad  inporre  ai  visitatori  di  passag- 
gio, osserva  il  Nestore  degli  alienisti  francesi  Brierre  de  Boi- 
smont ,  fa  d' uopo  vivere  con  essi ,  di  osservarli  giorno  e  not- 
te, e  scrivere  un  giornale  quotidiano  delle  loro  parole  e  dei 
loro  atti  (1). 

Gli  affetti  di  pazzia  ragionante  non  solo  rispondono  bene 
alle  domande  da  sembrare  in  senno,  di  una  fina  rimembran- 
za e  normali  nella  volontà,  nel  libero  arbitrio,  ma  scrivono 
in  modo  da  non  dare  alcun  sospetto  dello  stato  infermo  della 
loro  mente.  Nel  manicomio  di  Aversa  non  ha  guari  vi  morì 
di  alienazione  mentale  il  signor  R.,  il  quale  malgrado  la  sua 
follia  ragionante,  tradusse  dall'  inglese  un  volume  con  molta 
accuratezza  e  rettitudine,  e  noi  ne  possediamo  il  manoscritto. 
Chi  non  conosce  i  folli  ai  quali  noi  facemmo  recitare  sui  teatri 
di  Napoli  e  di  Caserta  e  tragedie  deli'  Astigiano  e  commedie 
con  meraviglia  del  pubblico  e  dei  dotti?  (2).  Uno  di  essi  il 
sig.  F  Persio  ha  scritto  prose  e  poesie  pure  estemporanea- 
mente da  sembrare  il  più  savio  ed  uno  dei  più  sani  ingegni 
del  mondo  :  e  nel  giornale  V  Indipendente  di  Napoli  ve  ne 
sono  riportate  alcune  belhssime. 

A  torto  dunque  si  presentano  gì'  interrogatorii  e  le  let- 
tere scritte  da  tali  folli  come  prove  incontestabili  della  in- 
tegrità di  mente  (3).  L'errore  sorge  che  su  fatti  di  osserva- 
zione fa  d' uopo  studiarli  con  senno  e  per  lungo  tempo  ,  e 
che  quelli  che  ne  parlano  e  ne  giudicano  non  ne  sono  per 
nulla  conoscenti. 

Tali  alienati  di  mente  ragionanti  e  lucidi ,  avvedendosi 

(1)  A.  Brierre  de  Boismont,  De  la  responsabilité  legale  des  aliénés, 
pag.  31.  Paris,  1863. 

(2)  La  Presse  di  Parigi,  8,  9,  10  luglio  18G3;   e  molti  giornali  di 
Napoli. 

(3)  Miraglia,  Annali  fren.  ital.  Voi.  2,  p.  174. 


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di  essere  trattenuti  e  dello  scopo  di  un  interrogatorio ,  di- 
ventano sorprendentemente  dissimulatori.  Un  tal  S.  accortosi 
che  r  interrogatorio  che  subiva  innanzi  al  tribunale  di  Napoli 
era  per  interdirlo  dai  diritti  civili,  celò  il  suo  delirio  fino  a 
negare  l'idea  fissa  che  lo  dominava  cioè  di  credere  che  la 
propria  moglie  era  la  madre.  Su  tanta  dissimulazione  il  ma- 
gistrato che  aveva  sempre  a  sé  innanzi  i  retti  ragionamenti 
del  folle  non  ammise  l' interdizione.  Ma  dopo  poco  tempo  sì 
fu  costretti  di  recluderlo  nel  manicomio  di  Aversa  dove  per 
la  demenza  paralitica  sopraggiunta,  finì  di  vivere. 

Potremmo  aggiungere  moltissimi  altri  casi  di  dissimu- 
lazione della  follia ,  osservati  dagli  altri  e  da  noi  ;  ma  cre- 
diamo utile  conchiudere  con  le  parole  del  primo  avvocato 
generale  Merville  pronunziate  innanzi  ad  una  delle  prime 
Corti  supreme  di  Francia ,  quella  di  Lione ,  in  caso  di  una 
domanda  d' interdizione  di  un  tal  Flechet.  Egli  così  si  espri- 
me: «  La  follia  ragionante  o  lucida  non  si  mostra  general- 
«  mente  né  col  furore,  né  collo  sragionamento;  per  iscovrirla, 
((  i  medici  stessi  hanno  qualche  volta  bisogno  di  jsm  mesi , 
«  di  più  anni  di  un  esame  attento  ,  e  lo  studio  n'  é  tanto 
«  pili  difficile  per  quanto  il  maniaco  sa ,  in  generale,  dissi- 
((  mulare  molto  abilmente  la  lesione  intellettuale  di  cui  è 
«  affetto. 

((  La  scienza  é  ricca  su  questo  punto  di  osservazioni 
«  interessanti,  e  non  potrassi,  sensa  fare  prova  di  una  sira- 
«  na  fatuità,  rifiutare  la  testimonianza  di  uomini  specialisti, 
(^  allorché  trattasi  di  esaminare  dei  fenomeni  intellettuali  che 
«  sono  stati  1'  oggetto  degli  studi  e  dei  lavori  di  tutta  la  loro 
«  vita.  E  bene!  Tutt'i  medici  alienisti  lo  hanno  confermato, 
«  vi  hanno  dei  folli  che  sono  folli  nelle  loro  azioni  e  non 
«  nelle  loro  parole ,  i  quali  rispondono  molto  ragionevolmente 
«  a  tutte  le  quistioni  che  loro  s' indirizzano  ,  si  esprimono 
«  con  lucidezza ,  conservano  un'  apparenza  di  ragione  fin 
«  nelle  loro  concezioni  deliranti.  È  pei  loro  antecedenti  piut- 
«  tosto  che  per  la  loro  conversazione  che  apprendesi  che 
«  sono  pazzi.  Si  sono  veduti  dei  maniaci  affetti  di  una  follia 
«  ben  caratterizzata  ,  poiché  erano  chiusi  nei  manicomii , 
«  mantenere  senza  sforzi  una  discussione  seria ,  e  presen- 


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«  tare  con  vera  acutezza  di  spirito  ragionamenti  solidi  e  lo- 
ft gici.  Il  folle  lucido  sa  spesso  dissimulare  la  follia  meglio 
«  che  noi  saprà  fare  1'  avvocato  più  abile  e  più  ingegnoso.  » 

Cotali  malati  sono  sovente,  come  dicemmo,  contradittori 
nelle  loro  idee,  furbi,  bugiardi,  calunniatori,  macchinatori 
di  complotti,  e  malgrado  la  mancanza  del  senso  morale  e 
del  pervertimento  dei  sentimenti  più  naturali,  parlano  per  più 
ore  con  esatti  ragionamenti  agli  estranei,  sostengono  con 
tutta  l'apparenza  della  ragione  l'interrogatorio  dei  magistrati, 
e  che  intanto  sono  incapaci  di  guidare  le  loro  azioni. 

In  una  ricerca  medie  9  legale  di  taU  folU  bisogna  che  lo 
esame  sia  attento  di  accertarsi  in  prima  se  l' individuo  si  ^ 
stato  altre  volte  folle,  perchè  allora  la  presunzione  della  fol- 
liVpuò  dar  ragione  dello  stato  presente  della  mente  (1).  E 
specialmente  nei  casi  di  dissimulazione  il  medico  non  deve 
dar  giudizio  in  un  istante  ,  se  il-  magistrato  si  crede  di  po- 
terlo fare  con  una  semplice  interrogazione.  Nel  manicomio 
di  Aversa  abbiamo  sovente  dovuto  tenere  in  osservazione 
per  molti  mesi  per  indagare  l'alienazione  di  certi  individui. 
E  quando  siamo  stati  invitati  dalla  giustizia  a  dire  il  nostro 
parere,  pure  dopo  di  essere  stati  presenti  a  tutta  la  pubblica 
discussione  ,  abbiamo  chiesto  1'  esperimento  per  potere  ben 
determinare  lo  stato  di  mente  dell'individuo;  né  mai  ci  siamo 
pentiti  di  queste  cautele. 

Scrive  il  Renaudin  che  nell'  Ospizio  di  Stephansfeld  fu 
ricoverato  un  vecchio  che  più  volte  aveva  tentato  il  suicidio; 
concentrato  e  riservato  sembrava  normale  nei  suoi  ragiona- 
menti, sebbene  non  avesse  dissimulato  il  suo  male.  Un  av- 
vocato visitando  l'Asilo  nel  ragionare  con  costui  restò  illuso 
da  sì  ingannevoli  apparenze.  Accusò  la  sequestrazione  per 
arbitraria  ;  fu  fatta  una  inchiesta  giudiziaria ,  e  apparendo 
neir  interrogatorio  intera  lucidità ,  il  giudice  ,  non  valutando 
le  osservazioni  del  medico,  ordinò  1'  uscita  del  malato ,  che 
poche  ore  dopo  si  appiccò  (2).  Ecco  gli  effetti  dell' intterro- 
gaterio  del  magistrato  che  si  eleva  a  psicologo  alienista. 

(1)  Marc.  Ann.  d'Ig.  pubi,  e  med.  leg.  T.  2,  p.  277. 
(2(  Ann.  mèdico-psycologiques,  1847  p.  249. 


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La  dissimulazione  è  messa  in  opera  dai  pazzi,  tra  i' al- 
tro, dalla  speranza  di  uscire  dal  manicomio  e  dal  proponi- 
mento di  effettuare  qualche  loro  intenzione ,  specialmente 
quando  sonvi  persone  che  li  istigano  a  dissimulare.  «  Un 
»  alienato  ,  dice  Brierre  de  Boismont ,  recluso  in  un  Asilo 
»  inglese  e  trattato  da  una  guardia  duramente,  giurò  di  ven- 
»  dicarsene.  E  per  riuscire  nel  disegno  cangiò  di  maniere , 
»  divenne  sommesso  e  serviziato,  e  così  bene  ingannò  colui 
»  che  stimava  suo  nemico  che  ne  fu  impiegato  nei  lavori 
»  interni  della  casa.  Un  giorno  sottrasse  un  coltello  di  cu- 
»  Cina  e  studiosamente  lo  nascose.  Alcun  tempo  dopo,  men- 
»  tre  la  guardia  che  più  non  ne  difìfldava,  gli  passa  vicino, 
»  lo  trapassa  col  coltello  e  1'  uccide.  Ad  Haslam,  che  lo  vidi 
»  poi  nel  manicomio  di  Bethlem ,  dove  fu  trasportato ,  non 
»  palesò  alcun  rammarico,  ma  vera  soddisfazione  dell'  ope- 
»  rato.  Morì  in  fine  in  piena  alienazione.  Può  quindi  affer- 
»  marsi  che  l' opinione ,  la  quale  presume  che  gli  alienati 
»  non  sappiano  dissimulare,  è  un  solenne  errore  (1).  » 

Nel  manicomio  di  Marsiglia  nel  gennaio  del  1866  ,  due 
alienati  epilettici  si  concertarono  per  uccidere  due  serventi. 
Attesero  quando  uno  degli  agenti  era  solo  ,  vi  si  gettarono 
sopra  e  lo  uccisero  :  la  stessa  sorte  subì  un  altro  servente 
ch'era  corso  in  aiuto  del  compagno  (2). 

Un  uomo  di  Brissous,  affetto  di  delirio  di  persecuzione, 
era  stato  condotto  all'  asilo  di  Baionna  per  essere  ulterior- 
mente trasferito  in  un  manicomio.  Egli  divenne  sì  tranquillo 
e  ragionevole  in  apparenza ,  che  sul  rapporto  del  medico , 
fu  sospesa  la  sua  sequestrazione.  Essendo  così  in  libertà  lo 
sventurato  il  2  novembre  si  condusse  armato  di  un  ascia 
nel  podere  lavorato  del  signor  Handarroque,  e  dopo  di  avere 
rovesciato  a  colpi  d'ascia  la  barriera  di  legno  si  avanza  con 
l'arma  alzata  contro  di  lui.  Colpito  da  timore  e  per  difendersi 
Hondarroque  prende  un  legno,  ferisce  il  folle  che  cade  morto 
ai  suoi  piedi  (3). 

(1)  Brierre  de  Boismont,  Ann.  d'Ig.  pubi  leg.  Aprile  1865. 

(2)  Ann.  fren.  ital.  Voi.  IV.  p.  175. 

(3)  Messager  de  Bayonne,  1864, 

7 


Se  è  difficile  scovrire  la  pazzia  in  mezzo  ai  ragionamenti 
ed  alla  lucidità,  non  meno  difficile  è  sorprendere  la  simula- 
zione. Secondo  il  precettò  giuridico  della  sufficienza  dell'in- 
terrogatorio del  magistrato  per  riconoscere  lo  stato  di  mente 
di  un  individuo,  il  malvagio  dotato  di  grande  astuzia  sarebbe 
giudicato  pazzo  pei  fìnti  sragionamenti  che  certo  senza  ripe- 
tute esperienze  eseguite  da  persone  speciali  non  possono  es- 
sere valutati  dal  criterio  insciente  del  giudice. 

Non  essendo  nostra  intenzione  di  parlare  di  tutte  le  for- 
me di  pazzia  che  presentano  ragionamenti  (i  ragionamenti  non 
sono  la  ragione),  cioè  delle  follie  parziali  che  mostrano  in- 
tegrità nella  massima  parte  delle  facoltà  mentali,  ci  limitia- 
mo di  accennare  qualche  cosa  su  di  una  specie  di  alienazione 
parziale  di  uno  dei  più  belli  sentimenti  morali,  specie  di  follia 
che  si  presenta  generalmente  più  di  quel  che  si  crede,  e  che 
inganna  facilmente  il  medico  se  non  è  veramente  alienista 
filosofo  e  pratico. 

Un  sentimento  morale  che  ci  porta  alla  previdenza  e  che 
noi  chiamiamo  precauzione  ammalandosi  ed  esagerandosi 
produce  il  dubbio,  la  paura,  il  sospetto  di  tutte  le  cose.  Gl'in- 
dividui affetti  in  questo  senso  non  solo  temono  ed  abborri- 
scono  chi  gli  usa  pure  delle  dimostrazioni  benevoli  e  di  amore; 
ma  le  allucinazioni,  che  ordinariamente  sono  il  corredo  di 
tali  forme  di  alienazioni,  li  spingono  ad  atti  pericolosi  ;  e  per 
questo  i  loro  ragionamenti  fondati  su  le  loro  allucinazioni 
ingannano  sovente  i  più  accorti. 

Questo  senso  turbato  esagerato  per  le  triste  allucinazioni 
sino  alla  disperazione  spinge  al  suicidio  ed  all'omicidio  (1). 
Ecco  perchè  i  suicidi,  di  cui  non  si  conoscono  le  allucinazioni 
ma  bensì  i  ragionamenti ,  sono  creduti  savii  ;  e  tanto  più 
quando  hanno  scritto  lettere  e  testamenti  prima  di  darsi  la 
morte  (2). 

Tal  forma  di  pazzia  viene  appellata  dagli  alienisti  lipe- 
menia  Ma  è  da  notare  che  per  lo  più  coloro  che  ne  sono 

(1)  Miraglia,  Trattato  di  Frenologia  applicata  ec,  Voi,  2,  pag,  147 
alla  pag.  157. 

(2)  Miraglia,  Ann.  fren.,  Voi.  2,  pag.  174. 


—  99  — 

affetti  se  presentano  l'integrità  della  intelligenza,  questa  si  è 
mostrata  sovente  debole  né  molto  sviluppata  ;  sebbene  l' astu- 
zia si  sia  esercitata  in  tutta  la  sua  sottigliezza.  Nelle  donne 
r  amore  dei  figli  esagerato  nelle  parole  si  è  dimostrato  nei 
fatti  in  una  avversione  ad  essi  fatale,  od  in  una  dubbiosa  in- 
differenza ,  e  tanto  più  quando  l' istinto  della  maternità  non 
si  è  dimostrato  il  più  energico  tra  le  sue  tendenze  (1). 

Se  volessimo  fare  una  nota  di  suicidi  lipemaniaci  che 
presentavano  l'apparenza  della  più  netta  lucidità,  e  delie  ma- 
dri che  dimostrando  affetto  straordinario  pei  figli  e  poi  li  han- 
no uccisi,  e  dei  folli  allucinati,  maldicenti,  traditori,  vacillanti 
che  sono  creduti  savii  per  la  loro  apparente  ragionevolezza, 
scriveremmo  un  grosso  volume.  Per  lo  che  ci  restringiamo  a 
ripetere  un  fatto  il  più  recente. 

Varii  di  simili  alienati  nel  manicomio  di  Aversa  sono  stati 
rilevati  dalle  proprie  famiglie  perchè  scorgevansi  in  essi  esatti 
ragionamenti;  ma  alcuni  consumarono  il  suicidio  appena  usci- 
ti, ed  il  resto  dopo  poco  tempo  si  fu  costretto  di  recluderli 
novellamente.  Una  signora  qualche  mese  fa  venne  ricoverata 
neir  Ospizio  di  Capodichino  perchè  invasa  da  delirio  di  perse- 
cezione  e  di  avvelenamento  contro  il  proprio  marito;  il  quale 
ad  istanza  dei  parenti  di  lei  fu  costretto  a  ritirarla  in  casa. 
A  nostre  premure  le  fu  posta  attorno  un'  assistente;  ma  un 
giorno  l' inferma,  delusa  la  guardia,  si  precipitò  dal  5°  appar- 
tamento rimanendo  all'  istante  cadavere  sul  lastrico. 

Per  venire  ad  un  esatto  giudizio  dello  stato  di  mente  di 
un  individuo  nelle  lunghe  e  ripetute  osservazioni  fa  d' uopo 
indagare  le  cause  ed  i  fenomeni  sì  fisici  che  morali  che  han- 
no dato  origine  e  die  accompagnano  la  pazzia. 

Ci  restringiamo  ad  accennare  della  eredità,  come  una 
delle  cause  effiicienti  delle  malattie  cerebrali  :  per  tutt'  altro 
potendosi  riscontrare  nelle  opere  d' illustri  alienisti  e  nelle 
nostre  (2),  non  essendo  lo  scopo  di  questo  scritto  che  di  di- 
mostrare quanto  sia  fallace  il  voler  ravvisare  la  pazzia  in  un 

(1)  Miraglia,  Trattato  di  Frenologia  applicata  alla  medicina,  alla 
giurisprudenza  ec.  Voi.  1,  pag.  165  alla  p.  171. 

(2)  Miraglia,  Ivi,  Voi.  2,  105  alla  pag.  128, 


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semplice  interrogatorio,  e  poi  fatto  da  persone  che  non  sanno 
cosa  sia.  il  pazzo  e  la  pazzia;  e  il  reclamare  su  questo  punto 
di  freniatria  ferense  la  riforma  del  codice  penale  e  civile. 

É  certamente  che  non  si  eredita  un  buono  o  cattivo  spi- 
rito, ma  sì  bene  una  buona  o  cattiva  organizzazione.  Or  se 
le  facoltà  per  manifestarsi  ed  esercitarsi  hanno  d' uopo  di 
funzioni  materiali  organiche ,  hanno  queste,  quali  condizioni 
indispensabili,  grande  e  necessaria  influenza  su  la  manife- 
stazione e  su  l'esercizio  di  quelle.  Per  lo  che  la  pazzia  es- 
sendo un  fenomeno  naturale  di  un  disordine  delle  funzioni 
cerebrali,  un  cervello  per  eredità  innormalmente  organizzato, 
dispone  naturalmente  a  certe  sue  speciali  alterazioni.  Noi  ab- 
biamo dimostrato  nelle  nostre  opere  (1)  che  un  simile  cervello 
se  non  porta  seco  necessariamente  la  pazzia,  tenendo  però 
insita  la  disposizione,  fin  la  più  lieve  cagione  interiore  o  ester- 
na quella  malattia  può  svolgere  piuttosto  che  un'  altra. 

Per  siffatta  organizzazione  può  avverarsi  che  pei  genitori 
non  offrendosi  alcun  motivo  non  si  svolge  l' alienazione  men- 
tale, che  nei  figli  poi  appare  in  tutta  la  sua  forma.  Nel  ma- 
nicomio dì  Aversa  varii  folli  vi  han  contato  gli  avi,  i  zii,  e 
fratelli  e  sorelle;  per  dirne  qualcuno,  è  notevole,  come  il  citato 
F.  Persio  che  ha  avuto  un  fratello  demente,  ed  ha  una  cu- 
gina nel  medesimo  manicomio,  è  figlio  di  padre  morto  pazzo. 
Vi  esistono  due  fratelli  dei  quali  uno  immagina  di  essere  Giu- 
seppe Garibaldi  e  V  altro  Vittorio  Emmanuele.  Vi  dimorano 
da  molti  anni  due  fratelli  F,  dei  quali  una  sorella  è  reclusa 
nell'Ospizio  privato  di  Capodichlno,  ed  un' altra  vi  fu  ricove- 
rata 10  anni  or  sono.  Tali  follie  sono  incurabih,  perchè  fondate 
su  di  una  viziata  organizzazione  se  sono  faciU  alle  tregue, 
per  tanto  sono  facili  a  riaccendersi  alle  più  lievi  occasioni 
o  motivi.  E  per  le  donne  specialmente  nel  periodo  deha  me- 
struazione, della  gravidanza,  del  puerperio,  della  lattazione 
si  vedono  tuttodì  ritornare  i  replicati  parosismi  di  follia. 

Nei  dubbii  della  pazzia  adunque  la  disposizione  eredita- 
ria e  specialmente  quando  già  individui  della  medesima  di- 
scendenza come  fratelli  e  sorelle  sieno  già  state  sorprese  da 

(1)  hiy  voi.  2,  pag.  124,  125. 


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alienazione  mentale,  deve  pesar  molto  sul  criterio  del  medico 
neir  escludere  ogni  dubbio. 

Come  in  tutti  gli  altri  morbi,  più  specificatamente  nella 
pazzia ,  che  rappresenta  la  lesione  dell'  ammirabile  organo 
delle  facoltà,  l'eredità  vi  dispone  più  facilmente,  secondo  alcuni 
autori  per  f  e  secondo  altri  peri.  Nell'Ospizio  di  Aversa,  seb- 
bene i  folli  vi  pervenissero  sprovvisti  di  notizie,  pur  tuttavia 
sì  per  quelli  che  vi  han  dimorato  e  quelli  che  vi  dimorano , 
e  per  le  notizie  da  noi  particolarmente  raccolte,  la  follia  per 
causa  ereditaria  vi  è  in  numero  non  scarso.  Nella  nostra 
pratica  privata  vi  abbiamo  scorto  una  proporzione  notevole. 

In  tali  casi  di  disposizione  ereditaria,  per  le  relazioni 
anatomiche  e  fisiologiche  che  esistono  tre  gli  organi  sessuali 
ed  il  cervello  (1),  possono  le  loro  funzioni  eccitarsi  a  vicenda 
fino  a  svolgersi  la  pazzia,  e  specialmente  nella  donna  atteso 
l'utero  che  può  trovarsi  in  diverso  stato  di  funzione  (2). 

Nel  tempo  dei  mestrui  e  nella  gravidanza,  come  pure  e 
forse  più  spesso  nel  puerperio  e  nella  lattazione  forzata,  si 
scorge  frequente  il  disordine  delle  funzioni  cerebrali,  e  spe- 
cialmente, come  abbiam  detto,  in  quelle  donne  che  vi  sono 
disposte  per  eredità  o  per  viziata  organizzazione  cerebrale. 
Chi  ha  la  pratica  di  queste  malattie  non  ha  dovuto  al  raro 
scorgere  simili  casi.  Noi  li  abbiamo  osservati  più  di  tutto 
nel  periodo  del  puerperio  sì  nel  manicomio  di  Aversa  che 
nelle  cure  private  in  una  proporzione  non  lieve. 

In  queste  circostanze  uno  dei  fenomeni  che  accompa- 
gnano la  pazzia  nel  puerperio  è  la  diminuzione  o  sparizione 
totale  del  latte;  fenomeno  scambiato  pure  dai  medici,  che  non 
hanno  osservato  mai  pazzi ,  con  la  causa  della  follia  ;  sic- 
ché l'allattamento  forzato  ha  aumentato  il  male.  L'alienazio- 
ne del  puerperio  in  questi  casi  la  quale  si  prolunga  con  lo 
allattamento  fu  da  Esquirol  osservata  in  |  nelle  case  private 
ed  in  i^  nella  Salpètrière;  da  Erbach  in  ^^;  da  Weill  in  j'- ; 
e  da  Webster  in  f^.  Esquirol  fa  a  tale  proposito  una  impor- 

(1)  Henle,  Anatomia  generale,  voi.  2,  pag.  198. —  Miraglia,  Trat- 
tato di  frenologia  citato,  voi.  1,  pag.  146  e  pag.  392  e  seg. 

(2)  Miraglia,  Ivi. 


—  102  — 

tante  osservazione,  che  le  madri  invase  da  follia  nel  periodo 
del  puerperio  e  dell'allattamento  portano  per  lo  più  tendenze 
a  distruggere  la  prole.  Oh  quante  infanticide  erano  state 
sorprese  da  alienazione  mentale  !  Molti  fatti  si  riscontrano 
nelle  opere  dei  psichiatri. 

La  follia  ragionante  ha  i  suoi  fenomeni  fisici  e  morali, 
che  se  non  sono  intesi  dall'imperito  e  dal  fatuo,  si  appale- 
sano chiari  alle  indagini  dell'  alienista  pratico  e  filosofo,  per- 
chè questi  solo  formatosi  il  concetto  vero  della  pazzia  e  di 
ogni  sua  forma  e  specie  sa  come  quella  sorprendere. 

Noi  conveniamo  con  l'illustre  Brierre  de  Boìsmo/it  che 
stabilisce  questa  forma  di  alienazione  mentale  nel  contrasto 
eh'  esiste  fra  i  discorsi  e  le  azioni  di  tali  malati ,  poiché  a 
scritti  sensati  e  coerenze  di  idee,  specialmente  quando  essi 
si  trovano  alla  presenza  di  chi  non  li  abbia  avuto  in  lunga 
pratica,  corrispondono  azioni  eccentriche  senza  disegno  ,  e 
per  lo  più  pericolose.  In  fatti  i  falsi  ragionanti ,  mentitori , 
calunniatori ,  maligni  in  ogni  loro  operazione  debbono  rite- 
nersi ,  aggiunge  il  dotto  alienista  francese  ,  come  i  flagelli 
delle  famiglie  e  dei  manicomii. 

Per  distinguere  questi  alienati  dai  sani  di  mente  bisogna 
rintracciare  i  caratteri  ad  essi  inerenti,  dei  quali  i  più  d'im- 
portanza e  costanti  sonc: — l'indifferenza  e  l'irreprensibilità 
delle  loro  azioni  criminose  e  calunniose  :  l' egoismo  e  l' indiffe- 
renza dei  mali  altrui:  la  mancanza  di  attaccamento,  di  affetto, 
e  di  benevolenza;  e  strana  o  ninna  idea  del  giusto  e  dell'ingiu- 
sto: l'impossibilità  di  giungere  alle  cose  stabili:  la  facilità  ad 
accogliere  maligni  suggerimenti  tanto  analoghi  alle  loro  viziate 
tendenze  ;  ed  in  moltissimi  casi  una  sebbene  lieve  imbecillità. 

Per  questi  singolari  alienati  è  specialmente  richiesta  l'in- 
terdizione e  la  reclusione.  Essendo  le  loro  azioni  guidate  da 
impulsi  interiori  in  modo  che  la  ragione  vi  si  adatta  e  vi  eleva 
giudizii  da  ingannare  ognuno,  e  potendo  quest'infermi  dive- 
nire pericolosi,  si  rende  indispensabile  l' isolamento. 

L'isolamento  ha  doppio  scopo,  cioè  quello  di  raggiungere 
il  trattamento  curativo,  allontanando  un  cervello  turbato  dai 
tumulti  della  società,  e  per  la  sua  ed  altrui  sicurezza.  A  tutto 
questo  ha  dritto  l' infermo  stesso. 


—  103  — 

L'isolamento  adunque  in  una  casa  di  salute  o  manicomio 
eh'  è  la  condizione  indispensabile  ed  il  mezzo  principale  del 
trattamento  curativo  e  della  sicurezza,  comprende  la  reclu- 
sione dell'ammalato.  Per  essere  legale  questa  sequestrazio- 
ne dell'  individuo  dovrebbe  essere  disposta  dall'  autorità  giu- 
diziaria e  non  amministrativa ,  ma  in  seguito  di  attestato 
medico  fatto  dagli  specialisti.  Così  ancora  dovrebbe  essere 
ordinata  1'  uscita  del  guarito  a  vista  del  rapporto  dei  medici 
locali.  La  tutela  della  libertà  individuale  si  deve  al  potere 
giudiziario  e  non  all'  amministrativo. 

L' interdizione  civile  dopo  la  perizia  medica  o  dopo  la 
reclusione  legale  del  folle  riconosciuta  indispensabile,  è  una 
conseguenza  naturale. 

Se  così  si  praticasse ,  non  si  vedrebbero  ancora  tante 
anomalie,  tanti  abusi,  tanti  errori  funesti. 

Non  è  nostra  intenzione  di  trattare  qui  questioni  sì  im- 
portanii,  che  però  saranno  oggetto  di  nostro  speciale  lavoro: 
solo  è  all'uopo  notare  che  la  perizia  di  specialisti  per  rico- 
noscere l'alienazione  meniale  è  la  prova  indispensabile  nei 
giudizii  penali  e  civili ,  e  che  l' interrogatorio  che  la  legge 
legalizza  nel  potere  del  magistrato  come  di  un  perito  di  fisio- 
logia e  patologia  mentale,  è  un  insulto  alla  giustizia  ed  alla 
buona  logica. 

Fino  a  tanto  che  la  perizia  dello  specialista  non  sarà 
legalizzata  riguardandosi  come  perizia  e  non  come  semplice 
parere  o  testimonianza  alla  discrezione  di  un  convincimento 
morale  del  magistrato  inconscio  di  fisiologia  e  patologia  del 
cervello,  il  malvagio  sarà  dichiarato  infelice  demente,  ed  il 
folle  appiccato,  o  ritornato  a  flagellare  la  famiglia  e  la  società 
con  le  sue  strane  e  pericolose  azioni  ed  i  suoi  ingannevoli 
ragionamenti. 

Laonde  facciam  voti  che  i  legislatori  nella  riforma  dei 
codici  volgano  la  loro  attenzione  su  di  un  argomento  di  tanto 
interesse  (1). 


(1)  Si  vegga  la  nota  a  pag.  67  e  le  pag.  65  e  seg. 


MATRICIDIO  PER  LIPEMANIi  ASCETICA 

(  Lello  neir  Accademia  Ponlaniaua ,  tornala  de' 4  setiembre  1859 
ed  estratto  dal  Rendiconto)  (i). 


Un  caso  atrocissimo  e  miserando  avveniva  la  notte  del 
dì  25  maggio  di  questo  anno  in  Frattamaggiore  paese  cinque 
miglia  presso  Napoli:  —  il  figlio  che  uccide  la  propria  madre 
ottagenaria  mentre  questa  dormiva.  Il  savio  magistrato  non 
ritrovando  la  vera  causa  patente  che  abbia  potuto  spingere 
quest'  uomo  a  si  inaudito  misfatto  sospettò  della  mente  del 
matricida:  sicché  interrogò  il  nostro  parere  e  del  prof.  Bar- 
barisi:  e  noi  esaminato  il  fatto  nel  processo  ed  osservato  con 
ogni  diligenza  il  delinquente,  ottenemmo  ragioni  di  dichia- 
rarlo folle. 

La  freniatria  forense  che  più  studiata  e  conosciuta  do- 
vrebbe essere  sì  da  ogni  giurisperito  che  da  ogni  medico  , 
spiega  splendidamente  fatti  che  altrimenti  sarebbero  proble- 
matici. Per  lo  che  credo  interessante  neh'  esporre  questo 
caso  singolare  di  notare  di  quanto  lume  è  alla  giustizia  la 
conoscenza  della  fisiologia  e  patologia  del  cervello  fondate 
sui  principii  di  una  sana  filosofia. 

Raffaele  del  Prete  di  anni  36,  di  teiT'peramento  bilioso- 
linfatico  ,  d' inteiligenza  limitatissima ,  di  carattere  piuttosto 
malinconico,  predominato  da  sentimenti  ascetici  e  da  una  co- 
scienza dubbiosa  di  poter  fare  il  male,  era  reputato  d'indole 
buona  e  devota,  rispettoso  ed  amante  della  propria  genitrice 
ottagenaria.  Cadde  ammalato:  fece  voto  di  raccogliere  monete 

(1)  Riportato  dalla  Gazzetta  dei  Tribunali,  anno  XIV,  n.**1379; 
dalla  Gazzetta  medica  italiana  (  Stati  Sardi  )  An.  X,  n.®  39  ;  dall'Omni- 
bus, 4  febbraio  18C0. —  Alessandro  Dumas  ne  pubblicò  un  sunto  nella 
Preste  di  Parigi  dei  6  gennaio  1863. 


—  105  — 

per  far  dir  messe.  Ne  raccolse  per  due  o  tre  messe  ,  e  le 
diede  ad  un  eremita  per  farle  celebrare.  Ei  narra,  che  riferito 
ciò  al  suo  confessore,  questi  lo  sgridò  dicendogli  di  essere 
dannato  per  aver  dato  il  danaro  delle  messe  all'  eremita.  A 
ciò  il  Del  Prete  divenne  cogitabondo  ;  non  uscì  più  di  casa; 
e  ritenendo  verità  la  sua  dannazione  non  baciò  più  le  im- 
magini sante.  La  madre  lo  esortava  ad  uscire;  gli  era  sem- 
pre all'  orecchio  onde  riprenda  il  suo  mestiere  per  vivere. 
Ciò  lo  irritava,  dicendo  pure  di  aver  dei  debiti  e  di  non  aver 
più  credito.  Una  notte  si  alza  dal  letto  e  con  una  grossa 
mazza  percuote  più  volte  la  madre  nel  capo  mentre  dormiva. 
Il  fratello  di  lui  si  sveglia  al  rumore  del  colpi ,  accende  il 
lume  e  vede  la  madre  sul  letto  immersa  nel  proprio  sangue, 
e  l'uccisore  in  piedi  che  dice  essere  la  genitrice  caduta;  ed 
esce  fuori  a  chiamar  gente  :  e  ritornato  con  altre  persone 
rinvenne  il  Raffaele  estatico,  nella  quale  posizione  per  qual- 
che ora  rimase  accanto  al  cadavere  materno.  Arrestato  ed 
interrogato  disse ,  che  il  demonio  fin  dal  giorno  innanzi  gli 
era  sempre  all'  orecchio  spingendolo  a  percuotere  la  madre; 
e  che  la  notte ,  addormitosi  il  fratello  ,  dovette  obbedire  a 
tale  tentazione. 

In  prigione  mostrossi  ora  indifferente  ed  ora  agitato  in 
modo  che  una  volta  si  avventò  ad  un  ragazzo  ;  ed  altra  volta 
urlando  e  facendo  mosse  da  disperato  rimase  molte  ore  sotto 
un  tavolato. 

Interrogato  da  noi  disse,  che  il  demonio  lo  ha  trascinato 
ad  uccidere  la  propria  genitrice:  che  il  demonio  gli  si  pre- 
senta in  varie  bruttissime  forme  sì  al  lume  del  giorno  che 
nelle  tenebre  ,  e  che  anzi  ora  lo  ha  dentro  le  viscere  ;  che 
Iddio  non  ci  tolga  i  lumi  !  eh'  egli  è  trascinato  a  fare  tutto 
quello  che  il  demonio  gì' impone.  Lettagli  l'autopsia  del  ca- 
davere materno,  ne  udì  la  lettura  con  indifferenza.  Da  tutt'i 
nostri  discorsi  col  detenuto  fu  facile  rilevare  in  lui  l'idea  pre- 
dominante di  essere  invaso  e  trascinato  dal  demonio,  ed  una 
costernazione  di  aver  dovuto  uccidere  la  madre  che  lo  rim- 
proverava dei  suoi  modi,  mentre  ei  tanto  l'amava:  ma  più  di 
tutto  la  dovette  uccidere  non  potendo  più  resistere  alla  volontà 
del  demonio:  conosceva  di  aver  fatto  un  atroce  delitto,  ne  sa 


—  106  — 

la  pena;  ma  il  maggior  suo  crucio  è  il  demonio  eh' è  già  in 
possesso  del  suo  corpo. 

Esaminato  il  suo  fisico,  osservammo  gli  occhi  scintillanti 
coir  alboginea  di  colore  giallognolo  :  flsonomia  subitterica  e 
contratta:  addome  tumido,  e  fegato  ingorgato;  polso  turgido 
e  duro:  il  camminare  restìo  e  barcollante;  sguardo  ora  so- 
spettoso, ed  ora  balordo. 

I  rappresentanti  anatomici  delle  facoltà  cerebrali  corri- 
spondono esattamente  alla  sua  torpida  e  limitata  intelligenza 
ed  a  qualche  sentimento  esaltato,  ed  a  qualche  istinto  facile 
a  divenire  impulso  impetuoso.  Imperocché  la  fronte  stanza 
delle  facoltà  intellettuali  è  molto  stretta ,  con  elevazione  alla 
sommità  dell'  osso  frontale,  indizio  di  benevolenza  e  venera- 
zione. Ma  tutta  la  parte  posteriore  e  laterale  del  capo  predo- 
mina grandemente  su  le  parti  anteriori  ;  sicché  é  da  carat- 
terizzarsi costui  r  uomo  degT  istinti  e  facile  ad  agitarsi  e  po- 
co educabile  e  corrigibile. 

Ora  esposte  tali  osservazioni  è  d'  uopo  rinvenire  i  motivi 
per  cui  questo  individuo  determinossi  a  delinquere  ,  onde 
riconoscere  il  suo  stato  in  tale  determinazione,  e  cosi  poter 
con  facile  e  chiara  induzione  divenire  a  stabilir  la  massima 
delle  colpe  o  delle  sventure. 

A  tre  classi  riduconsi  le  nostre  facoltà  : 

1°  GV  istinti  che  producono  impulsi  ma  non  idee  né  giu- 
dizii. 

2°  I  sentimenti,  non  atti  a  produrre  idee  né  giudizii,  ma 
solo  emozioni. 

3"  Le  facoltà  intellettuali,  che  producono  idee,  giudizii  e 
ragionamenti,  e  che  possono  dirigere,  eccitare,  e  moderare 
gì'  istinti  ed  i  sentimenti  che  costituiscono  le  facoltà  affettive. 
Or  ammessa  siffatta  classificazione  naturale  dello  facoltà  è  fa- 
cile comprendere  come  pel  prodominio  di  ciascuna  di  esse  su 
le  altre  bassi  più  o  meno  acutezza  d'intelletto;  e  che  per  la 
natura  di  esse  facoltà  è  più  facile  che  gli  impulsi  e  le  emo- 
zioni, prodotti  di  facoltà  affettive,  abbiano  impero  su  le  in- 
tellettuali, che  queste  su  quelle.  Anzi  lo  intellettuali  all'im- 
peto di  quelle  spesso  si  adattano. 

Gli  elementi  alle  facoltà  intellettuali  per  cui  esse  ope- 


—  107  ~> 

rano,  giudicano  e  ragionano  non  solo  vengono  dalle  sensazio- 
ni, ma  pure  dalle  impressioni  interiori  prodotte  dalle  facoltà 
affettive;  sicché  le  premesse  dei  nostri  giuétizii  non  solo  stan- 
no fuori  ma  pure  dentro  di  noi.  Per  cui  i  nostri  giudizii  non 
solo  sono  secondo  le  condizioni  esteriori  ma  più  secondo  le 
condizioni  interne  degli  organi.  // , 

Intanto  ognun  sa  che  il  cervello  è  l'organo   produttore  '^  Cl'"""' 
delle  facoltà  mentali,  ed  insieme  condizione  indispensabile     ^  i»  &n'^"^ 
per  le  loro  operazioni.  Ciò  conduce  a  spiegare,  che  un  pre-        j^C-  ~" 
dominio  di  funzioni  esaltate  di  questi  organi  rende  predomi-  t.'^    Jì^j^^^ 
nanti,  o  strane  o  intemperanti  le  azioni  delle  facoltà.  <^^'^    jtf-^'" 

Premessa  tale  condizione  su  lo  stato  normale  delle  diffe-   f\^i^^^ 
renti  serie  di  facoltà  cerebrali,  è  facile  comprendere  che  nello 
stato  morboso  esse  possono  alterarsi   separatamente,  come     <   a        ^^/, 


che  sono  indipendenti  1' una  dalle  altre.  Per  questo  si  scorge/^.       ^^^Um 
che  possonsi  presentare  disordini  nelle  funzioni  cerebrali  ri-  /^ 
guardo  all'  affezione  di  alcune  facoltà,  ed  in  riguardo  alle  altre 
sane  formarsi  rettamente  le  proprie  operazioni. 

Or  ritenendo  le  diverse  classi  di  sopra  notate  delle  no- 
stre facoltà  mentali,  ammalandosi  queste  si  hanno  i  seguenti 
disordini  della  mente. 

1°  Nelle  affezioni  delle  facoltà  riflessive  e  percettive,  che 
costituiscono  le  facoltà  intellettuali,  si  hano  incoerenze  d' idee , 
e  si  formano  falsi  giudizii  e  si  sragiona. 

2°  Nel  disordine  dei  sentimenti  si  hanno  emozioni  do- 
lorosissime e  strane. 

3°  Nel  pervertimento  degl'  istinti  si  producono  impulsi 
irresistibiti  ed  incorrigibili. 

Per  la  qual  cosa  si  può  esser  folle  sragionando  ed  aven- 
do incoerenze  d' idee  senza  emozioni  dolorose  ed  impulsi 
irresistibili  ;  e  per  la  stessa  ragione  si  può  esser  folle  pre- 
sentando alterazioni  nei  sentimenti  e  negl'istinti,  ma  insieme 
si  giudica  e  si  ragiona.  Però  in  questo  stato  i  giudizii  han 
conseguenze  strane  come  le  strane  promesse  le  quali  ultime 
sono  fondate  nell'emozioni  e  negl'impulsi  interiori.  Cioè  tali 
folli  giudicano  a  modo  loro. 

La  follia  adunque  non  sempre  è  fondata  sugli  sragiona- 


—  108  — 
menti  :  ma  sempre  in  quella  impossibilità  che  ha  l' individuo 
di  ravvisare  lo  stato  della  sua  malattia  e  di  dirigere  le  sue 
azioni. 

Ritenuto  ancora  l' assioma  fisiologico  ,  che  il  cervello 
opera  su  gli  elementi  che  le  facoltà  sue  stesse  gli  presen- 
tano ;  le  sue  operazioni  sono  esatte  quando  sono  normali  le 
impressioni  che  dagli  organi  gli  vengono,  ed  al  contrario  so- 
no turbate  e  strane  quando  tali  impressioni  sono  effetti  di 
funzioni  materiali  morbose. 

Queste  considerazioni  conducono  a  stabilire,  che  V  abuso 
delle  nosire  facoltà  per  calcolo  della  ragione  e  per  volontà 
deliberata  esenti  da  ostacoli  spinge  ad  atti  viziosi  e  colpe- 
voli; e  che  V  abuso  di  esse  per  morbo,  cioè  per  impressioni 
incorrigibili  delle  alterate  funzioni  degli  organi  cerebrali  che 
sono  gU  organi  delle  facoltà,  trascina  ad  atti  che  lo  indivìduo 
crede  buoni;  e  se  mai  ne  ravvisa  la  malvagità  non  può  fare 
a  meno  di  consumarli  atteso  una  forza  interna  irresistibile 
che  ve  lo  trascina. 

Dobbiamo  ancora  porre  a  calcolo  i  motivi  che  ponendo 
in  azione  le  nostre  facoltà,  vengono  gli  atti  umani  determina- 
ti. Sicché  due  motivi  possono  agire  su  le  nostre  facoltà;  le 
impressioni  che  ci  vengono  dagli  organi  dei  sensi;  e  quelle  che 
si  producono  dagh  organi  interni.  Ma  la  reazione  di  esse  su 
tali  differenti  impressioni  può  essere  più  o  meno  energica  ; 
perlochè  la  misura  delle  azioni  umane  è  da  calcolarsi  più  su 
r  energia  delle  facoltà  reagenti  che  sul  valore  delle  impres- 
sioni. E  la  colpabilità  cresce  in  ragione  che  son  lievi  i  moti- 
vi, e  diminuisce  all'aumentar  di  questi;  in  modo  che  può  giun- 
gersi sino  air  incolpabilità  quando  questi  motivi,  specialmen- 
te gl'interiori,  sono  insuperabili  e  talmente  predominanti  da 
trascinare  la  ragione  od  ecclissarla. 

Potendo  dunque  essere  più  o  meno  attive  le  occasioni  o 
motivi  che  spingono  alla  colpa,  è  d'uopo  che  la  giustizia  nel 
calcolar  questi,  consideri  Vuomo  agitato  nel  determinarsi  a 
delinquere  più  che  l'enormità  della  colpa  medesima  :  la  quale 
enormità  vien  da  sé  stessa  a  rappresentarsi  in  un  alto  libe- 
ro a  delinquere. 


-  109  -^ 

Abbiamo  creduto  indispensabile  il  ricordare  a  noi  stessi 
tali  considerazioni  filosofìche-flsiologiche,  onde  divenire  a  ri- 
conoscere Io  stato  della  mente  dell'  imputato  Raffaele  Del 
Prete. 

Il  matricidio  è  un  misfatto  sì  atroce,  che  la  scure  del 
carnefice  sarebbe  poca  pena  al  laceratore  delle  viscere  ma- 
terne ;  ma  sarebbe  pure  la  massima  delle  sventure  se  ca- 
desse sul  collo  di  colui  la  cui  mente  disordinata  lo  fé  di- 
scendere al  di  sotto  dei  bruti. 

Qual  motivo  adunque  spinse  il  Del  Prete  a  colpa  sì 
atroce  ? 

Niun  motivo  esterno  rileviamo  dal  processo  :  solo  i  lie- 
vi rimproveri  della  madre ,  che  voleva  farlo  uscire  di  casa 
onde  ritornare  al  lavoro  ;  e  le  parole  del  confessore  di  aver 
fatto  male  di  avere  dato  all'eremita  le  messe,  per  cui  era 
dannato.  Motivi  sì  lievi  non  reggono  a  fronte  dell'  enormità 
della  colpa ,  malgrado  si  considerino  scintille  che  produsse- 
ro grande  incendio  :  la  scintilla  che  cade  sul  suolo  non  pro- 
duce quello  che  avverrebbe  cadendo  su  la  polvere.  Indaghia- 
mo adunque  nell'interno  i  veri  motivi  della  dolorosa  agita- 
zione dell'  animo  di  Del  Prete. 

Costui  di  coscienza  scrupolosa  e  divota ,  amante  della 
genitrice  ottagenaria  ,  reputato  docile  ed  onesto  :  di  tempe- 
ramento malinconico  ;  fu  facile  quindi  a  quella  tristezza  do- 
lorosa per  cui  ogni  impressione  viene  esagerata.  Per  la  qual 
cosa  un  sentimento  rehgioso  ed  una  coscienza  scrupolosa 
non  diretti  che  da  una  limitatissima  intelligenza  non  educata, 
tramutaronsi  stranamente  in  disperazione  e  terrore  rehgioso, 
ed  in  una  doppia  coscienza  lottante  tra  il  bene  ed  il  male. 
Tale  stato  noi  alienisti  appelliamo  lipemania  ascetica,  che 
trasmodando  in  disperazione  per  allucizioni  fantastiche  può 
trascinare  alle  più  triste  e  miserande  conseguenze.  E  in 
vero  Del  Prete  sorpreso  da  allucinazioni  dirette  al  senso  della 
vista  e  dell'  udito  vedeva  e  udiva  il  demonio:  non  aveva  più 
volontà  poiché  da  questo  credevasi  invaso  e  che  vedeva  in 
stranissime  forme.  La  confessione  di  Del  Prete  di  aver  do- 
vuto uccidere  la  madre  per  imposizione  del  demonio  è  fatta 
con  taie  semplicità  di  aver  lottato  colla  propria  coscienza, 


—  ilo  — 

che  dimostra  quanto  la  sua  ragione  ha  soccombuto  ali*  in- 
terno impeto  di  una  fatale  allucinazione  ! 

Gli  atti  quindi  anteriori  al  misfatto  dì  Del  Prete  (almeno 
di  non  pochi    giorni  )  dimostrarono  la  lipemania  ascetica  , 
che  poi  accompagnata  da  allucinazioni  fé  eh'  ei  si  credesse 
invaso  dal  demonio;  e  sotto  T  impulso  di  questo  stato  mor- 
boso fu  consumato  il  misfatto.    Ma  noi   oltre  a  qualunque 
ragione ,  ritrovammo  ancora  la  cagion  materiale  della    fol- 
lia del  Del  Prele.  Imperocché  lo  rinvenimmo  con  fenomeni 
fisici  d' infermità ,  come  di  sopra  abbiamo  notato;  fenomeni 
che  non  possono  essere  per  la  loro  natura  di  recente  data. 
E  la  follia  non  é  che  un  fenomeno  che  ha  la  vera  sua  prima 
causa  nei  disordini  funzionali  degli  organi  cerebrali  per  fisiche 
modificazioni.  È  un  fatto,  che  tutti  gli  alienisti  e  noi  nelle  no- 
stre opere  abbiam  notato  che  la  lipemania  ascetica  con  allu- 
cinazioni ha  per  fenomeno  costante  le  visioni  fantastiche  ,  e 
che  eccitata  da  motivi  esterni  veri  od  immaginari!  spinge  al- 
l'omicidio ed  al  suicidio  (1)  ;  per  lo  che  la  monomania  omici- 
da é  costituita  dall'  esaltamento  infrenabile  del  senso  distrut- 
tore eccitato  da  altro  senso  interiore  infermo  (2);  come  nel 
Del  Prete  lo  è  stato  dal  sentimento  ascetico  stranamente  am- 
malato. Per  la  qual  cosa  in  lui  per  un  senso  morale  suffi- 
cientemente sviluppato  si  é  osservata  quella  lotta  interna  che 
lo  ripugnava  ed  insieme  lo  trascinava  al  male ,  e  che  noi  ap- 
pelliamo doppia  cosciensu,  fenomeno  morboso  di  tali  specie 
di  alienazioni  che  conduce  l'infermo  alla  disperazione  e  quindi 
ad  atti  i  più  strani  e  feroci  (3). 

Ci  si  potrebbe  presentare  il  dubbio:  ma  questi  fenomeni 
di  folha  che  presentò  il  Del  Prete  potrebbero  essere  simulati 
onde  evitare  la  pena*? 

Lfintelligenza  di  Del  Prete  era  talmente  limitata  da  non 
essere  atta  a  fingere  una  specie  di  monomania  la  quale  ha 
fenomeni  cosi  singolari  e  costanti  che  la  malizia  più  accorta 


(1)  Mìraglia,  Trattato  di  Frenologia,  voi.  II,  pag.  86,  158. 

(2)  hi.  Pag.  155  e  seg. 

(3)  Ivi.  Vot.  I,  pag.  238,  369.  Voi.  2«  pag.  85  e  86. 


-  Ili  - 

non  potrebbe  fìngere  senza  che  sia  spinta  da  morbo.  E  poi 
gli  atti  anteriori  al  misfatto  rilevati  dal  processo  dimostrano 
la  lipemania  ascetica  preesistente:  gli  atti  posteriori  ne  fa- 
rono  le  consegnenze.  Grandi  sproporzioni  tra  il  suo  carat- 
tere naturale  d'indole  buona  e  l'enormità  della  colpa  senza 
esteriori  motivi,  non  possono  escludere  l'idea  di  una  alle-' 
nazione  mentale  per  fisico  morbo  eli' era  già  apparente.  Inol- 
tre il  Del  Prete  formava  i  suoi  giudizii  esatti  su  premesse 
strane  che  gli  venivano  dalle  interne  emozioni  esagerate  : 
così  che  dovremmo  dire  piuttosto  un  folle  che  finge  la  ra- 
gione che  un  sano  di  mente  che  finge  la  pazzia:  stranissimo 
sofisma  che  lotta  coi  fatti  e  colla  induzione  ragionevole. 

Riconosciuto  così  il  Del  Prete  affetto  da  lipemania  asce- 
tica  con  allucinazioni  e  tendenze  distruttrici  sì  prima  e  nel- 
r  atto  del  matricidio  che  durante  le  nostre  osservazioni,  ag- 
giungemmo essere  ancora  un  altro  patente  indizio  di  tali 
disordini  mentali  la  fìsica  infermità  di  cui  egli  era  oppresso. 
Imperocché  chi  non  sa  le  relazioni  anatomiche  e  fisiologiche 
ch'esistono  tra  il  cervello  organo  della  vita  morale  ed  intel- 
lettuale cogli  organi  della  vita  fìsica?  Questa  malattia  fìsica 
adurque  di  Del  Prete  fu  un  altro  indizio  che  determina  la 
natura  della  sna  follia.  E  possiamo  ancor  dire  per  la  nostra 
lunga  esperienza,  che  tale  specie  di  pazzia  avendo  la  prima 
origine  nelle  disposizioni  cerebrali  (come  abbiam  notato  es- 
sere nella  forma  del  capo  di  Del  Prete)  ^  ed  essendo  stata 
svolta  da  alcuni  motivi  tra'  quaU  questa  fisica  ed  apparente 
malattia,  è  di  diffìcile  per  non  dire  impossibile  guarigione  (1). 
Pericolosissima  forma  di  alienazione  mentale  di  cui  l'acutezza 
del  delirio  ,  che  potrebbe  ad  ogni  istante  togliere  l' infermo 
di  vita,  può  manifestarsi  al  più  Keve  motivo,  e  il  più  delle 
volte  coir  omicidio,  e  pure  col  suicidio. 

Signori ,  fino  a  tanto  che  si  crederà  la  follia  un  morbo 
di  un  ente  astratto  ,  spesso  avverrà  che  le  azioni  perchè 
conseguenti   si   riterranno  sempre    colpevoli ,    e    le    colpe- 

(1)  In  fatti  il  Dd  Prete  morì  dopo  poco  tempo  nel  manicomio 
di  Aversa.  L'autopsia  presentò  guasti  cerebrali,  ed  ingorgo  iafiam- 
matorio  nel  fegato. 


^  112  — 

voli  figlie  di  demenza.  Anzi  è  da  aggiungersi  che  la  pazzia 
per  sé  stessa  non  è  morbo  ma  un  singolare  fenomeno  delle 
più  tremende  e  speciali  affezioni  dol  cervello  ;  è  una  mani- 
festazione disordinata  delle  turbate  funzioni  dell'  ammirabile 
organo  delle  facoltà  per  modiflcazioni  morbose  avvenute  in 
questo  organo  o  in  alcune  delle  sue  parti. 

Oh  quante  volte  i  grandi  malfattori  sono  dementi  ! — 


■■"g*   O   ^»i"wi 


I  PAZZI  CONDAMATI  AI  LAVORI  FORZAII. 


In  tutt' i  miei  lavori  sì  di  fisiologia  che  di  patologia  mentale  r^^  ,     . 
in  rapporto  alle  leggi,  da  circa  trent'anni  ho  esposto  che  i  p^^7 
gradi  di  colpabilità  si  misurano  dai  gradi  d'irresistibilità,  del-'    i^.y^J'^^ 
l'impulso;  ma  che  questa  irresistibilità  dell'impulso  resa  in- 
correggibile determina  la  pazzia.  Oltre  di  questa  irresistibili-        S  h  ^j^ 
tà  incorreggibile  nella  pazzia,  è  da  conoscersi  che  molte  voi- J      /(-t^ 
te,  senza  questo  impulso  può  incorrersi  alla  determinazione  a 
delinquere  per  un  errore  di  giudizio  di  cui  la  premessa  è  falsa 
perchè  sta  in  una  funzione  morbosa  di  un  cervello   guasto. 

Senza  tali  nozioni  di  una  vera  filosofia  delle  facoltà,  per 
la  r;uale  può  riconoscersi  l'origine  della  determinazione  degli 
atti  umani,  pare  impossibile  stabilire  i  gradi  di  colpabilità, 
ed  impossibile  riconoscere  l' impunibilità  nei  casi  d' irresisti- 
bilità incorreggibile. 

Eppure  oggi  si  va  talmente  alzando  la  voce  su  la  facilità, 
che  si  dice  avere  gli  avvocati,  di  porre  innanzi  in  ogni  delitto 
di  sangue  l' impulso  irresistibile,  che  sembrerebbe  che  già  i 
giurati  mandassero  liberi  un  gran  numero  di  furbi  delinquenti; 
mentre  si  vede  essere  anzi  l' opposto,  poiché  rifiutando  non 
solo  ogni  grado  d' irresistibilità,  ma  fino  la  irresistibilità  in- 
corregibile  dei  pazzi,  ne  sono  ora  di  questi  pieni  gli  ergastoli. 

Deplorandosi  l' aumento  dei  delitti  si  crede  arrestarli  con 
la  severità  delle  pene,  senza  avvedersi  che  senza  andare  alle  ' 
indagini  delle  cause  dei  delitti,  nelle  quali  cause  non  è  so- 
vente la  volontà  libera  del  colpevole,  1'  acerbità  delle  pene 
non  solo  inferocisce  i  costumi  nella  maggior  luce  di  civiltà, 
ma  viene  con  grande  leggerezza  confuso  il  pazzo  con  l' as- 
sassino ed  il  malfattore  col  pazzo. 

Non  essendo  qui  il  caso  di  ricordare  le  cagioni  dell'aumento 
dei  delitti  e  delle  follie,  avendone  tante  volte  parlato,  e  che 

8 


—  114  — 

forse  farà  d' uopo  qui  ritornarvi,  mi  dispiace  notare  che  negli 
stessi  medici  è  sorta  la  tendenza  del  criminalista  perpetuo, 
mentre  la  legge  a  mitigare  in  quest'  ultimo  l' abitudine  di  voler 
sempre  ritrovare  in  tutto  delitti,  lo  ha  messo  pure  in  giudizii 
civili. 

E  queste  sono  le  cagioni  per  cui  le  perizie  mediche  non 
vengono  apprezzate  dai  magistrati  se  non  quando  il  perito  si 
adatta  ai  concetti  prestabiliti  della  loro  mente;  e  perchè  il 
magistrato  è  andato  ora  sempre  più  rifiutando  le  cagioni  at- 
tenuanti messe  innanzi  dalla  difesa.  Non  avendo  giusta  idea 
dei  motivi  interni  per  cui  1'  uomo  si  spinge  a  dihnquere,  ne 
credono  1'  unica  causa  nelle  circostanze  accidentali  fuori  del- 
l' individuo,  poiché  è  facile  senza  alcuna  fatica  mentale  fer- 
marsi su  questi  motivi  esterni.  Ecco  perchè  non  sapendo  mi- 
surare i  gradi  d' irresistibilità  dell'  impulso,  rigettano  questi 
gradi  per  fermarsi  all'irresistibilità  incorreggibile  delle  paz- 
zie istintive,  che  neanche  in  queste  sanno  vedere  quando  non 
ne  sanno  scorgere  la  gradazione  per  cui  vi  si  giunge;  come 
del  pari  quando  non  sanno  riconoscere  la  causa  del  misfare 
in  un  errore  di  giudizio  svolto  da  un  cervello  malato,  o  per  la 
malvagia  educazione  od  ingrata  natura  male  organizzato.  lEd 
ecco  perchè  si  punisce  o  troppo  o  troppo  poco,  ma  sventu- 
ratamente, per  lo  più  si  punisce  troppo,  anzi  l' innocente  ed 
il  folle  vanno  a  trovare  la  morte  negli  ergastoli. 

Dopo  tante  altre  ragioni  che  potrei  esporre,  ripeto  di  non 
essere  causa  dell'  aumento  dei  delitti  l' indulgenza  delle  pene 
per  cui  esser  d' uopo  inferocire  con  nuove  leggi  di  rigori  estre- 
mi, perchè  ognun  sa  quanto  1'  accrescere  leggi  è  aumentar 
delitti;  ma  bensì  che  si  cercasse  di  educare  ed  istruire  se- 
condo la  natura  delle  facoltà,  solo  mezzo  per  rendere  le  leggi 
e  le  pene  correttrici  ed  emendatrici. 

Ho  voluto  ciò  premettere,  onde  riferire  la  spaventevole  cifra 
dei  pazzi  condannati  da  che  il  magistrato  non  solo  rifiuta  i 
gradi  d' irresistibilità  nei  delitti,  ma  pure  la  irresistibilità  in- 
correggibile nella  pazzia,  perchè  non  sa  ravvisarla  tanto  più 
quando  vede  i  pazzi  ragionare. 

Il  dott.  Pietro  Grilli,  distinto  medico  del  manicomio  di  Fi- 
renze, ha  pubblicato  neh'  Archivio  italiano  per  le  matattie 


—  115  — 

nervose j  di  aver  rinvenuto  in  una  sua  visita  dello  scorso  mese 
di  ottobre  nel  penitenziario  di  Volterra  fra  351  reclusi,  distinti 
in  253  a  tempo  e  98  a  vita;  44,  cioè  31  a  tempo  e  13  a  vi- 
ta, alienati  di  mente,  oltre  a  5  in  osservazione  come  sospetti 
di  pazzia.  Questi  circa  50  pazzi  si  sono  dovuto  rinchiudere , 
ciascuno  in  una  piccola  cella:  essi  sono  maniaci,  monoma- 
niaci, lipemaniaci,  dementi  nello  stato  più  miserando,  che 
avrebbero  avuto  bisogno  di  cura  ;  ed  il  governo  resta  ora 
imbarazzato  cosa  farne. 

Di  ogni  100  adunque  che  si  mandano  ai  lavori  forzati  a 
vita  ed  a  tempo,  14  sono  pazzi!  La  cifra  n' è  spaventevole 
tra  migliaia  di  condannati  !  Se  si  va  di  questa  corsa  in  Italia 
si  possono  abolire  i  manicomi  ed  aprire  pei  pazzi  gli  ergasto- 
li !  e  se  si  continuasse  ad  ergere  il  patibolo  ? 

Ecco  le  funeste  conseguenze  del  rifiuto  ostinato  dell'  im- 
pulso irresistibile  ! 

Fu  ventilato  al  Parlamento  intorno  ai  manicomi  criminali. 
Si  fosse  creduto  di  potervi  supplire  i  penitenziari  e  gli  er- 
gastoli ? 

(  Dal  giornale  11  Progresso,  num.  del  4  die.  1879  ), 


N.  B.  Il  Mangione  che  con  agguato  feri  in  Roma  il  Sindaco  di  Napoli, 
malgrado  la  perizia  medica  che  dichiarava  pazzo  fu  condannato  a  sette 
anni.  Ma  qualche  mese  dopo  si  fu  costretto  a  rinchiuderlo  nel  manico- 
mio di  Roma  —  Giugno  i880. 


U  LEGGE  E  l  MANIGOMII  CRIMINALI. 


L*-' 


%        I 


v 


Cosa  sono  questi  manicomii  criminali  di  cui  tanto  si  parlai 
due  parole  contraddittorie  che  svegliano  l'idea  storta  non 
solo  di  demenza  capace  di  crimine,  ma  di  un  asilo-prigione 
e  non  ospedale,  di  un  mezzo  di  garantire  la  società  dai  pazzi 
pericolosi  come  se  fossero  assassini. 

Da  molto  tempo  ho  predicato,  e  forse  pria  degli  altri,  della 
custodia  dei  pazzi  quale  condizione  di  cura  per  essi  ed  in- 
sieme di  garantia  per  essi  stessi  e  per  gli  altri,  servendomi 
pure  qualche  volta,  e  per  essere  inteso,  del  termine  mani- 
comio criminale;  ma  scorgendo  che  nelle  Accademie  e  nel 
Congressi  e  dagli  alienisti  in  Italia  ed  in  Francia  se  n'è 
molto  discorso  senza  condurre  a  positivo  risultato  ,  perchè 
la  legge  saviamente  non  vuole  che  il  delinquente  dichiarato 
folle  dal  potere  giudiziario  fosse  mandato  alla  reclusione  tem- 
poranea o  perpetua,  bisogna  che  prendasi  una  via  più  retta 
per  giungere  ai  mezzi  più  facili  della  utilità  dello  scopo. 

Ho  detto  altre  volte  che  il  progresso  su  la  struttura  ed 
organizzazione  dei  manicomii  segue  il  progresso  degli  studi 
della  medicina  mentale,  perchè  gli  asili  dovendo  essere  un 
indispensabile  istrumento  di  cura  e  di  riordinamento  di  quei 
cervelli  turbati,  e  di  sicurezza  ,  debbono  per  questi  rappre- 
sentare un  nuovo  mondo.  Ammetto  che  per  un  lato  oggi 
i  manicomii  sono  giunti  per  la  loro  costruzione  ad  essere 
splendide  casine;  ma  bisogna  desiderare  che  per  gli  altri  lati 
raggiungano  lo  scopo  completo  del  vero  trattamento  medico 
della  follia.  Ad  ottenere  ciò  disgraziatamente  siamo  molto 
lontani,  atteso  che  gli  studiosi  di  sì  difficili  dottrine  non  po- 
tendosi ,  o  meglio  non  volendosi ,  sbarazzare  di  quelle  idee 
metafìsiche  apprese  per  creare  uno  spirito  e  facoltà  astratte, 
subbiettivamente  operanti  e  non  rappresentanti  gli  attributi 


—  117  - 

0  modi  di  essere  di  funzioni  di  organi  speciali,  rifiutando  di 
riconoscere  che  la  natura  nelle  sue  manifestazioni  viventi  le 
svolge  e  le  esercita  nelle  funzioni  dei  diversi  organi  cere- 
brali. Ecco  come  fino  a  tanto  che  la  mente  umana,  perchè 
senza  alcuna  sua  fatica  si  acquieta  a  ritenere  come  reali  le 
sue  stesse  astrazioni ,  non  si  avrà  mai  una  buona  filosofia 
delle  facoltà  umane  ,  e  quindi  una  esatta  nozione  dei  suoi 
disordini  sì  nello  stato  di  vizio  che  nello  stato  di  morbo. 

^    A  stabilire  bene  lo  scopo  della  custodia  dei  pazzi  perico- 

^  losi ,  anzi  di  tutt'  i  pazzi ,  in  armonia  della  legge ,  bisogna 
intendersi  rettamente  nel  comprendere  quel  grande  fenomeno 
di  disordini  delle  funzioni  cerebrali  che  si  chiama  pazzia.  ' 
Su  questo  tema ,  da  me  trattato  tante  volte ,  spero  ritor- 
nare in  appresso  ,  ma  per  ora  mi  basta  di  manifestare  la 
mia  sorpresa  e  di  chiunque  è  veramente  filosofo,  di  sentire 
ancora  declamare  di  doversi  trattare  lo  studio  della  pazzia 

/>  colla  psicologia  (1);  ciò  che  indica  veramente  di  aversi  strana 
idea  delle  funzioni  del  cervello  e  quindi  dei  loro  disordini. 
Ma  lasciamo  questa  psicologia,  la  quale  non  è  affatto  la  fisio- 
logia del  cervello  ,  ai  metafisici ,  e  ai  teologi ,  ed  a  coloro 
che  vagheggiano  un'  anima  ed  uno  spirito  ed  ogni  facoltà 
astratta  quali  enti  o  personaggi ,  che ,  come  altre  volte  ho 
detto  (2),  vanno  passeggiando  nel  cerebro,  l'organizzano  e 
ne  dominano  le  funzioni! 

/y  Coloro  che  creano  una  definizione  della  follia  neW  amma- 
larsi dell'  intelligenza ,  degli  affetti  delle  emozioni ,  da  cui 
fan  sorgere  le  azioni^  e  per  cui  deducono  stare  essa  in  una 
alterazione  nella  legge  elementare  dei  fenomeni  psichici  , 
che  innestano  in  un  bastardo  connubio  coi  fenomeni  vitali 
dell'organismo  nel  senso  più  ampio  (3)  (galimatias),  non 
sanno  che  le  astrazioni ,  le  generalità  non  indicano  nulla ,  e 
sfuggono  ad  ogni  definizione  ;  per  lo  che  essi  non  mostrano 
di  avere  che  idea  la  più  volgare  della  pazzia. 

/  .  (l)  Il  giornale  II  Piccolo,  n.°  del  3  febbraio  1889. 

(2)  Miraglia  ,  Prolusione  al  corso  di  medicina  mentale ,  pag.  6  e  se- 
guenti; anno  1873  —  e  negli  altri  suoi  precedenti,  e  posteriori  lavori. 

(3)  Il  giornale  II  Piccolo,  n.°  del  3  febbraio  1880. 


—  118  — 

Intanto  mi  permetto  di  ripetere  che  io  lasciando  ,  come 
sempre  ho  lasciato  ,  la  psiche  e  tutte  le  altre  astrazioni  ai 
voli  dei  credenti  delle  funzioni  in  massa  del  cervello  ,  che 
ne  fanno  un  servitore  umilissimo  ,  e  fermandomi  a  quello 
che  la  natura  presenta  nelle  funzioni  di  sì  ammirabile  or- 
gano, per  lo  che  credendo  di  essere  logico  ho  evitato  sem- 
pre di  definire  la  follia ,  che  ha  manifestazioni  infinite  par- 
ziali e  complesse;  ed  ho  cercato  sempre  di  dimostrare  chC] 
essa  consiste  nel  non  potersi  V  uomo  che  n'  è  affetto  avve- 
dere  del  proprio  stato  (1). 

L'idea  storta  e  volgare  adunque  che  da  taluni  si  propaga] 
della  pazzia,  non  può  sbarbicarsi  dal  loro  cervello ,  perchè 
non  hanno  essi  la  virtù  di  tornare  indietro  e  cominciar  da 
capo,  rifiutando  i  loro  errori,  che  per  grave  sventura  s' in- 
carnano nel  cervello  agli  studiosi.  Studiar  la  pazzia  senza 
conoscere  le  funzioni,  del  cervello  e  delle  sue  parti  nello 
stato  normale  e  la  sua  struttura,  e  senza  conoscere  lo  svol- 
gersi e  r  esercitarsi  delle  facoltà  dell'  uomo  e  degli  anima- 
li ,  secondo  le  speciali  condizioni  materiali  assegnate  dalla 
natura  stessa,  ha  prodotto  e  produce  ancora  che  ognuno  già 
credesi  fisiologo  ed  alienista  ;  e  tanto  più  perchè  infatuito  del- 
le solite  idee  di  psicologia  ,  va  trovando  le  sue  astrazioni 
negli  spaccamenti  del  cervello  che  squarta  in  ogni  senso  co- 
me una  forma  di  cacio  ,  per  tirarne  in  fine  da  ogni  cellula 
quello  che  già  prestabilito  nella  sua  immaginazione  voleva 
ritrovare,  cioè  I'idea:  —  tutto  questo  ha  cacciato  fuori  quel 
caro  vocabolo  ideazione,  che  farebbe  andare  in  estasi  Vi- 
deologo  e  lo  psicologo. 

Avvedendosi  siffatti  psicologi-fisiologi-alienisti,  che  i-loro 
concepimenti  urtano  nei  principii  della  fisiologia  del  cervello, 
creata  da  Gali,  principii  tratti  dalle  osservazioni  clie  la  na- 
tura a  tutti  prasenta ,  per  darsi  1'  aria  di  conoscerla  la  cri- 
ticano ,  cioè  riproducono  alcune  delle  viete  e  volgari  obbie- 
zioni fatte  al  grande  fisiologo  alemanno,  perchè  non  lo  hanno 
studiato  nelle  opere,  ma  nei  suoi  critici  o  meglio  nell'avere 

(1)  Miraglia.  Trattato  di  frenologia  applicata  ecc.  Voi.  2 ,  pag.  74  — 
Napoli  1853. 


—  119  — 

inteso  dire.  Ciò  cliiaramente  lo  dimostra  quando  essi  dicono 
che  Gali  cercava  fondare  un  sistema  d'ideologia^  ansi  di  psi- 
coloyia  in  connubio  colie  diverse  parti  del  cervello  (1),  men- 
tre se  veramente  lo  avessero  studiato  avrebbero  appreso  che 
prima  Gali  indagò  le  facoltà,  le  tendenze,  i  caratteri,  le  at- 
titudini industriali  dell'  uomo  e  degli  animali  nelle  loro  ma- 
nifestazioni per  poi  andare  rintracciando  le  condizioni  ma- 
teriali per  cui  quelle  si  svolgono  ed  esercitano  ;  ciò  che  lo 
condusse  alla  scoperta  della  vera  struttura  del  cervello  e  del 
sistema  nervoso;  da  cui  poi  ne  han  fatto  base  ai  loro  lavori 
i  più  grandi  anatomisti,  fisiologi,  e  patologi  (2).  E  dopo  tutto 
questo  hanno  il  coraggio  di  dichiarare  la  scienza  di  Gali  un 
fossile  su  cui  gli  sciensiati  del  mondo  (che  secondo  questi 
nuovi  dotti  erano  tanti  cretini)  han  camminato  (3),  e  che  ora 
credono  dare  essi  a  questo  fossile  il  vero  indirizzo  ;  perchè 
ignorano  quanto  i  principii  di  questa  dottrina  sono  utili  nelle 
loro  applicazioni  ad  ogni  ramo  dello  scibile  ed  al  perfezio- 
namento della  società;  ed  ignorano  ancora  che  medici  distinti 
lavorano  alla  ricerca  delle  localizzazioni  cerebrali.  Però  que- 
sti ultimi  hanno  sbagliata  la  via  ,  quando  credono  di  ricer- 
care la  sede  delle  facoltà  traforando  cranii  d' animali  vivi 
per  eccitare  coli'  elettricità  limitatamente  questa  o  quella  cir- 
convoluzione, o  mutilandola,  come  se  queste  circonvoluzioni 
fossero  organi  staccati  uno  dall'  altro ,  e  non  si  comunicas- 
sero tra  loro  tutte  le  stimolazioni  possibili.  Prove  peggiori 
di  queste  non  vi  sono  nella  ricerca  delle  funzioni  del  cervello: 
lo  studio  della  patologia  nelle  indagini  delle  lesioni  parziali 
del  cervello  e  quello  della  fisiologia  ed  anatomia  comparata 
offrono  i  mighori  indizii  ;  la  natura  presenta  negU  animali 
una  rnutilazione  di  parti  del  loro  cervello  in  armonia  delle 
loro  facoltà  e  delle  loro  tendenze. 

Questi  avversarli  di  una  dottrina  che  non  conoscono  (sem- 
pre ho  ciò  sostenuto  e  sostengo  )   sono   pure  di  malafede  , 

(l)  Il  giornale  11  Piccolo,  n.«  del  3  febbraio  1880. 

(2)  Froriep,  Viellers,  Laeder ,  Soemmering,  Reil,  Brussais  "padre  e 
figlio  ,  Brierre  de  Boismont,  Rostan,  ecc.  ecc. 

(3)  Il  giornale  //  Ficcalo ,  n.«  del  3  febbraio  1880. 


—  120  — 

perchè  dovrebbero  sapere  almeno  essere  questa  dottrina  ap  - 
plicata  dai  più  dotti  uomini  del  mondo;  meno  se  questi  se- 
condo essi  non  fossero  degli  imbecilli ,  e  sebbene  lo  fosse 
poco  in  Italia,  essi  la  dicono  morta;  ma  perchè  poi  tanto  la 
combattono  ?  I  ciechi  soli  non  la  vedono  eh'  è  pure  viva  in 
Italia.  Mi  limito  per  brevità  all'  Italia. 

Se  l'Italia  non  ha  musei  frenologici  grandiosi  come  quelli 
della  Gran  Bretagna  e  di  America,  sono  d'  ammirarsi  quello 
di  Milano,  dove  si  conta  una  sezione  di  teste  di  condannati 
e  giustiziati;  quello  della  R.  Accademia  di  medicina  di  Torino 
già  nel  1877  ampliato  di  30  teste  di  giustiziati  e  carnefici,  ed 
ora  di  altre  teste  di  grandi  malfattori.  A  Genova,  a  Firenze, 
a  Modena  fioriscono  gabinetti,  etnologici  e  frenologici:  non 
parlo  di  questo  di  Napoli  poiché  è  rimasto  nelle  dieci  teste 
di  giustiziati  che  io  danai  nel  1869  al  Barbarsi  nel  Museo  di 
anatomia  normale  della  R.  Universtià.  E  dovrebbero  ancora 
sapere  che  l' Istituto  lombardo  di  scienze  e  lettere  dà  in  ogni 
anno  un  premio  di  L.  2000  su  tema  frenologico  :  premii  fon- 
dati dal  Fossati  collega  di  Gali.  (1) 

La  Società  di  biologia  di  Parigi  ha  discusso  per  tre  anni, 
quasi  in  ciascuna  tornata  (1873-74-75)  su  molte  quistioni  che 
rafforzano  la  dottrina  di  Gali,  e  le  discussioni  pur  tuttora  vi 
continuano.  A  Baston  in  America,  dove  Spurzheim,  collega 
di  Gali  fé'  progredire  la  scienza  e  fu  eretto  alla  sua  memoria 
un  magnifico  monumento,  si  pubblicano  gli  Annali  frenolo- 
gici; ed  a  Nev^-Iork,  da  più  di  mezzo  secolo,  V  American 
Phrènological  Journal ,  del  quale  è  già  uscito  oltre  al  60.' 
volume  (2). 

Sembra  da  questo  rapido  cenno  fatto  su  la  fisiologia  del 

(1)  11  premio  del  1878,  venne  aggiudicato  al  dott.  F.  Lussana,  pro- 
fessore di  fisiologia  nella  R.  Università  di  Padova  —  Il  premio  pel  1879 
di  L.  3000  è  sul  tema:  La  storta  del  progresso  dell'  anatomia  e  della 
fisiologia  del  cervello  nel  secolo  corrente,  con  particolare  riguardo  alla 
dottrina  di  Gali  —  L'altro  premio  pel  1880  è  di  L.  2000. 

(2)  Miraglia.  Il  progresso  della  fisiologia  del  cervello  e  la  nuova  filoso- 
fia. Dove  è  ricordato  le  Accademie,  le  cattedre,  i  dotti,  e  quanto  si  è 
pubblicato  intorno  a  questa  scienza. 


—  121  — 

cervello,  che  io  avessi  deviato  dal  tema  sui  manicomii  crimi- 
nali. Per  due  ragioni  mi  vi  sono  fermato  alquanto,  non  per- 
chè meritassero  discussione  le  sempre  ripetute  filastrocche 
degli  avversarli  della  fisiologia  del  cervello,  ma  per  dire  che 
senza  conoscenza  di  questa  dottrina  non  v'  è  buona  filosofia, 
né  legislazione  retta,  né  educazione  ed  istruzioni  proficue,  né 
norme  utili  di  qualunque  studio,  specialmente  della  medicina; 
ed  in  secondo  perchè  la  nozione  su  le  funzioni  del  cervello 
che  si  manifestano  nelle  tendenze  e  nei  sentimenti  che  costi- 
tuiscono le  facoltà  affettive^  e  nelle  facoltà  percettive  e  rifles- 
sive che  costituiscono  le  facoltà  intellettuali^  può  dar  ragione 
che  la  malattia  o  disordine  di  una  o  piiì  di  queste  forze  non 
è  che  la  manifestazione  di  modificazioni  materiali  di  uno  o 
pili  degli  apparecchi  cerebrali  corrispondenti. 

La  follia  adunque,  qual  fenomeno  conseguente  di  modifica- 
zioni morbose  avvenute  in  tutto  o  in  parte  del  cervello,  si 
mostra  nei  disordini  delle  facoltà  affettive  ed  in  quelli  delle 
intellettuali,  ed  isolatamente  o  complesse.  Questi  ordini  di  fa- 
coltà non  li  abbiamo  creati  noi,  li  mostra  la  natura  nell'uomo 
e  negli  animali,  e  con  questi  principii  si  spiegano  nello  stato 
dì  morbo  del  cervello  gli  impulsi  incorrigibili,  le  emozioni 
dolorose,  le  allucinazioni,  gli  errori  di  giudizio  per  premesse 
false  sorte  da  morbose  creazioni  del  cerebro  stesso.  Or  con 
un  cervello  non  pii^i  in  armonia  di  funzioni  col  mondo  esterno, 
non  possono  aversi  che  strane  ed  irregolari  azioni  più  o  me- 
no pericolose. 

Il  primo  mezzo  adunque  di  curare  e  trattare  questi  cervelli 
malati,  o  per  educazione  malvagia  o  qualunque  altra  causa 
stranamente  organizzati,  è  solo  il  manicomio  quando  questo 
è  costruito  e  disposto  nelle  sue  parti  secondo  le  condizioni 
che  si  richiedono  per  creare  a  quei  cervelli  strani  un  nuovo 
mondo. 

Il  manicomio  così  è  un  mezzo  opportuno  che  si  presta  a 
tutte  le  cure  di  cui  han  bisogno  le  diverse  classi  di  follia. 
Infatti  una  delle  sezioni  più  importanti  in  questi  Asili,  che 
già  per  sé  stessi  sono  Case  di  sicurezza,  sono  quelle  che  si 
addicono  a  quei  pazzi  non  solo  pericolosi,  ma  che  già  han 
commesso  delitti  e  misfatti. 


f-i* 


—  122  — 

Or  perchè  chiedere  stabilimenti  particolari  per  soli  pazzi 
delinquenti  giudicabili  e  condannati,  e  così  riunirne  una  gran 
massa  in  un  Ospizio,  che  per  questo  prende  l' aspetto  di  un 
ergastolo,  a  danno  della  mente  stessa  degh  infelici  reclusi, 
dell'  affetto  delle  loro  famiglie,  degli  interessi  dello  Stato,  e 
del  decoro  della  società,  se  i  manicomii  ordinarli  possono 
raggiungere  lo  stesso  scopo,  ovviando  a  sì  enermi  inconve- 
nienti ?  Non  son  fatti  i  manicomii  si  per  curare  e  più  per 
costodire  gli  alienati  pericolosi  ? 

Stabilendo  in  ciascun  manicomio  pubblico  una  sezione  par- 
ticolare dei  folli  pericolosi  e  delinquenti  si  otterrebbe  princi- 
palmente lo  scopo  della  sicurezza  e  del  trattamento. 

^   .  .      Ii^  Europa  ed  in  America  i  folli  dehnquenti  sono  custoditi 

per  lo  più  nei  manicomii  pubblici.  Per  citarne  un  esempio  pei 
soli  impulsi  sanguinarli,  nell'Asilo  di  Utica  in  America  dal  1843 
al  1875  furono  reclusi  cinquantotto  alienati  omicidi  e  sessan- 

ysTN-A- ■*  tasette  alienati  che  avevano  commesso  tentativi  di  omicidio , 

Hxfl^^*        ^^^^  ^^^  media  di  4  ammissioni  per  anno.  Il  numero  delle 

ìr*^     «  "  vittime  soccombute  è  stato  di  68;  molti  altri  sono  stati  grave- 

'-         ^*'  mente  feriti  (1). 

Nel  manicomio  di  Aversa  da  molti  anni  stabilii  una  sezione 
di  detenuti  (2),  avvertita  e  notata  da  Brierre  de  Boismont  (3), 
nella  quale  erano  coi  folli  pericolosi  i  delinquenti  giudicabili 
e  giudicati  pazzi  e  quelli  che  nel  corso  dell'  espiazione  della 
pena  incorrevano  nella  follia. 

Un  delinquente  giudicato  di  aver  commesso  il  delitto  nella 
pazzia,  rientra  nella  categoria  degl'  infelici  che  han  bisogno 
di  cura  e  custodia  fino  a  che,  s' è  possibile,  guarisca,  o  che 
sia  divenuto  demente  innocuo.  Allora  il  Magistrato  invece  di 
rilasciarlo,  dovrebbe  consegnarlo  al  potere  amministrativo 
con  la  deliberazione  di  custodirsi  in  un  manicomio,  restan- 
done sempre  informato  il  potere  giudiziario  in  caso  di  gua- 
rigione; come  lo  dovrebbe  essere  pure  per  ogni  alienato  si 
neir  ammissione  che  nell'  uscita  dall'  Ospizio. 


(1)  Dott.  Gray,  daW American  Journal  Insanily,  an.  1875. 

(2)  Mlraglia,  Annali  frenopatici  italiani,  dal  186)  al  J868. 

(3)  Annales  médico-psychologiques  de  Paris;  mars,  1809. 


^>.*v^ 


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Affinchè  tutto  questo  fosse  attuabile  col  più  grande  utile 
scopo,   dovrebbe  interessarsene  una  legge  sui  manicomii  e  ...4^/^ 

sui  pazzi,  di  cui  l'Italia  manca  affatto,  sebbene  il  ministero 
dell'  interno  lo  avesse  tentato  con  due  progetti,  che  fu  meglio 
fallissero,  tanto  erano  storpii  e  bastardi  (1). —  Le  Commissio- 
ni amministrative  nei  manicomii  dovrebbero  finalmente  spa- 
rire, come  più  non  esistono  nei  manicomii  della  Francia  e 
di  tutte  le  nazioni  civili.  I!  solo  medico  veramente  alienista 
conosce  i  bisogni  dei  pazzi,  e  che  per  questi  può  e  sa  con- 
vertire a  mezzi  di  trattamento  i  mezzi  materiali  amministra- 

'  tivi;  per  lo  che  è  il  solo  che  ne  deve  avere  l'indirizzo  (2). 
Ecco  come  il  Direttore  medico-amministratore  in  Francia  è 
pure  Ufficiale  pubblico,  e  quindi  dipendente  dai  Prefetti  e  dai 
Procuratori  generali. 

Senza  una  legge  adunque  in  Italia  sui  manicomii  e  sui  folli, 
nella  quale  siano  compresi  principalmente  i  precetti  delle  Di- 

/  rezioni  mediche-amministrative  dipendenti  dai  Prefetti  e  dal 

1  potere  giudiziario,  la  questione,  tra  tante  altre  del  pari  im- 
portanti, della  reclusione  dei  folli  delinquenti  resterà  sempre 
indecisa  o  male  applicata.  Sicché   intorno  a  sì  interessante 

i  argomento  l'Italia  dovrebbe  porsi  a  livello  della  Francia,  della 
Germania,  della  Svizzera  e  di  tutte  le  altre  civili  nazioni. 

Intanto  fino  a  che  non  si  prendano  espedienti  migliori,  per- 
chè i  49  pazzi  condannati  ai  laVori  forzati  a  tempo  ed  a  vita 

'■  che  si  trovano  segregati  a  parte  fra  i  351  reclusi  nel  peniten- 
ziario di  Volterra,  e  pei  quali  il  Governo  trovasi  in  grave  im- 
barazzo, come  già  notai  in  un  articolo  del  4  dicembre  scorso 
del  Progresso  intitolato  I  pazzi  condannati  ai  lavori  forzati, 
(  Si  vegga  pia  sopra  )  non  s'inviano  ai  manicomii  delle  pro- 
prie Provincie  ?  Così  questi  infelici  fruirebbero  delle  cure  op- 
portune, che  indarno  potrebbero  sperare  nelle  celle  peni- 
tenziarie ? 


(1)  Le  mie  osservazioni  a  questi  progetti  furono  inseriti  nel  Bollettino 
del  manicomio  Fleurent,  an.  1875  e  1878,  e  nel  Giornale  Roma  capitale, 
ed  ora  in  questo  libro. 

(2)  Miraglia.  Le  amministrazioni  dei  manicomii,  1869  —  Gli  Annali 
frenopatici  italiani,  an.  1867,  pag.  166  e  seg. 


u^ 


—  124  — 

Perchè  del  pari  non  cominciasi  a  praticare  per  gli  altri 
alienati  che  si  trovano  sparsi  nelle  prigioni  ed  ergastoli  del 
Regno?  Altrimenti  ritenendosi  per  sani  di  mente  quei  folli  che 
vanno  a  terminare  la  pena,  questi  ritornerebbero  nella  società 
per  ricadere  nei  primieri  eccessi,  come  frequentemente  av- 
viene. 

Conchiudo  con  un  esempio  —  Il  famoso  Calisto  Grandi , 
r  uccisore  dei  fanciulli,  condannato,  malgrado  il  parere  degli 
alienisti,  ai  lavori  forzati  a  tempo,  e  che  ora  è  recluso  nella 
cella  da  pazzo  nel  Penitenziario  di  Volterra,  quando  termi- 
nerà il  suo  tempo  di  pena,  tornerà  nella  società.  Allora,  o 
madri,  nascondete  i  vostri  bambini,  perchè  sarà  uscito  co- 
lui che  vivi  li  seppellisce. 

(  Dal  giornale  11  Progresso,  n.»  dei  24  e  25  febbraio  1880  ) 


Li  CLINICHE  PER  LE  MiLiTTIE  DELLA  MENTE 

«  Una  clinica  a  compimento  degli  studi  sen2a  prece- 
denti insegnamenti  opportuni,  è  un  aborto.  » 

MtRAGLiA,  Prolusione  al  corso  di  medicina 
mentale,  p.  13.  —  1875. 


Questo  che  io  diceva  nel  1873,  ripetizione  di  quanto  aveva 
già  manifestato  più  anni  prima,  si  mantiene  ancora  in  Italia 
ed  altrove.  L'Italia  ha  varie  di  queste  cliniche  nei  manicomii, 
le  quali  per  lo  più ,  sì  perchè  lontane  dalle  Università ,  si 
perchè  non  precedute  dagli  studii  tecnici  preliminari ,  nulla 
0  poco  producono. 

Sarebbe  lo  stesso  di  far  cominciare  ai  giovani  gli  studii 
di  ogni  ramo  di  medicina ,  pure  della  medicina  operatoria , 
dalla  clinica ,  eh'  è  l' esperienza  di  quanto  si  è  arricchita  la 
mente  dei  giovani  di  anatomia,  fisiologia  e  patologie  speciali. 

Ordinariamente  rispondono,  che  nelle  cattedre  universita- 
rie di  queste  ultime  dottrine  si  parla  di  anatomia,  fisiologia 
e  patologia  del  cervello  e  del  sistema  nervoso.  Se  il  dirne 
qualche  cosa  di  passaggio  ed  in  generale  cioè  che  il  cervel- 
lo è  l'organo  delle  facoltà,  non  è  fare  apprendere  la  strut- 
tura del  cervello  come  organo  delle  diverse  forze  mentali , 
che  ne  costituiscono  le  funzioni  speciali ,  né  è  fare  appren- 
dere che  senza  nozioni  precise  dello  stato  normale  di  queste 
diverse  forze ,  che  tanto  si  legano  alle  condizioni  sane  del 
sistema  cerebrale  ,  è  impossibile  averne  alcuna  idea  nello 
stato  patologico. 

Or  molto  più  senza  avere  appreso  si  speciali  elementi  fon- 
damentali ,  le  cliniche  ne'  manicomii  sono  una  irrisione  per 
la  gioventù  medica;  e  le  cattedre  universitarie  che  affermano 
trattare  del  cervello  e  del  sistema  nervoso  nelle  manifesta- 


—  126  — 

zioni  delle  facoltà  della  mente  sì  sane  che  morbose,  non  sono 
r  espressione  della  verità,  perchè  inoltre,  delle  cento  lezioni 
che  ciascun  professore  espone  ne' sette  mesi  dell'anno,  non 
potrebbe  darne  al  cervello  che  quattro  o  cinque,  mentre  tutte 
le  cento  non  basterebbero  a  compiere  corso  sì  diffìcile  e 
speciale. 

La  cattedra  dì  medicina  legale  pure  si  arroga  di  trattare 
della  fisiologia  e  patologia  della  mente ;,  come  se  ne  avesse 
il  tempo  ,  e  come  se  il  cervello  dei  giovani  medici  e  legali 
avessero  già  la  nozione  e  la  pratica  dei  pazzi. 

So  per  esperienza  che  giovani  molto  istruiti  e  pure  medici 
distinti,  perchè  abituati  alle  idee  metafìsiche  di  astratte  facol- 
tà, e  che  quindi  la  pazzia  sia  per  essi  un  disordine  della  vo- 
lontà, della  memoria,  dello  spirito  in  modo  da  ritenerli  quali 
enti  dominatori  del  corpo,  ne  fanno  un  bastardo  e  volgare 
concetto;  sicché  innanzi  ad  un  infermo  di  alienazione  restano 
sbalorditi,  e  non  ritrovano  che  quello  che  avevano  prestabilito 
nella  loro  mente.  Taccio  di  coloro  che  già  creduti  alienisti, 
parlano  di  sostanza  grigia,  dei  talami  ottici,  di  circonvoluzioni 
senza  avere  mai  veduto  un  cervello,  e  senza  che  avessero 
un  vero  concetto  filosofico  di  ciascuna  delle  facoltà  mentali 
e  dei  loro  particolari  attributi  o  modi  di  essere  o  manifesta- 
zioni proprie. 

Ognun  vede  adunque  quanto  studio  di  anatomìa  e  fisiologia 
del  cervello,  come  organo  delle  facoltà  in  concordanza  di  una 
sana  filosofia,  è  indispensabile  alla  nozione  delle  malattie 
della  mente. 

Intanto  posso  aggiungere  di  aver  notato  una  volta  (1),  che 
nel  corso  da  me  fatto  sulla  pazzia  nel  1863  per  incarico  mi- 
nisteriale, in  questa  R.  Università  ad  una  numerosa  ed  intel- 
ligente gioventù,  avida  di  apprendere  sì  importante  branca 
di  sapienza  medica,  mi  avvidi  bentosto  delle  difficoltà  che 
s' incontravano  di  ottenere  lo  scopo  completo ,  imperocché 
nello  esporre  il  fatto  clinico  era  d' uopo  di  rimontare  ad  an- 
tecedenti di  fisiologia  e  patologia  mentale,  studio  non  lieve 


(1)  Annali  frenopatici  Hai.  voi  2,  pag.  68  —  1864, 


^  127  ^ 

ed  ignoralo  dai  giovani  (1).  E  vero  che  dalla  esperienza  sorge  / 
la  teorica;  ma  questa  stabilita  deve  precedere  nella  pratica: 
e  ciò  è  in  tutte  le  discipline.  Inoltre  dovendo  in  ogni  clinica 
lezione  svolgere  intiero  in  prima  ed  insieme  il  fatto  fisiologico 
e  patologico,  è  produrre  confusione  nella  mente  degli  studiosi. 
Negli  altri  corsi  privati,  non  di  clinica,  ma  di  medicina  men- 
tale, ho  fatto  sempre  precedere  estesi  preliminari  intorno  alla 
struttura  anatomica  del  cervello  ed  alle  sue  funzioni.  Questo 
sistema  d' istruzione  logico  com'  è  quello  della  natura  nella 
manifestazione  delle  forze  istintive,  morali  ed  intellettuali  del- 
l' uomo,  può  rendere  chiaro  nello  spirito  degli  studiosi  il  con- 
cetto vero  della  pazzia,  e  quindi  una  buona  classificazione 
delle  follie,  senza  della  quale  nozione  il  fatto  clinico  si  rende 
inesplicabile. 

Lo  studio  quindi  della  medicina  mentale  non  sta  nella  sola 
ed  anticipata  osservazione  pratica  che  n'  è  bensì  il  compimen- 
to. Per  la  qual  cosa  ripeto  il  mio  antico  voto,  cioè  che  il 
governo  che  ha  già  istituito  le  cliniche  delle  malattie  della 
mente  nei  manicomii,  affinchè  queste  divenissero  utile  e  vero 
compimento  dello  insegnamento  medico,  crei  la  cattedra  spe- 
ciale di  medicina  mentale,  comprendendo  in  essa  lo  studio 
della  fisiologia  e  patologia  del  cervello  quale  organo  delle 
facoltà  affettive  ed  intellettuali  dell'  uomo,  e  destinarla  come 
una  delle  basi  piia  solide  della  medicina  legale  e  di  ogni  altro 
ramo  delle  mediche  discipline. 

Solo  in  questo  modo  il  governo  può  rendere  obbhgatorio 
questo  studio,  e  far  parte  degli  esami  universitarii. 

La  Francia  già  ha  pensato  a  rendere  utili  le  cliniche  delle       's^-tv-vu.. 
malattie  mentali.  La  Camera  ad  iniziativa  parlamentare  del 
deputato   Clemenceau   inscrisse  finalmente  nel   bilancio  del 
1877  la  somma  di  fr.  13,000  per  una  cattedra  di  medicina 
mentale  alla  FacoUà  medica  di  Parigi  (2). 

(1)  Nel  1862  aveva  già  fatto  nella  medesima  Università  un  corso  su  le 
funzioni  del  cervello  e  di  ciascuna  sua  parte.  Sicché  solo  quei  giovani 
che  avevan  assistito  a  questo  corso  fruirono  delle  lezioni  del  secondo 
anno. 

(2)  Gasette  des  Hopiteaux,  1877. 


Nelle  Università  dell'  impero  alemanno  nel  primo  semestre 
del  1879  si  sono  fatti  quarantatre  corsi  di  freniatria  e  di  ma- 
lattie nervose.  (1) 

Ci  pensi  il  nostro  governo,  perchè  l' Italia  che  fu  la  prima 
negli  studii  della  pazzia  e  nella  istituzione  dei  manicomii, 
non  deve  in  ciò  restare  indietro  alle  altre  nazioni  civili. 

(  Dal  giornale  11  Progresso  n.°  26  aprile  1880). 


(1)  Jnnales  mèd.  psychologiques  de  Paris,  Mai,  1879. 


UN  RARO  CASO  DI  DEMONOMANIA  SUDDIETTIVA. 

(  Dal  Giornale  della  B.  Accademia  di  medicina  di  Torino, 
Fase,  del  10  febbraio  1870). 


V.  Liuzzi  —  Demonomaniaco, 


Veniva  accolto  nel  manicomio  di  Aversa  ai  6  febbraio  1853, 
perchè  affetto  di  monomania  religiosa,  un  tal  Vincenzo  Liuzzi 
di  Martina  in  Terra  d' Otranto ,  dell'  età  di  anni  37 ,  ed  aveva 
servito  nella  gendarmeria. 

Neil'  Ospedale  dov'  era  stato  prima  condotto  quando  fu  sor- 
preso dalla  malattia,  mostrò  tendenze  suicide,  per  lo  che  in 
un  accesso  di  delirio  lipemaniaco  si  precipitò  dal  letto  con  la 
testa  in  giù  riportando  sì  grave  ferita  da  presentarsene  ancora 
le  vaste  e  profonde  tracce  sul  cranio.  Nel  manicomio  l'asce- 
tismo religioso  andò  mano  mano  a  tramutarsi  in  una  singo- 
lare demonomania. 

Una  sorella  di  costui  morì  già  affetta  di  mania  religiosa. 

Manifestasi  la  demonomania  ordinariamente  col  credersi 
l'individuo  invaso  dal  demonio  che  sente  annidato  in  qualche 
parte  del  suo  corpo  ;  per  lo  che  paure  di  essere  dannato  e 

9 


~  130  — 

di  bruciare  nel  fuoco  eterno  formano  la  disperazione  da  spin- 
gere l'infelice  fino  al  suicidio,  all'omicidio  ed  a  tutte  le  tri- 
ste azioni. 

Ma  nel  Liuzzi  tal  follia,  che  va  nella  classe  delle  melanconie 
perchè  ne  son  colpiti  taluni  sentimenti  morali,  si  mostra  in 
una  strana  e  singolare  forma  da  non  averne  mai  osservata 
simile  nella  mia  lunga  pratica,  né  credo  che  simile  alienazio- 
ne mentale  si  ritrovi  in  altro  manicomio. 

Egli  non  dice  di  avere  un  diavolo  nel  corpo,  ma  che  l' io 
suhhiettioo  dei  metafisici,  che  guida  le  membra  di  Vincenzo 
Liuzsi  è  il  diavolo  Asmodeo'.  Il  corpo  vive  per  potenza  di 
questo  spirito  infernale  che  ne  ha  il  dominio  ;  così  del  pari 
le  gambe  camminano,  la  bocca  parla  ec;  in  somma  quando 
egli  dice  io  o  noi  ciò  eh'  è  sempre,  accompagna  Vio  o  il  noi 
con  un  gesto  adattando  due  dita  di  una  mano  a  foggia  di 
corna  che  accosta  alla  fronte;  e  sovente  nel  parlare,  s'intende 
che  parla  il  diavolo,  si  volta  col  capo  da  un  lato  e  rimpro- 
vera lo  spirito  Vincenzo  Liuzzi  che  forse  opporglisi  ardisce. 

Il  suo  ragionamento  è  il  seguente:  Tutti  gì'  innumerevoli 
spiriti  infernali  hanno  invaso  l'intiero  mondo  creato,  cioè  es- 
seri inanimati  ed  animati;  le  nubi,  il  mare,  la  luce,  la  tem- 
pesta non  sono  che  ammassi  dei  suoi  colleghi  in  azione.  Essi 
demoni  sono  il  male,  il  fuoco  ,  l'inferno.  Ogni  uomo  ,  ogni 
animale  tiene  un  diavolo  nel  cervello.  Questo  spirito  maligno 
fa.  la  posta  all'  anima;  quando  esso  la  sopraffa  ne  prende 
il  luogo  e  dassi  a  guidare  il  corpo.  Gh  uomini,  egli  dice, 
ai  quali  è  avvenuto  questo  fatto  sono  dai  così  detti  savi  ap- 
pellati pazzi  ;  ma  per  lui  sono  diavoli  ai  quali  devesi  ogni 
sragionamento  ed  ogni  strana  azione  di  quelli  ;  e  se  ogni 
pazzo  afferma  di  essere  tale  e  non  sa  di  essere  diavolo  si  è 
che  il  demonio  si  burla  ancora  dell'  anima  di  lui  e  degli 
astanti.  E  se  egli  dice  di  sapere  essere  pazzo  ed  un  gran  pazzo, 
lo  è  perchè  egli,  Asmodeo,  demonio  sommo,  impera  su  quel 
corpo  come  sopra  i  suoi  colleghi. 

Nei  primi  tempi  in  cui  giunse  al  manicomio  era  pericolo- 
so per  sé.  Delusa  un  giorno  la  vigilanza  delle  guardie  ,  e 
sottratta  una  sottile  corda  clie  unse  col  grasso  della  carne 
si  appiccò  al  vano  della  porta  carrese  dello  stabilimento.  Ri- 


—  131  — 

trovato  così  quasi  estinto  fu  coi  mezzi  opportuni  ritornato  in 
vita;  e  successe  tale  delirio  furioso  da  doversi  contenere  per 
molti  giorni. 

In  seguito  si  vide  che  il  diavolo  era  docilissimo  ed  ubbi- 
diente allorché  si  lasciava  libero  per  quanto  era  possibile  e 
per  quanto  gli  si  mostrava  fiducia  non  urtando  le  sue  idee 
orgoghose. 

Guidare  il  delirio  dei  pazzi  rendendoli  innocui  ,  e  tramu- 
tare il  disordine  della  loro  mente  in  una  certa  ragionevo- 
lezza è  uno  dei  grandi  scopi  dell'alienista  che  si  consacra  al 
trattamento  di  quest'  infelici.  Ma  non  ardisca  credere  che  ciò 
possa  fare  chi  non  sa  l'origine  e  l'esercizio  delle  facoltà  uma- 
ne in  tante  combinazioni  infinite  nello  stato  normale  per  po- 
terle sorprendere  e  domare  nello  stato  morboso.  Chi  non  è 
veramente  versato  nello  studio  delle  facoltà  mentali  come 
manifestazioni  delle  funzioni  del  cervello  non  sarà  mai  alie- 
nista. 

Verso  la  fine  del  1860  quando  presi  la  direzione  del  mani- 
comio di  Aversa  ,  che  dopo  nove  anni  lasciai,  ritrovai  que- 
st' uomo  come  V  ho  descritto.  Di  tanto  in  tanto  il  cronico 
delirio  demonomaniaco  si  acutizzava  in  modo  da  dover  co- 
stui rimanere  chiuso  per  molti  giorni  onde  non  avvenisse 
qualche  disastro;  e  si  rinchiudeva  da  sé  stesso  perché  av- 
vertiva il  suo  stato  di  pericolo. 

In  questo  periodo  delirante  egli  diavolo  diceva  di  lottare 
col  Vincenzo  Liuzzi  di  cui  sfacelava  gl'interni  organi:  mal- 
grado il  freddo  più  rigido  specialmente  la  notte  si  rotolava 
nudo  sul  pavimento:  non  dormiva  affatto:  si  alimentava  di 
poco  latte  e  qualche  farinaceo,  rifiutando  tutto.  Cessata  que- 
sta lotta  interna,  usciva  dalla  sua  stanzetta  scarno  e  torvo, 
ritornando  ad  essere  diavolo  docile  ed  atto  al  lavoro. 

Mi  avvidi  facilmente  che  questo  tigre  pericoloso  guidato 
con  grande  accorgimento,  e  trattato  come  un  amico  diveni- 
va un  agnellino  da  potersi  condurre  per  un  orecchio.  Infatti 
mi  si  era  talmente  affezionato  che  obbedivami  in  tutto,  pure 
di  ritirarsi  all'  ora  stabilita  quando  il  suo  stato  permetteva 
che  io  lo  facessi  uscire  per  la  città:  ciò  che  gli  era  stato  per- 
messo ancora  dai  miei  predecessori.  Però  debbo  dire  che 


—  132  — 

fin  nel  delirio  acuto  costui  faceva  grandi  sforzi  per  contenersi 
alla  mia  presenza,,  finendo  col  farmi  segno  di  allontanarmi 
perchè  il  diavolo,  egli  aggiungeva,  è  sempre  un  grande  as- 
sassino. 

Ancora  nel  1862  e  1863  quando  io  dettava  nella  R.  Uni- 
versità degli  studi  di  Napoli  i  corsi  di  fisiologia  del  cervello 
e  di  medicina  mentale,  lo  conduceva  meco:  e  nel  discor- 
rere un  giorno  della  demonomania,  mi  fermai  su  quel  raro 
caso  che  appellai  suhhiettiva;  e  gU  uditori  sentirono  pure 
dalla  bocca  ài  Asmodeo  come  egh  era  diavolo  detto  da  noi 
pazzo. 

Egli  ebbe  parte  nelle  rappresentazioni  drammatiche  che 
dai  folli  del  manicomio  di  Aversa  feci  dare  in  Napoli  nei  tea- 
tri del  Fondo  e  del  Giardino  d'inverno  nel  1863  e  nel  R.  Tea- 
tro di  Caserta.  Nel  dramma  II  Cittadino  di  Gand  special- 
mente fece  la  parte  dell'  uomo  che  con  la  spada  uccide  il 
conte  Vargas.  Questo  fatto  destò  l'attenzione  di  Alessandro 
Dumas  che  assisteva  alla  rappresentazione,  e  che  parlonne 
nella  Presse  di  Parigi  (7,  8,  9  giugno  1863), 

Nel  1865  il  Liussi  ebbe  una  lunga  tregua  ;  per  cui  fecesi 
che  si  secondasse  il  suo  desiderio  di  ritornare  in  patria;  ma 
dopo  qualche  mese,  cioè  ai  29  settembre  rientrò  nel  mani- 
comio: e  gli  accessi  acuti  riapparvero  con  maggiore  intensi- 
tà per  quanto  le  tregue  si  dimostrassero  innocue  e  tranquille 
rimanendo  un  docile  demonio. 

Da  due  anni  in  qua  notai  che  nel  discorrere  con  lui,  quando 
egli  non  poteva  contrapporre  cosa  ai  miei  stringenti  ragiona- 
menti sulla  sua  entità  di  demonio,  diveniva  furente  senza  di- 
mostrarlo, se  non  che  sudava  profusamente  pure  nei  giorni 
freddissimi,  e  si  allontanava,  perchè  forse  era  tentato  a  qual- 
che eccesso. 

Quando  sentiva  tempeste  e  saette  ,  pure  nella  notte  ,  di- 
rigeva imprecazioni  alle  nubi  ,  ed  avrebbe  voluto  immede- 
simarsi in  esse  ed  in  tutti  quegli  spaventevoli  fenomeni,  che 
egli  riteneva  per  legioni  di  diavoli. 

Bisogna  che  noti  qualche  breve  tratto  dei  dialoghi  che  so- 
vente io  aveva  con  lui,  onde  meglio  si  scorga  la  singolarità 
.  di  questa  demonomania  suhhiettiva  ragionante. 


—  133  - 

D.  Cosa  sei  venuto  a  fare  su  la  terra  tu  che  sei  diavolo 
Asmodeo  ? 

R.  Non  sono  venuto  su  la  terra;  la  terra,  il  cielo  ,  l'uni- 
verso sono  cosa  nostra,  sono  l'inferno:  l'inferno  siamo  noi. 

D.  Dov'  eri  prima  d'invadere  il  corpo  di  Yincenzo  Liussiì' 

R.  Non  posso  rispondere.  Il  diavolo  sta  per  tutto  :  io  sono 
chi  sono:  sono  come  Dio. 

D.  Riconosci  Dio  come  tuo  Signore  ? 

R.  Sì,  perchè  siamo  l'opera  sua:  l'opera  pel  male.  Senza  di  noi 
Dio  che  sarebbe  su  la  terra  e  nell'universo?  Egli  ci  disse: 
Satana,  tu  adorerai  il  tuo  Signore? 

D.  Perciò  forse  da  qualche  tempo  in  qua  ti  veggo  entrare 
in  chiesa,  ciò  che  prima  non  facevi,  e  cantare  coi  tuoi  com- 
pagni le  lodi  e  la  gloria  di  Dio.  Dio  ed  il  diavolo  uniti  è  una 
contraddizione. 

R.  Ciò  vi  dimostra  quanto  noi  siamo  assassini  per  ingan- 
nare il  genere  umano.  Ci  prostriamo  a  Lui  per  riderci  di 
voi  tutti. 

D.  Perchè  una  volta  ti  precipitasti  in  giù  riportando  grave 
ferita  sul  cranio;  e  poi  qui  t'impiccasti  ? 

R.  Allora  io  non  sapeva  ch'era  io.  Ora  che  lo  so  perchè  l'ani- 
ma del  Vincenzo  mi  ha  lasciato  libero  llmpero  del  suo  corpo, 
io  lo  ho  fatto  tacere,  e  per  mezzo  della  mia  potenza  lo  tor- 
mento e  lo  sfacelo  per  saziarmene  così  lungamente. 

D.  Ma  veggo  che  tu  spesso  mentre  discorri,  ti  volgi  a  lato 
e  dirigi   altrove,  senza  che  vi  fosse  alcuno,  la  parola? 

R.  Il  Vincenzo  nel  mio  cervello,  nel  cantuccio  dove  io  l'ho 
sprofondato,  fa  segni  di  disapprovazione  ;  ed  io  gì'  impongo 
di  tacere  e  lo  schiaccio. 

D.  Asmodeo  è  maschio  o  femmina  ? 

R.  Il  corpo  è  maschio  o  femmina  ;  ma  noi  siamo  quello 
che  vogliamo.  E  senza  di  noi  non  vi  sarebbe  la  generazione 
di  tutti  gli  esseri.  Lasciamo  questi  discorsi  perchè  voglio 
porre  in  iscritto  chi  siamo  noi. 

In  fatti,  un  giorno,  circa  due  anni  fa,  mi  presentò  un  fo- 
glio, che  conservo  autografo ,  scritto  senza  nesso  e  col  lin- 
guaggio del  volgo  ;  ma  che  spiega  in  modo  strano  l'essenza 
sua  di  essere  diavolo,  ed  i  poteri  di  Dio  ed  i  suoi. 


—  134  — 

Eppure  quest'uomo  che  così  ragiona  a  modo  suo,  e  che 
sì  ferì  ed  impiccossi,  e  sebbene  dominato  da  un  delirio  fìsso 
e  tranquillo  di  credersi  il  demonio  in  persona,  delirio  che 
sovente  si  rende  acuto  e  pericoloso  presentando  nel  fisico 
gravi  alterazioni,  quest'  uomo,  io  diceva,  che  pure  ha  avuto 
una  sorella  morta  pazza,  fu  creduto  per  ignoranza  e  peggio 
per  malizia  ,  il  più  savio  del  mondo,  perchè  gli  si  scorge 
una  grande  astuzia ,  confondendo  così  la  manifestazione  na- 
turale di  una  tendenza  con-  un  calcolo  della  ragione  !  Chi 
crede  che  questa  infermità  sia  sempre  determinata  dagli  sra- 
gionamenti non  è  né  medico  né  frenologo. 

In  prima  Liuzzi  erasi  dato  a  lavorare  l'osso  col  bulino.  Ora 
da  qualche  anno  stava  tutto  occupato  a  calcolare  numeri  per 
ritrovare  quelli  del  lotto.  La  memoria  dei  numeri  erasi  svolta 
in  modo  sorprendente  :  sapeva  e  sa  egli  a  mente  tutte  le  estra- 
zioni del  lotto  dal  1800  fin  ora  non  solo,  ma  ripete  secondo 
le  interrogazioni  che  gli  si  fanno  e  pure  in  ordine  inverso  i 
cinque  numeri  di  ciascuna  di  dette  estrazioni.  E  ciò  è  per 
lui  una  delle  prove  di  credersi  diavolo^,  a  cui  Dio  ha  tolto  il 
potere  di  sapere  certi  futuri  ,  come  1'  uscita  dei  numeri  del 
lotto. 

Nella  primavera  di  questo  anno  1869  aveva  Asmodeo  sof- 
ferto un  lungo  delirio  acuto  però  meno  intenso  delle  altre 
volte:  vi  si  era  accompagnata  una  lieve  ma  ostinata  diarrea; 
usò  mezzi  terapeutici  e  meno  rigore  nel  vitto.  Nel  mese  di 
luglio  ristabilitosi  da  quell'  accesso,  cominciò  a  nutrirsi  nel 
fisico,  accusando  però  delle  sofferenze  ,  e  chiedendo  il  vitto 
da  infermo ,  che  infine  non  mangiava  intero,  gustando  solo 
pasta  scaldata  ed  arrosto  di  carne. 

Era  pericoloso  contrastare  questo  desiderio  innocente  di 
Asmodeo.  In  luglio  medesimo  un  giorno  nel  ricevere  a  pran- 
zo la  pasta  di  forma  diversa  della  solita  non  mangiò,  e  gridò 
per  tutto  il  resto  della  giornata  in  modo  da  assordare  lo 
stabilimento;  divenne  un  demonio  che  stentossi  a  calmare. 
Dopo  un  paio  di  settimane  mi  avvidi  che  passeggiava  tor- 
vo e  muto  come  quando  incominciava  ad  essere  invaso  dal 
dehrio  acuto.  Lo  interrogai  e  mi  rispose  con  voce  cupa  e 
gesto  violento:  il  portinaio  mi  ha  vietato  di  passeggiare  come 


—  135  — 

al  solito  fuori  dell'  atrio  a  Me  che  sono  Io.  Allora  lo  con- 
dussi meco,  passeggiò  con  me  fuori  l'atrio,  ma  sempre  fiero. 

La  mattina  seguente  sembrò  tranquillo:  accusò  di  non  sen- 
tirsi bene  e  prese  un  leggiero  purgante  :  ripetè  la  sua  parte 
nel  concerto  di  una  nuova  rappresentazione  nel  Teatro  del 
manicomio  e  nel  concerto  del  ballo. 

L' imprudenza  del  medico  V.  allora  ammesso  al  servìzio 
del  manicomio,  figlia  non  so  se  più  di  paurosa  servilità  o 
d'ignoranza,  produsse  una  catastrofe.  Costui,  alla  mia  insa- 
puta, gli  tolse  il  vitto  da  infermo,  come  se  i  folli  deliranti, 
perchè  non  giacenti  nelle  infermerie  non  dovessero  essere 
trattati  da  malati. 

Al  pranzo  adunque  il  Liuzzi  nel  vedersi  presentare  una 
minestra  di  frutta  invece  della  pasta  scaldata,  la  respinse  e 
non  mangiò.  Rimasto  solo  avviossi  in  un  dormitorio  al  2° 
piano  ov'  erano  25  lelti ,  die  fuoco  ai  pagliericci  e  si  allon- 
tanò. Le  fiamme  all'  istante  si  propagarono  ,  e  limitate  da 
grandi  sforzi  si  estinsero  dopo  aver  distrutto  in  due  ore  pic- 
cola parte  di  quella  sezione,  però  senza  il  danno  di  alcun  pazzo. 

Il  Liuzzi  restava  indifferente  a  tutto  quel  trambusto,  ed  un 
alienato  rivelò  che  colui  era  stato  da  lui  veduto  uscire  dal 
luogo  dell'  incendio. 

Quegli  divenuto  così  pericoloso  fu  custodito  e  contenuto  nel 
letto;  ma  dopo  alcuni  istanti,  svolgendo  una  forza  gigantesca, 
lacerò  il  giubetto  che  lo  frenava  ed  uscito  dal  letto  lo  fece  a 
pezzi.  Il  demonio  orgoglioso  del  suo  potere  e  della  sua  forza, 
diede  con  una  non  curanza  quelle  spranche  rotte  di  ferro  ai 
custodi  dal  finestrino  della  stanza,  e  si  fece  ricollocare  in  un 
altro  letto. 

Nella  mattina  seguente  mi  presentai  a  lui:  la  sua  fìsono- 
mia  era  molto  alterata;  gli  occhi  scintillanti;  ora  piangeva  ed 
ora  pronunziava  p^oledì  sdegno  con  gesti  violenti. 

Perchè,  gli  diceva  io,  per  una  inezia  hai  prodotto  tanto  guasto? 

Rispondeva: — Non  sapete  voi  che  Noi  siamo  i  più  grandi 
assassini  del  mondo?  Noi  siamo  il  male:  Dio  non  ce  ne  chiede 
conto  perchè  lo  permette. 

Gli  dissi:— Tu  sei  digiuno  dall'  altra  sera;  bisogna  che  ora 
mangi. 


_  136  — 

Mi  rispose  :  A  mezzo  giorno  mangerò  pasta  scaldata  ed 
arrosto.  Questo  corpo  non  bisogna  trattarlo  che  così  ;  ora 
che  ne  sono  in  possesso  nessuno  può  vietarlo  a  me  che  sono 
chi  sono. 

Per  maggior  cautela  disposi  che  fosse  passato  nella  casa 
succursale;  obbedì  senza  far  resistenza. 

Per  tutto  quel  giorno  non  volle  neanche  prendere  cibo,  né 
per  tutta  la  settimana  appresso:  fu  d'uopo  tenerlo  contenuto 
e  sorvegliato:  malgrado  digiuno  sì  prolungato  i  polsi  si  man- 
tennero alti  ,  e  mostrava  forza  eccedente.  Questo  accesso 
di  delirio  fu  più  acuto  delle  altre  volte:  vi  fu  d'uopo  di  con- 
tenerlo con  mezzi  di  sicurezza.  Al  decimo  giorno  si  potette 
divenire  al  sanguisugio  ed  a  qualche  purgante. 

Or  questo  uomo  infelice  che,  per  mezzi  opportuni  usati  di 
guidare  la  sua  mente  turbata,  si  era  reso  docile  e  tollerante 
del  suo  stato  ,  è  ora  divenuto,  dopo  questo  fatto,  pericolo- 
sissimo. Il  tigre  addomestichito  ha  assaporato  il  sangue. 
Il  diavolo  inorgoglito  della  sua  possanza  è  rientrato  nel  suo 
carattere  infernale:  or  non  bisogna  più  fidarsene.  Il  suicidio, 
Tomicidio  e  l'incendio  possono  essere  ora  le  conseguenze  na- 
turali dei  suoi  accessi  deliranti  non  solo,  ma  pure  del  suo  cro- 
nico stato  di  demonomania,  perchè  l'orgoglio,  la  distruzione, 
l'astuzia  sono  i  motori  di  tutt'  i  suoi  giudizi  coperti  dall'  in- 
sidia di  apparente  ragionevolezza;  dalla  quale  resta  di  certo 
ingannato  il  pseudo-alienista  ,  che  formatasi  un'  idea  in  ba- 
rocco della  follia  ,  perchè  simile  idea  avrà  pure  della  fisio- 
logia del  cervello,  o  meglio  non  ne  avrà  alcuna,  non  sa  al- 
tro che  gettare  a  manca  ed  a  dritta  stranissime  sentenze  (1). 

La  demonomanìa  suhbiettiva  adunque  è  nel  Liuzzi  in  una 
manifestazione  continua  di  delirio  ragionante  cronico  ,  che 
per  qualunque  motivo  interno  o  esterno,  diviene  acuto  con 
incorrigibili  impulsioni  interiori. 

(1)  Ho  saputo  che  già  al  Livzzi  gli  si  permette  ora  di  mangiare 

^\<^- — ^  h^'^'    quel  che  vuole.  Sta  rinchiuso  nella  casa  succursale:  è  divenuto  mala- 

\     liccio  e  malinconico...  Ecco  che  ne  han   fatto  di  quell'infelice  a  cui 

^^{\  si  era  da  me  resa  inconsapevole  la  sua  sventura.  — In  seguito,  passati 


alcuni  anni,   fu  ritirato  in  famiglia  dove  morì; 


—  137  — 

Sebbene  in  questa  forma  di  alienazione  mentale  non  sta  il 
caso  in  cui  si  mostra  un'  apparente  saviezza  tra  un  accesso 
e  l'altro  di  delirio;  pur  tuttavia  è  utile  che  io  ripeta  quel  che 
accennai  altra  volta  intorno  alla  non  responsabilità  dei  pazzi 
pure  se  agissero  negl'  immaginati  lucidi  intervalli,  od  in  tut- 
t'altro  eh'  è  estraneo  a  quanto  riguarda  il  loro  delirio  parziale 
e  limitato. 

»  Da  qualche  tempo  si  va  discutendo,  io  diceva,  su  la  re- 
sponsabilità parziale  dei  folli.  Noi  alieni  di  svolgere  il  nostro 
parere  su  tali  concetti,  perchè  ci  sembrano  assurdi,  non  ci  ^Y^ 
hmitiamo  che  ad  esporre  una  semplice  osservazione.  La  re- 
sponsabilità parziale  vorrebbe  ammettersi  o  in  quelle  manie  ' 
per  disordine  di  una  o  poche  facoltà  limitate  con  integrità 
delle  altre  ,  o  pure  che  presentano  intervalli  di  pienezza  di 
mente.  In  ambo  queste  circostanze  si  pensa  che  le  facoltà  sane, 
sebbene  le  meno  eccitate,  potessero  dominare  le  malate  che 
tali  sono  per  incorrigibilità  naturali  ,  come  se  in  simili  cir- 
costanze l'azione  intemperante  delle  facoltà  affettive  non  rac- 
chiudesse gli  elementi  inevitabili  o  premesse  di  ogni  lavoro 
e  giudizio  delle  facoltà  sane:  concepimento  assurdo  !  Inoltre 
il  più  lieve  motivo  è  sufficiente  a  sovreccitare  una  facoltà 
turbata;  e  ciò  si  connette  col  secondo  caso,  cioè,  che  ogni 
forza  disordinata  della  mente,  rientrata  in  una  tregua  non  at- 
tende che  una  occasione  qualunque  di  eccitamento  pure  il 
più  lieve  per  ritornare  nell'  impeto.  Fino  a  tanto  diesi  vorrà 
credere  con  una  falsa  metafìsica  che  tutte  le  classi  di  fa- 
coltà mentali  producono  idee  e  giudizi,  e  non  si  vorrà  rite- 
nere il  fatto  della  natura,  che  per  mezzo  delle  facoltà  intellet- 
tuali si  hanno  idee ,  si  giudica  e  si  ragiona,  e  per  mezzo 
delle  facoltà  affettive  non  si  hanno  che  emozioni  ed  impul- 
sioni, per  cui,  neir  evento  di  disordine  delle  prime  si  sragio- 
na ,  ed  in  quello  delle  seconde  si  hanno  emozioni  dolorose 
ed  impeti  irresistibih,  non  si  raggiungerà  mai  il  concetto  vero 
della  pazzia,  si  scambia  il  fenomeno  per  la  causa,  e  si  pren- 
dono per  intervalli  lucidi  le  tregue  che  per  lo  più  avvengo- 
no tra  gli  accessi  di  un  delirio.  »  (1) 

(1)  Annali  frenopatici  ilaliani,  Voi.  3,  p:  83,  84.  Aversa,  1865. 


f/:i^ 


—  138  — 

Un  uomo  di  civile  condizione  a  nome  A.  M.  credeva  di  es- 
"sere  avvelenato  ora  da  questo  ora  da  quello.  Nelle  ore  dopo 
il  pranzo  sforzavasi  a  vomitare  il  cibo  che  portava  ai  far- 
macisti affinchè  vi  trovassero  il  veleno.  Un  giorno,  fa  la  po- 
sta al  capo  urbano  del  paese  e  gli  tira  un  colpo  di  fucile  che 
lo  ferisce  alla  gamba;  qualche  tempo  dopo,  entra  con  molta 
astuzia  nella  casa  del  giudice  O.,  e  lo  uccide  di  coltello.  L'abo- 
lita Gran  Corte  Criminale  di  Catanzaro  considerando  e  rite- 
nendo per  segni  impertinenti  quella  credenza  di  avvelena- 
mento ,  quel  rovesciare  il  cibo  e  quello  importunare  i  far- 
macisti per  esaminarlo,  e  per  saviezza  gl'ingannevoli  e  stra- 
ni ragionamenti  dell'  omcida  A.  M.,  lo  condannò  del  capo. 
Ma  non  ritenuta  la  sentenza  dalla  Suprema  Corte  di  giustizia, 
fu  il  delinguente  inviato  nel  manicomio  di  Aversa,  dove,  da 
me  riconosciuto  affetto  di  monomania  omicida  per  delirio  di 
persecuzione  e  di  avvelenamento  e  con  interne  allucinazioni, 
qualche  anno  fa  è  morto  nella  piena  demenza.  Nel  Giornale 
medico-storico  statistico  del  manicomio  di  Aversa  che  in 
queir  epoca  io  scriveva  (1843,  voi.  1"  pag.  200  a  208)  notai  la 
storia  di  quella  fatale  monomania  omicida  ragionante. 

Un  tal  Raffaele  Del  Prete  nel  1860  uccise  la  propria  ma- 
dre, perchè,  egli  diceva,  essa  non  voleva  credere  che  il  diavo- 
lo annidasse  nel  suo  cervello  (1).  Conveniva  di  avere  commes- 
so sì  enorme  delitto;  ma  come  potea  resistere,  ripeteva,  al 
demonio  che  continuamente  gì'  imponeva  dicendo:  uccidi  tua 
madre  che  non  vuol  credere  che  io  sto  nel  tuo  corpo?  Udito 
neir  istruzione  del  processo  il  mio  parere  e  del  prof.  G.  Bar- 
barisi  che  stabiliva  nel  Del  Prete  la  demonomania  che  con- 
trastata trascinava  irresistibilmente  a  delinquere,  fu  inviato 
nel  manicomio  di  Aversa  ,  dove  uno  o  due  anni  dopo  morì 
rinvenendosi  neir  antopsia  profonde  lesioni  cerebrali.  Quelle 
ragioni  che  il  Del  Prete  sentiva  suggerite  dal  diavolo  per 
cui  fu  trascinato  ad  uccidere  la  propria  madre,  eh'  egli  ado- 
rava, sarebbero  mai  state  ritenute  per  segni  impertinenti  f 
Quella  monografia  da  me  scritta  ed  inserita  nei  giornali  ita- 
liani fu  riassunta  nella  Presse  di  Parigi  (6,  7,  8  giugno  1863). 

(1)  Ved.  pag.  104. 


—  139  — 

Qualche  anno  scorso  due  grandi  manicomi ,  uno  in  Eu- 
ropa (1)  e  l' altro  in  America ,  furono  distrutti  dalle  fiamme 
con  la  morte  di  sei  persone,  per  l'opera  di  due  impertinenti 
alienati  ! 

Ed  il  Liuzzi  che  certo  non  ragiona  meglio  del  M.  e  Del 
Prete  e  degli  altri  folli  incendiari,  anzi  non  ha  dato  mai  segno 
di  sospensione  del  suo  delirio  parziale,  sarebbe  stato  secondo 
la  Gran  Corte  di  Catanzaro  e  secondo  coloro  che  non  sanno 
cosa  sia  follia  ritenuto  veramente  per  un  impertinente  nel 
precipitarsi,  nell'impiccarsi,  nell'  incendiare,  insomma  nel  cre- 
dersi egli  stesso  un  diavolo  ragionante  e  grandemente  mal- 
vagio ! 


(1)  L'  Ospizio  di  Montreciel-souS'Laon  (Aisne) 


LE  INCONCLUDENZE  DEI  DETRATTORI  DELLi  FRENOLOGIA 

(Dal  Bollettino,  an.  1876,  p.  18). 


Se  mai  foste  attaccati  violentemente, 

lasciate  dire  ! 
Fossati ,  Discorso  per  V  inaugurazione 
del  Gabinetto  frenologico  nelMuseo 
civico  di  Milano,  pag.  21.  —  1865. 

Le  discussioni  su  questioni  intorno  alle  funzioni  del  cer- 
vello, che  quasi  in  ciascuna  tornata  della  Sccietà  di  biologìa 
di  Parigi  per  tre  anni  (1)  hanno  avuto  luogo,  sebbene  trat- 
tate con  principii  che  versano,  ma  troppo,  sulle  astrazioni, 
e  perchè  per  questa  via  han  creduto  di  andare  rafforzando 
molte  parti  della  dottrina  di  Gali  ,  hanno  urtato  i  nervi  di 
qualche  avversario  della  frenologia. 

Nella  Eevue  des  deux  mondes  (fase,  di  gen."  di  questo  an. 
1876)  il  sìg.  Carlo  Richet  con  un  articoletto  di  rivista  scien- 
tifica, si  fa  innanzi  per  combattere  questa  dottrina  ;  ma  in- 
vece se  ne  esce  per  una  facile  scappatoia,  quando  si  limita 
a  dire  che  la  frenologia  e  la  craniscopia  essendo  ipotetiche, 
false  e  quindi  morte  secondo  lui  ,  non  meritano  discussio- 
ne (ed  intanto  si  discute  da  più  di  70  anni  )  (2);  ma  solo  per- 
chè alcuni  fisiologi,  egli  aggiunge,  vogliono  riconoscere  se- 
condo Gali  le  facoltà  intellettuali  risiedere  in  certe  parti  ce- 
rebrali ,  egli  cerca  fare  delle  osservazioni.  Senza  seguire  le 
sue  parole,  che  non  dicono  nulla  perchè  senza  provare  non 

(1)  V.  Comptes-rendus  de  la  Societè  de  biologiey  anni  1873-74-75. 

(2)  La  frenologia  ha  fatto  grandi  progressi  in  ottantadue  città  in  In- 
ghilterra (V.  Machnishy  An  Introduction  To  Phrenology). 

Tra  le  cattedre  di  frenologia  notiamo  quelle  nella  Università  di  Gla- 
sgow e  l'altra  a  Manheim  in  Alemagna. 

Per  dimostrare  come  progrediscono  gli  studi  della  frenologia  nel 
nuovo  Mondo,  si  è  pubblicato  a  New-Jork  il  cinquantatreesimo  Volu- 
me deir  American  Phrenenological  Journal. 


—  141  — 

si  riducono  che  a  negare,  riflettiamo  soltanto  ,  che  pare  di 
non  avere  il  Richet  letto  Gali  che  nei  suoi  detrattori,  quando 
non  ci  ha  fatto  capire  quale  idea  abbiasi  egli  formato  della 
frenologia,  delle  facoltà  mentah,  di  sensazione,  di  percezio- 
ne, di  forze  morali,  di  istinti,  di  attitudine  industriale,  di  co- 
scienza, ecc.  ecc.,  e  quando  vorrebbe  che  il  cervello  agen- 
do, a  suo  criterio,  in  massa  nelle  funzioni  mentah,  fosse 
atto  tanto  a  svolgere  l' istinto  della  generazione  che  la  fa- 
coltà dell'  analisi  e  della  sintesi  ,  l'istinto  alimentizio  che  il 
senso  dei  colori,  o  quello  dei  toni,  o  quello  dei  numeri,  fa- 
coltà tanto  diverse  tra  loro,  e  che  la  natura  mostra  a  tutti. 
Pel  Richet  sarebbe  egualmente  il  senso  acustico  atto  insieme 
alle  funzioni  della  vista  e  del  gusto  e  dell'  odorato,  rifiutan- 
do così  la  massima  che  a  funzioni  differenti  (e  le  facoltà 
mentali  che  sono  diverse,  ed  alcune  anche  contrarie  tra  loro, 
si  legano  a  funzioni  cerebrali  )  sono  indispensabili  apparec- 
chi differenti. 

Intanto  dopo  questa  promessa  di  discutere  su  le  forze  del- 
l'intelligenza, devia  ad  entra  a  parlare  dì  anatomia  del  cer- 
vello per  dire  il  vieto  errore  ,  che  tutto  il  sistema  nervoso 
extra-craniano  ha  l'origine  ed  esce  dal  cervello  medesimo, 
fermandosi  a  discorrere  con  concetto  di  una  induzione  tutta 
propria  e  peregrina  delle  funzioni  del  sistema  nervoso  mo- 
tore e  di  quello  senziente ,  come  se  le  funzioni  o  forze  mo- 
trici e  senzienti  fossero  la  medesima  cosa  delle  facoltà  men- 
tali, e  come  se  gli  apparecchi  motori  e  sensiferi  fossero  pure 
stati  destinati  insieme  allo  svolgimento  ed  alla  manifesta- 
zione delle  facoltà  della  mente. 

Insomma  invitiamo  il  signor  Richet  a  studiare  la  grande 
opera  anatomica  di  Gali,  che  egli  tanto  loda,  e  gli  altri  la- 
vori di  Gali  stesso,  Spurzheim,  Combe ,  Broussais  fino  alle 
opere  di  Fossati,  per  accertarsi  che  quella  è  sorta  dall'esa- 
me delle  facoltà  umane  che  la  natura  a  tutti  presenta,  e  non 
la  frenologia  come  egli  dice  ipotetica  conseguenza  di  quella. 
In  vero  è  ciò  questione  di  logica,  imperoccliè  una  funzione 
fisiologica  apparente  guida  facilmente  alla  ricerca  del  suo 
organo;  e  non  l'anatomia  conduce  alla  ricerca  dalla  funzio- 
ne ignota.  In  fatti  le  idee  di  Gali  su  le  origini  e  la  differenza 


—  142  — 

delle  facoltà  umane,  e  che  formarono  la  nuova  filosofìa  della 
mente,  e  poi  la  disperazione  degli  antifrenologi,  lo  condussero 
a  svelgere  la  struttura  del  cervello.  E  la  frenologia  non  è  ri- 
posta nella  struttura  di  quest'  organo,  se  ha  la  sua  base  più 
sohda  nelle  funzioni  di  esso  organo  e  di  ciascuna  sua  parte. 

Il  Richet  nega  ,  senza  provarlo  s' intende  ,  che  le  facoltà  1 
mentali  sieno  più  energiche  in  ragione  del  volume  e  della] 
massa  del  cervello  e  delle  sue  parti,  così  che  per  lui  tanto 
è  la  fronte  schiacciata  di  un'idiota  o  di  una  scimia  che  quella  ; 
enorme  ed  elevata  di  Galileo,  di  Cartesio,  di  Napoleone,  di 
Gali  ,  ecc.  E  si  fa  forte  della  idea  storta  che  Napoleone   1*] 
aveva  della  frenologia,  e  dei  frenologi  che  chiamava  psyco-] 
logues,  perchè  ne  ripete  il  concetto  di  credere  che  Gali  avesse 
ammesso  l'organo  del  furto,  l'organo  dell'  omicidio.  Il  furto 
e  l'omicidio  sono  le  conseguenze  viziose  dell'  abuso   di  al- 
cuni istinti;  né  Gali  ,  né  i  frenologi  han]  mai  sognato  di  lo-j 
calizzare  gli  abusi  delle  facoltà  o  ciascuno  suo  modo  di  esse- 
re o  attribiìAto.  Questi  antifrenelogi  mentre  avversano  la  loca- 
lizzazione delle  facoltà  fondamentali  della  mente,  ponendo  in- 
nanzi una  sognata  azione  in  massa  del  cervello,  organo  com- 
plicatissimo di  speciali  apparecchi,  vanno  poi  in  cerca  di  or- 
gani alla  intelligenza,  alla  volontà,  alla  memoria,  alla  perce- 
zione ec.  attributi  generali  di  ciascuna  forza  primaria  della 
mente,  impossibile  ricerca,  contraddizione  cieca  ed  assurda. 

Nei  tempi  di  Gali  e  di  Spurzheim  gli  antiorganologisti  cer- 
cavano respingere  le  funzioni  parziali  del  cervello,  facendo 
vivisezioni  di  uccelli  e  galline  sopra  vivisezioni;  attualmente 
si  vogliono  provare  con  queste.  Vi  è  gran  differenza  tra  il 
cervello  della  gallina  e  quello  dell'  uomo.  Questi  illogici  e 
crudeli  esperimenti  danno  appicco  agli  avversarii  della  fre- 
nologia di  ridestarsi  trionfanti.  Qui  il  Richet  ha  ragione;  ma 
se  prendesse  la  vera  via  dì  combatterli,  senza  avvedersene 
andrebbe  dritto  a  riconoscere  che  la  frenologia  non  é  fon- 
data su  ipotesi  ma  su  i  fatti  più  manifesti  della  natura  ;  e 
che  bisogna  essere  provvisto  di  buoni  organi  cerebrali,  cioè 
di  energico  spirito  d'induzione  per  poterli  svolgere  ed  ap- 
prezzare; lo  che  pare  che  mancasse  agli  avversarii  delle  dot- 
trine frenologiche. 


—  143  — 

La  dottrina  delle  funzioni  del  cervello,  su  la  quale  si  fonda 
la  filosofia  delle  facoltà  umane,  non  si  offende  al  non  credo 
dei  giornali ,  perchè  non  è  scienza  da  giornali  ,  i  quali  col 
gracidar  loro  se  appagano  le  masse  ,  basta  alla  scienza  lo 
studio  dei  pochi  bene  organizzati. 

Che  il  Richet  sia  ritornato  alle  più  leggiere  obbiezioni  an- 
tiche ,  e  che  non  ha  giusta  idea  della  frenologia  non  solo, 
ma  pure  di  una  buona  filosofia  delle  facoltà  della  mente,  lo 
provano  le  sue  conchiusioni  ,  che  in  fine  non  si  riducono 
che  a  certe  modeste  credenze,  cioè  che  bisogna  contentarsi 
di  sapere  che  nelle  circonvoluzioni^  sono  sue  magistrali  pa- 
role ,  si  lavar  ano  il  pensiero  e  V  intelligenza,  come  se  fino 
dalla  più  remota  antichità  si  fosse  creduto  che  si  pensa  con 
la  pancia  e  non  col  cervello.  Ma  noi  vorremmo  apprendere 
dal  Richet,  cosa  è  il  pensiero^  cosa  è  V  intelligenza  'ì  Poi- 
ché egli  dice  che  il  pensiero  è  disseminato  nelle  circonvo- 
luzioni, ne  crede  forse  un  personaggio  che  va  passeggiando 
nel  cervello  ! 

Le  nostre  conchiusioni  sono  le  seguenti. 

«  I  detrattori  della  Frenologia  la  vilipendono  e  spesso  be- 
((  stemmiano  per  dispensarsi  dall'  esaminare  (1). 

«  Notomizzare  frenelogicamente  le  bestie  tutte  ,  vedere  le 
»  relazioni  degli  organi  colla  sostanza  cerbrale  ,  degli  or- 
»  gani  con  tutt'  i  sintomi  componenti  la  vita;  cercarne  negli 
»  animali  che  cranio  non  hanno  altri  indizii  simili  delle  abi- 
»  tudini  loro;  da  questi  dedurre  nell'  uomo  stesso  indizii  nuo- 
»  vi,  secondo  i  quali  da  altre  parti  del  corpo  si  vengono  a 
»  conoscere  le  disposizioni  di  lui  :  esaminare  con  osserva- 
»  zioni  e  con  esperienze  l' effetto  di  ciascuno  agente  da  sé, 
»  poi  gli  effetti  composti  di  due  agenti  ad  un  tempo,  poi  di 
»  tre  ,  poi  di  sei  ,  poi  di  tutti  ;  le  vergini  osservazioni  con 
»  l'esperienze  meditate  confermare,  far  di  sola  una  scienza 
»  parecchie,  le  altre  recare  a  questa  una:  —  ecco  lavori  che 
»  saranno  di  sicura  immortalità  coronati  »  (2). 


(1)  Cantu,  Storia  Universale,  T.  X,  pag.  687,  Torino,  3.  Edizione. 

(2)  Tommaseo,  Studii  filosofici,  Voi.  1,  parte  2.  pag.  162. 


su  LE  CELLULE  SENSITIVE  E  MOTORIE  DEL  CERVELLO 

(Dal  Bollettino,  anno  1877,  p.  16  ). 


Il  Brown-Sequard,  reduce  in  Inghilterra  dopo  lunga  assenza 
tenne  a  Dublino  tre  conferenze  su  l'anastesia,  suTamaurosi 
e  suir  afasia  come  effetti  di  malattie  del  cervello,  ed  attacca 
la  dottrina  su  la  localizzazione  delle  funzioni  cerebrali  fon- 
dandosi su  osservazioni  cliniche  ed  esperimenti  su  gli  ani- 
mali; e  stabilisce  che  per  tutto  il  cervello  esistono  cellule 
nervose  sensitive  e  motorie  ,  congiunte  mediante  fibre  ner- 
vose. 

I  concetti  di  questo  illustre  clinico  inglese  partono  da  certi 
principii  da  lui  prestabihti,  e  che  noi  non  ammettiamo;  cioè 
che  le  funzioni  cerebrali  si  hmitassero  alle  senzienti  ed  alle 
motrici,  non  sapendo  noi  come  poi  egli  fa  sorgere  le  facoltà 
della  mente ,  che  certo  non  sono  né  le  forze  motrici  né  le 
sensitive.  Se  queste  ultime  forze  han  le  loro  cellule  speciali, 
perché  non  averle  le  psichiche  o  mentali  ?  Ciò  che  ci  fareb- 
be credere  che  il  Sequard,  acquietandosi  alle  condizioni  ma- 
teriali per  le  sensazioni  ed  i  movimenti  volontarii,  le  rifiu- 
terebbe per  le  manifestazioni  mentali,  o  perchè  le  ritenesse 
come  forze  subbiettive  dello  spirito,  o  perchè  reputasse  cri- 
terio sufficiente  per  farle  sorgere  come  attributi  delle  sen- 
sazioni e  delle  forze  motorie. 

Per  mezzo  degli  esperimenti  degli  animali  ,  che  sono 
le  peggiori  prove  per  la  fisiologia  del  sistema  nervoso  e 
specialmente  del  cervello  come  organo  delle  facoltà  della 
mente  ,  egli  conferma  i  suoi  concetti  che  crede  porre  in 
armonia  con  le  cliniche  osservazioni,  e  stabilisce  la  localiz- 
zazione delle  forze  senzienti  e  motorie  in  cellule  speciali; 
cioè,  adunque  contraddicendosi,  localizza  due  generalità,  ciò 
che  non  conchiude  nulla.  Imperocché  non  potrà  mai  cono- 
scere perchè  le  cellule  atte  ad  irritarsi  allo  stimolo  dei  raggi 
luminosi,  non  sono  sensitive  alle  impressioni  di  certi  agenti, 


/^v».  ^H't^  /  «'C?- 


•^KiÀ' 


—  145  ~ 

per  le  quali  sono  atte  altre  cellule  ,  come  pei  suoni  e  per 
gli  odori.  Sicché  non  bisogna  confondere  in  prima  la  sensi- 
bilità organica  che  appartiene  a  tutto  il  sistema  nervoso  si 
della  vita  fìsica  che  animale  con  la  sensazione,  né  poi  que- 
sta, cornee  abbiam  detto^  con  le  facoltà  mentali. 

Egli  non  ci  parla  della  struttura  anatomica  del  cervello, 
di  cui  le  fibre  midollari,  cioè  le  motrici  e  le  senzienti  ven- 
gono dalla  midolla  allungata  che  ha  nel  centro  la  sostanza 
grigia,  e  le  fibre  addette  alle  funzioni  mentali  sorgono  dalla 
sostanza  grigia  periferica  delle  circonvoluzioni  ,  portandosi 
queste  a  formare  nel  cervello  il  corpo  calloso  ,  e  nel  cer- 
velletto lo  strato  basilare  superficiale  della  protuberanza  anu- 
lare. Ciò  che  dimostra  che  ogni  circonvoluzione  é  composta 
di  questi  tre  ordini  di  fibre  e  di  cellule.  E  tutto  ciò  si  de- 
sume dal  fatto  che  la  natura  quando  ha  d'uopo  di  accrescere 
la  sostanza  nervosa  bianca  aumenta  la  sostanza  grigia  che 
n'è  la  matrice.  Come  per  es.  i  corpi  sz^na?;^  che  sono  i  gran- 
di gangli  superiori  del  cervello,  ed  i  talami  ottici,  così  detti 
impropriamente  perchè  niente  han  che  fare  coi  nervi  ottici, 
e  che  sono  i  grandi  gangli  inferiori  del  cervello,  racchiudo- 
no grossi  nuclei  di  sostauza  grigia  la  quale  accresce  in  vasta 
proporzione  la  massa  nervosa  bianca. 

Nessuno  può  negare  adunque  che  ogni  circonvoluzione  ce- 
rebrale è  composta  di  tre  elementi  materiali  primitivi  e  dif- 
ferenti tra  loro,  cioè  di  cellule  e  fibre  sensitive,  motorie,  e 
di  facoltà  di  percepire  ;  ciò  che  armonizza  col  determinare 
il  carattere  essenziale  degli  animali.  Imperocché  in  quanto 
a  questa  ultima  proprietà,  le  fibre  o  cellule  sensitive  ,  che 
noi  diremmo  meglio  sensi/ere,  resterebbero  senza  scopo  ove 
senz'  altra  forza  superiore  legata  ancora  ad  elemento  mate- 
riale, non  esistesse  con  la  facoltà  eminente  di  percepire  o 
"di  coscienza. 

In  fatti  una  sensazione  non  percepita  non  sarebbe  sensa- 
zione :  rimarrebbe  una  semplice  irritazione  inconsciente.  E 
queste  irritazioni  che  possono  comunicarsi  per  tutte  le  dif- 
ferenti parti  del  sistema  nervoso  e  specialmente  di  quelle 
dell'  encefalo  sono  state  e  sono  sempre  scambiate  dai  fisio- 
logi nelle  vivisezioni  degli  animali  per  sensazioni, 

10 


—  146  — 

Se  r  irritazione  non  è  la  sensazione  ,  e  se  la  sensazione 
non  è  che  la  percezione  o  coscienza  dell'  irritazione  ;  e  se 
la  natura  ha  concesso  a  funzioni  differenti,  apparecchi  ma- 
teriali differenti  ,  le  forze  mentali  e  quelle  senzienti  e  mo- 
trici suppongono  elementi  materiali  diversi:  e  la  struttura  del 
cervello  lo  dimostra. 

Intanto  non  potendo  in  queste  semplici  osservazioni  svol- 
gere sì  vasto  problema,  conchiudiamo  col  convenire  col  Se- 
quard  che  tutte  le  parti  cerebrali  hanno  fibre  e  cellule  sen- 
sifere  e  motorie,  aggiungendovi  noi  quelle  addette  allo  svol- 
gimento ed  alla  manifestazione  delle  facoltà  mentali  ,  come 
abbiamo  dimostrato  ripetutamente  nei  nostri  lavori,  in  uno 
dei  quali  noi  cosi  dicemmo  : 

«  Dal  corso  che  ho  accennato  dei  principali  fascicoli  ner- 
»  vosi  che  ne  compongono  la  massa  encefalica ,  è  facile  in- 
»  tendere  come  dessa  è  da  riguardarsi  qual  membrana  fibrosa 
»  che  ripiegandosi  nei  varii  suoi  punti  sopra  sé  stessa  dà  luo- 
»  go  internamente  ai  ventricoli  ed  esternamente  alle  circon- 
»  voluzioni. 

»  Le  circonvoluzioni  che  sono  in  complesso  dei  rovescia- 
»  menti  dei  fascicoli  fibrosi  stanno  in  confronto  col  più  e  me- 
»  no  svilupro  delle  loro  origini.  Cosi  la  somma  ed  il  volume 
»  delle  circonvoluzioni  degli  emisferi  del  cervello  sono  in  pa- 
»  ragone  con  lo  svolgimento  delle  prominenze  piramidali 
y>  anteriori  e  colla  quantità  della  sostanza  grigia  da  cui  di- 
))  pende  l'accrescimento  delle  fibre  che  da  essa  nascendo  van- 
»  no  da  un  emisfero  all'  altro  ;  —  ed  il  cervelletto  con  quello 
»  delle  piramidi  posteriori  e  della  proturberanza  cerebrale 
»  eh'  è  il  risultamento  delle  fibre  provenienti  dalla  sostanza 
»  corticale  delle  sue  laminette 

»  Considerate  adunque  le  circonvoluzioni  come  prodotti  dei 
»  varii  espandimenti  dei  fascicoli  piramidali  della  midolla  al- 
»  lungata  ed  insieme  delle  fibre  che  sorgono  dalla  sostanza 
»  grigia  e  quindi  la  massa  encefalica  come  aggregato  di  sif- 
»  fatti  espandimenti  rovesciati ,  o  circonvoluzioni ,  queste  deb- 
»  bono  essere  assolutamente  addette  a  funzioni  speciali 

)>  Queste  fibre  (  terzo  ordine  secondo  noi  )  che  hanno  ori- 
»  gine  nel  perimetro  del  medesimo  cervello,  non  presentan- 


—  147  — 

»  do  comunicazione  diretta  colle  fibre  del  sistema  periferico, 
»  ma  una  relazione  indiretta  mediante  la  sostanza  grigia,  deb- 
»  bono  essere  addette  a  funzioni  esclusive  ed  indipendenti.  È 
»  contribuendo  ancora  all'  accrescimento  più  o  meno  consi- 
»  derevole  delle  circonvoluzioni  sì  del  cervello  che  del  cer- 
))  velletto,  io  penso  che  per  esse  si  eseguono  le  funzion 
»  mentali  (1).  » 


(1)  Mm\Gu\  —  Trattalo  di  frenologia  applicata,  voi.  1 ,  pag.  66 ,  57 ,  69 
Napoli  1852. 


FISIOLOGIA  E  PATOLOGI!  DEL  CERVELLO. 


L'anatomie,  la  physiologie  et  la  pathologie  sont 
intimement  lièes,  et  l'on  ne  peut  comprendre  le 
dérangement  des  fonctions  sans  les  connaìtre  dans 
V  état  de  sante. 
(Spurzheim,  Observalions  sur  la  folle,  pag.  V.) 


Non  mai  si  è  scritto  e  si  va  scrivendo  su  la  pazzia  quanto 
ora.  Pure  medici  clie  non  lian  veduto  e  studiato  un  folle  , 
accattando  qua  e  là  idee  e  concetti  che  li  adattano  a  quelli 
volgari  che  essi  si  han  fatto  di  anima  e  spirito  e  di  facoltà 
mentali,  ne  discorrono  a  lungo  e  stampano  lunghe  pagine. 
Ma  perchè  questi  medici  non  possono  darsi  l'aria  di  sapere 
di  medicina  mentale  senza  avere  veduto  un  pazzo  ,  quando 
scorgono  che  anche  medici  che  studiano  i  pazzi  nei  manicomii 
adattano  le  loro  osservazioni  alle  loro  preconcette  e  simili 
idee  metafisiche  ? 

Diciamo  questo  perchè  vorremmo,  che  malgrado  tanti  studi 
stentatamente  fecondi  che  si  van  facendo  su  1'  alienazione 
mentale  avessero  un  migliore  indirizzo,  per  non  costringere 
la  mente  umana  ad  andar  ritrovando  in  mezzo  ad  un  labe- 
rinto  la  vera  via  che  conduce  alla  nozione  esatta  del  terri- 
bile morbo. 

È  facile  comprendere  che  per  avere  cognizione  esatta  della 
pazzia,  bisogna  essere  provvisto  di  nozioni  precise  delle  fa- 
coltà mentali  nello  stato  fisiologico  e  delle  condizioni  mate- 
riali che  le  fanno  svolgere,  manifestare  ed  esercitare  indivi- 
dualmente ed  in  complesso  ,  per  non  confondere  ciascuna 
delle  facoltà  affettive  con  le  intellettive  e  queste  con  quelle; 
e  quindi  sapere  la  struttura  del  cervello,  organo  delle  facoltà, 
cioè  organo  complesso  come  la  natura  ci  presenta  all'  os- 
servazione. 

Le  localizzazioni  speciali  nel  cervello  vanno  ora  ricono- 
sciute nel  volere  spiegare  i  centri  delle  funzioni  motrici  e  sen- 
zienti. Però  dei  mezzi  ed  esperimenti  di  cui  si  servono^  pre- 


—  149  — 

feriscono  le  fallaci  vivisezioni  e  l'elettricità,  che  sono,  spe- 
cialmente per  la  ricerca  delle  manifestazioni  psichiche  le 
peggiori  prove  per  giungere  allo  scopo  ,  quando  la  natura 
ci  offre  mezzi  più  chiari  e  retti  quali  sono  le  mutilazioni  che 
essa  fa  nel  determinare  le  specie  degli  animah,  e  le  lesioni 
parziali  delle  facoltà  e  delle  parti  cerebrali  nel!'  uomo,  cioè 
1'  anatomia  comparata  e  patologica  in  rapporto  ad  una  esatta 
nozione  delle  funzioni  speciali  e  generali  della  mente. 

Ognun  sa  che  le  facoltà  mentali  non  sono  le  senzienti  né 
le  motrici,  sicché  se  a  queste  due  ultime  la  natura  ha  asse- 
gnato condizioni  materiali  e  speciah,  condizioni  diverse  alle 
prime  ha  dovuto  destinare.  Coloro  che  per  mezzo  delle  vi- 
visezioni e  r  elettricità  vanno  in  traccia  dei  centri  nervosi 
per  cui  han  luogo  la  sensibilità  e  le  forze  motrici,  indarno 
vorrebbero  determinare  o  negare  le  singole  facoltà  mentali; 
tanto  più  che  di  tutte  queste  fan  confusione,  e  specialmente 
delle  primitive  e  fondamentali  forze  della  mente  con  le  astratte 
facoltà  o  attributi  loro.  Il  falso  connubio  di  astratte  funzioni 
mentali  con  localizzazioni  di  centri  per  esse,  o  al  contrario 
lo  svolgimento  di  facoltà  individuali  con  una  immaginata 
funzione  in  massa  del  cervello,  conducono  al  medesimo  ri- 
sultato, cioè  ad  errori  per  cui  la  mente  umana  va  da  sistemi 
in  sistemi  contrarli  alle  manifestazioni  della  natura. 

Le  localizzazioni  cerebrali  non  sono  ricerche  moderne:  gli 
antichi  andavano  in  traccia  di  un  trono  dell'anima  e  di  un 
organo  a  ciascuna  delle  facoltà  astratte,  le  quali  essendo  gli 
attributi  o  modi  di  essere  di  alcune  speciali  facoltà  fonda- 
mentali rendevano  contraddittoria  ed  impossibile  siffatta  ri- 
cerca. I  moderni  piegando  finalmente  alla  osservazione  delle 
diverse  e  singole  facoltà  mentali  primitive  ,  ma  che  classi- 
ficano secondo  le  astrazioni  metafìsiche,  credono  così  di  avere 
dato  un  vero  indirizzo  ai  principii  della  fisiologia  del  cervello 
stabiliti  da  Gali,  degnandosi  concedere  appena  all'immortale 
alemanno  un  elogio  di  un  indizio  generale  delle  facoltà  in- 
tellettuali nei  lobi  anteriori  del  cervello,  e  delle  facoltà  affet- 
tive nei  lobi  posteriori  e  nella  base  !  Essi  hanno  sbagliata  la 
via;  però  senza  accorgersi,  non  potendo  creare  una  natura  a 
modo  proprio,  van  confermando  essere  il  cervello  un  coni- 


—  150  — 

plesso  di  apparecchi  per  cui  han  luogo  le  diverse  facoltà 
della  mente.  Questa  confusione  d'idee  clie  arresta  ed  ingar- 
buglia il  progresso  della  fisiologia  e  patologia  del  cervello, 
ha  origine  principalmente,  noi  sempre  ripetiamo,  dal  perchè 
si  vuole  far  sorgere  la  fisiologia  dall'  anatomia,  cioè  si  vuole 
andare  in  cerca  della  funzione  di  un  organo  invece  di  ritro- 
vare r  organo  o  la  condizione  materiale  ad  una  funzione  fi- 
siologica manifesta. 

Sebbene  queste  osservazioni  fossero  state  svolte  nella  no- 
stra opera,  vi  ritorneremo  da  tanto  in  tanto  ,  per  ricordare 
che  non  vi  è  studio  e  nozione  di  medicina  mentale ,  senza 
sapere  ad  una  ad  una  le  facoltà  fondamentali  della  mente  e 
le  condizioni  materiali  per  cui  esse  han  luogo,  e  secondo  i 
precetti  di  una  buona  filosofia. 

Senza  siffatte  cognizioni  speciali ,  cioè  di  anatomia  cere- 
brale e  del  sistema  nervoso  ,  e  delle  loro  funzioni ,  nello 
stato  fisiologico,  per  poterle  ravvisare  rettamente  nello  stato 
patologico ,  non  v'  è  diagnosi  della  pazzia  e  quindi  né  cura 
né  trattamento.  Ricordino  adunque,  come  han  sempre  ricor- 
dato, i  nostri  colleghi  ai  giovani  ch'essi  guidano  negli  studi 
di  medicina  mentale,  che  questo  vasto  ramo  della  medicina 
è  indispensabile  pel  sapere  medico  e  che  non  s' ottiene  senza 
un  retto  studio  dell'  anatomia  e  fisiologia  del  cervello  e  del 
sistema  nervoso  e  di  una  buona  filosofìa. 

(  Bollettino,  anno  4879,  pag.  4.  ) 


OSSERVAZIOaiì 

Sul  progetto  di  Regolamento  per  il  servigio  dei  manicomìi  e 
dei  mentecatti  in  applicazione  della  legge  dei  20  marzo  1865 
CAlin.Ae  C). 


Dopo  le  manifestazioni  continue  sul  bisogno  di  una  legge 
sui  maniaci  in  Italia,  ne  uscì  finalmente  nel  1875  un  progetto 
inviato  dal  Ministro  dell'Interno  alle  Deputazioni  provinciali 
per  sentirne  il  parere. 

V Archivio  italiano  pubblicò  nelle  sue  pagine,  con  osser- 
vazioni sennate  degli  alienisti  Bonjìgli,  Biffi  e  Verga ,  que- 
sto progetto  di  regolamento,  e  la  Società  freniatrica  italiana 
tenne  apposite  sedute  a  novembre  e  dicembre  1875,  nelle 
quali  furono  adottate  molte  osservazioni,  alle  quali  noi  ade- 
rimmo. Intanto  questo  progetto  che  tanto  si  fece  aspettare, 
va  forse  ad  essere  presentato  al  Parlamento  ;  ed  il  Congres- 
so freniatrico  che  dal  24  al  29  di  questo  mese  va  a  tenersi 
in  Aversa  potrebbe  dire,  come  siamo  certi  che  dirà,  la  sua 
ultima  parola.  E  noi  che  già  prima  avevamo  fatto  su  1'  og- 
getto alcune  generali  considerazioni  (1),  le  ripetiamo,  seb- 
bene dopo  le  serie  osservazioni  dei  lodati  nostri  colleghi 
poco  a  noi  resterebbe  a  dire;  e  le  ripetiamo  tanto  più  che 
pare  non  essere  stati  gli  alienisti  e  i  medici  per  nulla  con- 
sultati in  sì  importante  e  speciale  faccenda,  salvo  se,  dopo, 
qualche  Deputazione  provinciale ,  come  quella  di  Milano , 
avesse  inteso  degli  alienisti,  poco  interessando  al  Ministero 
'che  il  regolamento,  che  esso  dice  pel  servizio  dei  manicomi 
e  dei  mentecatti,  mentre  di  ciò  per  nulla  s'incarica,  sia 
fatto  da  un  alienista  o  da  un  canonico  o  da  un  capitano  di 
artiglieria.  Ci  si  perdoni  questa  ruvidezza,  perchè  avvezzi 
ad  attaccare  di  fronte  senza  gentilezza  1'  errore  dovunque  si 
trova,  non  sappiamo  essere  ossequiosi. 

(1)  Bollettino  del  manicomio  privato — Fleurent,  trini,  di  luglio  1875. 


—  152  — 

In  una  parola  può  dirsi,   che   quel  progetto ,   invertendo 
l'ordine  e  confondendo  la  parte  statutaria  con  la  parte  rego- 
lamentare, fa  della  questione  di  trattamento  e  di  tutela  dei    - 
pazzi  e  di  sicurezza  dei  cittadini  una  questione  finanziera  ed  1 
economica.  Così  che  quando  vuole  per  incidente  entrare  nei 
mezzi  di  tutela  incaglia  e  si  avviluppa  nelle  imposizioni  di 
economia,  uscendone  con  limitare  la  reclusione  dei  pazzi  ai 
deliranti  clamorosi  e  pericolosi,  escludendone  gì'  incurabili, 
gT  imbecilli,  i  malinconici  ed  i  tranquilli.  Insomma  credendo 
innocui  tutti  questi,  vuole,  invocando  il  sistema  di  Gheel  che 
sieno  affidati  a  persone  private.  Ma  chi  osa  asserire  che  il 
pazzo  tranquillissimo  e  pauroso  di  offendere  non  sia  perico- 
loso? Potremmo  notare  un  lungo  catalogo  di  catastrofi  pro- 
dotte da  tali  innocentissimi  innocui  !  Che  idea  barocca  del  si- 
stema di  Gheel  ! 

Il  sistema  dell'  ammissione   nel  manicomio  è  vessatorio  e 

N  .  ,   ifvv^''        sì  ingarbugliato   che  è   nocevole   alla  malattia   abbandonata 

''        (JL-^  per  molti  giorni  alla  sua  ferocia,  e  non  garentisce  la  libertà 

A  if^^"^  '     .    individuale  ;  anzi  tutela  la  non  risponsabilità  a  danno  dei  folli 

^({^'^"'^^  ^^   ®  dell'economia,  poiché  in  ragione  che  vien  distesa  la  sorve- 

J^"'%.      glianza  sperperandola,  diminuisce  la  libertà  d'azione  e  quindi 

^*"''*^  cessa  la  responsabilità  di  coloro  a  cui  i  pazzi  vengono  affidati. 

La  sorveglianza  inoltre  concessa  all'  arbitrio  dei  Prefetti, 
delle  Deputazioni  provinciali,  dei  Consigli  sanitarii  ecc.  fin 
sui  trattamenti  medici  e  su  quanto  riguarda  il  congegno  fre- 
niatrico, a  beneficio  della  cura  dei  pazzi  in  massa  ed  in  par- 
ticolare, ed  il  progresso  della  scienza,  poiché  rende  troppo 
accessibili  ai  pungoli  della  indiscreta  e  pettoruta  ignoranza 
la  mente  turbata  del  folle  ed  i  gelosi  recessi  di  questa  scienza 
difficile,  ci  dà  dritto  a  dire:  perché  a  tanta  roba  non  si  è 
aggiunto  un  consiglio  di  canonici,  di  militari,  di  musici  e 
simili  tecnici  ? 

Dei  medici  ispettori  generali  non  se  ne  parla  affatto  !  Forse 
che  noi  dobbiamo  fare  la  scimia  f  ci  si  risponderebbe.  — ■  E 
^^jic»-^^       dei  certificati  medici?  Si  preferisce  l'asserzione  di  due  vicini! 

La  legge  del  1838  sui  maniaci  in  Francia,  iniziata  fin  dal 
1816  e  progettata  poi  nel  1837,  era  stata  oggetto  di  lunghe  d'i- 
cus  sioni  nello  due  Camere  e  di  cinque  rapporti  in  più  ses- 


C 

.S 


—  153  — 

sioni,  e  poi  fino  al  1859  migliorata.  Lo  stesso  fu  delle  leggi 
in  Germania,  in  Inghilterra,  in  Isvizzera,  in  America.  Solo 
in  Italia  si  vuole  congegnare  una  legge,  nella  quale  assolu- 
tamente si  scorge  un  fatale  antagonismo  tra  essa  e  la  follia, 
invece  di  rannodare  gli  anelli  che  indissolubili  tra  loro  deb- 
bono esistere.  Una  legge  tutrice  sui  maniaci,  sorta  senza  la 
speciale  nozione  e  guida  della  scienza  nella  quale  stanno  i 
precetti  del  servizio  medico  ed  amministsativo,  onde  i  ma- 
nicomi ed  i  trattamenti  raggiungano  lo  scopo  della  loro  de-, 
stinazione,  non  sappiamo  cosa  sia. 

Malgrado  di  essere  noi  certi  che  si  predica  al  deserto , 
perchè  ne  abbiamo  1'  esperienza  confortata  specialmente  dal 
fatto  dell'attuale  progetto  uscito  evitando  ogni  intervento  della 
scienza  e  della  pratica  speciale,  continuando  a  discutere  gli 
alienisti  ampiamente  su  le  questioni  più  vitali  dei  manicomi i 
in  Italia  in  rapporto  ad  una  legge  che  tuteli  veramente  la 
libertà  individuale  e  la  esistenza  del  pazzo  coi  mezzi  di  sicu- 
rezza e  di  trattamento,  e  garentendo  così  la  vita  dei  cittadini 
e  la  pubblica  beneficenza^  è  da  sperarsi  nell'  avvenire. 

Informato  adunque  quel  progetto  ministeriale  in  falsi  con- 
cetti, noi  slimiamo  che  il  miglior  mezzo  d'illuminare  la  mente 
del  legislatore  sia  quello  di  portare,  uscendo  dalle  transazioci, 
un  progetto  di  legge  formolato  da  uomini  tecnici,  via  bre- 
vissima per  giungere  allo  scopo  vero,  invece  di  andare  qua 
e  là  suggerendo  modificazioni  a  taluni  di  quelli  articoli  di 
regolamento,  che  l'Italia  meglio  continuasse  a  non  avere,  se 
aver  lo  dovesse  come  quello  proposto  tanto  erroneo  e  strano 
a  fronte  di  quelli  della  Francia,  del  Belgio,  della  Svizzera , 
della  Germania  e  della  America.  Noi  ripetiamo  che  tutto  ciò 
è  già  voce  gittata  al  vento,  perchè  forse  quel  progetto  vuoisi 
che  sia,  tanto  più  che  le  prove  ad  esso  favorevoli  si  sono 
fatte  riuscire  in  alcuni  manicomii  italiani ,  cioè  col  creare 
amministrazioni  interne  predominanti  su  le  mediche  Direzioni, 
che  si  è  voluto  che  fossero  ossequiosi  e  docili  infermieri, 
ritrocedendo  cosi  di  un  secolo  dal  progresso  in  cui  sono 
giunte  tutte  le  nazioni  civili.  Ma  la  freniatria  in  ciò  dettò  le 
sue  norme,  perchè,  se  non  udite  dai  presenti,  saranno  certo 
scuola  di  progresso  adottata  dal  senno  dei  venturi. 


.^c.     . 

J   lU  u 

ctG  f^ 

v"».^—-*- 

/e. 

Cc*^^ 

—  154  — 

Un  progetto  di  legge  pel  servizio  dei  manicomii  e  dei  pazzi 
deve  elevarsi  su  solide  basi,  considerando  in  esso  principal- 
mente: —  a  chi  si  spetta  la  spesa  del  mantenimento  dei  folli 
poveri:  —  come  il  servizio  amministrativo  può]  divenire  mezzo 
di  trattamento,  ed  a  chi  per  ottenersi  ciò  doversi  l' indirizzo 
dei  mezzi  amministrativi  interni;  come  pure  a  chi  devesi  il 
diritto  di  reclusione  dei  mentecatti  e  della  sorveglianza;  e  se 
i  Prefetti  ed  i  Consigli  o  Deputazioni  provinciali  sono  nel  di- 
ritto della  sorveglianza  di  tutt'  i  rami -che  interessano  la  or- 
ganizzazione materiale  della  costruzione  delle  Case,  e  delle 
regole  dell'  interno  servizio,  e  fin  dei  concetti  tecnici  pel  pro- 
gresso della  scienza;  o  pure  questo  diritto  dev'essere  limi- 
tato alla  sorveglianza  amministrativa  del  denaro  ch'essi  sono 
in  obbligo  di  dare  pel  mantenimento  dei  mentecatti,  riservan- 
dosi ai  medici  Ispettori  generali  la  sorveglianza  di  tutfi  rami 
di  sì  complicato  servizio  ?  —  chi  dev'  essere  1'  autorità  unica 
del  manicomio  ?  —  Sezione  interessante  della  legge  deve 
versare  sul  modo  e  dove  debbonsi  accolgliere  i  folli  delin- 
quenti. —  In  somma  far  rilevare  in  questo  progetto  quanto 
il  progresso  della  scienza  e  della  pratica  ha  stabilito  finora 
in  concordanza  delle  buone  regole  di  amministrazione  con 
r  esigenze  della  interna  organizzazione  medica  e  disciphnare, 
per  potere  così  determinare  i  precetti  generali  per  la  costru- 
zione ed  organizzazione  dei  manicomii,  e  per  le  Direzioni 
mediche-amministrative,  concetto  unico  su  cui  debbono  essere 
informate  le  diverse  Sezioni  e  Titoli  della  legge. 

(Bollettino,  luglio  1875,  e  Roma  colpitale,  13  settembre  1877 ) 


m  ALTRO  PROGETTO  DI  LEGGE  INTORNO  ài  PAZZI  ED  AI  MAMCOMIl 
IN  ITALIA- 


La  moltiplicità  di  Statuti  organici  per  decreto  reale  che  i 
manicomii  d' Italia  si  ebbero  regalati  dalle  rispettive  Deputa-  ^f^^^" 
zioni  provinciali,  e  nei  quali  la  questione  medica  e  di  cura  e  ^  ,^«<7/"" 
di  trattamento  pei  pazzi  sparisce  in  quella  predominante  dì  '  \S^^' 
amministrazione  e  di  economia,  sicché  il  manicomio  diviene  / 
un  reclusorio,  han  governato  e  governano  ancora  questi  asili 
tanto  speciali.  Dopo  tanti  reclami  degli  alienisti  per  una  legge 
uniforme  sui  pazzi  ed  i  manicomii,  come  già  posseggono  le 
nazioni  civih,  ne  uscì  finalmente  un  Progetto  di  81  articoli 
nel  1874  e  dal  ministero  dell'  Interno  inviato  alle  Deputazioni 
provinciali  per  parere.  Non  sappiamo  cosa  queste  avessero 
osservato  in  sì  speciale  materia  che  certo  non  poteva  essere 
a  loro  conoscenza.  Gli  ahenisti  vi  fecero  sennate  osservazioni 
su  molti  articoli,  osservazioni  che  non  potevano  sicuramente 
correggere  e  riformare  ì  principii  già  errati  su  cui  quel  pro- 
getto informavasi.  Emendare  qua  e  là  gli  articoli,  e  lasciar 
correre  la  mancanza  o  erroneità  dei  principii  fondamentali 
della  legge,  è  rendere  questa  senza  utilità  pratica  per  non 
dire  più  ingarbugliata  e  funesta.  Le  osservazioni  nostre  (1)  si 
limitarono  sui  principii  fondamentali  che  informar  debbono 
tali  statuti,  poiché  quel  progetto  per  la  mancanza  di  essi, 
malgrado  un  lusso  di  articoli,  non  solo  confondeva  la  parte 
statutaria  con  la  regolamentare,  ma  trascurava  le  più  im- 
portanti serie  per  le  quali  si  costituisce  la  vera  organizza- 
zione di  ospizii  di  pazzi,  che  non  sono  per  nulla  da  confon- 
dersi con  gli  Ospedali  comuni.  In  somma  era  chiaro  scorgere 
che  quel  Progetto  di. Regolamento  era  stato  formolato  da  non 
tecnici  non  solo,  ma  da  uomini  che  non  avevano   avuto  ne- 

(1)  Si  legga  il  Bollettino  del  manicomio  privato-Fleurent,  num.  di  lu- 
glio 1875  ;  e  Roma  Capitale,  13  settembre  1877.  (Qui  a  pag.  151  ). 


—  156  — 

anche  il  minimo   desiderio  di  conoscere  quanto  intorno  a 
questa  materia  è  in  progresso  nelle  altre  nazioni. 

Pare  adunque  che  quel  Progetto  di  Regolamento  sia  andato 
a  monte,  quando  già  il  Ministero  dell'  Interno  invece  presentò 
alla  Camera  dei  Deputati,  nella  tornata  dei  22  novembre  1877 
un  altro  Progetto  di  legge  intorno  ai  pazzi  ed  ai  manicomii. 

In  questo  nuovo  progetto  di  20  articoli,  parrebbe  di  essersi 
fatto  un  passo  innanzi,  se  non  si  mostrasse  da  sé  di  essersi 
incagliato  negli  stessi  errori  del  primo  Progetto^  quando  non 
vi  si  indica  per  nulla  alcuna  delle  principali  regole  che  deb- 
bono stabilire  la  organizzazione  completa  dell'  Ospizio.  In 
vero  in  questa  legge  non  vi  si  tratta  che  solo  del  modo  come 
vengono  autorizzati  i  manicomii  pubblici  e  privati,  poco  cu- 
randosi se  sieno  un  mostruoso  S.  Francesco  Sales  o  un  lurido 
Ospizio  dell'Arco,  e  con  quali  regole  vi  verrebbero  accolti 
i  mentecatti,  e  quindi  della  loro  entrata  e  della  loro  uscita; 
come  sarebbe  regolata  la  sorveglianza  sui  manicomii  e  sui 
pazzi  :  le  disposizioni  transitorie  formano  la  quarta  parte  del 
totale  di  questa  legge  progettata  ! 

Essendo  inutile  di  fare  qualche  osservazione  sui  singoli 
articoli  di  questo  nuovo  Progetto,  ci  fermeremo  alquanto  su 
quello  che  non  sappiamo  come  vi  si  sia  trascurato  del 
tutto  avendone  esso  dovuto  essere  la  parte  principale  e  più 
importante;  mancanza  che  fa  parere  quei  20  articoli  un  in- 
concludente moncone  di  legge. 

La  scienza  e  la  pratica  hanno  stabilito  che  la  organizza- 
zione di  un  manicomio  non  è,  per  la  sua  singolarità,  che  la 
realizzazione  dei  precetti  della  medicina  mentale.  Sicché  senza 
precedenti  nozioni  esatte  della  follia  sarà  sempre  impossibile 
assegnare  norme  di  cura  e  di  trattamento;  è  per  questo  che 
il  manicomio  potendo  divenire  un  nuovo  mondo  come  fa  utile 
che  sia  per  un  cervello  malato,  è  da  ritenersi  qual  vero  istru- 
mento  di  cura  e  di  guarigione.  Ecco  come  una  legge  che 
dev'  essere  la  regolatrice  dell'  applicazione  di  tutt'  i  mezzi  ma- 
teriali della  cotanto  speciale  organizzazione  dei  manicomii, 
fallirà  sempre  ove  non  saprà  far  convergere  tutti  questi  mezzi 
materiali  a  mezzi  utili  di  cura  e  di  trattamento. 

Per  lo  che  una  siffatta  legge  dovendo  stabilire  norme  affin- 


—  157  — 

che  si  speciali  ospizii  raggiungessero  completamente  lo  scopo 
della  loro  destinazione,  è  d'  uopo  che  in  prima  detti  i  precetti 
generali  che  fermano  le  condizioni  riguardanti  la  formazione 
dell'ospizio;  cioè  prescrivendo  la  situazione,  il  luogo,  il  ter- 
reno, r  acqua  e  quanto  già  ha  imposto  la  scienza  e  la  pra- 
tica, e  non  lasciare  alla  cocciutagine  dell'  inscienza,  per  non 
dire  della  furba  malizia,  di  spendere  ingenti  somme  per  ele- 
vare strane  costruzioni  o  rattoppare  vecchie  e  cadenti  fabri- 
che  senza  ottenere  che  danni  e  perdite  di  spese. 

È  indispensabile  adunque  che  la  legge  fìssi  le  norme  ge- 
nerali per  tutto  ciò  che  riguarda  la  costruzione  dei  manicomi! 
che  dev'  essere  dalle  fandamenta  con  le  condizioni  favorevoli 
allo  scopo  della  sua  destinazione,  perchè  essa  costruzione, 
di  una  singolarità  tutta  propria,  deve  armonizzare  con  l'intera 
organizzazione  del  servizio  nel  quale  va  compreso  il  colloca- 
mento determinato  delle  diverse  classi  dei  malati,  pei  quali  i 
bisogni  richiedono  condizioni  assolutamente  speciali.  Per  que- 
ste ragioni  la  legge  imponendo  che  la  costruzione  del  manico- 
mio sia  più  l'opera  del  medico  che  dell'architetto,  ordinerà  che 
i  progetti  architettonici  sorgessero  assolutamente  su  le  norme 
di  un  precedente  programma  medico  e  per  pubblico  concorso. 

Negli  ospedali  dei  pazzi  ove  tutto  influisce  sulla  mente  gua- 
sta di  siffatti  malati,  facendo  che  i  mezzi  amministrativi  non 
abbiano  l' indirizzo  nel  criterio  medico,  anzi  tenendo  questo 
come  un  mezzo  secondario  e  staccato,  la  legge  fisserebbe 
uno  scopo  falso  e  dannevole,  che  non  è  quello  della  desti- 
nazione del  manicomio.  Sicché  lo  scopo  vero  non  si  ottiene 
che  determinando  nelle  mediche  Direzioni  l' indirizzo  utile  ed 
indispensabile  dei  mezzi  economici  ed  amministrativi,  gran 
mezzo  per  la  realizzazione  dei  precetti  della  medicina  men- 
tale e  del  fine  della  beneficenza  pubblica.  Per  questo  la  sola 
direzione  medica  dev'  essere  1'  autorità  unica  in  un  manico- 
mio, nella  quale  va  naturalmente  compreso  l'indirizzo  dei 
mezzi  amministrativi  ed  economici.  In  quasi  tutti  i  manicomii 
del  mondo,  meno  in  Italia!  le  direzioni  mediche  sono  ammi- 
nistrative. (1)  Anzi   se  i  manicomii  itahani  non  hanno  beni 

1)  Miraglia.  Le  amministrazioni  dei  manicomii.  Si  vegga  in  seguito. 


—  158  — 

patrimoniali,  ma  sono  a  vitto  giornaliero  mantenuti  dalle  pro- 
vinole, a  che  servono  questi  collegi  amministrativi  di  mar- 
chesi, di  baroni,  di  duchi,  se  non  a  far  altro  che  impastoiare 
la  medica  direzione,  ed  ingarbugliare  1'  esecuzione  dello  sta- 
bilito in  bilancio,  a  cui  basterebbe  un  economo  stipendiato 
e  risponsabile  ?  Dal  medico  sono  conosciuti  i  bisogni  dei  paz- 
zi, e  quanto  riguarda  la  loro  assistenza  e  sicurezza,  laonde 
il  non  dare  piena  e  libera  azione  all'  autorità  medica  è  sce- 
marne laresponsabihtà;  e  per  questo  è  che  in  un  manicomio 
vi  dev'essere  un  capo  e  niente  più  di  un  capo;  sentenza 
dell'  immortale  Esquirol. 

Per  tali  considerazioni  la  legge  e  non  il  regolamento  interno 
deve  stabilire  la  nomina,  le  attribuzioni  ed  i  doveri  dei  me- 
dici direttori,  degli  altri  sanitarii  e  degli  impiegati  ammini- 
strativi. L'  ammissione  de'  medici  Ispettori  generali ,  e  due 
sarebbero  sufficienti  in  Italia,  renderebbe  facile  ed  utile  la 
soveglianza  sui  manicomii ,  lasciando  all'  Amministrazione 
superiore  la  sorveglianza  del  buono  uso  dei  mezzi  materiali 
amministrativi  ed  economici.  Stabiliti  così  i  medici  Ispettori 
generali,  i  manicomii  dipenderebbero  direttamente  dei  Prefetti 
e  non  dalle  Deputazioni  provinciali;  emendamento  utile  che 
si  porterebbe  ancora  alla  legge  comunale  e  provinciale. 

La  sezione  nei  manicomii  pei  folli  dehnquenti  dovrebbe  es- 
sere una  delle  principali  vedute  della  legge.  Noi  divergendo 
dalle  idee  dei  nostri  colleghi ,  ci  siamo  da  molto  tempo  dimo- 
strati alieni  di  erigere  queste  case,  che  direbbero  criminali,  in 
due  0  tre  in  Italia,  perchè  diverrebbero  prigioni  nei  quali  i  re- 
clusi per  le  distanze  si  vedrebbero  abbandonate  [dalle  proprie 
famiglie.  Conservando  i  manicomii  una  sezione  a  parte  con 
servizio  speciale,  come  facemmo  noi  in  Aversa  (1),  vi  guada- 
gnerebbe la  economia  e  la  mente  dei  poveri  pazzi,  e  pure  le 
famighe  che  li  considererebbero  in  un  Ospedale  e  non  in  un 
ospizio  criminale.  Il  parlamente  pare  che  volesse  interessar- 

(1)  Il  nestore  degli  alienisti  francesi  Briérre  de  Boismont  osserva  ne- 
gli Annali  medico-psicologici  di  Parigi  (marzo  iSOO)  di  aver  marcato 
nel  nostro  Programma  di  un  manicomio  una  speciale  Sezione  pei  dete- 
nuti folli.  —  E  si  vegga  qui  sopra  a  pag.  116. 


—  159  — 

sene;  e  sarebbe  meglio  stabilire  ciò  nella  legge  sui  mania- 
ci. Nel  primo  libro  del  nuovo  codice  penale  si  è  già  deter- 
minato della  custodia  dei  folli  deliquenti;  ciò  che  per  conse- 
guenza sarebbe  da  sanzionarsi  nelle  sezioni  speciali  dei  ri- 
spettivi manicomii. 

La  mancanza  di  quanto  abbiam  notato  in  questo  nuovo 
Progetto  di  legge  sui  manicomii,  ci  dispensa  di  fare  osser- 
vazioni sui  singoli  articoli  di  essa,  di  cui  gli  emendamenti 
avrebbero  ragione  sufficiente  solo  in  quei  principii  fondamen- 
tali che  mettere  debbono  in  concordanza  la  legge  e  la  follia. 

(  Bollettino,  1  ottobre  ;  e  Roma  Capitale,  2  settembre  1878  ) 


LA  LEGGE  DEGLI  ìllUkìl 


Due  progetti  di  legge  pei  manicomii  e  per  gli  alienati  in  Italia 
fecero  capolino  pochi  anni  or  sono  dal  Ministero  dell'  Inter- 
no (1)  ;  e  che  per  le  loro  inconcludenze  fu  bene  porsi  nel  di- 
menticatoio. Intanto  una  tal  legge  è  realmente  di  urgenza  per 
quanto  è  importante  il  trattamento  dei  pazzi  e  la  sicurezza 
dei  cittadini.  Tre  quarti  dei  folli  vanno  vagando,  ed  i  tribu- 
nali e  le  corti  di  assise  non  pochi  ne  condannano;  perchè 
invero  ancora  i  più  dei  medici,  sebbene  si  credessero  alieni- 
sti, non  han  mai  avuto  1'  opportunità  degli  studi  pratici  del- 
l' alienazione  mentale,  per  cui  di  questa  hanno  idea  volgare, 
non  differente  da  quella  dei  giudici. 

Su  questa  ignoranza  a  riguardo  dei  manicomii  i  pregiudizi! 
del  pubblico  sono  fondati,  i  quali  ognora  sussisteranno  ove 
una  legge  non  contenga  delle  misure  per  allontanare  la  pri- 
ma e  cosi  fare  sorgere  una  confidenza  su  le  funzioni  della 
legge  stessa.  Ma  perchè  non  guardare  almeno  quello  che  in- 
torno a  ciò  fanno  le  altre  nazioni  ? 

In  Inghilterra  il  12  febbraio  1877  fu  incaricata  dalla  Ca- 
mera dei  Comuni  una  numerosissima  Commissione  per  esa- 
minare il  funzionare  della  legge  su  gli  alienati  nel  Regno  U- 
nito;  essa  era  stata  emanata  nel  1845.  Il  rapporto  fattone  for- 
ma mi  volume  di  582  pagine  contenente  11,642  questioni  con 
le  risposte  che  vi  sono  state  fatte  (2). 

Vi  ritroviamo  molte  cose  prese  dalle  leggi  americane  intor- 
no agli  alienati  e  da  quella  francese  del  1838.  É  utile  notare 
un  articolo  rilevato  dalla  legge  di  New-York:  cioè  che  un  me- 
dico segnatario  di  un  certificato  di  alienazione  mentale,  è  ob- 
bligato di  provare  per  mezzo  di  un  attestato  del  Consiglio  me- 
dico di  avere  studiato  praticamente  la  follia ,  e  che  eserciti 
tale  professione  almeno  da  tre  anni. 

(1)  Bollettino^  an.  1875,  pag.  53,  ed  anno  1878,  pag.  iOO  ;  e  qui  sopra. 

(2)  Le  menial  science  (  4"  trimestre  1878  ) 


—  161  — 

In  Italia,  al  contrario  !  ogni  medico  ha  il  privilegio  di  di- 
chiararsi ahenista  e  di  fare  qualunque  certificato!  Se  lo  fa- 
cesse di  una  pazzia  clamorosa  che  chiunque  può  riconosce- 
re, sia;  ma  vedere  certificati  di  medici,  che  sebbene  dottis- 
simi, non  solo  non  sanno  cosa  sia  un  pazzo  e  la  pazzia,  ma 
neanche  se  il  cervello  sta  nel  cranio  o  nella  pancia,  e  dàn  pa- 
reri nelle  Corti  di  assise  su  gli  atti  dei  delinquenti,  è  molto 
deplorevole  ! 

Nelle  leggi  inglesi  inoltre,  nei  pubblici  manicomii  se  si  am- 
mettono pazzi  pensionarli,  la  sezione  che  li  accoglie  è  total- 
mente dall'  ospizio  separata,  e  se  ne  mandano  non  pochi  ai 
manicomii  privati.  Anzi  in  questo  progetto  ultimo  si  vuole 
invece  che  s' incoraggino  i  privati  manicomii. 

In  Italia  la  legge  comunale  e  provinciale  dei  20  marzo  1865, 
(art.  172  n*^  6;  e  174,  n°  10.)  vuole  che  i  pazzi  sieno  mante- 
nuti a  spese  della  provincia,  e  non  di  una  speculazione  su 
le  pensioni  dei  folli  agiati. 

Se  il  tenere  questi  ultimi  nei  pubblici  ospizi  si  potesse  tol- 
lerare, lo  sarebbe  quando  vi  fosse  ampiezza  di  locah  ecce- 
denti e  separazione  completa,  ed  anzi  con  Case  separate;  seb- 
bene la  pubblica  amministrazione  non  eviterebbe  la  taccia  di 
mantenere  i  poveri  col  danaro  risecato  dalla  pensione  che  per 
lo  più  Dio  sa  come  le  famighe  possono  pagare  pei  loro  cari 
infelici  dementi.  Il  manicomio  privato  autorizzato,  tutelato  e 
sorvegliato  dalla  legge,  ed  organizzato  secondo  i  precetti  della 
medicina  mentale,  ha  il  vantaggio  di  non  essere  i  pazzi  che 
sono  della  classe  agiata  e  civile  accanto  alle  grandi  masse  di 
poveri.  Ed  invero  noi  che  riteniamo  i  folli  non  essere  auto- 
mi ,  sappiamo  per  lunga  esperienza  che  essi  non  si  offendono 
alla  vista  dei  loro  compagni  di  sventura,  ma  quando  si  veg- 
gono vicini  a  quelli  numerosi  del  volgo. 

Siffatta  quistione  e  molte  altre  saranno  da  trattarsi  vera- 
mente in  una  legge  pei  manicomii  e  per  gli  alienati.  Ma  quan- 
do il  governo  vorrà  pensarvi  seriamente? 

{Bollettino  ec.  ;  Anno  1881,  pag.  33.) 


11 


I  MAMGOMII  DELLA  PROYIMU  DI  NAPOLI 


I^reamlbolo 

C'est  dans  ma  nature  de  prendre  le  bien  ou  je  le  irouve, 

et  d'attaquer  toujours  de  fronte  le  prejugé  et  l'erreur. 

Gall.  Sur  les  fonctions  de  cerveau,  etc,  T.  V,  p.  498. 

Sono  già  dieci  anni  che  la  nobile  Provincia  di  Napoli  chiede 
e  reclama  di  avere  un  Asilo  per  gli  alienati  di  mente,  mal- 
grado che  si  fosse  più  volte  annunziato  al  pubblico  che  al- 
meno i  folli  maschi  si  traslocherebbero  subito  dai  covili  della 
Madonna  dell'Arco  all'aspettato  Ospizio  modello  3i  S.  Fran- 
cesco Sales.  Queste  minacce  di  promesso  passaggio,  fin  dal- 
l'agosto  1877,  spesso  ripetute  si  ripeteranno,  perchè  gli 
ostacoli  preveduli  e  che  assolutamente  vi  si  oppongono,  fanno 
forse  ora  verificare  quanto  si  è  errato  fin  dai  principii. 

Quando  noi  fìa  dal  1871  per  l'Ospizio  della  Madonna  del- 
l'Arco (1),  e  poi  dal  1874  pel  S.  Francesco  Sales  (2)  espo- 
nemmo le  nostre  osservazioni ,  fu  indirizzato,,  al  Consiglio 
della  Provincia  una  memoria  in  cui  si  strombettava  essere 
un  gioiello  l'Ospizio  dell'Arco  (3),  e  fu  gridato  nel  gior- 
nale il  Piccolo  (4),  che  per  S.  Francesco  Sales  ingannava- 
mo i  galantuomini  con  le  franche  e  ragionevoli  critiche  no. 
stre,  ed  insultavamo  l'onorevole  Consiglio  provinciale,  come 
se  il  Consiglio  vi  fosse  per  rifiutare  qualunque  osservazione 
e  come  se  un  cittadino  non  avesse  il  diritto  di  censurare  lo 

(1)  Miraglia.  Il  nuovo  manicomio  provinciale  di  Napoli ,  1871,  Letto 
nell'Accademia  Pontaniana,  adunanza  dei  27  agosto  1871;  e  pubblicato 
nel  giornale  la  Libertà  ,  num.  224  ,  24'^,  24G,  248  del  1871. 

(2)  Il  giornale  Roma,  num    del  19  febbraio  1874;  ed  altri  giornali. 

(3)  Archivio  italiano,  ecc.  1872,  pag.  47. 

(4)  Il  Piccolo,  num.  del  5  agosto  1874. 


—  163  — 

sprecamento  della  pecunia,  ed  il  medico  il  dovere  di  mani- 
festare la  sua  opinione  in  fatti  nei  quali  può  essere  un  poco 
speciale  e  competente,  sebbene  in  quanto  alla  trasformazione 
impossibile  della  fabricaccia  del  Sales  in  manicomio  non  fosse 
stata  mai  questione  per  lo  più  che  di  senso  comune. 

Del  giudizio  dell'Accademia  medico -chirurgica  di  Napoli, 
uniforme  al  nostro  parere,  nel  1874,  non  si  volle  tener  con- 
to ,  anzi  si  ebbe  il  coraggio  di  dire  che  questo  giudizio  era 
stato  vinto  (1). 

Dobbiamo  dire  con  lode  però  che  non  pochi  consiglieri 
provinciali  alzarono  la  voce  contro  progetti  si  dissennati,  e 
deplorammo  l'insipiente  parere  dell'incompetente  Consiglio 
sanitario,  sotto  il  cui  usbergo  si  coprirono  i fautori  del  Sales 
ponendo  ancora  innanzi  sempre  la  tenuità  della  spesa,  nella 
quale  nascondevasi  una  diecina  di  milioncini  (2). 

Aspettammo  che  le  verità  da  noi  dette  venissero  a  pre- 
sentarsi ;  ed  ora  i  nostri  amici  vedendo  che  le  nostre  pre- 
visioni si  vanno  verificando,  ci  danno  a  colpa  di  non  rialzare 
la  voce  onde ,  s' è  possibile  ,  fare  aprire  gli  occhi  a  quelli 
che  non  sanno  o  che  non  vogliono  vedere.  Se  dovessimo 
parlare  non  potremmo  che  ripetere  quello  che  abbiamo  sem- 
pre detto,  cioè  che  la  costruzione  di  un  manicomio  non  solo 
è  più  l'opera  del  vero  alienista  che  dell'architetto,  ma  che 
deve  armonizzare  con  l'organizzazione  del  servizio  ed  a  ciò 
non  si  giunge  senza  una  mente  dotata  invero  delle  nozioni 
della  follia  e  della  pratica  dei  trattamenti.  In  somma  non 
bisogna  illudersi,  che  a  raggiungere  l'intento  è  sempre  im- 
possibile trasformare  in  un  Asilo  di  pazzi  una  fabbrica  vec- 
chia destinata  ad  altro  uso.  Si  facciano,  abbiamo  sempre 
detto  e  sempre  lo  ripeteremo,  i  manicomii  pubblici  di  pianta 


(1)  Suppa.  Progetto  ecc.,  pag.  4. 

(2)  Secondo  il  progetto  dell'Architetto  Suppa  a  pag.  16,  sarebbero 
L.  6,378,496.91— Pei  dieci  milioni  si  vegga  la  tornata  del  Consiglio  pro- 
vinciale dei  26  agosto  1878. 


—  164  — 

secondo  i  precetti  della  medicina  mentale,  se  non  voglionsi 
perdere  enormi  spese  non  solo,  ma  se  vuoisi  che  tali  Case 
raggiungano  il  vero  scopo  della  loro  destinazione. 

Se  le  massime  fondate  sui  principii  dellajfreniatria  e  spar- 
se nei  nostri  lavori  pubblicati  pel  corso  di  più  di  35  anni, 
le  abbiamo  poste  innanzi  a  scongiurare  errori  tanto  funesti, 
non  lo  abbiamo  fatto  ,  poco  importandoci  di  avere  destato 
r  ira  di  chiunque  non  ha  altra  ragione  di  opporre ,  che 
pel  santo  fine  affinchè  la  Provincia  di  Napoli  cercasse  di  avere 
un  manicomio  e  non  una  gabbia  di  malti,  in  cui  certo  va 
trasformandosi  il  fabbricato  di  S.  Francesco  Sales ,  e  che 
cosi  resterebbe ,  come  alira  volta  dicemmo  ,  la  formida- 
bile protesta  degli  alienisti!  (1) 

Quindi  invece  di  ripetere  quello  che  abbiamo  detto,  e  sa- 
rebbe una  ripetÌ2Ìone  il  voler  dire  più  oltre  sul  Sales ,  è 
molto  utile  riprodurre  lutto  quello  che  pubblicammo;  e  nelle 
note  che  aggiungiamo  si  scorgerà  chiaro  come  la  luce  del 
giorno  che  disgraziatamente  non  ci  siamo  ingannati  nelle  no- 
stre previsioni. 

Marzo  4881. 


(1)  Resoconto  degli  Atti  della  R.  Accademia  medico-chirurgica  di  Na- 
poli. Tomo  XVin,  1874;  pag.  84. 


i.  (*) 

IL   NUOVO   MANICOMIO   PROVINCIALE   DI   NAPOLI 
NELLA   MADONNA   DELL' ARCO 

(Letto  neW Accademia  Pontaniana ;  adunanza  dei  27  agosto  1871  ). 


Bisogna  essere  prima  medico  per  amministrare  convene- 
volmente uno  stabilimento  di  alienati. 
RENAUDiN,  Vommentaires  médico-administratifs.'— 
Paris,  1862. 


Nelle  nostre  ricerche  alle  statistiche  del  manicomio  di  Aversa 
per  l'anno  1867  ripetevamo  quello  che  le  tante  volte  fin  dal  1845 
nel  Congresso  scientifico  di  Napoh  dicemmo  intorno  alla  ne- 
cessità di  far  sorgere  i  manicomii  provinciali,  e  che  qui  ripro- 
duciamo, cioè  :  —  «  I  Consigli  provinciali  potrebbero  un  po- 
«  chino  pensare  pure  ai  pazzi.  I  consorzii  tra  ogni  due  o  tre  „^  ^fii' 
«  Provincie  farebbero  in  breve  sorgere  altri  quattro  o  cinque 
«  manicomii  in  queste  provincie  napolitane,  sollevando  così  . 
«  altre  due  o  tre  migliaia  d'infelici  dementi  che  vagando  non 
«  possono  che  andare  incontro  ai  patimenti  ed  alla  morte.  La 
«  legge  vuole  che  i  Consigli  provinciali  pensassero  al  mante- 
«  nimento  dei  folli;  e  questi  han  quindi  diritto  ad  essere  tute- 
«  lati  e  curati. 

«  Ai  modi  facili  di  tutelarli  e  curarli  le  provincie  sono  nel 
«  dovere  di  provvedervi  con  far  sorgere  novelle  Case  di  ri- 
«  coverò.  »  (1) 

Nel  Consiglio  provinciale  di  Napoli  nelle  sue  riunioni  del 
novembre  1869  si  parlò  di  ritirare  dal  manicomio  di  Aversa 
i  pazzi  della  provincia  collocandoli  in  un  proprio  Ospizio.  I 
pareri  nelle  sedute  del  1870  non  furono  uniformi;  ma  in  ogni 

(*)  Le  note  con  l'asterisco  *  sono  aggiunte  nell'  anno  1881. 
(1)  Annali  frenopatici  italiani,  voi.  VI,  pag.  29.  Aversa  1868. 


—  166  — 

modo  deliberatosi  di  far  sorgere  il  proprio  manicomio,  si  scel- 
se, non  sappiamo  con  qual  criterio  e  quali  studii  precedenti, 
il  locale  nel  paesetto  La  Madonna  dell'  Arco ,  dieci  o  dodici 
chilometri  distante  da  Napoli  ;  ed  al  1  aprile  dì  questo  anno 
1871  vi  furono  rinchiusi  circa  200  pazzi. 

Ma  la  provincia  ha  ottenuto  l'intento?  È  vero  che  quel  lo- 
cale è  provvisorio  (  provvisorio  indefinito  )  (*)  ;  ma  noi  cre- 
diamo che  se  si  continua  come  si  è  cominciato,  la  provincia 
di  Napoli  non  avrà  mai  un  manicomio  che  possa  raggiungere 
lo  scopo  della  sua  destinazione.  Infatti  sbucciata  così  quella 
Casa  non  divenne  che  una  Babele  :  dopo  circa  quattro  mesi 
di  caos  tutto  si  scioglie  per  cominciar  da  capo  e  non  riuscirvi 
meglio. 

Dove  sta  la  principal  causa  di  tanto  disordine  ?  Si  scorge 
chiara  nel  Regolam.ento ,  che  dimostra  l' ignoranza  assoluta 
fin  delle  pii^i  superficiali  cose  che  riguardano  la  instituzione 
e  la  organizzazione  dei  manicomii:  Regolamento  già  appro- 
vato dalla  Deputazione  provinciale,  e  che  noi  avemmo  l'op- 
portunità di  leggere. 

Bisogna  fare  un  pò  di  storia. 

Nella  seduta  adunque  dei  20  febbraio  ultimo  il  ConsigUo 
provinciale  credette  discutere  diffinitivamente  questa  difficile 
questione,  sicché  la  discussione  fu  trattata  come  la  possono 
vedere  uomini,  che,  sebbene  per  tutt' altro  rispettabilissimi, 
non  possono  essere  che  perfettamente  ignari  della  materia  (1)  ; 
cioè  si  trattò,  come  al  solito  in  simili  faccende,  dell'economia 
finanziera  come  scopo  e  non  come  mezzo  dell'  organizzazione 
ed  andamento  dell'Asilo  quale  stabilimento  speciale  sanitario. 
La  questione  di  ordinamento  dell'  Ospizio,  che  in  tutto  mette 
capo  alle  nozioni  scientifiche  e  pratiche  di  medicina  menta- 
le,  non  può  essere  certo  valutata  e  compresa  dai  profani  , 

(*)  Finora,  1881,  sono  già  scorsi  dieci  anni!!! 

(1)  Questo  concetto  espresso  nel  discorso  che  leggemmo  nell'aper- 
tura della  Clinica  delle  malattie  mentali  nelT  Università  di  Napoli  nel 
1863,  urtando  i  nervi  di  certuni,  si  ebbe  1'  onore  della  censura  speciale 
del  Ministro  dell'  Interno.  Ed  abbiamo  così  appreso  che  le  Deputazioni 
provinciali  sono  erette  pure  a  collegi  di  psichiatri! 


—  167  — 

sieno  questi  pure  medici.  Generalmente  in  tali  controversie 
succede  che  se  è  facile  scorgere  gli  errori,  si  crede  che  que- 
sti possano  combattersi  proponendo  altri  errori.  Noi  leggem- 
mo un  sunto  del  discorso  pronunziato  in  quella  seduta  dal 
cons.  avv.  Mezzacapo  il  quale  nel  voler  dimostrare  i  gravi 
danni  che  ne  avverrebbero  ponendo  in  alio  quella  sciagu- 
rata proposta  di  passare  i  pazzi  cosi  precipitosamente  nel 
locale  alla  Madonna  dell'  Arco^,  ha  fatto  che  i  suoi  ragiona- 
menti non  persuasero  il  Consiglio,  anzi  questo  si  rese  più 
tenace  nei  suoi  propositi,  quando  vide  in  quei  ragionamenti 
errori  che  fecero  credere  verità  i  propri. 

Quando  per  erronee  informazioni,  puntello  a  concetti  strani, 
molti  credonsi  scienti  di  tutto,  di  tutto  credono  poter  parlare 
e  discutere,  non  sorprende  se  cosi  alla  carlona  si  discorre  di 
Asili  di  pazzi  da  chiunque  non  è  versato  in  freniatria  e  quindi 
molto  meno  sa  di  organizzazione  e  d'instituzione  di  manico- 
mii:  e  le  verità  che  per  caso  possono  dirsi  restano  avvolte 
nei  vortici  degli  errori.  Per  lo  che  dobbiamo  confessare  la  do- 
lorosa verità  di  non  essersi  intesi  per  tanto  difficile  argo- 
mento alienisti  che  sieno  a  conoscenza  del  progresso  della 
dottrina  delle  malattie  mentali,  e  specialmente  di  dettare  nor- 
me per  la  costruzione  architettonica  tanto  singolare  di  un 
Ospizio  di  pazzi,  e  gli  opportuni  precetti  di  un  regolamento 
statutario  e  del  difficile  servizio  interno;  e  n'è  prova  eloquente 
r  attuale  ordinamento  dei  manicomii  di  Aversa  e  della  Ma- 
donna dell'  Arco. 

Essendo  la  costruzione  apposita  architettonica  della  Casa  il 
principale  strumento  di  cura  e  guarigione  di  quell'infelici  che 
ricovera,  ciò  dimostra  che  senza  un  programma  medico  e 
secondo  certe  condizioni  opportune,  il  quale  potesse  essere 
di  guida  alla  costruzione  sì  speciale  di  un  Asilo  di  folli ,  si 
anderà  incontro  ad  errori  per  cui  sciupando  ingenti  somme 
non  si  raggiungerà  alcun  utile  scopo. 

Il  discorso  adunque  dell'  onorevole  cons.  Mezzacapo,  do- 
ve condanna  il  Consiglio  che  corse  a  precipizio  nel  ritirare 
da  Aversa  i  pazzi  della  provincia  collocandoli  in  un  locale  a 
pigione  come  in  una  locanda  e  come  se  gli  alienati  di  mente 
si  potessero  bene  rinchiudere  come  un  branco  di  pecore ,  dice 


—  168  — 

cose  giustissima  (*).  Ma  sarebbe  stato  meglio  se  avesse  sa- 
puto suggerire  provvedimenti  clie  avessero  potuto  rendere  suf- 
ficientemente adatto  un  lungo  provvisorio  collocamento  dei  folli 
(  e  ne  avrebbero  avuto  il  tempo  di  un  anno  )  e  così  dire  ra- 
gioni migliori  e  non  erronee  come  quelle  che  ha  notate  per 
correggere  le  determinazioni  del  Consiglio  nell'  allogare  nel  lo- 
cale della  Madonna  dell'  Arco  200  pazzi  circa,  e  noi  aggiun- 
giamo, senza  che  preventivamente  si  fosse  esaminato  se  quel 
locale  era  suscettibile  di  un'approssimativa  distribuzione  ar- 
chitettonica sì  per  rendere  facile  il  servizio  di  trattamento  e 
di  sorveglianza ,  che  per  rendere  possibilmente  di  qualche 
utile  la  separazione  delle  specie  e  delle  classi  degli  alienati. 

L'Italia  conta  30  manicomii  oltre  a  sette  Case  succursa- 
li (1).  Di  questi  uno  solo  con  due  case  ausiliarie  in  Aversa 
accoghe  i  pazzi  ora  di  15  provinole  napolitano  ;  le  quali  per 
ricoverare  almeno  gran  parte  dei  quattro  o  cinque  mila  folli 
che  vanno  vagando,  dovrebbero  tenere  per  lo  meno  cinque  o 
sei  manicomii.  In  vero  al  manicomio  di  Aversa  per  le  grandi 
distanze  non  pervengono  che  pochi  dementi,  e  Dio  sa  in  quale 
stato,  dalle  lontane  Provincie,  mentre  il  terzo  circa  di  rico- 
verati appartiene  alla  Provincia  di  Terra  di  Lavoro.  Noi,  ripe- 
tiamo, abbiam  sempre  con  la  stampa  fin  dal  1843  deplorato 
r  abbandono  di  siffatti  infelici  alla  ferocia  del  morbo,  per  le 
vie  e  nelle  prigioni ,  a  spettacolo  della  più  grande  sventura 
della  umanità. 

Napoli  adunque  darebbe  1'  esempio  con  far  sorgere  il  pro- 
prio manicomio.  Ma  come  ha  cominciato  e  disfacendo  per  eri- 
gere su  le  stesse  guaste  fondamenta,  sbaglierà  tutto  e  perderà 
le  spese.  In  prima  avrebbe  dovuto  ritrovare  un  vasto  locale 
suscettibile  di  separazioni  almeno  in  generale,  cioè  per  di- 
mora della  notte  ,  per  le  sale  di  trattenimento  e  di  lavoro , 
e  per  passeggio  e  lavoro  ad  aria  libera  ;  adattandosi  alla  me- 

(*)  In  quei  locali,  in  cui  Dio  sa  come  stavano  200  pazzi,  ora  ve  ne 
sono  ammonticati  più  di  650!  È  un   putrido  briilicume! 

(1)  Sono  sorti  due  novelli  manicomii  a  Parma  ed  a  Macerata;  un  ter- 
zo va  ad  elevarsi  a  Novara  dalle  fondamenta ,  un  quarto  a  Pavia;  ed  al- 
tri sono  in  progetto. 


—  169  — 

glio  per  la  separazione  delle  classi  di  alienazioni  ;  né  è  da 
tralasciarsi  i  numerosi  accessorìi  che  richiede  una  Casa  dì 
pazzi ,  che  è  molto  lontana  da  paragonarsi  ad  un  ospedale 
comune.  Non  sappiamo  se  il  locale  della  Madonna  dell'Arco 
almeno  in  parte  queste  condizioni  offrisse  ,  essendo  ciò  tol- 
lerabile per  una  temporanea  dimora,  sebbene  questa  non  po- 
tesse essere  meno  di  tre  o  quattro  anni,  dovendo  poi  i  pazzi 
essere  collocati  in  una  Casa  che  dovrebbe  sorgere  di  pian- 
ta, e  non  andare  ad  una  riforma  impossibile  di  quello  stesso 
fabbricato  (che  noi  sappiamo  che  si  pensava  acquistare),  o 
di  altro  locale  qualunque,  se  si  vuole  ottenere  lo  scopo  della 
sua  destinazione. 

Il  far  sorgere  i  manicomii  provinciali  in  queste  regioni  na- 
politane  è  una  necessità  umanitaria.  Per  lo  che  la  provin- 
cia di  Napoli  se  eleverà  dalle  fundamenta  il  proprio  Ospi- 
zio, sola  ed  unica  condizione  per  ottenere  un  vero  manicomio, 
deve  pensare  seriamente  a  quel  che  fa. 

Intanto  bisogna  rettificare  quello  che  il  cons.  Mezzacapo 
disse  sul  manicomio  di  Aversa,  perchè  non  possono  essere 
buone  ragioni  le  erronee  informazioni  alle  quali  appigliossi, 
quando  esortava  il  Consiglio  di  far  rimanere  i  pazzi  ancora 
in  Aversa  avendo,  secondo  lui,  in  quell'Asilo  ora  fatto  pro- 
gresso 1'  assistenza  e  la  scienza.  Debbo  credere  che  1'  egre- 
gio Mezzacapo  ciò  avesse  detto  per  celia,  mentre  il  Consi- 
glio lo  avesse  ritenuto  sul  serio,  quando  il  Regolamento  ap- 
provato non  è  nei  principii  che  lo  informano  che  una  imi- 
tazione funesta  dell'ultimo  ibrido  Statuto  regolamentare  del 
manicomio  di  Aversa. 

Noi  qui  non  intendiamo  fare  la  censura  di  chicchessia ,  né 
la  storia  dell'  Ospizio  aversano,  perchè  già  questa  ultima  sta 
nei  nostri  scritti  dati  in  luce,  e  che  sarà  da  noi  pii!i  ampia- 
mente trattata  ed  a  suo  tempo  pubblicata  ;  però  qui  ci  limi- 
tiamo a  fare  qualche  osservazione,  affinchè  la  Rappresentan- 
za provinciale  di  Napoli  non  inciampi  da  errori  in  errori  , 
copiando  ,  forse  alla  insaputa,  gli  spropositi  dell'attuale  re- 
golamento che  ha  cacciato  T  Ospizio  di  Aversa  ad  un  secolo 
addietro. 

In  prima  si  crede  che  un  Commissario  straordinario  non 


—  170  — 

medico ,  non  alienista ,  ignaro  affatto  di  facende  manicomiali    j 
e  di  pazzia  ,  e  quel  eh'  è  più  interessante,  dei  bisogni  degli     ' 
alienati,  e  ben  atto  a  creare  ragioni  per  potere  esso  esiste- 
re (1),  abbia  potuto  apportare,  come  asserisce  il  cons.  Mez- 
zacapo  ,  grandi  miglioramenti  e  molti  all'  Ospizio  di  Aver- 
sa,  al  quale  mancano,  come  sempre  abbiam  deplorato  con  la 
stampa  e  coi  rapporti  ufficiali ,  tutte  le  condizioni  di  ogni  na- 
tura per  potersi  dire  un  manicomio.  Quel  Commissario  adun- 
que sig.  Evandro   Caravaggio  consigliere  di  Prefettura  pro- 
pose insieme   alla  scelta  della  Deputazione  provinciale  di  Ca- 
serta due  progetti  di  statuto  organico,  uno  contrario  all'altro, 
seguito  ciascuno  da  un  regolamento  interno,  e  preceduti  da  un 
libello  famoso  ch'egli  certo  per  celia  insidiosa  chiama  storia. 
L'offerta  di  questo  duplice  statuto  dimostra  un  concetto  ba- 
stardo di  materie  che  si  vuol  far  credere  di  conoscere  ;  e  la 
Deputazione   provinciale  di  Terra  di  Lavoro  adagiandovisi, 
ne  scelse  uno  che  propose  all'  approvazione  sovrana  ! 

Siffatto  Statuto  organico  quindi  con  regio  decreto  di  maggio 
1870  approvato,  è  ibrido,  quando  tra  l'altro,  all'opposto  di 
quello  che  si  pratica  nei  rinomati  manicomii  del  mondo,  la 
direzione  medica  che  dovrebbe  essere  amministrativa  nel 
senso  dell'  indirizzo  dei  mezzi  materiali  e  morali  per  farh 
convergere  al  trattamento  degli  ahenati ,  dei  quali  il  solo 
medico  può  riconoscere  e  valutare  i  bisogni,  è  stata  ridotta 
all'  ufficio  di  un  infermiere  ossequioso  ed  umilissimo  subor- 

(1)  Cominciò  costui  col  fare  strombattare  nel  giornale  II  Pungolo  di 
Napoli,  che  pei  700  pazzi  poveri  l'Ospizio  di  Aversa  non  aveva  che  300 
piatti.  Menzogna.  In  prima  è  da  osservare,  che  sì  pei  non  capaci  refet- 
torii ,  sì  per  essere  i  folli  divisi  in  (re  classi,  per  cui  essi  mangiar  deb- 
bono in  ciascuna  casa  separati  in  tre  sezioni  ed  in  tre  ore  diverse  nel 
medesimo  refettorio,  non  sarebbero  stati  necessarii  700  piatti.  Pur  tut- 
tavia calcolando  che  mangiassero  300  alla  volta,  per  due  pietanze,  in 
agosto  1869  esistevano  in  servizio  568  scodelle  e  586  piatti  di  stagno , 
in  totale  1126. 

Non  sappiamo  poi  comprendere  quale  fosse  stata  la  ragione  medica 
di  far  fare  ai  pazzi  la  colazione  a  mezzogiorno  ed  il  pranzo  alla  sera. 
Questa  è  la  gran  riforma  portata  dal  K.  Commissario  alla  digestione 
dei  poveri  pazzi  ;  e  vi  si  è  continuato  ! 


—  171  — 

dinato.  Questo  errore  enorme  è  il  cardine  di  tutti  gli  altri 
errori  dì  cui  quello  Statuto  è  un  fascio.  Il  regolamento  in- 
terno poi  che  n'  è  sorto  ,  manifesta  con  le  norme  per  un 
servizio  di  pazzi  eh'  è  tanto  difficile  e  complicato  e  che  ha 
formato  e  formerà  sempre  lo  studio  più  serio  dei  psichiatri, 
eia  disperazione  dei  profani,  non  si  possono  dettare  né  da 
Cujacei  né  da  Puffendorfì.  Intanto  nel  manicomio  di  Aversa 
da  due  anni,  possiamo  affermarlo,  non  vi  è  direzione  medica, 
malgrado  che  temporaneamente  fosse  stata  affidata  ad  un 
vecchio  medico  interno  ,  e  non  ostante  che  la  Deputazione 
provinciale  avesse  indarno  fin  dai  18  settembre  1870  promul- 
gato il  concorso  a  quella  piazza  (1)  ;  e  quando  in  ciascuna 
delle  tre  Case  è  stato  tutto  abbandonato  alla  nota  sapienza 
del  medico  rispettivo,  e  tutto  sotto  l'incubo  di  un  capo  non 
medico,  detto  Segretario  Generale  rappresentante  una  Com- 
missione Amministrativa  :  superfetazione  che  paralizza  ed 
impastoia  ogni  atto  della  Direzione  sanitaria.  E  di  questa 
negazione  completa  di  ogni  principio  d' instituzione  di  Asili 
dì  pazzi ,  di  cui  il  Prefetto  e  la  Deputazione  di  Caserta 
potrebbero  alfine  persuadersi  di  far  sempre  cattiva  prova , 
come  ora  la  han  fatta,  la  Deputazione  provinciale  di  Napoli 
ha  dovuto  ora  deplorarne  la  copia  nell'Ospizio  della  Madon- 
na dell'Arco. 

In  una  parola,  Statuti  organici  simili  informati  a  falsi  prin- 
cipìi  han  ricacciato,  lo  ripetiamo,  la  Casa  di  Aversa  ad  un 

(1)  Secondo  il  Programma  di  questo  concorso  la  Commissione  tecnica 
esaminatrice  sarebbe  composta  di  tre  specialisti  distinti  e  più  di  un  fi- 
siologo, di  un  anatomo-patologo ,  di  un  clinico  chirurgo  operatore  e  di 
mi  clinico  medico,  come  se  si  potesse  essere  ^specialista  disiinto  in  fre- 
niatrìa senza  essere  fisiologo,  anatomo-palologo  e  clinico  medico,  e 
come  se  non  lo  si  potrebbe  essere  senza  che  si  fosse  chirurgo  operato- 
re. Se  Io  specialista  è  al  certo  frenologo,  lo  sono  tutti  questi  altri?  Pec- 
cato che  a  tutta  questa  roba  non  si  è  unito  il  chimico,  l'ostetrico,  il 
magnetizzatore  te!  —  Noi  potremmo  comprendere  lo  scopo  di  questo 
modello  di  Commissione  esarhinatrice  ! 

Ma  noi  pensiamo  che  questo  programma  è  fatto  per  evitare  il  concor- 
so, poiché  già  forse  tiensi  qualche  Beniamino  in  petto. 


—  172  — 

secolo  indietro,  ed  han  fatto  che  quella  della  Madonna  del- 
l'Arco  sia  un  aborto. 

L' onorevole  Mezzacapo  ,  come  ragione  di  far  rimanere  [ 
pazzi  ancora  in  Aversa,  affermava  essere  ora  in  quell'Ospi- 
zio i  dementi  curati  ed  assistiti  con  mezzi  suggeriti  dalla 
scienza.  Non  vogliamo  entrare  in  questo  ginepraio.  Solo  bi- 
sogna notare  una  ingenuità,  dalla  quale  forse  l'egregio  con- 
sigliere ha  ricavato  il  vantato  progresso  ,  e  che  si  legge  in 
un  opuscolo  di  un  nuovo  medico  di  quello  Stabilimento 
manicomico  ,  (  sono  parole  testuali  dell'  opuscolo  )  dedicato 
a  quel  Commissario  straordinario  ,  cioè  che  ora  ivi  si  gua- 
risce il  20  per  °2o  ciò  che  non  avveniva  prima.  Menzogna 
solennìssima  !  Nel  solito  buUettino  ufiìciale  della  Prefettura 
di  Caserta  ove  si  legge  il  movimento  dei  pazzi  del  manico- 
mio di  Aversa,  vengono  compresi  con  ingenua  sbadataggine 
come  guariti  i  folli  usciti  non  guariti.  Eppure  queste  due 
cifre  unite  insieme  non  formerebbero  che  il  16  per  %.  Da 
quel  bollettino  a  cui  certo  sono  rimesse  le  notizie  del  mo- 
vimento mensile  che  avviene  in  quell'  Ospizio  ,  quel  medico 
rileva  il  vantato  numero  di  guariti  !  In  quell'Asilo  per  le  tante 
ragioni  ripetutamente  dette  nelle  nostre  ricerche  statistiche 
di  tanti  anni,  non  può  guarire  che  il  10  o  12  per  °/o-  Invero 
nel  1869 ,  epoca  alla  quale  queir  opuscolo  si  riferisce  ,  tra 
esistenti  al  1°  gennaio  ed  entrati  nel  corso  di  queir  anno 
1869,  che  insieme  sommano  alla  cifra  di  1263  non  guarirono 
che  127,  cioè  il  10  e  non  il  20  per  °/o  ;  e  77  perchè  richiesti 
dai  parenti  uscirono  non  guariti  e  taluni  di  questi  peggio- 
rati (1). 

Brierre  de  Boìsmont  nestore  degli  alienisti  della  Francia, 
e  Motet  segretario  della  rinomata  Società  medico-psicologica 
di  Parigi ,  che  in  tempo  della  nostra  direzione  visitarono  e 
studiarono  il  manicomio  di  Aversa ,  han  pubblicato  il  con- 
trario di  quello  che  per  erronee  informazioni  riferisce  l'egre- 
gio consigliere  Mezzacapo.  Anzi  il  Motet  qual  relatore  di  una 

(1)  Si  vegga  la  nostra  Statistica  del  manicomio  di  Aversa,  dal  1813  a 
lutto  il  1869  ,  wqW  Archivio  italiano  per  le  malattie  nervose  ec. ,  Anno 
Vili.  Milano,  1871. 


—  173  — 

commissione  composta  con  gì'  illustri  Trelat  e  Legrand  de 
Sanile  ,  lo  dice  a  quella  sapiente  Società  nella  tornata  dei 
28  maggio  18G6,  cioè  che  in  quell'epoca  lo  stabilimento  era 
invero  in  progresso.  Se  la  freniatria  e  tutt'  altro  che  vi  si 
lega  abbia  nel  manicomio  di  Aversa  attualmente  fatto  pro- 
gresso, come  vorrebbe  far  credere  il  consigliere  Mezzacapo, 
lo  rivelano  le  brevi  seguenti  notizie,  che  respingono  lo  sciupio 
che  troppo  volentieri  si  fa  delle  nobili  parole  progresso  e 
scienza. 

Il  giornale  delle  malattie  mentali  da  noi  pubblicato,  e  che 
nel  1843  precedette  gli  altri  che  in  Europa  vennero  dopo,  si 
è  estinto  col  nostro  ultimo  sesto  volume  degli  Annali  freno- 
patici  nel  die.  1868,  e  sappiamo  che  le  molte  copie  che  ne 
lasciammo  sono  state  distrutte  : 

La  statistica  con  le  sue  ricerche  scientifiche,  allora  scritte 
esclusivamente  da  noi,  non  è  più  uscita  : 

Il  museo  palologico  da  noi  iniziato  ed  ampliato  con  118 
cranii  e  teste  frenologicamente  classificati  e  molte  imbalsa- 
mate, dei  quali  si  legge  il  catalogo  descrittivo  nei  volumi  dei 
nostri  Annali  frenopatici ,  non  è  pii!i  andato  innanzi  (*)  ,  ed 
in  modo  che  pure  varii  cranii  che  noi  nel  1869  lasciammo 
in  preparazione  furono  mandati  al  cimitero.  Anzi  deploriamo 
un  vandalismo  ,  che  ci  sorprende  come  il  Prefetto  e  la  De- 
putazione provinciale  di  Caserta  guardino  con  occhio  inge- 
nuo. A  7  luglio  1865  morì  un  folle  dell'  età  di  93  anni.  Luigi 
Pellegrini  ,  superstite  dei  400  che  pervennero  in  Aversa  nel 
1813  dall'  Ospedale  degl'  Incurabili  di  Napoli.  Egli  credeva 
di  essere  il  Padre  del  padre  eterno,  l'imperatore  del  mondo, 
monomania  ambiziosa  ed  orgogliosa  rivelata  ancora  dalla 
singolare  forma  e  mostruosa  altezza  del  sincipite  posteriore 
del  capo.  Eccone  la  fotografia. 


(')  Sono  già  scorsi  il  anni  e  quel  museo  non  è  aumentato  di  un  cranio  i 


—  174  — 


Quel  cadavere  noi  imbalsamammo,  rendendolo  incorruttibile 
e  duro  come  il  legno,  e  fece  parte  di  quel  museo  per  circa 
sei  anni  attirando  1'  attenzione  dei  dotti,  sì  per  la  riuscita 
perfetta  della  imbalsamazione  che  per  la  specialità  del  caso; 
se  ne  legge  la  storia  negli  Annali  frenopatici,  Voi.  3,  pag.  58 
e  seg.  Ora  quel  raro  e  forse  unico  pezzo  patologico  dopo 
essere  stato  abbandonato  in  una  stanzaccia  in  fondo  al  giar- 
dino, è  stato  mandato  al  camposanto!  E  tutte  le  teste  sono 
state  cacciate  in  cantina!  e  le  fotografie  delle  teste  e  cranii 
dei  folli  viventi ,  distrutte  !  Come  possono  quel  Prefetto  e 
la  Deputazione  ciò  nascondere  a  sé  stessi?  Però  noi  ritrovan- 
doci tre  sole  copie  di  buon  numero  di  quelle  fotografie,  le 
abbiamo  unite  ai  sei  volumi  degli  Annali  che  contengono  il 
catalogo  descrittivo  di  quel  Museo.  Di  questi  tre  esemplari, 
uno  lo  abbiamo  donato  alla  Biblioteca  della  R.  Accademia 
di  Medicina  di  Torino,  un  altro  alla  Biblioteca  nazionale  di 
Napoli,  ed  il  terzo  lo  abbiamo  ritenuto  presso  di  noi,  e  che 
qui  la  dotta  Accademia  può  osservare. 

Quasi  distrutto  è  1'  Opifìcio  delle  tele,  poiché  pochi  telai, 
invece  di  40  che  furono  fino  ad  agosto  1869,  appena  ora  sono 
in  opera,  ed  in  un  locale  umido. 

Il  Teatro  costruito  dagli  stessi  alienati  nel  1863  e  sul  quale 
essi  spesso  recitavano,  per  dare  come  han  dato,  rappresen- 


—  175  — 

tazioni  di  Tragedie,  e  commedie  nei  grandi  teatri  di  Napoli 
ed  in  quelli  di  Caserta,  e  delle  quali  certo  molti  delle  SS.  LL. 
che  ci  ascoltano  sono  stati  spettatori,  è  ora  abbandonato  ai 
topi.  Fu  tentato  nel  1870  un  concerto  trai  pazzi,  ma  non  potè 
andare  avanti  e  fallì.  (1)  Allora  l' egregio  commissario  Cara- 
vaggio, non  sapendo  essere  stato  questo  nostro  tentativo  sì 
bene  riuscito  (2),  imitato  in  Francia,  in  Germania,  in  Italia 
e  dovunque,  e  nulla  conoscendo  di  questo  mezzo  morale  di 
trattamento,  vituperò  nel  suo  libello  famoso  le  recitazioni 
fatte  eseguire  da  noi,  facendo  così  come  la  volpe  che  non 
potendo  raggiungere  1'  uva  esclamò  eh'  era  acerba. 

II  grande  registro,  da  noi  stabilito  per  gli  elementi  della 
statistica,  contenente  circa  50  categorie,  tra  le  quali  le  indi- 
cazioni delle  misure  della  potenza  mentale  relativa  al  volume 
del  cervello  e  queste  confrontate  alle  facoltà  lese,  e  che  noi 
notavamo  (ne  possediamo  l'originale  scritto  di  propria  ma- 
no) (*)  non  è  stato  più  continuato  (3);  né  lo  poteva  essere 
da  quei  medici,  ai  quali  quelle  categorie  fanno  venire  le  tra- 
veggole (4),  come  le  produssero  alla  famosa  Commessione 
tecnica  (5).  Né  la  statistica,  dopo  l'ultima  nostra  del  1868, 
è  più  comparsa,  come  dicemmo;  e  se  uscirà  non  compren- 
derà ,  Siam  certi ,  che  sterili  quadri  numerici  su  volgari  e 
comuni  categorie  che  non  possono  dare  elementi  a  ricerche 

(1)  Ci  coiDpiaciamo  come  l'esimio  dottor  Livi  direttore-medico  del 
manicomio  di  Siena,  abbia  ora  dato  un  concerto  musicale  dei  pazzi,  a 
benefìcio  dei  malati  scrofolosi. 

(2)  Si  vegga  La  Presse  dì  Parigi  dei  6,  7,  8  giugno  1863;  e  nel  voi. 
degli  Annali  frenopatici. 

(*)  Il  commissario  Caravaggio  nascose  quel  grande  registro,  creden- 
do forse  che  fosse  amministrativo  ;  ma  non  sapeva  che  quello  era  la 
copia;  e  l'  originale  era  presso  di  noi. 

(3)  Il  mudulo  di  quel  registro  si  vede  in  varii  dei  nostri  lavori  pubblica- 
ti fin  dal  1846;  e  nel  voi.  Vi  dtgli  Annali  frenopatici,  pag.  88,^89,  90. 

(4)  Annali  frenopatici,  Voi.  V.  della  pag.  59  alla  pag.  64;  e  Voi.  VI 
della  pag.  19  alla  pagina  35. 

(5)  Miratila.  Osservazioni  al  rapporto  della  Commissione  tecnica 
nominata  per  riferire  sullo  stato  del  morotrofio  di  Aversa,  pag.  51  e 
seg.  Aversa,  1869. 


—  176  — 

scientifiche  (*).  Del  pari  non  è  più  continuato  a  notarsi  in 
uno  speciale  Registro  per  le  infermerie,  da  noi  iniziato  (1), 
se  la  infermità  fìsica  sopraggiunta  all'  alienato  fosse  acciden- 
tale o  pure  esito  di  follia:  distinzione  importantissima,  onde 
poter  calcolare  la  influenza  delle  varie  malattie  sulla  pazzia, 
e  le  loro  relazioni  con  le  specie  di  essa;  ed  essere  di  guida 
all'autopsia  in  caso  di  morte;  ed  anatomizzare  il  cervello 
come  organo  delle  facoltà  e  non  tagliarlo  come  una  forma 
di  cacio  !  (**) 

Dopo  tutta  questa  distruzione ,  non  ci  avrebbe  fatto  ma- 
raviglia se  il  busto  di  Giov.  M/  Linguiti,  primo  direttore  di 
quel  manicomio,  e  per  fama  di  dotto  e  pietoso  ricordato  da 
tutti,  e  con  gran  lode  dall'immortale  Esquirol,  da  noi  nel  8 
maggio  1866  fatto  innalzare,  avesse  il  Caravaggio  fatto  ab- 
battere ,  quando  nel  citato  suo  libello  famoso  ,  per  condan- 
nare questa  nostra  opera ,  crede   vituperare  la  memoria  di 

(■)  E  ciò  si  è  già  verificato. 

(1)  Annali  frenopatici,  Voi.  IV,  pag.  142  e  143. 

(*')  li  Dottor  Tamasia  in  una  visita  fatta  a!  manicomio  di  Aversa,  pub- 
blicò nella  Gazzetta  del  Frenocomio  di  Reggio  d'Emilia  (1879)  le  im- 
pressioni che  in  quell'Ospizio  ha  ricevuto  dalia  musica  e  dal  canto  dei 
pazzi,  ma  più  di  tutto  dalla  mente  poetica  del  folle  Felice  Persio,  come 
se  in  queir  Asilo,  fosse  tutto  questo,  di  cui  ora  non  v'è  che  un'ombra, 
una  creazione  recente.  Le  poesie  del  folle  Persio ,  furono  pubblicate 
neW Indipendente  del  1862;  ed  egli  fu  sempre  il  protogonista  nelle  recita- 
zioni drammatiche  da  noi  fatte  eseguire  dai  pazzi  di  Aversa  nei  teatri  di 
Napoli  e  di  Caserta  :  e  di  ciò  largamente  parlò  A.  Dumas  nella  Presse  di 
Parigi  dei 6, 7ed8  giugno  1863. E  lo  stesso  Dumas,  e  i  giornali  di  Napoli, 
di  Milano ,  del  Belgio  ec.  ne  riferirono  lo  scopo  e  le  ragioni  scientifiche 
che  ci  permisero  portare  l'occupazione  mentale  dei  pazzi  a  quell'al- 
tezza, a  cui  difficilmente  più  giungeranno. 

La  notabilità  che  il  Tamasia  vi  scorse  ancora  fu  il  Registro  per  la 
infermeria.  Ma  al  prof.  Tamasia  non  dissero  che  quel  registro,  che  non 
sappiamo  ora  com'è  congegnato,  fu  da  noi  istituito,  come  rilevasi  dai 
volumi  degli  Annali  frenopatici  da  noi  scritti  in  quell'epoca,  registro 
che  ora  han  fatto  risorgere  dopo  un  silenzio  ed  abbandono  di  nove  anni. 
È  un  malvezzo  e  vanità  meschina  il  presentare  come  fatti  recenti  gli 
antichi,  che  veramente  destarono  allora  grande  interesse. 


—  177  — 

quel  sapiente.  Fortuna,  che  non  sono  più  i  tempi  degli  Ero- 
strato  !  (1) 

Ma  veniamo  a  qualche  nota  per  la  parte  amministrativa. 
L'onorevole  consigUere  Mezzacapo  dice  che  per  50  anni  il  ma- 
nicomio di  Aversa  ha  ricevuto  per  la  retta  giornaliera  di  un 
pazzo  povero  una  lira  e  sei  centesimi.  Se  non  è  lo  sbaglio  di 
un  zero  di  più,  nulla  è  più  erroneo  di  tutto  questo.  Egli  avreb- 
be dovuto  sapere  che  questa  retta  di  lire  1,06,  all'  esposizione 
del  nostro  parere  (2),  cominciò  dal  1°  gennaio  186G  ;  mentre 
dal  1829  a  tutto  il  1865  il  manicomio  con  un  numero  di  folli 
sempre  crescente  si  era  sostenuto  con  la  somma  fìssa  an- 
nuale di  L.  191,245.22;  sicché  la  retta  per  ciascun  folle  nel 
1865  non  era  che  di  centesimi  settanta  a  settantacinque.  È 
vero  che  sotto  la  nostra  direzione  V  amministrazione  introitò 
dal  pensionato  60  a  70  mila  lire  all'  anno  (3)  e  delle  quali  il 
supero  s' invertiva  a  benefìcio  dei  poveri,  e  che  ora  i  pensio- 
narli sono  molto  diminuiti;  ma  pure  è  vero  che  nel  1861  e 
1862,  tra  l'altro,  si  dovettero  pagare  molte  migliaia  di  lire 
per  debiti  precedenti,  oltre  alla  mancanza  di  L.  9,984  verifi- 
catasi per  partite  d'introiti  estinti. 

Ma  pure  è  d'  avvertire  che  varii  dei  manicomii  d'Italia  non 
ricevono  che  meno  di  una  lira  e  mezzo  al  giorno,  e  non  più 
come  crede  1' onor.  Mezzacapo.  A  Torino  l'Asilo  si  sostiene 
con  L.  1,25  ad  individuo;  il  manicomio  maschile  a  Venezia 
con  L.  1,35;  e  quello  di  Milano  con  L.  1,45  (4).  E  questi  tre 

(1)  Il  busto  di  Linguiti  fu  eretto  da  noi  nel  manicomio  di  Aversa,  e 
ne  leggemmo  il  discorso  inaugurale,  pubblicato  nel  voi.  IV  dei  nostri 
Annali  freii.,  quando  a  Parigi  si  ergeva  quello  ad  Esquirol  in  Charen- 
ton.  Il  dott.  Zani  medico — direttore  del  manicomio  di  Reggio  di  Emilia, 
a  grande  sua  lode,  elevò  ultimamente  in  quell'Ospizio  il  busto  di  uno 
dei  suoi  predecessori,  cioè  del  benemerito  dott.  Galloni. 

(2)  Annali  frenopatici,  voi.  V,  pag.  21,  22. 

(3)  V.  Annali  Frenopatici. 

(4)  Nell'Ospizio  di  St-Jean  a  Bruxelles L.     1,50 

di  Louvain »  1,15 

di  Sirlemont  [uomini)     ......  »  1,10 

diThielt »  1,15 

del  grand-Béguinage  (rfonne)    ....  »  1,— 

la 


—  178  — 

stabilimenti  sono  assai  meglio  in  tutto  provveduti  del  mani- 
comio di  Aversa  ,  che  ora  riceve  L.  150  ad  individuo,  e  di 
cui  il  manicomio  alla  Madonna  dell'Arco  aspira  ad  essere 
una  copia  fedele  in  tutto ,  anzi  un  folle  vi  costa  due  lire  !  I 
loro  regolamenti  lo  dimostrano. 

Laonde  facendo  noi  voti  che  la  provincia  di  Napoli  pensasse 
meglio  al  collocamento  ed  all'  assistenza  dei  pazzi ,  non  in- 
golfandosi negli  errori  in  cui  si  è  caduto  per  poi  cominciar 
da  capo  e  perdere  le  spese,  si  prendano  in  seria  considera- 
zione le  seguenti  osservazioni  fondate  su  la  scienza  e  su  la 
esperienza. 

Non  potendo  un  locale  qualunque  presentare  le  condizioni 
che  richiede  la  natura  speciale  di  un  manicomio ,  malgrado 
tutte  le  modificazioni  che  vi  si  potessero  portare,  molto  meno 
potendolo  offrire  il  locale  della  Madoana  dell'  Arco,  dove  fin 
r  acqua  vi  e  scarsa,  si  pensi  seriamente  ad  un  locale  prov- 
visorio, quando  si  conosce  che  dev'  essere  non  per  cinque 
o  sei  mesi,  ma  bensì  per  lo  meno  per  tre  o  quattro  anni. 
Questo  locale  provvisorio  non  sia  lontano  da  Napoli  per  le 
molte  ragioni,  tra  le  quali  quella  della  istruzione  dei  medici 
su  r  ahenazione  mentale,  e  che  la  brevità  ora  non  ci  permette 
neanche  di  accennare:  si  organizzi  alla  meglio  per  le  opportu- 
ne separazioni  secondo  i  precetti  della  medicina  mentale ,  che 
non  bisogna  scambiare  con  gli  ossequiosi  suggerimenti  di  certi 
faccendieri,  che  sono  da  per  tutto.  E  per  ottenere  ciò  si  faccia 
subito  uno  Statuto  organico,  seguito  da  un  opportuno  rego- 
lamento interno;  e  che  sieno  al  paro  del  progresso  attuale 
della  istituzione  dei  manicomi!  ;  e  ciò  dev'  essere  esclusiva- 
Neil' Ospizio  d'Alost  (wommi)   »    1, — 

di  Velsique-Ruddershove  (rfonne)  .     .     .       »     1, — 

di  Nitiove »     1, — 

di  Liege »     1,09 

d'Ans-et  Glain,  le  Liege »       »     1,30 

di  St.  Marguerite,  a  Liege »     1,50 

In  Francia  nei  manicomi  del  dipartimento  della  Senna  .  »  1,50 
Nel  manicomio  di  Bassens  presso  Chambéry  ....  »  1,50 
Nell'Ospizio  di  Vernaies  presso  Ginevra »     1,20 


—  179  — 

mente  l' opera  di  un  alienista,  al  quale  sia  dato  pel  suo  spe- 
ciale sapere  e  per  la  pratica  di  conoscere  e  valutare  i  bisogni 
dei  pazzi  e  tutto  quanto  occorre  per  le  dipendenze  ed  i  rap- 
porti tra  il  personale  di  assistenza  ed  i  malati,  ed  altre  con- 
dizioni di  trattamento. 

Dopo  lo  Statuto  e  regolamento  del  manicomio  di  Milano 
e  dopo  quello  recentissimo  dell'  ospizio  di  Macerata  inaugu- 
rato a  3  dello  scorso  luglio  ,  non  che  dopo  il  regolamento 
amministrativo  dell'  Ospizio  di  Firenze  che  ne  corregge  l' in- 
completo statuto:  statuti  e  regolamenti  formolati  da  sommi 
psichiatri  e  che  raggiungono  lo  scopo  vero  della  medicina 
mentale,  è  doloroso  per  noi  vedere,  in  tanto  progresso ,  un 
regolamento  per  l'Asilo  alla  Madonna  dell'Arco,  da  non  potere 
ottener  l'approvazione  pure  del  pii^i  docile  alienista,  tanto  è 
scorbio  mostruoso. 

Il  principio  informatore  degli  statuti  organici  di  Milano  e 
Macerata  spicca,  com'è  in  tutt' i  buoni  del  mondo,  nella  di- 
rezione medica  investita  dall'  amministrazione  interna  nel 
senso  dell'  indirizzo  dei  mezzi  materiali  economici  al  tratta- 
mento dei  folli,  e  di  essere  1'  autorità  unica  nello  stabilimento. 
Neil'  ospizio  di  Milano,  compresa  la  stupenda  sua  casa  suc- 
cursale a  Mombello,  è  destinato  un  medico-chirurgo  per  più 
di  ogni  100  pazzi;  —  nel  grande  Asilo  di  Firenze  compresa 
la  sua  casa  ausiliaria  a  Castel-Pulci,  che  accolgono  circa  700 
ahenati,  non  vi  sono  oltre  del  direttore-medico  e  del  suo  aiu- 
tante che  tre  medici  aggiunti  ed  un  soprannumerario  :  —  al 
magnifico  stabilimento  di  Macerata,  nel  quale  quella  Provincia 
ha  profuso  spese  non  lievi,  e  che  per  ora  non  accoglie  che 
200  alienati ,  presede  indipendente  un  Medico-direttore  al 
quale  si  è  dato  un  medico  aiuto.  Nella  Casa  della  Madonna 
dell'  Arco,  vedremo  come  il  prodigato  numero  dei  medici  non 
ha  esempio. 

Lo  statuto  organico  e  regolamento  disciplinare  per  l'Asi- 
lo di  Macerata  sono  opera  dell'  illustre  alienista  G.  Giro- 
lami  ,  Medico-direttore  del  manicomio  di  Roma  ;  e  siamo 
lieti  di  offrirlo  come  modello  alla  Deputazione  provinciale 
di  Napoli  per  lo  Statuto  da  farsi  per  l'Ospizio  della  Ma- 
donna dell'  Arco  che  non  accoglie  un  numero  maggiore  di 


—  180  — 

folli  (1).  Ma  pare  che  l'orgoglio  facile  ad  offendersi  non  fa 
mai  sentire  la  voce  di  chicchessia  :  invero  la  Deputazione 
provinciale  dì  Caserta  fu  sorda  non  solo  alla  nostra  proposta 
che  facevamo  di  ritenere  il  nostro  progetto  di  regolamento, 
che  la  legge  c'imponeva  di  fare,  o  di  accogliere  modificando 
il  regolamento  del  manicomio  di  Milano  (*)  per  lo  Stabilimento 

(1)  L'esimio  Girolami  inaugurò  con  splendido  discorso  il  manicomio 
di  Macerata.  Questo  discorso  oltre  di  essere  la  storia  del  sorto  Ospizio, 
che  grandemente  forma  f  elogio  di  quella  benemerita  Rappresentanza 
provinciale,  che  non  risparmiò  zelo  e  spese  per  raggiungere  scopo  tanto 
nobile  ed  umanitario,  quel  discorso,  ripetiamo,  è  il  chiaro  svolgimento 
delle  ragioni  tecniche  di  ciascuno  art.  di  quello  statuto  e  regolamento 
interno  da  lui  con  tanta  perizia  forraolali. 

(*)  Alla  Commissione  amministrativa  negli  Ospizii  milanesi  fu  sosti- 
tuita la  sola  Direzione  medica-amministrativa  col  concorso  di  economi 
risponsabili  e  stipendiati;  e  noi  restammo  soddisfatti  essere  state  in  Mi- 
lano attuate  sì  utili  proposte.  Ecco  cume  il  prof,  cav  Romolo  Grillini 
relatore  della  commissione  che  formò  quel  regolamento,  in  cui  spicca 
la  Direzione  medica-amministrativa,  aggiunge  in  un  articolo  su  gli  Ospi- 
zii di  beneficenza  le  seguenti  linee:  — 

«  Il  regolamento  dei  manicomii  provinciali  di  Milano  debitamente  ap- 
«  provato  dalla  Regia  Prefettura  ,  è  ora  in  piena  esecuzione.  Avendo 
«  speso  assai  tempo  e  fatica  intorno  di  questo  lavoro  ,  qual  Relatore 
«  della  Commissione  presso  il  Consiglio  Provinciale,  ci  gode  l'animo 
«  nel  constatare  come  il  regolamento  in  discorso  abbia  incontrato  la 
«  piena  approvazione  di  quel  giudice  autorevole  e  competente  eh' è  il 
«  sig.  prof.  cav.  Miraglia  Direttore  del  Manicomio  di  Aversa.  In  un 
«  articolo  sulla  organizzazione  dei  manicomii  in  Italia  inserito  negli  j4n- 
«  nati  frenopatici  (  An.  V.  voi.  V.  ),  dopo  aver  deplorata  la  mancanza 
«  di  una  legge  in  Italia  ,  e  fatto  sentire  il  bisogno  di  un  ordinamento 
«  uniforme  dei  38  Ospizii  che  ricoverano  un  gran  numero  di  alienati , 
«  il  prof.  Miraglia  dichiara  che  fra  gli  statuti  organici  sanzionati  dal 
«  1863  a  tutto  il  1867  in  Italia  il  Regolamento  che  più  di  tulli  raggiunge 
a  quasi  completamente  lo  scopo  della  in^tituzione  di  sì  singolari  ospizii  e 
«  della  scienza,  è  quello  dei  manicomii  di  Milano.  »  (  Annali  Universali 
di  medicina  di  Milano,  1868,  pag.  185.  ) 

Ma  si  mantiene  a  Milano  questo  Regolamento  nell'attuale  baraonda 
di  amministrazioni  dispotiche  che  vogliono  Direzioni  mediche  serve 
umilissime?  Ne  dubitiamo. 


—  181  — 

di  Aversa,  ma  accolse  in  controsenso,  come  abbiam  detto, 
quello  del  Caravaggio  ,  incompatibile  con  ogni  buon  senso 
d' instituzione  e  servizio  di  pazzi. 

Abbiamo  citato  gli  statuti  e  regolamenti  che  governano  con 
lode  universale  gli  Ospizii  di  Milano  e  Macerata,  e  lo  schema 
di  regolamento  interno  del  dotto  alienista  Bini,  antico  medico- 
direttore del  manicomio  di  Firenze,  che  con  la  estensione 
con  cui  svolge  i  precetti  dello  statuto,  ne  corregge  le  ambi- 
guità, nelle  quali  si  cade  quando  vuol  darsi  pur  la  minima 
ingerenza  alla  amministrazione  sulla  medica  direzione  ;  affin- 
chè si  scorga  nel  confronto  che  nessun  buon  principio  informa 
il  regolamento  del  manicomio  della  provincia  di  Napoli,  e 
del  quale  1'  applicazione  ha  prodotto  in  men  di  quattro  mesi 
il  caos. 

In  questo  regolamento  adunque  il  ramo  medico,  che  non 
si  vuole  affatto  che  fosse  di  alienisti  è  separato  per  soprappiù 
dall'amministrazione  non  solo,  ma  è  talmente  dipendente  da 
un  capo  non  medico  detto  Ispettore-economo,  che  pure  il 
servizio  personale  di  assistenza,  tanto  mutabile  in  un  mani- 
comio da  un  momento  all'  altro,  dipende  da  questo  capo  che 
alla  sua  volta  ancora  attender  deve  la  venia  della  Deputazione 
provinciale.  Intanto  per  180  pazzi,  secondo  le  prescrizioni 
del  regolamento  si  nominarono  dieci  medici  e  due  chirurghi; 
e  si  cercò  un  Comitato  direttivo  di  tre  medici,  che  da  nessuno 
accettato ,  fu  temporaneamente  rappresentato  da  quattro  di 
quei  dieci  medici,  dei  quali  ciascuno  funzionò  da  Direttore  di 
un  mese!  e  dei  quali  tutti  infine  nessuno  risiedeva  nel  ma- 
nicomio ,  nuova  Babele  ! 

In  tutti  gli  Asili  dei  pazzi,  è  riconosciuto,  come  abbiamo 
detto,  un  solo  medico  alienista  per  ogni  100  folli:  nel  mani- 
comio provinciale  alla  Madonna  dell'  Arco  al  contrario  se  si 
vogliono  per  lo  stesso  numero  di  ogni  100  alienati  7  1/2  me- 
dico, oh!  certo  la  pazzia  in  questo  Ospizio  sarà  fugata  da  un 
battaghone  di  sanitari,  sostituendo  così  al  sapere  la  massa. 

Questo  regolamento  vuole  che  si  accogliessero  solo  i  pazzi 
pericolosi,  come  se  chi  è  privo  di  mente  non  porta  sempre 
con  sé  il  pericolo;  sicché  tramuta  il  manicomio  eh' e  l'istru- 
mento  principale  di  cura,  in  un  luogo  di  sola  custodia.  Ma 


^  182  — 

la  legge  vuole  che  i  folli  non  pericolosi  pure  fossero  curati, 
quando  gli  art.  172  n.  6,  e  174  n.  10  di  essa  legge  comunale 
e  provinciale  dei  20  marzo  1865  impongono  che  fosse  dovere 
delle  Provincie  il  mantenimento  dei  folli;  e  non  sapremmo 
comprendere  come  una  Nota  del  Ministro  dell'  Interno  inter- 
petrò  che  i  citati  articoli  intendessero  che  i  manicomii  non 
debbono  accogliere  che  i  mentecatti  pericolosi,  sostituendo 
così  la  questione  economica  alla  questione  di  trattamento  ed 
insieme  di  sicurezza.  La  Deputazione  provinciale  ne  distese 
il  limite  scambiando  un  atto  doveroso  di  beneficenza  con  una 
imposizione  di  economia;  ed  è  ciò  tanto  più  da  deplorarsi, 
quanto  essa  stabilendo  quali  sieno  le  follie  pericolose  e  non 
joericolose  (ma  chi  ardirebbe  asserirlo?),  respinge  dall'  Ospi- 
zio tra  r  altro  i  melanconici  o  lipemaniaci  come  innocui,  non 
sapendo  che  questi  sono  i  veri  ed  i  più  pericolosi.  Tolti  così 
i  lipemaniaci,  i  dementi,  gli  allucinati  ed  altre  specie  di  folli 
nei  suoi  regolamenti  notati,  brameremmo  sapere  qual  men- 
tecatto rimane  per  custodirsi  e  curarsi  ? 

Questo  regolamento  adunque,  storpio  aborto  della  citata 
Ministeriale  dell* Interno,  come  riverbero  del  fatuo  Statuto  di 
Aversa,  se  non  fosse  da  deplorarsi  per  la  serietà  dell'argo- 
mento, e  per  le  inconcludenze  che  ha  prodotto  nella  sua 
applicazione,  sarebbe  veramente  bernesco.  Come  poi  infine 
vi  è  garentita  la  libertà  individuale  dei  pazzi  sì  nella  ammis- 
sione che  nella  uscita  di  essi  è  un  insulto  alla  scienza  ed  al 
dritto  del  cittadino. 

In  questo  regolamento  adunque  è  da  riconoscersi  la  causa 
principale  dell'  ordinamento  anomalo  dell'  Ospizio  alla  Madon- 
na dell'  Arco;  primo  caso  di  un  manicomio  che  si  sfascia  nei 
primi  quattro  mesi  di  vita  (*) 

(*)  Era  stato  già  letto  nella  seduta  dei  27  agosto  1871  all'Accademia 
Pontaniana  questo  scritto  quando  leggemmo  nei  giornali  la  tempestosa 
discussione  dei  5  settembre  nel  Consiglio  provinciale.  Ecco  come  in 
quella  seduta  l'onorevole  consigliere  Nicotera  si  esprimeva: 

«  Nicotera,  dopo  aver  letto  la  parte  della  relazione  fatta  dalla  Deputa- 
zione provinciale  intorno  al  manicomio  dice:  .  .  .  Quanto  poi  all'ordi- 
namento, che  sistema  si  è  tenuto  per  regolare  il  servizio  medico?  Un 


—  183  — 

Il  senno  del  Consiglio  provinciale  non  permetterà  certo,  che 
così  si  arresti  l'opera  sua  tanto  sublime  ed  umanitaria  nel 
concetto  primitivo  di  avere  un  proprio  manicomio  che  deve 
esser  modello. 

I  poveri  pazzi  intanto  reclamano  il  trattamento.  Un  medico- 
direttore e  due  medici  da  risedere  assolutamente  nell'ospizio, 
vi  si  chiamino  per  concorso  o  per  nota  fama  di  essere  ve- 
ramente alienisti.  Alla  direzione  medica  del  nuovo  manico- 
mio di  Macerata  aperto,  come  abbiamo  detto,  ai  3  luglio  scor- 
so, è  stato  chiamato  il  dottor  Tonino  antico  e  distinto  medico 
alienista  dell'ospizio  di  Torino,  e  dotto  scrittore  in  medicina 
mentale.  Pel  manicomio  di  Pesaro  e  pel  nuovo  di  Parma, 
come  pure  certo  sarà  per  quelli  che  anderanno  ad  aprirsi  a 
Novara  ed  a  Pavia,  sono  chiamati  al  concorso  per  la  dire- 
zione medica  uomini  che  abbiano  prestato  il  loro  servizio  di 
Direttore-medico  o  di  medico  per  più  tempo  in  qualche  ma- 
nicomio ,  e  che  sieno  noti  per  lavori  pubblicati  in  frenia- 
tria. Del  pari  è  per  lo  stesso  manicomio  di  Aversa,  sebbene 
nessuno  siasi  presentato  al  concorso  da  un  anno  promulga- 

sistema  tutto  diverso  da  quello  che  la  logica  e  l'uso  han  dimostrato  do- 
vere lenere,  il  sistema  delle  nomine  ad  ufficii  speciali  senza  concorso. 

«  Ma,  oltre  1'  ordinamento  sanitario,  un  ordinamento  amministrativo 
si  è  dovuto  creare,  ed  anche  in  questo  ha  sbagliato  la  Deputazione 
provinciale.  Non  tardarono  a  cominciare  le  divergenze  e  le  recrimina- 
zioni tra  impiegati  amministrativi  ed  ufficiali  sanitarii,  in  conseguenza 
delle  quali  fu  sciolto  il  comitato  medico,  e  fu  mandato  a  sostenere  il 
manicomio  una  celebrità  medica  che  di  alienistica  non  s'intende  e  che 
non  ha  creduto  necessaria  la  sua  permanenza  nell'  ospedale  .... 

«  Nicotera  ritorna  a  discutere  ....  e  soggiunge:  il  tempo  vi  sarebbe 
stato  pel  concorso.  Due  mesi  decorsero  da  che  il  consiglio  si  determinò 
a  ritirare  i  matti  a  quello  che  !ì  ritirò  in  effetto  ;  ed  in  due  mesi  si  sa- 
rebbe fatto  altro  che  concorso.  Una  celebrità  è  stata  mandata  nel  mani- 
comio, ripeto,  ma  non  un  alienista,  ne  uno  che  vi  dimori  ;  e  noti  il  con- 
sigliere Sorrentino  che  i  matii  richiedono  cure  in  ogni  momento 

«  Il  Consigliere  Sandvnato  ....  dice  di  aver  pensato  sempre  la  Com- 
missione a  fare  il  meglio  degl'infermi,  e  se  sbaglio  fece  fu  l'affidarsi  a 
medici  che  «  mentivano  nell'  opinione  pubblica  un  merito  che  non  han- 
«no.  »  ec.  ec.  (Il  Piccolo,  num.  del  6  settembre  1871.  ) 


—  184  — 

io.  Ottimo  provvedimento,  quando  si  conosce  che  chiamando 
a  sì  importante  ufficio  uomini  non  allenisti ,  non  vi  sarebbe 
alcuna  ragione  di  non  collocarvi  un  canonico,  un  colonnello 
od  un  barone. 

Il  Direttore  medico  sia  indipendente  e  risponsabile,  ed  ab- 
bia l'indirizzo  amministrativo,  avendo  la  Deputazione  provin- 
ciale r  autorità  tutoria  ed  ammìnistratrice  superiore  e  di  sor- 
veglianza. Un  economo  risponsabile  dipenda  dal  direttore  me- 
dico. Questo  principio  è  l'unico  che  deve  informare  un  buo- 
no statuto  organico  pel  servizio  dei  pazzi ,  e  che  pone  nella 
direzione  medica  il  centro  di  movimento  e  di  vita  da  cui  si 
attende  il  benessere  degli  alienati  ed  il  perfetto  andamento  del- 
l'Asilo (1). 

Si  pensi  fermamente  per  un  programma  medico,  che  de- 
v'  essere  di  guida  al  progetto  architettonico  pel  manicomio 
che  sorger  deve  dalle  fondamenta;  ed  il  progetto  architetto- 
nico è  da  farsi  per  concorso.  Questa  è  la  norma  per  cono- 
scere le  spese  d' impianto  da  porsi  nei  bilanci  della  Provin- 
cia. Qui  cessiamo  di  accennare  altro ,  sapendo  pur  troppo 
quanto  le  questioni  da  risolversi  sono  numerose  e  diffìcili,  e 
che  non  mai  saranno  sciolte  fino  a  che  si  crederà  di  potersi 
provvedere  per  un  manicomio  come  se  questo  fosse  un  Ospe- 
dale o  luogo  pio  ordinario. 

Nessun  fine  di  pretensione,  ma  solo  scientifico  ed  umani- 
tario ci  fa  dire  queste  parole;  perchè  infine  dopo  tanti  anni 
di  esperienze  e  di  lavori  pubblicati  non  male  accolti  dai  dotti 
su  la  organizzazione  dei  manicomii  e  su  la  pazzia,  ci  credia- 
mo nel  dovere  di  fare  alcune  osservazioni.  Il  Consiglio  pro- 
vinciale di  Napoli  ha  troppo  senno  per  non  considerare  la 
gravità  della  questione. 

E  sia  di  esempio  la  spesa  fatta  in  Aversa  nel  1855  di  lire 
191,187.39  per  un  quartiere  non  compiuto  all'ospizio  centrale 
elevato  senza  programma  medico ,  e  su  inconsiderate  econo- 
mie, sebbene  l'esimio  architetto  N.  Stassano  avesse  usato  tutto 
il  valore  del  suo  ingegno;  oltre  a  lire  12,708,77  per  rattop- 
pare la  casa  ausiliaria  maschile  :  spese  che  andarono  tutte 

(1)  Miraglia.Le  amministrazioni  dei  manicomii  —  Caserta  1869. 


—  185  — 

perdute ,  come  dimostrammo  nel  nostro  Programma  di  un 
manicomio  modello^  nel  1861. 

Questo  esempio  può  essere  di  grande  ammaestramento  , 
quando  pure  si  sa  che  in  Aversa  per  essersi  rattoppati  sem- 
pre alla  meglio  conventi  e  prigioni,  credendo  così  creare  un 
manicomio ,  non  si  è  raggiunto  mai  lo  scopo ,  non  ostante 
le  ingenti  spese  prodigate  fin  dal  1813;  e  con  le  quali  si  sa- 
rebbe elevata  una  casa  di  pianta. 

Laonde  noi  lodando  nella  sapienza  del  Consiglio  provinciale 
di  Napoli,  siamo  certi  che  esso  svolgerà  tutto  il  suo  senno 
in  tutto  che  deve  formare  la  costruzione  speciale  e  l'orga- 
nizzazione sanitaria  ed  amministsativa  di  un  manicomio,  sic- 
ché operando  secondo  il  progresso  attuale  della  scienza,  farà 
sorgere  veramente  il  proprio  Ospizio,  dal  quale  le  altre  Pro- 
vincie si  aspettano  glorioso  esempio  e  modello. 

(  Dal  giornale  La  Libertà,  nutn.  242,  244,  246,  248,  settembre  1871). 


UN    NUOVO    MANICOMIO     PROVINCIALE   DI   NAPOLI 
IN    SAN    FRANCESCO    SALES. 

(  Giornale  Roma,  19  febbraio  1874^.  ) 

(  Riceviamo  dall'  egregio  professore  Miraglia  la  seguente 
lettera,  che  pubblichiamo  a  solo  scopo  di  mettere  sotto  gli 
occhi  di  coloro  che  si  sianno  occupando  del  manicomio 
provinciale  le  gravi  osservazioni  di  uno  dei  più  competenti 
uomini  che  abbia  Napoli. 

Il  Consiglio  provinciale  non  ha  nulla  ancora  deliberato  in 
proposito:  si  badi  dunque  a  quello  che  è  per  farsi,  per  non 
pentirsene  poi.  ) 

Quando  lessi  nei  giornali  che  il  locale  di  S.  Francesco  Sales 
sarebbe  stato  addetto  a  raccogliere  i  folli  della  Provincia  di 
Napoli  ,  già  da  tre  anni  rinchiusi  in  una  sconcia  casa  nel 
villaggio  detto  della  Madonna  dell'  Arco  ,  ed  alla  quale  per 
le  inutili  e  non  lievi  spese  fatte  si  volle  appiccicare  il  nome 
di  manicomio,  reputai  che  ciò,  essendo  una  strana  ripetizione 
del  primo  errore  ,  fosse  stato  detto  per  celia.  Imperoccliè 
chi  non  sa  che  essendo  una  costruzione  speciale  architetto- 
nica della  casa  la  prima  condizione  indispensabile  per  la 
cura  dell'alienazione  mentale  debbono  siffatti  asili  costruirsi 
di  pianta  ed  in  seguito  di  programma  fatto  da  alienisti  pra- 
tici, se  vuoisi  ottenere  lo  scopo  e  non  perdere  le  spese*?  In 
Italia  per  essersi  fino  a  pochi  anni  fa,  per  lo  più  voluto  per 
false  credenze  economiche,  come  se  la  formazione  e  la  or- 
ganizzazione di  un  ospizio  sì  singolare  fosse  questione  finan- 
ziaria e  non  di  cura  e  di  sicurezza,  ridurre  locali  impossi- 
bili a  manicomio,  non  si  hanno  in  generale  asili  veramente 
sì  speciali,  ma  bensì  semplici  ricoveri  che  diventano  spesso 
funesti  sì  per  l'indole  dei  malati,  che  per  la  condizione  di 
prigione  che  si  è  costretti  di  dare  all'  ospizio  non   opportu- 


—  187  — 

namente  potuto  ridursi  per  la  tutela  e  sicurezza  dei  ricove- 
rati, e  pei  trattamenti. 

Il  locale  di  S.  Francesco  Sales,  appena  riducibile  per  una 
meno  pessima  caserma,  è  del  tutto  inadattabile  ad  una  casa 
di  pazzi.  Esso  è  un  fastellone  di  quattro  piani,  oltre  del  pian 
terreno,  ed  ai  quali  si  ascende  per  alcune  scale  strette,  erte 
e  pericolose;  che  ove  si  credesse  renderle  sicure  vestendole 
di  graticole  di  ferro  ,  diverrebbero  gabbie  ridicole  pure  alla 
mente  degli  stessi  alienati. 

Questo  vasto  fabbricato  non  si  compone  che  di  alcuni  stan- 
zoni inutili  pei  pazzi  ;  molti  corridoi  per  lo  piìi  con  volte 
basse  e  sparpagliati ,  come  lo  sono  qua  e  là  altre  stanze. 
Non  vi  è  giardino  non  solo  che  sia  sufficiente  alla  cultura 
cui  dovrebbero  addirsi  i  folli,  ma  neanche  pel  loro  tratteni- 
mento e  passeggio,  tanto  più  che  mancano  vicine  campagne. 
E  questo  piccolo  terreno  circondato  da  case  abitate  e  da  un 
precipizio  da  un  lato,  diverrebbe  un  pozzo  ove  volesse  cir- 
cuirsi di  alte  mura. 

Insomma  questa  casa  in  mezzo  all'  abitato  ed  ai  rumori, 
sconcio  serio  che  contraddice  il  precetto  dell'isolamento  nel 
quale  è  la  calma  di  un  cervello  stranamente  funzionante  al- 
l' azione  degli  oggetti  esterni;  senza  alcuna  veduta  piacevole, 
senza  terreno  coltivabile ,  senza  acqua  abbondante  ,  ed  im- 
possibile ad  ottenere  le  condizioni  che  si  richiedono  per  lo 
accennato  isolamento  ,  e  per  le  distribuzioni  opportune  ed 
indispensabili  dei  quartieri  secondo  le  clas&i  dello  stato  so- 
ciale ed  insieme  delle  specie  di  follia  dei  reclusi,  non  sarà 
mai  affatto  un  manicomio. 

Intanto  il  fabbricato  è  in  gran  parte  cadente  e  puntellalo 
da  centinaia  dì  grosse  travi  ,  e  si  dice  averlo  la  Provincia 
comprato  per  lire  trecentomila  (*);  e  che  ora  si  sta  pensando 
alle  spese  per  riattarlo  e  ridurlo,  come  immaginano,  a  ma- 
nicomio. Le  spese  certo  saranno  enormi.  Ma  quali  studi  tec- 
nici opportuni  sono  stati  fatti  per  dar  luogo  ad  un  programma 
medico,  e  così  poter  conoscere  se,  secondo  i  principi  di  esso 
programma,  eh'  esser  deve  la  realizzazione  dei  precetti  della 

(*)  Fu  acquistato  per  lire  420,000. 


—  188  ~ 

medicina  mentale ,  fosse  qualche  quartiere  di  quel  locale 
riducibile  per  ottenere  almeno  in  parte  lo  scopo  a  cui  deve 
essere  destinata  una  casa  di  pazzi  ?  I  manicomi  non  sbuc- 
ciano come  i  funghi ,  sì  se  debbono  farsi  di  pianta ,  sì  se , 
alla  men  triste  ,  vi  si  potesse  ridurre  un  buon  locale  con 
non  molte  spese.  E  per  questo  da  per  tutto  studi  lunghi  e 
pratici  fatti  da  alienisti  sommi ,  studi  da  cui  deve  sorgere 
un  buon  programma  medico,  debbono  dettare  le  norme  pei 
progetti  architettonici  ;  ma  ciò  riuscirebbe  impossibile  per 
S.  Francesco  Sales  ,  quando  ,  come  ho  detto  ,  V  attuale  sua 
sconcia  struttura  si  oppone  ad  ogni  riforma  necessaria  al- 
meno per  le  condizioni  principali  di  cura  e  di  sicurezza;  anzi 
nello  stato  in  cui  ora  trovasi  quel  fabbricato  bisognerebbe 
spendere  più  centinaia  di  migliaia  di  lire ,  per  ottener  poi 
non  solo  niente ,  ma  un  fatto  di  regresso  deplorabile  ,  ed  a 
danno  dei  miseri  pazzi. 

Ma  più  di  tutto  chi  non  sa  che  a  quell'  altezza  non  lieve 
sul  livello  del  mare  le  malattie  nervose  e  specialmente  le 
cerebrali  vi  troverebbero  un  funesto  alimento,  come  già  ve 
lo  ritrovano  le  malattie  del  sistema  circolatorio  sanguigno  , 
malattie  ambo  tanto  ligate  tra  loro  per  le  influenze  recipro- 
che tra  questi  due  sistemi.  Anzi  sappiamo  che  fin  da  molto 
tempo  in  S.  Francesco  Sales  non  furono  mai  accolte  donne 
malate  di  cuore,  atteso  che  sollecitamente  vi  perivano.  E  vi 
si  voghono  ora  recludere  i  pazzi  ? 

Alzai  la  voce  quando  200  folli  della  Provincia  si  colloca- 
rono nei  pessimi  locah  alla  Madonna  dell'Arco.  Riconosciuto 
infine  T  errore  si  vuole  dopo  tre  anni  ripetere  lo  stesso  fallo, 
per  poi  in  seguito  ricominciar  da  capo.  E  dissi  inoltre  in  un 
mio  lavoro  (1),  che  il  Ministero  dovrebbe  guardare  non  con 
occhio  ingenuo  come  si  spende  il  danaro  della  Provincia. 
Ed  in  fatto  di  manicomio,  che  per  la  sua  struttura  speciale 
.  si  vogliono  tanti  studi  di  pratici  alienisti  per  risolvere  diffi- 
cili questioni,  è  singolare,  perchè  la  Provincia  dà  il  danaro, 
che  i  suoi  consiglieri  si  arroghino  la  pretensione  di  essere 
già  sapienti  di  una  dottrina  dai   cui   principi   ineluttabili  di- 

(1)  Il  nuovo  manicomio  provinciale  di  Napoli,  1871. 


—  189  — 

pende  la  opportuna  struttura  architettonica  ed  organizzazione 
di  una  casa  che  per  la  influenza  che  deve  avere  su  la  mente 
dei  rinchiusi  ne  costituisce  la  principale  ed  indispensabile 
condizione  del  trattamento  curativo,  della  vigilanza,  e  della 
economia;  studi  ad  essi  totalmente  ignoti. 

Dopo  la  riforma  architettonica  dei  manicomii  di  Roma,  di 
Bologna  ,  di  Pesaro  ,  di  Parma  ,  e  dopo  gli  ospizi  sorti  di 
pianta  a  Mombello  succursale  della  Senavra  di  Milano  ,  ed 
a  Macerata,  e  dopo  quello  grandioso  che  sta  sorgendo  dalle 
fondamenta  a  Novara  ,  e  del  quale  già  posseggo  le  piante  , 
che  si  additano  come  modelli  e  che  costarono  annosi  studi 
di  pratici  alienisti;  e  dopo  gli  studi  che  da  più  anni  si  stanno 
facendo  a  Milano  per  far  sorgere  il  manicomio  centrale  da 
sostituirsi  alla  orribile  Senavra,  è  deplorabile  che  in  Napoli, 
dove  veramente  si  potrebbe  far  sorgere  dalle  fondamenta  un 
ospizio  modello,  si  pensa  senza  ripetuti  ed  opportuni  studi, 
a  rattoppare  case  ,  che  si  ha  il  coraggio  di  appellare  ma- 
nicomii. 

Si  faccia  quindi  per  erigere  un  ospizio  di  folli  un  program- 
ma medico  elaborato  secondo  i  precetti  della  scienza,  e  che 
sarebbe  colpa  violare  nei  progressi  attuali  di  medicina  men- 
tale. Si  pubblichi  un  concorso  pel  migUore  progetto  archi- 
tettonico che  raggiunga  lo  scopo  del  programma;  e  vedrassi 
che  la  spesa  sarà  meno  di  quella  che  andrebbe  pel  rattop- 
pamento dell'inutile  S.  Francesco  Sales. 

Io  so  che  si  predica  al  deserto.  Non  ho  voluto  qui  che 
accennare  appena  allo  sbaglio  che  va  a  compiersi  se  quello 
strano  fabbricato  si  destinerà  a  raccogliere  i  pazzi ,  sì  per 
là  parte  di  trattamento  e  di  sicurezza  che  di  economia;  im- 
perocché è  megho  dire,  come  farò  un'  altra  volta,  le  condi- 
zioni che  si  richiedono  affinchè  un  ospizio  dei  più  miseri 
malati  raggiunga  lo  scopo  della  sua  speciale  destinazione  , 
per  comprendersi  che  non  bisogna  così  alla  carlona  buttar 
via  ingenti  somme  senza  sapere  quello  che  deve  farsi. 

Dott.    B.    G.    MlRAGLIA. 


UN   MANICOMIO   IN   NAPOLI. 
(  Giornale  V  Omnibus,  46  aprile  i874^) 

(Sul  manicomio  che  s'intende  istituire  in  Napoli  nel  lo- 
cale di  S.  Francesco  Sales  in  via  Salvator  Rosa  pubblichiamo 
con  piacere  una  lettera  che  ci  vien  diretta  dal  chiaro  pro- 
fessore cav.  Miraglia  :  ) 

Napoli  15  aprile  1874. 

Lessi  nel  Piccolo  del  di  20  del  mese  scorso  di  marzo  che 
la  Commissione  per  la  formazione  di  un  manicomio  in  Napoli 
aveva  offerto  340,000  lire  (*)  all'Albergo  dei  poveri  per  l'ediflzio 
di  San  Francesco  Sales;  ed  ove  questa  offerta  non  fosse  stata 
accettata,  si  sarebbe  proposta  al  Consiglio  la  costruzione  di 
un  nuovo  edifìzio  ad  uso  di  manicomio,  per  la  quale  si  ban- 
direbbe un  concorso. 

Ed  ora  che  all'  oggetto  va  a  convocarsi  il  Consiglio  pro- 
vinciale ,  sembra  che  l'Albergo  dei  poveri  avesse  accettato 
la  proposta  della  Commissione,  perchè  quando  avrebbe  esso 
potuto  più  afferrare  sì  bella  occasione  per  togliersi  dalle 
spalle  quelle  sconce  e  guaste  fabbriche  per  le  quali  si  sono 
perdute  tante  spese? 

Però  scorgendo  che  ove  non  fosse  stata  accettata  quella 
proposla  si  sarebbe  pensato  alla  costruzione  di  un  nuovo 
edifìzio  ,  è  da  sperare  nel  senno  del  Consìglio  provinciale 
nei  rigettare  quella  funesta  proposta  per  dar  luogo  al  pro- 
getto di  far  sorgere  il  manicomio  dalle  fondamenta. 

Intanto  osservo  che  un  concorso  per  la  costruzione  archi- 
tettonica di  una  Casa  di  pazzi  senza  precedenza  di  uno  stu- 
diato programma  medico,  sarebbe  qui  la  smania  di  far  sor- 
gere un  Ospizio  cotanto  speciale  a  controsenso  dei  principii 

(*)  Come  abbiamo  notato  a  pag.  187  si  pagarono  420,000  lire. 


—  191  — 

freniatrici  che  hanno  già  stabihto:  La  costruzione  di  un  ma- 
nicomio deve  essere  meno  V  opera  di  un  architetto  che  la 
realizzazione  dei  principii  della  medicina  mentale.  (Falret, 
visite  à  V  établissement  d'  aliènés,  p.  42), 

In  somma  si  faccia  uno  studiato  programma  medico  e  si 
pubbliclii,  in  prima  per  sentire  le  osservazioni  degli  alienisti 
e  poi  per  presentarlo  al  concorso  degli  architetti ,  affinchè 
potessero  offrire  un  progetto  architettonico  secondo  i  prin- 
cipii del  pubblicato  programma  medico. 

È  da  sperare  che  il  Consiglio  provinciale  ci  penserà  seria- 
mente; e  per  questo  credo  utile  di  trascrivere  quello  che  su 
la  notata  mia  lettera  intorno  al  nuovo  manicomio  provin- 
ciale di  Napjoli  a  San  Francesco  Sales  han  manifestato  al- 
cuni dotti  e  sperimentati  alienisti. 

I  dottori  A.  Verga  e  S.  Biffi  nel  riprodurre  quella  lettera 
neWArchivio  delle  malattie  nervose  che  si  pubblica  in  Mi- 
lano (fase,  di  marzo  1874)  dicono  :  sotto  questo  titolo  tro- 
viamo nel  Roma  (  19  febbraio  )  giornale  del  mattino  che  si 
stampa  in  Napoli ,  una  lettera  del  prof.  B.  G,  Miraglia  , 
eh'  è  valida  protesta  contro  un  progetto  dissennato. 

E  scrivevami  al  proposito  il  Nestore  degli  alienisti  itahani 
dottor  Gio.  Stef.  Bonacossa  Direttore  del  manicomio  di  To- 
rino ai  26  febbraio  ultimo.  «  Ho  letto  il  vostro  articolo  un 
«  nuovo  manicomio  ec. 

«  Non  conosco  la  località  dove  si  tratta  stabilire  questo 
«  spedale;  ma  dalle  notizie  che  avete  date  e  del  luogo  e  del 
«  fabbricato,  che  si  vorrebbe  destinare  a  tale  uso,  e  per  la 
«  stima  che  ben  meritate  su  di  simili  materie,  non  posso  a 
«  meno  di  convenire  nella  vostra  sentenza.  — L'è  veramente 
«  una  trista  fatalità  per  noi  italiani  cultori  della  medicina 
«  psicologica  di  vedere  sempre  conculcati  i  principii  che  si 
«  dovrebbero  seguire  in  tali  occorrenze,  e  siano  posti  in  non 
«  cale  per  lo  più  nel  nostro  paese  i  nostri  voti ,  non  sola- 
«  mente  per  la  formazione  di  manicomii,  sebbene  ancora  per 
«  la  sanzione  delle  leggi  da  tanto  tempo  incessantemente  ed 
«  ognora  invano  domandate.  Il  perchè  dispero  oramai  che 
«  sieno  per  riuscire  vani  tutt'  i  nostri  conati  sotto  ogni  rap- 
«  porto. 


—  192  — 

«  L' andazzo  di  trascurare  i  consìgli  della  scienza  medica 
«  ed  il  falso  concetto  che  hanno  i  legislatori,  i  giudici  ed  i 
«  giurisperiti  della  capacità  loro  a  pronunziare  perfetto  giu- 
«  dizio  su  quanto  è  di  competenza  della  medicina  ,  non  ha 
«  mai  potuto  essere  emendato  !  » 

È  da  far  voti  che  il  Consiglio  provinciale  pensi  che  un 
pentimento  non  farebbe  poi  riacquistare  le  spese  perdute. 

Dottor  B.  G.  Miragli  A. 


IV. 


(Giornale  11  Pungolo,  /  agosto  i87i) 

(Attesa  la  gravità  delle  questioni  che  si  collegano  all'im-j 
pianto  di  un  manicomio  a  S.  Francesco  Sales  e  l'interesse 
non  lieve  che  vi  à  la  città  e  la  provincia  di  Napoli,  pubbli- j 
chiamo  anche  la  seguente  lettera  dell'  egregio  prof.  Miraglia, 
giudice   certo   competentissimo  in  una   controversia  come 
questa  :  ) 

Napoli  31  luglio  1874. 

(*)  Senza  divagare  nella  questione —  tutta  praticai 

e  scientifica  sebbene  non  possa  essere  trattata  estesamente 
nei  giornali,  dov'è  facile  che  la  discussione  diventi  disputa] 
inutile  —  giova  che  il  pubblico  ne  conosca  l' importanza  nei] 
temi  principali  che  sono  i  seguenti: 

1.  Quali  sono  le  condizioni  che  la  scienza  e  la  pratica  hanno! 
stabilito  di  essere  indispensabili  per  la  costruzione  speciale 
ed  organizzazione  di  una  Casa  destinata  alla  cura,  tratta- 
mento e  sicurezza  dei  pazzi  ? 

2.  Essendo  queste  condizioni  molteplici,  speciali  e  di  di- 
versa natura,  permettano  che  un  locale  qualunque,  malgrado 


(*)  Riproduciamo  qui  la  parte  della  lettera  che  più  interessa  lai 
questione  del  manicomio. 


—  193  — 

le  riduzioni  più  ampie  possibili,  potesse  essere  ridotto  a  rag- 
giungere almeno  in  parte  le  condizioni  imposte  dalla  scienza; 
e  cosi  armonizzare  la  organizzazione  interna  del  servizio  pel 
trattamento  e  per  la  sicurezza  con  la  costruzione  tutta  sin- 
golare architettonica  della  Casa  ? 

3.  Un  fastellone  di  quattro  piani  oltre  il  quinto  al  pianter- 
reno, tanto  contrario  ai  precetti  del  trattamento,  della  vigi- 
lanza e  della  sicurezza,  può  essere  atto  alla  trasformazione 
di  un  Ospizio  sì  speciale,  che  non  bisogna  paragonare  per 
nulla  con  un  Ospedale  comune  ? 

4..  Le  massime  freniatriche  vogliono  che  una  casa  di  pazzi 
debba  stare  in  mezzo  o  fuori  1'  abitato  ?  E  quale  luogo  è  da 
preferirsi? 

5.  I  manicomi  defflnitivi  per  raggiungere  il  fine  della  loro 
destinazione,  permettono  la  scelta  di  un  locale  trasformabile 
pur  solo  in  parte,  o  che  sieno  eretti  dalle  fondamenta? 

6.  La  questione  della  costruzione  ed  organizzazione  di  un 
manicomio  è  questione  esclusiva  finanziera  ed  economica, 
oppure  questione  di  cura,  di  trattamento  e  di  sicurezza,  nella 
quale  là  prima  viene  naturalmente  compresa  ed  assorbita  ? 

E  così  tante  altre  questioni  speciali  di  distribuzione  interna 
architettonica  che  marciano  di  pari  passo  con  V  organizza- 
zione interna  di  un  facile  e  non  ingarbugliato  servizio  di  trat- 
tamento e  di  vigilanza.  Nelle  quali  cose  tutte  consiste  vera- 
mente r  economia. 

Dopo  la  risoluzione  di  questi  quesiti  si  scorgerà  chiaro  se 
il  locale  di  S.  Francesco  Sales  si  presterà  all'  applicazione 
almeno  di  alcune  delle  condizioni  volute  dai  precetti  della 
medicina  mentale. —  Per  me  sono  certo  che  non  ne  raggiun- 
gerà una. 

Intanto  domenica,  26  di  questo  spirante  mese,  nella  nostra 
R.  Accademia  medico-chirurgica  il  prof.  Sebastiano  de  Luca 
propose  che  1'  Accademia  trattasse  la  questione  del  manico- 
mio a  S.  Francesco  Sales.  Dopo  la  discussione  se  doveva 
prendere  in  considerazione  siffatta  proposta,  nella  quale  pre- 
sero parte  in  contrario  i  socii  Fede  e  Pasquale,  ed  in  favore 
i  socii  De  Orecchio,  De  Sanctis  ed  il  sottoscritto,  la  proposta  ' 

De  Luca  fu  ammessa  a  maggioranza  di  voti  17  sopra  quattro 

13 


—  194  — 

contrarli.  Sicché  nella  tornata  di  agosto  comincerà  la  discus- 
sione su  r  oggetto. 

Per  la  qual  cosa  sarà  molto  autorevole  la  sentenza  di 
questo  rispettabile  Corpo  Accademico.  ' 

Dottor   B.    G.   MlRAGLIA. 


É  importante  porre  innanzi  al  nostro  discorso  sul  mani- 
comio a  S.  Francesco  Sales,  quanto  se  ne  disse  nell'Acca- 
demia medico-chirurgica  di  Napoli,  e  far  seguire  il  rapporto 
della  Commissione  e  la  decisione  dell'Accademia  (i). 

TORNATA   ORDINARIA   DEL  26   LUGLIO    1874. 

Presidenza  del  Prof.  €av.  Jacolucci. 


Sunto  degli  atti  verbali. 

Il  socio  Be  Luca  Sebastiano,  prende  la  parola  per  fare  la  seguente 
mozione.  Poiché,  come  si  dice,  trattasi  d'istituire  in  Napoli  un  mani- 
comio provinciale  nello  Stabilimento  di  S.  Francesco  Sales  per  lo  quale 
vi  sono  state  delle  opinioni  diverse  per  la  località,  sito,  esposizione  ec. 
crede  l'Accademia  doversene,  e  potersene  ingerire,  sempre  in  riguardo 
alla  scienza,  ed  alla  umanità,  e  dare  all'uopo  un  suo  parere? 

Il  Presidente,  consultato  all'uopo  il  nostro  Statuto,  il  quale  ammette 
la  discussione  di  tutto  ciò ,  che  riguarda  la  Clinica  Medica  in  generale, 
ne  fa  la  corrispondente  proposta.  ^ 

Il  socio  Miraglia  ha  la  parola,  e  dice,  ch'egli  ha  dimostrato  colla 
stampa  le  sue  idee  contrarie  ad  un  manicomio  a  S.  Francesco  Sales, 
perchè  ritiene  indispensabile  per  la  sua  esatta  istituzione  la  precedenza 
d'un  progetto  tecnico ,  e  tale  a  ben  corrispondere  a  quanto  all'uopo 
bisogna,  e  ricorda,  che  senza  progetto  architettonico,  e  corrispondente 

(1)  Resoconto  delle  Adunanze  e  dei  Lavori  della  Reale  Accademia  medico- 
chirurgica di  Napoli.  Tomo  XXVIII,  — 1874. 


—  195  — 

programma  non  possa  istituirsi  un  manicomio  da  servire  agli  alienati , 
ed  alla  scienza. 

Il  socio  de  Crecchio  espone  ,  che  per  tale  importante  discussione , 
crede  doversi  fissare  una  giornata  apposita,  e  poiché  il  nostro  socio 
Buonomo  è  appunto  l'iniziatore  del  manicomio  anzidetto,  stima  neces- 
sario, che  vi  sia  presente,  e  ne  prenda  parte. 

Il  socio  Fede  opina^  che  l'Accademia,  secondo  lui,  non  debba  inge- 
rirsi di  tale  argomento,  il  quale  potrebbe  condurre  a  questioni  che  non 
appartengono  al  Consesso.  E  nel  caso  affermativo,  stima  anch' egli  col 
de  Crecchio  di  aggiornarsi  la  discussione  per  esservi  presente  il  socio 
Buonomo. 

Il  socio  de  Sanctis,  crede  che  l'Accademia  possa  bene  occuparsi  di 
tale  argomento ,  perchè  si  tratta  di  discutere  su  principii  limitati  alla 
scienza  alienistica,  e  come  tali  non  esservi  precisa  necessità  della  pre- 
senza del  Buonomo. 

Il  Presidente  vuol  mettere  ai  voti  la  proposta  De  Luca  per  sapere  se 
l'Adunanza  intenda  o  pur  no  accettarla. 

Il  socio  de  Crecchio  ripiglia  la  parola  per  dire,  che  senza  venire  ai 
voti  su  tale  materia,  basta,  a  suo  modo  di  vedere,  che  si  fissi  un  giorno 
per  la  discussione. 

Il  socio  De  Luca  Sebastiano ,  dice  ,  che  ove  si  voglia  appoggiare  dai 
Socii  la  sua  proposta,  non  rimane,  che  stabilirne  la  discussione. 

Il  socio  Pasquale,  ha  la  parola  per  dire,  che  trattandosi  d'un  affare 
per  cui  TAccademia  non  è  stata  richiesta,  e  toccando  nella  discussione 
interessi  materiali  e  morali  della  provincia,  non  pare,  che  l'adunanza 
debba  secondo  lui,  ingerirsi.  E  ove  si  voglia,  crede  necessario  che  si 
venga  ai  voti. 

Il  socio  Miraglia  stima  opportuno  e  giusto,  che  il  corpo  Accademico 
s'interessi  d'una  questione  puramente  scientifica  per  la  sua  applica- 
zione all'umanità  sofferente. 

Il  socio  Fede,  appoggia  il  parere  del  socio  Pasquale,  che  cioè  l'Ac- 
cademia non  debba  impegnarsi  a  tale  riguardo  per  non  discendere  ad 
affari  puramente  materiali,  e  di  genere  non  scientifico. 

L'adunanza  chiede  la  votazione  sulla  proposta  De  Luca. 

Il  Presidente  la  pone  ai  voti. 

I  convenuti  in  numero  legale  1'  accettano  a  maggioranza  di  voti. 

II  Presidente  rimette  la  discussione  nella  prossima  riunione. 


TORNATA   ORDINARIA   DEL    30   AGOSTO   1874. 

Presidenza  del  Comm.  Senatore  Tommasi. 


Sunto  degli  atti  verbali. 

Il  Presidente  apre  la  discussione  su  la  proposta  del  socio  De  Luca 
Sebastiano,  relativa  allo  Stabilimento  di  S.  Francesco  Sales  prescelto 
per  la  istituzione  d'un  manicomio  provinciale 

11  proponente  De  Luca  prende  la  parola  per  dichiarare  che  nella  sua 
proposta  non  intende  di  fare  questione  personale,  ma  unicamente  di 
presentare  un  argomento  relativo  alla  scienza  per  la  istituzione  di  un 
manicomio. 

Il  socio  De  Sanctis  ha  la  parola,  e  ricorda  in  prima,  che  male  a  pro- 
posito s'invocano  come  autorevoli  e  tecnici  i  pareri  de' Membri  del 
Consiglio  di  Sanità  provinciale,  e  degli  Architetti  per  la  edificazione  di 
un  manicomio  moderno  in  S.  Francesco  Sales.  Difatti  quel  Consiglio  di 
Sanità  dette  un  parere  favorevole  a  maggioranza  di  uno ,  il  quale  es- 
sendo il  solo  un  pò  tecnico,  confessava  di  aver  votato  senza  alcuna  co- 
gnizione della  cosa,  ma  solo  per  riguardo  a  persone.  Gli  altri  votanti 
erano  Avvocati,  ed  un  Chimico.  Non  doversi  tener  conto  del  parere  de- 
gli Architetti,  perchè  questi  purché  si  edifichi,  dicon  lutto  possibile, 
brigandosi  poco  o  nulla  del  tecnicismo ,  e  dei  folli.  Molto  meno  poi  po- 
teva essere  tecnico  ed  autorevole  un  tal  voto  emesso  dal  Consiglio  pro- 
vinciale ;  poiché  per  compiere  un'affare  non  dette  ascolto  alla  relazione 
contraria  del  Consigliere  Fusco ,  ed  alle  gravi  parole  del  Consigliere 
Galletti.  Entra  poi  nell'argomento,  e  nella  questione  più  generale,  cioè, 
se  le  alture  sieno  favorevoli  alla  igiene  de' folli.  Per  unanime  consen- 
timento si  afTerma  oggi,  che  ciò  sia  sfavorevole,  anzi  il  socio  Buonomo 
à  questa  sentenza  non  oppone  ragionamenti  che  valgano  a  provare,  che 
le  alture  siano  favorevoli ,  od  almeno  indifferenti ,  e  nei  suoi  scritti  in 
risposta  al  Prof.  Tommasi,  cerca  piuttosto  dimostrare,  che  S.  Francesco 
Sales  non  sia  un'altura,  servendosi  di  tre  argomenti.  Il  primo  è  che 
S.  Martino,  il  Vomere,  ed  Antignano  siano  più  alti  di  S.  Francesco 
Sales;  al  che  De  Sanctis  oppone,  che  non  perchè  il  Vesuvio  è  più  alto 
dell'Eremitaggio,  e  della  Specola  Vesuviana,  lo  eremitaggio,  e  la  Spe- 
cola non  sono  alture,  tutto  essendo  relativo  in  questo  mondo. —  S.Fran- 


—  197  — 

Cesco  è  meno  alto  di  soli  due  metri  dalla  Specola  di  Capodimonte!  — 
In  secondo  luogo  il  Buonomo  chiama  in  soccorso  la  Svizzera,  che  gli 
oppositori  di  S.  Francesco  Sales  vorrebbero  condannare  a  non  avere 
manicomio;  ma  de  Sanctis  dice,  che  se  la  Svizzera  ha  altissimi  monti, 
ha  perciò  profonde  valli,  e  tra  queste,  e  quelle  cime  vi  sono  certamente 
punti  intermedi  relativi  sempre.  Il  3.**  argomento  del  Buonomo  è,  che 
alla  strada  Salute  la  medicina  vecchia,  e  la  nuova  han  mandato  sempre 
i  malati  ;  ma  si  risponde,  che  non  vi  furono  mai  mandati  i  folli,  i  quali 
vi  peggiorarono.  Segno  è  dunque,  che  nella  via  Salute,  già  più  bassa  di 
S.  Francesco,  si  sono  distinte  sempre  malattie  da  malattie. 

Il  2."  argomento  è  pure  essenziale,  che  cioè  S.  Francesco  stia  entro 
l'abitato,  lontano  da  strada  ferrata,  in  contiguità  con  un'Ospedale,  con 
strade  pubbliche,  ed  edifizì.  Contro  questo  fatto  evidente  si  allegano 
manicomi  entro  le  Città,  senza  pensare  all'epoca  in  cui  furono  costruiti! 

Il  3.°  è  la  mancanza  di  terreno  libero  ,  essendo  oggi  convenuto ,  che 
per  ogni  cento  folli  vi  vogliono  due  ettari  di  terreno  (  6  moggia  )  ,  e 
S.  Francesco  non  ne  ha  neppure  un  decimo. 

Il  4.®  è  l'acqua  ,  che  De  Sanctis  crede  scarsa  per  darne  da  100  a  150 
litri  al  giorno  per  ogni  folle,  compreso  tutto  ,  eccetto  le  latrine,  e  la 
lavanda  della  biancheria ,  e  dimostra  questa  scarsità  dall'esempio  del 
vicino  Ospedale  Clinico,  dove  si  credeva  essere  acqua  inesauribile,  e 
dopo  pochi  mesi,  per  200  inferrai  appena,  si  dovettero  spendere  40mila 
lire  dalla  Provincia  per  iscavare  un  cunicolo  di  93  metri,  e  portarvi 
r  acqua  dal  Carmignano  ;  cunicolo  che  dovrebb' essere  di  130  metri  per 
S.  Francesco  Sales.  Accenna  infine  all'Edificio  di  4  piani,  dannoso  ai 
folli;  che ,  anche  ridotto,  non  sarà  sufficiente  a  fare  degli  alienati  di 
mente,  e  loro  categorie  una  perfetta  e  razionale  separazione.  Lascia  le 
altre  cose  più  minute  ed  interne  al  socio  alienista  Miraglia. 

Il  socio  Miraglia  avuta  la  parola,  legge  un  lungo  discorso  nel  quale 
ponendo  tutte  le  condizioni,  che  oggi  la  Scienza  richiede  per  la  istitu- 
zione di  un  manicomio  modello,  esamina  in  seguito  se  queste  condizioni 
possonsi  rinvenire  in  S.  Francesco  Sales;  e  conchiude,  che  non  vi  ha 
nessuna  delle  condizioni  volute.  —  (  Segue  il  discorso  del  Miraglia.  ) 


—  198  — 


IL   NUOVO    MamiCOMIO    PROVINCIALE   DI    NAPOLI    NELL'EDIFICIO   DI 

S.  Francesco  Sales  ,  ed  i  principii  fondamentali  per  la 

COSTRUZIONE   ED   ORGANIZZAZIONE   DEGLI   OSPIZII   DEI  FOLLI. 

Avendo  quest'Accademia  Medico -Chirurgica  determinato  | 
nella  tornata  dei  26  di  luglio  scorso  di  trattare  scientifica- 
mente la  questione  su  le  condizioni  che  si  richiedono  per  ot- 
tenersi un  manicomio  per  la  Provincia  di  Napoli  che  sia  atto 
secondo  le  esigenze  della  Freniatria,  ora  tanto  in  progresso, 
a  raggiungere  il  fine  della  sua  destinazione ,  mi  credo  nel- 
r obbligo  di  sottoporre  al  criterio  di  tanto  illustre  Consesso 
alcuni  precetti  che  già  ora  tutti  gli  alienisti  ammettono  come 
elementi  indispensabili  per  la  costruzione  ed  organizzazione 
di  Asili  cotanto  singolari,  e  che  ho  creduto  vedere  confermati 
nei  miei  lunghi  anni  di  esperienza.  . 

Il  Consiglio  provinciale  di  Napoli  ha  approvato  che  sì  adat-   i 
tasse  a  manicomio  l'edifìcio  di  S.  Francesco  Sales,  costruito 
già  per  altra  destinazione,  e  situato  nella  parte  più  elevata    | 
di  questa  città,  e  che  fu  unito   all'Amministrazione  dell'  Al-    j 
bergo  dei  poveri  nel  1816. 

Nella  medesima  tornata,  ricorderete,  o  signori,  che  io  dis- 
si, che  non  bisognava  entrare  per  nulla  su  le  ragioni  della 
deliberazione  ora  inappellabile  del  prelodato  Consiglio  pro- 
vinciale; ma  di  determinare  le  condizioni  che  già  la  Frenia- 
tria impone  per  ottenere  un  manicomio,  e  che  il  violarle  sa- 
rebbe colpa  per  la  scienza  di  non  averne  notati  gli  errori  ; 
tanto  più  che  Napoli  per  la  sua  Provincia  ha  dritto  di  avere 
un  Asilo  di  alienati  che  non  sia  inferiore  ad  alcuno  dei  mi- 
ghori  Ospizii,  perchè  ne  ha  i  mezzi  tutti. 

Se  r  edifìcio  di  S.  Francesco  Sales  con  le  sue  trasforma- 
zioni promesse  non  contraddirà  tali  condizioni,  tanto  meglio 
per  r  Amministrazione  della  provincia  che  non  avrà  a  la- 
mentare di  aver  perdute  le  spese.  Ma  io  noi  credo. 

Per  veder  ciò  non  vi  vuole  che  il  buon  senso  di  confronto 
trai  principii  che  vado  esponendo  e  la  loro  applicazione. 


—  199  — 

Per  la  qual  cosa  io  non  farò  altro  che  esporre  le  principali 
massime  indispensabili  e  norme  da  seguirsi  nella  fondazione, 
costruzione  ed  organizzazione  dei  manicomii,  già  applicate 
nella  erezione  del  maggior  numero  degli  Ospizii  del  mondo, 
e  che  in  Italia  vanno  già  ora  mano  mano  attuandosi 

I. 

Isolamento.  —  Situazione  e  scelta  del  luogo. 

Una  Casa  che  deve  accogliere  malati  nelle  facoltà  della 
mente,  i  quali  hanno  dritto  al  trattamento  ed  alla  sicurezza, 
deve  rappresentare  la  realizzazione  dei  precetti  della  medi- 
cina mentale. 

Per  lo  che  prima  di  venire  al  mio  determinato  assunto  è 
indispensabile  di  accennare  ad  un  concetto  chiaro  e  generale 
della  pazzia,  di  cui  il  principale  istrumento  di  cura  e  di  gua- 
rigione è  la  Casa  appositamente  costruita  ed  organizzata, 
nella  quale  debbono  dimorare  quei  disgraziati;  e  senza  di 
cui  è  un'  arditezza  strana  parlare  di  manicomii.  La  oppor- 
tuna costruzione  architettonica  della  Casa  è  per  me  l' unica 
condizione  di  reprimere  e  riordinare  le  turbate  facoltà  cere- 
brali ed  esercitare  le  sane,  importante  mezzo  favorevole  al- 
l' applicazione  dei  trattamenti  fisici  e  morali.  Sicché  ove  ciò 
mancasse  fallirebbe  lo  scopo  per  cui  tali  Asili  sono  destinati. 

Il  cervello  è  1'  organo  per  cui  si  svolgono ,  si  manifestano 
e  si  esercitano  le  sue  facoltà.  Questo  cervello  in  contatto  ed 
in  relazione  col  mondo  esteriore  per  mezzo  dei  sensi  che  vi 
trasportano  impressioni  eccitatrici ,  è  un  organo  in  attività 
perennemente  operante  su  quelle  stimolazioni,  imperocché  è 
sempre  attivo  ciò  che  reagisce. 

Or  disordinate  in  tutto  o  in  parte  le  funzioni  speciali  del- 
l'encefalo nelle  manifestazioni  intellettuali,  morali  ed  istintive, 
n'  é  logica  conseguenza  che  quanto  sul  cervello  agisce  dal 
mondo  esteriore,  non  può  che  determinare  quest'  organo  e 
funzionare  stranamente  cioè  secondo  il  suo  stato  material- 
mente modificato.  Per  la  qual  cosa  il  più  importante  mezzo 


—  200  — 

di  fare  che  il  cervello  riposi  e  sia  con  norme  tutte  speciali 
guidato  nelle  sue  funzioni  in  modo  che  quanto  è  fuori  di  sé, 
diventi  un  nuovo  mondo  di  elementi  riordinatori  delle  sue 
sensazioni  trasformate  ed  operazioni  pervettite,  si  è  quello 
di  allontanare  dai  suoi  sensi  quanto  può  essere  divenuto 
stimolo  soverchiante  e  doloroso  su  di  esso  reso  morbosa-' 
mente  eccitabile  ;  ed  alimentare  così  le  sensazioni  che  sol- 
levino, ricreino  l'animo  dell'infermo;  vero  mezzo  è  tutto 
questo  di  esercitare  con  regole  apposite  le  superstiti  facoltà 
sane  per  reprimere  e  riordinare  le  malate.  Né  vale  il  porre 
innanzi  il  cervello  dei  dementi  paralitici  come  organo  inec- 
citabile, perchè  anzi  questi  sono  i  più  soggetti  ad  andare  in- 
contro agli  accessi  maniaci,  indizio  di  facile  irritabilità  della 
loro  fibra  cerebrale.  E  poi  questi  alienati  nelle  nostre  Pro- 
vincie non  sono  che  il  5  o  6  per  ogni  100  foUi. 

Lo  scopo  di  siffatto  ed  indispensabile  isolamento  viene 
compreso  in  una  speciale  costruzione  architettonica  ed  orga- 
nizzazione della  Casa  che  deve  accogliere  tali  malati.  Né 
questa  principale  condizione  può  ottenersi,  e  per  la  quale 
possono  raggiungersi  le  altre  del  pari  importanti,  ove  questa 
Casa  non  sia  situata  lungi  dai  rumori,  e  per  dire  in  una 
parola,  fuori  dei  luoghi  abitati,  in  silenziose  vaste  ed  amene 
campagne.  • 

Ad  ottenere  quindi  lo  scopo  più  speciale  di  occupare  le 
facoltà  sane  per  reprimere  e  riodinare  le  malate,  non  s' in- 
tende che  i  folli  fossero  reclusi  in  maniera  da  vedersi  sempre 
attorno  mura  di  prigioni  ed  innumerevoli  inferriate,  e  privi 
di  ogni  comunanza  sociale;  .ma  di  aver  luoghi  di  passeggio, 
di  diporto,  di  occupazioni,  di  giardinaggio  e  di  coltivazione 
nel  proprio  vasto  recinto,  nella  quiete  e  nella  calma. 

É  quindi  molto  logico  considerare  che  una  Casa  di  pazzi 
in  mezzo  ai  rumori  dell'  abitato  è  molto  più  che  riprovevole; 
e  tutti  gli  ahenisti  lo  hanno  condannato. 

In  quanto  alla  situazione  tutti  gli  alienisti  convengono  sulla 
scelta  del  luogo,  che  dev'  essere  inclinato  ed  a  poca  e  non 
grande  distanza  dalla  città,  ottenendosi  in  tal  modo  sì  la 
calma  e  la  quiete  dei  malati,  che  la  facihtà  del  servizio  e 
dello  avviamento  amministrativo.  Difeso  dai  venti  del  nord 


™.  201  — 

e  dalla  umidità  che  le  colline  troppo  vicine  e  superiori  gli 
addosserebbero  sopra,  il  terreno  asciuttò  pel  piano  inclinato 
in  cui  sorge  il  fabbricato,  con  vedute  ridenti  e  variate,  acque 
abbondanti,  e  campagne  spaziose  per  passeggio,  e  per  sito 
ortivo  e  da  coltivare,  deve  avere  i  limiti  al  di  là  di  questi 
recinti  per  la  calma  e  quiete  maggiore. 

Nel  perimetro  delle  grandi  città  potrebbero  esservi  luoghi 
che  raggiungessero  tali  condizioni  pei  giardini  estesi  che 
rendono  un  terreno  segregato  dall'  abitato  :  allora  sarebbe 
da  conciliarsi  la  situazione  dell'  Ospizio  con  certe  esigenze; 
come  è  stato  a  Bologna  ed  a  Roma,  ed  a  qualche  altro  ma- 
nicomio d'Italia,  unendo  al  vecchio  fabbriche  nuove;  e  come 
lo  è  stato  a  Parigi  pel  nuovo  Ospizio  clinico  che  se  lo  è  dentro 
la  città,  presenta  l' isolamento  opportuno  pei  vasti  giardini 
che  lo  circondano,  e  per  tutte  le  condizioni  favorevoli  cui  ha 
dato  luogo  1'  elevazione  dalle  fondamenta. 

Dice  Esquirol,  seguito  da  tutti  i  psichiatri,  che  un  mani- 
comio deve  essere  situato  al  di  fuori  e  non  lungi  da  una 
città,  e  sopra  un  terreno  assai  vasto  esposto  a  levante  ed 
alcun  poco  inclinato  di  maniera  che  il  pendio  del  suolo  lo 
renda  libero  dalla  umidità. 

Parchappe  stabilisce  che  «  un  luogo  mediocremente  ele- 
»  vato,  un  pendìo  dolcemente  inclinato,  realizzano  come  ter- 
»  reno  di  assetto  le  condizioni  più  favorevoli  per  la  fonda- 
»  zione  di  un  manicomio;  mentre  le  magnifiche  vedute  che 
»  potessero  offrire  gli  Stabilimenti  collocati  su  terreno  elevato 
»  si  fanno  pagare  a  caro  prezzo  per  le  intemperie  dell'aria 
»  e  penuria  di  acqua.  Il  terreno  deve  fornire  per  sé  stesso 
»  un'  abbondante  quantità  di  acqua  potabile  »  (1). 

In  vero  è  noto  come  nei  terreni  elevati  non  può  che  ad 
immensa  profondità  ritrovarsi  acqua  sorgiva  e  scarsa,  sic- 
ché si  é  costretto  di  raccogliere  l'acqua  piovana  nelle  cisterne 
dalle  tettoie  del  fabbricato,  le  quali  pure  avessero  l'estensione 
maggiore  non  potranno  mai  raccogliere  acqua  sufficiente  pei 
bisogni  moltiplici  ed  incessanti  di  un  manicomio.  Altro  che 

(1)  Parchappe,  Des  principes  a  suivre  dans  la  fondation  et  la  cpn- 
structions  des  Asiles  des  Aliénés»  pag.  186. 


—  202  - 

cisterne  ed  un  pozzo  profondo  vi  vogliono  per  somministrare 
r  acqua  in  un  simile  stabilimento  di  400  a  600  pazzi,  sebbe- 
ne lo  potesse  essere  bastevole  per  ogni  altro  Ospizio  comune, 
al  quale  per  nulla  è  quello  da  paragonarsi.  In  fatti  pei  nu- 
merosi bagni  giornalieri,  per  le  lavanderie,  e  per  gli  opifìzii 
in  un  manicomio  l' acqua  deve  consumarsi  oltre  che  decupla 
di  quella  di  un  Ospedale  comune  o  di  un  reclusorio.  Jacobi 
vorrebbe  al  minimo  92  litri,  e  Conolly  185  litri  di  acqua  per 
persona,  esclusa  quella  per  uso  degli  Opiflcii. 

Il  buon  senso  d' ogni  medico  riconosce  nei  luoghi  relativa- 
mente elevati,  per  le  ragioni  ricordate  da  Parchappe,  un 
alimento  facile  a  danno  delle  malattie  nervose  e  specialmente 
del  sistema  circolatorio  sanguigno  che  tanto  viene  impegnato 
nelle  malattie  cerebrali,  e  che  forse  n'  è  la  causa  prima. 

Tutti  gli  alienisti  convenendo  su  la  scelta  del  luogo  per  la 
fondazione  di  un  manicomio,  sono  del  pari  di  accordo  per 
lo  spazio  necessario  di  un  terreno  di  recinto  proporzionato 
al  numero  dei  malati  reclusi. 

Da  10  a  20  ettari  di  terreno  viene  accordato  secondo  il 
numero  dei  200  a  600  pazzi.  (1). 

Per  notare  qualche  esempio  della  situazione  e  spazio  di 
terreno  assegnato  ad  un  manicomio,  è  utile  ricordare  che  i 
due  grandi  manicomi!  di  Londra,  cioè  quello  di  Colney  Hatch 
di  più  di  1000  folli  (2)  e  1'  altro  di  Surrey  di  oltre  400  (3), 
sono  posti  in  una  amena  e  grande  pianura  asciutta  ed  iso- 
lata del  tutto  da  luoghi  abitati,  ed  hanno  le  occupazioni  cam- 
pestri ed  industriali.  Altri  tre  stabilimenti  sono  del  pari  si- 
tuati fuori  Londra  ed  in  mezzo  a  vasti  terreni.  Nelle  stesse 
condizioni  sono  il  quasi  recente  Asilo  di  Lincoln  ossia  Lin- 
coln Countij  Asylum,  che  contiene  1000  pazzi,  ed  è  situato 
al  fianco  sud-ovest  di  una  collina  presso  la  città  (4),  e  special- 
mente quello  della  Contea  di  lark  a  Clifton.  Lo  stesso  è  negli 
Ospizi!  di  Edimburgo,  di  Glascov,  Dumfries,  Rainhill  presso 

(1)  L'ettaro  è  pari  a  10,000  metri  quadrati,  cioè  circa  a  14  moggia 
legali. 

(2)  Ora  1200  folli. 

(3)  Attualmente  ne  ricovera  900. 

(4)  Curchod,  De  aliènation  mental  etc.  p.  13. 


»-  203  — 

Liverpool  sebbene  mancassero  delle  aspirazioni  odierne  (1). 

Con  le  stesse  condizioni  favorevoli  sono  situati  tutti  gli 
Asili  di  Germania;  e  sono  specialmente  da  notarsi  quelli  di 
Siegburg  {Direttore  Jacohi)^  di  Eichberg  nel  Ducato  di  Nas- 
sau sulla  sinistra  riva  del  Reno,  d'IUenau,  di  Halle,  e  l'asilo 
incantevole  di  Sacsemberg  nel  Meklenburg-Schvv^erin. 

Tra  gli  Ospizii  della  Francia  che  quasi  tutti  sono  nelle 
condizioni  volute  dalla  scienza,  specialmente  quello  di  S.  An- 
na ed  altri  due  ora  sorti  a  Parigi,  mi  piace  notare  il  magni- 
fico Asilo  di  Quatre-Mares  a  Ruen  per  400  ed  ora  più  alienati 
sorto  sul  programma  di  Parchappe,  perchè  è  speciale  pel 
concetto  dell'  armonia  dell'  organizzazione  interna  col  modo 
di  costruzione  dei  diversi  quartieri,  concetto  preferibile  a 
quello  delle  altre  nazioni.  Ancora  uno  dei  mighori  tipi  è  il 
manicomio  di  Marsiglia  eh' è  1300  metri  lontano  dalla  città 
ed  ha  terreno  per  giardinaggio  e  coltivazione  per  600  alienati, 
ed  è  a  fabbricati  disseminati.  Lo  stesso  è  il  manicomio  di 
Auxere  eh'  è  a  poca  distanza  dalla  città,  e  può  considerarsi 
come  modello. 

Il  manicomio  di  Vienna,  di  cui  posseggo  la  pianta,  e  che 
qui  presento,  ha  12  giardini. 

«  Il  S.  Benedetto  di  Pesaro,  dice  il  Girolami,  situato  all'ovest 
»  e  fuori  della  città  fu  nel  1828  che  fu  cominciato  occupando 
»  un  piccolo  convento,  e  poi  ingrandito.  Ha  il  vantaggio  di 
'*'*  essere  isolato  con  variate  belle  vedute.  Ha  un  parchetto  ove 
»  sono  alborati  viali,  compartimenti  e  praterie  ad  ortaglie  e 
»  giardinaggio,  ad  aiuole  fiorite,  ampio  suolo  battuto  ec.  (2)  ». 

Il  nuovo  manicomio  di  Bologna  non  è  dentro  la  città,  ma 
fuori,  verso  la  strada  ferrata. 

Palermo  ha  pure  il  suo  manicomio  fuori  1'  abitato. 

Il  manicomio  provinciale  di  Bergamo  sorge  solitario  e  mo- 
numentale nel  centro  di  una  vasta  tenuta,  a  pie  dei  colli,  nelle 
vallate  di  Astino  (3);  ed  ha  216  litri  di  acqua  per  persona. 

(1)  Girolami,  Opere,  voi.  I,  pag.  83. 

(2)  Girolami j  Opere,  Voi.  1. 

(3)  Sulla  riforma  del  manicomio  di  Bergamo,  Relezione  della  Com- 
missione ece. 


—  204  — 

Il  nuovo  Ospizio  di  Macerata  che  è  costato  un  milione  e 
dì  cui  qui  presento  la  bella  pianta,  è  perfettamente  isolato 
e  dista  dalla  città  metri  1,024,50;  ed  è  a  due  piani,  ed  ha 
vasti  terreni.  Anche  pel  quartiere  dei  pensionarli  totalmente 
separato  è  aggiunto  uno  spazio  di  orticoltura  di  metri  qua- 
drati 5060.  Ha  sei  conserve  di  acqua  alimentata  da  cinque 
trombe  aspiranti  (1). 

Cesso  dagli  esempii  perchè  potrei  accennare  a  tutti  gli 
Ospizii  veramente  modelli  della  Svizzera,  del  Belgio,  della 
Russia ,  dell'  America,  i  quali  se  restano  per  la  naturale  si- 
tuazione geografica  dei  luoghi  molto  alti  sul  livello  del  mare 
lontano,  non  sono  certo  collocati  in  cima  ai  monti,  ma  nelle 
falde  delle  colline  ricche  di  acqua  e  poco  elevate  dalle  vaste 
pianure  e  ridenti  vallate  che  le  circondano,  sul  livello  delle 
quali  debbono  relativamente  considerarsi  (2).  Cosi  per  es.  è 
da  riguardarsi  il  maestoso  e  vasto  manicomio  di  Macerata, 
di  sopra  indicato,  che  se  è  posto  sopra  un  colle  elevato  di 
m.  320,02  sul  livello  del  mare,  è  di  poca  altura  su  le  pia- 
nure che  gli  sono  a  piedi.  Per  lo  che  mi  limito  a  trascrivere 
la  seguente  tavola  sinottica  di  un  certo  numero  di  manicomii 
stranieri,  che  prova  l' importanza  di  cingere  i  manicomii  di 
vasto  terreno  secondo  la  popolazione  di  ciascuno  di  essi  (*). 

(1)  Girolami,  Relazione,  p.  6,  7. 

(2)  Le  suddette  condizioni  ritenute  da  tutti  gli  alienisti  sono  state 
poste  per  leggi  da  alcuni  governi,  come  nel  Belgio: 

Chap.  I.  Art.  1.  Les  établissements  affectés  au  traitement  et  à  la  gar- 
de  des  aliénés  doivent  réunir  les  conditions  suivantes. 

l.  Situation  et  locaux  salubres,  bien  aórés,  accessibles  à  la  lumiere  et 

au  soleil,  et  pour  les  nouvelles  constructions,  sites  à  la  campagne  dans 

la  proximité  d'une  ville,  ou  tout  au  moins  espace  suffisant  pour  y  établir 

une  exploitalion  agricole  ou  horticole  à  la  quelle  puissent  étre  occupés 

les  aliénés  [Loi  des  i8  juin  1850  pour  le  Belgique). 

(*)  Negli  Stati  Uniti  di  America  nelle  Regole  con  le  quali  debbono  essere 
costruiti  i  manicomii,  vi  si  notano  i  seguenti  articoli  : 

«  1."  —  Tutti  gli  Asili  per  gli  alienati  debbono  essese  costruiti  alla 
«  campagna,  almeno  a  due  miglia  da  una  grande  città. 

«  2.®  —  Ogni  Asilo  per  gli  alienati,  qualunque  sia  il  numero  dei  suoi 
«  malati,  non  deve  aver  meno  di  50  acri  {quasi  25  ettari)  di  terreno  per 


—  205  — 


Francia 

Senna  Inferiore  . 

Vandea    .     ,     .  , 

Basso  Beno  .    .  . 

Sarte  .    .    .    ,  . 

JnghilteiTa 

Middlesex    .     .  . 

Surrey    .     .    .  . 

Middlesex    .     .  . 

Yorkshire    .    .  . 

Scozia 


Irlanda 


Leinster  . 
Connaugh 


Germania 

Prussia    ...... 

Ducato  di  Nassau.     .     . 
Gran  Ducato  di  Bade.     . 

Stati  Uniti  d' America 

Nuova  Jork,     .     .     .     . 
Nuova  Hampshire.     .     . 

Pensilvania 

Maine.     ...... 


0  S  P  IZII 


Quatre-Mares 
Napoleone  . 
Stephansfeld. 
Mans .     .     . 

Colney-Hafch 
Surrey  .  . 
Hanwell  .  . 
Wakfield.     . 

Glasgow  .  . 
Edimburgo  . 

Mariborong . 
Ballinastoe  . 

Halle.     .     , 

Eichberg 
Illenau    .     . 

Utica .    .  . 

Concord  .  . 

Filadelfia  . 

Augusta  .  . 


ETTARI 

MALATI 

37 

380 

32 

200 

23 

430 

20 

220 

48 

1004 

39 

400 

22 

1000 

22 

420 

3l 

330 

28 

330 

9 

104 

9 

130 

41 

400 

38 

200 

34 

410 

S4 

470 

49 

120 

44 

130 

20 

120 

«  servire  da  giardino  e  di  luogo  per  passeggio.  Ogni  Ospizio  dello  Stato 
*  contenente  200  malati  o  più  dovrà  possedere  almeno  100  acri  { 50 
«  ettari)  di  terreno. 

«  ^.^  —  Sarà  necessario  di  assicurare  i  mezzi  di  elevare  per  giorno 
"  10,000  galloni  [quasi  450  ellolilri)  d'acqua  nelle  riserve  per  alimen- 
«  tare  i  diversi  quartieri  sino  ai  loro  piani  superiori  (  cioè  27S  litri 
«  d'' acqua  al  giorno  per  individuo.  ») 


—  206  — 

IL 
Forma  e  divisioni  dello  stabilimento  in  piani  e  quartieri. 

La  principale  condizione  per  la  costruzione  di  un  manico- 
mio sta  neir  armonia  ed  appropriate  disposizioni  delle  parti, 
le  quali  nelle  loro  diverse  attribuzioni  debbono  concorrere 
a  soddisfare  ad  uno  scopo  unico,  qual'  è  il  benessere  dei 
malati  (1).  Cioè  la  costruzione  di  un  manicomio  che  dev'es- 
sere r  opera  più  dei  precetti  della  medicina  mentale  che  del- 
l' architetto,  se  non  armanizza  con  T  organizzazione  interna 
del  servizio,  eh' è  di  una  singolarità  tutta  propria,  con  le 
esigenze  dei  bisogni  dei  malati,  diverrà  un  Ospizio  carcera- 
rio. Questa  tendenza  funesta  di  far  ritornare  i  manicomii  a 
carceri  e  prigioni  in  Italia,  turpemente  contraria  ai  precetti 
della  scienza  ed  a  quanto  si  pratica  nelle  altre  nazioni  civili, 
si  scorge  nella  invasione  di  un  concetto  fìnanziero  e  di  eco- 
nomia, imperante  nei  varii  e  non  uniformi  regolamenti  ma- 
nicomiali, sul  concetto  di  cura  e  di  sicurezza.  E  ciò  sarà 
oggetto  di  altra  mia  scrittura. 

Intanto  gli  Ospizii  dei  pazzi  hanno  progredito  nella  rego- 
larità della  loro  costruzione  ed  organizzazione  seguendo  il 
progresso  della  freniatrìa.  In  vero  dai  tempi  di  Pinel  ed 
Esquirol  e  di  Desportes  la  questione  dei  manicomii  cominciò 
ad  avere  propriamente  la  più  alta  importanza;  sicché  ini- 
ziossi  una  vera  trasformazione  delle  Case  dei  pazzi  da  pri- 
gioni e  quartieri  di  Ospedali  comuni  in  Ospedali  di  una  spe- 
cialità tutta  propria;  e  ciò  entrò  nel  dominio  della  legge  e 
della  beneficenza  pubblica.  Clii  considera  il  rapporto  di  Esqui- 
rol del  1818  che  diresse  al  Governo  su  lo  stato  dei  pazzi 
raccolti  nelle  prigioni  e  nelle  orribili  Case,  raccapriccia;  ma 
si  solleva  nel  sapere  che  in  Napoli  fin  dal  1813  il  Linguiti 
organizzava  in  Aversa  le  Case  dei  matti  ponendo  in  pratica 
se  non  le  opportune  costruzioni,  almeno  i  trattamenti  uma- 
nitarii  e  di  cura  proclamati  da  Pinel  ed  Esquirol,  ed  accolti 

(1)  Girolami,  Opere,  yoI.  I,  pag.  70. 


—  207  — 

poi  dalla  legge  del  1838  in  Francia.  Già  prima  di  tutti  Chia- 
rugi  nel  S.  Bonifacio  a  Firenze  proclamava  il  trattamento 
dei  pazzi. 

Prima  di  accennare  i  precetti  della  scienza  che  vogliono 
certe  condizioni  speciali  ed  innegabili  nella  costruzione  degli 
Asili  dei  folli,  è  da  ricordare  che  dopo  tanti  non  lievi  errori, 
per  cui  nelle  due  Americhe,  in  Inghilterra,  nel  Belgio,  in 
Germanica  e  specialmente  in  Francia  si  sono  fatte  prove  e 
riprove  e  costruzioni  e  demolizioni  prima  di  ordinare  i  pre- 
senti manicomii,  che  dopo  tanti  esempii  chi  si  ostinasse  nella 
via  dell'  errore  non  può  che  cadere  sotto  le  autorevoli  disap- 
provazioni degli  alienisti  (1). 

Le  case  dei  matti  adunque  debbono  considerarsi  in  due 
grandi  e  pricipali  scompartimenti  in  armonia  colla  stazione 
degli  alienati,  cioè  in  dimora  della  notte  ed  in  dimora  del 
giorno.  E  ciascuno  di  questi  due  grandi  scompartimenti  vien 
diviso  in  quartieri  secondo  le  classi  e  le  categorie  dei  malati. 
E  tutto  questo  dev'  essere  per  ciascuno  dei  due  sessi,  total- 
mente separato  1'  uno  dall'  altro. 

Il  primo  scompartimento  per  dimora  della  notte  potrebbe 
essere  contenuto  in  due  piani  o  meglio  in  uno,  ed  il  secondo 
per  dimora  del  giorno  nel  pianterreno,  cioè  per  le  sale  di 
lavoro  ed  occupazioni  e  trattenimento  pei  quali  potrebbe  es- 
sere occupata  pure  porzione  del  primo  piano,  ove  il  secondo 
fosse  sufficiente  per  dimora  della  notte. 

Tutti  gli  alienisti  francesi  hanno  introdotto  come  elemento 
essenziale  per  l'abitazione  dei  pazzi  due  soli  piani,  ed  Esqui- 
rol  un  solo  a  pianterreno;  trai  quali  primi  si  distinguono 
gli  illustri  Ferrus,  Scip.  Pinel,  Brierre  de  Boismont,  Bottez, 
Girard  e  tanti  altri  rinomati.  Gli  stabilimenti  a  tre  piani  non 
sono  che  eccezioni  in  Francia  (2).  Nell'America,  in  Inghil- 
terra, in  Alemagna,  in  Italia  sono  molti  Ospizii  a  tre  piani, 
alcuni  a  quattro,  ed  uno  a  cinque  in  Wakefled,  e  ciò  è  com- 
parativamente alla  costituzione  dei  quartieri  che  trovavans^ 

(1)  Girolami,  Opere,  I,  pag.  71. 

(2)  Parchappe,  Des  Principes  a  suivre  dans  le  fondation  et  la  con» 
struction  des  Asiles  des  aliénés,  pag.  186. 


—  208  — 

già  fondati.  Allora  per  la  soprapposizione  dei  quartieri  non 
può  essere  che  promiscua  per  le  diverse  classi  la  dimora 
del  giorno  e  della  notte  ed  incompleta  la  separazione  delle 
sezioni.  Questo  inconveniente  è  però  compensato  in  parte 
dal  vantaggio  che  offre  il  vasto  spazio  di  terreno  che  recinge 
questi  Stabilimenti. 

«  Gli  stabilimenti,  dice  V  immortale  Esquirol,  nei  quali  gli 
«  alienati  sono  allogati  nel  primo  o  secondo  o  terzo  piano 
«  offrono  numerosi  e  gravi  inconvenienti  »  (1);  e  ne  nota  un 
gran  numero.  Esquirol  modificò  poi  il  suo  sistema  dei  ma- 
nicomii  a  pianterreno  aggiungendovi  un  solo  piano;  e  ne 
diede  1'  esempio  a  Charenton.  Jacobi  nel  suo  progetto  d' Asilo 
assegna  per  dimora  agli  alienati  agitati  gli  edificii  ad  un 
piano;  per  gii  alienati  tranquilli  a  due  piani. 

L'inglese  ConoUy,  tanto  rinomato  nella  Gran  Bretagna  e 
fuori,  è  di  avviso  che  non  è  affatto  senza  gravi  inconvenienti 
ammettere  nel?  Asilo  di  alienati  le  costruzioni  elevate  più  di 
due  piani.  «  Il  terzo  piano,  egli  aggiunge,  offre  le  difficoltà 
«  di  accesso  e  di  sortita  dei  malati:  —  è  inevitabilmente  ne- 
«  gletto  :  —  si  oppone  ad  una  buona  classificazione  e  ad  una 
<(  convenevole  sorveglianza  :  —  seconda  1'  affastellamento  di 
«  un  troppo  gran  numero  di  malati  nel  medesimo  spazio  di 
«  terreno:  — rende  la  ventilazione  più  difficile,  e  diminuisce 
«  la  salubrità  dello  stabilimento  »  (*).  Ed  in  vero  questo  im- 
barazzo aumenta  specialmente  quando  dovendo  accogliere  in 
sì  affastellati  quartieri  i  due  sessi,  la  separazione  di  essi  si 
rende  difficile  ed  incompleta,  come  ogni  rispettiva  divisione 
delle  classi  e  categorie  dei  malati. 

Qui  cade  opportuno  notare  che  a  Novara  è  compiuto  un 
grandioso  manicomio  sorto  dalle  fondamenta  per  350  alienati 
fuori  la  porta  Genova.  Esso  è  prossimo  ad  aprirsi  :  è  costato 


(1)  Memolre  au  Ministre  ,  1818. 

(*)  Queste  parole  di  Gonolly,  come  quelle  degli  altri  autori  citati^ 
sembrano  scritte  appositamente  a  condanna  del  S.  Francesco  Sales,  che 
nientemeno,  come  vedrassi,  è  formato  di  tre  piani  su  di  un  così  detto 
piano  matto  il  quale  è  sopra  un  alto  pian-terreno. 


—  209  — 

un  milione,  cioè  2875  lire  a  piazza  (1).  Nella  facciata  ha  due 
piani  sul  pianterreno,  ed  in  alcuni  scompartimenti  ha  un  solo 
piano.  Presenta  sei  quartieri  separati  oltre  il  gran  quadrato 
del  centro  che  potrebbe  essere  diviso  per  quattro  grandi  se- 
zioni, tutti  intersecati  e  suddivisi  da  quattordici  corti  interne. 
Questo  magnifico  stabilimento  compresi  i  passeggi  chiusi,  i 
giardini ,  i  boschetti ,  la  fattoria,  ha  un  area  di  circa  60,000 
metri  quadrati  cioè  sei  ettari  (2).  Ne  presento  qui  la  pianta 
icnografica,  che  voi,  o  signori,  potrete  scorgere  accostarsi 
alla  forma  della  pianta  del  mio  programma  pubblicato  nel 
1861,  e  che  pure  qui  unisco. 

Qui  non  intendo  di  esporre  un  programma  medico  da  ser- 
vire di  norma  all'  architetto  sul  modo  della  costruzione  del- 
l'edificio  che  deve  fare  risaltare  la  relazione  che  la  scienza 
e  la  pratica  voghono  che  passi  tra  l'ediflzio  stesso  e  la  sua 
destinazione;  ma  di  accennare  ai  principi  generah  che  sono 
indispensabili  da  seguirsi  nella  costruzione  dei  manicomi,  che 
pure  il  più  debole  buon  senso  non  può  non  riconoscere. 

Quindi  la  divisione  dei  quartieri  deve  essere  dettata  dalle 
norme  che  stabiliscono  una  esatta  classificazione  dei  malati 
e  del  loro  numero.  Siccliè  riflettendo  al  parere  degli  auto- 
revoli psichiatri  intorno  alla  classificazione  degli  alienati  per 
quartieri  assolutamente  distinti,  queste  divisioni  possono  ri- 
dursi alle  seguenti  categorie,  più  o  meno  modificate  che  ri- 
chiedono completa  separazione:  cioè,  maniaci  agitati,  furiosi, 
malinconici ,  pericolosi ,  monomaniaci ,  dementi ,  luridi,  im- 

(1)  A  Direttore  ne  fu  già  nominato  il  dott.  Todi  attualmente  al  Mani- 
comio di  Vercelli;  ed  a  Vice-direttore  il  dott.  Grazianetti. 

E  stato  pure  nominato  il  Consiglio  di  Ammistrazione ,  che  essendo  di 
persone  rispettabilissime,  ma  non  istrutte  della  materia,  che  voglia  pon- 
derare le  dilTicoltà  della  sua  missione,  e  con  maturità  e  saviezza  valutare 
i  precetti  delle  discipline  freniatriche  e  le  esperienze  dei  dotti  e  pratici 
allenisti,  affinchè  per  essi  il  nuovo  Manicomio  novarese  sia  reso  modello 
non  solo  per  la  struttura  architettonica  e  per  la  organizzazione  interna 
conforme  ai  dettati  della  scienza  ora  tanto  in  progresso;  ma  per  additare 
come  gli  espedienti  amministrativi  si  rendano  mezzi  di  cura  e  di  tratta- 
mento, ciò  eh' è  il  raggiungere  il  benessere  dei  pazzi. 

(2)  Archivio  ital.  1872,  pag.  60. 

14 


—  210  — 

becilli  ed  idioti,  epilettici,  tranquilli,  fanciulli,  infermerie.  Un 
quartiere  totalmente  a  parte  è  indispensabile  pei  folli  detenuti  ; 
ed  un  altro  del  tutto  fuori  del  fabbricato  pei  pensionar! .  Ed 
a  proposito  di  questi  ultimi,  dice  1'  autorevole  Conolly  come 
regola,  di  non  ammettere  nel  medesimo  manicomio  indigenti 
e  pensionar!;  e  dove  ciò  si  volesse  stabilire,  com'  è  a  Glasgow, 
si  diano  le  abitazioni  completamente  separate.  (*) 

Il  numero  alcerto  di  una  categoria  di  malati  non  è  eguale 
a  quello  dell'  altra  ;  percui  il  quartiere  rispettivo  ne  avrà  la 
capacità  proporzionata;  e  più  quando  un  manicomio  può  essere 
limitato  ad  accogliere  poche  categorie  e  specie  di  folli. 

La  cifra  delle  categorie  degli  alienati  è  determinata  dalla 
cifra  totale  di  essi  rispetto  alla  popolazione  della  provincia. 
Esquirol  ritenne  per  l'Italia  un  alienato  in  ogni  3000  abitanti: 
i  miei  studii  e  le  mie  ricerche  mi  han  condotto  a  potere  sta- 
bilire su  di  ogni  1500  abitanti  un  folle;  e  pare  che  gli  alienisti 
non  vi  abbiano  disconvenuto.  Sicché  per  la  Provincia  di  Na- 
poli potrebbe  stabilirsi  una  cifra  di  poco  più  di  500  matti. 

Essendo  lo  scopo  della  destinazione  dei  quartieri  la  sepa- 
razione effettiva  delle  diverse  categorie  dei  malati,  ne  sorge 
assoluta  la  conseguenza,  che  ciascun  quartiere  sia  costituito 
in  modo  che  la  popolazione  alla  quale  è  destinato  vi  trovi 
tutt'  i  mezzi  di  abitazione,  di  occupazioni  e  di  esercizi,  di  si- 
curezza; per  cui  i  dormitori,  le  celle,  le  sale  di  lavoro,  di 
trattenimento,  i  luoghi  per  passeggio  coperto  ed  all'aria  libera, 
la  sala  dei  bagni,  il  refettorio  ec.  debbono  essere  per  ciascun 
quartiere. 

Né  è  qui  da  trasandare  una  osservazione  importantissima 

(*)  In  Inghilterra  il  12  febbraio  1877  fa  incaricata  dalla  Camera  dei 
Comuni  una  numerosa  Commissione  per  esaminare  il  funzionare  della 
legge  su  gli  alienati  nel  Regno  Unito.  [Le  mental  sclence,  /."  trimestre 
i878).  In  quel  rapporto  tra  le  imperlanti  notizie  rileviamo,  che  per  le 
leggi  inglesi,  nei  pubblici  manicomi  se  si  ammettono  pazzi  pensionar!, 
la  sezione  che  li  accoglie  è  totalmente  dall'Ospizio  separata,  e  se  ne 
mandano  non  pochi  ai  manicomi  privati.  Anzi  in  questo  progetto  ultimo 
si  vuole  invece  che  s'incoraggino  i  privati  manicomi.  \ 

Pel  quartiere  del  pensionato  in  S.  Francesco  Sales  si  vegga  l'ulti-! 
ma  pagina. 


—  211  — 

intorno  al  volume  d'  aria  necessario  nei  luoghi  dì  dimora  della 
notte.  Sono  da  stabilirsi  28  metri  cubi  d'aria  per  ciascun  in- 
dividuo in  luogo  chiuso';  così  i  dormitori  e  le  stanze  per  la 
notte  debbono  per  500  folli  contenere  non  meno  dì  14,000 
metri  cubi  d'aria. 

I  diversi  elementi  che  entrano  nella  costituzione  del  servìzio 
generale  e  speciale  medico  ed  amministrativo  dello  stabili- 
mento accennano  certamente  ad  una  parte  separata  del  fab- 
bricato; sicché  debbono  bene  valutarsi  nella  costruzione  e 
situazione  di  questa  parte  le  relazioni  reciproche  che  sono 
indispensabili  trai  quartieri  degli  alienati  ed  il  servizio  ge- 
nerale. 

Non  dovendo  qui,  come  ho  detto,  proporre  un  Programma, 
non  ho  discorso  dei  sistemi  francesi,  alemanni,  inglesi,  ame- 
ricani e  misti ,  perchè  ho  notato  pel  mio  assunto  degli 
elementi  nei  quali  quei  sistemi  s' incontrano,  e  che  la  scienza 
e  la  pratica  ne  han  fatto  principi  assoluti  ed  ineluttabili  da 
seguirsi  assolutamente  nella  formazione  degli  Ospizi  dei  pazzi. 

Da  tutto  questo  è  chiaro  dedurre ,  che  un  fabbricato  qua- 
lunque costruito  per  tutt'  altra  destinazione  che  a  contenere 
ahenati  di  mente  potrebbe  per  certe  trasformazioni  pure 
possibili  divenire  un  tollerabile  manicomio  malgrado  mancasse 
una  delle  condizioni  accennate;  però  dove  avesse  le  condizioni 
della  situazione  opportuna  e  non  la  distribuzione  armonica 
dei  quartieri,  o  viceversa,  sarebbe  una  impossibilità  assoluta 
rivoltare  la  vecchia  fabbrica  in  sei  od  otto  quartieri  pei  maschi 
ed  altrettanti  per  le  femmine,  e  ciascuno  per  la  distribuzione 
prefissa. 

Quindi  non  resta  allorché  vuoisi  un  manicomio  che  deter- 
minarsi alla  scelta  del  luogo  per  farlo  sorgere  dalle  fonda- 
menta. 

Sì  gli  alienisti  che  ogni  altro  medico  e  chiunque  abbia  buon 
senso  non  può  ora  non  ammettere  che  manicomi  dì  pianta. 
Il  mio  Programma  di  un  manicomio  pubblicato  nel  1849  e 
poi  ampliato  e  riprodotto  nel  1861  contiene  lo  scopo  di  un 
sistema  italiano.  E  permettete,  o  signori,  che  io  accenni  i  miei 
principi  per  mezzo  delle  parole  dì  autorevoli  alienisti.  E  se 
oso  innanzi  a  voi  citare  qualche  risultato  delle  mie  esperienze, 


—  212  — 

non  crediate  che  io  lo  faccia  per  vanità  od  orgoglio  ;  ma 
perchè  mi  è  stata  sempre  fìtta  in  capo  la  massima  del  nostro 
illustre  Borrelli  (LallebasqueJ  nella  sua  Ititrodu.zione  alla 
Ulosqfìa  naturale:  cioè,  «  è  senza  dubbio  un  gran  merito  di 
«  rendere  sua  la  esperienza,  la  meditazione  ed  i  lumi  di  tutt'i 
«  tempi;  ma  mi  parve  sempre  biasimevole  il  non  profittare  dei 
«  propri  ».  (1)  Nel  rapporto  sui  miei  lavori  alla  Società  medico- 
psicologica di  Parigi,  Motet  illustre  psichiatro  riferisce  {Sessio- 
ne dei  26  maggio  1866).  «Uno  dei  più  importanti  lavori  del 
«  dottor  Miraglia  data  dal  18G1,  che  ha  per  titolo:  Program- 
«  ma  di  un  manicomio  modello;  questo  lavoro  coscienzioso, 
«  frutto  di  lunghi  anni  d'esperienza,  merita  di  essere  segna- 
«  lato;  indipendentemente  dalla  parte  architettonica  propri a- 
«  mente  detta ,  contiene  ancora  una  esposizione  delle  sue 
«  dottrine  mediche:  sotto  questo  titolo  esso  presenta  un  dop- 
«  pio  interesse  ». 

Il  Nestore  degh  alienisti  francesi  Brierre  de  Boismont  os- 
serva negli  Annali  medico-psicologici  dì  Parigi  {marzo  1869): 
«  Noi  abbiamo  avuto  occasione  di  segnalare  nella  nostra 
«  prima  memoria  su  gli  Asili  d'Itaha  (1830)  i  grandi  incon- 
«  venienti  del  manicomio  di  Aversa;  ed  è  per  rimediarvi  che  i 
«  il  dott.  Miraglia  ha  fatto  un  Progetto  di  Asilo.  Il  piano  i 
«  generale  è  soddisfacentissimo;  noi  vi  abbiamo  marcato  una 
«  sezione  speciale  pei  detenuti  folli.  Egli  pone  per  principio 
«  che  neir  interesse  dell'  igiene,  i  dormitori  non  debbono  con- 
ce tenere  più  di  16  letti  e  qualche  volta  meno  ancora  ». 

Scrivevami  l'amico  e  collega  di  Gali,  il  dott.  Fossati,  au- 
torità importantissima:  «  Parigi,  26  febbraio  1862.  Mio  pre- 
«  giatis.  dott.  Miraglia.  Ho  letto  attentamente  il  vostro  Pro- 

(1)  Il  Bonacossa  uno  dei  più  illustri  ed  autorevoli  psichiatri  italiani 
nei  suoi  Frammenti  di  lezioni  teoriche  di  medicina  "psicologica  (1870),  a 
pag.  38  «  colloca  tra  gli  scritti  su  cui  devesi  rivolgere  T  attenzione  per- 
«  che  versano  sui  provvedimenti  opportuni  per  le  diverse  qualità  dei 
«  mentecatti,  e  sulle  maniere  di  costruire,  dirigere  ed  amministrare  i 
«  manicomi,  quelli  di  Pinel  Scip;  di  Parchappe,  di  Girard,  di  Gianelli, 
R  di  Casiiglioni,  di  Miraglia,  di  Conolly,  e  delle  Commissioni  speciali 
«  del  Belgio  e  di  Parigi  », 


—  213  — 

In  gramma  ,  e  vi  trovai  con  mia  soddisfazione  ottimi  avver- 
i  «  timenti  pratici,  molte  osservazioni  giuste,  opportune,  inte- 
!  ((  ressanti,  le  quali  provano  la  vostra  esperienza  nell'arte  di 
,  «  dirigere  i  manicomi,  e  come  sappiate  far  camminare  insieme 
«  la  scienza  con  la  pratica  )>, 

Lo  stesso  Fossati  scriveva  ali'  egregio  architetto  N.  Stassano 
che  aveva  eseguito  il  Progetto  architettonico  sul  mio  Pro- 
gramma: «  Pregiatis.  signor  Stassano.  Nella  lettera  che  scrissi , 
«  verso  la  fine  di  febbraio  al  signor  Direttore  Miraglia ,.  mi 
«  compiacqui  fare  un  cenno  della  sua  persona  per  lodare 
«  sinceramente  il  suo  piano  architettonico  per  un  manicomio 
«  tal  quale  l'osservai  inciso  nel  Programma  stesso  del  signor 
«  Miraglia...  Un  Ospizio  di  alienati  dev'essere,  secondo  me, 
«  intieramente  nuovo,  costruito  su  d'  un  vasto  terreno,  espo- 
«  sto  convenevolmente,  e  nelle  condizioni  volute  per  un  simile 
«  stabilimento.  Col  riadattare  vecchie  costruzioni  ed  aggiun- 
«  gervene  delle  nuove  si  rischia  sempre  di  fare  cose  imper- 
«  fette  e  poco  soddisfacenti  pel  servizio  medico  e  per  l'arte 
«  architettonica  ». 

Né  si  creda  che  i  soli  alienisti  e  medici  vogliono  che  i  ma- 
nicomi sorgessero  di  pianta,  ma  pure  ne  son  convinti  i  profani 
però  provvisti  di  buon  senso.  Senza  andare  ai  ConsigU  pro- 
vinciali di  Milano  ,  4i  Macerata  ,  di  Bologna  ,  di  Parma ,  di 
Novara ,  di  Roma,  di  Pesaro^,  che  han  fatto  già  sorgere  ospizi 
di  pianta  in  tutto  o  in  parte,  è  utile  ricordare  nella  Relazione 
del  Prefetto  al  Consiglio  provinciale  di  Caserta,  nella  Sessione 
del  1866,  intorno  al  manicomio  di  Aversa,  ciò  che  dovrebbe 
essere  di  ammaestramento  alle  altre  Provincie ,  le  seguenti 
parole  :  »  In  rapporto  agli  edifici,  e  particolarmente  la  Casa 
(f  muliebre,  non  solo  si  è  disposto,  ma  trovasi  già  eseguito 
«  un  progetto  generale  pel  completamento  della  Casa  princi- 
«  pale  della  Maddalena,  di  quella  di  S.  Agostino,  e  perchè 
«  una  nuova  Casa  muliebre  sorgesse  dalle  fondamenta;  e  tutt'i 
«  relativi  lavori  già  sono  nell'esame  dell'Officio  tecnico.  Tali 
«  progetti  sono  stati  elevati  alla  base  di  relativi  Programmi 
«  medici  fatti  dal  cav.  dott.  Miraglia,  Direttore  del  manicomio, 
«  espressamente  da  noi  a  ciò  invitato,  onde  i  lumi  della  scien- 
te za  fossero  serviti  di  presidio  all'  arte  ;  e  possiamo  sin  da 


—  214  — 

«  oggi  assicurare  che  ogni  classe  di  malati  avrà  la  sua  divi- 
«  sione  e  quartiere  separati  ;  che  vi  saranno  giardini ,  pas 
«  seggiate  in  portici  coperti,  e  viali;  e  che  specialmente  p^ 
«  la  casa  muliebre  situata  in  amena  campagna  lungi  dì 
«  l'abbitato,  sorgerà  modello,  secondo  i  più  recenti  trovati 
«  e  tali  da  conciliare  economia  nelle  spese  di  costruzione' 
«  ed  un  risparmio  avvenire  per  le  minori  spese  di  sorve^ 
«  glianza.  » 

Ed  in  prova  di  ciò  nella  Casa  centrale  del  Manicomio  dì 
Aversa  si  continua  il  nuovo  fabbricato  dall'Architetto  N.  Stas-I 
sano  secondo  il  progetto  architettonico  da  lui  elevato  sul  mio| 
Programma. 

Convengo  essere  indubitato  che  la  Provincia  cui  la  legge 
impone  il  mantenimento  dei  pazzi  non  deve  non  pensare  aliai 
economia.  Ma  certo  chi  ha  buon  senso  sa ,  che  1'  economia; 
non  sta  che  nell'  ottenere  lo  scopo  vero  di  quello  che  s' inten- 
de fare;  cioè  di  andare  di  pari  passo  nella  duplice  questione 
economica  e  medica;  e  non  fare  di  una  questione  di  cura  e 
trattamento  una  imperante  ed  esclusiva  questione  finanziera: 
ed  economica.  E  poiché  le  condizioni  indispensabili  per  far 
sorgere  un  manicomio  sono  collegate  ai  mezzi  economici  in 
maniera  che  oggi  il  servizio  generale  dell'  Ospizio  non  è  che 
medico -amministrativo  ,  non  importando  che  non  lo  sia  in 
Aversa  ed  in  Napoli ,  un  programma  medico  per  la  costru- 
zione ed  organizzazione  di  un  manicomio  non  può  separarsi 
da  quello  amministrativo.  Ecco  perchè  sarà  utile  di  toccare 
di  volo  questa  seconda  parte  che  unita  alla  prima  ne  rafforza 
i  precetti,  ne  svolge  l'utilità,  e  diventa  il  vero  mezzo  del  be- 
nessere dei  malati:  e  tutto  questo  é  già  entrato  nel  dominio 
della  medicina  mentale. 

III. 

Spese  di  fonda.:sione  pei  manicomi. 

La  questione  delle  spese  occorrenti  per  l'elevazione  di  un 
manicomio  diventa  impossibile  ad  essere  risoluta  ove  vogliasi 
considerare  in  una  maniera  generale  ,  e  senza  che   ne  sia 


—  215  — 

guida  un  programma  medico  che  ne  fìssi  gli  elementi  nella 
loro  applicazione  pratica  ;  così  che  essa  entra  nel  dominio 
deir  architettura  medico -freniatrica. 

Però  ponendo  a  calcolo  le  varie  condizioni  che  si  presen- 
tano nel  carattere  architettonico  della  costruzione,  nella  na- 
tura e  nel  prezzo  dei  materiali  di  costruzione  ,  nella  natura 
e  situazione  del  terreno  di  assetto  e  di  quello  che  lo  circonda, 
nella  più  o  meno  elevazione  dell'edificio  che  comprende  la 
più  0  meno  grossezza  delle  mura;  e  tutto  secondo  le  condi- 
zioni particolari  del  paese ,  si  può  giungere  ad.  un  risultato 
effettivo.  Né  è  da  trascurarsi  il  considerare  che  a  norma  che 
il  numero  dei  malati  sorpassa  i  200  a  600,  diminuisce  rela- 
tivamente la  spesa  di  fondazione  neir  aver  riguardo  al  pre- 
fisso numero  dei  quartieri  ;  e  più  perchè  minora  la  spesa 
ventura  del  personale  di  servizio  e  di  assistenza ,  relativo  al 
numero  dei  pazzi. 

Senza  svolgere  le  ragioni  delle  varietà  delle  spese  che  si 
presentano  nei  diversi  paesi,  e  che  ognuno  può  considerare 
da  sé,  é  utile  che  mi  fermi  sui  fatti  che  già  possono  dimo- 
strare una  certezza  nel  fissare  le  spese  approssimative  per 
la  fondazione  di  un  manicomio.  Ed  è  da  notare  che  se  la 
Francia  più  delle  altre  nazioni  presenta  un  esempio  di  con- 
dizioni soddisfacenti  che  permettono  di  calcolare  per  ciascu- 
na piazza  di  alienati  la  spesa  di  costruzione  da  lire  1681 
a  2857;  in  Italia,  e  specialmente  nella  Provincia  di  Napoli, 
sono  da  ottenersi  risultati  economici  più  favorevoli  :  né  è  da 
presentarsi  come  pretesto  di  enormità  di  spesa  alcuni  Ospizii 
stranieri,  come  i  tre  Asili  ora  sorti  a  Parigi  che  accolgono 
1840  foUi,  e  che  sono  costati  23  milioni  di  franchi;  il  nuovo 
manicomio  di  Vienna  (1840)  che  per  400  alienati  ha  subito 
la  spesa  di  tre  milioni  di  fiorini,  e  quello  di  Zurigo  per  250 
pazzi  tre  milioni  di  lire.  Io  sono  alieno  dì  questo  spreco  di 
lusso  di  ornamenti  e  di  comodità  che  aggravano  tanto  le 
Amministrazioni;  sfarzo  che  mal  si  addice  alla  istituzione 
delle  Opere  pie,  e  molto  più  all'indole  dei  malati  che  lo  Sta- 
bilimento deve  accogliere.  Però  non  posso  condannare  la 
Provincia  di  Venezia  che  ha  speso  pel  nuovo  manicomio  mu- 
liebre 2,200,000  lire,  perché  ha  dato  alla  vastità  del  fabbri- 


216 


cato  quello  che  non  poteva  dare  ad  ottenere  un  grande  spazio 
di  terreno.  (*) 

Esquirol  valuta  il  costo  di  ogni  piazza  da  lire  1000  a  1250. 

Desportes,  lire  2,000. 

La  Commissione  Belga  ha  stimato  1'  esecuzione  di  un  Asilo 
di  400  folli  pei  due  sessi  una  spesa  totale  di  700,000  lire, 
cioè  lire  1750  per  piazza. 

Una  valutazione  di  studii  che  è  stata  fatta  dall'Ammini- 
strazione dei  manicomii  di  Parigi,  ha  portato,  ritenendo  pure 
le  spese  d'inopportuno  lusso,  il  costo  della  piazza  a  3,333  lire. 

La  seguente  Tavola  nota  le  spese  di  costruzione  dei  prin- 
cipali manicomii  stranieri,  nel  loro  totale,  e  per  ciascuna 
piazza. 


NUMERO 

S  P  E 

S  E 

delle 

TOTALE 

per  ciascuna 

piazze 

per  costruzione 

piazza 

Inghilten^a 

Wakelfield 

Hanwell 

Surrey 

304 
600 
360 

980,000 
1,931,000 
1,686,675 

3,255 
3,219 
4,683 

Stati  Uniti  d' America 

Ohio 

Butler 

350 
130 

763,000 
411,630 

2,183 
3,189 

Alemagna 

Halle :     .     . 

Illenaii  * 

400 
410 

730,000 
1,230,000 

1,875 
3,049 

Francia 

IVapoleou.Vaadei 

Le  Maas 

Wiort 

200 
200 
220 
220 
380 
330 

360,000 
383.000 
370,000 
480,000 

809,oon 

1,000,000 

1,809 
1,928 
1,081 
2,181 
2,129 
1,800 

Rodez 

Quatremares 

Auxere 

(*)  Eppure  il  fabbricato  di  questo  manicomio  muliebre  a  Venezia 
nell'isola  di  S.  Clemenle  occupa  30.000  metri  quadrati  (3  ettari)  di 
suolo,  e  60,000  metri  quadrati  (G  ettari)  di  terreno  coltivabile  e  per 
passeggio. 


—  217  — 

Il  terreno  da  aggiungersi  indispensabile  si  è  convenuto  in 
seguito  dell'  esperienza,  che  nella  spesa  potrebbe  essere  da 
100  a  200  lire  a  piazza. 

Da  questa  esposizione  di  fatti  pratici  sorge  da  sé  la  con- 
seguenza, che  r  adattamento  a  manicomio  di  una  fabbrica 
sorta  per  tutt' altra  destinazione,  oltre  di  essere  impossibile 
a  raggiungere  lo  scopo,  pel  tentativo  delle  trasformazioni  e 
demolendo  e  ricostruendo,  richiede  una  spesa  se  non  mag- 
giore almeno  eguale,  e  sia  pure  poco  minore,  che  se  1' edi- 
ficio si  elevasse  dalle  fondamenta.  Potrei  riferire  molti  esem- 
pii, ma  è  sufficiente  il  limitarsi  ai  due  seguenti,  pur  troppo 
a  tutti  noti.  Dal  1813  fin  ora  per  le  Case  di  Aversa,  prigioni 
antiche  e  vecchi  conventi ,  si  è  speso ,  e  senza  ottenere  lo 
scopo,  tanto  danaro  da  superare  quello  che  sarebbe  stato 
bisognevole  per  farle  di  pianta.  In  vero  il  nuovo  quartiere 
anteriore  di  quell'Ospizio  centrale,  che  accoglie  150  alienati 
oltre  12  o  15  pensionarli  adattabili  in  dodici  duplici  stanze, 
contenendo  pure  a  pianterreno  gli  ufficii  di  Amministrazione, 
è  composto  di  due  piani  sul  pianterreno,  e  che  io  non  ho 
mai  approvato  per  la  sconcezza  della  costruzione  e  posizione 
inopportuna;  ed  al  quale  feci  apportare  dall'ingegno  dello 
stesso  architetto  N.  Stassano  una  possibile  modificazione;  è 
costato  con  tutte  le  sue  grosse  mura  e  profondissime  fon- 
damenta, già  così  fatte  perchè  pensavasi  di  elevarvi  il  terzo 
piano,  lire  246,382,00,  cioè  1521  lire  a  piazza  (1);  molto 
meno  di  quello  che  si  è  sciupato  per  le  fabbriche  vecchie, 
che  io  ho  sempre  detto  di  non  cessare,  malgrado  questo 
sciupio  di  danaro,  di  rappresentare  covili  da  bestie  (2) 

Ecco  il  secondo  esempio  :  —  Si  è  voluto  affermare ,  come 
rilevasi  nella  discussione  del  Consiglio  provinciale  di-Napoli 
dei  16  giugno  di  questo  anno  1874,  che  nei  progetti  archi- 
tettonici per  S.  Francesco  Sales  già  fatti,  1'  acquisto  di  esso 
locale,  la  riattazione  del  cadente  vecchio  e  la  riforma  di  ri- 
duzione non  oltrepasserebbero  la  spesa  di  900,000  lire,  cioè 

(1)  Mìraglia,  Programma  di  un  manicomio  modello,  pag.  118. 
Aversa,  1861. 

(2)  Miraglia.  Ivi,  appendice  a  questo  programma,  ed  altri  lavori. 


—  218  — 

lire  1800  a  piazza  per  500  folli,  cifra  oltre  che  sufficiente 
per  erigere  un  manicomio  dalle  fondamenta;  mentre  potrei 
dimostrare  che  per  S.  Francesco  Sales  verrebbe  ingoiata  la 
somma  di  circa  2,000,000,  cioè  4,000  lire  a  piazza,  e  senza 
ottenere  lo  scopo.  (*) 

In  somma  un  manicomiio  eretto  dalle  fondamenta  per  la 
Provincia  di  Napoli,  volendosi  essere  molto  largo  di  conces- 
sioni, non  costerebbe  che  2,000  lire  a  piazza,  cioè  1,000,000 
pel  totale  di  500  folli;  ed  altre  200,000  lire  se  gli  alienati 
si  volessero  portare  al  numero  di  600:  cifra  eguale  e  forse 
minore  di  quella  che  assorbirebbe  la  riduzione  dell'  impos- 
sibile edificio  di  S.  Francesco  Sales.  E  dove  pure  costasse 
1,500,000  hre,  cioè  3,000  lire  a  piazza,  eh' è  poco  più  del 
nuovo  magnifico  Asilo  di  Novara  (  pag.  209  )  è  sempre  da 
preferirsi,  perchè  uno  Ospizio  sorto  di  pianta  è  la  vera  rea- 
lizzazione del  fine  del  trattamento  profìcuo  dei  pazzi  e  della 
economia.  E  la  Provincia  di  Napoli  ne  ha  i  mezzi  più  di 
altra  Provincia  italiana,  dove  pei  manicomii  hanno  speso 
due  e  tre  miUoni. 

Quindi  preferire  un  fabbricato  che  al  certo,  in  qualunque 
maniera  vogliasi  considerare,  non  raggiungerebbe  nulla  di 
quello  che  offrirebbe  un  edifìcio  eretto  dalle  fondamenta,  è 
violare  i  precetti  dell'  economia,  è  tradire  lo  scopo  della  be- 
neficenza pubbhca,  è  segnare  un  regresso  che  ritornerebbe 
i  folh  alle  prigioni. 

IV. 

Applicasione  negativa  dei  principii  suindicati  alla  induzione 
delV  edificio  di  S.  Francesco  Sales  a  manicomio  della  Pro- 
vincia di  Najjoli. 

Dopo  tutto  questo  che  ho  sì  rapidamente  esposto,  non  resta 
che  descrivere  sommariamente  il  fabbricato  di  S.  Francesco 

(*)  Il  manicomio  di  Auxerre  in  Francia  ritenuto  come  modello  da 
tutti  gli  alienisti  per  300  pazzi  è  costato  lire  1,000,000,  cioè  1,800  lire 
a  piazza;  e  S.  Francesco  Sales.  che  non  sorgendo  dalle  fondamenta  si 
ha  il  coraggio  di  appellare  modello,  costeret)be  assai  più  di  lire  10,630 
per  ogni  piazza  !  Si  vegga  la  nota  2  a  pag.  163, 


—  219  — 

Sales  e  la  sua  situazione  per  vedere  se  sia  suscettìbile  a  tra- 
sformarsi in  manicomio;  osservando  che  dove  lo  fosse  stato 
creduto,  è  stato  d'  uopo  o  di  rinnegare  i  precetti  fin  più  ovvii 
della  scienza,  ovvero  ostinarsi  a  mutare  i  fatti  con  1'  asserire 
che  quell'edifìcio  ne  presenta  tutte  le  condizioni  favorevoli; 
ed  in  questo  modo  si  può  essere  bene  logico  in  conseguenza. 
Io  vi  presento,  o  signori,  la  pianta  topografica  del  fabbri- 
cato di  S.  Francesco  Sales.  Essa  è  limitata  in  tutte  le  sue 
parti  esterne;  poco  importando  la  conoscenza  delle  parti  in- 
teriori ,  perchè  tutto  1'  esterno  è  troppo  eloquente  per  dimo- 
strare l' impossibilità  di  qualunque  opportuna  distribuzione 
interna  ;  imperocché  questa  topografia  si  presenta  troppo 
chiara  negazione  dei  principii  scientifici  e  pratici  di  sopra 
accennati. 

Linea  di  fabbricati 


Strada  Infrascata 


Nord — est 


Sud — ovest 


Edificio  di  S.  Francesco  Sales 

A  sinistra  della  parte  più  erta  della  strada  Salvator  Rosa 
(Infrascata)  è  situato  l'edifìcio  di  S.  Francesco  Sales.  L'al- 
tezza del  pianterreno  di  questo  fabbricato  sul  livello  del  mare 
risultata  da  diverse  osservazioni  barometriche  è  di  metri  123; 


—  220  — 

ed  in  fatti,  le  pressioni  barometriche,  osservate  contempora- 
neamente su  la  R.  Specola  e  sopra  S.  Francesco  Sales  a  dì 
25  agosto  di  quest'anno  1874,  ore  9  a.  m.,  sono  state  le 
seguenti  : 


Stazione  di  S.  Francesco  Sales 

Baroni.  Mill.     754,6 
Term.  Cent.        23,3 


Gabinetto  Meteorologico 

751,8 
23,0 


Il  Gabinetto  della  R.  Specola,  eh' è  la  parte  più  alta  dell'Os- 
servatorio, é  elevato  sul  mare  metri  149,28.  Così  aggiun- 
gendo all'  edificio  di  S.  Francesco  Sales  V  altezza  propria  di 
metri  24,  esso  non  è  che  uno  o  due  metri  meno  elevato 
dell'  altissima  Specola. 

Questa  grossa  fabbrica  ha  la  forma  di  un  parallelogrammo 
con  un  solo  cortile  in  mezzo,  X;  e  con  prolungamento  molto 
stretto  nel  lato  sud-est.  —  Il  fronte  a  h  dell'  edifìcio  verso  la 
strada  (nord-est)  è  della  lunghezza  di  circa  metri  122,  e  si 
eleva  per  circa  metri  24;  e  si  compone  del  pian-terreno , 
d'  un  piano  matto  e  di  tre  piani  superiori  ;  e  ciascuno  di  essi 
contiene  27  finestre,  cioè  108  tutta  la  facciata.  Questo  lato 
nord-est  del  fabbricato  è  preceduto  di  una  spianata  g  h  h  a 
della  larghezza  di  circa  9  metri  a  livello  della  strada,  e  che 
quindi  ha  di  fronte  una  lunga  linea  di  torreggianti  palazzi  l  m. 

La  prima  parte  del  fabbricato  nella  rivolta  b  e  { sud-est  ) 
è  molto  stretta  e  non  ha  luci:  —  la  2.*  parte  rientrante  d  e 
esposta  egualmente  a  sud-est ,  ha  delle  luci ,  e  si  eleva  di 
due  piani  superiori  sul  piano  matto  e  su  quello  terreno. 

Il  lato  poi  nord-ovest  afe  preceduto  da  un  piccolo  portico 
n  o,  ed  ha  una  spianata  g  i  della  larghezza  di  circa  11  me- 
tri :  —  contiene  9  finestre  cioè  36  nella  facciata,  e  si  eleva 
alla  medesima  altezza  di  quello  di  fronte  alla  strada.  Non 
così  quello  al  sud-ovest  /  e,  che  ha  due  piani  superiori  oltre 
il  piano  matto  ed  il  terreno,  a  cui  rimane  a  scarpa  uno  stretto 
passaggio  /  k  sostenuto  da  un  pilone  che  s'innalza  per  circa 
metri  21  dal  fondo  alieno  fcottoposto ,  coltivato  a  scaloni , 


—  221  — 

ciò  che  dà  l'aspetto  di  uno  sconcio  burrone  (*).  Questo  lato 
parallelo  a  quello  di  fronte  della  via ,  n'  è  più  corto  ed  ha 
18  luci,  cioè  in  tutta  la  facciata  54  finestre. 

L'interno  dell'unico  cortile  ha  molte  finestre  corrispondenti 
ed  ha  delle  logge. 

Sicché  questo  edificio  nelle  finestre  esterne  sarebbe  mu- 
nito di  220  formidabili  inferriate ,  funesta  e  raccapricciante 
vista  ai  riguardanti,  sì  di  dentro  che  di  fuori,  e  delle  quali 
108  a  fronte  della  via  e  di  una  linea  di  alti  palazzi,  e  che 
per  evitare  il  doloroso  spettacolo  dei  folli,  dovrebbero  queste 
finestre  essere,  come  già  lo  sono  elevate  dai  pavimenti ,  a 
danno  dell'  igiene  e  del  sollievo  di  quelle  menti  turbate.  Ed 
aggiungendovi  le  non  poche  inferriate  nell'  interno  del  cor- 
tile (**),  altro  che  prigione  diverrebbe  l'edifìcio.  E  tutto  questo 
si  farebbe  quando  gli  alienisti  tutti  convengono  che  se  intie- 
ramente nei  manicomii  non  possono  evitarsi  le  inferriate , 
come  del  tutto  mancano  nel  grandioso  Ospizio  d' Illenau  ed 
in  molti  altri,  come  in  varii  di  quelli  della  Svizzera  (1),  che 
sieno  almeno  nel  più  scarso  numero  e  lontane  per  quanto  è 
possibile  dalla  vista  dei  malati,  i  quali  altrimenti  avrebbero 
sempre  presenti  gli  istrumenti  della  loro  reclusione.  Anche 
per  questo  si  vogUono  manicomii  ad  un  piano  o  al  più  due 
sul  pianterreno;  oltre  a  che  si  eviterebbe  la  enorme  spesa 
di  centinaia  di  cancelli  di  ferro. 

Il  lato  adunque  nord-est  eh'  è  il  più  esteso  ed  elevato  del- 
l'edificio,  subirebbe  i  rumori  di  una  strada  in  mezzo  all'abi- 
tato; e  quella  strada  è  una  delle  più  popolate  di  Napoli  e 
specialmente  pel  volgo  baccante  e  buontempone  che  corre 
in  quei  paesetti  vicini;  né  sarebbe  da  quella  linea  di  palazzi 
che  gli  sta  di  contro  garantito  dagli  aridi  venti  boreali,  che 

(*)  Questo  terreno  ora  accomodato  alla  meglio,  non  è  più  di  mezzo 
ettaro  !  ed  è  circondato  di  palazzi,  sicché  il  circuito  di  alte  mura  non  lo 
toglierebbe  alla  vista  troppo  vicina  dei  curiosi. 

(**)  Già  finora  una  delle  logge  che  affacciano  al  cortile  è  stata  munita, 
come  diremo,  di  una  immensa  graticola  di  novanta  quintali  di  ferro! 

(1)  L'Ospizio  di  Waldan  presso  Berna  ha  tutte  le  finestre  senza  in- 
ferriate. Del  pari  sono  quelli  di  Prefargier,  e  di  Yernaies  a  Ginevra, 


—  222  — 

si  sa  quanto  in  Napoli  dominano  da  nord  a  nord-est  da 
aprile  a  settembre.  -—  Il  lato  nord-ovest  è  sottoposto  alla 
collina  di  S.  Elmo ,  la  quale  come  un  incubo  rovescia  su 
r  edificio  di  S.  Francesco  Sales  non  solo  1'  umidità  propria, 
ma  di  rimbalzo  anche  quella  che  essa  arresta  dai  venti  au- 
strali. In  fatti  questi  venti  australi  che  dal  sud  al  sud-ovest 
sono  dominanti  da  ottobre  ad  aprile,  ed  ai  quali  sono  esposti 
gli  altri  due  lati  del  fabbricato,  sogliono  apportare  la  calda 
e  noiosa  umidità  e  le  piogge,  di  cui  è  tanto  molesta  l' influen- 
za nelle  abitazioni  ricinte  e  chiuse.  Ad  oriente,  a  cui  dovreb- 
bero essere  esposti  i  manicomii,  S.  Francesco  Sales  non  ha 
che  r  angolo  h  verso  lo  stretto  lato  che  non  ha  luci.  Per  la 
qual  cosa  non  credo  che  finora  siavi  stato  medico  che  abbia 
potuto  consigliare  ad  un  infermo  di  cervello  e  del  sistema 
nervoso  e  circolatorio  sanguigno  la  ventosa  stazione  di  S.Fran- 
cesco Sales  o  della  Specola  (*). 

(*)  Neil*  ospedale  della  Cesarea  situato  al  fianco  sud-est  del  S.  Fran- 
cesco Sales,  i  prof.  Capobianco  e  Gennaro  Marini,  già  addetti  a  quella 
clinica,  mi  assicurarono,  che  fino  dal  1831  vietarono  che  si  ammettessero 
infermi  acuti  o  cronici  di  malattie  nervose  e  del  sistema  sanguigno,  e 
specialmente  de!  cervello  e  del  cuore,  perchè  siffatti  malati  certo  vi 
peggioravano,  e  taluni  vi  morirono  subito.  E  ciò  lo  avvevano  avvertito 
pure  gli  infermieri. 

Intanto  si  crede  di  essere  stata  risoluta  la  questione  dell'an'a  quan- 
do si  sono  portati  dall'Arco  all'Ospedale  Gesummaria,  ch'è  meno  alto 
del  Sales,  alcuni  pazzi ,  di  cui  qualcuno  si  è  ritenuto  guarito  e  qualche 
altro  migliorato.  Sebbene  ciò  sia  un  esperimento  che  non  indica  nulla , 
ove  non  soddisfacesse  i  semplicioni ,  siamo  rimasti  sorpresi  nel  leggere 
in  una  Belazione  del  1880.  pag.  15  le  seguente  linee:  —  «  Il  Fedele 
«  famiglia  di  pazzi  con  delirio  sistematizzato  e  presso  che  imbecillito, 
«  inutile  ad  ogni  occupazione  all'Arco:  nel  Gesummaria  sereno  ed 
«  ilare,  capace  di  una  certa  conversazione;  raccontando  diversi  e  piccoli 
«  aneddoti  della  sua  prima  vita,  si  accomoda  da  se  il  letto  :  mi  domanda 
«  imbecillescamente  di  volere  sposare  qualche  inserviente  del  Gesum- 
«  maria...  «  — E  si  conchiude  che  se  questo  antico  ospite  dell' Arco 
ET  esse  una  famiglia,  si  sarebbe  potuto  dare  per  migliorato. 

Noi  su  questo  miglioramento  del  sessagenario  Fedele,  con  la  nostra 
solita  franchezza,  non  crediamo  affatto,  anzi  essere  peggiorato,  perchè 
tutto  quello  che  dicesi  di  lui,  lo  presentava  nella  sua  annosa  dimora 


—  223  — 

L' isolamento   adunque  per   S.  Francesco  Sales   è  impos- 
sibile ,   e   la   situazione   è  inopportuna   tanto   pii^i   che   non 

nel  rr.anicoraio  di  Aversa  e  meno  imbecillescamente.  Costui  è  un  imbe- 
cille per  cattiva  organizzazione  del  capo,  e  che  da  tanto  in  tanto  era 
sorpreso  da  accessi  lipemaiiiaci  o  maniaci  inoffensivi,  perchè  si  presen- 
lava  ora  triste  ed  ora  ilare;  non  permetteva  che  alcuno  rifacesse  il  suo 
letto;  le  sue  saccocce  erano  sempre  piene  di  oggetti  che  credeva  biso- 
gnargli; a  tavola  si  presentava  un'ora  prima  per  occupare  sempre  lo 
stesso  posto  ,  e  se  non  si  era  sollecito  a  togliere  il  piatto  lo  leccava  dicen- 
do essere  uso  di  famiglia;  nelle  conversazioni  che  tenevansi  il  giorno  e 
la  sera  nella  sala.  Fedele  era  la  lepidezza  dello  scemo  raccontando  le 
vanità  della  sua  vita  in  Napoli,  che  si  riducevano  ad  essere  capo  di  ra- 
gazzi baccanti  che  lo  seguivano,  poiché  egli  con  la  pipa  in  bocca  ed  il 
bastone  alzatone  credeva  essere  un  generale.  Neil' Ospizio  di  Aversa 
noi  gli  permettevamo  di  uscire  per  la  campagna;  allora  egli  volgevasi 
da  tanto  in  tanto  per  vedere  se  noi  ammiravamo  il  suo  andare  da  guap- 
po. Ad  ogni  donna  che  incontrava  diceva,  senza  fermarsi,  che  senza 
dodici  mila  docati  di  dote  non  l'avrebbe  sposata.  Ritiratosi  voleva  as- 
solutamente venire  a  domandarci  se  si  era  condoìlo  bene.  In  questo 
moda  guappesco  facemmo  fare  nell'aprile  del  1861  il  suo  ritratto  intero 
in  fotografia,  di  cui  presentiamo  qui  una  copia  in  incisione.  Essendo  la 
fotografia  un  pò  scolorata,  il  ritratto  è  riuscito  un  poco  più  giovine  di 
quello  cls'era  pure  or  son  venti  anni. 


—  224  — 

può  ottenere  10  a  20  ettari  di  terreno,  e  che  sia  fuori  dal- 
l' abitato. 

Costui  ha  avuto  due  sorelle  pazze  nel  manicomio  Fleurent  a  Capodi- 
chino,  delle  quali  una,  simile  di  aspetto  e  di  mente  al  fratello,  vi  dimora 
del  13  gennaio  1863  (  cioè  da  18  anni) ,  ed  è  ora  dell'età  di  69  anni; 
l'altra  a  nome  Anna  Maria  dal  1854  al  1871  vi  fu  ammessa  per  tre  volte, 
uscendone  sempre  non  guarita;  venendo  accolta  nell'Ospizio  dell'Arco. 
Un  altro  fratello  a  nome  Raffaele  ha  dimorato  nel  manicomio  stesso 
d' Aversa,  del  pari  sceme  ed  allucinato  dal  19  agosto  1850,  e  ve  lo  la- 
sciammo a  settembre  1869  {  num.  86  del  Registro  ). 

Ma  non  si  creda  che  questo  Francesco  Fedele  sia  un  arnese  di  mani- 
comio di  una  diecina  di  anni. 

Noi  abbiamo  detto  a  nota  della  pag.  176  che  possediamo  l'originale 
del  grande  Registro  del  manicomio  di  Aversa,  dal  quale  ricaviamo  pel 
Francesco  Fedele  le  seguenti  notizie- — Egli  fu  accolto  nelT  Ospizio 
aversano  a  24  giugno  1843,  nell'età  di  21  anno,  aflfetto  da  imbecillità 
con  accessi  maniaci  di  cui  le  cause  si  ritennero  nella  organizzaziene  e 
nella  vita  dissipata,  e  ne  uscì  nel  medesimo  stato  a  22  luglio  1846.  Vi 
fu  riammesso  a  29  luglio  1854,  e  vi  rimase  fino  al  1872  epoca  in  cui 
passò  al  manicomio  dell'Arco,  ove  attualmente  ritrovasi.  Eccone  la 
craniagrafia  notata  nel  n.  39  del  citato  Registro.  Ed  intanto  facciamo 
osservare  che  noi  non  diamo  alcun  valore  alla  craniometria,  ove  non 
fosse  che  per  valutare  il  volume  delle  circonvoluzioni  cerebrali  quali 
mezzi  di  manifestazioni  delle  singole  facoltà  fondamentali  della  mente, 
e  quale  una  delle  ragioni  per  riconoscerne  il  grado  morboso. 

Circonferenza  del  cranio  alla  base 560 

Arco  superiore  dalla  radice  del  naso  all'  occipite Sdìj 

»  da  nu  foro  acnsfico  all'  altro 5S0 

Curva  dal  foro  austico  all'  individualità  (  radice  del  naso  )     .     .  ISO 

»  alla  benevolenza  (innanzi  alla  fontanella)  1J55 

»  alla  fermezza  (sincìpite  anteriore)     .     .  190 

»  alla  fitogenitura  (alla  sutura  lambdoidea 

nella  parte  superiore  dell'occipitale  )•  130 

»  alla  spina  occipitale 12r> 

Diametro  della  filogenitura  all'  individualità 170 

»        tra  le  distruttività  (  regione  temporale  ed  inferiore  pa- 
rietale, cioè  'immediatamente  sopra  il  meato  uditorio)  130 
»        tra  le  secr-etivilà  (  l)orclo  inferiore  dei  parietali  in  dire- 
zione del  angolo  sfenaidale)     ........  133 

»        fra  le  costruttività  (  al  di    sopra  della  sutura  sfeno- 

temporale) ■,,.,...  U.'ì 


—  225  — 

L' acqua  dovendo  attingersi  da  un  profondissimo  pozzo  e 
dp,  una  cisterna  non  può  essere  sufficiente  pei  moltiplici;  é,d 
incessanti  bisogni  del  manicomio  (1).       "      .  • 

Circoscrìtti  in  uno  spazio  limitato  tre  e  quattro  piani  sul 
pianterreno,  rientranti  in  un  solo  cortile,  è  impossibile  una 
distribuzione  architettonica  opportuna  dei  quartieri  e  delle 
sezioni,  che  debbono  avere  i  relativi  isolamenti;  condizione 
vitale  per  una  Casa  di  pazzi,  e  che  non  ammette  questione 
alcuna:  per  lo  che  la  esecuzione  del  servizio  medico  e  di 
vigilanza  sarebbe  ineseguibile,  malgrado  si  concedesse  un 
aumento  di  personale;  salvo  se  si  volessero  sei  od  otto  car- 
ceri ermeticamente  chiusi  per  ciascuno  scompartimento  dei 
due,  sessi;  o  tenere  i  matti  a  masse  come  branche  di  pecore. 

Ma  lo  sconcio  principale  della  costruzione  di  questo  fab- 
bricato si  è  un  piano  matto  sul  pian-terreno ,  sicché  il  pri- 
mo piano  da  abitarsi  diventa  altissimo,  e  così  in  seguito  gli 
altri  piani  superiori.  Ed  è  da  notare  che  il  regolamento  per 
questa  provincia  di  Napoli  non  permette  di  accogUersi  che  i 
soli  folli  pericolosi!,  sebbene  mettesse  frai  tranquilli  i/(pe- 
maniaci  pericolosissimi,  escludendone  l'ammissione! 

Intanto  si  è  detto  di  non  avere  bisogno  di  vasto  terreno 
il  nuovo  manicomio  perchè  le  popolazioni  meridionali  non 
sono  agricole,  mentre  colui  medesimo  che  questo  afferma 
censurò  lo  Stabilimento  di  Aversa  di  non  avere  ammessa  la 
coltivazione  dei  campì.  È  comodo  questo  adagiarsi  secondo 
le  circostanze!  Malgrado  ciò  molti,  contadini  entrano  pazzi 

Diametro  tra  le  circospezioni  (regione  superiore  posteriore,  late- 
rale dei  parietali  ).    .    .    ,     ...    .    .    .     ,     .    140 

»        tra  le  combattività  (  angolo  posteriore  inferiore  o  mastoì- 

deo  dei  parietali)  .     ...........    140 

Dopo  tutto  questo  siamo  soddisfatti  di  confessarci  asini  per  non  sape- 
re noi  ricostruire  il  cervello  di  un  seoii-idiota  come  di  non  sapere  tra- 
sformare un  impossibile  è  vecchio  fabbricato  a  manicomio! 

(1)  11  Manicomio  di  Aversa  per  le  tre  Case  e  per  800  folli,  oltre  a 
due  grandi  cisterne  ha  undici  pozzi  pochissimo  profondi  (metri  24)  a 
tre  dei  quali  sono  le  trombe  idrauliche;  eppure  può  dirsi  non  avere  $he 
acqua  appena  sufficiente.  . 

15 


—  226  — 

nell'  Ospizio.  Anzi  se  si  dovesse  argomentare  dal  numuro 
dei  contadini  che  vengono  accolti  nel  manicomio,  sarebbe 
da  accertare  di  essere  il  paese  non  poco  agricolo. 

In  vero  rilevasi  dalle  statistiche  del  manicomio  di  Aversa 
da  me  radatte,  che  dal  1860  a  tutto  il  1867  tra  gli  accolti 
ed  insieme  le  posizioni  annue  si  è  ottenuto  il  seguente  nu- 
mero di  contadini  a  fronte  della  cifra  totale  in  ciascun  anno, 
cioè  il  20  circa  per  100  :  cifra  non  lieve  quando  si  considera 
che  nessuna  altra  arte  o  professione  ha  presentato  un  nume- 
ro relativamente  eguale  non  molto  inferiore  di  folli. 


CONTADINI 

FOLLI   ACCOLTI 
ed  esistenti  in  ciascun  anno 

ANNI 

- — -««a ^ -_«-*=- 

——«a.. ^ .-«» 

*.— ^ 

UOM. 

DON. 

TOT. 

UOM. 

DON. 

TOT. 

1860  61-62 

16J> 

165 

330 

1217 

646 

1863 

1863 

115 

136 

251 

7"48 

376 

1121 

1864 

152 

169 

321 

842 

2-7 

1269 

186^ 

143 

130 

273 

864 

391 

1255 

1866 

i47 

123 

270 

885 

383 

1268 

1867 
Tot. 

167 

121 

287 

870 

387 

12i7 

887 

844 

1733 

5426 

2610 

8086 

Dopo  tutto  ciò  si  resterà  sorpreso  in  sentire  che  io  non 
mai  ho  approvato  tra  noi  la  colonizzazione  dei  pazzi,  E  questo 
lo  manifestai  fin  dal  1845  nel  Concresso  scientifico  di  Napoli 
e  poi  nei  miei  lavori;  e  non  per  la  ragione  di  ritenere  tra 
noi  ima  popolazione  poco  agricola;  ma  perchè  accogliendosi 
nei  nostri  manicomii  per  lo  più  malati  acuti  e  pericolosi,  e 
non  avendo  cretini  ;  e  perchè  l' occupazione  della  vanga  e 
della  zappa  nel  nostro  clima  non  sarebbe  per  essi  un  mezzo 
di  cura,  non  potrebbe  estesamente  ottenersi  la  coltivazione 
dei  campi.  Ciò  non  toglie  che  io  non  avessi  propugnato  il 
largo  giardinaggio,  ed  il  bisogno  di  vasto  terreno  sì  per 
questo  che  pei  lavori  all'  aria  libera ,  per  passeggio,  e  per 
giardini  da  ricreare  lo  spirito  dei  dementi,  ed  a  classi  sepa- 
rate. Né  il  terreno  che  si  concede  di  recinto  dei  manicomii 
deve  servire  pei  coloni  soltanto.  Pure  nei  quartieri  o  Ospizii 


—  227  — 

pei  folli  agiati  vi  fa  d'uopo  di  terreno  per  giardinaggio,  com'è 
per  es:  e  come  ho  accennato,  nel  manicomio  di  Macerata 
(pag.  46  ).  La  provincia  di  Napoli  dà  folli  in  maggior  nu- 
mero da  questa  città,  sicché  è  scarso  il  numero  dei  contadi- 
ni; ma  ciò  non  toglie  che  i  folli  non  coltivatori  non  debbano 
occuparsi  nella  coltura  dei  fiori  ed  aver  altra  occupazione  in 
mezzo  all'aria  campestre  (1). 

Qui  fo  sosta ,  perchè  farei  onta ,  o  signori ,  al  vostro  illu- 
minato criterio  nel  valutare  i  confronti  tra  tutto  quello  che 
presenta  il  progettato  manicomio  e  i  principii  della  medicina 
mentale  confermati  dalla  esperienza.  I  fatti  sono  incontrasta- 
bili ,  e  manifestati  in  gran  parte  ancora  da  molti  dell'  ono- 
revole Consiglio  provinciale  ;  sicché  quei  galantuomini  dei 
psichiatri  italiani  miei  antichi  amici,  han  troppo  senno  per 
potersi  credere  ingannati,  come  si  avrebbe  voluto  far  ventilare. 

Quindi  conchiudo  che  la  Provincia  di  Napoli  nell'  antico 
edifìcio  di  S.  Francesco  Sales,  malgrado  le  più  accurate  tra- 
sformazioni possibili,  non  avrà  mai  un  manicomio  difflnitivo 
con  le  condizioni  che  si  richiedono  dalla  scienza  e  dalla  pra- 
tica; e  malgrado  vi  spendesse  la  somma  che  basterebbe  per 
la  costruzione  di  un  vero  Ospizio  dalle  fondamenta. 

Per  la  qual  cosa  .un  Programma  medico  per  un  manicomio 
da  elevarsi  dalle  fondamenta,  opportunamente  studiato,  e 
pubblicato  come  norma  a  concorso  del  miglior  Pregetto  ar- 
chitettonico che  ne  avesse  raggiunto  i  precetti,  avrebbe  fatto 
ottenere  alla  nobile  Provincia  di  Napoli  un  manicomio  a  suo 
decoro  e  della  scienza,  a  durevole  sempre  progressiva  ven- 
tura economia,  ed  ad  utile  esempio  per  le  altre  Provincie. 
E  per  questo,  o  illustri  colleghi,  non  resta  che  il  rammarico 
di  non  potere  sperare  che  1'  Ospizio  di  S.  Francesco  Sales 
non  divenisse  la  formidabile  protesta  degli  aUenisti  ! 

(  11  breve  discorso  che  dopo  pronunzia  il  socio  Buonomo  noi  lo  rias- 

(1)  Il  Direttore  del  Manicomio  di  Macerata  Giovanni  Tonino,  mi  fa 
noto  che  quel  Consiglio  Provinciale  a  sue  istanze  ha  decretato  ai  27 
luglio  ultimo  (1874)  l'acquisto  di  altro  terreno  per  impiantare  in  quel- 
l'Ospizio la  colonia  agricola. 


—  228  — 

sumiamo  in  poche  paròle,  cioè:  che  S.  Francesco  Saìes  avendo  (ulte  le 
condizioni  ciie  impone  la  scienza  diverrà  certo  un  buon  manicomio,  sì 
pel  silo  specialmente  che  per  Taria,  per  l'acqua,  e  che  forti  mura  lo 
renderebbero  isolato.  ) 

Il  Presidente,  non  essendovi  altri  a  chiedere  la  parola,  riassume  bre- 
vemente la  discussione,  e  dice  essersi  trattato  l'argomento  in  questione 
tanto  per  la  parte  scentlfica  che  lo  riguard?,  quanto  per  la  parte  di  ap- 
plicazione ci  locale  prescelto,  ma  clie  essendovi  molte  particolarità,  che 
da  taluni  si  affermano,  e  da  altri  si  negano,  così  crede  necessario,  c'ie 
si  nomini  una  Commissione,  la  quale  avesse  il  mandato  di  assodare  i 
fatti  in  S.  Franceco  Salis,  e  riferire. 

Il  socio  Pasquale  ha  la  parola  per  dire,  ch'egli  non  può  ammettere 
una  Commissione,  la  quale,  secondo  lui,  potrebbe  riuscire  come  peri- 
zia, e  questa  non  è  stata  richiesta. 

11  socio  De  Sanctis  crede,  che  essendosi  fatta  la  discussione  suU'  ar- 
gomento troppo  tardi,  non  reputa  necessaria  la  Commissione  proposta, 
poiché  ciascuno  avrà  avuto  interesse  di  osservare  il  locale,  ed  all'Acca- 
demia basta  secondo  il  suo  modo  di  vedere,  rendere  di  pubblica  ragione 
la  discussione  tenuta. 

11  socio  Vizioli  appoggia  l'avviso  del  Presidente,  e  desidera  che  1'  Ac- 
cademia non  solo  pubblichi  la  discussione,  ma  anche  un  suo  parere 
suir  argomento. 

11  socio  Buonomo  dice,  che  all'  uopo  non  ha  esposto  idee,  e  pareri, 
ma  fatti  secondo  lui  accertati,  quindi  non  abbisognanti  di  verifica, 
quantunque  lasci  a  tutti  la  facoltà  di  ravvisarli. 

Il  socio  de  Martini,  uniformandosi  all'avviso  del  Presidente,  propone 
una  Commissione  col  mandato  di  prendere  conoscenza,  e  verificare  i 
fatti  materiali  inerenti  al  fabbricato  di  S.  Francesco  Sales,  e  riferire. 

Il  Presidente,  annuendo  l'Adunanza,  nomina  la  detta  Commissione  nei 
socii  Jacolucci,  De  Martini,  De  Luca  Sebastiano,  De  Sanctis,  Vizioli, 
Pasquale^  e  Fede, 


TORNATA    ORDINARIA    DEL   20    SETTEMBRE    1874 

Presidenza  del  Comm.  Senatore  Tommasi. 

Sunto  degli  atti  verbali 

11  processo  verbale  della  tornata  precedente  nel  quale  vien  riportata 
ia  discussione  tenuta  sul  Manicomio  provinciale  a  stabilirsi  in  S.  Fran= 
Cesco  Sales,  è  letto,  ed  approvato. 

Il  Socio  Buonomo  dice  voler  la  parola  per  ribattere  con  evidenti  di- 
mostrazioni le  osservazioni  esposte  dal  socio  Miraglia. 

li  Presidente  richiama  ciò  che  disse  sul  proposito  nel  precedente  ver- 
bale, e  conchinde  che  la  discussione  è  già  chiusa. 

Il  Socio  Vizioli  qual  relatore  della  Commissione  deputata  pel  S.  Fran- 
cesco Sales,  invitato,  dà  lettura  del  Rapporto  come  segue:  — 

1  sottoscritti  componenti  la  Commissione  incaricata  per  visitare  lo 
Stabilimento  del  S.  Francesco  Sales  onde  osservare  talune  condizioni 
di  fatto,  opportune  per  l' impianto  di  un  manicomio  Provinciale,  vi 
espongono  oggi  per  mip  mezzo  il  risultamenlo  delle  loro  indagini. 

Si  recarono,  dopo  una  preliminare  riunione  tenuta  in  questa  nostra 
Sala  di  Adunanze  per  procedere  con  un  programma  in  detta  visita  al 
S,  Francesco  Sales  nel  dì  9  corrente,  ed  ivi  furono  cortesemente  rice- 
vuti dal  signor  Segretario  Generale  del  R.  Albergo,  avv.  Verratti,  e 
dair  Architetto  signor  Graus  ,  i  quali  furono  dal  Governo  del  luogo 
messi  a  nostra  disposizione  per  fornirci  quelle  notizie  e  quei  lumi  di 
cui  potevamo  aver  bisogno.  Nel  medesimo  tempo  e  per  lo  stesso  scopo 
di  fornirci  un  aiuto  per  misure  e  calcoli  tecnici,  alcuni  dei  sottoscritti 
avevano  seco  loro  recato  l'architetto  signor  Eduardo  Scarampi;  e  quan- 
to or  ora  verrò  esponendo  intorno  a  misure  e  cifre,  fu  tutto  rilevato 
alla  nostra  presenza  dai  lodali  due  Architetti. 

Comincio  dall' esporre  quanto  osservammo:  1  °  intorno  alTedificio — • 
2."  intorno  ali  acqua  —  3."  intorno  alla  campagna  annessa  allo  Stabili- 
mento —  4°  intorno  ai  venti  che  vi  dominano.  —  Altre  inchieste,  come 
quelle  p.  e.  sull'  altezza  dal  livello  del  mare,  sulla  salubrità  del  sito  ce. 
riguardano  fatti  già  noti  per  altre  ricerche,  le  quali,  come  è  facile  ad 
Intendere,  non  potevano  essere  oggetto  d'indagini  nella  nostra  visita. 


—  230  — 

y.  Edificio.  Si  accede  all'edificio  medesimo  dalla  via  Salvator  Rosa 
per  mezzo  di  un  viale  messo  a  giardino,  largo  circa  metri  dieci  e  lungo 
quanto  il  prospetto  principale  del  fabbricato  verso  settentrione.  Nel  ba- 
samento dell'edifìcio  si  riscontrano  due  oidini  di  finestre,  le  inferiori 
quasi  a  livello  del  piano  del  detto  viale-giardino  e  che  corrispondono 
ad  altrettanti  ambienti  con  ingresso  dal  portico  dell'  unico  cortile  che 
andrò  a  descrivere,  le  altre  superiori  ad  un  primo  piano  ammezzato, 
detto  nel  nostro  dialetto  piano  matto.  Superiormente  al  detto  basamento 
si  trovano  altri  tre  piani.  Di  tutti  si  farà  menzione  nel  descrivere  lo 
interno  dello  Stabilimento.  Il  prospetto  verso  il  lato  settentrionale  ha 
figura  grandiosa  e  discrete  linee  architettoniche  tanto  da  dare  all'edifi- 
cio sembianza  dì  un  pubblico  Stabilinìento.  Questo  grandioso  prospetto 
ha  nel  mezzo  due  lesioni  che  dall'ultimo  piano  discendono  fino  al  piano 
matto.  lesioi\i,  a  giudizio  degli  Arciutetti,  non  pericolose  ma  risentite. 
L' istesso  prospetto  ha  di  fronte  i  palazzi  che  formano  il  lato  meridio- 
nale della  strada  Salvator  Rosa,  i  quali  vi  fanno  una  non  interrotta 
linea  di  caseggiati,  pressoché  tutti  di  quattro  piani;  e  la  distanza  massi- 
ma da  essi  ed  il  prospetto  del  S  Francesco  Sales  è  di  circa  20  metri. 

Il  fabbricato  del  S.  Francesco  Sales  liga  con  le  fabbriche  appartenenti 
all'Ospedale  della  Cesarea  nel  lato  orientale,  mentre  quello  all'occidente 
corrisponde  non  solo  verso  il  prolungamento  del  già  detto  viale-giardino 
ma  verso  una  porzione  della  campagna  annessa  all'  edifìcio,  larga  circa 
metri  30,  cui  seguono  le  case  che  continuano  il  lato  settentrionale  della 
TÌa  Salvator  Rosa.  Finalmente  il  Iato  meridionale  dell'  edificio  corri- 
sponde all'  aperta  campagna. 

La  pianta  icnografica  del  S.  Francesco  Sales  presenta  un  rettangolo 
largo  mei  ri  55,  70  e  lungo  metri  89,  non  che  un'  altra  parte  aggiunta, 
che  è  quella  che  confina  coli' Ospedale  della  Cesarea,  della  lunghezza  di 
metri  32  per  10  di  larghezza  :  questa  parte  è  puntellata  con  grossi  travi 
in  tutti  i  quattro  piani  nelle  mura  di  divisione  e  nelle  volte  per  lesioni 
pericolose  che  la  rendono  inaccessibile  (*).  Con  questa  parte  aggiunta 
il  prospetto  principale  dell' edifizio,  quale  si  osserva  da  chi  transita  per 
la  via  Salvator  Rosa,  raggiunge  la  lunghezza  di  metri  121. 

Nel  mezzo  dell'or  detto  rettangolo  vi  ha  un  unico  cortile  tenuto  a 
giardino,  di  metri  52  di  lunghezza  per  30  di  larghezza  con  maestoso  por- 
tico che  lo  circonda.  D'intorno  al  portico,  (  incominciando  la  descrizio- 
ne della  parte  interna  dell'edificio  e  propriamente  dal  lato  corrispondente 
alla  facciata  principale  ),  vi  sono  delle  camere,  la  maggior  parte  di  li- 


(')  Quésta  parie  rimane  ancora  puiilollaia  1 


-=-  231  ~ 

vello  inferiore  di  un  metro,  tanto  dal  piano  del  portico  che  da  quello 
esterno  del  viale  giardino;  ed  è  perciò  che  le  finestre  trovansi  in  alto  e 
toccano  il  piano  del  giardino  colle  loro  ginelle.  Superiormente  a  queste 
camere  si  accede  al  piano  detto  ammezzato  o  matto,  che  si  compone  di 
un  lungo  corridojo,  largo  metri  20,  40,  ed  alto  nella  sommità  della  volta 
a  botte,  metri  2,  90,  con  finestre  verso  il  prospetto  principale,  di  figura 
quadrata  e  di  metro  1,  25  per  ogni  lato. 

Da  queste  finestre  si  ha  la  vista  delle  abitazioni  di  rincontro,  ed  esse 
distano  dalla  strada  Salvator  Rosa  per  la  sola  larghezza  del  detto  viale- 
giardino,  cioè  metri  dieci.  L'  altra  parte  del  piano  matto  è  formata  da 
varie  stanze,  pressoché  quadrate,  di  larghezza  metri  3,  45,  coperte  da 
volta  a  vela  ed  aventi  la  medesima  altezza  del  corridojo,  con  finestre 
simili  alle  precedenti  e  corrispondenti  al  di  sotto  del  portico  interno.  Dei 
tre  piani  superiori  all'  ammezzato,  i  due  più  bassi  presentano  la  mede- 
sima distribuzione,  salvo  però  che  la  larghezza  va  aumendando  di  circa 
centim.  30  a  40  per  ogni  piano  e  V  altezza  è  di  metri  4,  30.  L'  ultimo 
piano  però,  per  tutta  la  lunghezza  del  portico,  contiene  il  solo  corridojo, 
senza  le  camere  attigue;  le  quali  nel  secondo  e  terzo  piano,  come  nel- 
l'ammezzato, sporgono  nel  cortile.  In  ognuno  di  questi  piani  la  vista 
della  strada  e  delle  case  di  rincontro,  dalle  finestre  de' corridoi  si  va 
facendo  sempre  più  aperta  a  misura  che  si  sale  in  alto.  (*) 

Degli  altri  tre  lati  dell'  edificio,  quello  confinante  coli'  Ospedale  della 
Cesarea  ha  nel  pianterreho  la  Chiesa  ed  un  solo  piano  superiore,  com- 
posto di  cinque  stanzoni,  che  presentano  però  delle  gravi  lesioni  antiche 
e  recenti.  Il  lato  di  mezzogiorno  ha  nel  pianterreno  il  Refettorio  lungo 
palmi  746,  pari  a  metri  197  e  largo  palmi  31,  pari  a  mitri  8,23,  diviso 
in  due  ambienti  per  mezzo  di  pilastri.  Tanto  gli  archi  che  i  pilatri  sono 
puntellati  da  complete  intravaiure  per  gravi  lesioni,  le  quali  non  inte- 
ressano le  mura  di  cinta,  salvo  all'  esterno,  ove  osservansi  delle  lesioni 
capillari  in  varii  punti.  In  questo  lato  vi  è  pure  un  piano  matto  e  due 
piani  superiori,  formato  ognuno  da  due  cameroni,  uno  verso  il  cortile, 
r  altro  verso  mezzogiorno.  Il  lato  a  ponente  dell'  edificio  è  di  tre  piani, 
oltre  il  piano  matto  che  però  non  si  estende  in  tutto  il  laio,  essendovi 
invece  de'  magazzini  al  pianterreno  piuttosto  alti.  Questo  lato  ha  nel 
mezzo  una  grande  scala  eli  marmo,  di  108  scalini  [**),  e  due  piani  sono 
formati  ciascuno  da  tre  stanzette  ed  un  camerone,  e  l'ultimo  da  un  solo 
camerone. 


(')  Ecco  r  isolanienlo  predicalo  ! 

('*)  Che  deliziosa  altezza  per  un  ricovero  di  matti! 


—  232  — 

2.  Jcqua^  Nel  S.  Francesco  Sales  vi  è  una  sorgente  naturale  di  acqua, 
potabile,  la  quale  si  attinge  da  un  pozzo  molto  piofondo  (*)  vi  è  acqua 
piovana  che  si  raccoglie  dai  lastrici  ;  infine  in  una  grande  cisterna  con- 
fluisce l'acqua  che  iu  tempo  di  pioggia  abbondante  scorre  dai  viali  della 
campagna  annessa. 

L"  acqua  sorgiva  è  presso  a  poco  della  quantità  di  quattro  botti  al 
giorno,  secondo  che  ci  ha  airerniato  il  pozzajo  del  locale.  Una  esperien- 
za più  esatta  e  concludente  sarebbe  stata  quella  di  vuotare  la  sorgente 
per  quindi  valularre  di  quanto  il  serbatojo  si  riempiva  nel  corso  delle 
24  ore;  ma  ciò  non  potè  fare  la  vostra  Commissione  in  quel  giorno  della 
sua  visita.  Quest'acqua  sorgiva,  secondo  come  ci  hanno  asserito  le  don- 
ne più  vecchie  del  luogo,  non  è  mancata  mai;  però  nel!'  anno  1861  dal 
12  agosto  fino  ai  31  ottobre  è  mancata  l'acqua  da  una  delle  altre  cister- 
ne, tanto  che  si  fu  costretti  a  comprarla.  La  famiglia  delle  ricoverate  in 
quel  luogo  era  allora  di  1600  persone  (*'). 

L'  acqua  piovana  può  essere  valutata  nella  sua  quantità,  come  è  na- 
turale, dall'  area  dello  Stabilimento,  e  tenendo  calcolo  della  media  an- 
nuale, della  medesima  acqua,  e  si  può  fare  ascendere  a  circa  5000 
metri  cubici. 

3.  Campagna  annessa.  La  campagna  che  è  attualmente  annessa  allo 
Stabilimento  è  sita  una  parte  al  lato  ponente  e  l'altra  a  mezzogiorno. 
Poiché  quest'ultimo  lato  che  abbiam  detto  corrispondere  all'aperta 
campagna,  è  così  formato:  dall'angolo  tra  oriente  e  mezzogiorno,  an- 
golo assicurato  da  un  grosso  pilone  alto  circa  23  metri  fino  alla  metà 
del  lato  a  mezzogiorno,  vi  è  una  terrazza,  cui  inferiormente  corrisponde 
la  cucina,  la  rimanente  metà  è  di  campagna  Sotto  la  terrazza  si  trova 
un  terreno  coltivato  non  di  proprietà  dello  Stabiiimente,  che  si  continua 
colla  campagna  annessa  a  questo,  ma  di  cui  è  divisa  mercè  un  rialto:  la 
differenza  di  livello  tra  luna  e  l'altra  parte  del  terreno  è  di  circa  20 
metri.  Il  terreno  coltivato,  appartenente  allo  Stabilimento  è  di  circa  6 
moggia,  frastagliato  e  diviso  a  scaloni  (***)  ed  è  quasi  tutto  in  pendio  da 


(*)  Il  pozzo  è  della  profondila  di  meUn  108;  sicché  nei  locale  sotterraneo  al 
conile  si  è  dovuto  collocare  una  macchina  ori/.zonialt'  a  vapore  con  due  caldaie 
delli*  forza  di  16  cavalli.  Il  pozzo  non  dà  che  quattro  bdili  di  acqua  a!  giorno  ! 
Si  spendono  più  diecine  di  migliaia  dì  lire  per  ottenere  quattro  butti  d'  acqua 
al  giorno!  ' 

(**)  Non  orano  1600  malati.  Un  manicomio  ha  bisogno  del  decuplo  di  quantità 
di  acqua  di  qualunque  ahro  stabilimento;  si  rileggi  per  questo  quello  notato 
a  pag.  201,  202,  205,  225. 

{"•)  Si  legga  187,  220,  221. 


—  233  ~ 

formare  come  una  collinetta  all'  angolo  tra  mezziorno  e  ponente.  Al  di 
sopra  di  questa  collinetta  trovasi  la  Villa  Majo  che  ha  taluni  belli  fab- 
blicati,  e  da  cui  la  proprietà  di'llo  Stabilimento  è  divisa  per  mezzodì 
una  strada,  fì.in<'h(>gg!ata  da  muro  piuttosto  jirande.  In  basso  alla  colli- 
netta segue  non  in'errotta  la  campagna  per  lungo  tratto,  non  però  di 
proprietà  dello  Stabilimento,  e  sempre  in  grande  pendio  da  dover  essere 
coltivata  a  scaloni. 

4.  Venti,  l  venti  che  possono  dominare  nell' Edifìcio  di  S.  Francesco 
Sales  sono  quelli  che  vengono  dal  Golfo  di  Napoli,  poiché  lo  Stabili- 
mento non  è  riparato  da  tutta  quella  porzione  di  terra  ferma  che  di  lon- 
tano si  estende  tra  Sorrento,  Caslellammare  e  tutta  la  montagna  vesu- 
viana. È  riparato  però  l'edificio  dai  venti  tanto  a  mezzogiorno  che  a 
settentrione  dalla  collina  di  S.  Elmo  che  insensibilmente  si  prolunga 
nel  Vomero,  che  è  soprastante  al  S  Francesco  Sales.  Dippiìi  è  questo 
edficio  nel  lato  settentrionale  protetto  in  parte  dai  venti,  tanto  dalle 
abitazioni  vicine  che  dalla  non  lontana  collina  dell' Arenella. 

Signori 

La  vostra  Commissione  ha  ricevuto  il  mandato  di  indagare  alcuni 
elementi  di  fatti  che  trovansi  ora  nello  edificio  del  S.  Francesco  Sales, 
Essa  è  stata  unanime  nel  rilevarli  nel  modo  come  finora  ho  avuto  l'ono- 
re  di  esporre,  e,  fedele  all'  incarico  ricevuto,  si  astiene  dal  fare  apprez- 
zamenti se  possa  essere  detto  locale  trasformata  in  Manicomio,  lascian- 
do all'Accademia  intera  di  pronunziarsi  intorno  a  ciò  nel  modo  che  la 
sua  saggezza  crederà  più  equo  ed  opportuno. 

Ebkico  Jacolucci 
Antonio  de  Mirtini 
T,  Livm  DE  Sanctis 
S.  DE  Luca 
G.  A.  Pasquale 
Francesco  Fede 
Francesco  Vizioli  relatore. 

11  Socio  Miraglia  dice,  che  nel  Rapporto  si  è  parlato  del  fabbricato  di 
S.  Francesco  Sales,  ma  non  si  è  dato  un  giudizio. 

Il  Socio  de  Sanclis  espone,  che  la  Commissione  ha  avuto  solo  II 
mandato  di  osservare,  descrivere  il  locale,  e  tutt' altro  riserbàado  alTAc- 
cademia  il  giudizio. 


—  234  -- 

Il  Socio  BuoDomo  ripiglia,  che  l'Edificio  ha  tre  piani,  e  adduce  l'esem- 
pio del  Manicomio  di  S.  Clemente  in  Venezia  che  anche  ha  3  piani,  ed 
in  ciascuno  una  categoria  di  folli,  ed  è  addetto  alle  sole  Donne.  Dice, 
che  in  S.  Francesco  si  può  abbandonare  il  3."  piano,  e  che  tutto  il  resto 
sia  sufficiente  per  racchiudere  i  folli. 

Il  Presidente  interrompe  la  discussione,  dichiarandola  chiusa. 

Il  socio  Fede  prese-nta,  e  legge  il  seguente  ordine  del  giorno,  il  quale 
viene  appoggiato  dai  socii  Martino,  Buonomo,  e  Nolarianni. 

(  Questo  lungo  ordine  del  giorno  in  7  articoli,  nel  quale  il  prof.  Fedo 
(  sebbene  come  membro  della  Commessione  avesse  ritenuto  tutto  quel 
ben  di  Dio  notato  nel  rapporio  )  conchiude  che  l'accademia  dia  il  suo 
parere  favorevole  alla  trasformazione  del  S.  Francesco  in  ottimo  mani- 
comio, non  fu  votato.  ) 

Il  Presidente  propone  all' Adiiiia.ua  il  se^uoiite  ordine  del  giorno, 
«  Udita  la  discussione  tenuta  nella  tornata  del  30  agosto  di  quest'anno, 
*  udito  il  rapporto  della  commessione  all'uopo  deputata,  e  la  storia  dei 
«  fatti,  deliberi  l'adunanza  se  crede,  o  pur  no  acconcio,  e  adatto  il  sito 
«  ove  giace  S.  Francesco  Sales,  e  l'edificio  a  diventare  un  vero  Manico- 
«  mio,  giusta  le  esigenze  della  scienza. 

L'  adunanza  accetta  il  sudeito  ordine  del  giorno,  e  si  passa  alla  vota- 
zione segreta.  Il  risultato  del  bussolo  a  maggioranza  è  negativo,  cioè 
de' 22  votanti,  voti  13  negativi,  e  9  afTermativi. 


CONCHIUSiONE 

Dopo  tutta  questa  esposizione  ed  osservazioni  nostre  non 
ci  fermiamo  clie  ad  un  solo  dilemma  di  confronto,  cioè  o  i 
principii,  le  massime  e  le  condizioni  riconosciute  dalla  scien- 
za e  dalla  esperienza  per  la  costruzione  ed  organizzazione 
dei  manicomii  sono  false,  o  il  S.  Francesco  Sales  raggiunge 
in  tutto  od  in  gran  parte  le  condizioni  vere.  La  questione  in 
ciò  è  di  buon  senso,  sicché  ognuno  può  verificare  che  la  sola 
cocciutagine  vorrebbe  che  le  ragioni  più  logiche  si  adattas- 
sero agli  errori  ed  inconcludenze  più  funeste. 

La  conchiusione  nostra,  fermandoci  solo  a  qualche  osser- 
vazione più  principale,  è  la  seguente:  — 

Verso  la  fine  di  marzo  scorso  (1881)  ci  si  diede  l'oppor- 
tunità di  visitare  il  Sales.   In  verità  rimanemmo   soddisfatti 


—  235  — 

jche  quello  che  si  è  fatto  finora  e  stato  compiuto  con  preci- 
Isione  ed  anzi  con  un  certo  lusso,  come  il  lucido  delle  mura, 
le  porte  con  le  sue  speciali  serrature,  le  bagnuole  sebbene 
pochissime,  i  cessi ,  i  ventilatoi  ed  altre  cose  indispensabili 
pei  malati;  e  ciò  ha  dovuto  costare  molt'  arte  e  pecunia  molta, 
[tanto  più  che  si  è  voluto  e  si  continua  a  volere  abbellire  e 
vestire  un  mostro;  divenendo  così  inutile  il  ben  fatto  quando 
un  mostro  non  può  restare  che  sempre  mostro.  Peccato  di 
sciupar  tanto  per  cose  ottime  che  assolutamente  rende  inutili 
la  mostruosità  del  locale! 

Intanto  questa  soddisfazione  del  ben  fatto  disparve  del  tutto 
allo  sbalordimento  in  cui  e'  immerse  il  molto  pessimo  che 
vedemmo  e  che  qui  notiamo  in  parte. 

In  prima  sì  sa  che  ancora  per  più  della  metà  del  fabbricato 
nulla  si  è  fatto,  cioè  V  intiero  quartiere  per  le  donne,  il  refet- 
torio, la  cucina  che  forse  verrebbe  in  quella  parte  che  con- 
fina con  r  ospedale  della  Cesarea  ed  è  lunga  32  metri  e  eh'  è 
ancora  puntellata  per  tutt'i  quattro  piani;  così  era  nel  1874  (1); 
e  sarebbe  meglio  abbatterla. 

Alcune  lunghe  logge  affacciano  nell'  unico  cortile  (  X  della 
pianta  ).  In  una  di  queste  logge  immettono  le  stanze  dei  pen- 
sionarli (  una  stansetia  ad  individuo  (2)  ) ,  delle  quali  cia- 
scuna ha  la  porta  d' ingresso  nel  lungo  corridoio  che  corri- 
sponde, con  finestre  situate  più  metri  sopra  il  pavimento, 
alla  strada  Salvator  Rosa.  Questa  loggia  della  lunghezza  di 
52  metri  è  stata  munita  a  custodia  di  quei  reclusi,  di  un  im- 
menso cancello  graticolato  del  peso  di  novanta  quintali  di 
ferro  !  Sicché  i  pazzi  che  passeggeranno  nel  cortile  avranno 
il  doloroso  ed  insieme  ridicolo  spettacolo  dei  loro  nobili  com- 
pagni dietro  quella  immensa  gabbia,  e  viceversa  ;  e  se  le  altre 

(1)  V.  pag.  187,  230. 

(2)  La  separazione  del  pensionarli  sarebbe  assolutamente  impossibile, 
perchè  non  sapremmo  dove  si  anderebbero  a  pescare  luoghi  del  tutto  a 
parte  per  refettorii,  per  giardini,  per  sale  di  occupazione,  di  trattenimen- 
to, ecc.,  meno  se  a  tutto  questo  s'intende  far  supplire  il  lungo  e  chiuso 
corridoio  che  precede  le  stanze,  e  che  permette  di  sentire  i  rumori  della 
strada  Salvator  Rosa. 


-.  236  — 

logge  in  prospettiva  avranno,  come  pare  che  debbono  avere, 
le  medesime  graticole  spaventose,  l' ergastolo  di  S.  Stefano 
presenta  sul  Sales  il  vantaggio  di  avere  le  simili  logge  senza; 
cancelli. 

I  poveri  malati  adunque ,  ai  quali  per  siffatte  condizioni 
locali  non  possono  imporsi  che  divisioni  e  classificazioni  illcij 
sorie,  non  hanno  a  passeggiare  che  nel  cortile-pozzo  dovi 
agisce  la  rumorosa  macchina  idraulica  a  doppia  caldaia 
vapore  della  forza  di  16  cavalli  (1),  nelle  logge  graticolate' 
e  neir  unico  microscopico  giardino  coram  populi. 

Ci  sorpresero  veramente  due  grandi  dormitorii  uno  su  L'altro^^ 
con  sei  grosse  colonne  di  ferro  ciascuno,  le  quali  in  due  file 
perpendicolarmente  le  inferiori  di  sostegno  alle  superiori  pog- 
giano sopra  sei  pilastri  di  fabbrica  nel  sotterraneo.  Sopra 
sbranche  di  ferro  sostenute  da  queste  colonne  poggiano  i 
pavimenti.  Che  avverebbe  se  una  colonna  od  un  pilastro  ce- 
desse alquanto  all'  immenso  peso  ? 

Queste  colonne  di  ferro  che  invitano  i  malati  a  spaccarvisi 
il  cranio  ,  ed  alle  quali  possono  per  caso  urtarvi  col  capo, 
hanno  a  tre  metri  circa  dal  pavimento  un  orlo  rilevato  che 
offrirebbe  al  folle  1'  occasione  di  appiccarvisi ,  con  qualche 
striscia  che  strapperebbe  dal  lenzuolo. 

Uno  di  questi  cameroni,  l' inferiore,  in  cui  un  poco  di  lu- 
ce ed  aria  entra  dalla  porta  d'ingresso  e  dall'  unica  finestra 
eh' è  a  livello  del  soffitto,  tiene  da  una  estremità  all'altra  un 
largo  solco,  che  si  copre  con  pezzi  di  legno,  e  che  ci  si 
disse  servire  per  lo  scolo  delle  orine  dei  dementi  paraliti- 
ci. Poveri  dementi!  Sono  essi  forse  cavalU  da  collocarsi  nelle 
stalle  ? 

Oltre  le  due  notate  caldaie  nel  cortile  ih  mezzo  ai  pazzi, 
sta  trai  pilastri  del  sotterraneo  collocata  una  altra  caldaia  a 
vapore  della  forza  di  12  cavalli,  dalla  quale  partono  i  tubi 
caloriferi  per  lo  stabilimento.  Tanta  imprudenza  rasenta  con 
la  stoltezza  quando  il  dubbio  di  un  pericolo  non  ha  fatto  ri- 
flettere che  siffatte  caldaie  avrebbero  dovuto  essere  collocate 


(1)  V.  pag.  225,  232. 


,  V     ■•  -  _  237  — . 

almeno  trenta  o  quaranta  metri  fuori  lo  stabilimento.  Ma  at- 
torno a  S.  Francesco  Sales  non  sono  che  abitazioni. 

Se  si  è  contenti,  comincino  pure  a  trasferire  i  pazzi  nella 
parte  abitabile  del  nuovo  Stabilimento  comunque  essa  sia  , 
invece  di  farli  continuare  ad  imputridire  nell'Arco... — Beati 
i  contentoni  !  Ma  certo  non  lo  saranno  i  miseri  dementi,  né 
un  pubblico  che  non  vuol  essere  ingannato  quando  dice  : 
«  spendete  pure  venti  miUoni,  ma  date  alla  più  misera  classe 
della  umanità  un  ricovero  che  sia  un  manicomio  vero  stru- 
mento di  cura  e  di  guarigione,  e  non  una  gabbia-prigione  ». 


L4  STATISTICA  DEI  MUNICIPII 

{Dal  giornale  II  Pungolo,  15  genn.  4881) 


\\\\\\*\\\v\*\\ 


Più  volte  si  è  tentato  da  per  tutto  una  discussione  su  la 
statistica  riguardo  alle  cause  della  mortalità,  che  dovrebbe' 
essere   uniforme   almeno   per   quanto  è  possibile  nei  paesi 
civili;  ma  le  difficoltà  moltissime  per  ottenerla  fan  deviare I 
da  ogni  tentativo.  Malgrado  ciò  è  sempre  utile  ritornare  su; 
queste  difficoltà,  tanto  più  ora  che  il  Governo  ha  voluto  fi- 
nalmente che  i  Munipipii   avessero  un  solo  modulo   almeno] 
per  le  cause  delle  morti,  sul  quale  sono  invitati  i  medici  a^ 
segnarle,   indicando   ancora  la  prima   malattia  che  ha  dato 
luogo  all'  esito  finale. 

Sebbene  ciò  sia  qualche  cosa  per  cui  potesse  rimontarsi 
all'  indagine  delle  cagioni  delle  malattie,  sarebbe  meglio  che 
a  queste  ultime  si  andasse  più  porgendo  speciali  ricerche  , 
per  confortare  lo  scopo  dell'  igiene  e  rendere  questa  vera- 
mente utile. 

La  statistica  è  impresa  molto  difficile,  non  per  coprire  di 
cifre  numeriche  le  tavole  stabilite,  ma  per  ben  determinare 
le  indicazioni  su  cui  debbono  cadere  le  raccolte  di  queste 
cifre,  le  quali  allora  solo  possono  essere  elementi  a  ricerche 
Induttive  di  pratica  utilità. 

Senza  questi  dati  non  solo  non  bisogna  dare  molta  impor- 
tanza alla  statistica,  ma  tenere  certo  di  non  ottenere  che 
fallaci  risultamenti. 

Bisognerebbe  adunque  occuparsi,  prima  di  tutto,  dì  stabi- 
lire gli  elementi  su  cui  le  tavole  numeriche  debbono  fondarsi, 
e  sono  molti  di  natura  assai  diversi  e  di  diffìcile  determina- 


—  239  — 

zione.  Ciò  dovrebbe  essere  uniforme  per  tutt'i  paesi  per  ot- 
tenere possibilmente  le  vere  induzioni.  Pretendere  questa  uni- 
formità per  ora  pare  impossibile. 

Se  dovessi  entrare  a  dire  su  le  inesattezze  delle  indicazioni 
dell'età,  delle  professioni,  dei  modi  di  vivere,  dello  stato 
cosmo-tellurico  delle  regioni,  delle  cause  delle  malattie  e 
degli  esiti  finali  per  cui  si  muore,  sicché  spiccano  erronei  i 
confronti,  avrei  ragioni  di  dire:  abolite  la  statistica;  e  se 
non  fosse  la  certezza  che  gli  studii  su  questa  e  sui  modi  di 
ottenerla  esatta  guideranno  allo  scopo  desiderato. 

Intanto  ecco  qualche  osservazione  generale,  su  cui  chiamo 
r  attenzione  degli  statisti  e  dei  municipii. 

Nel  calcolo  della  mortalità  di  un  paese  in  confronto  a  quella 
di  un  altro,  diceva  un  celebre  geografo  statista  ad  un  mio 
dottissimo  amico  a  Parigi,  il  solo  dato  vero  e  positivo  sarebbe 
che  su  mille  nati  si  dovrebbero  trovare  mille  morti,  a  meno 
che  non  sieno  alcuni  montati  direttamente  in  cielo,  come 
dicesi  di  essere  avvenuto  a  Mosè,  ad  Elia,  all'  evangehsta  dì 
Patmo  e  ad  altri.  Può  succedere  che  un  numero  di  abitanti 
abbia  emigrato  all'  estero  o  che  altri  sieno  entrati  provenienti 
da  altri  paesi;  ma  allora  non  si  tratta  più  della  mortalità  di 
quel  dato  luogo.  Il  solo  calcolo  utile  intorno  a  questo  oggetto 
è  di  sapere  dove  si  vìve  più  lungo  tempo,  e  dove  si  muore 
più  presto.  —  Non  mai  si  giungerà  a  questo  utile  scopo  senza 
stabihre  l'uniformità  su  tutti  gli  elementi  determinati  e  po- 
sitivi ;  e  che  son  moltephci  e  difficili  più  di  quello  che  si 
crede. 

Se  si  confronta,  per  esempio,  la  tavola  dei  morti  secondo 
r  età  coi  nati  dell'  anno,  e  con  le  cifre  delle  posizioni  delle 
altre  età,  delle  professioni,  delle  malattie,  ecc.  spicca  subito 
l'erroneità  del  calcolo,  quando  si  considera  che  i  morti  del- 
l' età  di  un  anno  non  valgono  a  fronte  dei  nati  dell'  anno , 
perchè  di  questi  varii  sono  andati  a  vivere  o  morire  in  altri 
luoghi;  ed  i  morti  della  medesima  età  non  sono  tutti  del  pro- 
prio luogo;  così  è  lo  stesso  delle  altre  condizioni. 

Le  cifre  numeriche  sono  molto  eloquenti  quando  rappre- 
sentano gli  elementi  veri,  altrimenti  dan  luogo  ad  errori  ed 
errori. 


—  240  — 

Se  si  è  cominciato  ad  eliminare  possibilmente  qualcuno  d| 
questi  errori,  si  spingano  gli  studii  ad  eliminare  gli  altrij 
senza  di  che  questo  passo  fatto  innanzi  sarànon  solo  inutile 
ma  potrebbe  essere  causa  più  grave  d'ingarbugliare  sempi 
più  le  induzioni  statistiche. 


Dott.  Biagio  G.  Miragua. 


ULIEBIORI  CONSiDEBAIlOM  MEiOLOGICHl  SUL  CBiMO  DI  ALESSANDRO  VOLTA 


Les  académies  doiveni  élre  absolument  libres. 
Voltaire,  Ouvres,  pag.  70. 

Nell'adunanza  dei  30  novembre  1879  della  illustre  Accademia 
medico-chirurgica  di  Napoli,  di  cui  mi  pregio  di  far  parte  e 
come  socio  onorario  e  come  socio  ordinario  da  più  di  26  anni, 
lessi  brevi  mie  considerazioni  sul  cranio  di  Alessandro  Volta 
rettificando  alcune  osservazioni  del  dottor  Lombroso  (1). 

Innanzi  tutto  debbo  dichiarare  che  con  quello  scritto  non 
intesi  fare  un  completo  esame  frenologico  sul  Volta,  ma  bensì 
di  dire  quanto  bisognava  allo  scopo  di  alcune  mie  rettificazioni 
di  indizii  anatomici,  e  ciò  credetti  sufficiente  pel  savio  crite- 
rio di  un  consesso  di  dotti;  sicché  qualunque  fosse  stato  il 
mio  giudizio  sul  grande  fisico,  questo  giudìzio ,  non  conside- 
rate le  circostanze  né  distesi  ed  applicati  quei  miei  brevis- 
simi cenni  ad  induzioni  più  elevate ,  non  ha  potuto  sembrare 
che  monco  ed  oscuro;  ma  non  mai  da  meritare  rifiuti  e  pro- 
teste, che  possono  partire  da  equivoci  che  ordinariamente  sor- 
gono dal  non  essersi  bene  intesi  nei  termini. 

Neil'  adunanza  dei  25  gennaio  di  questo  anno  1880,  promisi 
che  avrei  fatto  delle  osservazioni  e  confronti  tra  quello  eh'  è 
notato  nei  verbali  e  quello  che  sta  nel  mio  scritto  ed  insie- 
me in  una  pagina  del  Cantù  da  me  citata.  Or  essendo  que- 
sta mia  promessa  nel  verbale  suddetto  approvato  dall'Adu- 
nanza divenuta  per  me  un  dovere  di  mantenerla,  e  credendo 
poi  la  presidenza  di  non  comunicare  queste  mie  osservazioni 
direttamente  all'Accademia  per  non  eccitare  _po^em?c/ie,  co- 
me se  alcuni  avessero  il  privilegio  di  dire  quello  che  voglio- 
no, ed  altri  non  il  diritto  dì  rispondere  con  tutte  le  conve- 

(1)  Si  vegga  pag,  48  e  seg. 


—  242  — 

nienze  accademiche,  adempio  iì  mio  obbligo  pubblicando  qui 
questo  scritto  come  seguito  al  primo  sul  Volta;  e  rispettando 
io  tutte  le  opinioni  dell'  Accademia  pure  contrarie  al  mio  pa- 
rere qualunque  esso  si  fosse,  cercherò  su  questo  parere  di 
spiegarmi  meglio.  Ma  però  non  posso  accettare  nulla  di  quello 
eh'  è  inesattezza  di  riassunti  e  d' interpetrazioni  di  alcuni  rispet- 
tabili socii ,  sì  per  togliere  a  questa  inesattezza  queir  aria 
d'insinuazione  che  i  malevoli  potrebbero  attribuirle  percor- 
rere a  giudizii  prestabiliti,  sì  perchè  si  riversano,  come  se 
fosse  per  mia  cagione  su  di  un  illustre  storico,  poco  impor- 
tando che  questi  fosse  il  lodatore  del  Sillabo  (1),  mi  veggo 
nel  dovere  di  rettificare  quelle  inesattezze,  ringraziando  nello 
stesso  tempo  l'^Accademia  che  obbhgandomi  a  questa  rispo- 
sta (2),  mi  ha  fatto  completare  il  parere  frenologico  che  dò 
su  Alessandro  Volta. 

La  lettura  adunque  di  quelle  mie  considerazioni ,  e  più  il 
riassunto  fattone  poi  dal  nostro  egregio  segretario  prof.  Tito 
Livio  de  Sanctis  nel  verbale  della  seduta  seguente,  destaro- 
no, particolarmente  ad  alcuni  distinti  socii ,  che  non  udita  la 
memoria  al  riassunto  si  fermarono, una  specie  d'indignazione 
come  se  io  insieme  al  Gantù  avessimo  dichiarato  Volta  un^ma- 
nuale  meccanico  senza  pensiero  filosofico  ('  espressione  nel 
verbale). 

Non  vt  fu  discussione  alcuna,  ma  su  di  un  incidente,  estra- 
neo totalmente  ai  concetti  ed  allo  scopo  limitato  del  mio  scritto 
una  breve  disputa,  ed  io  fo  distinzione  tra  discussione  e  di- 
sputa, che  finì  col  farsi  apporre  a  piedi  di  siffatta  mia  me- 
moria una  nota,  che  nessuno  aveva  diritto  di  porre  quando 
già  tutto  era  notato  nel  verbale.  Imperocché  invece  di  discu- 
tere, si  lascia  (questa  è  la  nota)  al  Lombroso  la  libertà  di 
rispondere  alla  critica  che  gli  vienfatta^  e  si  protesta  alta- 
mente contro  il  concetto  ed  il  giudisio  che  il  Miraglia  dà  del 
Volta  studiandone  il  cranio,  e  che  l'Accademia  riconosce  nel 
sommo  Comasco  una  delle  più  grandi  glorie  italiane ,  senza 

(1)  Canili,  Gli  ultimi  Treni' anni,  pag.  100. 

(2)  Resoconto  delle  Adunanze  e  dei  lavori  della  R,  Accademia  medico- 
chirurgica  di  Napoli,  adunanza  di  genn.  1880. 


—  243  — 

farsi  imporre  dal   Canta  e  dalle  sue  storie.  Il  redattore  (1). 

Ripeto,  che  chi  legge  questa  nota  può  credere  che  io  ed  il 
Cantù  avessimo  dichiarato  il  Volta  un  ingegno  volgare,  e  che 
la  scoperta  che  fece  della  pila  non  fosse  stata  da  noi  ritenuta 
suprema  e  prodotto  di  un  ingegno  elevato  ed  osservatore;  e 
resterà  sorpreso  come  tutto  il  mondo  che  legge  da  un  terzo 
di  secolo  in  nove  edizioni  della  Storia  universale  ,  già  pure 
tradotta  in  varie  lingue,  quella  pagina  del  Cantù  (2)  ciie  su- 
blima tanto  l'immortale  ingegno  del  Voha,  e  che  io  trascrissi 
per  confortare  i  miei  studìi,  non  vi  ha  mal  scorto  quello  che 
ora  alcuni  distinti  socn  dell'  Accademia  credono  vedervi  !  E  so- 
stengo che  le  parole  della  disputa,  che  non  si  riducono  che 
a  semplici  affermazioni  o  negazioni ,  senza  ragionamenti  e 
prove,  non  smuovono  alcuna  linea  del  mio  dettato  nella  me- 
moria (3),  tanto  che  se  io  cito  il  Cantù  che  trai  sommi  pone 
il  Volta,  non  può  diversamente  interpetrarsi  il  mio  concetto  ; 
ed  in  ogni  modo  ritengo  che  le  osservazioni  ragionate  dell'A-C- 
caderaia  mi  avrebbero  certamente  illuminato. 

Sicché,  non  posso  non  permettermi  che  io  rifiuti  recisamen- 
te siffatta  nota  apposta  a  piedi  del  mio  scritto,  perchè  essa 
non  riguarda  alcuno  dei  miei  concetti  dì  fisiologia  cerebrale, 
e  perchè  le  osservazioni  che  sono  costretto  a  fare  con  tutto 
il  rispetto  ai  dotti  miei  sociì,  dimostreranno  che  io  non  vo- 
ghe esser  cagione  di  nn  loro  rimprovero  verso  il  Cantù. 

L'illustre  prof.  Lombroso  pubblicò  nel  giornale  delia  R.  Ac- 
cademia di  medicina  di  Torino  nel  1878  un  suo  studio  etnolo- 
gico sul  cranio  di  A.  Volta,  ne  prese  tutte  le  misure  e  ne  notò 
le  prominenze  e  le  depressioni  ed  altre  numerose  condizio- 
ni. Or  sebbene  V etnologia,  come  l'indica  il  vocabolo,  sia  pure 

(1)  Resoconto  delle  Adunanze  e  dei  lavori  della  R.  Accademia  medico- 
chirurgica  di  Napoli,  anno  1879,  pag.  239. 

(2)  Cantù  y  Storia  universale.  Tomo  Xì,  pag.  612.  Ottava  edizione 
torinese. 

(3)  Miraglia.  Sul  cranio  di  Alessandro  Volta,  —  Resoconto  della  R. 
Accademia  ,raed.  chir.  di  Napoli,  anno  1879,  pag.  225  e  seg.  —  GìoT' 
naie  internazionale  delle  scienze  mediche,  1879,  pag.  1208  e  seg.  — 
Bolleltino  del  manicomio  Fleurent,  1879  pag.  128  e  seg. 


—  244  — 

diretta  a  riconoscere  gl'indìzi  dei  caratteri,  delle  tendenze  e 
delle  facoltà  dell'uomo,  per  comprendere  l'orìgine  delle  stirpi 
e  la  storia  dei  popoli,  il  Lombroso  fermossì  alle  generalità 
confrontando  il  cranio  di  Volta  a  quello  di  Dante,  di  Petrar- 
ca, dì  Fusinari,  di  Foscolo  ,  di  Byron,  ecc.  per  dimostrare  il 
talento  in  generale  e  non  altro,  perchè  ognuno  sa  la  varietà 
di  forma  di  queste  teste  nelle  diverse  parti  tra  loro,  e  i  di- 
versi talenti ,  caratteri  e  disposizioni  che  mostrarono  si  illu- 
stri uomini.  E  conchiuse  con  molto  acume  che  il  cranio  di 
Volta  si  accosta  al  tipo  comasco  e  meglio  al  romano.  Intanto 
il  Lombroso  volle  notare  che  questo  cranio  presentava  in  op- 
posizione alle  localizzazioni  fisiologiche  del  cervello  una  larga 
prominenza  suU' osso  temporale  da  uscire  fuori  la  linea  del- 
l'osso zigomatico,  e  dove  i  frenologi  pongono  secondo  lui  1'  or- 
gano del  farto  e  della  rissa ,  mentre  Volta  era  benevolo  e 
possedeva  tutte  le  qualità  morali  e  presentava  ancora  tutta 
la  regione  inferiore  della  fronte  larga  e  sporgente,  e  depres- 
sa la  regione  posteriore  al  disopra  dei  processi  mastoidei. 

Lo  scopo  della  mia  memoria  fu  di  dimostrare  che  il  Lom- 
broso nel  notare  il  rilievo  all'osso  temporale  e  la  sporgenza 
della  regione  frontale  inferiore  su  la  superiore  ,  aveva  anzi 
fatto  senza  avvedersene  (  e  queste  sono  le  migliori  prove) 
la  craniascopia  di  Volta,  notando  così  i  rappresentanti  ana- 
tomici delle  facoltà  che  ne  distìnsero  il  talento  ed  il  caratte- 
re morale.  Imperocché  non  è  vero  che  i  frenologi  han  ripo- 
sto r  organo  che  gli  antilocalizzatori  chiamano  del  furto  ed 
insieme  della  rissa ,  mentre  avrebbero  dovuto  dire  della  pro- 
prietà 0  acquisto ,  nell'  osso  temporale  ,  ma  bensì  nella  parte 
anteriore-ìnferiore  del  l'osso  parietale  (n°  8  della  Jig.),  e 
quello  dell'istinto  della  propria  difesa,  che  questi  chiamano 
della  rissa,  nella  parte  parietale  al  di  sopra  della  prominenza 
mastoidea  (n"  5  della  Jig.).  Nel  rilievo  alla  parte  anteriore  del- 
l'osso temporale  (n°  9  della  flg.)  al  contrario  i  frenologi  vi 
han  riposto  quella  parte  cerebrale  eh' è  la  condizione  mate- 
riale per  cui  si  mostra  la  qualità  fondamentale  del  senso 
della  meccanica,  e  nella  parte  posteriore-inferiore  del  parie- 
tale l'istinto  della  propria  difesa:  il  primo  nel  Volta  molto 
sviluppato ,  ed  il  secondo   depresso. 


245 


Qui  ne  riproduco  le  figure. 

Cranio  di  Alessandro  Volta 


■A'yi^    .'-."Ti;.* 


Per  fare  vedere  clie  ciò  non  era  una  mia  invenzione  ripor- 
tai quello  che  avevano  notato  Gali,  Fossati  ed  io  stesso  molti 
anni  fa. 

Notati  cosi  gl'indizi  cranioscopici,  accennai  che  le  facoltà 
nostre  predominanti  per  l'attività  ancora  energica  combinata 
di  altre  facoltà  specialmente  delle  intellettuali,  dan  luogo  al 
talento  che  prende  una  direzione  speciale  ;  e  per  questo  il 
Volta  fu  dotato  di  grande  spirito  di  osservazione  ;   sicché  po- 
trebbe dirsi  che  senza  il  senso  della  meccanica  non  sarebbe 
egli  giunto  alla  scoperta  suprema  della  pila.  Lo  spiegherò  più 
tardi  quanto  cercherò  di  dimostrare  che  senza  uno  sviluppato 
ed  energico  senso  della  meccanica  non  possono  svolgersi  op- 
portunamente le  altre  facoltà  predominanti  dirette  a  scopo  e 
scoperte  sublimi.  Noi  per  senso  della  meccanica  non  inten- 
diamo una  semplice  attitudine  alla  costruzione,  come  per  ta- 
lento meccanico  non  è  da  prendersi  una  facilità  alla  costru- 
zione materiale,  perchè  conoscesi  pur  troppo  che  uno  prov- 
visto del  senso  della  tattilità  esegue  bene  ciò  che  il  talento 
meccanico  altrui  gli  dà  a  costruire  senza  che  l'esecutore  spes- 
so sappia   quello  che  fa;  e  viceversa  ingegni  dotati  del  più 
elevato  talento  meccanico,  perchè  privi  della  tattihtà,  non  san- 
no piegare  un  foglio  di  carta.  Ma  di  ciò  più  tardi. 

Questo  è  il  fedele  e  vero  riassunto  della  mia  memoria,  che 
ho  creduto  illustrare  con  principii  fisiologici;  e  non  posso  ac- 
cettare quello  del  redattore  che  per  la  forse  troppo  concisio- 


—  246  — 

ne  nulla  dice  di  tutto  questo,  e  mi  fa  dire  qua  e  là  delle  pro- 
posizioni che  isolate  e  staccate ,  rendono  alla  inversa  il  sen- 
so e  lo  scopo  della  memoria.  La  mia  memoria  è  negli  Atti 
dell'  Accademia  ,  sicché  ognuno  può  farne  il  confronto  ;  per- 
chè tra  l'altro  vedrà  come  il  redattore  dice  che  la  maggior 
parte  del  mio  scritto  sia  una  continua  citazione  dei  miei  la- 
vori (1);  in  ogni  modo  mi  piace  ricordare  una  stupenda  mas- 
sima del  nostro  Pasquale  Borrelli  (  Lallebasque)  :  è  senza  dub- 
bio un  gran  merito  di  render  sua  la  esperienza ,  la  me- 
ditazione ed  i  lumi  di  tutti  tempi;  ma  mi  parve  sempre 
biasimevole  di  non  profittare  deiproprii  (2).  — E  vedrà  pure, 
colui  che  vorrà  fare  il  confronto  in  qua!  modo  mi  si  fa  por- 
re il  cranio  del  Volta  accanto  al  cranio  di  una  ladra  e  di  un 
sicario,  oltre  a  che  si  nomina  la  grande  Opera  anatomica  di 
Gali  con  parole  che  sanno  di  una  certa  causticità  derisoria. 
Sicché  mi  arbitro  di  dire  che  siffatto  spigolare  può  fare  ca- 
dere in  equivoci  che  possono  far  correre  a  giudizii  inesatti. 
E  per  questo  se  si  è  nel  diritto  di  non  accettare  e  di  prote- 
stare contro  la  opinione  mia  qualunque  essa  siasi ,  che  cer- 
to io  non  ho  pretensione  d' imporla  a  chicchessia ,.  del  pari 
mi  veggo  io  nel  dovere  di  respingere  inesattezze  siffatte. 

Le  osservazioni  notate  nella  mia  memoria  già  il  Lombro- 
so le  conosceva;  perché  un  anno  dopo  la  pubblicazione  dei 
suoi  studii  sul  cranio  di  Volta,  in  una  mia  risposta  ad  una 
sua  lettera  che  dirigevami  intorno  alla  mente  del  famoso 
Passannante,  gli  faceva  notare  gli  errori  da  lui  presi  nel- 
r  indicare  nei  cranio  dell'  immortale  comasco  le  localizzazioni 
celebrali  secondo  i  frenologi;  sicché  gli  chiedeva  che  se  io 
avessi  errato  mi  correggesse.  In  risposta  mandommi  un  esem- 
plare dell'estratto  del  suo  lavoro  sul  cranio  di  Volta  su  la  cui 
prima  pagina  leggo  del  suo  poco  interpetrabile  carattere  :  — 
Air  III.  Miraglia  UÀ.  che  sarà  felice  di  una  sua  critica,  e 
che  divide  tutte  le  sue  idee  ecc. 

(1)  Dov'è  questa  continua  citazione  delle  mie  opere?  Dovendo  notare 
fattiy  ho  quattro  volte  indicato  la  pagina  di  uno  o  due  miei  lavori  insiè- 
me a  quelli  di  Gali  e  Fossati. 

(2)  Lallebasque,  Introduzione  alla  filosofìa  naturale  del  pensiero. 


—  247  ~ 

Laonde  ponendo  in  confronto  tra  loro  gì' indizii  anatomici 
espressi  nel  bel  cranio  di  Volta  pel  calcolo  di  probabilità  delle 
facoltà  che  dan  ragione  del  suo  talento ,  del  suo  ingegno  os- 
servatore e  del  suo  carattere  benevolo  e  docile,  volli  andare 
ricercando  quello  che  si  era  detto  di  lui  e  delle  sue  ;opere  ; 
onde  veder  di  rafforzare  e  di  spiegare  le  ragioni  di  quel  ta- 
lento scopritore;  e  così  ravvicinare  le  analogie  di  tali  indizii 
con  quello  che  ce  ne  dice  la  storia. 

Intanto  negli  atti  verbali  dell'  adunanza  dei  14  novembre 
1879  alle  osservazioni  che  io  feci  al  processo  verbale,  sfug- 
gite alla  nota  solerzia  dell'  egregio  segretario  e  quindi  non 
segnate,  aggiungeva  che  né  io  né  il  Cantù  potevamo  negare 
al  Volta  il  gran  talento  che  lo  portò  alla  costruzione  della 
pila,  detta  da  noi  scoperta  suprema,  che  ha  dato  luogo  à 
tante  applicazioni  dell'  elettricità,  e  senza  negargli  uno  spirito 
filosofico,  di  cui  se  fosse  stato  privo  non  sarebbe  giunto  alla 
gloriosa  scoperta,  e  che  se  fosse  stato  elevato  ad  esattezza 
matematica^  avrebbe  nell'  applicazione  preceduto  gli  altri  il- 
lustri. 

Se  questi  concetti  fossero  stati  da  me  male  espressi,  o  per 
la  troppa  concisione  del  dire  male  interpetrati  dai  socii,  spero 
di  spiegarmi  meglio  in  questo  scritto;  sicché  allora  non  farà 
più  ombra  la  pagina  del  Cantù  che  per  precipitazione  di  giu- 
dizio non  fu  bene  interpetrata. 

Mi  sì  fa  dire  ancora,  tra  l'altro  due  volte,  di  prìncipii 
freniatrici  (vocabolo  che  io  non  mai  ho  segnato  nello  scritto) 
come  se  avessi  parlato  del  cranio  di  un  pazzo;  e  mi  si  fa 
qui  pure  ripetere  di  non  avere  avuto  Volta  mai  pensiero  filo- 
sofico. 

Passo  oltre  alle  parole  dei  socii  Buonomo,  de  Orecchio  ed 
Albini  che  senza  argomentazioni  non  accettarono  le  conclu- 
sioni del  Miraglia;  né  avrei  mai  la  pretensione  che  l'accet- 
tassero; come  certo  essi  non  hanno  quella  che  io  alla  loro 
mi  adattassi.  Il  prof,  de  Crocchio  non  ne  aveva  inteso  la 
memoria.  Ed  insieme  conchiusero  facendo  eco  alle  parole 
del  socio  Vizioli,  che  V  accademia  non  può  accettare  il  giu- 
dizio di  uno  storico  e  letterato,  sia  pure  eminente,  in  casi 
di  storia  naturale,  di  fisica  e  di  chimica,  perchè  V  accade- 


—  248  — 

mìa  che  è  un  tribunale  supremo,  ne  può  emetteree  un  giu- 
cli;2io  più  competente. 

Qui  mi  permetto  di  fare  di  volo  una  osservazioncella.  Il 
Cantù  parla  di  Volta  e  dell'  elettricità  non  come  fisico  e  chi- 
mico,  ma  come  storico,   cioè  ha  presentato  quello  che  ha^ 
raccolto    dai  documenti,  lasciando  ai  chimici  ed  ai  fisici  le 
quistioni   della  natura  dell'elettricità  e  dei  modi  della  sua] 
applicazione.  Con  siffatte  argomentazioni  degli  onorevoli  socii' 
il  celebre  Carlo  Botta  perchè  medico  non  avrebbe  potuto  del 
pari  scrivere  i  classici  volumi  della  Storia  delle  guerre  della 
indipendenza  d' America,  egli  italiano  che  ha  scritto   pure 
la  stupenda  Storia  d' Italia. 

Mi  fermo  però  su  quello  che  avevano  detto  antecedente- 
mente i  socii  prof.  Tommasi  e  Vizioh.  Convengo  col  primo, 
che  dice  quasi  quello  che  io  aveva  esposto,  meno  che  crede 
di  avere  io  dichiarato  Volta  un  volgare  meccanico;  m.a  biso- 
gna svolgerne  i  concetti  come  cercherò  di  fare  più  appres- 
so. A  quello  che  disse  il  socio  Vizioli,  riguardando  special- 
mente il  Cantù,  bisogna  che  io  prima' risponda  per  rettifi- 
carne le  idee. 

Dice  adunque  il  socio  Vizioli,  «  che  s'  è  vero  che  1'  acca- 
«  demia  non  sia  responsabile  delle  opinioni  particolari  dei 
«  suoi  socii,  pure  non  si  deve  accettare  in  cose  naturali  il 
«  giudizio  di  un  letterato  o  di  uno  storicO;,  come  il  Cantù  il 

quale  afferma  che  per  30  anni  dopo  la  scoperta  della  pila, 
«  Volta  nulla  più  fece.  Questo  giudizio  non  può  passare  senza 
«  una  protesta,  perchè  il  Volta  non  solo  produsse  molte  jmb- 
«  blicazioni  scientifiche,  ma  illustrò  grandemente  il  suo  tro- 
«  vato  e  dopo  la  scoperta  della  pila  destò  tanto  entusiasmo 
«  che  nominato  membro  dell'  Istituto  di  Francia,  Napoleone  1** 
«  (  allora  1°  Console  )  volle  per  omaggio  al  Volta  assistere 
«  in  piedi  ad  una  lettura  che  questi  faceva.  Il  Vizioli  ciò 
«  afferma  non  perchè  voglia  ricordare  i  tanti  noti  lavori 
«  del  Volta  dopo  la  scoperta  della  pila,  ma  per  protestare 
«  contro  le  conclusioni  del  Miraglia,  e  molto  più  del  Cantù  ». 

Il  socio  Vizioli  sì  distinto  nella  teorica  e  nella  pratica  del- 
l' applicazione  della  elettricità,  è  sicuro  di  quello  che  ha  detto 
Cantù  ?  è  sicuro  di  quello  che  egli  afferma  ? 


—  249  — 

Mi  permetta  se  io  per  un  momento  diventi  un  poco  stori  co 
sottoponendogli  alcune  mie  noterelle. 

Volta  nel  moltiplicare  le  sue  osservazioni  per  dimostrare 
che  il  fluido  animale,  che  così  Galvani  pretendeva  che  fosse, 
non  era  che  l'elettricità  comune  (1),  ebbe  l'occasione  di  giun- 
gere alla  scoperta  della  pila  (  1794  ),  che  il  Cantù  appella 
lo  strumento  più  poderoso  dell'analisi  chimica;  ed  aggiunse, 
che  il  Volta  sopravisse  treni'  anni  alla  sua  scoperta  (2)  sen- 
^a  né  aggiungere  ne  applicarla;  intanto  che  Bitter,  Carliste^ 
Davy  la  usarono  a  decomporre  V  acqua,  dal  eguale  fatto  re- 
stava incoata,  V  analisi  chimica  (3). 

Il  Cantù  qui  non  dice  che  Volta  avesse  o  non  scritto  dopo 
'la  sua  grande  scoperta;  ma  che  né  aggiunge  né  applicò  la 
pila,  ciò  che  altri  fecero,  come  Davy,  ed  io  aggiungo  nel 
1801.  E  penso  che  si  possono  scrivere  volumi  senza  insieme 
far  molto  progredire  ed  applicare  le  proprie  migliori  idee 
precedenti ,  atteso  le  circostanze  e  le  condizioni  dell'  epoca 
in  cui  si  trova  il  periodo  del  progresso  dello  spirito  umano, 
non  che  il  concorso  di  speciali  facoltà  mentali  più  o  meno 
energicamente  sviluppate.  Ciò  nulla  toglie  alla  gloria  di  Volta, 
perchè  senza  la  pila  chi  sa  quanti  altri  secoli  avrebbero  do- 
vuto scorrere  per  giungere,  per  es.,  alla  telegrafia  elettrica 
già  vaticinata  con  esperimenti  da  Watson  (1746),  43  anni 
prima  della  pila,  e  preveduta  anzi  nel  1736  dal  Grey. 

Il  Volta  adunque  dal  1769  fino  alla  scoperta  della  pila  che 
fu  nel  1794,  che  destò  tanto  entusiasmo,  scrisse  molte  lettere 
e  memorie;  e  quando  il  1*  Console  Napoleone  che  allora 
gloriavasi  di  essere  membro  dell'  Istituto  di  Francia  udiva 
spiegare  in  quell'Ateneo  il  meccanismo  della  pila  dallo  stesso 
Volta,  ed  all'  impiedi  e  colla  testa  scoperta,  è  da  notare  che 

(1)  Questo  principio  o  fuoco  che  anima  la  natura  rimonta  fino  ad 
Empodocle.  Ricordo  di  aver  letto  in  Voltaire: —  Gli  spiriti  che  si 
crede  scorrere  rapidamente  nei  nervi  sono  probabilmente  un  fuoco  sottile, 
e  che  sia  l'  agente  universale  in  natura.  Le  scoverte  recenti  han  dimo- 
strato che  ciò  è  il  fluido  elettrico  che  si  modifica  in  mille  maniere. 

(2)  Volta  morì  nel  1826  dell'età  di  81  anno. 

(3)  Cantù,  Storia  Universale,  Tomo  XI,  pag.  612:  Ottava  edizione 
torinese. 


—  250  — 

ciò  fu  nel  1801  epoca  in  cui  già  il  gran  fisico  aveva  raggiunto 
r  altezza  della  sua  gloria.  Ma  dal  1796  al  1808  scrisse  a 
sbalzi,  pure  memorie  e  lettere  che  se  nulla  o  poco  aggiun- 
sero allo  svolgimento  del  suo  immenso  trovato  furono  di 
stimolo  ai  dotti  che  fin  da  queir  epoca  stessa  svolsero  e  ra- 
pidamente applicarono  l' elettricità.  Dal  1808  fino  al  1826, 
epoca  della  sua  morte,  nulla  più  produsse. 

Tutti  questi  lavori  di  Volta,  già  pubblicati  nei  giornali  e 
nelle  raccolte  periodiche  di  quei  tempi  furono  riuniti  nel  1816 
in  una  collezione  in  tre  tomi,  edizione  unica  e  sola  che,  per 
quanto  sappia,  non  fu  più  mai  riprodotta.  Un  piccolo  volume 
di  aggiunte  stampate  a  Pesaro  nel  1834  fu  prodotto  da  Igna- 
zio Montanari  :  esso  è  una  raccolta  di  lettere  di  quelle  epo- 
che stesse,  che  non  oltrepassano  il  1808  ed  alcune  ilj  1810. 
Io  credo  indispensabile  riprodurne  qui  in  nota  il  catalogo  e 
le  date  rispettive.  (1) 

(1)  Collezione  delle  opere  del  Cavaliere  Conte  Alessandro  Volta  pa- 
trizio Comasco,  ecc.  —  Firenze,  nella  Stamperia  di  Guglielmo  Piatti, 
1816.  —  Tomi  tre  in  voi.  5,  in  8°. 

TOMO   1.  —  PARTE    I. 

De  vi  attractiva  Ignis  Electricis,  1769. 

Novus  ac  simplicissimus  electricorum  tentaminum  apparatus,  etc  1769. 

Lettera  su  l' Elettroforo  perpetuo,  1775-76. 

Sopra  la  capacità  dei  Conduttori  elettrici.  Lettere  al  sig.  De  Sousure, 

1778. 
Del  Conduttore.  —  Memoria  letta  alla  Società  II.  di   Londra,  1782. 

TOMO   I.  — PARTE    II. 

Della  meteorologia  elettrica,  lettere  nove  dirette  al  prof.  Liethenberg, 
1787-88. 

Sopra  la  grandine,  Memoria,  1806. 

Sopra  l'aurora  boreale,  1791. 

Memoria  sulla  maniera  di  far  servire  V  elettrometro-atmosferico  por- 
tatile ad  uso  d' Igrometro,  ecc.  1790. 

Sul  periodo  dei  temporali,  e  sul  vento  freddissimo,  1790. 

TOMO    II.  —  PARTE   I. 

Sopra  r  elettricità  animale.  Lettera,  1792. 

Memoria  prima  e  seconda  sopra  1'  elettricità  animale,  1792. 

Account   of   some   Discoveries    made   of  Bologna   With   Experi  mente 

and  observations  on  them.  In  two  Letters  to  M.  Tiberius  Cavallo.  — 

F,  R.  S.,  1792. 
Nuota  osservazioni  sulla  Elettricità  animale,  1792. 


i 


—  251  — 

Questo  catalogo  dei  lavori  del  gran  fisico  con  le  rispettive 
date  delle  pubblicazioni  indicano  che  veramente  il  Volta  dopo 
la  scoperta  della  pila,  scrisse  non  molte  cose,   che  parago- 
nate ai  rapidi  e  grandi  progressi  del  suo  trovato ,  spiegano 


Observationum  circa  Electricitatera  animalem,  1792. 

Memoria  terza  sopra  l'Elettricità  animale  compresa  in  una  lettera  al 

sig.  Giovanni  Aldini,  1792. 
Nuova  memoria  suU'  Elettricità  animale  esposta  in  tre  lettere  al  sig. 

Anton  Maria  Vassalli,  1794. 

TOMO   li.  —  PARTE   JI. 

Dell' Elettricità  eccitata  dal  contatto  dei  Conduttori  dissimili.  Lettere 

tre  al  prof.  Greu.  1796. 
On  the   Electrìcity  exciled   by  the  mere  contact  of  Conducting  sub- 

stances  of  differeut  Kinds,  1800. 
Sopra  alcuni    fenomeni   chimici  ottenuti  col  nuovo  apparecchio.  Let- 
tera al  prof.  Brugnatelli,  1802. 
Sopra  gli  Elettrometri.  Lettera  a  S.  C.  De  Metherie,  1801. 
Sulla  identità  del  fluido  elettrico  col  fluido  Galvanico,  Memoria,  1801. 
Reponse  aux  observations  de  Nichalson  sur  mathéorie,  1801, 
Sopra   sperienze   ed    osservazioni  da   intraprendersi   sulle    Torpedini. 

Lettera  al  prof.  Configliachi,  1805 
Sopra  alcuni  fenomeni  chimici,  1802. 
Sopra   r  applicazione   dell'Elettricità  ai   sordi-muti.   Lettera  al  prof. 

Brugnatelli,  1802. 
Estratto  di  un  naanoscritto  sull'  insussistenza  della  genesi  del  Glorino 

e  dell'alcali  nell'scqua   sottoposta  all'azione   degli  Elettromotori, 

1806. 

TOMO  III. 

Lettere  sette  al  P.  Carlo  Gius.  Campi  sull'  aria  infiammabile  nativa 
delle  paludi,  1776-77. 

Lettere  tre  al  sig.  Marchese  Francesco  Castelli  sulla  costruzione  d'  un 
moschetto  e  d'una  pistola  ad  aria  infiammabile,  1777. 

Lettera  al  sig.  Dottor  Giuseppe  Priestely  sopra  un  nuovo  Eudiome- 
tro, 1777. 

Descrizione  sopra  i  fuochi  dei  terreni  e  delle  fontane  ardenti  in  ge- 
nerale, e  sopra  quella  di  Pietra-Mala  in  particolare,  1777. 

Appendice  a  detta  memoria  ove  parlasi  particolarmente  dei  fuochi  ar- 
denti di  Velleja,  1777. 

Lettera  al  Dottor  AttiUo  Zuccagni  responsiva  ad  altra  di  esso  sopra 
un  ignivomo,  1807^ 

Osservazioni  sul  fosforo  d'  orina,  1778, 

Memoria  sulla  uniforme  dilatazione  dell'  aria  per  ogni  grado  di  ca- 
lore, ecc.,  1778. 

Poscritto  di  una  lettera  al  prof.  Vassalli,  179i. 

Compendio  di  una  lettera  al  sig.  L.  Brugnatelli,  1788. 


_  252  — 


che  già  la  pila  era  divenuta  il  gran  motore  delle  venture 
scoperte. 

Il  dir  questo  è  forse  adombrare  la  gloria  del  fisico  im- 
mortale? è  forse  spostarlo  dal  luogo  eminente  in  cui  la  sto- 
ria lo  ha  collocato? 

Cantù  per  questo  non  poteva  non  proclamare  supremo  il 
grande  ingegno  del  Volta  dandogli  il  posto  sublime  assegna- 
togli dalla  storia  nelle  condizioni  dei  tempi;  sicché  parlò, 
ripeto,  come  storico  e  non  come  fisico  e  chimico  quando  se- 
gnò epoche  e  giudizii  in  seguito  d'  ineluttabili  documenti. 
Quindi  non  è  lecito  a  chicchesia  di  dichiarare  menditore  uno 
storico  quando  non  possono  presentarsi  documenti  in  contra- 
rio, e  tanto  più  quando  gli  si  fa  dire  cose  che  non  ha  detto. 

Per  lo  che  la  protesta  che  io  non  ritengo  dell'Accademia, 
ma  degli  oppositori  che  parlarono,  non  è  fondata  che  su 
d'un  equivoco. 

Parecchi  hanno  scritto  intorno  alla  vita  di  Alessandro  Vol- 
ta, dei  quali  al  certo  Cantù  si  è  servito,  e  fra  i  quali  mi  piace 
qui  in  nota  segnarne  alcuni,  clie  non  dubito  che  al  nostro 
distinto  socio  Vizioli  non  sieno  a  conoscenza,  sebbene  non 
fossero  tutti  divulgati  (1), 

Eccomi  alle  parole  del  prof.  Tommasi,  riasunte  dal  segre- 

LETTERE    INEDITE   DI   ALESSANDRO    VOLTA 

Pesaro,  dalla  tipografia  Nobili,  i83i,  in  8^. 

A  Milord  Cooper.  Lettera  1,  1770. 

A  D.  Marsilio  Londriani.  Lettere  20,  1770. 

Al  Can.  Angelo  Bellani.  Lettere  12,  1804-10. 

Al  cav.  Giuseppe  Gioeni.  Lettera  1,  1790. 

Al  Dott.  Francesco  Mocchetti.  Lettera  1,  179.4, 

A  Michele  Araldi.  Lettera  1,  1808. 

A  Domenico  Paoli.  Lettera  1,  1808. 

Al  Can.  Serafino  Volta.  Lettera  1,  1781. 

A  D,"  Teresa  Peregrini  sua  moglie.  Lettere  3,  1801-1809. 

A  suo  fratello  D.  Luigi  Volta.  Lettere  15,  1782-1801. 

(1)  Arago  :  Eloge  de  Volta. — Getler:  Physikalisches  ÌVerterbuch, 
ait  Gahanisme. — Fesclier:  Gesch  der  physik,  to.  Vili  —  Zuccaia: 
Elogio  storico  di  Alessandro  Volta;  Bergamo,  1827.  —  Bianchi  di  Ble- 
sio:  Vita  del  Conte  Yolla;  Corno,  1833, — Tipaldi:  Biografia  degli 
italiani  illustri,  To.  IX.  —-Monti:  Storia  di  Como. 


l 


—  2S3  — 

tarlo.  Il  prof.  Tomraasi  non  aveva  udita  la  lettura  del  mìo 

scritto. 

«  Il  presidente  prof  Tommasi,  chiedendo  venia  al  Miraglia, 
«  dice  di  comprendere  l'ingegno  meccanico  di  chi,  per  es., 
«  costruisce  una  macchina  da  cucire,  in  chi  il  primo  costruì 
«  la  macchina  a  vapore,  ma  se  il  Volta,  seguendo  i  principii 
«  della  fìsica  e  della  chimica,  si  elevò  alle  ardite  dottrine  e 
«  giunse  alla  costruzione  della  pila  e  fondò  tutta  la  elettri- 
«  cita  dinamica,  non  si  può  negargli  ingegno  elevato  ed  un 
«  genio  tra  i  pochi  che  l'umanità  annovera  ». 

Qui  la  questione  prende  un'  altra  direzione,  ed  è  degna  di 
essere  svolta  e  spiegata. 

In  prima  dovendo  io  comunicare  ad  una  Accademia  di  dotti 
le  mie  osservazioni,  accennai  di  volo  ai  principii  che  guida- 
rono le  mie  induzioni  sui  rappresentanti  anatomici  del  cranio 
del  Volta  in  armonia  con  le  facoltà  cerebrali,  fidando  che 
l'Accademia,  invece  di  andare  invocando  dal  Lombroso  una 
risposta  alle  mie  esservazioni,  avesse  supplito  a  distendere 
le  mie  idee  appena  accennate,  tanto  piià  che  io  non  mi  limitai 
che  ad  alcune  esperienze  di  fatti,  che  ognuno  avrebbe  potuto 
verificare. 

Forse  questa  fiducia  che  mi  deviò  dallo  svolgere  ampia- 
mente i  miei  concetti  fu  la  causa  di  tutti  gli  equivoci. 

Ecco  ora  a  spegarmi  meglio. 

Il  prof.  Tommasi  conosce  più  di  me  che  le  nostre  facoltà 
non  tutte  si  svolgono  e  si  manifestano  con  la  medesima  atti- 
vità ed  energia:  il  talento, l'ingegno,  il  genio  sono  costituiti  dal 
predominio  di  una  di  esse,  che  secondo  eh'  è  combinata  all'  a- 
zione  del  pari  predominante  delle  altre  si  svolge  e  si  modifica 
in  maniere  infinite  e  prende  una  speciale  direzione. 

Uno  degli  esempii  più  splendidi  di  risultati  di  queste  com- 
binazioni delle  facoltà  è  il  senso  della  meccanica.  Questo 
senso  che  ha  la  prima  qualità  fondamentale  nella  tendenza 
0  attitudine  alla  costruzione  non  diventerebbe  una  qualità 
elevata  operativa  senza  l' influenza  e  la  direzione  di  altre 
forze  mentali  superiori  egualmente  predominanti,  ma  invece 
si  arresterebbe  alla  sola  attitudine  a  costruire ,  purché  pure 
vi  sia  unito  un  certo  senso  della  tattilità.  Sicché  non  è  logico 


_  254  — 

voler  confondere  il  manuale  lavoratore  della  macchina  da 
cucire  con  1'  americano  Howe,  che  ne  fé  sorgere  1'  ammira- 
bile congegno  dalla  sua  idea  creatrice  di  elevatezza  mate- 
matica combinata  al  più  potente  senso  meccanico  ;  il  costrut- 
tore di  una  macchina  a  vapore  con  Fulton  (1)  che  inventò 
la  navigazione  per  la  forza  del  vapore  ;  i  manuali  esecutori 
con  r  ingegnere  e  1'  architetto. 

Per  potere  adunque  apprezzare  i  risultati  di  tali  combina- 
zioni e  direzioni  bisogna  ricordare  le  tendenze  e  lo  scopo 
a  cui  le  diverse  nostre  facoltà  sono  dalla  natura  destinate. 

Se  gl'istinti  ed  i  sentimenti^  che  costituiscono  le  facoltà 
qff'ettwe,  non  producono  che  solo  impulsi  ed  emozioni  ed 
attitudini,  ognuno  sa  che  noi  per  mezzo  delle  facoltà  percet- 
tive prendiamo  conoscenza  della  esistefiza,  delle  qualità  de- 
gli oggetti  esterni  e  delle  loro  relazioni: — per  mezzo  delle 
facoltà  riflessive  che  sono  la  sorgente  dell'  analisi  e  della 
sintesi  ci  eleviamo  alle  relazioni  astratte  delle  cose. 

Sicché  considerando  la  natura  delle  facoltà  Intellettuali  co- 
stituite dalle  percettive  e  dalle  riflessive,  è  facile  intendere 
che  da  queste  dipende  la  direzione  particolare  di  ciascuna 
delle  tendenze  nostre  le  quali  così  si  nobilitano  e  prendono 
una  forma  che  caratterizza  la  umanità.  Per  questo  il  prodotto 
di  tali  tendenze  sarà  più  grande  in  ragione  dell'  energia  delle 
facoltà  percettive  e  molto  più  delle  riflessive  con  cui  sono 
in  attività  combinate.  Tal  che  l'attitudine  alla  costruzione 
senza  il  concorso  delle  facoltà  intellettuali  non  darà  mai  il 
senso  della  meccanica,  come  queste  senza  la  prima  non  ne 
daranno  il  talento  e  le  sue  varietà. 

Qualche  esempio   spiegherà  meglio   come  il   senso  della 

(1)  Fulton  morì  a  Parigi  nel  1828.  Il  celebre  scultore  Houdon,  che 
ayeva  modellato  la  testa  di  G.  G.  Rousseau,  scolpì  quella  di  Fulton. 

I  rappresentanti  anatomici  del  cranio  di  Fulton  mostrano: 

Fronte sfuggente 

Senso  della  meccanica forle 

Località id. 

Circospezione id. 

Fermezza id. 

Calcolo debole. 


—  255  ~ 

meccanica  si  modifica  e  prende  una  direzione  particolare 
secondo  la  facoltà  intellettuale  con  cui  è  combinato  in  atti- 
vità, dal  quale  scambievole  concorso  sorgono  certi  speciali 
tallenti. 

I  frenologi  per  tipo  del  grande  sviluppo  dell'  istinto  costrut- 
tore elevato  a  senso  della  meccanica  {fig.,  n."  9),  che  com- 
binato a  grande  sviluppo  delle  facoltà  percettive  e  riflessive 
diede  uno  dei  piia  grandi  ingegni,  presentano  la  testa  del 
celebre  Monge  (1).  Egli  fondò  la  scuola  politecnica,  inventò 
la  geometria  descrittiva  che  conduce  dalle  linee  alle  costru- 
zioni grafiche,  e  si  elevò  fino  a  creare  la  meccanica  celeste. 
Qui  ne  riproduco  la  forma  della  testa;  dove  la  magnifica 
fronte  tutta  elevata,  larga  e  sporgente,  specialmente  nella 
regione  superiore,  porta  l' impronta  del  genio  più  elevato  a 
potenza  filosofica  di  esattezza  matematica. 


E  forse  onta  per  Monge  il  segnare  come  tipo  nella  sua 
testa  il  senso  della  meccanica^  e  di  tutti  quei  grandi  che 
vado  qui  nominando  ? 

Lagrangia  che  appUcò  le  matematiche  atutt'i  proplemi  di 
meccanica,  introdusse  nella  meccanica  celeste  la  funzione 
detta  perturbatrice. 

Laplace  che  dimostrò  la  meccanica  celeste,  ridusse  l'àrti- 

(1)  Possali.  Manuel   pratique  de  Phrénologie,  etc.  (  n,  9  Construc- 
tivitè)  pag. 301.  — Paris,  1845. 


-  256  — 

flcio  dei  cieli  a  semplice  soluzione  di  un  gran  problema  di 
meccanica.  E  l'astronomo  Bouvard,  morto  nel  1845,  provvi- 
sto del  più  forte  senso  del  calcolo,  facoltà  percettiva,  sebbene 
fosse  per  tutt'  altro  mediocre ,  fece  per  Laplace  tutt'  i  calcoli 
necessarii  alla  dimostrazione  dei  grandi  problemi  della  mec- 
canica celeste. 

Lalande  completò  il  sistema  perfettamente  matematico  e 
dinamico  del  meccanismo  celeste. 

Ma  questi  sommi  ed  altri  erano  stati  preceduti  da  Galileo 
Galilei  che  pel  primo  pose  i  veri  principii  della  scienza  mec- 
canica trattando  della  statica  e  della  dinamica  nella  Nuova 
scienza;  e  molto  al  suo  teorema  dell'equilibrio  dei  pesi  di- 
suguali e  delle  velocità  virtuali  va  la  meccanica  debitrice.  Ed 
avendo  avuto  conoscenza  di  essersi  trovato  un  istrumento  che 
ingrandiva  gli  oggetti,  svolgendo  egli  ed  applicando  per  mezzo 
delle  sue  energiche  facoltà  intellettuali  superiori  il  suo  attivo 
senso  meccanico,  inventò  il  teloscopio  e  scoprì  le  meraviglie 
del  cielo.  Ed  Herschell  inventò  i  catadiottrici  (1). 

Questi  sommi  dotati  delle  più  energiche  facoltà  superiori 
e  specialmente  delle  potenze  riflessive,  origine  del  più  ele- 
vato spirito  filosofico  che  raggiunge  1'  esattezza  matematica, 
si  distinguono  per  la  larghezza  ed  elevazione  della  fronte 
specialmente  nella  parte  superiore- anteriore,  e  per  un  forte 
senso  della  meccanica. 

Lo  stesso  si  scorge  nella  testa  di  David  celebre  astronomo 
e  meccanico  ,  in  quella  del  barone  Dray  inventore  di  un  nuo- 
vo sistema  di  calcolo,  ed  in  Lindner  ingegnere  per  gl'isrumenti 
di  matematica. 

È  degradare  adunque  l' ingegno  di  Volta  se  io  rilevo  nel 
suo  cranio  gì'  indizii  di  un  forte  senso  della  meccanica  che 
unito  a  queUi  di  un  attivo  spirito  osservatore,  lo  portò  alla 
scoperta  della  pila? 

Volta  con  la  fronte  larga  e  sporgente  più  nella  regione 
inferiore  che  in  quella  superiore  mostrò  così  indizii  organici 
di  un  forte  spirito  di  osservazione,  per  la  qual  cosa  si  ma. 

(1)  Applicazione  della  Catottrica  (riflessione  della  luce)  insieme  e 
della  Diottrica  (rifrazione  della  luce). 


-  257  ~ 

nìfestò  fisico  eminente  non  rigoroso  matematico  e  la  sco- 
perta della  pila  lo  condusse  a  stabilire  i  principii  dell'  elet- 
tricità dinamica^  cioè  la  meccanica  dello  svolgersi  e  dei  mo- 
vimenti dell'elettricità  (1).  Così  come  Monge  matematico,  per 
le  singolari  facoltà,  specialmente  di  quelle  del  calcolo,  del- 
l' estensione  che  dà  i  rapporti  dello  spazio ,  e  delle  riflessive, 
creò  la  meccanica  celeste;  Volta  fisico,  per  mezzo  delle  sue 
particolari  forze  mentali  percettive,  cioè  di  quelle  dei  rapporti 
dei  fenomeni  delle  cose  cioè  delle  realità,  stabilì  la  teorica 
della  meccanica  dell'  elettricità.  Ecco  come  in  questi  illustri 
il  forte  senso  della  meccanica  prese  diversa  direzione  a  norma 
del  concorso  di  facoltà  speciali  superiori  diverse  in  essi  do- 
minanti. 

Questo  esempio  potrebbe  estendersi  a  mille  altri;  e  mi  piace 
aggiungere  che  senza  un  forte  senso  della  meccanica  com- 
binato a  quelle  distinte  facoltà  percettive  delle /orme,  dei  cO'' 
lori  e  della  tattilità  potentemente  predominanti  non  vi  sareb- 
bero stati  né  Raffaello  né  Michelangelo.  E  così  del  pari  non 
vi  sarebbero  state  le  divine  armonie  e  melodie  elevate  a  con- 
cetti matematici  senza  le  facoltà  del  calcolo  e  della  meccanica 
in  azione  combinata  del  senso  dei  toni  che  dà  il  talento  crea- 
tore dei  concenti  musicali;  mentre  il  senso  della  meccanica 
con  energico  senso  della  tattilità  ed  un  certo  senso  dei  toni 
dà  il  costruttore  d'istrumenti  di  musica ,  e  con  una  forte  ten- 
denza ad  apprezzare  il  tempo  ed  il  ritmo  i  più  grandi  ese- 
cutori musicali,  come  il  celebre  violinista  Paganini,  ed  i  pia- 
nisti Thalberg,  Lillo,  ecc.  ;  mentre  al  contrario  Bellini,  Mer- 
cadante,  Petrella  e  tanti  altri  genii  dell'  armonia  deboli  nella 
tattilità  non  sapevano  eseguire  sul  piano  una  sola  delle  loro 
creazioni  ;  e  Beethoven  divenuto  sordo  completamente  creava 
nel  suo  cervello  le  musiche  più  melodiose  del  mondo,  che 
notava  su  la  carta;  e  Mercadante  cieco  dettava  le  sue  crea- 
zioni a  chi  le  scriveva  con  l'inchiostro.  Solo  Rossini  che  riu- 
niva nel  suo  voluminoso  cervello  tutte  le  analoghe  facoltà  del 
genio  musicale  al  senso  della  meccanica  e  della  tattilità,  fu 

(1)  La  dinamica  è  costituita  da  due  parti ,  cioè  la  meccanica  del 
movimento,  e  la  statica  o  leggi  dell"  equilibrio. 

17 


—  2:ss  — 

il  più  grande  compositore  di  musica  dove  predomina  la  più 
ricca  e  sublime  strumentazione,  e  fu  un  celebre  suonatore. 

Il  senso  della  meccanica  elevato  e  diretto  dalle  diverse  fa- 
coltà intellettuali  più  o  meno  energiche  e  secondo  la  loro  na- 
tura rende  la  mente  umana  potente  creatrice  delle  arti  e  delle 
scienze.  Ecco  come  per  queste  infinite  combinazioni  delle  di- 
verse facoltà  cerebrali  è  avvenuto  e  continua  il  progresso 
dello  spirito  umano  ;  ed  ecco  perchè  si  è  andato  dalla  ca- 
panna alla  costruzione  del  sontuoso  palagio  e  del  sublime 
tempio  ;  dal  fantoccio  al  Mosè  di  Michelangelo  ;  dal  carro 
alla  fulminea  locomitiva  ;  dal  canotto  al  vascello  che  corre  gli 
oceani  per  la  forza  del  vapore,  e  forse  col  tempo  per  la  po- 
tenza dell'elettrico;  dalla  boccia  di  Leida  alla  pila  che  fissa, 
dirige  ed  applica  1'  elettricità  per  cui  non  v'è  tempo  né  spa- 
zio; e  dalla  pila  alla  telegrafìa  elettrica  di  Wheatston  inven- 
tata nel  1837  in  Inghilterra,  fino  ai  telegrafi  di  Caselli  e  d'Ar- 
lincourt  che  danno  sedici  parole  in  ogni  minuto  secondo,  e 
quelli  del  Cowper  che  stampano  e  disegnano  alla  distanza  di 
800  chilometri;  ed  alla  teoria  chimica  della  pila  dal  Faraday 
nel  1841,  che  trovava  in  fine  la  illuminazione  elettrica;  e 
chi  sa  a  quanti  utili  applicazioni  e  progressi  il  tempo,  le  di- 
verse condizioni  di  speciali  circostanze,  ed  il  concorso  di  al- 
tre scoperte  han  riservato  la  pila. 

Ecco  come  ritrovando  analogie  tra  i  rappresentanti  anato- 
mici delle  facoltà  cerebrah  predominanti  nel  cranio  di  Volta 
e  la  storia  delle  sue  scoperte  che  han  portato  l'umanità  a 
sempre  più  nuovi  progressi,  possiamo  noi  tutti  confermarvi 
uno  di  quelli  speciali  ingegni  induttivi  nelle  osservazioni  di 
pratica  utilità,  e  che  la  natura  crea  al  raro  su  la  faccia  della 
terra. 


PARERE  FRENOLOGICO  SO  Vl.KEHO  BELLINI 

(  Conferenza  pronunziata  a  dì  i 5  gennaio  1882  nel  Circolo  Filologico, 
e  ripetala  a  26  dello  stesso  mese  nel  Collegio  di  Musica  a  S.  Pietro 
a  Maiella  ). 


Bellini  si  nasce,  non  si  diviene. 
Rossini,  Lettera. 

Nel  Collegio  di  musica  a  S.  Pietro  a  Majella  esiste  un  busto 
in  marmo  di  Vincenzo  Bellini  nella  cui  fronte  si  rappresenta 
la  negazione  del  talento  della  musica  perchè  l' indizio  orga- 
nico n'  è  ivi  perfettamente  depresso.  Allora  dissi  all'  illustre 
Florimo,  amico  e  compagno  del  Bellini ,  che  se  quel  busto 
veramente  rassomigliasse  nel  capo  il  sommo  catanese,  avrei 
io  rinunziato  alla  fisiologia  degli  organi  cerebrali;  ma  se  poi 
al  contrario  quella  fronte  non  ricordasse  quella  dell'  origi- 
nale;, erasi  fatto  bene  di  scriversi  sotto,  Bellini,  essendo 
indifferente  pel  volgo  se  il  talento  ed  il  genio  stanno  nella 
fronte  o  nella  pancia;  e  gli  scultori  ed  i  pittori  che  non  cu- 
rano la  forma  della  testa  perchè  non  ne  sanno  le  ragioni, 
tradiscono  la  natura;  e  dandosi  l'aria  di  esprimere  la  vita,  le 
passioni,  i  sentimenti  nelle  linee  della  faccia,  guastano  tutto  , 
perchè  non  conoscono  che  invece  le  diverse  espressioni  della 
fìsonomia  sono  la  mimica  o  manifestazione  viva  dei  differenti 
organi  cerebrali  in  azione,  dei  quali  la  localizzazione  è  loro 
ignota.  Mentre  gli  scultori  e  pittori  di  genio,  per  intuito  co- 
piano veramente  la  natura  com'  è,  non  come  altri  credono 
che  dovrebbe  essere. 

Intanto  Florimo,  a  cui  Napoli  deve  la  più  ricca  raccolta 
degli  originali  dei  lavori  di  musica  dei  sommi  autori  special- 
mente italiani  o  megho  napoletani  e  delle  più  remote  epoche; 
e  di  uno  splendido  museo  dei  loro  ritratti,  che  le  fatiche  e 
le  ricerche  incessanti  di  lui  per  più  di  mezzo  secolo  potevano 


—  2è0- 

rendere  una  gloria  napoletana,  il  Florimo,  ripeto ,  diemmi 
a  leggere  la  biografia  eh'  egli  ha  distesa  del  suo  amico  Bel- 
lini, e  la  storia  dei  nostri  masicisti  itahani,  e  mi  fé  dono  di 
una  maschera  tratta  dalla  forma  che  il  celebre  scultore  Dan- 
tan  figlio  a  Parigi  aveva  fatto  il  giorno  dopo  la  morte  di  Bel- 
lini; forma  che  ora  è  nel  suddetto  museo.  Alla  vista  di  quel- 
la maschera  re^ai  sommamente  e  lietamente  sorpreso  nello 
scorgervi  tutte  le  condizioni  materiali  che  svolsero  il  genio 
di  quel  divinizzatore  deha  melodia,  e  specialmente  dell'  ap- 
parente organo  fondamentale  della  musica,  prominente  oltre 
il  naturale  su  la  regione  esterna  dell'  arco  sopracigliare , 
come  si  scorge  in  tutti  gli  eminenti  musicisti.  Allora  escla- 
mai :  abbattete  quella  testa  di  marmo  che  insulta  la  natura 
creatrice  sempre  immutabile  dei  genii  nelle  felici  organiz- 
zazioni. 

Nella  maschera  che  qui  presento,  le  prominenze  della  bella 
fronte,  e  che  vi  ho  segnate,  si  scorgono  in  concordanza  tale 
con  quello  che  il  Florimo  medesimo  scrisse  nella  biografia 
del  suo  dilettissimo  amico,  e  con  quanto  avvertì  l' immortale 
Rossini,  che  solo  questo  fatto,  sebbene  altri  innumerevoli  la 
scienza  ne  possedesse,  sarebbe  bastante  a  rovesciare  tutte 
le  utopie  dei  metafisici  e  dei  psicologi,  ed  ancora  di  un  gran 
numero  di  fisiologi,  che  facendo  dell'  anima,  dello  spirito  e 
di  tutte  le  astrazioni  della  mente  umana,  tanti  enti  o  perso- 
naggi dominatori  ed  organizzatori  dell'  encefalo,  sono  trasci- 
nati a  far  questo  funzionare  in  massa  nelle  funzioni  mentali. 

Or  prima  che  venga  all'  esame  fisiologico  dell'  armonica  e 
magnifica  fronte  del  genio  che  tanto  divinizzò  la  melodia,  fa 
d'uopo  che  io  accenni  rapidamente  per  quanto  è  possibile, 
su  l'origine  delle  nostre  facoltà  mentali,  e  dei  loro  gradi  di 
azione,  non  che  dei  loro  modi  di  essere  o  attributi  astratti 
e  complessi,  pei  quali  ultimi  si  crede  di  andare  in  cerca  di 
organi,  come  se  fosse  logico  localizzare  le  astrazioni  invece 
delle  forze  fondamentali  che  le  dàn  luogo. 

Tutti  questi  cultori  della  centralizzazione  in  massa  di  tutte 
le  facoltà,  per  cui  si  adagiano  comodamente  ad  individualiz- 
zare l'anima,  lo  spirito,  la  memoria ,  l' intelletto ,  l'attenzio- 
ne,  la  volontà,  la  sensazione,  ecc.,  fin  volendole  ripesca- 


—  261  — 

re  nella  organizzazione  con  certi  esami  che  dicono  speri- 
mentali, non  spiegheranno  mai  coi  loro  cento  mila  volumi 
e  ripetizioni  infinite  di  esperimenti  illogici,  le  diverse  attitu- 
dini industriah,  i  caratteri,  i  talenti,  i  genii,  le  virtù,  i  vizii 
e  fino  la  pazzia. 

I  fisiologi  in  grandissimo  numero  non  potendosi  staccare 
dalle  metafisicherie  che  individualizzano  le  astrazioni,  vanno 
naturalmente  cercando  nella  organizzazione  il  mezzo  mate- 
riale per  cui  esse  si  manifestano.  Ma  non  potendo  in  seguito 
più  negare  i  risultati  fallaci  delle  loro  ricerche,  hanno  ora 
invertito  le  indagini,  sicché  vogliono  sapere  a  quale  funzione 
è  addetto  un  organo,  e  si  arrovellano  a  volerlo  conoscere 
usando  le  peggiori  prove  che  sono  le  vivisezioni  degli  animali 
e  1"  elettricità,  per  la  ricerca  ancora  della  cellula^  dei  bateri , 
dei  microbi,  ecc.  che  han  gettato  il  caos  nella  scienza  ali- 
mentando così  l'ignoranza  e  l'errore  nella  mente  dell'uomo. 

Questo  duplice  errore^  fecondo  di  menzogne,  aberrazioni 
ed  illusioni,  e  che  quindi  fa  ritrocedere  non  progredire  la 
scienza,  cesserà  di  formare  la  disperazione  del  maggior  nu- 
mero di  ogni  sorta  di  scienziati  solo  quando,  rifiutate  le  uto- 
pie metafisiche  e  ritornati  alla  purezza  del  criterio  e  dell'ana- 
lisi dei  fatti  che  la  natura  ci  offre  nella  loro  sempHcità,  si 
stabilirà  1'  elemento  fondamentale  di  ciascuno  istinto,  quello 
di  ciascun  sentimento  e  quello  di  ciascuna  delle  facoltà  in- 
tellettuali, perchè  allora  sarà  facile  andare  in  traccia  della 
condizione  materiale  di  cui  quell'  elemento  rappresenta  la 
funzione  speciale  e  primitiva. 

Seguendo  come  la  natura  ci  presenta  nell'  uomo  e  negli 
animali  tutte  quelle  forze  che  li  mettono  in  relazione  col 
mondo  esterno,  nessuno  può  rifiutare  la  seguente  eh'  è  la 
più  semplice  e  facile  classificazione  delle  facoltà  cerebrali 
che  costituiscono  la  umanità  ed  i  loro  sublimi  e  variati  ef- 
fetti ;  eccola  : 

Facoltà  affettive,  per  mezzo  delle  quali  si  hanno,  cioè 
impulsi  per  mezzo  di  ciascuno  degl'  istinti,  ed  emozioni  per 
mezzo  di  ciascuno  dei  sentimenti.  Le  quali  due  serie  di  fa- 
coltà non  producono  né  idee,  né  giudizii,  né  ragionamenti:  — 

Facoltà  intellettive,  per  mezzo  delle  quali  si  formano  idee, 


—  262  — 

giudizii  e  ragionamenti;  cioè  si  lia  per  mezzo  delie  facoltà 
percettive  conoscenza  degli  oggetti  esterni  e  delle  loro  rela- 
:;ioni;  e  per  mezzo  delle  facoltà  riflessive  quali  sorgenti  del- 
l' analisi  e  della  sintesi,  cioè  della  ragione,  si  producono  idee 
di  relazione  astratta  delle  cose. 

Se  tutte  queste  facoltà  sono  differenti,  ed  indipendenti  una 
dall'  altra,  e  talune  pure  contrarie  tra  loro,  non  possono  esse 
svolgersi,  modificarsi,  e  mostrarsi  in  diversi  gradi,  che  per 
mezzo  di  condizioni  materiali  differenti  assolutamente;  come 
sono  del  pari  i  sensi,  e  tutte  le  altre  funzioni  del  sistema 
della  vita  fisica.  Questo  logico  concetto  è  in  armonia  perfetta 
con  la  struttura  anatomica  del  sistema  cerebrale,  sensorio 
e  nervoso. 

Per  tante  ragioni  adunque  il  cervello  non  essendo  che  un 
complesso  di  più  apparecchi  distinti,  ciascuno  di  essi  ha  fun- 
zione speciale  e  propria;  e  poiché  la  potenza  e  1'  attività 
sono  in  ragione  del  volume  e  della  più  che  perfetta  sh^uttura 
dell'  organo,  un  maggior  volume  alcerto  ha  seco  funzione 
del  pari  predominante,  e  specialmente  quando  altre  facoltà 
energiche  alla  prima  si  associano.  Chi  non  sa  esservi  uo- 
mini e  fin  fanciulli  forti  in  una  o  poche  facoltà,  e  deboli  in 
altre,  anzi  mancanti  affatto  ?  E  per  questo  P  educazione  e 
r  istruzione  non  creeranno  o  perfezioneranno  mai  facoltà  che 
non  si  hanno  o  che  sono  deboli,  mentre  altre  potenti  pos- 
sono, ad  una  semplice  occasione,  svolgersi  sino  a  giungere 
al  culmine  del  perfezionamento.  La  Fontaine  divenne  poeta 
a  22  anni  nell'  udire  un'  ode  di  Malerbe.  Vittorio  Alfieri  non 
sarebbe  divenuto  mai  un  matematico  quando  non  potè  capire 
cosa  fosse  il  triangolo  equilatero. 

Chi  non  conosce  ad  una  ad  una  le  diverse  facoltà  fonda- 
mentali della  mente^  e  la  vera  struttura  del  cervello  e  di  cia- 
scuna sua  parte  nelle  quali  quelle  hanno  l'origine,  non  potrà 
mai  capire  che  il  cranio  che  sul  cervello  si  modella  ne  ma- 
nifesta la  topografia;  e  gl'ignoranti  e  più  i  maliziosi  credono 
e  vorrebbero  far  credere  che  ì  frenologi  ripongono  la  mag- 
giore importanza  nella  cranlscopia.  Niente  affatto  di  tutto  que- 
sto: nelle  diverse  regioni  e  punti  del  cranio  noi  facciamo  cor- 
rispondere i  lobi  e  le  circonvoluzioni  sottoposte  ;  e  poiché , 


—  263  — 

ripeto,  il  cranio  sì  modella  sul  cervello,  in  esso  noi  possia- 
mo far  corrispondere  e  segnare  i  rappresentanti  anatomici 
degli  organi  sottoposti  e  delle  facoltà. 

Or  Ire  circostanze  ci  fanno  scorgere  sul  cranio  l'indizio  che 
il  volume  di  una  circonvoluzione  sottoposta  sia  pii^i  o  meno 
grande  e  quindi  più  o  meno  energica  la  sua  funzione;  cioè; — ■ 
la  prominenza  cranica  corrispondente  che  naturalmente  vi  si 
è  modellata;  —  la  larghezza  o  distanza  relativa  tra  gli  orga- 
ni gemelli  nei  due  emisferi;  —  la  distanza  tra  essi  e  l'orecchio. 
Queste  tre  condizioni  che  per  valutare  il  volume  di  un  orga- 
no e  la  sua  potenza  non  fa  d'uopo  riguardarle  nel  confronto 
tra  organo  ed  organo  fin  nello  stesso  cervello,  debbono  con- 
siderarsi nelle  proporzioni  relative  tra  ognuno  dì  essi  e  la 
propina  orìgine  ;  e  per  questo  può  intendersi  come  una  di 
tali  condizioni  non  può  mancar  mai  nello  svolgimento  ed  eser- 
cizio energico  della  facoltà.  —  Esposi  altra  volta  la  ragione 
anatomica  di  queste  condizioni.  (1)  — •  Ciò  spiega  che  pure 
con  un  piccolo  cervello  possono  alcune  sue  parti  limitate 
voluminose  ed  attive  nelle  loro  speciali  funzioni ,  svolgere 
una  prevalenza  di  facoltà  tra  la  debolezza  delle  altre. 

Credo  che  sia  sufficiente  questo  rapidissimo  preambolo  per 
dire  che  una  facoltà  energicamente  sviluppata  rappresenta  l'e- 
lemento primitivo  e  fondamentale  di  un  ingegno  ,  di  un  ta- 
lento ,  e  fin  di  un  genio.  Questo  ingegno  ,  questo  talento  e 
questo  genio  ordinariamente,  secondo  che  nei  varii  individui 
una  0  più  altre  facoltà  del  pari  energiche  vi  si  associano  e 
vi  concorrono,  prendono  una  diversa  direzione.  Sicché  è  im- 
possibile che  gì'  ingegni,  i  talenti  ed  i  genii  prendessero  una 
eguale  e  simile  indole  o  carattere,  perchè  la  natura  non  crea 
né  facoltà  identiche  nel  grado  della  loro  potenza,  nò  identiche 
condizioni  organiche,  né  pari  esterne  circostanze.  Ecco  perchè 
talento,  genio  speciale  si  nasce,  non  si  forma,  né  si  diviene, 
hi  una  conferenza  che  nel  maggio  del  1878  io  dissi  sul  ta- 
lento della  musica  dimostrai  che  per  aversi  un  genio  musi- 
cale non  basta  l'energia  del  solo  senso  del  rapporto  dei  toni^ 
perchè  questo  come  elemento  primitivo  della  musica  per  svol- 
ti) MiRAGLiA,  Traitato  di  Frenologia  applicala,  voi,  ],  pag.  G9,  138,  379,  422. 


—  264  — 

gersi  e  costituirsi  ha  d'uopo  del  concorso  di  altre  facoltà  del 
pari  energiche;  e  poiché  sono  entrato  nel  tema  di  esporre  le 
ragioni  di  quel  genio  singolare  della  melodia  che  fu  il  Bellini,, 
nella  organizzazione  cerebrale,  che  tanto  armonica  volle  la  na-- 
tura  concedergli,  debbo  notare  che  il  senso  del  rapporto  dei 
toni  è  una  facoltà  percettiva  e  dà  la  più  o  meno  altezza  o 
grossezza  o  gradazione  dei  suoni  ;  e  poiché  le  facoltà  percet- 
tive producono  soddisfazione  ma  non  emozione,  l'espressione 
musicale  agente  col  concorso  dell'azione  di  una  facoltà  aj^et- 
tiva  specialmente  un  sentimento  ,  produce  le  diverse  melo- 
die, e  si  eleva  all'altezza  del  sentimento  che  si  commuove  e 
fa  commuovere.  Questo  concetto  non  è  stato  da  alcuno  finora 
avvertito.  —  L'altra  facoltà  percettiva,  altro  e  non  meno  im- 
portante elemento  della  musica  ,  è  il  senso  del  tempo,  che, 
misuratore  della  successione  degli  atti ,  dà  la  durata,  sic- 
ché abbraccia  le  regole  del  ritmo  e  dell'armonia^  indispen- 
sabile elemento  per  qualunque  compositore  ed  esecutore  di 
musica.  Queste  due  energiche  facoltà,  ma  primitivamente  pre- 
dominante una  su  l'altra,  danno  la  varietà  del  talento  e  del 
genio  musicale;  per  lo  che  il  senso  dei  toni  diventa  l'elemento 
della  melodia,  e  quello  del  tempo  delVarrnonia,  ambo  costi- 
tuenti il  talento  della  musica.  —  In  queste  due  grandi  serie 
primordiali  si  comprendono  tutt'i  grandi  e  piccoli  musicisti 
del  mondo. 

Nella  prima  serie  primeggiano  Scarlatti,  Pergolesi,  Paisiel- 
lo.  Bellini,  che  per  dir  così,  melodiarono  l'armonia;  e  nell'al- 
tra l'inarrivabile  sommo  Rossini,  che  sì  arditamente  e  gran- 
demente armonizzò  la  melodia. 

Ed  ecco  ancora  come  il  talento  della  musica  unito  in  azio- 
ne al  senso  religioso,  ha  prodotto  il  genio  di  Palestrina,  del 
Pergolesi;  unito  allo  spirito  d'indipendenza  ed  allo  istinto  della 
propria  difesa,  le  musiche  guerriere;  unito  all'istinto  erotico, 
la  riprovevole  Bella  Elena  ,  e  la  libertina  figlia  di  Madama 
Angot  :  —  unito  al  più  potente  senso  della  Benevolen:2a,  ge- 
neratore dello  spirito  di  pietà,  il  divino  Bellini;  ed  a  molte 
,  sublimi  facoltà  cerebrali  le  ardite,  grandiose,  potenti,  inebrianti 
musiche  dello  straordinario  genio  dell'  immortale  Rossini. 

Nacque  Vincenzo  Bellini  in  Catania,  ai  3  novembre  1801, 


—  265  — 

e  mori  a  Parigi  ai  23  settembre  1835  ,  nell'  età  di  circa  34 
anni.  Nella  breve  vita  musicale  di  otto  o  nove  anni  scrisse 
i  dieci  grandi  lavori  che  fecero  il  giro  del  mondo  :  e  chi  non 
sa  quante  lagrime  e  quante  commozioni  pietose  destarono 
quelle  note  melanconiche  e  sublimemente  melodiose  !  e  di  al- 
tre musiche  minori,  giunte  a  46,  fecondo  fu  il  suo  genio.  Il 
comm.  F.  Florimo,  che  ne  fu  l'intimo  amico  e  compagno  nel 
nostro  collegio  di  musica,  e  pel  corso  di  quella  rapida  esi- 
stenza, ne  ha  scritto,  debbo  ripetere,  la  biografìa  con  sem- 
plicità e  veridicità  somma,  sicché  chiaro  vi  si  scorge  il  ca- 
rattere ,  l'ingegno  e  gli  atti  mentali  di  quel  genio,  che  non 
può  farsi  a  meno  di  non  riscontrarne  l'origine  nella  splen- 
dida organizzazione  del  capo.  Questa  biografia  confortata  da 
documenti  irrefragabili,  svela  ancora  come  la  morte  del  som- 
mo siciliano  fu  barbara.  Qui  non  posso  trasandare  di  dire 
qualche  parola  sopra  sì  funesto  avvenimento,  che  menò  tanto 
rumore  da  per  ogni  dove,  e  che  ora  fa  d'uopo  che  interessi 
gli  animi  gentili  ed  insieme  i  cultori  della  scienza. 

Reduce  "dai  trionfi  di  Londra,  dimorava  Bellini ,  nel  settem- 
bre del  1835,  nella  villa  Puteaux  presso  Parigi.  Il  signore  e 
madama  Lewis  vi  abitavano  del  pari  ;  e  di  lui  si  dimostra- 
vano amici.  Conosciutosi  che  Bellini  vi  era  infermo  di  dissen- 
teria passata  poi  ad  enteritede,  il  Barone  Aymé  d'Aquino  mi- 
nistro plenipotenziario  di  Francia  e  Mercadante ,  vi  si  reca- 
rono più  volte;  ma  con  loro  sorpresa,  dal  portiere  non  fu- 
rono fatti  passare  per  l'ordine  che  ne  aveva  avuto.  Portatisi 
in  casa  di  Lablache  si  parlò  d'informare  di  questo  sequestro 
il  Procuratore  del  Re,  perchè  la  Lewis  era  stata  riconosciuta 
per  madamigella  Olivier.  Due  giorni  dopo  volle  lo  stesso  ba- 
rone d'Aymé  ritornarvi,  e  con  maraviglia  trovò  il  cortile  sen- 
za persona  alcuna.  I  Lewis  si  erano  allontanati  ;  ed  egli  in- 
trodottosi nelle  stanze  del  Bellini,  lo  rinvenne  freddo  cada- 
vere sul  letto:  sopragiunto  il  portiere  gU  disse,  che  l'itaha- 
no  era  morto  alle  ore  5  della  sera  precedente  (1). 


(1)  Il  barone  d'Aymé  d'Aquino  ritrovandosi  di  passaggio  per  Napoli  inviò  al 
Florimo  le  seguenti  notizie  che  aveva  registrale  nel  settembre  1835,  su  la  ma- 
jaitia  e  la  morte  di  Bellini.  (  Biografia,  pag.  61  ). 


—  266  — 

Le  voci  di  veleno  corse  per  Parigi  ,   spìnsero  il  Re  Luigi 
Filippo  ad  imporne  una  inchiesta.  Furono  da  quel  cadavere 
estratti  i  visceri  per  1'  esame  ,  e  tolto  pure  il  cervello  ,  che  | 
più  poi  non  si  rinvenne  ;  e  vuoisi  che  questo  esame  fu  nega-  ■ 
tivo  ;  come  se  non  si  potesse  uccidere  un  uomo  col  seque-  .1 
strarlo  ed  abbandonandolo  alla  ferocia  del  morbo.  E  di  Bel- 
lini i  medici  curanti  non  erano  stati  che  i  Lewis  ! 

Paris  septembre  1835. 

«  Le  il.  —  Le  bruit  court  que  Bellini  est  malade  à  Puteaux  (où  je  vi  ces 
jours-ci).  Je  le  iroiive  au  lit.  Il  a,  me  dit,  une  legère  dyssenterie,  et  qu'il  ne 
tarderait  pas  à  revenir  à  Paris.  A  ce  moment  parail  Mad.  Lewis,  que  je  connais- 
saìs  sous  le  nom  de  M.lle  Olivier.  Elle  gron  je  avec  aigreur  le  malade,  en  disant 
qu'il  faut  un  repos  absolu.  Le  reproche  ra'élant  eviderament  adressé,  je  prends 
congé.  Je  raccont  ma  visite  a  raon  onde  Carafa  et  k  tous  nos  amis. 

«  Le  12.  —  Je  relourne  à  Puteaux.  A  traverà  la  griUe  de  la  maison  le  jardi- 
nier  se  mentre,  mais  la  consigne  est  donnée.  On  ne  rcQois  personne. 

«  Le  13. — J'y  retourne  avec  Mercadante;  méaae  consigne. 

«  Le  14.  —  Carafa  se  fait  passer  pour  médccin  de  la  Cour.  Il  pervieni  jusqu'a 
Bellini  qu'il  trouve  au  lit. 

«  Le  22.  —  Ces  jours-ci  personne  n'ayant  pu  voir  Bellini,  le  méconlentement 
de  ces  amis  éclate,  ce  soir,  chez  Lablache.  On  parie  ménie  de  faire  intervenir 
e  Procureur  du  Roi,... 

«  Le  23.  —  Ayant  à  aller  passer  la  journée  a  Rueil  chez  ma  belle-soeur,  je 
pars  a  cheval  de  bonné  heure.  Au  pont  du  Courbevoie  je  m'arrète  a  Puteaux. 
Le  jardiuier  esc  toujours  inflexible.  Dans  la  journée  un  orage  éponvaniable  éclate, 
et  a  5  heurs  dix  minutes  environ,  tont  trampé  pur  la  pluie  buttante,  je  frappe 
k  la  maison  de  M.r  Lewis.  Pas  de  répons.  Je  pousse  la  grillo  et  elle  cède. 
Après  avoir  attaché  mou  cheval ,  je  penetro  dans  la  maison  qui  parait  complé- 
lement  abandonnée.  Je  trouve  Bellini  sur  le  lit  serablant  endormi  ..mas  sa  main 
est  glacée.  Je  ne  puis  croir  à  Taffreuse  verilé....  Le  jardinier  renlre  et  me  rac- 
conle  che  le  signor  Bellini  a  rendu  le  dernier  soupir  à  5  heures,  et  que  M.r 
et  Madame  Lewis ,  élant  partis  pour  Paris,  il  avait  dù  sortir  pour  appeler  le 
mond  et  avoir  des  cierges  ...  Affolé ,  éperdu  ,  je  me  rends  en  toute  hàle  chez 
Lablache,  rue  des  trois  frères,  d'où  la  fatale  nouvolle  se  répant  dans  Paris.  Le 
soir  jc  rencontre,  chez  le  general  Manhès  avec  Donna  Sofìa.  Nous  sommes  tous 
consternés.  Survient  Giulio  Alary.  Il  nous  indique  une  louchanie  melodie,  dont  Ga- 
rofalini  vieni  de  composer  le  paroles: 

Piangi  Catania  misera, 
E  tcco  pianga  il  mondo.,. 

Aymé  d'Aquino. 


-  267  — 

Macellato  cosi  quel  corpo  fa  creduto  d' imbalsamarlo  ,  e 
venne  sepolto  in  un  mausoleo  per  cura  di  Rossini.  Disperso 
il  cervello,  già  stanza  di  quel  sublime  genio,  venne  conser- 
vato il  cuore  in  un  vaso  di  piombo  ,  come  se  il  cuore  non 
stasse  nell' encefalo. 

La  salma  di  Bellini  fu  nel  settembre  del  1877  trionfalmente 
restituita  alla  sua  nativa  Catania.  Riapertosi  il  feretro  per 
rimbalsamarsi  i  resti  di  quella  salma,  il  prof.  Cesare  Fede- 
rici eh'  ebbe  il  campo  di  studiarne  il  capo  ,  segnò  1'  altezza 
del  corpo  di  metri  1,79,  la  circonferenza  del  cranio  in  mill. 
550,  spettandone,  egli  dice^  290  alla  parte  posteriore,  e  260 
alla  parte  anteriore,  con  un  diametro  antero-posteriore  della 
testa  in  mill.  195;  ed  il  trasverso,  cioè  la  larghessa  maggiore 
in  mill.  155,  senza  dire  se  questa  larghessa  maggiore  si  fosse 
presentata  nella  base  o  nella  parte  media  o  superiore,  ed  an- 
cora se  anteriormente  o  posteriormente .  Tutte  queste  misure 
in  fisiologia  del  cervello  non  dicono  mai  nulla  ,  se  non  che 
in  generale  il  volume  di  quest'organo  ;  che  solo  potrebbero 
avere  qualche  valore  quando  si  sa  apprezzare  l'altezza  della 
regione  superiore  del  capo,  ed  il  predominio  di  una  regione 
intiera  su  le  altre;  e  notare  massimamente  le  prominenze  e 
le  depressioni  craniche  che  rappresentano  il  volume  grande 
0  minimo  degli  organi  cerebrali  sottoposti,  e  così  poterne  dei 
primi  valutare  la  potenza  o  l'attività,  e  dei  secondi  la  debo- 
lezza. 

La  maschera  che  qui  vedete  ,  o  signori,  non  rappresenta 
disgraziatamente  che  la  faccia  e  la  fronte;  mancando  il  resto 
del  cranio  nel  quale  si  accoglie  la  maggior  parte  della  massa 
del  cervello  ;  e  mi  sorprende  come  Dantan  celebre  scultore 
a  Parigi,  come  il  maggior  numero  degli  scultori  e  pittori,  lo 
ripeto  e  lo  ripeterò  sempre,  non  sanno  che  la  natura  ha  stam- 
pato nella  forma  della  testa  i  tipi  di  tutte  le  manifestazioni 
che  voglionsi  rappresentare  ;  e  che  non  bisogna  trascurare 
la  mimica  della  fìsonomia  ch'è  la  viva  espressione  degli  or- 
gani mentali  in  azione.  Ma  essi  che  non  sanno  l'organologia, 
improvvisando  certi  busti  e  certi  ritratti  fanno  come  certi  alie- 
nisti che  vogliono  parlare  di  pazzia  senza  avere  veduto  mal 
un  cervello  non  solo,  ma  fin  senza  avere  nozione  delle  sin- 


_  2€S  ~- 

gole  facoltà  umane  ,  improvvisano  tipi  ridevoli  di  alienazio- 
ne mentale. 

Intanto  io  so  che  il  dott.  Fossati,  italiano,  collega  ed  amico 
di  Gali  creatore  della  fisiologia  del  cervello,  e  poscia  mae- 
stro ed  amico  mio,  conosceva  Bellini;  sicché  egh  qual Pre- 
sidente della  Società  frenologica  di  Parigi  ne  fece  un  cenno 
frenologico  nella  seduta  di  ottobre  1835  ;  cioè  pochi  giorni 
dopo  la  morte  del  sommo  catanese,  e  vi  aveva  ritrovato  nel 
cranio  molto  sviluppati  gli  organi  sottoposti  della  musica  e 
della  Benevolenza,  e  depressi  quelli  del  tempo  e  della  mec- 
canica. 

Considerazioni  sì  sfavorevoli  adunque  non  mai  permisero 
un  esame  completo  fisiologico  su  la  testa  di  BeUiui.  Io  quindi 
mi  sforzerò  alla  meglio  di  darvi  un  parere  frenologico,  ma^ 
grado  che  questa  maschera  sia  limitata  alla  sola  fronte,  per- 
chè in  vero  gli  organi  che  svolsero  quel  genio  ivi  risedono. 
I  rappresentanti  anatomici  d'istinti  e  di  sentimenti  che  ven- 
gono segnati  nelle  regioni  craniche  mancanti,  ne  saranno  per 
intuito  riconosciuti  in  confronto  delle  notizie  biografiche  ,  e 
desunti  dalle  condizioni  di  questa  medesima  magnifica  fron- 
te, nella  quale  ho  notati  i  numeri  secondo  che  trovansi  sta- 
biliti sul  tipo  della  testa  frenologica  ,  e  che  qui  vado  a  se- 
gnare col  rispettivo  grado  di  manifestazioni  più  o  meno  po- 
tente dell'  organo  corrispondente. 

L'  arco  che  misura  1'  osso  frontale  in  altezza  ,  cioè  dalla 
radice  del  naso  alla  fontanella  dei  fanciulli  è  di  mill.  170  , 
e  quello  della  base  cioè  da  un  meato  uditorio  all'altro,  scor- 
rendo per  la  radice  del  naso,  è  di  mill.  275;  ed  il  diametro 
frontale  tra  le  due  estremità  esterne  dei  sopracigli  è  di  mill. 
120;  diametro  che  da  ragione  della  grandezza  degli  organi 
gemelli;  e  ciò  indica  la  più  bella  ed  armonica  organi zzione 
della  regione  anteriore  e  superiore  del  cervello  che  costitui- 
sce r  umanità  e  la  varietà  dei  genii  e  dei  talenti. 

Ecco  i  gradi  di  potenza  degU  organi  rappresentati  nella 
fronte  di  Bellini.  Senza  queste  seguenti  osservazioni  le  pre- 
cedenti misure  non  direbbero  nulla  di  speciale. 


269  — 


Denominazioni  degli  organi 
-e  delle  facoltà  fondamentali. 


Grado  e  valore  delle  facoltà. 


^  —  Alimentività     .......  moderato 

?  — Equilibrio i(j. 

9.  —  Costruttività.     .    .     .     .    ...  meno  che  moderato 

15  — Benevolenza,  o  sorgente  della  pie- 
tà, sensibilità,  ecc grandissimo 

14.  —  Venerazione.      .......  piuttosto  grande 

17.  —  Speranza più  che  moderato 

18. — Maravjgliosità- -.     .  grande 

19.  —  Idealità',  poesia    ......  id. 

20.  —  Gaiezza meno  che  moderato 

21.  —  Imitazione più  che  moderato 

A'— Visione .  grande 

22. —Individualità' id. 

23.  —  Conflgurazione moderato 

2<5.  —  Estensione id. 

23.  —  Peso  e  resistenza id. 

26.  —  Colore     .........  id. 

27.  —  Località grande 

28.  —  Calcolo più  che  grande 

29.  —  Ordine id. 

50. — Eventualità più  che  moderato 

31.  —  Tempo  {elemento  dell'armonia)     .    .  moderato 

52,  —  ToNo(  elemento  della  melodia)  mu- 

sica    grandissimo 

Z— Tattilità  .........  meno  che  moderato 

53.  —  Linguaggio moderato 

34 — {l>omT^aLì:az\Qne[sorgente  della  sintesi).  piuttosto  grande 

53.  —  Causalità  [sorgente  dell'analisi).     .  più  che  moderato. 

I  rappresentanti  anatomici  adunque  sì  predominanti  che  in 
difetto  di  speciali  facoltà  cerebrali ,  che  si  palesano  siffatta- 
mente nella  magnifica  ed  armonica  fronte  di  Bellini,  spiega- 
no la  singolarità  del  suo  genio  musicale,  che  produsse  quelle 
angehche  melodie  clie  fecero  e  faranno  il  giro  del  mondo  , 
perchè  il  cuore  umano  come  tutte  le  passioni  che  lo  muovo- 
no saranno  sempre  le  stesse. 

Per  comprendere  bene  1'  armonia  e  la  concordanza  eh'  e- 
sistevano  trai  predominii  organici  apparenti  e  le  loro  funzio- 
ni ,   per  cui  in  questi  fissavasi  il  centro  dell'azione   menta- 


—  àto  — 

le  da  cui  sorgeva  potente  e  dominatore  il  genio  del  Belli- 
ni, accennerò  di  questi  predominii  individualmente,  come  pure 
delle  depressioni  craniche  indizio  di  deboli  funzioni;  sicché, 
o  voi  gentili  è  dotti  che  mi  ascoltate,  vi  persuaderete  che  in- 
gegno ,  talento  ,  genio  si  nasce  non  per  un  potente  spirito , 
clie  lasciamo  ai  psicologi  ed  agli  ignari  delle  funzioni  del  cer- 
vello, ma  bensì  per  una  speciale  ed  armonica  organizzazio- 
ne ,  di  cui  al  Bellini ,  come  a  tutt'  i  genii ,  f u ,  e  sarà  pro- 
diga la  natura.  I  genii  non  sorgono  a  volontà. 


La  facoltà  di  apprezzare  le  sensazioni  acustiche  e  di  creare 
ì  rapporti  dei  totii^  e  nel  qual  rapporto  dei  gradi  sonori  sta 
la  melodia,  è  l'elemento  primordiale  della  musica,  elemento 
che  solo  senza  il  concorso  di  altre  facoltà  ed  assolutamente 
di  quella  del  tempo,  che,  come  ho  detto,  dà  il  ritmo  e  l'ar- 
monia, e  senza  una  ben  retta  educazione  ed  istruzione  op- 
portuna, non  produrrebbe  che  un  cantore  di-  campagna ,  un 
facile  riproduttore  di  suoni  melodiosi  ed  armoniosi:  lo  stesso 
avviene  per  tutte  le  altre  singole  facoltà  cerebrali. 

Questo  indizio  organico  è  manifesto  in  Bellini  a  forma  di 
piramide  su  1'  estremità  esterna  doli'  arco  sopracigliare,  più 
nel  destro  che  nel  sinistro,  che  vien  segnato  sulla  mascheri 


-  271  - 

col  numero  32.  Sotto  vi  si  scorgono  prominenti  quelli  del  cal- 
colo, n.°  28,  e  AqW  ordine  ,  n.°  29,  le  cui  funzioni  potenti 
tanto  concorrono  alla  nozione  dei  partimenti  e  del  contro- 
punto, e  senza  di  cui  non  v'è  grande  compositore  in  musi- 
ca. Un  diametro  di  mill.  120  tra  questi  indizii  cerebrali  e  ge- 
meUi  in  Bellini  ,  ne  accresce  la  maggiore  potenza. 

Al  di  sopra  dell'  organo  della  musica  si  scorge  sufficien- 
temente largo  e  prominente  quello  àelVidealità  o  poesia,  se- 
gnato col  n.°  19,  per  le  cui  funzioni  la  mente  corre  al  bello 
ideale ,  al  magnifico  ,  al  sublime,  alle  creazioni  poetiche. 

Ma  più  di  tutto  in  Bellini  si  scorge  magnificamente  svilup- 
pato su  la  regione  elevata  ed  anteriore  della  fronte  il  rappre- 
sentante anatomico  per  cui  si  svolge  il  senso  della  Benevolen- 
za, n.°  13.  Per  questa  bella  facoltà  s' ispira  il  sentimento  della 
pietà  ,  che  unito  a  quello  della  musica  fìssa  le  melodie  an- 
geliche del  dolore,  della  carità,  della  compassione,  della  di- 
sperazione ,  in  somma  in  quelle  note  mahnconiche,  che  pii!i 
dolci  vestite  con  la  voce  che  coi  suoni  degl'  istrumenti,  fan 
palpitare  ì  cuori  gentili  come  i  più  duri,  e  trarre  lagrime  di 
gioia  e  di  dolore.  La  voce  degl'istrumenti  non  è  che  una  pal- 
lida imitazione  della  voce  umana. 

Nella  linea  mediana  anteriore  al  di  sotto  della  benevolenza 
si  scorge  sufficientemente  sviluppato  e  largo  il  duplice  or- 
gano detto  della  comparazione  che  genera  la  sintesi,  num.  34 
facoltà  riflessiva  che  produce  il  talento  di  persuadere,  e  pel 
quale  tanto  i  nostri  sentimenti  ed  idee  si  trasfondono  nelle 
altrui  menti.  Le  musiche  di  Bellini  hanno  questa  potenza. 

L'  altra  facoltà  del  pari  predominante  si  mostra  in  un  in- 
dizio organico  suffìcientemente  sviluppato  alla  radice  del  naso 
in  corrispondenza  del  seno  frontale,  num.  22;  e  pel  quale 
si  ha  la  memoria  dei  nomi,  dei  segni,  ecc.  —  Per  questa 
facoltà  unita  alle  altre  potenti  in  Bellini  il  Florimo,  come  un 
frenologo,  ne  spiega  la  mente,  dicendo  nella  sua  biografìa: 
—  «  Trai  sommi  della  scuola  napoletana  egli  amava  lommelli, 
«  ed  il  melodico  Paisiello;  ma  simpatizzava  col  Pergolesi, 
«  di  cui  imparò  tutte  le  opere  a  memoria;  e  piangeva  quando 
«  ne  suonava  lo  Stabat,  ch'egli  ch.id.msiy a  poe?na  del  dolore.  » 

Ecco  le  facoltà  energiche  che  concorrenti  a  quella  predo- 


.minante  della  .musica  crearono  il  genio  potente -e;- speciale 
di  Bellini..  La  predisposizione  vi  si  era  manifestata  fln0_ dalla 
.prima  fanciullezza.,  quando,  come  dice  il  bio§;.rafo ,>  aveva 
appeena  un  anno,,  ed  ogni  canto  che  udiva  in  casa  p  per  le 
.strade  lo  rallegrava;  a  16  mesi  imparò  a  memoria;-con  gra- 
zia infantile  un'  arietta  di  Fioravanti,  che  il  padre  gii  accom- 
pagnava; né  mai  si  dipartiva  da  lui  quando  suonava  il  cern- 
balo.  E  fin  dai  primi  anni  fu  attO'  allo  studio  dei  partimentt 
e  del  contropunto.  Di  Haydn  e  Mozzart,  che  fissarono  la  sua 
prima  attenzione,  era  stato  lo  stesso. 

Se  Sila  facoltà  potante  dalla  benevolenza  deve  Bellini  i  suoi 
eminenti  pregi  dei  sentimenti,  delle  note  melanconiche,  com- 
passionevoli e  tenere,  l'azione  veramente  drammatica  e  spon- 
tanea si -deve  al  concorso  della  facoltà  della  j^oesia,  che  in- 
sieme r  idea  :ed  il  sentimento  vestivano,  di  espressioni  vocali 
e  melodiose,.  Per.  questo  Belhni  unificava  musica  e  poesia, 
e  per  lo  spirito.,  sintetico  in  lui  sufficientemente  attivo  voleva 
il' dramma,  e  .non  mai  musicava  poesie  strane  e  sciocche. 
Egli  diceva  :  «  datemi'  bugna,  poesia  ed  io  vi  darò  buona 
musica  ».   , 

A  .questa  potente  ragione,  di  fermarsi  il  suo  genio  più  nel 

.  canto  che -nel  suono   degli  istrumenti,  o  meglio  di  seguire 

le  proprie  ispirazioni  melodiche,  .deve  aggiungersi  quella  del 

non  molto  sviluppo  in  lui  dell'.organo  del  tempo,   num.  31, 

per  cui,  come  ho  ricordato,  si  conosce  e  si  apprezza  la  suc- 

;  cessione  degli  atti  e. la  durata -neWa.  quale  si  modella  il  ritmo 

musicale,  eh' è  l'elemento  per  ì\  arm.onia  ;  e  per   questo  il 

.ritinp.eV  armonia  nelle  sue- comi^osìzìom,  fin  le  melodiche, 

nontrattanendolo  le  regole. del  contrapunto,  si  crederono  (1) 

poco  sviluppate  e  di  corta  durata.  Ciò  fu  tenuto  come  difetto 

per  Bellini  ;  ma  io,  non  come  musicista,    che  non  conosco 

una  nota  musicale,  ma  come  fisiologo,   posso  fare  qualche 

;  osservazione. 

^r  .'Questo  voluto  difetto  non  è  tale  quando  si  considera  che 
,  if  .non  energipo  sviluppo  della  facoltà  che  dà  il  ritmo  e  l'ar- 
•jHiohia,,  non  era  eccitato  per  la  depressione  apparente  della 

(1)  Verl-vert..  Paris,  16  ottobre  18513. 


—  273  — 

costruttività  o  meccanica,  num.  9,  che  predominante,  com'è 
in  Rossini,  concorre  alla  richezza  della  istramentazione,  che 
infatti  non  era  sì  grandiosa  in  Bellini.  La  sola  armonia  sì  col 
canto  che  con  gli  istrumenti  soddisfa  la  mente,  ma  non  com- 
muove quanto  la  melodia.  Sicché  i  tipi  delle  angeliche  melo- 
die di  Bellini,  con  maggiore  istrumentazione  e  misure  ritmiche 
da  far  prevalere  un'armonia  da  compasso,  sarebbero  spa- 
riti divenendo  musiche  diverse.  Insomma  Bellini  non  sarebbe 
stato  Bellini.  —  Scrive  Rossini  al  suo  amico  Santocanale,  che 
ritenendo  nei  Puritani  una  migliore  musica  strumentale,  dice 
di  raccomandare  quotidianamente  a  Bellini  di  non  lasciarsi 
troppo  sedurre  dalle  armonie  tedesche  e  di  contare  sempre 
sulla  sua  felice  organizzasione  per  le  melodie  semplici  e 
piene  di  un  eXfetto  vero. 

Chi  ardirebbe  non  inchinarsi  a  tanto  vera  e  sublime  mas- 
sima del  genio  di  Rossini ,  rinnegherebbe  il  genio  italiano , 
maestro  sempre  inarrivabile  della  melodia  e  dell'  armonia  ! 

Ecco  come  nelle  opere  del  genio  non  bisogna  fare  confron- 
ti: ogni  genio  è  per  sé  stesso. 

hi  quanto  all'altro  difetto  che  gli  si  vuole  attribuire,  cioè 
di  essere  ancora  le  sue  frasi  melodiche  non  troppo  svilup- 
pate e  di  corta,  durata,  posso  osservare  che  in  questa  rapi- 
dità di  troncare  un'idea,  un  sentimento  che  aveva  prodotto  il 
massimo  dell'emozione,  deha  pietà,  della  compassione,  del 
dolore,  non  era  arte  o  errore  in  Bellini,  ma  natura  che  face- 
va passare  da  un'  emozione  all'  altra,  perché  volendosi  pro- 
lungare la  prima,  questa  si  affìevohsce  fino  a  fare  sparire 
r  effetto  desiderato.  Questo  non  è  solo  nella  musica,  ma  pure 
nella  poesia,  nella  drammatica,  neh'  oratoria. 

Neil'  esaminare  la  testa  di  Bellini  ho  voluto  far  noto  il  suo 
genio  nella-  sua  organizzazione  come  l'ha  fatta  la  sapiente  na- 
tura, e  non  come  vorrebbe  che  fosse  la  fantasia  umana. 

Bellini  non  doveva  essere  un  forte  suonatore,  perché  de- 
presso si  rinviene  l'organo  della  meccanica,  num.  9,  e  quello 
dalla  tattilità,  Z;  invero  era  poco  destro,  come  ho  notato, 
pure  nel  riprodurre  sul  piano  le  proprie  composizioni.  In 
Rossini,  in  Thalberg,  e  massim.amente  in  Paganini  forti  e  pro- 

18 


minenti  si  scorgono  questi  indizii  organici  di  cui  il  secondo 
dà  la  finezza  di  toccare  l' istrumento. 

Malgrado  le  regioni  craniche  mancanti  nella  maschera,  dalle 
notizie  biografiche  puossi  dedurre  la  potenza  di  alcune  forze 
mentali  appartenenti  alle  facoltà  affettive,  e  desumersi  insie- 
me dall'altezza  dell'osso  frontale  e  dal  lungo  diametro  fronte- 
occipitale,  sicché  le  parti  cerebrali  della  regione  lungo  la  li- 
nea mediana  essere  dovevano  molto  sviluppate,  da  produr- 
re energiche  facoltà  affettive. 

Il  senso  delia.  ferme;s2a,  per  cui  la  volontà  si  rende  immu- 
tabile nel  credere  facili  le  cose  pii^i  difficili  doveva  essere  suffi- 
cientemente forte  in  Bellini,  che  con  tanta  costanza  portò  a  fi- 
ne le  sue  classiche  produzioni.  Questa  condizione  anatomica 
corrisponde  sul  vertice  del  cranio  alla  linea  mediana  gemello 
organo  nei  due  emisferi  cerebrali. 

Nel  sincipite  posteriore  si  segnano,  uno  accanto  all'  altro , 
due  parti  cerebrali  per  cui  si  svolgono  i  più  belli  e  sublimi 
sentimenti,  cioè  quello  della  stima  di  sé  sorgente  dello  spirito 
d'indipendenza,  e  quello  dell'  approbatioità  o  amore  di  appro- 
vazione che  svolge  il  forte  amor  della  gloria,  ambo  motori 
delle  più  grandi  imprese.  In  Bellini  questo  secondo  doveva  es- 
sere più  forte  ed  attivo  del  primo,  e  che  concorse  a  rèndere 
più  potente  il  suo  genio  creatore. 

Doveva  ancora  essere  in  lui  molto  sviluppata  quella  regione 
cerebrale  che  corrisponde  alla  parte  posteriore  dell'osso  pa- 
rietale per  la  quale  si  svolge  Yaj^esiomvità,  origine  dell'attac- 
camento amichevole.  N'  è  prova,  oltre  del  lungo  diametro 
fronte-occipitale ,  1'  amicizia  costante  che  in  tutt'  i  suoi  atti 
mostrò  al  suo  affettuoso  e  simpatico  compagno  della  gioven- 
tù, fino  che  vicino  a  morire  non  stavano  nel  suo  labro,  che 
i  nomi  della  madre  e  dell'amico  Florimo. 

Qui  mi  arresto,  perchè  non  presentando  la  maschera,  come 
più  volte  sono  stato  costretto  a  ripetere ,  che  la  sola  parte 
anteriore  del  cranio,  ho  dovuto  su  questa  regione  hmitare 
le  mie  osservazioni  fisiologiche,  tanto  più  che  ivi  risedonoj 
quelle  condizioni  materiali  per  cui  si  svolse  in  Bellini  quel 
singolare  genio  musicale  che  sublimò  tanto  la  melodia,  inimiJ 


—  27S  — 

tabile  per  le  tante  condizioni  di  cai  gli  fu  prodiga  la  natura, 
e  per  le  circostanze  opportune  dei  tempi. 

.  Cambiate  queste  ultime,  si  pretenderebbe  ora  che  ad  esse 
sempre  mutabili  si  adattassero  le  melodie  belliniane  e  le  ros- 
siniane armonie,  le  quali,  per  la  natura  del  genio  che  a  quelle 
piegare  non  puote,  resteranno  eterne  come  il  cuore  umano. 
La  meteora  attuale  passerà  con  gli  uomini  che,  abbagUati 
da  questo  fatuo  chiarore,  chiamano  vecchia  la  luce  del  sole. 
Le  scuole  di  Rossini  e  di  Bellini,  cioè  dell'armonia  inarrivabile 
per  la  ricchezza  della  istrumentazione ,  e  della  melodia  che 
divinizza  la  parola  immedesimanndosi  nella  voce  per  scen- 
dere diritta  al  cuore,  staranno  sempre  maestre  in  questa  ter- 
ra che 

« 

«  il  mar  circonda  e  1'  alpi.  » 

Ammiriamo,  rispettiamo  i  grandi  genii  musicali  della  Ger- 
mania, della  Francia,  dell'  Inghilterra^  di  tutto  il  mondo  in 
somma.  Ma  i  da  Palestrina,  i  Pergolesi,  i  lommeUi,  gli  Scar- 
latti, i  Paisiello,  i  Rossini,  i  Donizzetti,  i  Bellini,  i  Mercadan- 
te,  ì  Verdi,  e  tanti  innumerevoli  sommi  non  nascono  che  in 
questa  terra  dei  Vulcani  e  dell'eterna  primavera,  l'Italia! 


PARERE  FRENOLOGICO 

Sul  cranio  di  GIUDITTA  GUfiSTAHIACGHIA,di  suo  padre  ed  altri  com- 
plici, grandi  delinquenti  giustiziati  in  Napoli,  in  aprile  1800 

(Lello  nell'Accademia  Ponlaniana:  Adunanze  dei  6  luglio  e  24  agosto  183G.  ) 

all'odierno  principe  delle  scienze 
GIOVANNI  A.  FOSSATI 
italiano 

presidente   della   società  frenologica   di    PARIGI 

QUESTO   LIBRO   SUO 

nuovo   PEGNO   DI  RIVERENZA   ED   AFFETTO^ 

IL  DOTTOR  B.  G.  MIRAGLTA 

OFFRE   E   CONSACRA 

FIDANDO   CHE   GLI   ARCANI   DEL   CERBERO 

GIÀ  DUCE    IL   GALL 

PIÙ'   STUDIATI   E   DISCOPERTI 

PROFITTASSERO   PIU'   SEMPRE   ALLA   CIVILE   COMUNANZA 

SOTTO   COTANTO   AUSPICIO 

(1856) 


§   I. 
iWoxioiit  j>i'eSiMiiiiari. 

Evocare  dall' obblio  dei  secoli  passati  la  memoria  delle  virtù 
e  dei  vizii  degli  uomini,  la  prima  ad  esemplare  imitazione 
di  tutti  e  la  seconda  a  tristo  esempio  ed  emendamento  dei 
malvagi,  fa  sempre  l'utile  mandato  della  storia,  di  questa 
maestra  della  vita.  Ma  lo  indagare  l' origine  delle  facoltà 
umane,  delle  attitudini  industriali,  dei  talenti,  dei  genii,  dei 
sentiuienti,  delle  passioni,  dell'intelletto,  della  ragione:  l'in- 
dagare la  sorgente  dei  diritti  e  dei  doveri,  delle  virtù  e  dei 
vizii  e  delle  colpe;  lo  spiegare  le  condizioni  della  organizza- 


—  277  — 

zione  per  cui  han  luogo  le  manifestazioni  dell'  anima  e  dello 
spinto,  è  stato  e  sarà  sempre  l' interessante  obbietto  della 
scienza.  Per  essa  si  conosce  che  le  facoltà  nostre  e  quindi 
tutto  quello  eh'  è  il  naturale  effetto  del  loro  esercizio  si  ma- 
ni festano  in  diverso  grado  in  tutti  gli  uomini,  perchè  sempre 
ineguali  si  presentano  le  interiori  condizioni  per  le  quali  esse 
facoltà  si  svolgono  e  si  esercitano.  Ecco  perchè  ancora  per 
queste  condizioni  i  gradi  di  passioni ,  di  affezioni ,  di  senti- 
menti, di  ragione,  di  volontà,  di  libertà  morale  non  sono 
eguali  in  tutti  gli  uomini,  e  quindi  ancora  ineguali  i  gradi 
di  colpabilità  delle  azioni  loro.  La  scienza  adunque  calco- 
lando le  ragioni  della  varia  energia  delle  facoltà  e  dei  diversi 
gradi  della  libertà  morale ,  nel  valutare  e  confrontare  le  diffe- 
renti e  modificate  organizzazioni  degli  enti,  viene  a  stabilire, 
che  se  la  manifestazione ,  l' energia  e  1'  esercìzio  di  tutte  le 
potenze  dello  spirito  stanno  in  certe  condizioni  indispensabili 
della  organizzazione  più,  che  nei  motivi  esterni  perchè  questi 
non  agirebbero  senza  di  quelle,  del  pari  può  giungere  la 
scienza  a  misurare  il  valore  dei  loro  naturali  effetti  cioè 
delle  azioni  umane. 

È  a  conoscenza  di  tutti  che  il  cervello  è  1'  organo  delle 
facoltà  della  mente,  e  che  la  mente  non  opera  che  per  mezzo 
di  queste  su  tutte  le  impressioni  che  vengono  dall'  esterno 
e  dagli  organi  interni  ed  agiscono  su  di  essa.  Se  queste  fa- 
coltà sono  diverse  e  differenti  ed  alcune  contrarie  tra  loro, 
gli  agenti  che  le  eccitano  sebbene  gli  stessi  ed  eguali  non 
possono  produrre  che  effetti  diversi  e  contrarli,  perchè  la 
natura  della  facoltà  operatrice  e  non  il  motivo  eccitatore 
determina  colali  effetti.  Poiché  i  motivi  quali  si  sieno  possono 
muovere,  cioè  allettare,  eccitare,  rendere  proclive  la  volontà 
a  dati  atti  in  proporzione  delle  condizioni  della  organizza- 
zione, in  modo  che  se  noi  siamo  sempre  consapevoli  dell'atto 
che  poniamo,  il  potere  che  conserviamo  di  non  porlo  può 
essere  più  o  meno  energico.  Questo  fatto  così  naturalmente 
uniforme  alle  leggi  di  relazione  e  rapporto,  ch'esistono  tra 
le  facoltà  e  lo  scopo  delle  loro  funzioni ,  cioè  tra  le  opera- 
zioni delle  facoltà  mediante  1'  azione  dei  loro  organi  e  le  ec- 
citazioni  esteriori,   dimostra   ancora  che  a  facoltà  diverse 


—  278  — 

debbono  corrispondere  funzióni  di  apparecchi  materiali  pure 
diverse  (1).  Così  che  se  lo  spirito  vede  per  mezzo  dell'oc- 
chio ,  sente  per  mezzo  dell'  apparato  acustico ,  del  pari  ha 
il  sentimento  della  maternità  per  mezzo  di  un  pecuhare  ap- 
parecchio organico,  quello  della  benevolenza  mediante  un 
altra  parte  cerebrale,  giudica  per  particolari  organi,  ha  l'atti- 
tudine industriale  per  mezzo  dì  altre  parti  ecc.  Or  tutti  questi 
apparecchi  o  organi  compongono  il  cervello ,  il  quale  certa- 
mente dal  fatto  anatomico  viene  confermato  non  essere  un 
organo  unico  ed  omogeneo,  come  immaginano  che  sia  coloro 
che  traviati  da  false  induzioni,  senza  avere  studiato  e  neanche 
forse  veduto  questo  ammirabile  organo  complesso,  vanno  in 
traccia  di  un  apparecchio  unico  e  generale  per  consegnarlo 
alle  generali  funzioni  della  mente.  Quando  non  si  conosce 
che  le  operazioni  dell'  ente  hanno  gli  elementi  primitivi  nelle 
peculiari  funzioni  del  cervello,  vassi  acconciamente  vagando  1 
pei  campi  delle  generalità  le  quali  in  fine  nulla  conchiudono' 
e  nulla  spiegano  isolatamente  per  loro  stesse.  Ma  le  leggi,  i 
della  natura  non  si  tramutano  ai  fantastici  traviamenti  me-i 
tafìsici,  poiché  non  vi  è  filosofìa  né  morale  che  non  abbia  i 
i  suoi  principii  in  queste  leggi,  cioè  che  non  ne  sia  la  legit- 
tima emanazione ,  sicché  nel  decidere  delle  qualità  morali  i 
delle  azioni  umane  non  abbia  per  verità  certa  doversi  riguar- 
dare e  tener  conto  dello  stato  ed  influenza  dell'  organizza- 
zione. E  chi  disconosce  queste  leggi  degli  organi  in  azione , 
onde  lo  spirito  abbia  in  questa  i  motivi  di  operare  e  quindi 
di  esercitare  il  bene  ed  il  male,  si  scandalizza  e  trema  di 
vedere  la  mente  umana  traboccare  in  una  trista  fatalità  ; 
senza  accorgersi  che  questo  scandalo  dell'  ignoranza  (  di- 
sprezzando io  lo  scandalo  effetto  di  pervicace  malizia) trascina 
veramente  l'uomo  ad  una  fatale  necessità,  imperocché  poten- 
do lo  spirito  essere,  come  vorrebbesi  che  fosse  (2),  subbiet- 
iwamente  buono  o  malvagio,  si  sottrarrebbe  dalla  correzione 

(1)  MiRAGLiA.  Trattato  di  Frenologia  applicata  ecc.  Voi.  1°,  lib.  1". 
cap.  3». 

(2)  Rendiconlo   dell'Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli,  1853. 
Tomo  VI.  pag.  12  e  13. 


—  279  — 

e  da  tLitt'  i  mezzi  umani  di  perfezionamento,  i  quali  è  im- 
possibile che  direttamente  agir  possano  su  di  esso  se  prima 
non  lian  modificato  le  condizioni  materiali  degli  organi  per 
cui  le  sue  potenze  si  manifestano  e  si  esercitano.  Se  lo  svol- 
gimento e  l'esercizio  delle  facoltà  stanno  nella  indispensabile 
condizione  degli  organi,  T  operar  dello  spirito  non  può  oltre- 
passare i  limiti ,  il  grado  e  le  modificazioni  di  queste  facol- 
tà, sicché  esso  operando  secondo  la  natura  di  queste,  opera 
secondo  le  leggi  dell'  organizzazione,  nelle  funzioni  di  cui 
stanno  le  forze  sue  primitive.  E  la  morale  veramente  fondata 
sui  principii  dettati  dal  Creatore  nella  formazione  del  cuore 
umano  e'  insegna  che  lo  spirito  percepisce,  giudica,  ragiona, 
vuole  secondo  le  impressioni  che  dalle  funzioni  degli  organi 
•interni  delle  sue  facoltà  fondamentali  gli  vengono  presentate  : 
il  che  fece  solennemente  dire,  a  quiete  delle  divote  coscienze, 
che  questa  legge  della  natura  non  viene  smentita  neanche 
quando  la  mente  erra  e  cade  in  peccato  (1). 

Ecco  i  principii  naturali  su  cui  è  basata  e  lo  scopo  a  cui 
tende  la  frenologia.  Essa  lascia  all'  acume  della  sana  filosofia 
le  indagini  su  la  natura  delle  facoltà,  indagini  sempre  dispe- 
rate ed  impossibili  se  nelle  manifestazioni  di  esse  facoltà  si 
esclude  la  condizione  delle  funzioni  corporee.  Ha  questa  dot- 
trina posto  i  suoi  limiti  tra  le  manifestazioni  della  natura, 
limiti  vasti;  è  felice  la  mente  delF  uomo  se  un  tempo  potesse 
raggiungerli.  E  volgendo  essa  dottrina  i  suoi  sguardi  su  le 
condizioni  materiali  indispensabili  affinchè  si  svolgano  e  si 
esercitino  le  forze  della  mente,  cerca  spiegare  come  queste 
condizioni  corporee  cioè  le  funzioni  degli  organi  servono  le 
umane  potenze. 

Dopo  la  rapida  esposizione  di  questi  principii  generali, 
credo  di  potere  esporre  in  massime  ancora  brevi  e  generali 
tutto  quello  di  cui  è  ora  in  possesso  la  fisiologia  del  cervello, 
affinchè  lo  scopo  della  mia  comunicazione  frenologica  si  ren- 
da chiaro  ed  incontrastabile,  ed  offra  così  alla  scienza  una 
novella  e  splendida  prova  della  sua  verità. 

(l)  S.  Thom.  Summa  prim.  Secundae  pari,  quaes.  VI,  pag.  71. 
Tom  111,  Edit.  Neap. 


—  280  — 

Sono  le  facoltà  primitive  e  fondamentali  della  mente  diffe- 
renti e  spesso  talune  contrarie  tra  loro  sicché  1'  una  è  indi- 
pendente dall'  altra. 

I  varii  modi  di  azione  di  esse  facoltà  fondamentali  costi- 
tuiscono le  facoltà  generali  o  attributi:  e  queste  possono 
considerarsi  come  operazioni  dello  spirito  su  di  elementi 
primitivi. 

Questi  elementi  primitivi  che  sono  le  forze  fondamentali 
o  facoltà  originarie  della  mente,  stanno  parte  in  questa  che 
pensa  ed  opera  e  parte  in  certe  funzioni  speciali  delle  diffe- 
renti parti  del  cerebro. 

Per  mezzo  di  queste  funzioni  si  manifestano  e  si  esercitano 
le  differenti  forze  dell'anima  e  dello  spirito,  così  che  ne  sono 
la  condizione  indispensabile. 

Se  tali  funzioni  ne  sono  la  condizione  indispensabile,  non 
può  stare  1'  energia  e  l' esercizio  attivo  delle  facoltà  che  nella 
energia  e  nell'attività  delle  funzioni  de' proprii  organi. 

Se  è  legge  della  natura  corporea  che  la  potenza  o  energia 
sta  nella  massa,  non  può  1'  organizzazione  dei  corpi  sottrarsi 
da  questa  legge  universale;  per  lo  che  la  energia  delle  fun- 
zioni degli  organi  sta  nel  volume  di  questi  e  quindi  vi  sta 
la  potenza  delle  facoltà  cerebrali  (2). 

Or  potendo  lo  spirito  per  mezzo  della  volontà  eccitare  le 
facoltà  sue  e  quindi  insieme  le  funzioni  dei  loro  organi ,  pos- 
sono ancora  viceversa  questi  organi  colle  loro  funzioni  ec- 
citare lo  spirito;  per  lo  che  nel  potere  ch'esso  ha  di  accogliere 
o  rifiutare  le  impressioni  che  da  quelle  riceve  consiste  il 
libero  arbitrio.  Da  ciò  ognuno  può  comprendere  che  più  è 
energica  razione  delle  funzioni  degli  organi  su  lo  spirito  più 
la  libertà  morale  diviene  precaria. 

Da  ciò  ancora  puossi  facilmente  intendere  che  l' azione 
degli  organi  delle  facoltà  è  il  più  imponente  motivo  per  cui 
l'uomo  si  determina  ad  operare.  E  per  questo  le  azioni  uma- 
ne sono  principalmente  determinate  dall'  energia  predomi- 
nante delle  facoltà,  la  quale,  come  si  è  detto,  sta  nel  vo- 
li) Miraglia.  —  Trsittalo  di  frenologia  appi.  Voi.  I,  libro  2°  pag. 
378  e  seg. 


lume  e  nell'  attività  dei  proprii  orgami.  Sicché  1'  uomo  che 
si  determina  ad  agire  senza  che  siavi  spinto]  da  un  interno 
motivo,  è  da  considerarsi  come  più  libero  clie  se  vi  si  de- 
terminasse per  una  interna  eccitazione  (1).  Su  questo  prin- 
cipio sono  da  calcolarsi  i  gradi  del  merito  e  della  colpabilità. 

Dopo  che  la  frenologia  ha  cercato  svolgere  e  determinare 
ciascuna  delle  forze  fondamentali  della  mente  dopo  di  essere 
ancora  divenuta  a  stabilire  non  essere  il  cervello  un  organo 
unico  ed  omogeneo,  ma  un  complesso  di  più  organi,  ha 
ricercato  la  qualità  fondamentale  di  ciascuno  di  questi  organi, 
per  la  quale  han  luogo  i  modi  di  essere  e  di  manifestarsi 
della  facoltà.  E  considerando  lo  scopo  medesimo  a  cui  varie 
facoltà  tendono,  e  la  natura  delle  impressioni  che  per  mezzo 
di  esse  lo  spirito  riceve ,  ha  la  scienza  classificato  le  facoltà 
e  i  loro  organi  ;  e  se  ciò  essa  ha  ardito  di  fare,  lo  ha  fatto 
non  per  dividere  ciò  che  la  natura  non  divide,  ma  per  ac- 
conciarlo alla, capacità  dello  intendimento  umano.  Questi  or- 
gani sono  rappresentati  dalle  prominenze  del  cranio  che  la 
natura  modella  sul  cervello. 

Ecco  la  divisione  generale  di  queste  facoltà  e  le  loro  rap- 
presentazioni anatomiche  nelle  regioni  del  cranio  (2). 

Gli  Istinti  producono  impulsioni  ed  han  sede  nelle  parli 
laterali  e  posteriori  del  cervello. 

I  Sentimenti  o  facoltà  morali  producono  emozioni  ed  han 
sede  nella  regione  superiore  del  capo. 

Le  suddette  facoltà  che  si  dicono  affettive  non  producono  idee. 

Le  facoltà  perceitive  producono  idee,  e  per  mezzo  di  esse 
lo  spirito  percepisce  V  esistenza  e  le  qualità  dei  corpi.  Esse 
han  sede  nella  parte  anteriore-ìnferiore  della  fronte. 

Le  facoltà  riflessive  producono  idee  astratte  e  di  rapporto, 
ed  han  sede  nella  parte  anteriore-superiore  della  fronte;  per 
mezzo  di  esse  lo  spirito  giudica  e  ragiona,  e  dirige  tutte  le 
altre  facoltà. 

Queste  due  ultime  serie  di  facoltà  costituiscono  le  facoltà 
intellettive. 

(1)  S.   Thomas,  i^  e  2**  part.   q  73,  art.   6  ad  2. 

(2)  Miraglia,  Trattato  di  frenologia  appi;  tutto  il  2"  libro. 


—  282  — 

Può  l'uomo  abusare  di  tutte  queste  facoltà  o  per  ecci- 
tazione dell'  energia  di  esse  a  causa  di  voluminosi  organi 
rispettivi,  o  per  eccitazioni  esteriori  che  agiscono  su  gli  or- 
gani e  su  le  facoltà.  Esso  può  resistere  più  al  secondo  motivo 
che  al  primo,  così  che  la  libertà  .dell'  arbitrio  diminuisce  più 
in  ragione  del  motivo  interiore  che  dell'esterna  eccitazione. 

Stabiliti  questi  principii  su  le  facoltà  umane  clie  grande- 
mente armonizzano  colle  leggi  della  organizzazione ,  a  tre 
categorie  può  ridursi  la  classificazione  degh  uomini  secondo 
il  predominio  delle  serie  di  facoltà.  Cioè,  1°  La  classe  degli 
uomini  in  cui  predominano  gli  istinti  su  le  facoltà  morali 
ed  intellettuali  :  questa  classe  è  la  più  numerosa  ;  e  in  vero 
quelli  che  presentano  la  regione  laterale  e  posteriore  del 
cranio  (  condizione  che  armonizza  colla  preponderanza  degli 
istinti)  sono  nel  massimo  numero.  —  2"  La  classe  degli  uo- 
mini in  cui  gli  istinti  e  le  facoltà  intellettuali  sono  in  equi- 
librio, ciò  che  viene  rappresentato  da  equilibrio  di  volume 
tra  la  regione  laterale  e  posteriore  con  quella  superiore  ed 
anteriore  del  cranio;  questa  classe  è  assai  meno  numerosa 
della  prima:  —  3°  La  classe  degli  uomini  in  cui  le  facoltà 
intellettuali  e  morali  predominano  su  gli  istinti,  ciò  che  vien 
manifesto  dalla  preponderanza  di  volume  degli  organi  situati 
nella  regione  di  tutta  la  fronte:  questa  classe  è  la  minima 
di  numero  nel  genere  umano. 

La  prima  di  queste  tre  classi  (  poste  sempre  eguali  le  cir- 
costanze esteriori)  produce  gli  uomini;  degli  istinti,  sensuali, 
impetuosi|,  dominati  più  dal  senso  che  dalla  ragione,  poco 
educabili',  facili  a  delinquere  :  in  essi  è  l' infimo  grado  di 
libertà  morale.  Ma  se  questo,  sforzando  la  sua  debolezza  lotta 
contro  sì  predominanti  tendenze  fino  a  vincerle  e  soffocarle, 
si  raggiunge  il  massimo  della  virtù  e  del  merito,  mentre  se 
vi  soccombe ,  il  minimo  grado  di  colpa  e  di  demerito  si  è 
da  considerare  come  il  naturale  effetto  della  debolezza  di  fa- 
coltà superiori  a  fronte  d' intemperanti  tendenze.  Questi  uo- 
mini che  nella  soddisfazione  delle  loro  predominanti  impul- 
sioni rientrano  nel  proprio  carattere  naturale  non  son  capaci 
né  di  vero   pentimento  nò  di  vero  rimorso. 

L' equilibrio  tra  gli  istinti  e  le  facoltà  superiori  che  costi- 


—  283  — 

tuisce  la  seconda  classe  degli  uomini ,  produce  maggior  po- 
tenza a  dominar  le  tendenze  e  quindi  più  estensione  nei  gra- 
di della  libertà  morale.  I  motivi  interiori  a  delinquere  diven- 
tano meno  attivi  nella  lotta  con  facoltà  superiori  di  eguale  e- 
nergia:  quindi  meno  merito  hassi  nelF  esercizio  della  virtù, 
e  maggior  grado  di  colpabilità  nel  delinquere.  Le  azioni  di 
sifTatti  uomini  sono  estremamente  modificate  secondo  le  cir- 
costanze che  più  0  meno  muovono  le  differenti  facoltà,  così 
che  ora  le  tendenze  ed  ora  le  facoltà  superiori  sono  sover- 
chiane^ e  si  vive  tra  colpe  e  rimorsi.  Questa  classe  di  uomini 
rappresenta  la  contraddizione  dello  spirito  umano. 

Il  soverchiare  delle  facoltà  morali  ed  intellettuali ,  special- 
mente di  queste  ultime,  produce  il  genio,  il  talento ,  l'educa- 
bilità  facile,  la  ragione.  Per  mezzo  di  esse  la  mente  ha  il 
potere  di  dirigere  le  inclinazioni  e  di  reprimerne  1'  abuso;  e 
così  raggiunge  il  massimo  grado  di  libertà  morale.  La  virtù 
di  quest'individui  ha  poco  merito,  come  i  vizìi  e  le  colpe 
sono  degne  di  maggior  demerito  e  di  più  severa  punizione, 
perchè  non  ritrovandosi  dentro  di  sé  né  motivo  né  tentazio-^ 
ne  da  combattere,  essi  naturalmente  fanno  poco  uso  del  li- 
bero arbitrio  e  della  volontà  nell' esercitare  il  bene,  e  ne  abu- 
sano col  fare  il  male. 

Intanto  a  confermare  tutto  questo  che  sì  brevemente  ho 
accennato,  aggiungo  il  fatto  costante  che  quasi  tutt' i  delin- 
quenti appartengono  alla  prima  categoria  degli  uomini,  vale 
a  dire,  di  coloro  che  hanno  predominanti  le  tendenze  e  i  loro 
organi  rappresentati  da  una  grande  estensione  delle  parti 
laterali  e  posteriori  del  cranio.  E  limitandomi  ad  una  classe 
di  essi,  cioè  di  quelli  uomini  che  si  spingono  al  sangue,  al- 
l'.omicidio,  pascendo  1'  animo  loro  di  ferocia  tale  da  dimo- 
strare di  appartenere  alla  bestia  più  che  all'  uomo,  ci  addita 
1'  esperienza  che  1'  organizzazione  di  siffatti  individui  spiega 
il  loro  carattere  naturale:  —  cioè  in  tutt'i  colpevoli  di  ferocia, 
di  crudeltà  e  di  omicidii  la  regione  cranica  un  polhce  sopra 
il  meato  uditorio  in  ambo  i  lati,  compresa  dalla  parte  squa- 
mosa temporale  e  dalla  porzione  inferiore  dei  parietali  al  di 
sopra  dell'  apofisi  mastoidea ,  si  osserva  molto  prominente 
ed  a  segmento  di  sfera;  ed  il  diametro  tra  queste  due  regioni 


—  284  — 

è  sempre  relativamente  molto  esteso  ;  mostrandosi  sovente  il 
foro  ocustico  più  basso  dell'ordinario:  e  ciò  maggiormente 
dimostra  l'estensione  della  parte  cerebrale  che  ivi  corrispon- 
de. Questa  parte  o  circonvoluzione  cerebrale  eh'  e  la  più 
esterna  del  lobo  medio  è  l' organo  della  distruttività  (1) , 
cioè  di  quella  propensione  a  distruggere  per  la  propria  con- 
servazione, e  che  l'uomo  per  mezzo  delle  facoltà  superiori 
può  dirigere  e  reprimere,  e  può,  rendendosi  colpevole,  abu- 
sarne. 

L' istinto  distruttore  come  ogni  altra  forza  della  mente  può 
modificarsi  ancora  per  influenza  delle  funzioni  degli  organi 
delle  altre  facoltà;  e  ciò  spiega  la  varietà  delle  azioni  umane 
tendenti  al  medesimo  scopo  (2). 

Eccomi,  0  illustri  Accademici,  dopo  di  aver  toccato  di  volo 
alcune  massime  fondate  sui  naturali  principii  della  fisiologia 
del  cervello,  giunto  all'esposizione  di  un  fatto  di  cui  le  in- 
dagini frenologiche  formano  l'oggetto  di  questa  mia  comu- 
nicazione. Un  misfatto  atrocissimo  consumato  nei  primi  mesi 
di  questo  secolo  da  una  donna  e  dai  suoi  complici,  che  versò 
il  terrore  e  lo  spavento  nell'  animo  e  nel  cuore  di  tutti  gli 
uomini,  e  che  ora  in  udirlo  fa  rabbrividire  di  orrore  ogni 
petto,  io  vado  il  più  brevemente  che  potrò  a  narrare.  Le 
azioni  di  sì  famigerati  malfattori  possono  da  ognuno  ricono- 
scersi come  effetti  delle  loro  tendenze  predominanti  e  non 
represse,  anzi  secondate  dalle  superiori  facoltà:  e  queste 
tendenze  predominanti  desunte  dalla  storia  miseranda  del 
fatto  si  scorge  essere  state-  talmente  in  armonia  coi  rappre- 
sentanti anatomici  nei  loro  cranii,  tristi  avanzi  del  patibolo, 
e  che  ora  io  pongo  innanzi  al  vostro  sguardo,  che  dalla  forma 
di  questi  cranii  si  sarebbe  potuto  senza  difficoltà  argomentare 
le  loro  inclinazioni  malvage  a  qual  fine  tendenti,  e  che  spinte 
dalla  più  o  meno  lieve  circostanza,  ad  insulto  del  senso  mo- 
rale e  della  ragione,  un  gran  misfatto  ne  doveva  essere, 
come  avvenne,  la  fatai  conseguenza. 

(1)  Miraglia.  Trattato  di  frenologia  appi,  voi.  i",  pag.  101  e  sog. 
Atl.  Tav.  Vili. 

(2)  hi  pag.  197  e  seg. 


—  28o  — 

Nel  fine  del  1855,  dovendosi  riformare  le  vecche  mura  di 
Castel  Capuano ,  ne  vennero  tolte  le  teste  di  varii  delinquenti 
giustiziati,  che  per  tanti  lustri  tra  gli  sterpi,  le  erbe  ed  il 
calcinaccio  vi  erano  rimasti  appesi  ad  oltraggio  della  uma- 
nità ed  a  pompa  della  giustizia  divenuta  carnefice.  Essendomi 
state  da  quell'autorità  donate  le  studiai,  e  sorpresemi  la 
vista  di  questi  Granii  quando  la  loro  conformazione  dimostrava 
essere  appartenuti  ad  individui  guidati  nelle  loro  azioni  dalle 
tendenze  della  bestia. 

I  primi  quattro  cranii  che  ora  vi  stanno  dinanzi  formano 
1'  oggetto  di  questa  memoria,  perchè  appartenuti  ad  individui 
complicati  nel  medesimo  misfatto. 

La  storia  che  fo  precedere  all'  esame  cranioscopico  ed,  alle 
considerazioni  frenologiche  è  stata  ricavata  dal  processo  in 
cinque  volumi  che  sta  nel!'  Archivio  criminale  dell'  abolita 
Vicaria,  segnato,  n°  6154,  Fascio  340. 

§  n. 

Il    ££Sitto. 

Una  fanciulla  nata  in  Terlizzi  nella  Puglia  da  poveri  geni- 
tori, non  giunta  ancora  all'età  di  dieci  anni,  formava  V  atten- 
zione di  chi  la  conosceva  per  la  malizia  e  la  ferocia  del  suo 
carattere.  Era  la  sua  più  dilettevole  occupazione  lo  straziare 
gli  uccelli,  i  gattini  ed  ogni  animaletto:  né  fu  capace  di  ap- 
prendere una  idea  religiosa  né  qualche  arte  del  suo  sesso. 
Questa  fu  l' infanzia  di  Giuditta  Guastamacchia. 

Trascorsa  così  l'adolescenza,  cresceva  Giuditta  bella  nella 
persona:  i  lineamenti  della  sua  fisonomia  erano  amabili,  gli 
occhi  brillanti;  ma  lo  sguardo  altero  e  prosuntuoso  rivelava 
un  animo  facile  a  secondare  l' imapeto  di  sfrenate  tendenze. 

L'  amore  che  si  eleva  a  sentimento  nelle  belle  anime,  di- 
venta impulsione  bestiale  nei  cuori  per  corrotta  natura  per- 
versi. Abbandonatasi  così  ella  ai  lascivi  desiderii,  predilesse 
trai  varii  suoi  amanti  un  tal  Stefano  d' Aniello  suo  lontano 
congiunto,  giovine  prete  di  sfrontati  costumi. 

II  padre  di  lei,  nominato  Nicola j  invano  cercò  reprimerà 


—  286  — 

le  fresche  della  figlia:  intanto  gli  riuscì  di  maritarla  ad  un 
notaio  di  nome  Francesco  Rubino^  il  quale  perduto  nei  vizii 
assentiva  agli  adulterii  della  moglie  col  prediletto  amante. 
11  misero  padre  usò  riprensioni  ad  ambedue;  ma  questi  in- 
sultandone il  dolore  con  amare  risposte,  continuavano  nella 
stessa  via,  fino  a  che  il  marito  fuggito  per  commessi  debiti 
in  Roma  vi  morì  nello  Ospedale  di  S.  Spirito.  Cosi,  Giuditta 
ritornata  libera  abbandonossi  ad  ogni  più  rotta  libidine:  ciò 
che  ridusse  il  padre  ad  allontanarsi  da  Terlizzi  abitando  altro 
paese,  credendo  sottrarsi  al  disonore.  Ma  il  grido  delle  in- 
fami lascivie  della  figlia  che  col  U Aniello  apertamente  con- 
viveva, lo  perseguitava  dovunque;  e  tentata  indarno  ogni 
altra  via  che  potesse  condurla  al  ravvedimento,  ricorse  ai 
mezzi  dell'  autorità.  Però  il  D' Aniello  prevedendo  il  gran 
danno  che  gli  si  apparecchiava  dal  fulminare  del  suo  Dioce- 
sano, si  recò  di  nascosto  in  Napoli,  dove  la  insofferente  Già- 
ditta  dopo  quattro  mesi  lo  raggiunse. 

Saputa  la  fuga  della  figlia,  il  padre  corse  in  Napoli,  e  dopo 
molti  affanni  ritrovatane  la  traccia,  l' accusò  al  giudice,  il 
quale  chiamatala  al  suo  cospetto  le  rinnovellò  gli  ammoni- 
menti ed  i  rimproveri  del  genitore  a  lei  presente.  Ma  fu  im- 
mensa la  sorpresa  del  magistrato  nello  scorgere  la  finzione 
e  la  freddezza  di  quella  figlia  impudente,  che  disse  non  cono- 
scere quell'uomo,  e  se  qualche  volta  avevalo  veduto  era  stato 
per  apprendere  che  quegli  era  un  francese.  Inorridito  il  giu- 
dice a  sì  malvagia  risposta,  che  racchiudeva  una  orrenda 
iniquità;  cioè  la  denunzia  del  proprio  genitore  col  rovesciargli 
addosso  in  quei  tempi  la  severità  delle  leggi,  la  respinse  nella 
prigione  di  S.  Maria  Agnone,  facendola  dopo  alcuni  giorni  rin- 
chiudere nel  Conservatorio  di  S.  Antonio  alla  Vicaria. 

Separata  Giuditta  dal  suo  amante,  che  tutto  il  dì  aggira- 
vasi  attorno  alle  mura  del  Convento,  piangeva  lagrime  di 
rabbia.  Il  rigore  e  la  sorveglianza  impedirono  ogni  loro  ten- 
tativo di  fuga  :  così  che  guidati  dalla  disperazione  concerta- 
rono gli  amanti  un  estremo  mezzo  che  li  avrebbe  sottratti 
al  rigore  che  li  divideva:  vi  si  appigliarono;  e  questo  fn 
causa  della  loro  rovina. 

Aveva  il  D' Aniello  un  nipote  chiamato  Leonardo  Altamu- 


-  28T  — 

m,  dì  anni  16,  bello  di  persona,  ma  povero  e  per  fatalità 
abborrente  del  lavoro  e  dissipatore.  Costai  adescato  dalla 
dote  promessa  dal  zio,  n'ebbe  Giuditta  in  moglie.  E  così  que- 
sta ebbe  la  seconda  volta  marito  a  velo  delle  sue  libidini. 

Accortosi  intanto  Altamura  della  rete  in  cui  era  caduto,  e 
disgustato  di  vedere  1'  amante  al  fianco  della  moglie,  le  rim- 
proverò il  proprio  disonore.  Irritata  Giuditta  venne  alle  con- 
tese e  segnò  nell'animo  suo  l'odio  e  la  morte  del  marito  : 
parlonne  con  fermo  proponimento  al  drudo;  ma  questi  di 
lei  meno  feroce  suggeriva  espedienti  meno  crudeli,  come  di 
avvolgere  il  nipote  in  qualche  delitto  politico  da  condurlo  al- 
l'esilio o  alla  prigione.  Ciò  non  soddisfaceva  il  carattere  di 
Gm(iiY^<2  libidinosa  ancora  di  sangue:  essa  vagheggiava  il  ve- 
leno, il  precipitarlo  dall'alto,  lo  strangolarlo  flnanco  negli  atti 
consacrati  all'  amore. 

In  tante  incertezze  e  svariati  proponimenti  vagarono  per 
quattro  anni^  cioè  dal  1796  al  1800,  non  perchè  la  ferocia 
delia  donna  rallentasse  di  un  poco,  ma  perchè  il  marito  fatto 
meno  querulo  dal  danaro  del  zio  e  dal  timore,  finse  di  ac- 
conciarsi al  proprio  vituperio. 

Infrattanto  un  altro  nemico  aggiungevasi  ai  danni  dell'in- 
felice Altamura.  Il  padre  di  Giuditta,  ristretto  in  carcere  a 
Napoli  per  alcuni  suoi  debiti,  piativa  presso  la  figlia  ed  il 
drudo  onde  lo  avessero  sollevato  dalla  miseria.  L'astuta  cop- 
pia profittando  della  debolezza  di  un  vecchio  di  66  anni,  che 
tanto  aveva  riprovato  1' abbominevole  condotta  della  figlia, 
pagò  i  debiti  per  la  liberazione  di  lui.  Questo  vecchio  sven- 
turato sedotto  dai  lamenti  bugiardi  di  Giuditta ,  che  luì  in- 
colpava di  ogni  sua  disgrazia,  la  compianse  veramente;  ed 
offeso  l'amor  paterno  dai  vizii  abbominevoli  che  la  figlia  con 
tanta  malizia  apponeva  al  marito,  fu  trascinato  nel  reo  di- 
segno della  uccisione  di  costui. 

Stavano  così  le  cose  trai  dubbn  e  le  incertezze,  quando 
collegatosi  un  novello  individuo  per  fatalità  alla  combriccola, 
acceleravasi  la  catastrofe  di  un  enorme  delitto.  Pietro  de  Sari- 
doli,  di  25  anni ,  chirurgo ,  ammesso  ai  favori  di  Giuditta , 
destò  la  gelosia  del  marito  e  dell'  amante:  ma  la  donna  per- 


—  288  — 

versa  non  curandosi  del  marito  usò  tante  strane  malizie  in 
conciliare  tra  loro  questi  due  suoi  amanti  che  il  de  Sandoli 
divenne  familiare  di  quella  casa,  ed  entrò  facilmente  a  co- 
spirare alla  morte  di  Altamura.  Questo  giovine  chirurgo , 
non  si  sa  se  più  stupido  che  feroce,  era  uno  di  quelli  che 
nascono  ad  oltraggio  della  natura  ed  a  preda  del  patibolo 
tanto  vagheggiato  in  quei  tempi. 

Rilevasi   con   orrore   dalle   loro  medesime   confessioni  gli 
espedienti  che  a  vicenda  presceglievano  e  rifiutavano  per  la 
perdizione   delV  Altamura.  Il  loro   animo   crudele,   non  per 
sminuita  ferità  di  proponimento,  ma  per  proprio  timore  nel- 
1'  esecuzione  dì  morte,   vacillava.  Ma  la  scellerata   Giuditta 
disprezzando  la  viltà  de' suoi  complici  risolveva  che  per  prezzo 
si  trovasse  un  sicario,  a  cui  essa  per  la  esecuzione  sarebbesi 
unita;  e  fu  subito  questo  parere  approvato  e  secondato,  per- 
chè il  chirurgo  andava  già  per  rinvenire  un  tal  uomo,  quando 
il  padre  di  lei  ne  assunse  l' impegno  offrendo  all'  uopo  una 
sua  antica  conoscenza,  un  tal  Michele  Sorbo  di  Cirignola, 
giovane  di  22  anni  esperto  in  queste  faccende  di  sangue,  di 
cui  erasene  con  gran  disinteresse  moltissime  volte  macchiato. 
Correva  già  il  padre  il  giorno   dopo  verso  la  Cirignola , 
ancora  sua  patria,  quando  nelle  vicinanze  di  Napoli  incontrò 
lì  Sorbo  che  per  caso  vi  si  recava.  All'invito  costui  si  offerse 
come  se  andasse  a  festa.  Fu  accolto  in  casa  tra  il  contento  e  le 
carezze  di    Giuditta,  e  la  stupida  e  sospettosa   indifferenza 
del  marito.  Il  parere  del  sicario  fu  di  strangolarlo:  tutti  vi  si 
appigliarono;  e  l'iniqua  moglie  ne  mostrò  la  più  pazza  gioia. 
Le  circostanze  che  accompagnarono   l' assassinio  manife- 
stano quanta  fredda  ferocia  investiva  l'animo  di  questa  donna, 
forse  senza  esempio  nella  storia  dei  delitti  di  sangue. 

Giuditta,  il  padre  ed  il  sicario  presero  l'impegno  dell'ese- 
cuzione non  essendo  d'  uopo  di  esservi  presenti  lo  zio  ed  il 
chirurgo,  che  sarebbero  comparsi  dopo,  secondo  il  concertato. 
Nella  sera  destinata  all'opera  nefanda  Giuditta  mandò  fuori 
di  casa  il  marito  a  procurare  qualche  cibo  per  cena,  onde 
cosi  aver  V  agio  di  disporre  nell'  assenza  di  lui  1'  occorrente. 
Poste  quattro  sedie  attorno  al  fuoco  fece  in  modo  che  quella 


—  289  — 

cui  doveva  occupare  la  vittima  fosse  facilmente  al  primo  urto 
rovesciata.  Il  sicario  ricevuta  una  sottile  corda  dalle  mani  del 
padre  la  unse  di  sego  e  la  dispose  a  nodo  scorsoio. 

Ritornato  a  mezz'ora  di  notte  VAltamura,  si  assise  senza 
alcun  sospetto  nella  sedia  rimasta  vuota,  ed  accoglieva  le 
insolite  carezze  della  perfida  moglie  oltremodo  ilare  e  con- 
tenta. Alzossi  il  sicario  in  questo  frattempo,  e  con  uno  stra- 
tagemma situossi  alle  spalle  della  vittima:  ed  il  gettargli  il 
laccio  attorno  al  collo  e  rovesciarlo  supino  fu  un  punto  solo. 
Lo  sventurato  con  sforzi  inauditi  cercava  lottare  col  car- 
nefice ;  ma  Giuditta  gli  si  avventò  sopra  puntellandogli  le 
ginocchia  sul  ventre  e  fermandogli  le  convulse  mani  ed  i  piedi 
sul  suolo;  ed  il  padre  finì  di  strozzarlo  a  calci  su  la  gola. 

All'avviso  già  convenuto  di  Giuditta  accorsero  il  U Aniello 
ed  il  chirurgo.  Il  primo  alla  vista  del  livido  cadavere  del 
nipote  die  qualche  segno  di  disapprovazione.  Il  chirurgo  ma- 
nifestò come  gli  altri  una  stupida  soddisfazione.  Ma  Giuditta 
era  la  più  contenta  e  si  mostrò  la  più  intrepida  e  la  più 
affaccendata  nell'  orrendo  macello  che  fu  fatto  delle  membra 
del  marito. 

Il  cadavere  fu  posto  in  un  grande  recipiente  di  legno  addet- 
to alla  fattura  del  pane  e  detto  dal  volgo  martora;  ed  il  chi- 
rurgo ne  dissecò  le  braccia,  le  gambe,  le  cosce  ed  il  capo  ; 
ed  apertone  il  ventre  ne  tolse  i  visceri  che  ripose  in  certi 
larghi  vasi  di  creta. 

Giuditta  pasciuta  ma  sempre  digiuna  di  tanta  strage  av- 
ventossi  alla  testa  staccata,  ed  acceso  il  fuoco  la  pose  a  bol- 
lire lungamente  in  una  caldaia  più  a  soddisfazione  della  sua 
insaziabile  libidine  di  ferocia  che  per  renderla  non  ricono- 
scibile. Erasi  antecedentemente  convenuto  che  le  membra 
sarebbero  state  disperse  per  la  città:  per  lo  che  il  padre  ed 
il  sicario  nascoste  in  panni  le  gambe  e  le  cosce  andarono  a 
gettarle  nella  cloaca  di  S.  Angelo  a  Nido.  Ritornati,  il  sicario 
ricevè  dalle  mani  di  Giuditta  l'involto  sanguinoso  contenente 
le  braccia,  ed  uscì  solo  per  andare  a  gettarle  in  luogo  più 
lontano. 

Intanto  l' iniqua  donna  intenta  alla  bollizione  della  testa 
del  marito  già  decorticata  e  scomposta,  la  tolse  dalla  caldaia 

19 


—  290  — 

e  cosi  soddisfatta  pasceva  l'anima  feroce  di  quella  vista  ri- 
buttante ;  e  benché  passato  molto  tempo ,  pazientemente 
aspettava  che  fosse  il  sicario  ritornato.  Ma  fattala  i  complici 
accorta  del  ritardo  del  ritorno  di  costui,  cominciarono  a  pal- 
pitare, eccetto  Giuditta  che  loro  dava  coraggio. 

Incontrato  il  sicario  nella  strada  di  S.  Catarina  Spina  Co- 
rona da  una  pattuglia  di  Polizia  avevasi  lasciato  cadere  da 
sotto  il  ferraiuolo  l'involto  che  conteneva  le  braccia  mutilate; 
e  Scorte  le  vestimenta  di  lui  lorde  di  recente  sangue  fu  im- 
mantinente arrestato. 

L'  ora  delle  tenebre  rapidamente  scorreva,  e  con  essa  pa- 
reva dileguarsi  la  speranza  del  ritorno  del  sicario.  Il  timore 
di  essere  già  scovertì,  ma  non  il  rimorso,  entrò  nell'animo 
loro;  quindi  affrettaronsi  a  far  disparire  le  tracce  del  mi- 
sfatto. Il  padre  ed  il  chirurgo  fatti  due  involti  delle  interiora 
e  del  resto  del  corpo  andarono  a  spargerle  verso  la  strada 
Pignasecca.  Essi  tornarono  prestamente,  e  Giuditta  accom- 
pagnata dal  padre,  uscì  con  la  testa  del  marito  ascosa  nel 
grembiale  ed  andò  a  gettarla  nel  largo  di  Montecal vario. 

Comparsa  la  luce  del  giorno  fu  scorto  un  cane  rodere  un  te- 
schio umano,  e  subito  si  seppe  che  membra  mutilate  erano  an- 
cora sparse  alla  Pignasecca  ed  alla  cloaca  di  S.  Angelo  a  Nido. 

La  città  compresa  di  orrore  tumultuava,  quando  la  giu- 
stizia scoperse  e  raggiunse  gli  autori:  di  sì  nefando  delitto, 
i  quali  spontaneamente  il  confessarono. 

Le  confessioni  dei  rei,  specialmente  quella  dì  Giuditta  si 
leggono  così  uniformi  e  precise,  che  tutte  le  circostanze  nella 
consumazione  dell'assassinio  da  essi  svelate,  dimostrano 
r  innata  ferità  del  loro  cuore.  Nessun  rimorso,  nessun  pen- 
timento, nessuna  discolpa  che  avesse  potuto  attenuare  la  gra- 
vezza della  loro  iniquità  traspare  in  tali  loro  confessioni,  ma 
bensì  una  stupida  indifferenza.  Anzi  più  in  quella  di  Giuditta 
si  scorge  la  soddisfazione  più  ributtante  di  un'  anima  truce 
ad  errore  della  natura  oltraggiata. 

Imponeva  la  legge  di  quei  tempi,  che  rapidamente  si  pro- 
cedesse nei  giudizii  de'  delitti  enormi.  La  terribile  sentenza 
del  dì  16  aprile  1800  condannò  i  delinquenti  ad  essere  tra- 
scinati  per  le  vie  ed  a  morir  su  lo  forche ,  e  ad  essere  le 


—  291  — 

teste  affisse  alle  mura  della  Vicaria.  Solo  D' Amelio  scampò 
alla  morte,  poiché  fa  condannato  ad  essere  rinchiuso  per 
tutta  la  sua  vita  nella  fossa  della  Favignana. 

Tutti  subirono  la  morte  con  intrepida  rassegnazione  (1). 
Giuditta  aveva  32  anni. 

La  stessa  sera  dell'esecuzione,  coli'  ordine  medesimo  come 
furono  giustiziati,  si  videro  in  gabbie  di  ferro  appese  alle 
mura  di  Castel  Capuano  le  teste  di  Giuditta,  del  padre,  del 
chirurgo  e  del  sicario. 

§  m. 

Considerazioni  frcnologiclie. 

Questo  fatto  tremendo,  unico  forse  nella  storia  dei  delitti 
per  le  circostanze  che  lo  accompagnarono  e  per  la  preme- 
ditazione lunga  e  tenace  dì  tanti  anni,  offre  alla  scienza  utili 
considerazioni  intorno  alla  origine  delle  azioni  umane,  le 
quali  diventano  colpa  della  più  severa  punizione  quando  lo 
spirito  vi  si  immerge  a  soddisfazione  di  perverse  tendenze. 
Le  circostanze  esteriori  in  questo  inaudito  assassinio  furono 
teuui ,  ma  divennero  la  scintilla  che  cadde  su  la  polvere  com- 
pressa. Individui  ad  ogni  benché  lieve  motivo  feroci,  non 
educati,  non  dovevano  essere  che  facili  a  delinquere.  E  in 
vero,  l'istinto  distruttore  esagerato  per  natura,  non  corretto 
o  depresso  dalla  educazione,  anzi  dalla  ragione  secondato, 
dominò  lo  spirito  di  quegi' individui.  Grande  ostinazione  e 
tenacità,  astuzia  bestiale ,  precauzione  o  previdenza  balorda, 
niun  senso  morale  e  quindi  incapacità  di  rimorso,  dimostrano 
una  premeditazione  effetto  più  della  tendenza  dell'  astuzia 
che  del  calcolo  della  ragione. 

Ho  detto  di  sopra  che  la  maggior  parte  dei  dehnquenti  ap- 
partiene a  quella  classe  degli  uomini  che  hanno  la  regione 
laterale  e  posteriore  predominante  in  volume  sul  resto  del 
capo:  cioè  gli  organi  degh  istinti  su  quelli  delle  facoltà  mo- 
rah  ed  intellettuali.  In  questi  quattro  cranii  il  fatto  è  unifor- 

(1)  11  luogo  del  supplizio  fu  il  Largo  delle  Pigne  (ora  Piarza  Cavour). 


—  292  — 

memnte   verificato.   E  l'organo  della   cUstmttwità   è    cosi 
ampio  e  sporgente  nel  cranio  di  Giuditta  che  un  siffatto  or 
gano  relatiyamente  voluminoso  non  l'ho  in  altri  io  rinvenuto 
ne  la  craniologia  degli   omicidi  e  crudeli   ne  ha   finora  un 
simile  registrato. 

Intanto,  affine  di  ravvisar  meglio  le  proporzioni  relative 
di  questi  quattro  cranii,  premetto  qui  le  proporzioni  tìpiche 
e  normah  della  testa  di  diverse  razze  umane,  rilevate  da  un 
gran  numero  di  esperienze.  Le  varietà  dell'  indole  e  del  ca- 
rattere di  queste  razze  corrispondono  perfettamente  colle  dif- 
ferenti conformazioni  del  cerebro  e  del  cranio.  La  tavola 
sinottica  è  tratta  dal  Giornale  frenologico  di  Edimburgo, 
n  5,  1824;  e  si  è  ritenuta  la  misura  in  pollici  inglesi  che 
sono  un  poco  meno  dei  polUci  francesi, 


«lisma  «lei  cranio  delle  razze 


~  293  — 

Le  misure  che  seguono  indicano  lo  sviluppo  del  cranio  e 
degli  organi  cerebrali  dei  quattro  delinquenti  giustiziati  og- 
getto di  questa  memoria. 

l^oliiitie  generale  della  testa 

(  Veggansi  le  figure  i,  ^,  J,  i). 


Fig. 


Circonferenza  passando  per  l'organo  àeWindivi- 
dualità  alla  radice  del  naso 

Arco  superiore  dalla  croce  occipitale  alla  radice 
del  naso    

Arco  superiore  dal  condotto  acustico  all'altro.  . 

Dal  foro  auricolare  alla  spina  occipitale  .  .  . 
alla  fìlagenilura  .... 
alla  individualità  .... 

alla  fermezza 

alla  benevolenza     .     ,     ,     . 

Dalla  filogeniiura  alla  individualità     .     ,     .     . 

Dalla  distruttività  alla  distruttività      .... 

Dalla  secretività  alla  secretività  ...... 

Dalla  combattività  alla  combattività 

IdaW acquisività  s.\V acquisività 

Dalla  circospezione  alia  circospezione   ...     . 

Dalla  costruttivxtà  alla  ccstruttivUà 

Elevazione  della  regione  degli  istinti,  cioè  dal 
foro  auricolare  all' estremità  superiore  della 
acquisività 

Elevazione  della  regione  dei  sentimenti  al  di 
sopra  AeW  acqui sività 

Elevazione  al  dì  sopra  della  causalità  .     .     .     . 

Elevazione  della  regione  delle  facoltà  intellettive 
presa  dalla  radice  del  naso 

Elevazione  della  regione  delle  facoltà  riflessive. 


Giuditta 


pol.lin. 

18, 

10,10 
11,  2 

3,  6 
4, 

3,  9 

4,  6 

4,  7 

3,  7 

5,  3 
3, 

4,  2 
4.  8 
4,  6 
3,10 


il  Padre 


Il  Chi- 
rura 


poi.  ]in.    pol.liu. 

18.10     19, 


3,  4 


»    7 
»    2 

1,  4 

>>    8 


II,  3 
11,  8 

3,  8 

4,  1 
4, 
i>, 

■^, 

6.  3 
4,  9 
4,  8 
4, 

4,  7 
4,  6 
4, 


3,4 

»  IO 
»    2 

I,  S 

»  lo 


11,  9 

12,  4 

3,  9 

3,  6 

4,  3 
3, 

4,10 
6,  3 

3,  4 
4, 

4,  9 
4,10 
4,  8 
4, 


»    6 
»    2 

1,8 
»    9 


4 

11  sicario 


poi.  lin. 

18, 

IO,  9 

11, 

3,  8 

3,  8 

3,  8 

4,  9 

4,  7 
6,  2 

5,  4 
5,  3 
4,  8 
4,  7 
4,10 
3,  7 


»  Il 

»    2 

1,  3 

»    8 


Rilevasi  facilmente  da  siffatte  dimensioni  generali  quanto 
la  regione  laterale  e  posteriore  del  cranio  la  quale  rappre- 
senta gli  istinti  animali  predomini  su  le  regioni  superiore 
ed  anteriore  che  sono  indizii  dei  sentimenti  morali  e  delle 
facoltà  intellettive;  imperocché  la  distanza  dal  foro  aurico- 
lare alla  croce  dell'occipite  è  più  estesa  o  appena  eguale  a 
quella  dal  detto  foro  alla  radice  del  naso,  ed  il  diametro 
fra  le  tempie  è  quasi  eguale  a  quello  dalla  fronte  all'  occi- 
pite: mostruosa  conformazione  se  si  hanno  presenti  le  di- 
mensioni naturali  del  cranio  delle  diverse  razze  qui  sopra 


—  294  — 

indicate,  specialmente  del  cranio  europeo  {vedi flg.  );  poi- 
ché fìnanco  la  testa  del  Caraibo,  che  indica  il  tipo  della  fero- 
cia, non  presenta  sì  largo  diametro  delle  tempie  a  fronte 
di  quello  antero-posteriore  (cioè  poi.  5  6/8  su  poli.  7  2/8), 
sebbene  sia  molto  grande  rimpetto  a  quello  delle  altre 
razze,  specialmente  del  Negro  (  poli.  5  su  poli.  7  4/8  ), 
in  cui  è  rara  la  crudeltà.  Una  simile  larghezza  straor- 
dinaria delle  tempie  indicante  un  mostruoso  volume  del- 
l'organo  della  distruzione  è  stata  ognora  rinvenuta  negli 
uomini  crudeli  e  sanguinarli,  ma  forse  non  da  paragonarsi 
relativamente  alla  distanza  straordinaria  che  si  osserva  tra 
le  tempie  del  cranio  di  Giuditta.  La  Frenologia  a  prova  del- 
l'organo della  distruzione  ha  registrato  un  immenso  numero 
di  fatti  che  ancora  tutto  dì  dimostra  la  storia  delle  ferocie 
degli  uomini  in  tal  modo  organizzati,  così  che  nelle  colle- 
zioni delle  Società  frenologiche,  specialmente  di  quelle  di 
Edimburgo  e  di  Parigi,  conservasi  un  gran  numero  di  cranii, 
0  in  modeUi,  di  famigerati  delinquenti  che  per  feroci  mi- 
sfatti di  sangue  han  salito  il  patibolo,  e  nei  quali  l'organo 
della  distruzione  o  solo  o  unito  ad  altri  di  perverse  tendenze 
vedesi  oltremodo  sviluppato. 

Spiegazione  della  figura. 


PiC.  I.  il 


CRANIO  TIPO  DI  RAZZA  EUROPEA. 

Onde  maggiormente  apprezzare  le  considerazioni  sui  quat- 
tro cranii  dei  giustiziati  è  al  certo  interessante  argomento 
una  succinta  indica/ione    dell'apparenza  esteriore  degli   or- 


—  293  ~ 

gani  cerebrali  e  delle  loro  qualità  fondamentali  non  che  del 
loro  uso  e  del  loro  abuso.  Questa  indicazione  esplicativa  è 
riassunta  dal  2.°  libro  del  mio  Trattato  di  Frenologia. 

Ognuno  scorgerà  certamente  la  deviazione  di  forma  dei 
quattro  crani  da  quella  normale  del  cranio  tipo;  e  così  di 
leggieri  può  argomentare  qual  pessimo  spirito  abitava  quelle 
teste  deformi  (1). 


Denominazione  degli 
oryani  e  delle  facoltà. 


Emanazioni  primilive  o  facoltà  fondamentali. 


FACOLTÀ'  AFFETTIVE. 


Istinti. 


A  Alimentitjta'. 


Uso 


K.   BlOFlLIA. 

Uso: 

?  Equilibrio  (2) 

Uso  : 

1.  Amvtivita'. 

Uso: 

2.   FlLOGENlTURA. 

Uso: 

3.   A  GITATI  vita'. 

Uso  : 

^.  Affezioniyita'. 

Uso: 

S.  Combattività'. 

Uso . 

6.  Distruttività'. 

Uso 

7.  Secketiyita'. 

Uso. 

8,  Acquisivtta' 

Uso . 

Propensione  per  la  scelta  degli  alimenti.  —  Abuso: 

Ghiottoneria,  Adoraci  (à. 

Attaccamento  alla  vita.  —  Abuso  :  Inerzia. 

Tendenza  all'equilibrio  fisico  e  morale.  —  Abuco: 

Equilìbrio  strano  e  difficile. 

Istinto  venereo,  istinto  della  propagazione. —  Abuso: 

Libertinaggio. 

Amor  della  prole,  attaccamento  pei  bambini  —  Alu- 

so:  Inclinazione  a  guastare  i  fanciulli  colle  predi- 
lezioni. 

Attaccamento  ai  luoghi.  — Abuso  :  Avversione  a  viag- 
giare. 

Attaccamento  amichevole.  —  Abuso;    Affezione  per 

cose  e  persone  spregevoli. 

•  Istinto  della  propria  difesa  e  della  proprietà — Abuso: 

Tendenza  alla  rissa,  temerità 

.•Tendenza  ad  uccidere  per  nutrirsi,  tendenza,  a  di- 
struggere  ciò  eh'  è    nocevole.  —  Abuso  :  Vendetta, 

crudeltà,  assassinio,  desiderio  di  tormentare,  ecc. 

:  Tendenza  a  dissimulare.  È  il  primo  elemento  della 

prudenza.  — Abuso:  Astuzia,  fraudolenza,  ipocrisia, 

tradimento,  calunnia,  ecc. 

:  Tendenza  alla  provigione,  all' acquisto.  Senso  della 
proprietà.  —  Abuso  :  Furto,  avarizia,  usura,  ecc. 


(1),  Anima  eliam  pessima  melior  in  opiimo   corpore.  S.  August.  De  Civiiate 
Dei,  lib.  IV. 

(2)  Miraglia,  Tvaltato  di  Frenologia  appi.  V.  I,  pag.  133  fi  spg. 


—  296  -. 

9.  CosTRUTTiviTA'  VsQ  :  SeDso  della  industria,  della  costruzione,  della  mec- 
canica. —  Abuso  :  Costruzione  di  oggeJii  per  recar 
nocumento  od  inganno  al  genere  umano. 

Sentimenti  o  facoltà  morali. 


10.  Stima  d>  se.  Uso  : 

U.  Approbativita'.  Uso: 

12.  Circospezione.  Uso: 

13.  Benevolenza.  Uso: 

14.  Venerazione.  Uso  : 


15. 

Fermezza. 

Uso  : 

16. 

Coscienziosità'. 

Uso: 

17. 

Speranza. 

Uso 

18.  Maravigliosita'.  Uso 


19. 

Idealità'. 

Uso . 

20. 

Gaiezza. 

Uso: 

21. 

Imitazione. 

Uso 

X. 

Visione  (1). 

Uso 

Sentimento  della  dignità  personale,  spirito  d' i/uli- 
pendenza.  —  Abuso;  Orgoglio,  arroganza,  amore  di 
dominio. 

Desiderio  dell'altrui  stima,  vaghezza  di  lode.  —  Abu- 
so :  Vanità,  ambizione,  civetteria,  gelosia,  invidia. 
Precauzione,  dubbio,.  Dona  la  prudenza. — Abuso: 
Irresolutezza,  sospetto,  scoramento,  disperazione. 
Dontà.  É  il  primo  elemento  della  carità. —  Abuso  : 
Indulgenza  dannosa  per  le  voglie  ed  i  capricci  altrui , 
prodigalità. 

Sentimento  di  venerare  ciò  eh' è  comprensibile  ed 
incomprensibile. — Abuso:  Abbietta  reverenza  a  cose 
e  persone  indegne,  fanatismo  e  terrore  snperstizioso, 
idolatria. 

Fermezza  di  carattere,  perseveranza  —  Abuso  :  Osti- 
nazione, tenacità  nel  male. 

Coscienza  di  sé  stesso,  di  Dio,  del  prossimo.  Dà  il 
sentimento  della  giustizia.  —  Abuso:  Strano  eccesso 
nel  pentimento,  nel  rimorso,  nel  condannare  sé  slesso. 
■  É  lo  elemento  della  speranza  e  della  fede.  —  Abuso  ; 
Credulità  di  conseguire  ciò  che  ardentemente  si 
desidera. 

:  Desiderio  di  cose  incomprensibili,  nuove,  straordina- 
rie. —  Abuso:  Insensato  stupore,  credenza  ai  presen- 
timenti, alla  magia,  alle  inspirazioni. 
>  Talento  poetico,  o  di  creazioni  sentimentali,  facoltà 
della  induzione.  —  Abuso  :  Stravaganza  ed  assurdo 
entusiasmo. 

Bello  spirito,  talento  della  satira,  spirito  caustico.  — 
Abuso:  Satira  mordace,  calunnia,  durezza  e  modi 
sconvenevoli. 
:  Talento  d' imitare  e  riprodurre  tutto.  —  Abuso:  Imi- 
tazione riprovevole  di  difetti,  di  sconcezze,  ecc. 
:  Facoltà  di  creare  le  immagini  dei  corpi  e  delle  loro 
proprietà. — Abuso:  Richiamo  continuo  d'immagini 
strane,  spaventevoli,  asceticlie,  erotiche.  Paura  delle 
tenebre. 


(1;    Miraglia.  Trall.ilo  <li  ftcnologi;!  appi.  Vd.  1.  pii',',  276  f  scg. 


^  m  -»- 


FACOLTÀ'  IINTELLETTIVE. 


22.  Individualità'.      Uso 


23.   CONFIGDRAZIONE.       Vso 


24.  Estensione. 


Uso . 


25.Peso,  e  resistenza.  Uso  . 


26  Colore. 

Uso 

27.  Località'. 

Uso 

28.  Calcolo. 

Uso 

29.  Ordine. 

Uso 

50.  Eventualità'. 

Uso 

31.  Tempo. 

Uso 

32.  Tono. 


33.  Linguaggio 


Uso 


Uso 


Facoltà  percettive. 

Seuso  d'individualizzare,  a  cui  si  lega  la  memoria 
dei  nomi  sostantivi  concreti.  — Abuso:  Personifica- 
zione e  divisione  fino  all'infinito  degli  oggetti. 
:  Senso  della  forma,  a  cui  si  lega  la  memoria  delle 
forme,  dei  segni ,  ecc.  —  Abuso  :  Minuziosa^  ricerca 
delle  forme. 

Senso  dei  rapporti  dello  spazio.  Spi  rito  geometrico. — 
Abuso  :  Dà  una  idea  esagerata  delle  distanze  e  l' in- 
capacità a  calcolarle. 

Senso  dei  rapporti  delle  gravità  e  delle  resistenze 
dei  corpi.  —  Abuso:  Dà  i  giuocatori  di  prestigio  e 
tutta  la  serie  infinita  dei  saltiuvbanchi. 
Senso  della  conoscenza  dei  colori  ;  dà  il  talento  della 
pittura.  —  Abuso  :  Dà  la  predilezione,  le  esagerazioni 
e  le  dissonanze  di  un  solo  colore. 
Senso  dei  rapporti  locali:  dà  la  memoria  dei  luo- 
ghi. —  Abuso  :  Spinge  all'  emigrazione,  genera  ì  gi- 
rovaghi. 

■  Attitudine  al  calcolo  ed  alle  matematiche.  —  Abuso: 
Ingenera  la  stucchevolezza  a  voler  tutto  sottoporre 
a  cifre  numeriche. 

■  Senso   delle    simetrie.  —  Abuso  :    Monotonia   nella 
disposizione  delle  cose,  e  nel  parlare  e  nel  gestire. 
Dà  la  memoria  degli  eventi,  dei  fatti  ;  educabilità.  — 
Abuso  :    Preoccupazione  penosa  degli  avvenimenti. 
Indocilità. 

:  Senso  dei  rapporti  del  tempo  :  dà  V  elemento  del 
ritmo  musicale.  —  Abuso  :  Richiamo  ed  appello  con- 
tinuo ai  tempi  passati  i  previdenza  in  pensar  sempre 
air  avvenire. 

r  Senso  dei  rapporti  dei  toni  ;  dà  il  talento  della  mn- 
sica.  —  Abuso  :  Produce  intolleranza  dei  disaccordi, 
e  delle  dissonanze. 

Attitudine  ad  apprendere  le  lingne.  —  Abuso  :   Lo- 
quacità, cicaleccio  ecc. 


34.  Comparazione. 


3S,  Causalità'. 


Facoltà  riflessive.  —  Elementi  della  ragione» 

Uso  :  Sagacità  comparativa  :  talento  delle  analogie  .'  pro« 
duce  quello  di  persuadere.  —  Abuso  :  Espressioni 
continue  di  metafore  parabole,  analogie,  ecc. 

Uso  :  Penetrazione  metafisica  :  dà  la  scienza  di  ravvisare 
1  rapporti  tra  le  cause  e  gli  effetti  —  Abuso  :  Pro- 
duce r  inesattezza  ed  oscurità  dei  giudizii. 


—  298  — 

Fig.  1. 
Cranio  di  Giuditta  Guastamacchia. 


a  iik 


Queste  quattro  teste  esposte  per  56  anni  al  sole,  alla  piog- 
gia ed  alla  polvere  presentarono,  quando  furono  tolte  dalle 
gabbie,  una  crosta  dura  di  terra  che  accuratamente  tolsi.  Il 
colore  delle  ossa  è  oscuro. 

Le  condizioni  generali  anatomiche  del  cranio  di  Giuditta- 
confermano  essere  questo  appartenuto  ad  un  individuo  fra  i 
30  ed  i   35   anni,  imperocché   la  sottigliezza  delie  ossa,  lei 
suture  non  disparse,  anzi  facili  a  disarticolarsi,  lo  stato  d'in-, 
tegrità  dei  denti,  sono  condizioni  che  ordinariamente  non  si  | 
rinvengono  dopo  questa  età.  Inoltre  la  piccolezza  della  fac- 
cia, la  breve   larghezza  dell'arcata   dentaria,  e  massime  lai 
gran  distanza  tra  il  foro  acustico  e  la  parte  superiore  del- 
l'osso occipitale  nella  quale  corrisponde  l'organo  della  flloge- 
nitura  circa  mezzo  pollice  sporgente  in  fuori,  conferma  es- 
sere la  testa  quella  di  una  donna. 

Dalle  dimensioni  generali  del  cranio  di  questa  donna  si 
ottiene,  come  di  sopra  ho  accennato,  che  le  parti  posteriori 
e  laterali  sono  predominanti  in  volume  su  le  superiori  ed 
anteriori;  cioè  le  tendenze  animali  sono  soverchianti  sui  sen- 
timenti morali  e  le  facoltà  intellettive;  cosi  che  da  queste 
ultime  quelle  non  contrabilanciate,  anzi  deviate  dallo  scopo 
morale  a  cui  la  ragione  mediante  il  potere  della  volontà 
avrebbe  potuto  dirigerle,  trascinarono  l'individuo  a  soddi- 
sfarle ad  ogni  costo. 


—  299  — 

E  confrontata  questa  conformazione  a  quella  del  cranio 
dei  più  famosi  malfattori  non  se  ne  ravvisa  una  più  viziosa. — 
Mostrasi  nel  Museo  di  Versailles  una  testa  che  dicevasi  es- 
sere stata  della  famigerata  Marchesa  di  BrinvilUers  avvele- 
natrice  del  genitore,  dei  fratelli,  della  sorella  e  di  altri  infe- 
lici. Ma  il  signor  Leroì,  osservando  che  BrinvilUers  deca- 
pitata nel  1676,  fu  in  seguito  bruciata  e  le  ceneri  sparse  al 
vento,  rinvenne  essere  quella  testa  della  famosa  madama 
Tiquet  carnefice  del  marito,  e  di  quella  non  meno  malvagia, 
e  che  fu  decapitata  nel  1699  (1).  La  conformazione  della  testa 
di  questa  donna,  e  specialmente  il  mostruoso  sviluppo  del- 
l'organo della  distruzione,  non  raggiunge  quella  del  cranio 
di  Giuditta.  Imperocché  in  M.*  Tiquet  il  cranio  che  presenta 
tra  le  due  distruttività  un  diametro  di  5  poi.  e  9  lin.  su  di 
una  circonferenza  alla  sua  base  di  20  poi.  e  20  lin.  (condi- 
zioni di  una  testa  piuttosto  grande),  cede  al  paragone  rela- 
tivo di  quello  che  osservasi  nel  cranio  di  Giuditta,  cioè  tra 
le  distruttività  un  diametro  di  5  poi.  e  3  lin.  su  di  una  cir- 
conferenza alla  sua  base  di  18  poi.  (condizioni  di  una  pic- 
cola testa  che  va  accostandosi  all'idiozia  (2). 

Il  predominio  dell'  istinto  distruttore  come  di  tutte  le  altre 
tendenze  animali  viene  maggiormente  ad  esagerarsi  quando 
si  considera  che  in  questo  cranio,  a  foggia  di  quello  della 
belva,  la  fronte  oltremodo  bassa  e  la  regione  superiore  mo- 
struosamente depressa  e  schiacciata  indicano  una  quasi  de- 
ficienza delle  sublimi  forze  intellettive  e  dei  nobili  sentimenti 
morali. 

Intanto  l'esame  in  particolare  degli  organi  sviluppati,  non 
che  di  quelli  molto  depressi  nel  cranio  di  Giuditta,  dimostra 
il  rapporto  tra  essi  organi  e  le  azioni  di  lei  consegnate  nel 
processo. 


(1)  Journal  de  la  Socielé  phséìtologiqiie  de  Vari?,  S  année,  p.  S23. 

(2)  Miraglia. — Trattalo   di  frcnoloijia.    Voi.  I,    jiug.  45  e  sog.,  e  voi,  2." 
pau;,  48  e  115. 


^  300  — 

Tra  gli  Istinti. 

1.  Amatività.  Grandissima. 

La  storia  delle  libidini  dì  Giuditta  prova  lo  sfrenato  abuso 
di  questa  tendenza  in  armonia  con  un  cervelletto  oltremodo 
sviluppato. 

».  Filogeeiìtura.  Grandissima. 

Nel  processo  non  rilevasi  Tesercizio  di  sì  bella  facoltà,  la 
quale  non  si  manifestò  forse  o  per  mancanza  di  opportuni 
motivi,  0  perchè  la  mente  era  altrove  trascinata  dalla  intem- 
peranza d'istinti  brutali. 

5.  Ccmbattivìtà.  Grande. 

La  temerità  ad  affrontare  i  pericoli  in  cui  fanno  incorrere 
i  delitti  distinse  questa  donna  trai  suoi  complici.  L'intrepi- 
dezza ch'essa  mostrò  nel  volere  aver  parte  alla  consuma- 
zione dell'assassinio  coincide  col  grande  sviluppo  dell'organo 
della  combattività.  -  \ 

©.  Bìstfuttìvità.  Grandissima. 

Una  perversa  inclinazione  ad  uccidere  per  deliziarsi  si  ma- 
nifestò fin  dalla  sua  fanciullezza  nell'incessante  smania  di 
straziare  animali.  Tutti  gli  atti  della  sua  vita  non  furono  che 
di  collera,  d'ira  e  di  vendetta.  Non  soddisfatta  la  sua  mal- 
vagia tendenza  dall'omicidio,  la  saziava  col  macello  del  ca- 
davere. La  bollizione  della  testa  del  marito  pasceva  la  sua 
feroce  libidine.  Il  mostruoso  organo  della  distruttività  è  in 
perfetta  coincidenza  colle  atroci  ed  inaudite  azioni  effetti  della 
sua  indole  sanguinaria.. 


—  301  — 

^.  Secretiviià.  Grande. 

•  L'astuzia,  la  doppiezza,  la  menzogna,  e  la  calunnia  furono 
da  lei  messe  in  opera  contro  il  padre  ed  il  marito.  La  scal- 
trezza con  cui  persuase  il  genitore  in  apporre  i  suoi  falli  e 
le  sue  colpe  al  marito,  e  nel  riconciliare  tra  loro  i  due  amanti, 
attirando  tutti  all'omicidio,  è  confermata  da  un  sufficiente 
sviluppe  dell'organo  della  secretività. 

Tra  i  Sentimenti. 

10.  Intima  di  sé.  Piuttosto  grande. 

L'orgoglio,  il  disprezzo,  l'egoismo,  il  dominare  sui  suo 
complici  distinsero  il  carattere  di  lei. 

18.  Circospezione.  Grande. 

Tutte  le  precauzioni  che  furono  prese  prima  e  dopo  del- 
l'omicidio onde  nascondere  il  delitto  furono  l'effetto  dell'azione 
dell'organo  della  circospezione  ;  la  quale  non  guidata  da  fa- 
coltà superiori  non  può  mai  elevarsi  a  quella  previdenza  di- 
retta dal  calcolo  della  ragione.  In  vero,  gli  espedienti  presi 
da  Giuditta  non  avevano  che  della  stolta  precauzione. 

la.  Fermezza.  Grandissima. 

Non  si  osservò  nei  complici  tanta  ostinazione  e  tenacità 
nel  male  quanto  in  Giuditta.  L'inflessibile  suo  proponimento 
a  delinquere  le  fece  forse  disprezzare  il  patibolo.  L'organo 
più  che  elevato  è  di  una  larghezza  straordinaria. 

Tutti  gii  altri  organi  sono  piccoli,  e  sono  da  notarsi  quelli 
della  venerazione  14,  e  della  benevolenza  13,  i  quali  non  mo- 
strano alcuno  indizio  di  sviluppo,  poiché  la  regione  cranica 
sotto  di  cui  essi  corrispondono,  lungi  dal  presentare  alcun 
rilievo,  è  mostruosamente  depressa.  Ecco  perchè  Giuditta 
aborrente  del  culto  religioso  non  he  apprese  mai  i  precetti. 


—  302  ~ 

La  mancanza  quasi  dell'organo  della  benevolenza  la  rese  in- 
chinevole a  fare  il  male  ed  incapace  di  fare  il  bene  :  la  pietà 
e  la  dolcezza  furono  estranee  al  suo  cuore;  e  quindi  la  fe- 
rocia e  la  crudeltà  infrenabili  dovevano  essere  l'effetto  del- 
l' intemperante  istinto  distruttore  non  contrabilanciato  e  de- 
presso dai  nobili  sentimenti  morali  la  venerazione  e  la  be- 
nevolenza in  lei  quasi  per  nulla  sviluppati.  La  deficienza  di 
quest'ultima  produce  la  mancanza  di  pentimento  e  di  rimor- 
so; imperocché  comprendendo  questa  bella  facoltà  la  co- 
scienza del  giusto  e  dell'  ingiusto  non  puossi  senza  di  essa 
aver  sentimento  di  doveri  e  di  giustizia. 

Un  capo  adunque  così  viziosamente  organizzato  non  può 
essere  che  l'indizio  di  tendenze  malvage  e  feroci,  e  di  cui 
uno  spirito  non  educato  può  fatalmente  abusare, 

Fig.  2. 
Cranio  di  Nicola  Guastamacchia  ,  padre  di  Giuditda. 


Fu  costui  uno  di  quegli  uomini  che  vivono  tra  virtù  e  vizi, 
cioè  con  uno  spirito  debole  che  facihuente  si  piega  alle  cir- 
costanze e  che  agisce  ed  opera  secondo  che  viene  mosso  da 
motivi  a  vicenda  contrari.  In  vero,  egli  nei  primi  tempi  con- 
dannò i  vizi  di  Giuditta^  usò  tutt'  1  mezzi  di  condurla  alla 
virtù,  reputava  il  suo  onore  vituperato  ed  abbandonoUa  a  so 
stessa  fuggendo  lontano  da  lei.  Ma,  in  seguito  crescendo  l'età 
e  sopraggiungendo  la  miseria  e  la  prigionia,  si  riaccese  l'amor 
paterno  e  pianse  ai  fìnti  lamenti  della  figlia  che  a  luì  attri- 


—  303  — 

'buiva  tanta  sventura.  Ingannato  così  uno  spirito  facile  a  ce- 
Idere  alle  astuzie  di  una  bugiarda  pietà,  fu  trascinato  al  mi- 
sfatto. Misero  lui,  e  più  iniquo,  perchè  avendo  dentro  di  sé 
meno  tentazioni  malvage,,  anzi  più  sviluppati  possedendo  i 
sentimenti  morali,  un  tempo  da  lui  esercitati  a  difesa  del- 
l'onore, non  seppe  reprìmere  impulsioni  di  cui  i  motivi  di 
eccitazione  più  che  nell'interno  nell'esterne  ritrovavansi  !  Nato 
a  poter  essere  virtuoso  divenne  malfattore  e  maggiormente 
degno  di  pena,  ove  in  queste  contraddizioni  il  dubbio  della 
imbecillità  senile  non  lo  rendesse  degno  di  misericordia.  Ecco 
come  la  giustizia  in  mano  agU  uomini  armati  della  scure  del 
carnefice  può  divenire  due  volte  assassino! 

Tra  azioni  siffatte  e  la  forma  del  suo  cranio  sta  un'armo- 
nia perfetta. 

Non  esiste  di  questo  cranio  che  la  metà  destra.   La  dop- 
piezza delle  ossa  è  oltre  a  tre  linee,  e  specialmente  nell'osso 
frontale  che  fa  sorgere  il  dubbio  dell'  imbecillità  senile  per 
atrofìzzazione  dei  lobi  anteriori  del  cervello  :  la  quasi  spa- 
rizione delle  suture  già  molto  estesa,  sebbene  facili  a  disar- 
ticolarsi perchè  rese  fragili  dal  lungo  tempo  e  dalle  intem- 
perie ;  la  innormale  spessezza  dell'osso  occipitale  con  quasi 
appianamento  delle  sue  fosse  effetto  di  atrofìzzazione  del  cer- 
velletto ;  il  riempimento  degli  alveoli  per  denti  in  vita  caduti 
per  età,  danno  ragione  di  credere  essere  questo  cranio  ap- 
partenuto ad  un  individuo  tra  ì  60  ed  i  70  anni.  Inoltre,  l'ar- 
cata dentaria  molto  estesa  e  la  grandezza  della  faccia,  non 
che  qualche  estensione  relativa  nei  lobi  anteriori,  mostrano 
la  testa  di  un  uomo. 

La  linea  che  si  eleva  dal  foro  acustico  fa  scorgere  un  me- 
diocre sviluppo  delle  parti  anteriori  del  cervello  sebbene  sieno 
soverchiate  del  volume  delle  parti  posteriori;  e  le  regioni  ce- 
rebrali al  di  sopra  della  linea  circolare  BC,  che  rappresen- 
tano i  sentimenti  morali,  sono  abbastanza  sviluppate,  quan- 
tunque la  base  ed  i  lati  dell'encefalo  sedi  delle  tendenze  ani- 
mali sieno  oltremodo  larghi  ed  estesi. 

Intanto  sorgono  grandissimi  gli  organi  della  filogenitura  2, 
della  distruttività  6,  della  secretività  7,  deìV acquisività  8: 
grandi  la  combattività  5 ,  la  circospezione  12 ,  la  stima  di 


—  30i  — 

sé  10:  di  mediocre  grandezza  la  ferme :s sa  15,  la-  venerazio- 
ne 14,  la  benevolenza  13,  la  coscienziosità  IQ  :  tutti  gli  altri 
organi  sono  piuttosto  piccoli  meno  alcuni  delle  percezioni 
che  presentano  l' indizio  di  uno  sviluppo  normale.  Con  sif- 
fatta organizzazione  il  non  saper  essere  virtuoso  è  una  colpa 
la  quale  agevola  a  maggiori  vizii  e  delitti;  ciò  che  nell'età 
senile,  e  specialmente  quando  gli  atti  della  lunga  vita  passata 
sono  stati  intemerati ,  fa  sorgere  gigante  il  dubbio  della 
demenza. 

Fig.  3. 
Cranio  di  Pietro  de  Sandoli. 


a    iLk 


Le  ossa  della  faccia  mancano  in  questo  cranio,  il  quale 
per  la  niuna  ossificazione  delle  suture,  per  la  larghezza  del- 
l'occipite, per  la  compattezza  elastica  delle  ossa  sebbene  al- 
quanto doppie,  è  da  presumersi  essere  stato  quello  di  un 
giovine  tra  i  25  e  30  anni. 

La  conformazione  viziosa  di  questa  testa  è  rimarchevole 
per  la  vastità  delle  parti  dell'encefalo  riposte  dietro  la  linea 
GO  che  si  eleva  dal  foro  acustico:  l'altezza  e  la  largliezz;i 
di  taluni  organi  delle  tendenze  mostruosamente  vi  primeg- 
giano come  Vamatività  1,  la  distruzione  6,  \si  secrctività  7, 
(!  la  fermezza  15.  Tutta  la  regione  anteriore  è  piccola  e  de- 
])rcssa,  massime  gli  organi  della  venerazione  14,  e  della. 
hcneoolenza  13.  La  stolta  ferocia  di  costui  nel  macellare  fred- 
damente il  cadavere  della  vittima,  l'ostinazione  a  delinquere 


~  305  — 

e  le  libidini  che  furono  il  motivo  della  sua  rovina,  sono  fa- 
cilmente dalla  forma  viziosa,  ributtante  di  questo  cranio 
spiegate. 

Fig.  4. 

Cranio  del  sicario  Michele  Sorbo. 


Gr  ;/A 


Questo  cranio  è  mostruosamente  vizioso.  L'enorme  esten- 
sione della  regione  animale,  e  la  piccolezza  e  la  depressione 
di  quella  dei  sentimenti  e  delle  facoltà  intellettive  sono  in- 
dizio di  uno  spirito  brutalmente  feroce.  Le  azioni  di  mi  in- 
dividuo che  si  spinge  al  delitto  solo  per  deliziarsi  del  male, 
meritano  l'attenzione  del  moralista  e  del  magistrato.  Ma  sven- 
turatamente per  troppo  volersi  andare  in  traccia  dell'origine 
della  colpa  nei  motivi  fuori  dell'individuo  si  trascurano  spesso 
quelli  veri  che  stanno  in  un  interno  viziato  (1);  e  dandosi 
così  ad  effetti  straordinarii  cause  immaginarie  ed  impotenti 
si  dà  alla  legge  invece  dell'aspetto  della  giustizia  quello  del- 
l'inutile atrocità  (2). 

Le  condizioni  di  questo  cranio  indicano  essere  appartenuto 
ad  un  giovine  dai  20  ai  25  anni,  sebbene  le  ossa  si  vedes- 
sero doppie  e  pesanti. 

Un  breve  esame  particolare  su  gli  organi  sviluppati  e  su 


(1)  S.  Matteo,  X,  9,— S.  Gregorio,  Omelia  HI,  10.  — S.  Pao/o,  Epistola  ai 
Romani,  VII,  19-21. 

(2)  Wjhiì  utile  quod  crudele.  Cic.  de  Oif.  Ili,  H. 

20 


Iv,, 


—  306  — 

quelli  estremamente  depressi  di  questo  cranio,  spiegherà  fa- 
cilmente la  ragione  della  fredda  malvagità  senza  scopo  di 
quest'uomo  sanguinario. 

Le  dimensioni  del  cranio  sono  quasi  simili  a  quelle  della 
testa  di  Giuditta;  anzi  la  strettezza  maggiore  della  fronte  e 
la  estensione  più  grande  della  regione  dietro  le  orecchie  ad- 
ditano la  balordagine  e  la  temerità. 

Tra  gli  Istinti 

5.  Combattività.  Grandissima. 

''^tóinaJèfèia  con  cui  questo  giovine  affrontava  i  pericoli ,  poi- 
ché reo  di  varii  delitti  di  sangue,  e  la  facilità  con  cui  acco- 
glieva gl'inviti  all'omicidio  senza  calcolare  l'esito  dello  av- 
venimento, dimostrano  l'energia  intemperante  dell'organo 
della  combattività.  Oltre  a  che  questi  organi  gemelli  si  pre- 
sentano oltremodo  prominenti,  la  distanza  tra  essi  dietro  le 
orecchie  è  straordinaria  in  maniera  da  dare  a  questa  parte 
del  cranio  una  forma  originale. 

6.  Distruttività.  Grandissima. 

L'estensione  mostruosa  di  quest'organo  nel  proprio  volume 
rappresentato  ancora  dall'enorme  diametro  sopra  le  orecchie, 
dà  ragione  dell'oscena  sete  di  sangue  di  questo  sicario,  pro- 
vetto in  cotali  atroci  faccende  all'età  di  22  anni. 

'S,  Secretività.  Grande. 

La  scaltrezza  ed  il  tradimento  con  cui  fu  consumato  l'as- 
sassinio dimostrano  una  certa  astuzia,  la  quale,  non  guidata 
da  facoltà  superiori,  non  giunge  mai  a  produrre  la  previden- 
za. L'organo  è  sufficientemente  sviluppato  e  forse  più  degli 
altri  tre  cranii. 


—  307  — 

Tra  i  Sentimenti 

it.  Approl)atività.  Grande. 

Estesa  è  l'apparenza  esteriore  di  quest'organo.  Forse  la 
vanità  e  la  velleità  di  parer  fiero  fu  uno  dei  motivi  eccita- 
tori dell'istinto  della  distruzione  già  in  costui  naturalmente 
atroce. 

118.  Circospezione.  Grande. 

A  costui  si  dovettero  le  precauzioni  prese  onde  cercar  di 
evitare  i  pericoli  in  cui  il  delitto  lui  e  ì  complici  spingeva. 
Lo  spargere  le  membra  del  cadavere  per  la  città  furono  di 
quelle  insensate  cantele  che  non  divennero  che  maggiormente 
fatali.  Eccitato  dalla  colpa  questo  sentimento  della  previdenza 
a  danno  del  senso  morale  e  della  ragione,  tristi  e  dolorosi 
mali  ne  sono  la  conseguenza. 

15.  Fermezza.  Grandissima. 

Appare  quest'organo  molto  voluminoso.  La  pertinacia  a 
delinquere,  che  lo  distinse,  lo  precipitava  sempre  più  nei 
dehtti. 

Tutti  gli  altri  organi  sono  piuttosto  piccoli,  specialmente 
quelli  nella  regione  della  fronte.  Ma  più  sono  di  apparenza 
meno  che  normale  anzi  depresse  la  venerazione  14,  e  la  be- 
nevolenza 13.  Niun  sentimento  del  giusto,  niun  rimorso,  niun 
pentimento  mosse  lo  spirito  di  questo  malfattore.  Solo  sì  no- 
bili facoltà  morali  bene  sviluppate  possono  far  tacere  e  re- 
primere le  malvage  tendenze,  così  che  queste  ultime  si  mo- 
strano nella  più  intemperante  libidine  onde  raggiungere  la 
loro  soddisfazione  in  ragione  che  quelle  sono  più  deboli  e 
depresse. 

Da  siffatte  considerazioni  sui  rappresentanti  anatomici  dei 
quattro  cranii  e  la  storia  dei  fatti,  i  quali  cotanto  armo- 
nizzano tra  loro,  si  deduce  che  individui  in  tal  modo  orga- 


—  308  — 

nizzati,  i  quali  ad  ogni  lieve  motivo  sì  spingono  alla  colpa! 
ed  al  misfatto,  manifestano  il  loro  carattere  naturale ,  coéì 
che  la  soddisfazione  della  loro  tendenza  esclude  il  rimorso  i 
ed  il  pentimento.  La  mente  di  certi  istrioni  vanitosi  di  una 
falsa  sapienza,  i  quali  mentre  ardiscono  di  ammettere  lo 
spirito  poter  essere  suhhiettwamev.te  malvagio,  lo  credono 
poi  capace  di  rimorso  (1),  non  potrà  mai  intendere  che  cosa 
è  la  coscienza  dei  malfattori.  Il  convincimento  vero  o  co- 
scienza d  ll'immoralità  dell'atto  criminoso  produce  il  rimorso: 
ma  chi  abusa  di  una  tendenza  per  natura  o  per  lunga  abi- 
tudine perversa,  non  può  sentire  tale  convincimento,  perchè 
lo  spìrito  trascinato  da  una  interna  impulsione  alla  soddi- 
sfazione di  un  atto  criminoso  è  deviato  lontano  dal  senso  ■ 
di  giustizia.  Ed  a  svegliare  un  certo  rimorso  in  questi  cuori  ! 
naturalmente  feroci  v'è  d'  uopo  dì  tali  sforzi  di  morale  e  di 
religione ,  che  il  pentimento  che  se  ne  potrebbe  ottenere  è  i 
pure  il  più  delle  volte  precario ,  perchè  riposto  più  in  un  ' 
calcolo  di  ragione  che  in  un  interno  sentimento  del  giusto. 
L'osservazione  vera  dei  fatti  conferma  questo  principio  di 
valutare  la  coscienza  dei  malfattori  per  indagare  con  meno 
difficoltà  l'origine  della  colpa:  e  se  il  rimorso  in  taluni  fa- 
migerati delinquenti  è  sorto  dopo  il  delitto,  è  certo  che 
questo  rimorso  è  stato  precario,  la  coscienza  ha  taciuto,  e 
si  è  incorso  in  novella  colpa;  perocché  quest'individui  erario 
quelli  i  quali  se  avevano  tendenze  triste,  sviluppati  avevano 
del  pari  in  equilibrio  i  sentimenti  morali  ;  così  che  secondo 
che  da  circostanze  contrarie  erano  mosse  ora  le  une  ed  ora 
gli  altri,  ne  sorgeva  come  naturale  effetto  ora  la  colpa  ed 
ora  il  pentimento.  E  sebbene  da  qualcheduno  mi  si  dice  in- 
terrogassi veri  malfattori  per  sentire  da  questi  che  la  loro 
calma  e  soddisfazione  non  è  che  il  cruciante  rimorso  (2); 
io,  che  amo  l'indulgenza,  posso  affermare  il  contrario  per 
le  ragioni  induttive  qui  sopra  accennate,  e  perchè  ho  stu- 
diato il  cuore  dei  veri  delinquenti  in  tempo  delle  loro  mi- 
serie, ed  ho  ritrovato  la  massima  del   Sapiente,  cioè  che: 


(1)  Ucndiconto  dell'Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli,  T.  VII,  pag,  12,  15, 

(2)  Ivi,  pag.  0,  21. 


I 


~  309  — 

l'anima  del  malfattore    desidera  il  male,  e  non  ha  la  com' 
passione  del  suo  prossimo  (1). 

Ecco  come  la  Frenologia  forense,  sebbene  ancora  nella 
sua  infanzia,  sì  ripromette  il  perfezionamento  del  cuore  uma- 
;  no.  Per  essa  saranno  ravvisati  i  gradi  di  colpabilità  delle 
[  azioni  quali  effetti  d'individuo  agitato:  e  la  correzione  e  lo 
emendamento  saranno  per  questo  il  solo  scopo  della  pena: 
e  così  la  giustizia  nel  punire  abborrendo  dalle  inutili  atro- 
cità per  correggere  ed  emendare,  diviene  l'attiva  tutela  del- 
l'innocenza. 


APPENDICE 

UN    GABINETTO   CRANIOLOGICO 

Nel  Museo  di  Anatomia  normale  della  R.  Università  di  Napoli,  e  le  dieci 
teste  di  giustiziati  donate  dal  dot.  Miraglia  a  detta  UniversHà. 


Chi  ha  letto  i  cataloghi  delle  collezioni  di  crani  nei  Musei 
di  Milano  e  di  Torino,  da  noi  pubblicati  (2) ,  e  chi  conosce 
esservi  in  Italia  altri  gabinetti  di  antropologia  ed  etnologia , 
come  a  Genova,  a  Modena,  a  Firenze,  può  credere  dal  titolo 
qui  sopra  posto,  che  in  Napoli  ve  ne  sia  pure  uno.  Colle- 
zioni di  Crani  e  teste  per  lo  studio  della  fisiologia  e  pato- 
logia del  cervello,  vanno  sempre  più  distendendosi  nelle 
Università,  nelle  Accademie  e  negli  Ospedali  delle  grandi 
città  di  Europa  e  di  America;  e  noi  con  ripugnanza  dob- 
biamo confessare,  che  in  Napoli  non  solo  manca  un  simile 
Gabinetto  ;  ma  che  essendo  stato  iniziato  nella  R.  Università 
degli  studii,  vi  è  ora  rimasto  in  un  colpevole  obblio. 

Il  prof.  Delle  Chiaie,  Direttore  del  Museo  di  Anatomia 
normale  e  patologica  della  R.  Università  di  Napoli  cominciò 


(1)  Froverbii  di  Salomone,  XXI,  10. 

(2)  V,  Bolleiiiiio  del  privalo  Manicomio  a  Capodichino,  num.  di  aprile  e  mag- 
gio 1876. 


».  310  — 

a  raccogliere  i  cranii  antichi  formandone  una  serie,  special- 
mente di  quelli  di  Pompei  e  di  Sibari.  Nel  1853  il  dotto  uomo] 
mostravaci  questa  piccola  raccolta;  ed  alle  nostre   manifei 
stazioni  che  questo  Gabinetto  meritava  di  essere  ingrandite 
con  collezioni  di  teste  dei  grandi  genii,  dei  grandi  delinquenti  i 
e  dei  crani  dei  folli,  rammaricavasi  di  non  averne  i  mezzi  (1). 
Capitate ,  come  dicemmo ,  nelle  nostre  mani  alcune  teste 
di  giustiziati,  dopo  di  averle  studiate,  e  lettane  una  memoria 
neir  Accademia  Pontaniana  (  adunanze  dei  6  luglio  e  24  ago- 
sto 1856  )   pensammo  di  farne  dono  al  Museo  di  Anatomia} 
normale  della  nostra  R.  Università  con  la  certezza  che  se 
ne  fosse  fatto  un  nucleo  per  una  sezione  craniologica,  invian- 
dole così  nel  1869  al  Barbarisi  che  di  quel  Museo  aveva  la 
Direzione.  Ma  il  Barbarisi  poco  dopo  morì,  e  più  nulla  se 
n'  è  fatto. 

Ma  perchè  questa  apatia  ? 
Se  non  si  crede  alla  fisiologia  del  cervello,  perchè  qui, 
come  da  per  tutto,  in  certi  cerveUi  si  fa  della  scienza  unai 
commoda  questione  di  fede,  si  raccolgano  almeno  i  cranii 
sotto  il  punto  di  vista  degli  studn  antropologici  ed  etnologici, 
perchè  esposta  la  brachiocefalia  e  dolicocefalia,  generali  in- 
dizii  di  forme  anatomiche  per  le  generali  manifestazioni  delle 
funzioni  dell'  encefalo,  si  fa  da  sé  innanzi  il  concetto  cranio- 
logico e  frenologico  pel  quale  si  determinano  le  speciali  forze 
0  facoltà  della  mente. 

Si  lesse  nei  giornali  qualche  anno  fa,  che  il  prof.  Albini 
stava  studiando  molti  cranii  rinvenuti  a  Pompei,  e  che  il 
Direttore  del  Museo  Nazionale  comm.  Fiorelli  gli  aveva  affi- 
dati. Non  se  n'  è  saputo  più  niente.  Intanto  noi  scrivemmo 
al  Fiorelli  che  avevamo  pure  noi  interesse  di  studiare  quei 
cranii;  ma  ci  si  mandò  a  dire  che  quei  cranii  stavano  a  Pom- 
pei dove  potevamo  recarci  a  vederh,  come  se  vederli  signifi- 
casse studiarh.  Vedemmo  infatti  molti  cranii  chiusi  in  iscaffali 
in  una  stanza  a  Pompei.  Ma  perchè  invece  di  tenerli  qual 
cimitero  esposto  ai  curiosi,  non  si  mandano  al  Museo  dell'Uni- 
versità dove  può  aversi  1'  utile  scopo  di  studiarh  veramente  ? 

(1)  MiRAGLiA,  Trattalo  di  Frenologia  applicala  ecc.  voi.  I.  pag.  412. 


-=  311  — 

Le  collezioni  dei  craniì  dei  folli,  unite  ai  gabinetti  antro- 
pologici ,  etnologici  e  frenologici  in  sezioni  separate ,  o  for- 
mando Gabinetti  a  parte  nei  manicomii,  non  solamente  dan 
ragione  e  perfezionano  la  fisiologia  del  cervello  come  organo 
delle  facoltà,  ma  sono  di  grande  soccorso  allo  studio  della 
medicina  mentale;  però  non  parli  di  follia,  cioè  di  disordine 
di  ciascuna  delle  facoltà  della  mente  colui  che  di  queste  non 
sa  la  origine ,  la  manifestazione  e  l' esercizio  fisiologico  in 
speciali  funzioni  materiali. 

Dei  Musei  patologici  nei  manicomi,  ne  parleremo  altra  volta. 

Tornando  ai  dieci  cranii  che  donammo  al  Museo  di  Napoli, 
e  dopo  di  aver  riprodotto  il  nostro  lavoro  su  le  teste  della 
Giuditta  Guastamacchia  e  suoi  complici  non  sappiamo  far 
meglio  che  far  qui  seguire  la  nostra  lettera  e  la  risposta  del 
Barbarisi,  ripetendole  dal  Giornale  Roma  che  le  pubblicò  nel 
num.  285  del  1869. 

Al  Direttore  del  Museo  anatomico  della  R.  Università 
degli  Studii  di  Napoli,  prof.  Gennaro  Barbarisi. 

«  Come  V.  S.  III.  conosce,  restavano  appiccate  da  moltissimi  anni  alle  vecchie 
mura  di  Castelcapuano  in  Napoli  varie  teste  di  giustiziati,  qual  monumento 
di  barbarie  di  miseri  tempi.  Avendo  io  nel  1833  fatto  premura  di  possederle, 
a  dicembre  di  quell'  anno  mi  furono  donate,  lo  rimasi  sorpreso  nel  vedere  in 
quei  cranii  indizii  di  triste  organizzazioni  e  di  tendenze  della  bestia. 

»  Dopo  di  averle  tenute  per  circa  14  anni  presso  di  me,  ho  pensato  che 
bisogna  osservarle  per  lo  studio  di  tutti,  ciò  che  non  può  meglio  ottenersi  che 
dando  ad  esse  un  posticino  nel  Museo  anatomico,  che  sotto  la  Direzione  di  V. 
S.  III.  ho  ammirato  ora  tanto  bene  organizzato  e  disposto.  Esse  sono,  tra  le 
tante,  unfi  prova  eloquente  della  verità,  ai  nostri  tempi  non  più  messa  in  dubbio 
se  non  che  dai  ciechi  nati ,  dell'  organologia  celebrale.  Quindi  a  V.  S.  IH.  le 
mando  per  ornarne  il  Museo;  e  può  essere  certa  che  alla  testa  della  Guasta- 
ìivxcchia  che  primeggia  tra  esse,  non  arriva  la  mostruosità  della  testa  della  ce- 
lebre Tiquet,  carnefice  del  marito,  decapitata  nel  1699,  e  che  mostrasi  nel  Museo 
di  Versailles. 

»  Quattro  di  queste  teste  appartennero  ad  individui  autori  di  un  enorme 
inaudito  misfatto  di  sangue.  Essi  furono  (  W  1,  Giuditta  Guastamacchia i  (N*  2, 
Nicola  Guastamacchia  padre  di  lei;  (  IS"  3,  Pietro  de  Sandoli  chirurgo;  N"  4, 
Michele  Sorbo  sicario,  —  Il  marito  di  Giuditta  Guastamacchia  era  stato  dai 
compiici,  aiutati  da  lei,  strangolato  ;  e  le  membra  fatte  a  pezzi  dal  chirurgo 
furono  sparse  per  la  città.  La  tenera  moglie,  bollitane  la  testa,  deliziossi  per 
più  óre  a  saziarne  la  vista  e  l' anima  ferina. 


—  312  — 

»  11  numero  qui  indicato  è  quello  segnato  nei  cranìi. 

»  Io  vi  ho  fatto  degli  studii,  e  ne  lessi  un  lavoro,  come  V.  S.  III.  ricorda , 
nelle  adunanze  dei  6  luglio  e  24  agosto  1856  all'  Accademia  Ponlauiana. 

»  Queste  feste,  frenologicamente  studiate,  dan  ragione  dell' atrocità  del  mi- 
sfatto a  cui  spingevansi  quelle  quattro  belve,  e  pel  quale  vennero  appiccate  su 
le  forche  ai  17  aprile  1800  dopo  di  essere  state  trascinate  per  le  vie  di  Napoli; 
le  teste  per  56  anni  rimasero  appese  in  gabbia  di  ferro  alle  mure  di  Castelcapuano. 

»  Esse  sono  di  color  terreo-cinereo;  mauca  a  ciascuna  la  mascella  inferiore. 
Della  testa  di  Nicola  Guastamacchia  è  solo  la  metà  destra  ed  è  di  colore  meno 
oscuro.  Quella  di  Giuditta  è  segnata  frenologicamente  ;  sulle  altre  tre  ho  in* 
dicato  i  rappresentanti  anatomici  relativamente  più  culminanti. 

»  Vi  unisco  un  esemplare  della  cennata  mia  memoria  dov'  è  notata  la  storia 
dei  loro  delitti,  ed  il  mio  parere  frenologico. 

»  L' illustre  Alessandro  Dumas  vide  questi  cranii  ;  e  dei  primi  quattro  quanto 
io  gli  riferiva  espose  nella  Presse  di  Parigi  (  6,  7,  8  giugno  1863  ). 

»  Il  quinto  cranio  è  di  enorme  volume  e  peso,  e  manca  della  mascella  in- 
feriore. In  esso  sono  indizii  anatomici  di  essere  appartenuto  ad  un  uomo  Aero 
e  rapace  :  invero  alcune  dita  dalla  mano  destra  troncata  dal  carnefice  si  rinvenuero 
accanto  al  cranio.  Di  questo  non  trovai  alcuna  notizia  nell'  Archivio  dì  Castel  - 
capuano.  E  mi  piace  qui  di  chiamare  su  la  mostruosità  di  tal  cranio  l'attenzione 
dell'osservatore  veramente  filosofo  e  fisiologo. 

»  Tutta  la  regione  posteriore  e  della  base  di  sì  enorme  cranio ,  sede  delle 
parli  cerebrali,  per  cui  si  manifestano  gli  istinti  animali,  ha  contenuto  quattro 
quinti  della  massa  del  cervello.  La  fronte  stretta  e  fuggente  indietro  non  ha 
potuto  accogliere  che  piccolissimi  e  bassi  lobi  anteriori  dell'  encefalo  ;  così  che 
le  nobili  facoltà  superiori  non  potevano  presentare  che  limitatissime  manifesta- 
zioni in  maniera  che  il  soverchiare  delle  tendenze  in  guisa  straordinaria,  costi- 
tuivano in  queir  individuo  1'  uomo-belva.  In  vero  la  larghezza  enorme  di  tutte 
quelle  parti  posteriori  e  della  base  del  cranio,  in  cui  han  sede  Vamatività^  1, 
che  non  frenata  spinge  alla  lussuria  ;  la  combattività.  5,  che  esagerata  tramuta 
il  coraggio  in  temerità;  la  distruttività.,  6,  che  trascina  alla  ferocia,  fan  trista 
mostra  in  quel  cranio.  Ma  più  di  tutto  vi  primeggiano  1  rappresentanti  anato- 
mici dell'  acqidsiviià,  8,  il  cui  abuso  spiuge  al  furto;  della  fermezza,  lo,  che 
produce  la  ostinazione  caparbia;  e  della  stima  di  *è,  10,  e  AeW aiJprobatività, 
li,  per  le  quali  lo  spirito  d'indipendenza  diventa  fiero  orgoglio  congiunto  alla 
vanità  del  mal  fare. 

»  Con  organi  e  facoltà  cotanto  esagerate  e  non  temperate  dalla  benevolenza 

e  dalle  facoltà  superiori  che  si  mostrano  in  indizii  appena  abbozzati  nella  fronte 
di  quel  cranio,  quell'  uomo  non  ha  dovuto  smentire  l' impulso  della  sua  malau- 
gurata organizzazione,  rendendosi  facile  al  furto,  allo  stupro,  allo  omicidio,  ed 
intollerante  di  chicchessia  ha  potuto  elevarsi  su  gli  altri  malfattori  divenendone 
il  terrore,  la  guida  ed  il  capo. 

»  Delle  altre  cinque  teste  non  rinvenni  nelle  gabbie  che  per  lo  più  le  ossa 
della  regione  superiore  ed  in  parte  occipitale  del  cranio.  Forse  la  vetustà,  la 
larghezza  tra  i  ferri  della  gabbia,  il  vento  e  l'acqua,  a  cui  furono  esposte  chi 
sa  per  quanti  anni,  dispersero  il  resto  che  andava  a  frantumi.  Non  rinvencn- 
dovisi  ancora  i  numeri,  non  fu  possibile  tentare  dì  avere  qualche  notizia.  Pure 


—  313  — 

le  mando  ,  perchè  il  presentare  esse  indizii  di  straordinario  volume  relativo 
delle  parti  posteriori,  e  le  sature  tra  le  ossa  facili  a  sciogliersi  che  accennano 
alla  giovane  età  degli  individui,  potrebbero  essere  oggetto  di  studio  chimico 
ancora  per  le  metamorfosi  subite  da  quelle  ossa  esposte  forse  per  quasi  un  secolo 
al  sole  ed  alle  intemperie. 

»  Ho  scorto  in  codesto  Museo  alcune  teste  antichissime  di  Sibariti  e  di  Pom- 
peiani, non  che  di  talune  razze  umane.  Una  collezione  di  cranii  almeno  in  gesso  , 
dei  grandi  genii  e  dei  grandi  scellerati  renderebbe  sempre  più  ricco  codesto 
splendido  Museo.  Mi  auguro  che  mediante  l'ingegno,  lo  zelo  e  l'operosità  di 
V.  S.  IH.  queste  poche  teste  di  famigerati  malfattori  che  mi  pregio  offrire  in 
dono  al  Museo  diverranno  un  nucleo  di  una  speciale  sezione,  che  sempre  più 
estendendosi,  diverrà  degna  del  noljili  studii  della  scienza  della  umanità. 

»  Spero  in  breve,  ora  che  io  fo  stabile  dimora  in  Napoli,  dare  cominciamento 
a  qualche  corso  di  si  nobile  dottrina,  e  che  V.  S.  III.  mi  sarà  larga  di  favore 
concedendomi  di  fare  osservare  ai  miei  uditori  1  cranii  raccolti  nel  suo  celebre 
Museo. 

D  Gradisca  ì  sensi  della  stima  del  suo  antico  amico. 

Napoli,  21  settembre  «869. 

Dott.  B.  G.  Miragli  A. 

»  Onorevole  Collega  Miraglia 

((  Vi  ringrazio  di  tutto  cuore  del  dono  che  avete  voluto  fare  al  Gabinetto  di 
Anatomia  normale  di  questa  Università,  alla  mia  Direzione  affidato,  dei  dicci 
Granii  di  giustiziati. 

«  Accetto  il  vostro  consiglio  di  fare  servire  come  nucleo  di  novella  raccolta 
di  teste  flsiologicamente  mostruose  —  indizio  anatomico  di  grandi  vizii  e  di 
grandi  virtù  —  i  cranii  della  Giuditta  e  Nicola  Guastamacchia  (suo  padre),  del 
de  Sandali  e  del  Sorbo,  complicati  nello  stesso  reato  di  sangue,  per  cui  furono 
giustiziati  qui  in  Napoli  nell'  aprile  del  1800 ,  il  cranio  di  un  famigerato  mal- 
fattore ignoto,  e  gli  altri  cinque  anche  d' ignoti  delinquenti,  e  che  forse  subi- 
rono la  pena  capitale  molto  prima  di  queir  epoca,  e  che  per  ben  13  e  più  lu- 
stri han  dato  sulle  mura  di  Castel  Capuano  orrendo  spettacolo  della  ferocia  di 
quei  tempi. 

«  Ben  ricordo  che  quando  questi  cranii  vi  capitarono  fra  le  mani ,  in  mia 
casa  fu  che  li  preparaste  ed  illustraste  frenologicamente. 

«  Essi  sono  stati  situati  nel  1°  scaffale  a  destra  dell'  entrata  nel  Gabinet- 
to (1) — accanto  ai  cranii  di  Pompei  e  di  altri  scavi — e  di  quelli  delle  varie  raz- 
ze umane,  nonché  dei  due  cranii  di  Sarrasti  o  Teleboi,  antichissimo  popolo  di 
origine  Pelasga  od  Osca  che  abitava  lungo  il  Sarno,  ed  al  quale  il  Virgilio  ac- 
ci) Il  Prof.  Barbarisi  iu  un  quadro  in  grossi  carallcri  accanto  ai  deUi  cranii  pose  in  testa  ad  un 
sunto  della  storia  dei  delinquenti  la  seguente  epigrafe—  Cranii  di  famosi  delinquenti  giudiziali  in 
Napoli  e  donali  al  Professore  di  anatomia  normale  Gennaro  Barbarisi  dall' illuslre frenologo  dot. 
B.  G,  Miraglia,  percftè  ne  arricchisca  il  Gabinetto  di  anatomia  da  lui  diretto. 


I 

—  314  — 

ceuna  —  cantando  uell'  Eneide  —  Sarrastes  populos  et  quae  rigai  aequora  Sarnus. 

»  Ed  acciocché  una  sì  utile  collezione  rapidamente  cresca ,  non  mancherò  di 
officiare  alle  antorilà  competenti  perchè  le  teste  dei  grandi  malfattori  che  muoiont 
naturalmeuts  nelle  prigioni  —  una  alla  storia  dei  loro  delitti  —  mi  sieno  con- 
cesse ad  oggetto  dì  stadio  antropologico. 

»  A  tal  proposilo  prego  V.  S.  dì  volermi  raccomandare  presso  l' illustre 
professore  Fossati  a  Parigi,  e  molto  più  che  egli  serba  di  me  tuttavia  buona 
ricordanza,  acciocché  attuasse  il  suo  pensiero  di  non  privare  Napoli  dei  doni 
del  suo  Gabìaetlo,  non  calcolando  la  distanza  che  ci  separa  stante  la  facilità 
delle  comunicazioni.  —  Vi  prego  aggiungere  anche  i  miei  affettuosi  saluti  pel 
chiaro  frenologo,  ed  i  ringraziamenti  (2). 

»  Finalmente  non  posso  che  elogiare  il  vostro  Jjel  proponimento  dì  volci 
dettare  lezioni  sulla  fisiologia  cerebrale  e  frenopatie  alla  nostra  gioventù  medica, 
la  quale  vi  sarà  grata  di  siffatta  istruzione  che  colma  una  lacuua  nel  nostro 
iusegnamento  universitario,  promettendovi  da  canto  mio  tutte  quelle  agevola- 
zioni che  potrò  darvi  afllnchè  le  vostre  lezioni  ritornur  possano  più  proficue,  n 

Napoli,  28  settembre  1869. 

Il  Direttore  del  Gabinetto  di  anatomia  normale 
Gennabo  Bakbarisi. 


(2)  Si    vog','.!  l;i   Icllora  XXI   drl  rosssli  al  tlol.  IWiriiglia,   dei  1. 'Muglio  18€0,  nell'Api fndict  de 
Uollttllii/o  del  Mania  mio  a  Capodich'iio.  187G. 


—  315  ~ 

PARERE  su  lo  stato  mentale  di  Pasquale  d'  Antonio 
accusato  di  omicidio,  innanzi  alla  1.^  Corte  di  Assisie 
di  Napoli. 


Da  qualche  tempo  si  va  discutendo  su  la  responsabilità  par- 
ziale di  folli.  Noi  alieni  di  svolgere  il  nostro  parere  su  tali 
concetti  perchè  ci  sembrano  assurdi,  non  ci  limitiamo  che 
ad  esporre  una  semplice  osservazione.  La  responsabilità  par- 
ziale vorrebbe  ammettersi  o  in  quelle  manie  per  disordine  di 
una  o  poche  facoltà  limitate  con  integrità  delle  altre,  o  pure 
che  presentano  intervalli  di  pienezza  di  mente.  In  ambo  que- 
ste circostanze  si  pensa  che  le  facoltà  sane  sebbene  le  meno 
eccitate  potessero  dominare  le  malate  che  tali  sono  per  in- 
corrigibilità  naturali,  e  come  se  in  simili  circostanze  l'azione 
intemperante  delle  facoltà  affettive  non  racchiudesse  gli  ele- 
menti inevitabili  o  premesse  di  ogni  lavoro  e  giudizio  della 
facoltà  sane;  concepimento  assurdo.  Inoltre  il  più  lieve  mo- 
tivo è  sufficiente  a  sovreccitare  una  facoltà  turbata;  e  ciò  si 
connette  col  secondo  caso,  cioè  che  ogni  forza  disordinata 
della  mente  rientrata  in  una  tregua  non  attende  che  una  oc- 
casione qualunque  di  eccitamento  pure  il  piià  lieve  per  ritor- 
nare neir  impeto.  Fino  a  tanto  che  si  vorrà  credere  con  una 
falsa  metafìsica  che  tutte  le  specie  di  facoltà  mentali  produ- 
cono idee  e  giudizii,  e  non  si  vorrà  ritenere  il  fatto  della  natura 
che  lo  spirito  per  mezzo  delle  facoltà  intellettuali  ha  idee 
giudica  e  ragiona,  e  per  mezzo  delle  facoltà  affettive  non  si 
hanno  che  emozioni  ed  impulsioni,   per  cui  nell'evento  di 
disordine  delle  prime  si  sragiona,  ed  in  quello  delle  seconde 
si  hanno   emozioni  dolorose  ed  impeti  irresistibili,    non  si 
raggiungerà  mai  il  concetto  vero  della  pazzia,  si  scambia  il 
fenomeno  per  la  causa,  e  si  prendono  per  intervalli  lucidi  le 
tregue  che  per  lo  più  avvengono  tra  gli  accessi  di  un  delirio. 
Da  molto  tempo  noi  abbiamo  alzato  la  voce  di  misurare  1 
gradi  di  colpabilità  non  solo  da  motivi  esterni  che  spingono 
alla  colpa ,  ma  pure  e  forse  più  dagl'  interni  che  vi  trasci- 


—  316  — 

nano  (1).  Di  questo  nostro  concetto  tanto  uniforme  alla  natura 
umana  ci  fu  fatto  rimprovero  ed  accusa  di  ateo  e  materia- 
lista e  di  voler  noi  annientare  la  altrui  vagheggiata  idea  dei 
ceppi  e  del  capestro. 

Il  misurare  i  gradi  di  colpabilità  da  motivi  interni  cioè  da 
certe  modiflcezioni  interiori  degli  organi  e  specialmente  di 
quelli  alle  cui  funzioni  si  legano  le  forze  della  mente,  è  di 
grande  interesse  per  la  giustizia  correttiva  e  punitrice  onde 
applicare  il  proporzionato  castigo.  Se  la  saviezza  della  legge 
ha  indicato  al  criterio  del  giudice  un'estensione  di  minimo 
al  massimo  di  punizione  per  un  delitto,  è  perchè  vuole  che 
si  ritrovi  nell'  accusato  pria  della  colpa  l' innocenza  o  almeno 
ogni  circostanza  attenuante;'  ed  il  maggiore  attenuante  sta 
nel  considerare  l' individuo  agitato ,  cioè  nel  grado  del  motivo 
interno  che  alla  colpa  spingevalo. 

Or  con  nostro  soddisfazione  è  avvenuto  che  la  prima  volta 
nelle  provincie  napolitane  la  giustizia  punitiva  si  appella  alla 
scienza  per  determinare  dai  motivi  interni  il  valore  ed  il  grado 
di  colpabilità  dell'accusato.  A  18  luglio  1865  fummo  chiamati 
innanzi  alla  l.""  Corte  di  Assisie  di  Napoli  per  esporre  il  nostro 
parere  su  lo  stato  di  mente  di  Pasquale  d' Antonio  accusato 
di  omicidio  volontario. 

É  utile  adunque  riprodurre  l'esame  della  suriferita  1.*  Corte 
di  Assisie. 

Il     fatto. 

«  Nelle  ore  pomeridiane  dei  20  giugno  1864  Pasquale  d'  Antonio,  di 
anni  28,  facchino,  del  comune  di  Resina,  uccideva  un  individuo  di 
Napoli  ritenuto  per  un  certo  Salvatore  Romano  soldato  recentemente 
congedato,  nell'  atto  die  costui  interponevasi  tra  esso  d'Antonio  ed  un 
tal  Fioravante.  —  Arrestato  nella  flagranza  con  l'arma  feritrice  tra  le 
mani  intrise  di  sangue  il  d'  Antonio  rendevasi  confesso  e  deduceva 
che  egli  avendo  ricevuto  incarico  da  certe  donne  di  trovare  dei  coni* 
pratori  di  bachi  da  seta  si  era  perciò  recato  in  Rarra,  ma  che  ritorna, 
tono  aveva   trovato    che  le   donne  medesime   avevanli    già   venduti  a 

(1)  Miragliaf  Trauato  di  frenologia  applicata.  Voi.  1."  p.  25  e  scg. 


—  317  — 

sensali  Gennaro  S.  e  Gaetano  G.  Che  avendo  a  costoro  domandato  in- 
vano i  suoi  diritti  di  sensarìa  si  era  fortemente  indispettito  ed  era 
quindi,  nell'intenzione  di  attaccare  briga  con  quelli,  andato  a  prov- 
vedetesi di  un  coltello,  quello  che  gli  fu  tolto ,  e  poscia  direttosi  verso 
il  Caffè  di  Agostino  C.  alla  strada  Pagliano.  Ivi  avendo  ritrovato  il  sensale 
Gennaro  S.  suddetto,  cercò  di  attaccare  briga  con  lui  e  senza  alcuna 
provocazione  lo  prese  con  tutta  la  seggiola  su  cui  sedeva  ,  e  così  consi- 
gliandolo la  rabbia  grandissima  che  gli  aveva  tolto  1'  uso  della  ragione, 
lo  lanciò  in  mezzo  alla  strada.  Al  Gaetano  G.  poi  che  s'interpose 
rampognandolo,  lanciò  contro  una  sedia,  ciò  che  fece  pure  per  la  stessa 
causa  ad  un  altro  individuo  che  per  caso  da  ivi  passava,  ed  alla  stessa 
sua  madre  ancora  per  fare  che  si  ritirasse  in  casa  facendola  con  una 
forte  spinta  rotolare  in  mezzo  la  via.  Fu  allora  che  un  tal  Fioravante 
lo  afferrò  pei  capelli  ed  il  Romano  lo  teneva  fermo,  mentre  un  terzo 
individuo  da  lui  non  conosciuto  gli  dava  in  testa  un  colpo  di  seggiola, 
pel  quale  trasportandosi  egli  totalmente  si  rivolgeva  al  detto  Romano 
e  lo  feriva  col  coltello  di  sopra  menzionato.  Simile  dichiarazione  resa 
dall'  imputato  solo  qualche  ora  dopo  il  commesso  crimine  e  che  nella 
sostanza  è  da  ritenersi  genuina,  dimostra  chiaro  come  l'anormalità  del 
suo  stato  mentale  durasse  fin  dal  mattino,  e  che  fosse  non  da  rite- 
nere meramente  accidentale ,  ma  effetto  di  qualche  patologica  e  per- 
manente condizione  del  suo  cervello  ecc.  —  Il  giudice  firmato  C.  Forte, 

Pul)ì)lica  discussione. 

Il  prof.  Miraglia  era  stato  invitato  di  presentarsi  nel  dì  18  luglio 
1865  innanzi  alla  1.^  Corte  di  Assisie  di  Napoli  che  trattava  il  giu- 
dizio di  Pasquale  d'  Antonio. 

Il  Presidente  prima  di  ogni  altro  ha  incaricato  il  suddetto  professore 
di  osservare  attentamente  la  persona  dell'accusato,  e  di  dirigergli  delle 
domande  onde  giudicare  dello  stato  delle  sue  facoltà  intellettuali. 

Il  prof.  Miraglia  dopo  averlo  attentamente  osservato  e  dopo  aver 
tenuto  discorso  con  lo  stesso,  ha  risposto  :  — 

Che  r  accusato  presenta  il  capo  con  alquanto  di  depressione 
della  fronte  e  con  predominio  di  volume  di  tutte  le  parti  po- 
steriori craniche,  anzi  la  base  del  cervello  in  corrispondenza 
delle  ossa  temporali  ed  occipitale  si  offrono  di  larghezza  stra- 
ordinaria ,  così  che  tali  condizioni  organiche  rappresentano 
r  uomo  degl'  istinti  che  per  difetto  di  educazione  ancora,  si 
rende  poco  domabile  dalla  ragione.  Ciò  non  costituisce  follia, 


—  318  — 

ma  dà  valore  a  quelle  condizioni  materiali  organiche  che  ren- 
dono l'uomo  più  o  meno  vizioso,  quando  si  abbandona  agl'im- 
peti delle  sue  tendenze,  e  più  o  meno  virtuoso  quando  la  ine- 
ducata ragione  con  più  o  meno  sforzi  ne  frena  l' impulso. — 
Or  resta  a  conoscere  se  la  facilità  di  costui  agi'  impeti  ed  alla 
rissa  sia  domabile  dalla  ragione,  o  incorregibile  perchè  effetto 
di  morbo.  Le  azioni  in  disordine  costituiscono  certe  classi  di 
follia,  e  sono  le  più  triste,  più  che  gli  sragionamenti;  sicché 
l'udire  i  fatti  nella  pubblica  discussione  può  far  dare  facilmente 
parere  esatto  sullo  stato  dell'  animo  dell'  imputato  nel  deter- 
minarsi a  delinquere. 

Il  Presidente  ha  disposto  che  il  prof.  Miraglia  sia  presente  alla  pub- 
blica discussione,  in  esito  della  quale  sarà  richiesto  del  suo  giudizio 
sullo  stato  mentale  dell'  accusato. 

Il  prof.  Miraglia  ha  preso  posto  in  udienza. 

Uditi  i  testimoni,  che  venivano  rintuzzati  con  impeti  selvaggi  dal- 
l'accusato,  il  Presidente  invitò  il  dottore  Miraglia  di  dare  il  suo  giu- 
dizio, che  fu  espresso  nei  seguenti  termini:  — 

Neil'  accusato  i  fatti  uditi  nella  pubblica  discussione  sono 
spiegati  degl'indizii  che  presenta  la  sua  organizzazione,  la  quale 
non  può  che  additare  l' uomo  delle  soverchianti  tendenze  su 
le  facoltà  superiori  ;  per  lo  che  non  può  non  vedersi  in  colui 
che  un  vizio  di  mente  per  difetto  di  non  bene  sviluppate  fa- 
coltà intellettuah,  e  fondato  sul  predominio  di  azione  intem- 
perante di  quelle  parti  cerebrali  per  cui  dette  tendenze  si  mar 
nifestano  e  si  esercitano.  Per  questa  malaugurata  condizione 
costui  eccitato  è  facile  a  prorompere  in  eccessi  di  ogni  sorta  : 
la  ragione  allora  sebbene  debole  non  soccombe  interamente, 
ma  vagheggia  nel  coadiuvarla  l' eccitabihtà  strana  delle  ten- 
denze medesime.  Cosi  che  dei  suoi  faUi  devesi  in  buona  parte 
incolpare  una  viziata  natura  non  corretta  per  sopra  più  dnl- 
1*  educazione.  Ecco  come  un  vìzio  siffatto  di  mente  non  pru- 
duce  abolizione  della  coscienza,  ma  permette  che  la  ragione 
sebbene  offuscata  ravvisasse  in  un  certo  modo  il  valore  mo- 
rale delle  azioni.  Nell'accusato  adunque  non  vi  è  follia  secondo 
l'art.  94  della  legge  (1),  perchè  in  tal  caso  si  osserverebbero 

(1}  Art.  94.  —  «  Non  vi  è  reato  se  l' imputalo  nel  tempo  in  cui  V  azione  fu 


—  319  — 

tracce  di  fisico  morbo  del  cervello ,  o  viziosa  completamente 
0  in  gran  parte  la  organizzazione  di  quest'  organo  ;  ma  bensì 
è  da  ritenersi  che  1'  accusato  abbia  vizio  di  mente  che  accenna 
a  gradi  minori  di  colpabilità  ed  al  quale  viene  in  soccorso 
la  saviezza  della  legge  neh'  art.  95  (1)  ed  il  criterio  indulgente 
del  magistrato  nel  considerare  le  limitate  condizioni  della 
umana  natura ,  di  cui  il  libero  arbitrio  e  la  libertà  morale  sono 
pur  troppo  ristretti. 

Il  procuratore  generale  del  Re  cav.  d' Egidio,  con  splendido  discorso 
nel  ritenere  il  vizio  di  mente  interpetrato  secondo  i  precetti  della  fisio- 
logia del  cervello  chiese  il  minimo  della  pena  per  l' accusato. 

{Sentenza 

La  1.*  Corte  di  Assisìe  Straordinaria  del  Circolo  di  Napoli  ecc. 

Udita  e  letta  la  dicliiarazione  dei  Giurati  per  efletto  della  quale  Pa- 
squale d'  Antonio ,  è  stato  dichiarato  colpevole  di  aver  nella  sera  del 
20  giugno  1864  tolto  volontariamente  la  vita  a  Salvatore  Romano  vi- 
brando contro  costui  tre  colpi  di  arma  di  punta  e  taglio  che  produssero 
ferite  per  efl'etto  delle  quali  e  per  solo  loro  natura  derivò  la  morte  del 
Romano,  ma  in  uno  stato  di  vizio  di  mente  di  natura  tale  che  senza  ren- 
dere non  imputabile  l'azione  ne  scema  la  responsabilità  morale. 

Uditi  altresì  in  pubblica  udienza  il  Pubblico  Ministero  rappresentato 
dal  cav.  Luigi  d'  Egidio  nelle  sue  requisitorie ,  non  che  nei  mezzi  di 
difesa  il  difensore  e  1'  accusato,  i  quali  hanno  avuto  ultimi  la  parola. 

Considerando  che  il  fatto  ritenuto  costante  dai  Giurati  a  carico  del- 
l' accusato  presente  Pasquale  d'  Antonio  costituisce  il  reato  di  omicidio 
volontario  con  la  modificazione  ipotizzata  dall'  art.  95,  Cod.  pen. 

Considerando  che  facendo  la  più  accurata  estimazione  così  di  tutte 
le  circostanze  e  le  particolarità  del  successo  venute  chiare  dal  pubblico 
dibattimento  come  della  intensità  del  vizio  di  mente  che  accenna  a 
gradi  minori  di  colpabilità  la  giustizia  e  la  ragione  consigliano  nella 
latitudime  della  pena  di  fermarsi  al  quinto  grado  del  carcere  e  non  ap- 

«  eseguita,  trovavasi  in  isiato  di  privazione  di  mente  permanente  o  transitoria  de. 
«  rivante  da  qualunque  causa  ;  ovvero  vi  fu  tratto  da  una  forza  alla  quale  non 
>  potè  resistere.  »  Cod.  pen. 

(l)  Art.  9S.  —  «  Allorché  il  vizio  di  mente,  o  la  forza  non  si  riconoscessero 
«  tali  da  rendere  non  imputabile  l'azione,  i  giudici  applicheranno  all'imputalo 
«  secondo  le  circostanze  dei  casi  la  pena  estensibile  anche  ad  anni  venti.  »  Vod.  pen' 


—  320  — 

plicarlo  nel  massimo,  e  computare  il  lungo  carcere  preventivo  sofferto 
dall'  accusato. 

Considerando  che  le  spese  del  procedimento  sono  a  carico  dol  con- 
dannato. 

Visti,  letti,  ed  applicati  gli  art.  522,  95,  56,  Cod.  pen.  e  550, 
Cod.  proc. 

Condanna 

Pasquale  d'  Antonio  di  Francesco,  di  anni  28,  bracciale,  di  Resina 
alla  pena  del  carcere  per  la  durata  di  anni  due,  ed  ordina  che  il  car- 
cere preventivo  sofferto  dal  condannato  sia  computato  nella  pena  ora 
imposta  pel  reato  ecc.  | 

Oggi  18  del  mese  di  luglio  1865. 

I  magistrati  adunque  nei  giudizii  penali  invocano  il  parere 
del  medico  alienista  su  Io  stato  di  mente  dell'  accusato  ;  e  per- 
chè nei  giudizii  d' interdizione  civile  di  mentecatti  essi  rifiu- 
tando ogni  intervento  dell'  alienista  sono  poi  tutto  ad  un  tratto 
divenuti  sapienti  in  sì  difficile  materia  ?  Tra  il  codice  di  pror 
cedura  penale  e  quello  di  procedura  civile  è  si  chiara  una 
contraddizione  di  principii,  che  fa  dubitare  della  retta  sapienza 
che  informar  deve  la  scienza  della  giurisprudenza.  Questa 
parte  di  procedura  civile  ha  d' uopo  di  totale  riforma  che 
solo  può  togliere  lo  scandolo  di  un  errore  legislativo  che  pare 
che  autorizzi  l' imperito  di  giudicare  su  lo  stato  di  mente  di  i 
un  cittadino  il  quale  così  vede  un  attentato  all'  esercizio  dei  i 
suoi  diritti  civili. 

B.   MlRAGLIA. 

(  Annali  frenopatici  italiani^  111,  p.  85.  ) 


I 


—  321  — 

GIUDIZIO  intorno  allo  stato  presente  delle  facoltà  mentali 
del  cav.  Salvatore  Ferilli,  emesso  da'  Professori  G.  Albini, 
G.  Barbarisi,  L.  di  Grecchio,  a  Vill anova,  e  B.  Mira- 
glia  relatore. 

Al  Presidente   del  Comitato  medico  di  Napoli 
cav.  Fr.  Prudente,  Senatore  del  Regno. 

Sig.  Presidente 

Pregiandoci  noi  qui  sottoscritti,  Professori  della  R.  Univer- 
sità degli  Studii,  di  riscontrare  al  suo  foglio  dei  16  dello  scorso 
mese,  num.  149,  col  quale  l'onorevole  Comitato  medico  na- 
politano c'incaricava  di  osservare  e  certificare  lo  stato  men- 
tale del  dottor  Salvatore  Ferilli,  le  denotiamo  quanto  le  no- 
stre attente  indagini  di  circa  un  mese  ci  hanno  offerto  di  rav- 
visare in  ordine  a  sì  delicato  obbietto. 

Il  dottor  Salvatore  Ferilli  fu  ritirato  in  ottobre  dell'  anno 
scorso  1862  dal  servizio  di  funzionante  Medico  capo  di  ma- 
rina, perchè  dichiarato  affetto  da  grave  sordità  e  notevole 
indebolimento  delle  facoltà  mentali. 

Dai  documenti  trasmessici  dall'onorevole  Comitato  medico 
abbiamo  rilevato  in  parte  di  essi  che  nessuna  perizia  medico- 
legale e  di  minuta  osservazione  in  affare  sì  diffìcile  si  è  pra- 
ticata; ma  bensì  da  semplici  informazioni  si  è  conchiuso  di 
esistere  la  grave  sordità  ed  il  notevole  indebolimento  delle 
facoltà  mentali. 

Però  siffatta  asserzione  è  pienamente  contraddetta  dall'espo- 
sto nel  resto  dei  documenti;  cioè  da  un  certificato  autorevole 
del  Capitano  di  Vascello  signor  Rodriquez  del  1.°  maggio  ul- 
timo scorso ,  che  afferma  essere  stato  il  Ferilli  sempre  bene 
nel  fisico  e  nel  morale,  e  se  negli  ultimi  anni  ha  presentato 
Sevissima  sordità  all'orecchio  sinistro,  ha  continuato  a  pre- 
stare il  servigio  di  medico  e  chirurgo  fino  all'  anno  passato 

1862  in  cui  funzionava  da  Medico  cajco. -Inoltre  il  Contro- 

21 


—  322  — 

Ammiraglio  del  personale  dirigeva  un  Ufflzio'dei  2  ottobre  1862 
al  Ferini,  che  dar  doveva  la  consegno,  provvisoria  delle  sue 
funzioni  che  eoa  grande  sua  soddisfazione  aveva  fino  allora 
disimpegnate.  — Ed  il  Comando  generale  del  Dipartimento  ma- 
rittimo meridionale  riferiva  al  Comitato  medico  con  nota  del 
febbraio  di  questo  anno,  di  avere  inviata  al  Ministro  della  Ma- 
rina una  domanda  di  costui  che  querelavasi  di  essere  stato 
messo  a  riposo,  e  di  averla  accompagnata  col  rapporto  del 
Comandante  del  personale,  il  quale  tesseva  le  loùì  per  le  pro- 
digiose cure  di  questo  distinto  medico  la  di  cui  uscita  dal 
Corpo  suddetto  produceva  una  perdita  positiva  ^  aggiungendo 
che  sotto  la.  di  lui  direzione  nella  qualità  di  Medico  capo  di 
questo  dipartimento  il  servizio  procedette  con  tutta  saggezza, 
giustizia  e  regolarità.  Ma  continua  la  Nota  del  prefato  Co- 
mando che  il  sig.  Ministro,  sentito  il  Consiglio  superiore  di 
sanità  marittima,  questo  disse  di  essere  convinto  della  infer- 
mità mentale  di  FerilU;  ma  per  noi,  in  affari  sì  malagevoli 
non  basta  senza  esame  un  semplice  convincimento  per  lan- 
ciare su  di  un  individuo  il  nome  di  una  malattia  degradante 
che  gli  annulla  in  società  1'  esercizio  dei  diritti  civili. 

Dai  documenti  notati  adunque,  ripetiamo,  rilevasi  non  es- 
servi stata  nessuna  ragione  medica  ed  esperimentale  che 
avesse  determinato  un  infermo  stato  di  mente  del  dottor  Fe- 
rini. Anzi,  al  contrario,  i  rapporti  e  certificati  delle  autorità 
competenti  e  superiori  di  questo  medico,  le  quali  continua- 
mente lo  avvicinavano,  dimostrano  la  saviezza  di  costui  e 
r  esatto  adempimento  dei  suoi  doveri  sino  all'epoca  della  sua 
uscita  dal  Corpo.  Dunque  il  dottor  Ferilli,  per  prova  dei  do- 
cumenti, non  solo  non  ha  presentato  notevole  indebolimento 
delle  facoltà  mentali,  ma  si  è  condotto  in  modo  da  fare  rav- 
visare in  lui  la  piena  saviezza  di  tutti  gli  uomini  sani  e  di 
condotta  illibata.  Solo  ha  offerto  una  durezza  di  udito  che 
nulla  ha  che  fare  coli' esercizio  delle  forze  della  mente. 

Prima  di  venire  alle  nostre  osservazioni  fatte  sul  dottor  Fe- 
rilli, ò  d'  uopo  che  brevemente  svolgiamo  il  tema  su  le  cause 
che  ordinariamente  danno  origine  all'indebolimento  delle  po- 
tenze mentali,  sui  suoi  fenomeni  fisico-morali,  e  su  gli  esiti 
patologici  che  ne  sogliono  essere  la  conseguenza  e  la  conco- 


—  323  — 

mitanza,  onde  poter  divenire  ad  un  facile  e  logico  confronto 
tra  i  precetti  della  scienza  e  i  risultati  che  ci  hanno  offerto 
le  osservazioni  sul  Ferilli. 

É  ritenuto  dai  psicologi  e  dagli  alienisti  che  le  facoltà  no- 
stre sono  naturalmente  classificate  in  due  ordini,  cioè  facoltà 
intellettuali  e  facoltà  affettive.  Per  mezzo  delle  prime  lo  spi- 
rito ha  idee,  giudica,  ragiona  e  vuole;  e  per  mezzo  delle  se- 
conde ha  impulsioni  ed  emozioni.  Così,  quando  per  infermità 
tali  differenti  forze  della  mente  si  disordinano,  ne  sorge  che 
turbate  le  prime,  la  incoerenza  d' idee,  gli  sragionamenti  ed 
una  volontà  indeterminata  ne  sono  i  naturali  effetti,  come 
tali  pure  ne  sono  gì'  impulsi  irresistibili  ed  incorrigibili  per 
disordine  delie  facoltà  affettive. 

Se  un  atto  qualunque  della  mente  nello  stato  normale, 
sì  per  ragione  psicologica,  che  fisiologica,  parte  sta  nell'ente 
che  opera  e  parte  in  una  condizione  materiale  funzionante, 
ne  viene  per  legittima  conseguenza  che  ogni  atto  pervertito 
delle  facoltà  non  può  ammettersi  senza  riconoscere  insieme 
una  modificazione  subbiettiva  del  loro  organo  eh'  è  il  cervello 
e  delle  sue  funzioni. 

A  questo  stato  di  disordine  delle  funzioni  cerebrali  è  li- 
gata  adunque  la  follia  e  tutte  le  sue  diverse  apparenze. 

Un  esito  ordinario  del  disordine  delle  facoltà  è  la  parziale 
0  completa  abolizione  di  esse,  ciò  che  costituisce  la  demen- 
za, vai  dire  un  avvenimento  di  esiti  patologici  cerebrali  per 
cui  ogni  funzione  materiale  è  divenuta  impossibile  sì  per  la 
manifestazione  che  per  l'esercizio  di  ogni  potenza  dell'anima. 
A  questo  passaggio  fatale  della  demensa  si  corre  in  due 
modi;  o  rapidamente,  ed  allora  la  morte  per  lo  più  è  pros- 
sima; 0  a  gradi,  cioè  le  facoltà  mano  mano  s'indeboliscono 
fin  a  deperire,  e  tale  stato  d'indebolimento  stazionario  o  pro- 
gressivo determina  l' imbecillità. 

Lo  stato  d'imbecillità  e  di  demenza  può  ancora  essere  la 
conseguenza  di  età  inoltrata  o  di  altre  malattie  del  cervello, 
come  l'apoplessia,  l'epilessia,  l'idrocefalo  cronico,  l'arrestarsi 
di  sviluppo  del  cervello  nella  fanciullezza  e  tante  altre  cause 
morbifiche  che  possono  agire  su  l'organo  dell'anima  e  dello 
spirito. 


—  324  — 

I  fenomeni  fisici  che  accompagnano  l' indebolimento  note- 
vole delle  forze  mentali  sono  una  emaciazione  lentamente  pro- 
gressiva 0  una  tendenza  alla  pinguedine,  una  lassezza  agli 
arti  inferiori  Ano  a  divenire  paralisia,  incipiente  balbuzie, 
o  difficoltà  nel  pronunziare  e  ritrovar  la  parola,  o  l' idea  a 
questa  non  corrisponde.  Alcuni,  o  tutti  di  questi  fenomeni 
possono  essere  lievi  nello  indebolimento  o  imbecillità;  sono 
completi  nella  demenza. 

Quando  l' indebolimento  delle  facoltà  mentali  è  avvenuto, 
ogni  attributo  di  queste  forze  primitive  dell'anima  pure  per 
conseguenza  si  debilitano  sino  a  sparire:  quindi  la  memo- 
ria, l'intendimento,  la  percezione,  l'attenzione,  l'immagi- 
nazione, il  giudizio,  ecc.,  che  ne  sono  eminenti  attributi,  di- 
ventano sì  incoerenti  e  labili  da  essere  facile  di  ravvisare  l' im- 
becillità ed  ogni  debolezza  mentale  da  fenomeno  cotanto  ma- 
nifesto. 

Ora  per  le  nostre  osservazioni  portate  attentamente  sul 
dottor  Ferini,  ninno  dei  suddetti  fenomeni  fisici  e  morali  ab- 
biamo notato.  Integrità  perfetta  delle  forze  superiori  della 
mente  cioè  delle  facoltà  intellettuali,  così  che  le  idee  sono  coe- 
renti, i  giudizii  esatti,  i  ragionamenti  torniti  di  logici  concetti, 
la  volontà  libera;  e  tutto  ciò  in  grado  di  vigore  normale;  i 
sentimenti  e  le  tendenze  che  insieme  costituiscono  le  facoltà 
affettive  si  mostrano  nella  loro  normalità,  sicché  le  emozioni 
sono  come  in  tutti  gli  uomini  nello  stato  sano.  Ne  vale  il  so- 
fisma ove  si  volesse  dire  che  l'indebolimento  mentale  potrebbe 
da  taluni  vedersi  reale  e  da  altri  efimero,  perchè  le  permanenti 
alterazioni  cerebrali  che  accompagnano  siffatto  indebolimento 
non  possono  ora  esistere  ed  ora  sparire  per  cui  si  sarebbe 
costretto  di  ammettere  l' assurdo  che  nel  medesimo  tempo  il 
cervello  sia  sano  ed  ammalato.  Inoltre  il  Ferilli  non  è  giunto 
ancora  alla  vecchiaia,  perchè  appena  conta  la  matura  età  di 
anni  53. 

Nessuno  indizio  di  pervertimento  della  sensibilità  interna 
ed  esterna,  o  di  debolezza  degli  arti  abbiamo  notato,  anzi  vi- 
gore nella  sensibilità  e  nei  movimenti  volontari!,  speditezza 
nella  pronunzia  con  giusta  logica,  connessione  tra  l' idea  e 


—  325  — 

la  parola,  nutrizione  rigogliosa,  normalità  in  tutte  le  fun- 
zioni della  vita. 

La  voluta  sordità  non  è  che  una  durezza  d'  udito  all'orec- 
cLio  sinistro,  perchè  il  Ferilli  ha  ben  risposto  a  tutt'  i  nostri 
discorsi  che  seco  lui  abbiamo  tenuto  a  voce  non  alta.  E  poi 
nulla  han  che  fare  i  sensi  con  la  manifestazione  delle  forze 
della  mente. 

Possiamo  adunque  conchiudere  che  il  dottor  Salvatore  Fe- 
rilli non  solo  è  nella  integrità  dell'esercizio  delle  sue  facoltà 
mentah,  e  nella  potenza  normale  di  esse;  ma  non  abbiamo 
rinvenuto  si  dai  documenti  che  teniamo  sott'occhio  che  dallo 
stato  suo  fisico-morale  indizio  alcuno  di  essere  stato  affetto 
precedentemente  da  tanto  speciale  malore  della  mente  che 
costantemente  lasciar  suole  tracce  indelebili  di  fìsiche  modi- 
ficazioni (1). 

Il  voler  dare  a  quest'  uomo  la  caratteristica  di  essere  notevol- 
mente indebolito  nelle  facoltà  mentali ,  cioè  imbecille  pure 
nel  primo  grado,  malattia  sventuratamente  degradante  in  so- 
cietà, sarebbe  un  attentato  contro  l'esercizio  dei  diritti  civili 
di  costui ,  se  la  scienza  non  fosse  certa  della  tutela  e  prote- 
zione che  pel  dottor  Ferilli  possono  spiegare  la  saviezza  del 
Ministero  e  della  Legge. 

Napoli,  giugno  1863. 

G.  Albini — Gennaro  Barbarisi — 
Luigi  di  Crecchio — Antonio  Vil- 
LANOVA — B.  Miraglia  relatore. 

(Pagli  AnìNali  Frenopaiici  italiani,  Voi  1."  pag.  85  e  seg.). 


(1)  Il  doli.  Forilli  Gonliniiò  a  godere  tioridissima  salale  di  corpo  e  di  menle 
per  più  di  diciotto  anni  ed  è  morto  nel  1881,  nell'età  di  olire  70  anni,  di  malat- 
tia fuor  che  di  cervello. 


—  326    - 

PARERE  su,  lo  stato  di  mente  di  Luigi   de  Maria 
imputato  di  omicidio. 


Il  giudice  del  mandamento  Vicaria  in  Napoli  con  ufficio 
dei  20  luglio  1864  n.°  2823,  invitava  i  medici  Coluzzi,  Mira- 
glia  e  Saggese,  onde  riconoscere  lo  stato  di  mente  di  un  in- 
dividuo che  pochi  giorni  prima  commetteva  un  omicidio. 
Rispondemmo  all'  invito  dopo  alcune  osservazioni  fatte  col 
seguente  breve  rapporto. 

Napoli  1"  agosto  1864. 

Signore  —  Essendoci  in  seguito  di  suo  avviso  recati  per  tre  volte 
nelle  prigioni  di  S.  Francesco  onde  osservare  il  detenuto  Luigi  de 
Maria,  se  mai  presentasse  disordini  nelle  facoltà  mentali,  siamo  nel 
caso  di  esporre  il  seguente  parere:  — 

Luigi  de  Maria  e  un  uomo  di  48  anni,  di  carattere  irritabile,  perchè 
di  temperamento  bilioso-nervoso  ;  e  presenta  indizii  nella  organizza- 
zione del  suo  capo  essere  per  natura  inclinato  all'ira,  così  che  facile 
ad  azioni  non  lodevoli. 

I  suoi  discorsi  sono  di  esatti  giudizii,  poiché  le  conseguenze  ne  sono 
come  le  premesse  ;  ma  quesle  premesse  modificate  o  esagerale  per 
emozioni  o  impulsioni  impetuose  interiori  non  possono  produrre  che 
illazioni  del  pari  modificate.  Ma  tali  emozioni  ed  impulsioni,  attributi 
delle  facoltà  affittivo,  capaci  in  de  Maria  di  produrre  ad  ogni  motivo 
effrtti  criminosi,  sono  incorrigibili  per  morbo  o  domabili,  benché  con 
grandi  sforzi,  dalla  ragione  ? 

II  de  Maria  (1)  nel  racconto  dell'omicidio  da  lui  commesso  vi  pone 
tale  ira  e  cinismo  da  mostrare  una  certa  soddisfazione  ed  indifferenza, 
indizii  di  una  coscienza  che  dà  un  falso  valore  all'  atto  criminoso. 
Inoltre  fa  premura  di  uscire  con  permesso  dalla  prigione  per  15  giorni 
per  sistemare  i  suoi  affari  ;  e  parla  del  suo  avvenire  come  se  nulla 
avesse  fatto. 

(I)  (Costui  era  prete.  Una  sera  nel  Teatro  S.  Ferdinando,  non  togliendosi  il 
cappello  ncir  alzarsi  la  tela,  n'era  avvertito.  In  fine  della  rappresentazione,  il 
liclegato  di  polizia  lo  trattenne  e  lo  mandava  alla  Questura  ;  quando  fuori  del 
Teatro  con  un  colpo  di  pistola,  uccise  la  guardia  che  lo  accompagnava. 


—  327  — 

In  alcune  sue  lettere  non  sembra  che  vi  sieno  giudizii  esatti:  ed 
in  antecedenti  della  sua  vita  pare  che  vi  sieno  indizii  di  stranezze 
commesse  tali  da  far  dubitare  della  sanità  di  sua  mente. 

Ora  in  prigione  ove  non  ha  motivi  di  agitarsi  si  conduce  normal- 
mente ,  e  nei  suoi  discorsi  è  ragionevole,  se  non  che  pone  entusiasmo 
dov'  entrano  idee  di  uccisioni  e  vendette. 

Considerando  quindi  che  la  follia  non  sempre  consiste  nelle  incoe- 
renze d' idee  e  sragionamenti,  ma  può  essere  per  lo  più  determinata 
dalla  incorrigibilità  di  emozioni  esagerate  ed  impulsi  irrisistibili,  sieno 
pure  di  corta  durata,  per  cui  in  queste  ultime  condizioni  l'alienazione 
mentale  è  indicata  dalle  azioni  strane  dell'individuo;  e  considerando 
clìe  ritroviamo  una  certa  contraddizione  tra  lo  stato  attuale  di  ragio- 
nevolezza e  lo  stato  precedente  impetuoso  e  forse  infrenabile  della 
mente  del  de  Maria,  così  che  vi  fa  d'uopo  di  lunga  e  ponderata  os- 
servazione per  potere  con  precisione  indicare  lo  stato  del  suo  animo 
nel  determinarsi  a  delinquere  ;  opiniamo  che  sia  condotto  nella  Sala 
di  esperimento  nel  manicomio  di  Aversa  dove  ritrovansi  i  mezzi  op- 
portuni per  tali  osservazioni. 

Dott.  Colu~.zi,  Saggese,  Miraglia  relatore. 

Jiapporlo  ,speciaìe  dei  dottor  lìllraglia. 

Aversa  9  giugno  1865. 

Luigi  de  Maria  a  15  luglio  1864  commetteva  omicidio  in  persona 
di  una  guardia  di  pubblica  sicurezza;  e  per  sospetto  di  alienazione 
mentale  sottoposto  pochi  giorni  dopo  alla  osservazione  mia  e  dei  prof. 
Coluzzi  e  Saggese  nelle  prigioni  di  S.  Francesco  in  Napoli,  mostrò 
esagerazione  nelle  sue  emozioni,  sebbene  una  certa  ragionevolezza 
fosse  apparsa  nei  suoi  giudizii,  come  esponemmo  nella  dichiarazione 
del  dì  1"  agosto  dello  st(  sso  anno;  e  poiché  noi  sappiamo  che  la  follia 
non  sempre  consiste  Della  incoerenza  d'idee  e  negli  sragionamenti, 
!i;a  per  lo  più  ancora  nel  disordine  delle  facoltà  affettive  costituite 
dai  sentimenti  e  delle  tendenze  per  le  quali  le  azioni  umane  vengono 
determinate;  e  poiché  scorgemmo  che  il  de  Maria  facile  all'ira  poneva 
esagerata  emozione  irosa  nei  suoi  racconti  su  l'  omicidio  da  lui  com- 
messo; e  poiché  in  ultimo  da  qualche  fatto  antecedente  poteva  argo- 
mentarsi esser  facile  la  sua  mente  a  turbarsi  ;  opinammo  che  fosse 
iiiviato  nel  manicomio  di  Aversa,  onde  una  lunga  osservazione  avesse 


_  328  ~ 

potuto  indicare  Io  stato  dell'  animo  di  colui  nel  determinarsi  a  delin- 
quere, e  così  stabilire  se  gì'  impeti  a  cai  egli  era  facile,  fossero  stati 
effetti  di  follia  istantanea  o  permanente,  o  pure  domabili  dalla  ragione. 

La  Facoltà  medica  del  manicomio  di  Aversa,  alla  quale  io  come 
Direttore  lascio  la  libertà  della  propria  opinione,  riferì  con  rapporto 
dei  22  genoaio  1863  di  non  aver  presentato  il  giudicabile  nel  corso 
dell'esperimento  segno  alcuno  di  pazzia. 

Ora  il  magistrato  con  rogatoria  dei  23  marzo  di  questo  anno,  nel  ma- 
nifestare che  nel  corso  dell'  istruzione  campeggia  l' idea  di  essere  il  de 
Maria  affetto  di  mania  periodica,  vuole  che  io  esponessi  un  parere,  se  i 
fatti  precedenti  all'  omicidio  avessero  forza  di  far  giudicare  su  lo  stato 
di  mente  dell'  incolpato. 

Per  essere  il  de  Maria  uomo  dedito  al  vino  ed  alle  donne  ;  V  avere 
un  giorno  impugnato  un  coltello  senza  alcuna  ragione  contro  il  cugino 
che  avevalo  trattato  a  tavola  ;  e  poscia  nelle  ore  vespertine  essersi 
recato  alla  chiesa  per  celebrar  messa,  i^iier  cui  percosse  il  sagrestano 
che  glielo  impedì;  l'aver  tagliata  la  vigna  di  un  suo  germano,  dicendo 
di  essere  stata  mal  putata  ;  l'  aver  tirato  un  colpo  di  fucile  ad  un  cane 
senza  ragione  e  nel  centro  dell'  abitato  ;  ed  entrando  nel  cortile  di 
un  suo  amico,  lo  chiamò  e  dicendo  di  avere  il  fucile  non  più  atto  a 
far  fuoco,  gli  tirò  contro,  e  per  fortuna  fallì  il  colpo:  sono  tutte  azioni 
queste  che  fan  giudicare  essere  dentro  dell'  individuo  la  causa  o  il 
motivo  che  ve  lo  determinarono  e  non  nel  mondo  esteriore  :  perchè 
quando  la  cagione,  fosse  pure  esteriore  che  determina  l'animo  alle 
azioni  è  sproporzionata  in  modo  da  essere  lieve  o  fin  nessuna  ,  ben 
altrove  cioè  in  certe  modificazioni  interne  è  da  riconoscerne  il  molore: 
e  ciò  è  quel  che  veramente  costituisce  la  pazzia.  Quindi  il  de  Maria 
per  quei  fatti  era  folle  ;  impeti  irresistibili  ed  incorregibili  ad  offen- 
dere, sebbene  di  corta  durata  e  senza  delirio  permanente  possono 
stabilire  accessi  di  mania  offensiva,  la  quale  per  motivi  esteriori  ac- 
cresciuta diventa  mania  omicidia  e  suicida. 

Le  premesse  dei  nostri  giudizii  non  pervengono  allo  spirito  solo  per 
mezzo  dei  sensi  del  mondo  esteriore,  ma  hanno  ancora  la  origine  nelle 
facoltà  affettive  che  non  possono  ne  svolgersi  ne  manifestarsi  che  per 
mezzo  di  funzioni  cerebrali.  Or  certo  un  cervello  turbato  non  può 
presentare  allo  spirito  che  elementi  di  giudizii,  i  quali  non  possono 
essere  che  falsi  per  la  loro  natura  ma  retti  per  la  forma,  cioè  la  con- 
seguenza e  come  la  premessa,  sebbene  questa  sia  erronea  e  non  sog- 
getta ad  essere  ravvisata  tale  dallo  spirito  medesimo.  Ecco  come  nel 
disordine  dei  sentimenii  e  delle  tendenze  vi  può  essere  pazzia  senza 
incoerenza  d' idee  e  senza  delirio  ;  cioè  emozioni  ed  impulsioni   esa- 


I 


—  329  — 

gerate  ed  incorregibili,  alle  quali  anzi  la  ragione  non  solo  soccombe 
ma  vien  trascinata  a  secondarli. 

Quest' individui  facili  ad  esagerare  ed  essere  sospettosi  di  tutto 
quello  che  gli  è  attorno,  isolati  e  resi  estranei  ad  ogni  motivo  este- 
riore di  eccitarli  restano  ragionevoli  indifferenti  e  tranquilli;  esposti 
agli  eventi  della  società  sono  pericolosi,  visionarli,  dubbiosi  e  tendenti 
alle  offese:  caratteri  sono  questi  della  mania  omicida  costituita  vera- 
mente su  gì'  impeti  incorrigibili  di  predominante  tendenza  per  modi- 
ficazione di  funzioni  cerebrali,  che  se  sfuggono  alle  indagini  patologi- 
che appaiono  chiari  all'occhio  del  filosofo  che  scorge  quanto  le  de- 
terminazioni dello  spirito  sieno  soggette  alle  condizioni  corporee  della 
umana  natura. 

Il  de  Maria  pervenuto  nel  Manicomio,  mostrò  per  più  giorni  una 
esaltata  immaginazione,  perchè  continuò  nel  narrare  il  fatto  dell'  omi- 
cidio a  porre  una  irosa  soddisfazione:  poi  successe  una  calma  indiffe- 
rente; anzi  dispiacevasi  alquanto  di  avere  commesso  il  delitto:  esatto 
nei  ragionamenti.  Le  facoltà  affettive  si  mostrarono  normali ,  perchè 
in  un  manicomio  non  v'  è  motivo  di  eccitarle.  Ma  ciò  non  toglie  che 
dalle  azioni  passate  non  possano  argomentarsi  le  azioni  avvenire.  Per 
lo  che  malgrado  la  ragionevolezza  e  la  tranquillità,  perchè  recluso, 
del  de  Maria,  io  opino,  atteso  i  fatti  precedenti  che  non  possono  essere 
che  effetti  di  un  cervello  turbato,  ed  atteso  la  sua  indifferenza  e  calma 
dopo  un  delitto,  e  perchè  è  lontano  da  motivi  fino  i  più  lievi  ad  ec- 
citarlo ,  che  il  detto  de  Maria  va  incontro  ad  accessi ,  sebbene  non 
permanenti,  di  mania  omicida  senza  delirio,  quindi  uomo  pericoloso 
nella  società.  —  Dottor  B.  Miraglia. 

La  processura  a  carico  di  questo  prete  imputato  di  omi- 
cidio ebbe  l'esito  seguente. 

Con  ordinanza  del  giudice  istruttore  del  14  agosto  1835, 
furono  inviati  gli  atti  al  Procuratore  Generale. 

La  Sezione  d'accusa  con  sentenza  del  21  gennaio   1837, 
rinviò  r  accusato  alla  Corte  di  Assise  per  essere  giudicato 
di  omicidio  volontario.  Ma  questa  Corte  straordinaria  nel  dì 
1°  febbraio  1867  dichiarava  estinta  l'azione  penale  per  l'av- 
venuta morte  dell'  accusato. 

Ecco  come  un  povero  malato  di  cervello  si  trattiene  per 
30  mesi  senza  curarsi  nelle  prigioni ,  per  poi  con  la  morte 
dare  la  più  eloquente  risposta  al  magistrato  che  si  apparec- 
chiava a  mandarlo  ai  lavori  forzati.  A  che  serve  adunque 


—  330  — 

voler  sentire  i  medici,  quando  il  magistrato  medesimo  si 
crede  il  perito  periziare  ?  É  da  sperare  che  il  nuovo  codice 
penale,  ed  io  sono  certo,  tutelerà  queste  vittime  dell'infortunio. 

MlRAGLIA. 


I  PAZZI  condannati  ai  lavori  forzati  a  vita. 

In  una  dotta  relazione  dell'  egregio  nostro  amico  dott.  Biffi 
intorno  allo  stato  delle  facoltà  mentali  di  Giuseppe  Dossena 
prima  e  dojjo  il  reato  (1),  leggiamo  che  questo  disgraziato 
in  preda  ai  delirii  di  persecuzione ,  dopo  di  essersi  per  pa 
recchi  mesi  lasciato  in  balia  di  se  stesso  uccide  un  innocent 
cittadino.   Malgrado  il   parere  di   medici  del  manicomio  s 
la  pazzia  dell'  imputato  fu  costui  condannato  dalla  Corte  d* 
Assisie  di  Lodi  ai  lavori  forzati  a  vita.  Intanto  dopo  la  coi; 
danna  il  medico  carcerario  riconosce  trattarsi  di  un  men' 
tecatto,  e  cosi  raccolti  giudizialmente  novelli  e  numerosi  fattì'ij 
si  viene  a  scoprire  e  riconfermare  che  il  detenuto  era  pazzo- 
fin  da  alquanti  mesi  prima  del  reato.  Così  che  dopo  sedie 
mesi  di  carcere,  un  Decreto  reale  àel  30  dicembre  1875,  ri 
parando  il  funesto  errore  del   magistrato  ,  ha  accordato  1 
grazia  al  Dossena,  custodendosi  però  in  un  manicomio. 

Un  altro  pazzo,  tal  Sebastiano  Aresco,  nei  mesi  scorsi 
stato  condannato  dalle  Assise  di  Siracusa  ai  lavori  forj^ati 
vita  :  egli  aveva  ucciso  la  moglie  ficcandole  uno  spillone  tralj 
le  coste.  Due  medici  del  manicomio  rU  Palermo,  dove  per  un 
mese  dimorò  in  esperimento  l' imputato,  dichiararono  infon 
dato  il  dubbio  della  pazzia  dell'  uxoricida.  Questa  perizia  era 
legale,  ed  il  nostro  parere  dato  al  valoroso  avvocato]  signof 
Giaracà  in  seguito  delle  osservazioni  da  noi  fatte  sul  proces 
so  e  su  la  perizia,  perchè  non  legale ,  non  valse.  La  Corte 
naturalmente  emanò  la  terribile  condanna.  Non  possediamo 
la  lunga  lettera  da  noi  scritta  all'avvocato;  ma  il  processo 
ci  sarà  guida  a  dim.ostrare  la  più  strana  pazzia  del  tremendo 
uxoricida,  che  se  potè  ingannare     giurati ,  non  possiamo  coni 
prendere  come  abbia  iluso  valenti  medici. 

(1)  Archivio  Hai.  per  le  malattie  nervose  ccc,  1870,  pag.  5  e  scg. 


~  381  — 

SU  LO  STATO  di  mente  di  Sebastiano  Aresco  da  Melilli  in 
Sicilia  ,  accusato  di  omicidio  volontario  con  premedita- 
zione in  persona  della  propria  moglie  Emmanuela  Àbra- 
mo ;  e  condannato  dalla  Corte  di  Assise  di  Siracusa  ai 
lavori  forcati  a  vita. 

Osservazioni  del  dott.  B.  G.  Miraglia 


L' avvocato  Francesco  Giaracà  di  Siracusa  ci  fece  perve- 
nire una  esatta  relazione  del  processo  contro  V  uxoricida  Se- 
bastiano Aresco,  e  la  perizia  dei  medici  di  Palermo  che  di- 
chiarava r  assassinio  consumato  nella  premeditazione  e  nella 
integrità  della  mente.  Ma  noi  avendo  scorto  nei  fatti  consa- 
crati nel  processo  i  fenomeni  della  più  strana  pazzia  nello 
Aresco,  e  nella  perizia  niun  concetto  che  potesse  accennare 
alla  sanità  della  mente  di  costui,  facciam  precedere  alle  no- 
stre considerazioni  la  relazione  e  la  perizia.  E  noi  slam  certi 
che  pure  i  non  medici  dotati  di  buon  senso  scorgeranno  nel 
solo  confrontare  ,  come  un  innocente  può  trascinare  la  ca- 
tena dell'  assassino.  Né  tralasciamo  di  fare  qualche  osserva- 
zione sul  processo. 

I. 

Reiasione. 

In  Melilli  piccolo  paese  dei  monti  Iblei  presso  Siracusa  , 
facendo  il  barbiere  vivea  Sebastiano  Aresco  di  anni  34. 

La  sua  bottega,  come  si  usa  nei  piccoli  paesi,  serviva  an- 
che di  merceria,  ed  era  ivi  la  più  frequentata. 

Egli  da  dodici  anni ,  aveva  sposata  certa  Emmanuela  A- 
bramo,  anch'essa  da  MeUlli,  giovanissima,  di  forme  avve- 
nenti ,  d' illibati  costumi ,  buona  massaia  e  piena  d'  affetto 
pel  marito. 


—  332  — 

li 
In  quel  paesello  era  l' Aresco  notato  per  la  sua  stranezze! 

di  carattere.  Singolarizzavasi  per  le  stravaganze  presso  la 

moglie.  Egli  amava  la  sua  consorte  ,  e  del  suo  ,amore  noi 

può  dubitarsi  stanteccliè  testimoni  del  processo  fan  fede  che 

tra  i  due  conjugi  si  vivea  in  grande  armonia  :   lo  attesta  L 

stessa  moglie  che  non  sapea  staccarsi  dal  marito  ad  onte 

delle  di  lui  eccentricità  verso  di  lei  e  che  anzi  ricambiava! 

con  modi  amorosi  e  placidi  le  stravaganze  di  lui.  L'amore 

di  Aresco  era  stranissimo,  singolare  :  ora  manifestavasi  coiii 

modi  aspri,  grossolani,  violenti,  ora  al  contrario  coi  segiii 

della  più  viva  tenerezza  :  la  vita  di  costui  in  dodici  anni  d| 

matrimonio  è  una  continua  mobilità  d'  affetti  opposti,  un  coi 

trasto  di  sentimenti  inesplicabile.  Le  stravaganze  dello  Ar'^ 

SCO  erano  oggetto  di  discorso  nel  suo  piccolo  paese  e  tiitt*! 

testimoni  a  di  lui  carico,  il  fratello  e  la  madre  della  moglie;! 

querelanti  /  hanno  svelato  una  serie  di  fatti  di  queir  indoldl 

bizzarra,   che  portasse  l' impronta  dell'  aberrazione  mentalei 

di  quest'infelice   conjugicida.   Ecco  quanto  costoro  in  varij 

modi  riferiscono. 

Nel   cuore  dell'  inverno  l' Aresco  bagnava  la   moglie   ndl 

modo  più.   capriccioso  da  destare  1'  attenzione  del  vicinatòi 

Mentre  essa  accudiva  a  sae  faccende,  a  sorpresa  le  buttavall 

una  secchia  d'  acqua  :   la  poveretta  non  poteva  rischiarsi  di 

scuotere  gli  abiti  inzuppati  ma  dovea  rimanere  ferma.  Spessa 

anche  le  imponeva  di  vestirsi  a  nuovo,  la  facea  pettinare | 

anzi  la  pettinava  lui  stesso  :  poi  la  facea  situare  in  mezzoj 

della  stanza,   le  toglieva  gli  arnesi   di  lavoro,   e  dopo  ur 

istante  che  la  contemplava ,   le  lanciava  un  bacile  d'  acquài 

senza  che  essa  potesse  dir  parola   (1).  Qualche  volta  dav^|| 

di  piglio  alle  forbici  e  le  recideva  i  capelli  :  ne  la  poverettE 

potea  muoversi,  ma  bisognava  che  lasciasse  fare. 

(1)  Circostanze  riferite  da'  testi  Milordo  Francesco  f.  8,  l3,  Ruffino  Sebastiano 
a  f.  22,  Francesco  Tarallo  a  f.  50  ed  aiiclie  dalla  madre  dell'  uccisa.  Ectic 
quanto  dice  Rosa  Giardino  a  f.  20.  «  Quando  Sebastiano  Artsco  dimorava  nv 
quartiere  dove  io  sto,  seviziava  spesso  la  moglie,  ora  dandole  schialJi,  ora  bui 
andole  acqua  sulla  testa,  dopo  che  si  uvea  aggiustato  i  capelli  che  imponevi 
di  non  mucversi ,  né  quella  polca  arrischiarsi  di  scuotere  gli  abili  che  s' in 
zuppavano  d' acqua. 


_  333  — 

Ecco  ciò  che  riferisce  Francesco  Tarallo  testimone  a  carico: 
«  L' Aresco  si  ritiene  per  poco  sennato  anzi  per  quasi  matto 
«  e  stranamente  capriccioso  giacché  spesso  per  voce  pub- 
«  bilca  senza  nessuna  ragione  recideva  i  capelU  a  detta  sua 
«  moglie  e  dopo  la  bagnava  buttandole  dell'  acqua  sulla 
«  testa  ». 

Lo  stesso  fratello  dell'  uccisa  riferiva  alla  giustìzia',  che  di 
notte  tempo  1' Aresco  faceva  levare  la  moglie,  uscivano  di 
casa  insieme,  e  al  buio  la  conduceva  al  composanto  ;  ed  ivi 
la  tratteneva  per  lunghe  ore. 

Ne  solo  limitavasi  1'  Aresco  a  far  subire  alla  moglie  im- 
provvise impressioni    dell'  acqua  o  di  farle  il  taglio  dei  ca- 
pelli, ma  spesso  trascorreva  a  produrle  del  dolore,  anzi  a 
cavarle  del  sangue  con  quella  freddezza  di  chi  dà  mano  ad 
opera  innocua  anzi  affettuosa.  Molte  volte  punzecchiava  quella 
povera  donna  ;  spesso  le  facea  dei  tagli  nella  cute  e  special- 
mente nelle  orecchie,  e  continue  graffiature  nella  testa.  Ecco 
ciò    che    dice   Concetto    Cutrale   testimone   dell'  accusa  :  — • 
«  Quando  i  conjugi  Aresco  stavano  vicino  la  mia  casa  presso 
«  la  chiesa  Madre  m'  avvidi  più  d'  una  volta  che  il  marito 
«  seviziava  sen:sa  motivo  alcuno  la  mentovata  sua  moglie 
«  ora  pungendole  col  coltello  la  testa,  ora  una  spalla,  ora 
«  percuotendola  e  qualche  volta  le  buttò  dell'acqua  addosso  ». 
Le  punture  e  le  ferite  furono   osservate  dai  periti  sul  ca- 
davere della  donna.  Così  sta  detto  nella  perizia  :  «  Nel  corpo 
«  del  cadavere  vi  si  trovano  le  seguenti  lesioni.  Alcune  graf- 
«  fiature  ìioìi  recenti  nella  parte  posteriore  del  padiglione 
«  di  ambe  le  orecchie  ed  un'  altra  piccola  graffiatura  non 
«  recente  nella  regione  laterale  sinistra  del  collo  ,  non  che 
«  una  ferita  non  sanguinante  (che  fu  la  mortale). 

Ed  in  altra  perizia  :  «  Facciamo  osservare  che  avendo  ta- 
ce gliato  i  capeUi  per  fare  la  sezione  del  cranio ,  su  diversi 
«  punti  del  cuojo  capelluto  abbiamo  scorto  tre  cicatrici  li- 
«  neari  d'  antica  data  derivanti  certamente  da  ferite  alla 
«  testa  ». 

Era  cosa  a  tutti  nota  che  lo  Aresco  nei  momentanei  ac- 
cessi di  stravaganze  tormentasse  anche  in  modo  cruente  la 
povera  moglie.  Ma  nessuno  del  paese,  del  vicinato,  nessuno 


—  334  — 

degl'  intimi  dello  Aresco  potè  mai  spiegare  la  ragione  dei} 
costui  strani  trattamenti  verso  la  moglie  :  onde  ognuno  ri- 
tenea  l' Aresco  per  cervello  balzano,  per  matto,  non  sapendo] 
trovare  la  cagione  di  quel  suo  contrasto  di  affetti  verso  di| 
essa. 

Ecco  brevemente  le  circostanze  della  uccisione  della  sven- 
turata donna. 

Nei  soliti  suoi  accessi  fa  notato  che  1'  Aresco  esclamasse, 
rivolgendosi  alla  moglie.  Prima  ti  devo  levare  la  roba,  dopoi 
la  vita,   indi  mi  farò  monaco.  Altra  volta  tua  madre  ti\ 
deve  piangere  morta. 

Pubblicamente  dimandava  ad  un  prete  quanto  costasse  ili 
viaggio  per  Malta,  ove  dovea  recarsi  per  compra  di  tabacco; 
e  la  moglie  presente  a  tali  dimando   dicea  a  quel  prete  di] 
non  credere  alle  stravaganze   del  marito.  Notevole  è  la  di- 
chiarazione seguente  della  Carmela  Morello.  «  In  un  giornol 
«  di  venerdì ,   due  o  tre  giorni  prima  dell'  omicidio  ,  entraij 
«  nella  bottega  di  Aresco  per  comprare  dell'olio  e  del  pane:: 
«  lì  mi  trattenni  un  poco  come  persona  vicina ,  e  intesi  HI 
«  menzionato  Aresco  il  quale  diceva  alla  propria  moglie  che 
«  lì  pure  trovavasi,  così:  la  roba  sta  finendo,  finirai  pureì 
«  tu,  indi  le  aggiustò  i  capeUi  e  buttò  ad  essa  sua  moglie|| 
i(  sulla  testa  un  bacile  pieno  d'  acqua.  Indi  entrarono  per^ 
«  sone  che  non  so  chi  erano,  comprarono  un  mellone  e  nj 
«  diedero  una  fetta  al  marito  che  ne  buttò  una  metà  contro* 
«  la  moglie   e  la  colpì  nella  bocca.  Poi  le  disse  di  sedersii 
«  e  quella  infelice  si  pose  a  filare.  Accortosi  di  ciò  lo  Are-f 
«  SCO,  le  tolse  la  rocca  ed  il  fuso  e  le  impose  di  stare  lì  se- 
«  duta  senza  lavorare.  Indi  fregandosi  le  mani  le  dicea:  il/^-il 
«  niiluzza,  ora  mi  Jazui  monaco,  ora  mi  fazzu  santo.  Al' 
«  legri  ca  Daminicaria  Maniilussa,  se  Gesù  Cristo  voli,  devii 
«  essere  in  mezzo  alla  casa  (1).  Così  dicea  piuttosto  ridendo, 
«  ed  io  ritenendo  quanto  diceva  uno  scherzo,  gli  dissi  :  Giui 
«  sto   questa  Domenica  dovete  fare  ciò  ?  E  quello  rispose  : 


(■1)  Alaniiluzza,  vezzeggiativo  di  Emmaniiela,  s'intende  Emmanueluccia,  orai 
mi  fo  monaco,  ora  mi  fo  santo.  Allegri  die  Domenica,  se  Gesù  Cristo  vuoleA 
Mmmamicluccia,  devi  essere  in  mnzo  la  casa. 


—  335  — 

((■  Se  Gesù  Cristo  voli  Dumenicaria.  In  ciò  sentendo  dissi  ad 
«  Abramo  :  come  potete  resistere  con  un  uomo  di  questa 
«  fatta  ?  ed  essa  risposemi  :  Figlia  mia ,  ci  vuole  un  pò  di 
\  pazienza  ». 

Tali  manifestazioni  verso  la  moglie ,  quelle  parole  incoe- 
renti possono  mai  attribuirsi  a  mente  che  ragiona?  Eppure 
in  base  alla  dichiarazione  della  Morello  1'  accusa  ha  arguito 
che  r  Aresco  nella  sua  mente  avesse  premeditato  quella 
strage. 

Tornando  al  fatto  ,  come  l' Aresco  avea  in  modo  bislacco 
propalato  ,  così  operò.  La  mattina  del  28  settembre  1873 
quella  povera  donna  si  trovò  distesa  sul  letto  cadavere.  Non 
precedenti  sdegni,  non  contrasti  avean  diviso  la  sera  innanzi 
gli  animi  dei  due  coniugi  :  furono  anzi  visti  in  piena  armo- 
nia sino  alle  ore  due  italiane  dagli  avventori  che  si  erano 
trattenuti  nella  bottega.  Mezz'  ora  dopo  transitando  di  là  Se- 
bastiano Rufìino  sente  i  gemiti  deir  infelice  donna  e  vede 
1'  Aresco  che  apre  e  chiude  la  porta,  protendendo  fuori  la 
testa  quasi  spiasse  i  movimenti  di  coloro  che  passavano. 
Allora  dovette  avvenire  che  il  marito  ferì  la  moglie,  la  quale 
dopo  pochi  intervalli  se  ne  morì.  L'  arma  adoperata  fu  uno 
spillo  con  cui  forse  era  uso  1'  Aresco  pungerla  altra  volta 
come  dicono  i  testimoni. 

Il  colpo  fu. vibrato  nella  schiena  e  proprio  sulla  parte  in- 
feriore della  regione  dorsale  destra,  in  prossimità  della  co- 
lonna vertebrale,  la  ferita  era  penetrata  nella  cavità  toracica 
destra:  la  puntura  questa  volta  fu  mortale.  Il  ferimento  dovè 
avvenire  di  prima  sera;  dapoichè  lo  spillo  fu  immerso  a 
quella  infelice  mentre  era  ancor  vestita,  pria  che  andasse  a 
letto:  furon  trovati  infatti  il  bustino  ed  il  giubbetto  di  lei 
perforati  ed  intrisi  di  sangue  nella  direzione  della  ferita.  Fu 
ferita  di  prima  sera,  per  quanto  attesta  il  Lastrine  di  aver 
inteso  i  gemiti  della  Abramo. 

Che  seguì  in  quella  camera  durante  l' intera  notte  ?  Qua 
è  un  mistero  impenetrabile. 

Certa  cosa  è  che  l' Aresco  corse  tosto  a  svestire  l'uccìsa, 
le  lavò  la  ferita,  le  mise  altra  camicia,  e  poi  la  distese  supina 
sul  letto:  sotto  la  schiena  le  agglomerò  un  lenzuolo;  le  légo 


-  336  — 

ai  piedi  un  corpetto  o  gilè  d'uomo.  I  periti  medici  la  dimane 
trovarono  il  cadavere  coi  piedi  legati. 

Anche  certa  cosa  è  che  tutta  la  notte   l' Aresco   si  pose 
dirottamente  a  piangere,  come  attestano  le  persone  che  di 
là  passavano,  ed  a  gridare:  Maniilussa  miu,  coma  ti  persia 
Jìatu  miu,  e  simili  altre  espressioni. 

Quando  la  mattina  i  vicini  accorsi  alle  sue  grida,  entrare- ., 
no  in  sua  casa  lo  trovarono  piangendo,  con  una  tazza  d'acqua 
calda  in  mano:  la  prima  risposta  alle  dimando  che  gli  si 
fanno,  è  che  sua  moglie  è  morta  di  dolor  di  ventre:  però 
tutti  quei  notarono  in  lui  una  grande  circospezione  a  non 
fare  vedere  il  cadavere  :  teneva  d' occhio  dei  lenzuoli  gettati 
a  terra:  si  che  al  Sindaco  che  è  un  distinto  medico  di  quel 
paese  fece  senso  l'apparenza  della  casa  scomposta:  la  po- 
sizione dell'uccisa  da' piedi  legati,  sì  che  e' ebbe  a  ricono- 
scere in  quella  scena  luttuosa  1'  opera  di  un  insano.  Quel 
medico  conosceva  le  passate  stranezze  dell' Aresco,  e  per 
lui  fu  opinione  che  costui  avesse  agito  sotto  l' impeto  di  una 
perturbazione  mentale. 

I  sospetti  dell'  uccisione  corsero  subito  nell'  animo  degli 
astanti,  non  perchè  ritenevano  l' Aresco  malvagio,  ma  consi- 
deravano le  solite  eccentricità  di  quel  cervello.  Già  molta 
gente  si  raccoglieva  in  sua  casa;  i  parenti  dell'uccisa  anche 
erano  accorsi,  insospettiti  dell'uccisione:  il  fratello  dell'in- 
felice morta  si  era  scagliato  con  percosse  suU' Aresco.  Allo- 
ra comprende  questi  la  sua  mala  posizione:  apre  il  casso- 
ne della  bottega,  dà  in  fretta  di  piglio  a  tutto  ciò  che  gli  ca- 
pita, fa  fagotto  e  fugge.  Fuggì  e  se  ne  corse  da  un  suo  co- 
gnato presso  Catania,  ove  fu  subito  arrestato. 

Nel  suo  interrogatorio  si  è  mantenuto  sempre  negativo^  o 
meglio  ha  risposto  con  parole  inconcludenti,  dicendo  che 
parecchi  anni  or  sono  si  cercò  di  attentare  airpnore  di  sua 
moglie,  e  che  e'  non  vi  badò,  malgrado  che  avrebbe  avuto 
motivo  di  adirarsi  allora:  che  la  sera  dell'uccisione  era 
uscito  di  casa  ad  attingere  acqua  nel  poz2o  della  piazza 
vicina.  Ritornando  vide  una  folla  di  persone  dinanzi  la  sua 
casa,  e  intese  che  si  diceva  sua  moglie  esser  morta  di  dO' 
lore,  e  poi  si  dieeva  uccisa.  E' fuggi  temendo  Pira  dei pa- 


—  337  — 

venti,  che  a  lui  addebitavano  la  morte  della  moglie.  Ag- 
giunse che  sua  moglie  dovette,  essere  uccisa  da  persona  che 
pria  ne  abusò.  Cosi  continua  ripetendo  altre  incoerenze. 

S'istruì  il  processo,  ma  il  giudice  inquirente  non  si  die 
pensiero  di  accertare  le  condizioni  mentali  dell' Aresco.  Ep- 
pure tutt' i  testimoni,  che  della  materialità  del  fatto  lo  accu- 
savano, essi  stessi  spontaneamente  riferivano  delle  strava- 
ganze dello  Aresco:  essi  stessi  lo  giudicavano  per  uomo 
stranamente  capriccioso,  di  poco  senno,  ansi  matto.  L'istru- 
zione venne  fuorviata:  il  processo  fu  indirizzato  con  falsi 
crJterii  istruttorii.  L' Aresco  fu  rinviato  all'Assisie  di  Sira- 
cusa, coir  accusa  di  conjugicidio  premeditato.  Ma  ciò  che 
non  ha  fatto  il  magistrato  inquirente,  ha  creduto  zelo  di  difesa 
e  di  moralità  far  1'  avvocato  adibito  del  patrocinio  officioso 
dell'  Aresco.  Si  diresse  1'  avvocato  a  persone  ragguardevoli 
di  Melilli  per  ricercare  il  passato  dell' Aresco  e  della  sua 
famiglia:  il  suo  carattere,  le  circostanze  del  reato.  Quelle 
persone  anch'  esse  spinte  da  un  interesse  d' umanità  verso 
un  povero  infelice,  gli  furoro  cortesi  del  loro  aiuto.  Se  il 
giudice  istruttore  o  il  P.  M.  avessero  avuto  zelo  di  accer- 
tare lo  stato  mentale  dello  Aresco,  o  se  la  difesa  avesse 
potuto  disporre  dei  mezzi  del  P.  M.  allora  certo  infiniti  ele- 
menti si  sarebbero  raccolti  ed  il  processo  sarebbe  andato 
altrimenti. 

II. 

Fatti  e  circostanze  rilevati  dal  processo. 

Esposto  fedelmente  quanto  si  rileva  dall'istruzione  scritta^ 
brevemente  ora  rassegneremo  fatti  e  circostanze  da  noi  de- 
dotte per  attestare  lo  stato  abnorme  della  mente  nell' Aresco; 
quali  fatti  e  circostanze  sono  rassegnate  da  persone  cospicue 
di  Melilli,  dai  due  primi  medici  di  quel  paese. 

Pria  di  tutto  è  da  osservare,  e  ciò  è  importante,  che  man- 
cava nello  Aresco  alcuna  causa  a  delinquere.  Non  lucro, 
non  gelosia,  non  vendetta,  non  odio,  non  malvagità  spingeva 

r  Aresco  a  consumare  si  orribile  assassinio.  Il  Procuratore 

22 


—  338  — 

Generale  lia  creduto  che  e'  avesse  potuto  a  ciò  muoversi  per 
animo  di  lucro:  ma  questa  è  una  supposizione  contraria  a 
tutte  le  risultanze  del  processo.  L'  Aresco  non  potea  nulla 
sperare  dall'uccisione  della  moglie;  dacché  tutto  essi  aveano 
venduto,  anche  una  cassetta  proprietà  di  lei.  Il  denaro  ri- 
tratto della  vendita  fu  dalla  stessa  moglie  dato  al  marito.  Que- 
sta circostanza  è  attestata  dalla  madre  dell'uccisa. 

Né  si  dica  che  brutale  malvagità  d'animo  avesse  spinto 
quell'uomo  al  truce  misfatto.  No.  L' Aresco  non  sortì  da  na- 
tura animo  malvagio,  feroce:  ebbe  natura  eccentrica,  bol- 
lente: fu  strano,  stravagante;  ma  nessun  fatto  di  cattiveria 
gli  si  addebita:  se  moti  improvisi  spesso  violenti  lo  spinge- 
vano verso  la  moglie,  erano  tosto  seguiti  da  momenti  di  af- 
fettuosa calma. 

Il  Sindaco  lo  dice  di  buona  condotta.  Ed  in  fatti  in  30  anni 
di  vita  mai  il  suo  nome  andò  accoppiato  a  quello  del  delitto. 

Inutile  parlare  di  altre  cause,  di  altri  moventi:  il  processo 
non  offre  dato  alcuno.  Non  rimarrebbe  che  almanaccare  ipo- 
tesi assurde ,  supposizioni  incoerenti,  come  pare  aver  fatto  i 
periti  medici  di  Palermo,  e  come  a  suo  luogo  diremo.  Causa 
a  dehnquere  seria,  positiva  che  abbia  sospinto  l' Aresco  alla 
strage  non  ve  ne  ha:  i  testimoni  dell'accusa,  gente  del  paese, 
vicini  di  casa,  gli  stessi  parenti  dell'uccisa,  non  han  saputo 
attribuire  il  fatto  ad  alcuna  ragione  :  per  essi  certo  é  un  mi- 
stero la  causa  dell'avvenimento. 

Avrebbe  dovuto  bastare  questa  sola  circostanza  a  far  na- 
scere il  sospetto  che  chi  commise  il  fatto,  agì  nello  accesso 
di  alterazione  mentale. 

Tale  sospetto  era  grandemente  avvalorato  dalle  serie  dei 
fatti  riferiti  da  testimoni  a  carico  e  dalle  circostanze  dell'  uc- 
cisione. 

Fin  qui  si  è  discorso  del  processo  attingendo  alle  fonti  del- 
l'istruzione  scritta.  Ma  ecco  dei  fatti  e  delle  circostanze  de- 
dotte nelle  posizioni  a  discolpa,  comprovati  da  testimonianze 
di  somma  fiducia. 

o.)  Le  asprezze  del  marito  verso  la  moglie  erano  alternate 
da  segni  della  più  viva  tenerezza:  ora  le  si  rivolgeva  con 
modi  violenti,  ora  all'inversa  con  maniere  affettuose;  le  une 


•  >.  339  — 

-e  le  altre  dimostrazioni  avvicendava  nello  stesso  momento 
^enza  che  egli  stesso  sapesse  rendersene  ragione. 
;   Quando  bagnava  la  moglie  s'  affrettava  e'  stesso  ad  asciu- 
garla: quando  la  pungeva  o  la  feriva  correva  egli  stesso  a 
medicarla. 

h)  Saverio  Zivillica  egregio  notaio  di  Melilli  riferisce  che 
pochi  giorni  prima  del  triste  avvenimento  l'Aresco  vendè 
una  casa  presso  il  detto  notaio  ;  gli  fu  consegnato  il  denaro 
in  polizze  di  banca.  Costui  appena  l'ebbe  nelle  mani  s'accostò 
al  lume  per  bruciarle,  e  fu  il  Notaio  che  glielo  impedì. 

e)  I  due  primi  medici  dì  Melilli  fan  fede  che  da  più  tempo 
lo  Aresco  mostrava  segni  manifesti  di  un  vìzio  mentale. 

d)  Il  signor  Mario  Milardo,  medico  pur  esso  dice  che  più 
volte  avvertiva  lo  Aresco  di  non  continuare  nelle  sue  strava- 
ganze verso  la  moglie  al  che  ei  rispondeva  che  i  suoi  modi 
violenti  non  procedevano  da  mar  amimo:  che  egli  ansi  era 
appa^sionatissimo  della  moglie,  ma  che  spesso  era  assalito 
da  una  specie  di  tentazione  di  ucciderla,  senza  che  lui  stes- 
so sapesse  rendersi  ragione  di  tale  istinto.  Della  guai  cosa 
egli  mostratasi  dolentissimo. 

Il  carattere  dello  Aresco,  il  suo  temperamento,  il  passato 
della  sua  famiglia  son  notevoli  d'  osservazione. 

a)  11  carattere  di  queir  uomo  è  contrassegnato  da  due  qua- 
lità spiccate:  la  leggerezza  e  la  vanità.  Fin  da  giovine  fu 
sempre  mutabilissimo,  impressionabile,  frivolo,  dissipatore. 
r  incorregibile  sua  vanità  non  lo  lascia  sin  nelle  carceri , 
e  difatti  d' innanzi  alla  gravità  dell'  uccusa,  lui  più  che  pen- 
sare ai  mezzi  di  difesa,  badava  al  modo  di  comporsi  in  faccia 
ai  magistrati,  a  chiedere  persino  a'  suoi  difensori,  se  gli  con- 
veniva parlar  gesticolando  o  nò:  se  i  testimoni  dovevano 
posare  intera  la  mano  sul  Vangelo  o  tenerla  sospesa  in  aria 
e  simili  frivolezze. 

b)  Il  suo  temperamento  è  nervoso  :  ha  occhi  vivi  ed  infos- 
sati, statura  piccolissima,  membra  poco  sviluppate.  É  pallido, 
scarno,  ha  voce  ed  atteggiamento  piuttosto  femminile.  È  lo- 
quacissimo sino  alla  noia. 

e)  L'  Aresco  deriva  da  una  famiglia  nella  quale  la  predi- 
sposizione alla  alienazione  mentale  è  ereditaria.  Alcuni  testi- 


^  340  — 

moni  dicono  che  sua  madre  fosse  morta  pazza:  moltissiini 
vecchi  asserivano  che  il  nonno  in  un  accesso  di  foUia  uccise 
anche  la  propria  moglie.  Certo  è  che  la  sorella  dell'  Aresco, 
vivente,  è  d' intelletto  così  leggiero  che  la  chiamano  in  paese 
la  matta. 

Ora  i  periti  di  Palermo  ad  affermare  nello  Aresco  piena 
integi-ità  mentale,  pare  che  non  posero  attenzione  alle  cir- 
costanze notate. 

III. 

La  difesa  e  la  perizia  medica. 

Neil'  aprile  dell'  anno  1875  la  causa  dell'  Aresco  portavasi 
d'  innanzi  alle  Assisie  di  Siracusa. 

Pei  fatti  serii ,  e  positivi  che  la  difesa  ufficiosa  sostenuta 
splendidamente  daireloquenza  dell' Avv.  Giaracà  nel  rassegnare 
nelle  posizioni  a  discolpa,  onde  dimostrare  il  vizio  di  mente 
neir  Aresco,  rimase  scossa  oell'  animo  del  P.  Ministero  la  sua 
ferma  e  cieca  opinione  della  integrità  mentale  dell'accusato. 
Per  r  accusa  la  situazione  non  era  favorevole ,  mentre  nel- 
V  animo  dei  giurati  era  penetrato  il  dubbio  che  nell'  Aresco 
vi  fosse  più  un  infelice  che  uno  scellerato.  Allora  il  P.  Mi- 
nistero cercò  un  espediente  per  sospendere  il  dibattimento, 
ed  invocò  il  parere  de' medici  periti;  ciò  che  avrebbe  dovuto 
chiedersi  durante  il  corso  dell'istruzione. 

Infatti  la  difesa  considerando  che  nel  pubblico  dibattimento 
i  fatti  che  si  sarebbero  svolti  avrebbero  dati  chiari  elementi 
al  giudizio  dei  periti,  comprese  che  altrimenti  senza  cogni'- 
zione  del  processo  non  vi  sarebbe  stata  perizia.  Ma  il  P.  M. 
domandò  che  l' Aresco  fosse  tradotto  in  un  Ospizio  di  Palermo, 
ed  ivi  fosse  dato  il  parere  dei  periti  scelti  dal  Giudice  Istrut- 
tore ;  ed  uniforme  a  questa  richiesta  la  Corte  emise  l' ordi- 
nanza, così  che  r  Aresco  fu  menato  in  Palermo;  ed  il  Giudice 
istruttore  di  là  scelse  tre  medici  per  l'esame  dell'accusato. 

Senza  la  cognizione  intera  del  processo  e  senza  l'induzione 
che  poteva  sorgere  dallo  svolgimento  dei  fatti  nella  pubblica 
discussione,  non  poteva  sorgere  dalla  mente  dei  periti,  com'è 


—  341  — 

èorto,  che  un  secondo  atto  di  accusa,  che  qui  trascriviamo 
intero. 

Perizia  medica. 

»  ....Incaricati  noi  di  questo  esame,  per  lunga  pratica  che 
abbiamo  a  trattar  coi  pazzi  come  medici  addetti  al  ramo 
sanitario  di  questo  manicomio,  siamo  stati  di  unanime  con- 
sentimento nel  pretendere  ed  abbiamo  ottenuto  che  Sebastia- 
no Aresco  ,  lungo  il  periodo  delle  nostre  esperienze  fosse 
trattenuto  nel  carcere  surriferito  e  non  tradotto  nell'asilo 
degh  alienati,  ove,  venuto  a  scuola  di  simulazione,  avrebbe 
complicato  e  reso  più  difflcih  i  nostri  giudizii.  Là  segui  la 
serie  delle  nostre  disquisizioni  che  portammo  a  compimento 
in  un  tempo  abbastanza  lungo  con  quella  pacatezza  di  animo 
e  con  queir  accorgimento  che  si  richiedono  in  simili  casi,  ed 
oggi  siamo  in  grado  di  poter  riferire  quanto  appresso. 

«  Sebastiano  Aresco,  come  abbiamo  detto,  è  un'uomo  su  i 
38  anni,  basso  e  robusto  della  persona,  di  sana  costituzione, 
non  soggetto  a  mal  di  nervi,  né  a  malattie  fìsiche  di  sorta 
alcuna. 

«  Trasse  origine  da  genitori  sani  e  non  mai  sofferenti  di 
malattie  cerebrali.  L'  alienazione  mentale  fu  sempre  estranea 
alla  sua  famiglia,  né  egli  ci  riferisce  alcuna  sua  sofferenza 
nel  passato  che  potesse  riferirsi  a  questa  malattia.  Dotato 
di  mediocre  intelligenza  ed  appena  iniziato  nelle  lettere ,  egli 
è  di  facile  comprensione,  stentato  nel  rendere  le  idee,  accorto 
nel  dire,  né  mai  cade  in  fallo.  Alle  molte  e  svariate  interro- 
gazioni che  noi  gli  dirigiamo  per  sondare  il  suo  morale,  dà 
risposte  costantemente  sennate  e  coerenti  né  traspare  in  tutti 
i  suoi  ragionarìi  alcuna  idea  morbosa  fìssa,  alcun  disordine 
parziale  o  generale  della  mente  che  accenni  a  foUia,  né  la 
sua  attitudine  é  quella  di  un  uomo  che  volesse  infingersi 
pazzo.  Noi  r  abbiamo  chiesto  di  molti  particolari  riguardo 
all'  omicidio  di  Emmanuela  Abramo,  e  gli  abbiamo  parlato 
dei  sospetti  che  cadono  contro  di  lui  come  autore  del  reato, 
ed  egli  se  ne  cava  bellamente  negando  tutto,  protestando  la 
sua  innocenza  e  stando  fermo  nella  inconcludente  deposizione 


—  342  — 

da  lui  fatta  nell'  interrogatorio.  La  mia  Manueluccia,  segUe 
a  dire,  ah  com'era  bella,  com'era  buona!  E  come  avrei 
avuto  il  coraggio  di  ammassarla  ?  Rabbrividisco  a  solo  pen- 
sarlo !  Io  era  andato  in  quella  notte  fuori  della  mia  casa 
per  attinger  acqua,  ed  appena  tornato  intesi  dai  vicini  il 
caso  tristissimo  avvenuto  e  tutto  dolente  e  spaventato  me 
ne  andai  a  casa  di  mia  sorella.  Io  non  so  nulla  del  fatto 
come  successe. 

«  Ma,  osservavamo  noi  :  non  apriste  voi  da  dentro  ai  primi 
venuti  in  casa  vostra?  non  vi  presentaste  loro  con  una  tazza 
in  mano  per  dar  mostra  di  aver  soccorso  quella  infelice, 
che  dicevate  morta  di  dolore  allo  stomaco?  Non  faceste  far- 
dello di  tutto  il  necessario  prima  di  rendervi  latitante?  E 
quei  busti  che  si  trovarono  nascosti  fra  le  masserizie,  forati 
nel  dorso  e  fumanti  ancora  di  sangue?  Non  rivelano  essi 
che  l'autore  del  delitto  poteva  disporre  a  suo  modo  del  tempo 
per  prendere  le  necessarie  precauzioni  onde  il  suo  triste 
operato  rimanesse  occulto?  Poteva  mai  usare  di  questo  ac- 
corgimento un  tale  che  penetrato  nella  vostra  casa  nel  breve 
istante  che  voi,  come  dite,  usciste  per  attinger  acqua,  avesse 
irrogato  quella  ferita?  Appena  consumato  il  delitto  non  sa- 
rebbe egli  fuggito  non  visto  d'alcuno? 

«  A  tutte  queste  domande  egli  rispondeva  con  parole  ste- 
reotipate: signori,  io  non  so  niente  di  tutto  questo;  so  che 
nel  processo  si  dicono  molte  cose  che  m'incolpano,  ma  io 
sono  innocente.  Sono  i  miei  nemici  che  han  deposto  tutte 
queste  calunnie,  gente  cattiva,  so  che  non  ha  coscienza,  e 
ve  ne  ha  pur  troppo  nel  mio  paese.  Ma  voi  altri  signori 
siete  gente  da  bene,  e  mi  dovete  aiutare,  toglietemi  da  que- 
sto ginepraio,  altrimenti  son  perduto.  E  così  dicendo  tra 
supplichevole  e  commosso,  le  lacrime  gli  cadevano  giù  per 
le  guance,  si  atteggiava  a  dolore  con  maschera  da  Sereflno, 
e  ci  guardava  ansiosamente  aspettando  da  noi  una  parola 
d'incoraggiamento  e  di  conforto.  E  gliene  demmo,  poiché 
un'  infelice,  fosse  anche  malvaggio,  merita  sempre  l'altrui 
commiserazione;  della  qual  cosa  egli  ci  seppe  il  buongrado , 
e  da  quel  momento  gì' inspirammo  fiducia  a  segno  che  una 
volta  che  eravamo  da  soli  a  solo  ci  disse  sotto  voce:  io  sa- 


~  343  — 

/)(?[?«  che  arrivato  in  Palermo  doveva  essere  tradotto  al- 
l'ospedale  dei  passi;  così  mi  disse  una  mia  parente  alla 
partenza j  e  l'era  stato  detto  da  persona  che  potea  saperlo. 
Perchè  non  mi  hanno  condotto  in  quello  stabilimento  ?  Egli 
•è,  rispondemmo,  perchè  questo  espediente  non  è  più  ne- 
cessario alla  vostra  causa;  voi  rimarrete  qui  senza  il  biso- 
gno d'infingervi  pazzo. 

«  Questo  dialogo  che  abbiamo  voluto  riferire  per  filo  e 
per  segno,  mostra  quali  sieno  le  disposizioni  d'animo  del- 
l' accusato,  e  come  egli  tenga  tutt'  ora  fermo  nell'  assoluto 
diniego  di  ogni  fatto.  In  lui  traspare  una  certa  imperturba- 
bilità di  carattere,  ha  la  coscienza  non  i  rimorsi  del  delitto, 
e  il  timore  che  la  giustizia  possa  scoprire  la  verità  e  far 
cadere  su  di  lui  la  sua  vindice  spada,  questo  l' avviUsce,  lo 
prostra,  1'  annienta,  come  ci  fu  dato  più  volte  di  osservare 
mettendolo  in  contraddizione  coi  fatti  consacrati  nel  processo. 

((  A  dirla  breve,  egli  ha  l'aria  del  delinquente,  dell'uomo 
malvagio  che  sente  l'istinto  della  propria  conservazione,  non 
mica  il  dovere  di  rispettare  la  vita  altrui  e  far  diritto  agli 
altri  di  potere  esistere.  In  altri  termini  egli  è  un  miserabile 
inclinato  a'  reati  di  sangue ,  non  un  fuorviato  di  mente ,  e 
questo  risulta  ben  chiaro  analizzandolo  in  tutte  le  sue  azioni, 
e  mettendo  in  confronto  il  suo  operato  con  quello  che  si  os- 
serva nella  pazzia  omicida. 

«  Noi  distinguiamo  tre  forme  di  classi  di  alienazione  men- 
tale che  possono  spingere  1'  uomo  alla  distruzione  del  suo 
simile,  la  mania,  la  monomania  o  hpemania  e  la  demenza. 

«  Quest'  ultima  la  escludiamo  perchè  evidentemente  non  fa 
al  nostro  caso. 

«  Sebastiano  Aresco  non  è  un  demente  e  non  ha  potuto 
commettere  un  reato  per  incapacità  intellettiva. 

«  Rapporto  alla  mania  o  a  quella  forma  psicopatica  che 
viene  caratterizzata  da  delirio  generale,  da  idee  usuberantì, 
tumultuose,  incoerenti  e  da  tendenza  a  nuocere  ed  a  distrug- 
gere con  atti  incoscienti,  irriflessi,  irrisistibili,  noi,  escludia- 
mo quella  a  corso  lento,  la  quale,  il  più  ordinariamente  pre- 
ceduta da  prodromi  o  sintomi  precursori,  è  bastantemente 
accentuata  nel  suo  corso  e  contrasegnata  da  fenomeni  assai 


—  344  — 

culminanti  per  potersi  disconoscere.  Quando  essa  esiste  può 
benissimo  creare  imbarazzi  al  medico  legale  pei  casi  di  simu- 
lazione più  o  meno  perfetta,  ma  non  può  mai  trarre  in  inganno 
che  non  sia  laddove  abbia  spiegato  il  suo  quadro  fenomenico. 
Lo  Aresco  con  certezza  non  era  affetto  da  questo  genere  di 
encefalopatia;  egli  non  presentò  mai  né  prima,  né  durante, 
né  dopo  r  assassinio  alcun  fenomeno  che  si  potesse  ad  essa 
riferire. 

«  Resterebbe  a  considerare  la  così  detta  mania  transitoria 
0  di  rapido  corso  la  dì  cui  durata  può  essere  anche  di  poche 
ore.  Essa  è  facilmente  riconoscibile  ai  caratteri  stessi  dell'ac- 
cesso maniaco  ordinario,  il  quale  in  questa  varietà  si  dispiega 
solo  per  un  tempo  brevissimo  e  nella  sua  completa  forma, 
dando  luogo  ugualmente  ad  atti  di  violenza  cieca  ed  irresi- 
stibile. 

«  Ma  lo  Aresco  in  quella  notte  fatale  si  mostrò  ben  cal- 
colato, ben  ponderato  in  tutte  le  sue  azioni.  Scelse  un'arma 
strettissima  per  nascondere  meglio  il  suo  malfare;  rimosse 
dal  corpo  dell'  uccisa  tutti  gli  oggetti,  tutte  le  vestimenta  che 
portavano  le  tracce  del  reato;  adagiò  il  cadavere  alla  supina 
per  ingannare  meglio  sulla  causa  della  morte,  e  spiava  fre- 
quentemente se  persona  che  passasse  per  la  via  potesse  sen- 
tire i  lamenti  della  sua  vittima.  Tutto  questo  non  porta  affatto 
alla  idea  dell'  atto  violento  irresistibile,  ma  piuttosto  ad  una 
convinzione  di  pacatezza  di  animo,  di  accorgimento  e  di  ra- 
gione che  usati  in  quei  momenti  fatalissimi,  fanno  rabbrivi- 
dire, mettono  raccapriccio.   E  poi  come  accordare   insieme 
l'atto  violento,  subitaneo,   infrenabile  dell'accesso  maniaco 
colla    premeditazione ,   coli'  annunzio  dato  due  o  tre  giorni 
avanti  a  quella  infelice,  nella  più  perfetta  tranquillità  di  spi- 
rito :  domenica  tu  sarai  morta.  Non  sono  questi  i  controse- 
gni del  libero  operare  con  coscienza,  i  caratteri  della  mal- 
vagità? Credo  facile  a  chiunque  avvedersene. 

«  Nella  monomania,  nella  lipemania  omicida,  sia  essa  in- 
tellettiva o  mossa  da  un'idea  delirante,  effetto  di  falso  ra- 
ziocinio ,  sia  istintiva ,  cioè  determinata  da  cieco  e  fatale 
impulso  irresistibile  ed  incosciente,  l' infermo,  cessato  il 
furore  del  parosisrao  è  reintegrato  nella  sua  tranquillità,  è 


pentito,  raumiliato,  piange  l'operato  male.  Anche  consumato 
l'omicidio  nel  più  perfetto  secreto,  l'ammalato  candidamente 
rivela  tutto,  non  nega,  non  mendica  scuse,  non  cerca  pre- 
testi, non  finge,  non  procura  d' ingannare  gli  altri  e  di 
fuggire  alla  pena;  chiede  anzi  la  punizione  del  suo  malfatto. 
Egli  ha  potuto  essere  buono  di  condotta,  ha  potuto  discen- 
dere da  parenti  alienati  o  convulsionarii,  ha  forse  sofferto 
di  malattie  fìsiche  o  nervose  che  gli  hanno  alterato  la  co- 
stituzione e  la  mente. 

«  Ma  quali  di  tutte  queste  note  caratteristiche  della  mo- 
nomania omicida  riconosciamo  nello  Aresco?  Egli  che  mosse 
al  delitto  da  una  idea  interessata ,  lo  acquisto  di  picciola 
somma  e  l'odio  per  quella  donna  di  cui  si  volea  disfare? 
Che  cercò  il  mistero  per  consumare  l'esecrando  reato  e  ge- 
losamente lo  nascose  e  si  adopera  a  tutt'  uomo  per  coprirsi 
innanzi  alla  leg'ge?  Che  scoperto  nega  tutto,  scansa  se  stesso , 
altri  incolpa,  e  riluttante  alla  pena  prega ,  si  raccomanda, 
chiede  ajuto  perchè  non  l'ingojasse  l'abisso  che  si  scavò  egli 
stesso? 

«  Non  sono  queste  invece  le  note  della  colpa  e  della  mal- 
vagità ? 

«  Noi  lo  crediamo  fenuamente  e  forti  della  nostra  con- 
vinzione riassumiamo  il  nostro  avviso  di  risposta  ai  due 
quesiti  proposti  nei  seguenti  termini: 

«  Sebastiano  Aresco  non  è  e  non  è  stato  mai  pazzo. 

«  Egli  è  responsabile  delle  sue  azioni  in  faccia  alla  giLì- 
stizia  e  nell'attuaUtà  può  venir  giudicato.  » 

Palermo  1  Settembre  1875. 

Rosario  Gebbia  relatore 
Gaetano  Costanzo 
Bernardo  Salemi. 

La  difesa  sebbene  profana  alla  scienza  alienistica,  se  non 
si  arrogò  di  fare  esame  della  perizia  >  fece  però  delle  con- 
siderazioni, che  avrebbero  dovuto  scuotere  la  torpida  mente 
della  Corte ,  e  che   qui  notiamo   perchè  pongono    in  chiara 


—  346  — 

contraddizione   la  perizia  coi    fatti  del   processo,    sui  quali, 
ultimi  avrebbero  dovuto  i  medici   fondare  il  loro  giudizio  q\ 
non  in  base  dell'atto  di  accusa  e  di  uno  o  due  inconcludenti 
interrogatori!.  Era  giustamente  per  la  difesa  uno  dei  quesiti  3 
principali  la  causa  a  delinquere.  In  ciò  i  periti  moslrandoi 
ignoranza  dei  fatti,  crearono  supposizioni  incoerenti  ed  as- 
surde. Imperocché  secondo  costoro  il  movente  del  reato  nello 
Aresco  fu  V  espoliazione  della  moglie  e  V  odio  contro  di 
essa  —  Espoliazione  di  che  cosa?  La  moglie  nulla  avea:  una 
casetta  rimastale  fu  venduta  da  essa,  ed  il  danaro  che  ella 
ritrasse  lo  avea  dato  al  marito  ;  ciò  attesta  la  madre  della 
infelice  uccisa. 

Ma  i  periti  non  furono  paghi  di  cotesta  supposizione  ca- 
vata dal  loro  cervello,  considerava  la  difesa,  ed  aggiunsero  : 
«  o  la  espoliazione  fu  causa  della  uccisione,  o  la  morte  della 
«  moglie  ed  il  possesso  della  somma  sottratta  faceva  parte 
«  di  un  piano  pur  troppo  delittuoso  nel  suo  svolgimento 
«  eh'  egli  dovea  mettere  in  esecuzione.  Sarebbe  logico  sup- 
«  porre  che  1'  Aresco  nel  suo  triste  proposito  avesse  agito 
«  secondo  il  piano  preconcetto  di  disfarsi  della  moglie  che 
«  odiava ,  impossessarsi  del  danaro  di  essa ,  andare  all'  e- 
«  stero,  sottrarsi  al  rigore  della  giustizia  ed  alle  insistenze 
«  de'  suoi  creditori.  » 

Ma  la  difesa  domandava,  donde  cavano  i  periti  che  nella 
mente  dell'  Aresco  vi  fosse  un  piano  ?  Qual'  era  mai  questo 
piano  ?  Per  quale  ragione  e'  l'avea  ideato  ed  effettuato?  Dopo 
la  consumazione  del  reato  l'  Aresco  operò  in  conseguenza 
del  suo  piano  ?  Se  nel  suo  disegno  preconcetto  e'  era  d' im- 
possessarsi della  somma  e  fuggire  per  V  estero  ,  la  difesa 
domanda,  come  va  che  uccisa  la  moglie  di  prima  sera  e'  sia 
rimasto  tutta  la  notte  nella  stanza  dinanzi  la  vittima?  Perchè 
non  fuggi  tosto  ?  Perchè  fece  fagotto  la  dimani  quando  i  so- 
spetti lo  designavano  autore  della  strage  ? 

Né  si  dica  che  e'  cercasse  di  occultare  il  reato,  simulando 
che  la  moglie  fosse  morta  di  dolore.  In  tal  caso,  rifletteva 
la  difesa,  come  si  accorda  questo  7n'«/zo  delittuoso  nella  sua 
mente  ,  questo  disegno  freddamente  calcolato  come  dicono 
i   periti  ,   con  le  bislacche  propalazioni  che  e'  faceva  nel  vi- 


cinato  di  fare  trovare  la  moglie  morta  in  mezzo  della  stanza? 
A  che  occultare  un  fatto  che  egli  stesso  prima  avea  annun- 
ziato ? 

Donde  poi  i  periti  hanno  attinto  che  I'  Aresco  odiava  la 
moglie  ?  Dal  processo  invece  risulta  che  se  egli  avea  accessi 
violenti  contro  di  essa ,  pure  dopo  un  istante  mostravasi 
buono  ed  affettuoso.  Eterna  contradizione  nella  vita  dello 
Aresco! 

Ad  escludere  uno  stato  di  allucinazione  intellettiva ,  pare 
che  i  periti  avessero  fondato  il  loro  giudizio  su'  discorsi  te- 
huti  con  r  accusato.  Le  sue  risposte  costantemente  sennate 
e  coerenti ,  i  suoi  ragionamenti  de'  quali  non  traspare  al- 
cuna idea  morbosa^  fissa,  alcun  disordine  generale  o  par- 
ziale^ hanno  avuto  gran  peso  nell'  animo  dei  periti. 

Pria  d' ogni  cosa  osservò  la  difesa  che  T  Aresco  malgrado 
che  sapesse  di  trovarsi  dinanzi  a' periti,  ed  all' oggetto  della 
ispezione  medica  mandato  in  Palermo  non  simula  alterazioni 
mentali,  come  affermano  gli  stessi  periti,  non  accusa  ma- 
lattia di  nervi  :  anzi  dichiara  che  V  alienazione  mentale  è 
stata  estranea  alla  sua  famiglia.  Queste  circostanze  e'  in- 
ducono a  dubitare  vieppiù  della  perturbazione  mentale  nello 
Aresco  :  al  contrario  pe'  periti  le  dichiarazioni  franche  la 
impertubabilità  di  carattere  di  chi  potrebbe  sperare  simulan- 
do, sono  prove  delle  di  lui  integrità  mentali  ! 

Notò  la  difesa  doversi  censurare  almeno  di  molta  legge- 
rezza i  periti,  quando  da  un  semplice  interrogatorio  vogHono 
giudicare  delle  facoltà  mentali  di  un  individuo  ;  ed  aggiunse 
non  toccare  ad  essa  dimostrare  come  i  ragionamenti  non 
escludono  la  mania  e  che  anzi  le  azioni  strane  malgrado  ap- 
parenti ragionamenti  possono  costituire  spesso  la  follia* 

Finalmente  i  periti  han  descritto  alcune  forme  in  cui  mà-^ 
nifestasi  la  pazzia ,  per  dirci  che  nessun  carattere  proprio 
di  tali  forme  di  malattia  riscontrasi  nello  Aresco. 

Ponendo  da  parte  qualunque  indagine  scientifica  la  difesa 
avrebbe  desiderato  che  i  periti  avessero  tratto  il  loro  giudizio 
considerando  le  circostanze  tutte  del  processo ,  studiando  in- 
timamente lo  Aresco  nei  precedenti  della  sua  vita  e  della  sua 
famiglia;  perchè  cosi  formandosi  giusti  criteriì  sì  sarebbero 


-  348  — 

profondamente  convinti  clie  quando  l' Aresco  consumò  V  uc- 
cisione della  moglie  doveva  trovarsi  sotto  1'  accesso  di  alie- 
nazione mentale. 

A  queste  considerazioni  giudiziose  della  difesa  facciamo 
seguire  le  nostre  osservazioni.  Ma  speriamo  che  i  nostri 
colleghi  non  si  adonteranno  della  nostra  severità.  Essi  si 
sono  ingannati  nel  voler  credere  ancora  che  la  pazzia  con- 
sistesse sempre  negli  sragionamenti,  e  non  più  sovente  ne- 
gli atti  strani  di  cui  la  cagione  è  da  ritrovarsi  più  nell'in- 
terno dell'  individuo  che  fuori  di  lui.  Queste  credenze ,  alle 
quali ,  perchè  manifestate  dai  medici ,  si  afferrano  per  ten- 
denza naturale  o  fittizia  i  magistrati,  che  ancora  sono  domi- 
nati dal  famoso  art.  95  del  codice  penale,  che  condanna  il 
mezzo  pazzo  volendo  che  il  pazzo  fosse  un  automa,  sono  il 
colpo  di  grazia  per  le  vittime  che  destinate  ai  manicomìi 
vanno  invece  a  trascinare  la  catena  dell'  assassino.  Noi  non 
condanniamo  i  medici ,  ma  vorremmo  che  questi  in  simili 
faccende  si  facessero  guidare  da  un  convincimento  morale 
risultamento  induttivo  di  sani  precetti  della  scienza  tanto  in 
progresso,  e  non  da  una  emozione  corriva. 

Insomma  noi  rispettiamo  il  parere  dei  valenti  colleghi  ;  ma 
quando  vediamo  che  questo  parere  ,  eh'  è  contraddetto  dai 
precetti  della  scienza  e  dalla  logica  dei  fatti ,  è  stato  la  causa 
di  una  irreparabile  sventura,  ognuno  è  nel  dovere  di  osser- 
vare che  la  responsabilità  non  è  della  giustizia ,  ma  di  lui 
che  le  guida  il  braccio  a  percuotere. 

Noi  pure  potremmo  ingannarci  nelle  nostre  osservazioni; 
ma  allora  o  bisogna  negare  i  fatti  consacrati  nel  processo  o 
dichiarare  falsi  i  precetti  della  scienza  tanto  in  connessione 
logica  con  la  natura,  lo  svolgimento  e  1'  esercizio  delle  fa- 
coltà umane. 

IV. 

Br^evi  considerazioni. 

Condannato  l' Aresco,  la  difesa  officiosa  produsse  ricorso 
in  Cassazione  ,  ricorso  che  fu  respinto  ,  perchè  senza  che 
persona  ivi  avesse  assistito  per  interesse  della  causa,  quella 


—  349  — 

Corte  passò  di  sopra  ai  motivi  più  seri  ed  attendibili  e  con- 
fermò r  atroce  verdetto  ;  di  cui  il  tempo  certo  ne  confermerà 
r  ingiustizia  ;  poiché  quello  ctie  dal  processo  non  si  è  voluto 
rilevare  cioè  la  pazzia ,  che  i  periti  medici  e  la  Corte  non 
vollero  riconoscere  perchè  l' Aresco  stesso  protestava  di  non 
essere  pazzo,  lo  ha  scorto  ora,  come  siamo  stati  assicurati, 
il  senso  comune  nelle  carceri  di  Siracusa  dove  1'  Aresco  è 
tenuto  da  tutt'  i  suoi  concaptivi  come  matto  per  le  di  lui  fre- 
quenti stravaganze. 

Ma  veniamo  alle  nostre  brevi  considerazioni. 

In  prima  i  periti  stimarono  di  esaminare  l' Aresco  non  nel 
Manicomio,  perchè  pensarono  che  ivi  colui  sarebbe  venuto 
a  scuola  di  simulazione.  Noi  al  contrario  siamo  stati  sem- 
pre di  avviso  che  il  simulatore  si  scovre  veramente  in  mezzo 
ai  pazzi.  Se  l' Aresco  avesse  avuto  idea  di  simulare  la  fol- 
lia, lo  avrebbe  pure  fatto  fuori  del  manicomio,  ma  noi  cre- 
diamo che  neanche  ivi  r  avrebbe  simulata,  quando  in  pub- 
blica discussione  protestava  contro  i  medici  ed  i  testimoni 
(^he  lo  asserivano  matto,  e  dichiarava  di  essere  sano  di  mente. 
Gli  stessi  periti  affermano  Che  l' Aresco  loro  assicurò  di  non 
essere  lui  mai  folle  né  1'  alienazione  mentale  avere  affetto 
alcuno  della  sua  famiglia. 

Domandiamo  ai  periti  se  nel  Manicomio  di  Palermo  V  è 
un  pazzo  che  può  dire  di  esser  tale  ?  Essi  sanno  che  la  follia 
consiste  nel  non  potersi  avvedere  del  proprio  stato ,  e  poi 
credono  ritenere  la  sanità  di  mente  perchè  costui  afferma 
ciò  che  non  avverte.  Ma  ancora  riflettiamo,  che  un  alienato 
che  ha  la  coscienza  dell'atto  criminoso  può  fingere  una  follia 
che  non  é  la  sua  ;  perché  avendo  la  coscienza  della  malva- 
gità dell'  atto,  e  credendo  questo  atto  per  lui  naturale  e  ra- 
gionevole e  non  effetto  di  turbamento  mentale,  che  non  può 
avvertire  ,  può  fìngere  un'  altra  pazzia  ;  cioè  dissimulare  la 
vera  e  simularne  un'  altra.  Ciò  è  raro  che  avvenga,  perchè 
r  alienato  che  delinque  con  coscienza  di  delinquere,  è  dissi- 
mulatore sempre  ;  ma  1'  esperto  alienista  neir  esame  degli 
atti  di  lui  scorge  facilmente  che  ì  mezzi  adoperati  per  na- 
scondere il  misfatto  sono  frivoli,  e  che  scovrono  un'  astuzia 
balorda  e  non  guidata  dalla  ragione  ;  così  che  la  premedita- 


—  350  — 

zione  del  pazzo  si  svela  nella  sconnessione  e  nella  leggie- 
rezza  di  certi  mezzi  che  non  preservano,  come  è  facilissimo 
scorgere  negli  atti  con  cui  1'  Aresco  cercò  nascondere  il  de- 
litto. 

Gli  egregi  periti  affermano  che  per  sondare  il  morale  del- 
l' Aresco,  gli  diressero  molte  e  svariate  interrogazioni,  e  dalle 
risposte  sennate  e  coerente  ne  conchiusero  di  non  essere 
colui  pazzo  né  di  esserlo  mai  stato.  Ma  noi  da  questi  inter- 
rogatorii  non  rileviamo  nulla  perchè  non  riuscirono  i  periti, 
come  non  riusciranno  mai,  da  semplici  e  volgari  domande 
ottenere  risposte  che  potessero  indicare  malate  quelle  facoltà 
le  quali  si  sottraggono  affatto  ad  ogni  interrogatorio,  perchè 
di  queste  speciali  facoltà  dette  affettive  che  non  producono 
né  idee  né  giudizi! ,  possono  solo  rilevarsi  i  disordini  negli 
atti  strani  contraddetti  dai  raggionamenti  prodotti  dalle  fa- 
cultà  intellettive  rimaste  integre.  L'esame  del  processo  e 
di  quanto  si  disse  nella  pubblica  discussione  avrebbe  meglio 
degl'  interrogatorii  illuminato  i  periti,  poiché  se  il  loro  esame 
fu  portato  su  le  facoltà  intellettuali,  quai  mezzi  avevano  per 
eccitare  e  porre  in  azione  le  facoltà  affettive? 

Per  la  qual  cosa  noi  non  abbiamo  potuto  dai  concetti 
della  perizia  conoscere  se  gli  egregi  medici  di  Palermo  ri- 
tengono il  progresso  fatto  dalla  freniatria  e  dalla  legge  su 
le  follie  ragionanti.  Pare  che  noi  ritenessero  quando  desu- 
mono da  certi  ragionamenti  l' integrità  della  mente.  Già  noi 
agi' interrogatorii  dell' Aresco,  nella  sua  insensibilità  ed  in- 
differenza, nella  coscienza  fittizia,  nell' attegiarsi  al  dolore 
con  maschera  di  Serafino,  espressione  dei  periti,  non  ve- 
diamo che  la  dissimulazione  di  un  folle  che  ha  la  coscienza 
dell'  atto  criminoso  e  che  cerca  di  evitare  una  finzione  cre- 
dendo di  essere  al  coperto  pei  mezzi  da  lui  usati  e  ritenuti 
impossibile  a  scovrirsi ,  sebbene  frivoli  e  da  lui  stesso  an- 
tecedentemente rivelati,  nel  premeditato  uxoricidio. 

Nel  1861  in  Spagna  nella  famosa  causa  Sagrerà,  l'Acca- 
demia di  medicina  e  chirurgia  di  Valenza,  interrogata  dal 
Magistrato,  ritenne  in  questa  Signora  l'  integrità  della  ra- 
gione, perchè  rispondeva  ragionevolmente  nei  suoi  interro- 
gatorii e  scriveva  delle  lettere  sensate.  Ma  la  Commissione 


—  351  — 

composta  in  seno  della  Società  medico- psicologica  di  Parigi 
dai  celebri  alienisti  Legrand  de  Saulle,  Loìsseaa,  e  Brierre 
de  Boismont  relatore,  ritenendo  i  principii  che  1'  Accademia 
valenziana  professa  nelle  sue  risposte  al  magistrato,  molto 
lontani  di  essere  di  accordo  con  le  osservazioni  esatte  e  ri- 
gorose di  fatti  di  alienazione  mentale  studiati  nei  manicomii, 
dichiara  1'  Accademia  Spagnuola  ignorante  tanto  degli  studi i 
della  pazzia  di  affermare  di  non  avere  questa  mai  osservato 
neanche  un  folle  nei  manicomii,  quando  crede  alla  integrità 
della  mente  perchè  rispondesi  ragionevolmente  negl'  interro- 
gatorii,  e  si  scrivono  lettere  sensate  Cosi  che  la  Sagrerà  fu 
dichiarata  affetta  di  alienazione  mentale  ;  ed  annullata  la  sen- 
tenza che  aveva  portato  la  condanna  di  sei  persone. 

Il  primo  Avvocato  Generale  Merville  pronunziava  in  caso 
(li  una  domanda  d' interdizione,  nella  Corte  di  Lione,  le  se- 
guenti solenni  parole:  —  «Tutt'i  medici  alienisti  hanno  con- 
»  fermato  che  vi  hanno  dei  folli  che  sono  folli  nelle  loro 
»  azioni  e  non  nelle  loro  parole,  i  quali  rispondono  molto 
»  ragionevolmente  a  tutte  le  questioni  che  loro  s' indirizzano, 
»  si  esprìmono  con  lucidezza,  conservano  un'apparenza  di 
»  ragione  fin  nelle  loro  concezioni  deliranti.  È  pei  loro  an- 
))  tecedenti  piuttosto  che  per  la  loro  conversazione  che  ap- 
»  prendesi  di  esser  pazzi.  Si  sono  veduti  dei  maniaci  affetti 
»  di  una  follia  ben  caratterizzata,  poiché  erano  chiusi  nei 
»  manicomii,  mantenere  senza  sforzi  uria  discussione  seria, 
»  e  presentare  con  vera  acutezza  di  spirito  ragionamenti 
»  solidi  e  logici.  Il  folle  lucido  sa  spesso  dissimulare  la  follia 
»  meglio  che  noi  saprà  l'avvocato  più  abile  e  più  ingegnoso  ». 

Dice  Eskine  —  «  In  tutte  le  cause  relative  agli  alienati,  che 
»  hanno  occupato  la  Sala  di  Westminster,  comunque  fossero 
»  stati  complicati,  questi  malati  hanno  non  solamemente  dato 
»  prova  di  memoria ,  ma  pure  mostrato  la  coscienza  e  le  ri- 
»  membranze  più  perfette  dei  loro  rapporti  reciproci  gli  uni 
»  verso  gU  altri,  dei  loro  atti,  e  degli  avvenimenti  della  loro 
»  vita;  ma  sono  stati  ancora  generalmente  rimarchevoli  per 
»  la  loro  sottigliezza  e  finezza  »  (1). 

(1)  Carle  Bucknet.  V  Ua-lsondness  of  m'iid  in  Relaliou  tocriniinal  acls,  p.  40. 
London,  1851. 


—  332  — 

Ecco  come  in  una  sentenza  penale  la  Corte  di  Appello  di 
Napoli  nella  famosa  causa  Santoro  rivela  intorno  alle  follie 
ragionanti: — «Gli  interrogatori  ed  i  colloqui  possono  far 
»  conoscere  le  manie  con  incoerenze  d' idee  e  vizio  di  ragio- 
»  namento;  ma  le  follie  parziali,  specialmente  quando  i  fe- 
»  nomeni  stanno  nei  disordini  delle  facoltà  affettive,  voglionsi 
»  vedere  nella  stranezza  degli  atti,  malgrado  1'  apparenza  di 
»  ragione  e  di  esatti  giudizi  »  (1). 

•  Un  rinomato  Giornale  psichiatrico  d'Inghilterra  (The  Jour- 
nal of  mental  Science^  voi.  XVII,  p.  438,  London  1871)  così 
esclama:  '■ —  «  Il  dot.  Miraglia  ha  scritto  lungamente  per  di- 
»  mostrare  che  i  ragionamenti,  la  coerenza  nei  discorsi,  la 
»  integrità  della  memoria  possono  sussistere  con  la  pazzia  : 
«  bisogna  sperare  eh'  egli  nel  convincere  i  giuristi  italiani 
»  ed  il  pubblico  sia  più  felice  dì  quello  che  noi  lo  siamo 
»  generalmente  in  Inghilterra». 

Intanto  i  periti  di  Palermo  invece  di  analizzare  se  i  fatti 
consacrati  nel  processo  sieno  effetti  di  mente  sana  o  di  mente 
guasta,  e  come  e  per  qual  ragione  quella  mente  siasi  deter- 
minata a  delinquere,  cioè  se  i  motivi  di  delinquere  stavano 
fuori  dell'individuo  o  in  una  creazione  morbosa  interna,  fanno 
i  confronti  degli  atti  notati  nel  processo  con  le  contraddizioni 
manifeste  nei  discorsi  dell'  accusato.  Mentre  in  tutto  questo 
•ìioi  potremmo  dimostrare  uno  stato  abnorme  del  cervello 
dell'  Aresco ,  ove  non  credessimo  che  ognuno  possa  fare  tali 
confronti,  tanto  sono  chiare  le  inconcludenze  dei  concetti 
della  perizia  e  le  strane  risposte  dell'  accusato.  Per  la  qual 
cosa  i  periti  ne  fanno  risultare,  che  1'  Aresco  ha  Varia  del 
delinquente  ,  delV  uomo  malvagio  che  sente  V  istinto  della 
propria  conservazione  ^  egli  è  un  misera.hile  inclinato  ai 
reati  di  sangue,  e  ciò  tanto  più  lo  derivano  dal  confronto 
eh'  essi  fanno  dell'  operato  dell'  uxoricida  con  certi  fenomeni 
della  mania  omicida,  e  di  altro  forme  di  pazzie  impulsive, 
che  cercano  escludere  dall'  Aresco. 

Noi  per  dire  il  vero  non  conveniamo  coi  riveriti  colleghi 
sul  concetto  ch'essi  descrivono  delle  manie  impulsive  omi- 

(1)  Miraglia.  Prolusione  al  corso  ili  medicina  meniale,  pag.  22.  Napoli,   1875. 


—  353  — 

cìde,  come  se  solo  in  queste  specie  di  follia  da  essi  notate 
il  pazzo  potesse  essere  spinto  alla  distruzione  ed  all'omi- 
cidio; imperocché  certo  essi  sanno  che  le  forme  di  aliena- 
zioni mentali  pure  le  più  semphci  e  credute  innocue  pos- 
sono per  errori  di  giudizio,  di  cui  le  premesse  stanno  in 
certe  idee  false  od  emozioni  strane,  spingere  alle  più  pe- 
ricolose azioni,  che  per  raggiungere  le  quali  siffatti  alienati 
premeditano  lungamente  senza  impulsi. 

Noi  non  esaminiamo  tutto  quello  che  la  perizia  dice  per- 
chè dovremmo  ricordare  l'origine  delle  facoltà  umane,  per 
poterne  determinare  l'esercizio  nello  stato  normale  o  fìso- 
logico,  e  così  riconoscerlo  nello  stato  di  morbo;  ma  ci  li- 
mitiamo a  dire,  che  la  stranezza  degli  atti  dello  Aresco 
effetti  di  errori  di  giudizi  è  confermata  dai  mezzi  di  esecu- 
zione, poiché  mentre  egli  giorni  prima  annunzia  che  avrebbe 
uccisala  moglie,  cerca  nascondere  il  reato  preparando  mezzi 
che  anzi  più  ne  lo  svelano  autore;  così  che  in  tutto  quello 
in  cui  i  periti  rilevano  la  determinazione  malvagia  di  un 
sano  di  mente,  vi  rileviamo  noi  tutto  quello  che  caratterizza 
una  di  quelle  pazzie  nelle  quaU  le  facoltà  affettive  sono  di- 
sordinate e  divenute  strane  premesse  ai  concetti  delle  fa- 
coltà intellettuah. 

Laonde  se  i  periti  avessero  esaminato  la  ragione  vera  per 
cui  l' Aresco  divenne  dehnqnente  non  avrebbero  conchiuso 
essere  ì  suoi  atti  le  note  della  colpa  e  della  tnalvagità  e 
che  la  causa  dell'uccisione  fu  Vodio.  Ma  la  causa  di  questo 
odio  i  periti  non  hanno  potuto  ritrovare,  perchè  non  l'hanno 
voluta  vedere  nel  cervello  guasto  dell'  Aresco,  tanto  appa- 
rente pure  pei  più  semplici,  in  tutte  le  sue  azioni  ed  in 
tutte  le  sue  parole,  che  ognuno  può  confrontare. 

Per  questo  noi  domanderemmo  di  apprendere  qual'é  VaiHa 
del  delinquente,  deìVuomo  malvagio  che  i  periti  ritrovarono 
nell'  Aresco  ?  Allora ,  Tiberio  che  secondo  Svetonio  aveva 
nell'aspetto  il  dabbene;  Claudio  V aspetto  e  la  presenza  ve- 
nerabile; Nerone  il  volto  pia  hello  che  graziato ,  avrebbero 
dovuto  contraddire  la  storia  che  mette  quei  mostri  tra  le 
belve. 

23 


—  354  — 

Il  concliiudere  che  ancora  per  questo  l'Aresco  non  è  e 
non  è  stato  mai  pazzo  è  un  giudizio  che  ha  dell'arditezza 
che  rivela  una  convinzione  di  emozione  ma  non  l'esattezza 
di  un  ragionamento.  Perehè  creare  cose  che  nel  processo 
non  si  rivelano,  ed  immaginare  una  causa  motrice  del  de- 
linquere che  nella  mente  dell'  Aresco  non  ha  mai  esistito , 
come  il  credere  di  ereditare  danaro  che  non  esisteva?  E  se 
queste  idee  fossero  state  vere  nella  mente  dell' Aresco,  non 
avrebbero  rappresentato  un  palese  disordine  cerebrale  ?  E 
tutti  gli  atti  precedenti  all'  uccisione ,  che  per  moltissimo 
tempo  divennero  1'  osservazione  di  un  pubblico  che  giudica 
più  dagli  atti  che  dai  ragionamenti,  perchè  non  imposero  nel 
criterio  dei  periti  e  della  Corte  quelle  ragioni  potenti  che 
fanno  giudicare  della  natura  degli  atti  posteriori  ? 

Eppure  noi  vorremmo  tentare  di  scovrire  la  scintilla  che 
spinse  la  già  disordinata  mente  dell'  Aresco  ad  uccidere  la 
moglie.  Nei  suoi  interrogatori  egli  dice  che  nel  rientrare  in 
casa  nella  notte  fatale  ,   coloro  che  uccisero  la  moglie  ne 
avevano  prima   abusato  ;   parole  che   si  riattaccano  con  le 
altre,   in  cui  fa  intendere  non  essersi  incaricato  quando  un 
tempo  la  moglie  fu  tentata.  Queste  idee  di  sospetto  incarnate 
in  un  cervello  guasto,  e  già  il  processo  lo  rivela  esserlo  da 
più  tempo  ,  produssero  in  un  accesso  lipemaniaco  la  cata- 
strofe. In  vero  tutt'  i  preparativi  degli  atti  prima,  nel  tempo 
e   dopo  dell'  uccisione  lo  dimostrano.  Ma  qual  mente  ragio- 
nevole può  credere  che  sia  effetto  di  cervello  sano  la  pre- 
cauzione presa  dall'uccisore  ,  di  presentarsi  con  una  tazza 
di  acqua  calda  in  mano  agli  spettatori  accorsi  piangendo  e 
dicendo  essere  la  moglie  morta  di  dolori  di  visceri,  imma- 
ginando così  di  nascondere  la  ferita  e  le  vesti  insanguinate; 
e  poi   affermare  negli  interrogatori  di  essere  stata  da  altri 
violentata  ed  uccisa?  In  fine  chi  anaUzza  e  confronta  tutti 
gli   atti  e  le  parole  dell'  Aresco  tra  loro ,  non  solo  il  vero 
alienista  vi  scorge  una  strana  pazzia,  ma  pure  ognuno,  pur- 
ché non  si  faccia  dominare  dalla  emozione. 

Il  progetto  del  nuovo  Codice  penale  finalmente  riconosce 
che  il  folle  ha  coscienza  degli  atti  e  può  ragionare,  così  che 


_  355  — 

stabilisce  non  costituire  i  ragionamenti  l' integrità  delle  fa- 
coltà mentali  ;  ciò  che  vieterà  di  popolare  gli  ergastoli  di 
pazzi  delinquenti. 

In  somma  dai  fatti  ste^i  notati  dalla  perizia  oltre  che  ri- 
levasi la  strana  follia  dell'  Aresco,  noi  non  ritroviamo  nulla 
che  dimostri  la  sanità  di  mente  di  costui  quando  non  vi  si 
scorge  queir  esame  psicologico  che  bisogna  fare  delle  facoltà 
della  mente  nello  stato  normale  per  poterne  riconoscere  lo 
stato  morboso,  e  quando  non  vi  si  scorge  un  concetto  chiaro 
di  queste  facoltà  confondendole  coi  loro  modi  di  essere  o 
attributi  o  megho,  astrazioni.  Le  generalità  non  conchiudono 
mai  nulla  ;  e  la  giustizia  in  questi  fatti  vuole  essere  persuasa 
da  una  logica  troppo  severa  per  non  farsi  dominare  da  quelle 
emozioni  corrive  nel  contemplare  il  delitto,  trascurando  troppo 
le  cause  che  spìngono  o  trascinano  a  delinquere ,  per  potere 
così  misurare  e  stabilire  i  gradi  di  colpabilità  :  mezzo  solo 
di  giungere  a  determinare  la  completa  irresponsabilità, 

I  periti  ancora  avrebbero  dovuto  assicurarsi,  se  nella  fa- 
miglia dell'  Aresco  vi  fossero  stati  mai  affetti  di  malattie  ner- 
vose :  se  lo  avessero  fatto  avrebbero  saputo  da  molti  testi- 
moni che  l'avo  di  lui  uccise  pure  la  moglie  in  un  accesso 
di  pazzia,  che  la  madre  morì  folle  e  che  una  sua  sorella  è 
chiamata  nel  paese  la  matta. 

Ripetiamo  quello  che  abbiamo  detto  più  sopra  :  se  noi  ci 
siamo  ingannati  bisogna  prima  distruggere  i  fatti  consacrati 
nel  processo ,  o  che  la  scienza  dica  che  il  pazzo  in  tutt'  i 
casi  è  un  automa. 


—  356  — 


RAPPORTO  freniatrico  legale  su  lo  stato  di  mente  di  Pa- 
squale Clausi  Uxoricida,  letto  nella  Beale  Accademia  Me- 
dico-Chirurgica di  Napoli. 

(Adunanza  dei  29  aprile  1875) 


Il  magistrato  per  decidere  su  lo  stato  dell'  animo  che  si 
determina  a  delinquere  dovrebbe  non  essere  ignaro  di  alcune 
conoscenze  per  le  quali  si  apprende  che  questo  stato  si  mo- 
difica secondo  che  le  condizioni  materiali  degli  organi,  per 
cui  le  facoltà  umane  han  luogo  e  si  esercitano ,  influiscono 
su  la  loro  manifestazione.   Bisognerebbe  per  questo  che  si 
ravvisassero  i  gradi  di  colpabilità  più  dai  motivi  interni  che 
trascinano  a  delinquere  che  dai  motivi  esterni  che  non  so- 
no che  una  semplice  occasione  eccitatrice  dei  primi.  Né  ciò 
potrebbe  ottenersi  senza  la  nozione  dell'  origine  delle  facoltà 
mentaU  e  dello  stato  normale  nel  loro  esercizio  al  quale  si 
legano  gli  atti  del  pari  normali,  per  potere  così  distinguere 
questi  atti  più  o  meno  criminosi  da  quelli  che  possono  sor- 
gere da  interne  condizioni  morbose,  eh'  escludono  la  respon- 
sabihtà. 

Nello  svolgere  massime  sì  utili  della  freniatria  forense  per 
r  inviolato  esercizio  della  giustizia,  mi  piace  esporre  un  caso 
di  uxoricidio  sul  quale  dal  giudice  fu  chiesto  il  mio  parere. 
E  sono  lieto  di  annunziare  che  già  il  magistrato  qui  da  al- 
cuni anni,  cerca  illuminarsi  alla  luce  della  scienza,  persua- 
dendosi quanto  la  pazzia  consiste  più  nelle  azioni  innormali 
che  negli  sragionamenti.  E  nello  stesso  tempo  io  credo  di 
esporre  il  modo  come  queste  perizie  debbono  dall'  alienista 
essere  fatte. 

Ecco  il  rapporto  freniatrico-legale  che  rilasciai  alla  giusti- 
zia ai  23  febbraio  di  questo  anno  1875. 

«  Incaricato  dal  giudice  istruttore  signor  Anselmi  di  dar 
parere  in  seguito  di  osservazioni  su  lo  stato  di  mente  di  Fa- 


—  357  — 

squale  Clausi  imputato  di  uxoricidio  ,  così  che  studiato  at- 
tentamente il  processo  che  rivela  le  azioni  di  lui  e  portate 
le  mie  indagini  accurate  su  l' individuo  medesimo  sono  giunto 
alle  seguenti  conclusioni. 

«  Non  ripeto  la  storia  minuta  dei  fatti  perchè  si  scorge 
chiara  ed  intera  nel  rapporto  medico-legale  che  fu  dal  pro- 
cesso con  esattezza  rilevato  dai  medici  periti.  Questi  egregi 
medici  con  molto  senno  han  riconosciuto  negli  atti  di  Pa- 
squale Clausi  le  conseguenze  fatali  degl'impulsi  che  per  morbo 
si  sottraggono  all'  impero  della  ragione.  Il  magistrato  certo 
resta  nel  dubbio  quando  vede  una  contraddizione  tra  la  ra- 
gione e  la  follia  in  modo  da  non  persuadersi  come  si  può 
esser  pazzo  ed  insieme  si  ragiona. 

a  Qui  è  il  fatto  dell'  imputato  Clausi ,  perchè  esaminando 
gli  atti  di  lui  prima ,  in  tempo  e  dopo  il  misfatto  ,  è  facile 
riconoscere  lo  stato  del  suo  animo  nel  determinarsi  a  de- 
Unquere,  e  quali  motivi  produssero  stato  sì  impulsivo. 

«  Pasquale  Clausi  d'  indole  buona  ,  ma  di  mente  balorda 
e  caparbia  fu  coniugato  con  tre  figli.  È  un  giornaliero  ad-- 
detto  alla  coltura  dei  campi.  Un  paio  d'  anni  prima  di  delin- 
quere diventa  incerto,  dubbioso,  pauroso,  comincia  a  trascu- 
rare il  lavoro,  fugge  dalla  casa  e  da  un  luogo  in  un  altro  ; 
in  tutti  vede  nemici  che  insidiano  alla  sua  vita,  pure  se  vede 
muovere  le  messi  nei  campi  vi  crede  nemici  nascosti.  Va 
armato  di  pistola  per  paura  dei  nemici.  Vaga  per  le  cam- 
pagne, e  mancando  dei  mezzi  di  lavoro  cade  nella  miseria. 
La  buona  moglie  sapendolo  vagante  perchè  esaltato  di  mente 
lo  segue,  lo  assiste  ed  affronta  le  minacce  del  marito,  che 
infine  vede  nella  moglie  una  infedeltà  ed  un  amante  di  lei 
in  ognuno.  Una  volta  la  moglie  cerca  ricondurre  il  fuggitivo 
in  casa ,  ma  il  marito  la  segue  ed  irritato  dalle  premure 
di  lei  che  voleva  trattenerlo  le  tirò  un  colpo  di  pistola  alle 
spalle  e  fuggì  nel  monte  dove  fu  preso  senza  che  facesse 
resistenza  dai  soldati  la  mattina  seguente. 

«  La  moglie  stessa  di  lui  Fortunata  Petito  prima  di  mo- 
rire racconta  i  precedenti  atti  di  follia  del  marito  ;  e  da  tutti 
i  testimoni  per  tale  viene  costui  riconosciuto  per  circa  due 


—  358 

anni,  cioè  per  pazzo,  e  fino  il  naisfatto  preveduta  conseguenza 
della  sua  follia. 

«  Intanto  Clausi  agi'  interrogatori  o  in  risposte  a  persone 
ora  nega  1'  uccisione  della  moglie,  ora  dice  che  tirò  il  colpo 
per  intimorirla  perchè  voleva  farla  ritornare  in  casa.  L'  apa- 
tia ,  ma  non  ira,  non  soddisfazione,  non  rimorso,  avvolge 
1'  animo  dell'  uxoricida. 

«  Esaminato  nella  prigione  di  Castelcapuano  in  Napoli  , 
dove  il  Clausi  dal  carcere  di  Cosenza  fu  condotto,  si  è  pre- 
sentato alla  osservazione  nello  stato  di  balorda  indifferenza  ; 
il  suo  parlare  non  consiste  che  in  risposte  in  monosillabe 
alle  domande  che  gli  si  fanno  ;  su  le  interrogazioni  che  ri- 
guardano il  suo  misfatto  e  la  morte  della  moglie,  senza  com- 
mozione alcuna  si  limita  a  negare ,  dicendo  non  sapere  se 
dessa  vive ,  e  nell'  udirne  la  morte  o  non  crede  o  la  sente 
con  apatia,  —  Nella  stanza  dove  solo  dimora  sta  per  lo  più 
coricato  in  letto,  presenta  dubbio  e  sospetto  nel  ricevere  l'a- 
limento  che   spesso  non  tocca  che  freddo  e  dopo  qualche 
tempo,  mentre  ha  molta  fame  per  cui  per  lo  più  gli  si  dona 
doppia  razione,  e  dice  che  il  pranzo  glielo  manda  la  moglie. 
In  tutto  si  mostra  incerto  pur  nel  mutarsi  la  camicia. 

(c  Prima  di  venire  a  dare  ragione  degli  atti  e  dei  discorsi 
di  questo  imputato  per  poter  giungere  con  deduzione  logica 
al  parere  su  lo  stato  di  mente  di  Pasquale  Clausi,  bisogna 
che  dica  qualche  cosa  su  le  manifestazioni  fisiologiche  delle 
diverse  facoltà  mentali  per  poterne  conoscere  con  facilità  lo 
stato  patologico. 

«  È  da  ricordare  che  le  facoltà  della  mente,  indipendenti 
runa  dall'altra,  si  distinguono  in  intellettive  ed  affettive',} 
cioè  per  mezzo  delle  prime  si  hanno  idee ,  si  giudica  e  si  t 
ragiona,  e  per  mezzo  delle  seconde  che  non  producono  né  ] 
idee  né  giudizi  né  ragionamenti  si  hanno  emozioni  ed  impul- 
sioni. Così  che  ammalandosi  le  prime,  la  incoerenza  d'idee,  j 
i  falsi  giudizi ,  gli  sragionamenti  sono  i  fenomeni  caratteri- 
stici delle  funzioni  morbose  delle  parti  del  cervello  per  cui 
quelle  si  manifestano  ed  esercitano  ;  ma  disordinandosi  le 
seconde,  cioè  le  facoltà  affettive,  le  emozioni  ed  impulsioni 


—  359  — 

del  pari  manifestazioni  fisiologiche  di  speciali  parti  del  cer- 
vello, si  mostrano  esagerate,  dolorose,  in  impeti  irresistibili 
ed  incorrigibili. 

«  Or  ammalandosi  le  facoltà  affettive  costituite  dai  senti- 
menti e  dagl'  istinti,  e  restando  integre  le  facoltà  intellettuali, 
è  facile  intendere  come  in  siffatto  stato  vi  è  follia  impulsiva 
congiunta  ad  emozioni  esagerate  e  dolorose  e  ad  allucina- 
zioni ,  mentre  la  coerenza  d'  idee  ed  i  ragionamenti  si  mo- 
strano esatti.  Anzi  è  da  notare  che  quest'  individui  che  for- 
mano esatti  i  loro  giudizi  per  tutto  quello  che  riguarda  l'e- 
sercizio delle  facoltà  sane,  del  pari  esatti  li  mostrano  pure 
quando  versano  su  le  facoltà  malate  ;  imperocché  è  da  con- 
siderare che  in  questo  secondo  stato  se  i  giudizi  sono  esat- 
tamente logici  perchè  la  conseguenza  è  come  la  premessa, 
sono  falsi  in  quanto  che  questa  premessa  è  riposta  in  quella 
strana  emozione  ed  impulsione  ed  allucinazione  sensoriale 
che  presenta  la  facoltà  affettiva  malata.  E  le  facoltà  affettive 
sono  i  motori  delle  azioni  umane  ;  così  che  è  legge  della 
natura  che  le  facoltà  superiori  dette  intellettuali  non  possono 
esercitarsi  che  secondo  lo  stato  di  quel  che  presentano  alle 
loro  operazioni  le  facoltà  afTettive. 

«  Stato  siffatto  delle  manifestazioni  psichiche  indica  una 
speciale  modificazione  materiale  del  cervello,  perchè  sarebbe 
la  più  illogica  induzione  fisiologica  ammettere  pervertimento 
delle  funzioni  di  un  organo  senza  un  mutamento  materiale 
di  esso. 

«  Questo  stato  può  essere  generale  e  parziale,  ed  in  vero 
si  scorgono  nello  stesso  individuo  molte  facoltà  sane  mentre 
le  altre  si  mostrano  nello  stato  infermo,  ciò  che  costituisce 
la  immensa  serie  delle  follie  parziali.  E  di  queste  quelle  che 
comprendono  le  facoltà  affettive  con  integrità  delle  facoltà 
intellettuali ,  sono  appellate  follie  ragionanti;  aggiungendo 
che  le  premesse  dei  giudizi  di  coloro  che  ne  sono  affetti 
stanno  nelle  loro  srane  allucinazioni,  sicché  tali  alienati  si 
dimostrano  sempre  nelle  azioni  strane  e  pericolose  con  ap- 
parenza dei  più  sani  ragionamenti. 

«  Le  pazzie  parziali  e  ragionanti  adunque  si  palesano  con 
le  azioni  più  strane  e  non  con  gh  sragionamenti.  Per  lo  che 


—  360  — 

gli  sventurati  che  ne  sono  invasi  sovente  avvertono  il  male, 
ma  vi  sono  irresistibilmente  trascinati. 

((  Esposte  rapidamente  tali  massime  induttive  freniatriche 
è  facile  dar  ragione  degli  atti  criminosi  di  Pasquale  CI  ausi. 

»  In  prima  trovasi  in  costui  una  disposizione  fatale  orga- 
nica alla  pazzia  cioè  nell' asimetria  del  cranio  che  rappre- 
senta la  massa  e  la  forma  in  tutto  e  in  parti  del  cervello 
che  ivi  si  accoglie.  I  due  emisferi  di  esso  sono  spostati  cos 
che  uno  di  essi  sporge  meno  in  corrispondenza  della  goba 
frontale.  Le  parti  posteriori  cerebrali  sono  molto  predomi- 
nanti in  volume  ed  in  larghezza  su  la  regione  frontale,  per 
cui  quest'  uomo  considerato  fisiologicamente  è  più  1'  uomo 
degl'  istinti  e  delle  fantasticherie  su  cui  fonda  tutt'  i  suoi  giu- 
dizi, che  r  uomo  inteUigente  e  della  ragione,  nel  quale  i  giu- 
dizi sintetici  ed  analitici  operanti  in  energia  possono  tempe- 
rare e  reprimere  le  soverchie  facoUà  affettive.  In  Clausi  son 
quindi  deboli  le  facoltà  intellettuali  e  la  ragione  da  soccom- 
bere all'  impeto  degli  impulsi  e  dell'  emozioni  intemperanti. 
Sicché  potrebbe  egh  considerarsi  in  un  permanente  vizio  di 
mente  per  vizio  di  organizzazione  dell' istrumento  dello  spi- 
rito e  delle  sue  facoltà ,  cioè  con  stato  manifesto  e  conse- 
guente di  un  certo  grado  d'  imbecillità  (1). 

«  Clausi  adunque  presentando  anomalia  nella  forma  e  nella 
massa  del  cervello  da  costituire  un  congenito  vizio  di  mente 
permanente,  ed  atteso  questo  stato  di  forma  e  di  massa  ce- 
rebrale cioè  di  predominio  delle  parti  posteriori  e  laterali 
del  cerebro  ,  sedi  delle  facoltà  affettive ,  su  le  anteriori  per 
le  quali  le  facoltà  superiori  si  svolgono  e  si  esercitano ,  pre- 
senta una  naturale  disposizione  alla  esagerazione  e  disordini 
delle  facoltà  affettive  ;  cioè  alle  follie  impulsive  e  di  alluci- 


(1)  Esquirol  e  tuui  gli  alienisti  misurano  teste  di  pazzi  e  ne  formarono  e  n« 
l'ormano  Gabinetti.  Esquirol  ne  prestava  al  Fossati  che  servivaseue  nei  suoi  corsi 
di  Frenologia.  Su  di  80  per  100  folli  io  ho  ritrovato  difformità  della  testa  av- 
vertite da  Brierre  de  Boismont  nel  riassumere  le  mi?  statistiche  (Ann.  med. 
Psyc.  de  Paris,  Mars.  1869J:  Il  Dott.  Belhomme  in  un  suo  lavoro  pubblicato 
nel  1824,  ricomparso  con  altre  osservazioni  nel  1845,  notò  8G  volte  su  100  la 
difTormiik  del  cranio  più  o  meno  rimarchevole.  E  lo  ha  ripetuto  in  altro  suo 
scritto  nel  1875. 


—  361  — 

nazioni  e  tanto  più  speciali  per  quanto  è  manifesta  la  debo- 
lezza delle  facoltà  intellettuali.  Ed  egli  è  in  questo  caso. 

«  In  tutt'  i  fatti  che  il  processo  svolge  intorno  agli  atti  del- 
l'uxoricida si  scorgono  incertezza,  dubbio,  sospetto,  paure, 
disperazione,  allucinazioni  fantastiche.  Tutto  ciò  è  il  feno- 
meno di  un  disordine  funesto  di  un  sentimento  morale  per 
cui  si  costituisce  la  forma  più  pericolosa  delle  lipemanie  ra- 
gionanti. 

«  Bisogna  spiegarlo  perchè  non  può  comprendersi  lo  stato 
morboso  di  una  facoltà  della  mente  se  non  se  ne  conbsce 
lo  stato  fisiologico  nelle  normali  sue  manifestazioni., 

«  Tra  le  facoltà  affettive  uno  dei  più  belli  sentimenti  è  il 
senso  della  precauzione,  cioè  quel  senso  che  ci  porta  alla 
previdenza.  È  questo  senso  più  o  meno  energico  negli  uo- 
mini; così  vedesi  chi  non  prevede  nulla  né  pensa  al  domani, 
altri  previdenti  fino  a  mostrarsi  incerti  e  dubbiosi  in  tutto. 
Or  quando  questo  sentimento  si  disordina,  l'esagerata  incer- 
tezza, il  dubbio,  il  sospetto,  la  paura,  la  disperazione  domi- 
nano fino  ad  accecare  lo  spirito.  Se  a  questo  senso  turbato 
si  uniscono  le  allucinazioni  che  sono  eccitazioni  sensifere 
cerebrali  trasportate  nel  mondo  esteriore,  gli  atti  più  strani 
e  terribili  ne  sono  la  conseguenza.  Secondo  queste  allucina- 
zioni r  individuo  in  tutto  vede  nero  e  tristo ,  ora  si  crede 
disperato  di  dannarsi  ed  essere  invaso  dal  demonio,  ora 
perseguitato  ed  avvelenato  fino  a  credere  nemici  i  suoi  più 
cari;  teme  la  morte  e  se  la  dà,  teme  di  essere  ucciso  ed 
uccide;  e  spesso  fa  l'uno  e  l'altro. 

«  Questo  stato  di  alienazione  si  appella  lipemania  con 
delirio  di  persecuzione,  così  che  secondo  le  circostanze  in- 
terne morbose,  o  di  motivi  esteriori  i  più  lievi  che  per  indole 
della  malattia  il  lipemanìaco  scambia  ed  esagera,  questi  viene 
spinto  e  trascinato  ad  atti  strani  e  criminosi,  anzi  sovente 
cruciato  come  un  incubo  dalla  trista  emozione  dominante 
pone  la  più  grande  astuzia  a  mettere  in  esecuzione  i  suoi 
impulsi  a  delinquere. 

«  Siffatto  stato  lipemanìaco  è  sovente  acuto  che  soprag- 
giunge ad  accessi  ricorrenti';  anzi  raggiunto  lo  scopo  del  loro 
delirio  si  vedono  costoro  spesso  tranquilli,  indifferenti,  sod- 


—  362  — 

disfatti,  furbi  e  negano  i  loro  crimini,  percliè  per  lo  più 
riavutisi  avvertono  di  aver  fatto  male  o  perchè  credono  di 
non  essere  creduti  di  aver  fatto  bene,  come  la  loro  guasta 
mente  pensa.  Essi  sono  facili  a  ricadere  in  novelli  atti  si- 
mili ai  primi  ai  più  lievi  motivi  eccitatori  del  loro  stato 
morboso. 

«  Manifestandosi  tali  forme  di  pazzia,  come  ho  detto,  più 
coi  fatti  che  con  gli  sragionamenti  ,  e  questi  atti  ricono- 
scendo il  motivo  in  certe  circostanze  speciali  della  vita,  av- 
viene che  il  lipemaniaco  ritrovandosi  lontano  ■  dagli  eccita- 
menti del  mondo  esterno,  le  sue  cogitazioni  malvage  noti^f 
possono  passare  in  atto.  Ecco  perchè  Clausi  attualmente  in 
carcere  non  ritrovasi  nelle  circostanze  di  offendere,  sebbene 
subisse  nella  sua  mente  concentriche  emozioni.  Inoltre  è  da 
sapersi  che  le  follie  delle  facoltà  affettive  sono  ordinariamente 
nello  stato  cronico,  stato  che  inganna  perchè  la  calma,  l'in- 
certezza ed  il  dubbio  non  sono  compresi  come  atti  di  pazzia 
che  quando  han  prodotto  conseguenze  clamorose  e  funeste; 
ciò  che  costituisce  il  grado  acuto  della  follia.  Il  delirio  acuto 
insomma  sorprende  ad  intervalli  il  lipemaniaco  come  avviene 
in  questo  uxoricida. 

«  Dopo  tutto  questo  che  si  è  accennato ,  eh'  è  la  espres- 
sione di  quanto  la  scienza  freniatrica  e  la  esperienza  inse- 
gnano, è  da  ritenersi  Pasquale  Clausi  prima,  nel  tempo  e 
dopo  di  delinquere  nello  stato  di  permanente  vizio  di  mente 
per  anormale  confermazione  del  cervello,  con  conseguente 
manifestazione  di  un  certo  grado  d' imbecilhtà,  e  con  dispo- 
sizione agli  accessi  acuti  ricorrenti  di  lipemania  ragionante 
con  delirio  di  persecuzione  ed  allucinazioni,  ai  quali  giada 
due  anni  è  andato  egli  più  volte  incontro,  e  che  ora  subisce 
nello  stato  cronico  In  uno  di  questi  accessi  acuti  Clausi 
uccise  la  moglie. 

«  Tal  forma  di  alienazione  mentale  è  incurabile,  quantun- 
que potesse  presentare  delle  lunghe  tregue  tra  i  parossismi 
acuti,  che  possono  sempre  manifestarsi  con  atti  contro  le 
persone  e  contro  sé  stesso. 

«  Non  è  ozioso  perciò  di  osservare  che  Pasquale  Clausi 
abbandonato  nella  società,  potrebbe  in  un  accesso  acuto  lipe- 


»-  363  — 

maniaco  incorrere  in  azioni  atroci  e  funeste;  come  spesso 
in  altri  simili  alienati  è  avvenuto.  La  Francia,  la  Germania, 
la  Svizzera  ed  altre  nazioni  hanno  per  qust' infelici  degli 
Ospizii  appellati  manicomii  criminali^  ed  alla  fondazione  dei 
quali  l'Italia,  malgrado  i  clamori  di  noi  tutti  alienisti,  non 
pensa  affatto.  Come  tutelare  la  vita  dei  cittadini  dalle  allu- 
cinazioni pericolose  e  funeste  di  tali  specie  di  pazzi!  ». 

In  seguito  di  questo  rapporto  il  Tribunale  di  Cosenza,  in 
Camera  di  consiglio,  il  10  aprile  1875,  fece  ordinanza  di  non 
esser  luogo  a  procedimento  perchè  il  Clausi  affetto  d'insania. 

Fstratto  dal  Resoconto  della  R.  Accademia  Medico-Chirurgica  di  Napoli, 
187S  —  Tomo  XXIX. 


—  364  — 

PARERE  freniatrico  legale  su  lo  stato  di  mente  di  Arcangelo 
de  Biase  imputato  di  omicidio. 

Pronunzialo  dal  Prof.  B.  G.  Miraglia  e  raccolto  nel  pubblico  dibattimenio 
della  Corte  ordinaria  di  Assisie  di  Napoli  a'  2S  maggio  1877. 


Prima  che  emetta  il  parere  che  son  chiamato  a  dare,  è 
mestieri  che  faccia  una  dichiarazione.  Io  non  sono  qui  venuto 
per  spirito  diparte,  né  per  sostenere  una  opinione;  magli 
studii  e  la  lunga  pratica  mi  danno  la  facoltà  di  dire  la  cosa 
come  la  sento. 

E  poiché  il  primo  quesito  posto  dalla  difesa  è  la  distin- 
zione tra  la  follia  come  é  intesa  dal  volgo  e  come  dagli  alie- 
nisti, fa  d'  uopo  che  prima  io  dica  in  che  consista  la  pazzia. 

Ora  per  far  questo  è  indispensabile  che  cominci  dallo  espor- 
re come  si  svolgano  le  facoltà  mentali,  come  si  esercitino, 
come  si  presentino  nello  stato  di  vizio  e  come  nello  stato 
di  morbo.  Su  tal  riguardo  per  intenderci  meglio  é  d' uopo  con- 
siderare le  facoltà  mentali  non  come  subbiettivamente  psi- 
chiche, ma  come  manifestazioni  psico-organiche.  Allora  voi 
vedrete  come  la  facoltà  può  divenir  viziosa;  quando,  le  con- 
dizioni materiali  malgrado  normali,  l'uomo  ne  abusa:  e,  le 
facoltà  mentali  essendo  diverse,  potrete  altresì  vedere  come 
r  una  possa  essere  affetta  e  1'  altra  no,  nelle  condizioni  di 
parziali  affezioni  degli  apparecchi  per  cui  si  manifestano. 

Anzi  tutto  mi  si  dovrà  concedere  che  per  poco  l'aula  della 
giustizia  diventi  un  archiginnasio.  La  prima  questione  è  fon- 
damentale. Le  facoltà  primitive  della  mente  non  sono  la  vo- 
lontà, né  l'intelletto,  né  la  percezione:  poiché  queste  sono 
astratti  e  sublimi  attributi  o  modi  di  essere  delle  sole  fa- 
coltà intellettuali,  e  non  delle  facoltà  affettive.  La  memoriaq 


—  36S  — 

per  es.,  non  è  una:  ve  ne  sono  tante  per  quante  sono  le 
facoltà  percettive  e  riflessive  che  sole  costituiscono  le  in- 
tellettuali. Le  facoltà  affettive  non  hanno  memoria  né  al- 
cuna delle  qualità  che  si  spettano  alle  forze  intellettive,  per- 
chè non  sono  producenti  né  idee ,  né  giudizi! ,  ma  bensì 
emozioni  ed  impulsioni.  Dividiamo  adunque  in  classi  tutte 
le  facoltà  cerebrali: 

1°  Istinti.  Sono  quelli  che  non  producono  se  non  se  im- 
pulsioni. 

2°  Sentimenti.  Producono  soltanto  emozioni. 

Queste  due  serie  di  facoltà  si  appellano  affettive,  e  sono 
comuni  con  gU  animali  inferiori;  ma  non  tutt'i  sentimenti. 

a-vengono  poi  le  facoltà  percettive,  per  mezzo  delle 
quali  noi  acquistiamo  la  conoscenza  dei  corpi,  delle  loro 
qualità  e  relazioni  tra  loro.  Molte  di  queste  appartengono 
agli  animali. 

4"  Vi  è  ancora  un'altra  serie:  le  facoltà  riflessive,  pro- 
prie air  umanità,  le  quali  si  possono  suddistinguere  in  due 
categorie:  — 

a)  facoltà  del  paragone, 

b)  facoltà  delle  causalità, 

che  costituiscono  la  sintesi  e  l'analisi,  onde  i  giudizi  sintetici 
e  i  giudizii  analitici. 

Queste  due  ultime  serie  costituiscono  le  facoltà  intellettuali. 

È  logico  quindi  dedurre: 

Quando  si  ammalano  gli  istinti,  non  si  hanno  che  impul- 
sioni irresistibili. 

Quando  si  ammalano  i  sentimenti,  si  hanno  emozioni  do- 
lorose. 

Quando  si  ammalano  le  facoltà  intellettive,  si  hanno  in- 
coerenze di  idee,  falsi  giudizii,  falsi  ragionamenti. 

Vi  sono  così  due  grandi  classi  di  follia:  1°  folha  delle 
facoltà  affettive;  2°  follia  delle  facoltà  intellettive.  Come  può 
pretendersi  adunque  che  un  individuo  colpito  nelle  facoltà  af- 
fettive assolutamente  sragionasse?  Egli  ragiona,  e  ragiona 
logicamente,  perchè  le  conseguenze  sono  come  le  premesse, 
sebbene  queste  ultime  fossero  false. 

Per  venire  a  questo  avrei  dovuto  dirvi  alcun  che  sul  cer- 


—  366  — 

vello.  Ne  dirò  forse  in  appresso  per  quanto  basti  un  rapi- 
do cenno. 

È  un  fatto  anatomico  che  i  nervi  dei  cinque  sensi  non 
sorgono  o  terminano  in  un  punto  comune,  ma  in  diverse 
parti  del  cervello,  con  questa  legge  prendendo  origine  o  at- 
traversando il  midollo  allungato  in  modo  che  dopo  questo' 
termine  nel  loro  corso  le  loro  fibre  diventano  conduttori. 
Questo  è  fatto  che  accennerò  meglio  quando  parlerò  della 
balbuzie  e  della  paralisia  e  delle  allucinazioni. 

Ora  posso  venire  ad  un  fatto  su  cui  sono   stato   interro-  \ 
gato:  le  allucinazioni.  Che  cosa  esse  sono?  Prima  osser- ; 
vo  che  per  avere  un'  idea  esatta  della  follia,  bisogna  avere 
un'  idea  giusta  delle  facoltà  mentali  e  di  ciascuna  di  esse  se- 
condo si  presentano  in  natura. 

Se  le  facoltà  istintive  ed  i  sentimenti  o  facoltà  morali,  sono 
soverchianti  alle  facoltà  superiori  o  per  mal  diretta  educa- 
zione, 0  per  volume  e  quindi  intemperante  azione  degli  organi, 
allora  avviene  che  se  l' individuo,  dietro  l' impulso  delle  fa- 
coltà affettive,  ha  forza  di  reprimerle,  è  il  virtuoso:  Nulla 
virtus  sine  labore.  Al  contrario  le  facoltà  intellettuali  sover- 
chianti in  azione  au  le  affettive  non  dàn  luogo  a  virtù,  perchè 
non  si  aveva  dentro  di  se  una  tentazione  da  combattere. 
Quindi  se  il  primo  erra  ha  minor  demerito  del  secondo.  Ma 
quando  la  facoltà  affettiva  è  talmente  soverchiante ,  da  di- 
venire tenace  e  falsa  premessa  dei  giudizii  dell'  individuo, 
questi  allora  non  può  che  crederla  vera  e  del  pari  crede- 
rà esatta  la  conseguenza  che  simile  per  legge  di  logica  ne 
sorge. 

Ho  detto  che  ciascun  nervo  sensorio  finisce  in  una  rela- 
tiva parte  cerebrale ,  così  che  rispetto  a  quest'  ultima  che 
deve  fecondare  la  impressione  che  vi  produce  non  è  che  un 
conduttore;  ma  lo  spirito  non  avendo  coscienza  del  suo  or- 
gano, poiché  se  r  avesse  su  di  esso  percepirebbe  e  riterreb- 
be la  sensazione,  la  riporta  fuori  di  sé;  cosi  che  per  que- 
sta legge  vede,  sente  l'oggetto  nel  luogo  reale. 

Ecco  un  esempio:  — 

Io  veggo  quel  cappello.  Il  naio  nervo  ottico  mediante  una 
sua  azione  tramula  la  stimolazione  ricevuta  in  una  immagine 


—  367  — 

la  quale  divenuta  così  una  stimolazione  speciale  e  trasportata 
nel  cervello  non  viene  dallo  spirito  ivi  avvertita  e  ritenuta, 
perchè  come  abbiam  detto,  non  avendo  coscienza  del  proprio 
organo  non  può  che  percepire  l' immagine  fuori  di  sé,  cioè 
nel  luogo  reale.  Questa  condizione  fa  avvertire  che  il  cervello 
e  ciascuna  delle  sue  parti  non  è  mai  passivo,  perchè  se 
agisce  in  seguito  di  stimolazione  è  sempre  esso  attivo;  e 
quindi  se  percepisce  la  sensazione  in  sé  (  la  sensazione  non 
percepita  non  è  sensazione  )  ne  riporta  fuori  di  sé  l' imma- 
gine. Ciò  pure  stabilito,  supponete,  che  per  una  modificazione 
avvenuta  in  quella  parte  del  cervello  in  cui  al  movimento 
X  legavasi  la  percezione  dell'  immagine  del  cappello,  un  og- 
getto esterno  diverso  vi  produca  lo)  stesso  movimento  X,  lo 
spirito  non  avverte  l'impressione  di  questo  oggetto,  ma  l'im- 
magine del  cappello,  perchè  essendosi  percepito  nell'X  il  cap- 
pello ,  non  può  avvertirsi  se  questo  X  sia  prodotto  da  questo 
oggetto  0  da  ogni  altro.  Anzi  se  pure  una  stimolazione  inte- 
riore producesse  siffatto  X,  si  vedrebbe  fuori  del  cervello  l'X 
malgrado  1'  assenza  di  qualunque  oggetto.  Quest'  ultima  con- 
dizione spiega  i  sogni  e  le  allucinazioni  nella  follia.  Lo  stes- 
so può  dirsi  per  gU  altri  sensi. 

Ancora  per  la  medesima  legge  si  può  considerare  il  cer- 
vello per  mezzo  dei  sensi  in  contatto  perenne  e  reagente 
col  mondo  esterno.  Ma  esso  è  pure  in  relazione  anatomica 
e  fisiologica  con  altro  mondo  fuori  di  sé  che  sono  gli  organi 
della  vita  fisica,  per  mezzo  di  comunicazioni  nervee;  per 
cui  vi  si  avverano  i  fenomeni  medesimi,  cioè  che  le  impres- 
sioni reagenti  cerebrali  si  rappresentano  in  quelli  organi  della 
vita  fisica  coi  quali  è  esso  in  relazione. 

Le  allucinazioni  che  si  avverano  in  queste  seconde  condi- 
zioni io  le  appello  allucinazioni  interne,  ed  allucinasionì 
esterne  nelle  prime  condizioni  del  cervello  in  relazione  col 
mondo  esteriore  per  mezzo  dei  sensi. 

Le  allucinazioni  di  qualunque  natura  sieno  non  possono 
essere  che  effetti  di  morbo,  perchè  non  si  svolgono  che  in 
manifestazioni  deliranti  specialmente  delle  facoltà  affettive; 
e  che  naturalmente  allora  credute  verità  sensoriali  dallo  spi- 
ritò diventano  logiche  premesse  ai  lavori  delle  facoltà  intel- 


—  368  — 

lettuali  che  corrono  difllate  a  conseguenze  che  certo  sono 
false  come  le  premesse,  ritenute  pure  vere  dallo  spirito. 

Ecco  qualche  esempio  delle  allucinazioni  si  interne  che 
esterne. 

Un  individuo  ammalato  in  quelle  parti  cerebrali  per  cui  si 
manifesta  io  istinto  alimentizio,  per  la  stessa  legge  dell' in- 
conscienza  del  cervello,  tutto  ciò  che  ivi  avviene  di  abnorme 
si  avverte  nei  visceri  addominali,  organo  esecutivo  di  quelle 
funzioni,  e  quindi  facendo  di  questa'  sensazione  morbosa 
premessa  dei  suoi  giudizii  dirà  di  non  avere  visceri,  di  es- 
sere avvelenato,  ecc.  ecc. 

Il  famoso  A.  M.  immaginando  di  venire  avvelenato  dal  suo 
amico  giudice  0.  per  le  sofferenze  viscerali,  rappresentanze 
dei  patimenti  del  suo  cervello  malato,  diventa  lipemaniaco, 
e  con  grande  astuzia  e  premeditazione  uccide  il  suo  creduto 
avvelenatore;  si  difende  maravigliosamente  innanzi  al  tribu- 
nale in  modo  che  per  questo  fa  condannato  del  capo;  ma  poi 
rinchiuso  in  Aversa  vi  finì  di  vivere  dopo  molti  anni  :  era 
affetto  di  lipemania  omicida. 

Prima  del  1860  un  tal  Del  P.  d'indole  pacifica,  e  che  amava 
la  madre  fino  all'  adorazione,  fa  voto  di  alcune  messe  ma- 
nifestandolo ad  un  prete  del  suo  paese.  Dopo  qualche  tempo 
il  prete  gli  disse:  avete  portate  le  messe  ì  II  Del  P.  rispòse 
di  avere  pensato  meglio  poiché  di  quel  danaro  avevane  fat- 
to elemosina.  L' imprudente  prete  gli  scaraventò  nel  cer- 
vello un  Jìglio  mio  sei  dannato.  Questa  scintilla  bastò  a  de- 
stare un  incendio  furioso  nella  mente  del  promettitore  di 
messe.  Va  in  casa  sua  e  lacera  e  distrugge  tutte  le  imma- 
gini dei  santi  che  gremivano  la  sua  stanza,  e  disse  alla  ma- 
dre che  il  suo  confessore  avevagli  detto  di  essere  dannato , 
e  che  già  sentiva  avere  il  diavolo  preso  possesso  del  suo 
corpo.  Le  persuasioni  in  contrario  della  madre  ribadirono 
maggiormente  nel  suo  cervello  quella  idea  delirante.  In  una 
notte,  mentre  essa  dormiva  s'ebbe  dal  demonomaniaco  spez- 
zato il  cranio  da  un  colpo  di  grossa  mazza.  Arrestato  nella 
fuga,  e  da  me  e  dal  Professor  Barbarisi  esaminato,  scor- 
gemmo piena  coscienza  dell'atto  criminoso  nel  matricida, 
che  diceva  :  so  che  merito  di  essere  appiccato  perchè  appic- 


—  369  — 

cherete  pure  il  diavolo  :  ma  cosa  io  poteva  fare  quan  do  questo 
diavolo  che  sta  nel  mio  cervello  mi  diceva  :  uccidi  tua  ma- 
dre perchè  non  cì'ede  che  io  sto  iti  corpo  a  te.  Sono  adun- 
que stato  io'ì  —  Mori  dopo  un  paio  di  anni  nel  mani'comio 
di  A versa. 

Vediamo  ora  quale  idea  abbia  il  volgo  della  pazzia.  Ma 
non  ci  ha  colpa  il  volgo  solamente.  Quel  che  mi  meraviglia 
è  che  il  Codice  vuole  il  pazzo  un  automa.  11  Codice  suppo- 
ne che  è  pazzo  soltanto  chi  sragiona,  chi  non  ha  memoria 
ecc. ,  e  che  mangia  uomini,  perchè  limita  la  pazzia  solo  alle 
facoltà  intellettive  o  negl'  impeti  inconsci  dei  delirii  acuti. 
Non  calcola  l'alienazione  delle  facoltà  affettive,  distinte  da 
quelle  delle  facoltà  intellettive  e  che  possono  essere  pure 
/■,omplicate  tra  loro,  perchè  questa  classificazione  è  venuta 
molto  tardi.  Non  sappiamo  che  cosa  farà  il  nuovo  Codice 
sulle  follie  ragionanti ,  sebbene  mi  avessero  interrogato  in- 
sieme ad  altri  alienisti.  Prima,  il  dire  follia  ragionante  era 
un  enunciato  contraddittorio,  e  qui  un  invenzione  del  dottor 
Miraglia;  ma  ora  pare  che  tale  verità  incominci  a  farsi  ca- 
pire. Il  volgo  adunque  non  ha  idea  della  pazzia  che  quella 
ch'era  stata  da  esso  consegnata  al  Codice  ed  alla  maggior  par- 
te dei  medici;  ma  gli  alienisti,  che  si  fanno  guidare  da  una 
buona  filosofia,  dicono  che  la  pazzia  è  riposta  nel  disordine 
di  una  o  di  più  facoltà;  sicché  se  si  hanno  falsi  giudizi!,  in- 
coerenze d'idee,  sragionamenti  sono  ammalate  le  facoltà  in- 
tellettive', viceversa,  se  si  ragiona,  e  si  hanno  impulsioni 
irresistibili  od  emozioni  dolorose,  sono  allora  ammalate  le 
affettive. 

Le  idee  incarnate  e  ribadite  nel  cervello  da  una  astratta 
metafìsica  che  fa  dello  spirito  un  personaggio  dominatore 
degli  organi  in  modo  da  escluderne  fin  l'influenza,  non  così 
facilmente  ne  possono  essere  sbarbicate,  Dovrebbesi  aver  la 
virtù  di  cominciar  da  capo.  Or  come  ottener  ciò  se  non  col- 
le nuove  generazioni  ?  Ecco  perchè  ancora  V  idea  volgare 
della  follia  continuerà  a  dominare  le  menti  umane  pure  le 
più  erudite. 
Dieci  0  dodici  anni  fa  feci  condurre  molti  pazzi  a  Napoli, 

ove  rapprGPeninrnp.o  ni  Tea;"]  de!  Fondo  e  del  Giardino  d'in- 
^      '    ■  24 


—  3?0  — 

verno  il  Bruto  primo,  il  Saul,  il  Timoleone  di  Alfieri,  comme- 
die, ecc.  Alessandro  Dumas  seppe  da  me  come  si  fa  in  tali 
casi.  Mettete  in  azione  le  facoltà  rimaste  sane  dei  pazzi  ed 
otterrete  l' intento  ;  ma  se  uscite  da  esse  ! .  .  .  .:ìM 

Ora  ritornando  alle  allucinazioni ,  queste ,  abbiam  detto™ 
sono  manifestazioni  deliranti  delie  facoltà  affettive  più  che 
delle  intellettive  ,  e  potendo  essere ,  come  lo  sono  sempre  ,  ; 
premesse  dei  giudizii  dei  folli,  possono  sospendersi,  termi- 
nare quando  il  fatto  avvenuto  ha  prodotto  la  soddisfazione 
del  crucio  delirante ,  ridestandosi  però  a  novelli  motivi  ec- 
citatori. 

Per  tutto  questo  ammesso  che  la  follia  sia  un  disordine 
delle  facoltà  mentali,  e  poiché  ciascuna  di  queste  non  solo 
è  diversa  dall'altra,  ma  spesso  qualcuna  è  all'altra  contra- 
ria, se  ne  può  ammalare  una  o  più,  restando  intatte  le  al- 
tre. Così  che,  ripetiamo,  se  sono  ammalate  le  facoltà  affet- 
tive, allora  la  premessa  deve  essere  falsa  nei  giudizii  con- 
cepiti; anzi  l'eccitazione  di  una  facoltà  qualunque  può  comu- 
nicarsi ad  una  o  più  delle  altre,  ciò  che  dà  ragione  delle 
varietà  delle  follie  parziali  sì  nei  diversi  individui,  che  nel- 
la stessa  persona  in  diverse  epoche. 

Abbiamo  il  fatto  del  famoso  De  N. ,  condannato  prima  alla 
pena  di  morte,  e  poi  ricoverato  ad  Aversa  ,  perchè  ricono- 
sciuto folle.  Il  zio  prete  ad  80  anni  diceva  la  messa  in  ca- 
sa, quando  una  mattina  ebbe  dal  nipote  dopo  avere  consu- 
mata l'ostia  tagliata  la  gola  con  un  rasoio.  Perchè  dicevasi 
che  ragionava  e  ripeteva  di  avere  ucciso  lo  zio  per  mandar- 
lo in  Paradiso,  fu  condannato  del  capo.  Rimase  moltissimi 
anni  nel  Manicomio  di  Aversa  nella  calma  per  incorrere  alla 
demenza  fatale. 

Un  prete,  dopo  essere  stato  al  manicomio,  divenne  tran- 
quillo e  fu  ricevuto  in  casa.  Dopo  qualche  tempo  ebbe  qual- 
che malattia  viscerale.  Udito  dalla  sorella  che  quei  patimen- 
ti erano  forse  effetti  deWa, /attuila  fattagU  {ammaliamento)  ^ 
immaginò  di  averla  subita  dal  compare.  Più  volte  si  portò 
da  costui  per  essere  sbarazzato  da  questa  iettatura.  Ma  una 
mattina  credendosi  che  il  compare  non  voleva  fare  siffatta 
operazione,  lo  mandò  a  chiamare  e  come  lo  vide  gli  spro- 


1 


fondò  il  cranio  con  un  pomo  del  letto  che  teneva  in  mano 
e  lo  uccise.  Fuggì,  ma  arrestato  diceva  di  essere  stato  paz- 
zo, ma  che  ora  era  guarito,  ed  aspettava  la  pena.  La  giu- 
stizia ritenne  di  avere  agito  sotto  l'impulso  di  allucinazione. 
Un  lipemaniaco ,  figlio  di  un  medico  ,  uscito  dal  Manico- 
mio perchè  creduto  guarito,  una  mattina  assisteva  ad  una 
operazione  che  un  oculista  faceva  a  suo  padre.  Pensa  di 
ripetere  egli  1'  operazione  ,  appostò  il  padre  dietro  la  porta 
della  stanza,  e  quando  questo  era  per  uscire  gli  tirò  un  col- 
po di  coltello  al  ventre  che  lo  rese  cadavere. —  Ritornò  allo 
ospizio  dei  pazzi;  uscitone  dopo  pochi  mesi  feri  gravemen- 
te un  fratello;  ritornò  al  manicomio. 

Un  italiano  molti  anni  fa  a  Parigi  credeva  che  una  signo- 
rina che  abitava  rimpetto  alla  sua  casa  lo  avesse  ammalia- 
to e  che  questo  tormento  non  sarebbe  finito  che  con  la  mor- 
te dell' ammaliatrice.  Attese  quando  la  signorina  si  portava 
al  Teatro  italiano  ,  sah  sul  palco   di  lei  e  la  uccise  a  colpi 
di  pugnale.  Si  arrese,  e  scrivendo  di  sua  mano  l' interroga- 
torio disse  il  fatto  dell'  ammaliamento  che  riconoscendo  es- 
sere quella  credenza  pazzia  ora  n'era  guarito,  ed  essere  giu- 
sto che  ora    subisse  ogni  pena.  Come   uomo  pericoloso   da 
fare  ripetere  siffatte  allucinazioni  fu  rinchiuso  nel  manicomio. 
Mi  ricordo  adesso  di  una  proposizione  di  Aristotile ,  auto- 
re prediletto  del  Presidente.  Nei  libri  di  questo  dotto  della 
antichità  trovo  la  frase  «  /  grandi  delinquenti  sono  demen- 
ti »  —  Dunque  mi  si  dirà,  non  vi  può  essere  tra,  di  essi  lo 
assassino  ?  Sì:  ma ,  quando  le  cause  dei   grandi  reati    sono 
talmente  lievi  da  non  trovare  confronto  con  l'enormezza  del- 
l' azione  stessa,  allora  io  entro  in  sospetto.  Il  Cantani  par- 
lava di  anelli  che  concatenano  la  ragione  alla  follia.  Io  non 
l'ammetto,  perchè  quando  dalla  ragione  si  incorre  nella  paz- 
zia ,  sia   questa  acuta   o   cronica ,   generale  o  parziale  ,  si 
precipita  in  un  abisso.  Non  è  d'ammettere  quindi  le  mezze 
pazzie    e   le  mezze    risponsabilità  quando   dalla  ragione    si 
sprofonda  neirabisso  della  follia. 

Quando  1'  individuo  è  affetto  da  alienazione  delle  facoltà 
affettive,  questa  non  si  può  riconoscere  che  negli  atti;  non 
basta  il  solo  interrogatorio,  Ubo  dimonstrato  nelle  mie  opere. 


—  372  — 

Un  folle  credeva  di  essere  presidente  di  Repubblica  ;  ma 
aveva  1'  accortezza  di  manifestarlo  solo  quando  entrava  in 
confidenza  con  alcuno.  Venne  il  Tribunale  ad  interrogarlo, 
e  r  interrogatorio  riuscì  da  savio.  Perchè  ?  perchè  esamina- 
vano, per  es.  gli  occhi  e  li  trovavano  sani,  ma  non  pensa- 
rono ad  esaminare  l'udito  eh'  era  sordo. 

Costui  era  invaso  da  una  follia  parziale  per  esagerazione 
morbosa  di  mio  dei  più  belli  sentimenti  ch'è  la  stima  di  sè,j 
a  cui  nello  stato  normale  si  lega  lo  spirito  d'indipendenza,: 
la  dignità  personale.    Coloro  che  sono  provvisti    sufficiente- 
mente di  questa  facoltà  morale  non  possono  divenire  lecca-^ 
zampe,  né  prostrano  il  capo  al  primo  che  gli  pone  il  giogo! 
sul  collo.  Ma  quando  siffatto  sentimento  diventa  ammalato,! 
l'esagerata  brama  di  dominio,  di  potere  senza  meriti  ed  un| 
orgoglio  indomabile  ne  sono  il  fenomeno  ordinario. 

Intanto  subito  l'interrogatorio  che  fu  esatto  pei  suoi  ragio- 
namenti ,  nel  sentire  che  io  riveriva  il  presidente  del  tribu- 
nale appellandolo  presidente  ad  alta  voce,  il  pazzo  se  no 
offese,  corre  a  sedere  tra  il  presidente  ed  il  giudice  con  al- 
terigia impetuosa,  esclamando:  che  presidente  e  presidente, 
il  presidente  son  io.  I  giudici  del  tribunale  si  allontanarono 
maravigliati. 

Un  individuo  che  ha  dimorato  pii^i  di  18  anni  nel  manico- 
mio di  Aversa  V.  L.  credeva  che  il  suo  spirito  sopraffatto 
dallo  spirito  diavolo  Asmodeo,  e  così  sprofondato  in  un  can- 
tuccio del  cervello  ,  esso  diavolo  aveva  preso  il  dominio  di 
quel  corpo.  Diceva  di  essere  il  primo  pazzo  dello  stabilimen- 
to ;  e  quando  voleva  dissimulava  la  sua  demonomania  in 
modo  da  sembrare  1'  uomo  pii^i  accorto  del  mondo.  Usciva 
solo  per  la  città;  ritiravasi  all'ora  stabilita:  gli  feci  salir  la 
cattedra  alla  università  per  spiegare  come  egli  era  diavolo. 
Quando  il  delirio  si  acutizzava,  ciò  ch'era  da  tanto  in  tan- 
to, diveniva  pericolosissimo. 

Una  sua  sorella  morì  matta  nello  stesso  manicomio  ;  ed 
egli  era  incorso  nella  pazzia  per  grave  caduta  sul  capo.  Una 
volta  si  trovò  nel  manicomio  appiccato  e  fu  salvo  a  stento. 
Ora  dicesi  essere  morto  in  sua  casa. 

(Il  dot,  Miraglia  accenna  molti  altri  fatti). 


—  373  — 

Potrei  presentarvi  prose  e  poesie  e  lettere  di  pazzi  che 
sembrano  scritte  dai  pii^i  savii  del  mondo.  Anzi  posseggo 
una  quantità  di  sonetti  di  un  lipemaniaco  che  firmavasi  a 
piedi  dì  ciascuno  di  essi  P.  lipemaniaco:  P.  folle  ragionan- 
te: P.  monomaniaco  suicida:  P.  allucinato  ec.  ec. 

Mi  domanderete  come  chiamate  coteste  allucinazioni  ì  Le 
chiamo  pervertimenti  sensorii  che  sorgono  dalle  facoltà  af- 
fettive disordinate  ,  siavi  o  no  stimolazione  esterna ,  su  le 
quali  le  facoltà  intellettuali  fanno  le  loro  operazioni.  Si  chia- 
mano follie  ragionanti  tutte  le  pazzie  parziali  delle  facoltà 
affettive  per  la  esattezza  dei  giudizii  che  ne  sorgono,  perchè 
se  la  premessa  è  falsa,  la  conseguenza,  sebbene  pure  falsa, 
è  naturalmente  logica. 

Qualcuno  qui  ha  parlato  di  Gali,  in  modo  da  dar  sentore 
di  non  averlo  mai  letto,  quando  dice  che  Gali  parlasse  del- 
l'organo del  furto  e  di  quello  della  ferocia ,  attribuendo  così 
queste  sue  frottole  al  creatore  della  fisiologia  del  cerveho  ; 
e  diceva  tutto  questo  per  darsi  l'aria  di  conoscerlo.  Dicano 
tutto  quello  che  vogliono  gh  oppositori  della  dottrina  sulle 
funzioni  del  cervello  ora  tanto  in  progresso  (1)  ;  ma  non 
spiegheranno  mai  le  follie  parziali  senza  la  conoscenza  delle 
singole  facoltà  cerebrali  1'  una  indipendente  dall'  altra  ,  m  a 
tutte  tendenti  all'unità. 

Gali  dice  delle  follie  ragionanti:  I  folli  ragionanti  sono  quel- 
li i  quali  ragionano  non  solo  intorno  al  loro  delirio  e  fuori 
di  essi  ,  ma  agiscono  in  conseguenza.  In  quei  paesi  dove 
non  intendono  che  sia  la  pazzia  ragionante,  li  mandano  ai 
ferri  o  al  patibolo  :  nei  paesi  civili  ,  dove  la  s'  intende  ,  si 
mandano  al  manicomio.  Per  me  adunque  si  può  esser  paz- 
zo e  si  ragiona.  Ma  mi  si  obbietta:  tutti  gli  assassini  son 
dunque  pazzi,  secondo  voi?  No  ;  lo  dite  voi.  Io  qui  parlo  di 
pazzia  e  non  di  vizio. 

Sulla  seconda  questione  della  difesa,  dico  che  una  facoltà 
si  può  ammalare  e  distendere  la  sua  lesione  ad  un'altra;  e 


(l)  11  U.  isUlulo  Loiiibui-ilo  di  scienze  e  lellere  ha  già  pubblicato  tre  temi 
(ii  irenoloijia  secondo  la  dollrina  di  Gali,  pel  1877,  1878  e  1879,  col  premi» 
di  L.  2000  Ciascuno. 


—  374  — 

cosi  passandosi  da  una  specie  di  pazzia  ad  un'  altra  non 
solo,  ma  correndo  da  un  grado  all'altro  si  finisce  con  la  de- 
menza. Vi  sono  stati  certi  autori  che  accostano  il  genio  al- 
la pazzia.  Il  genio  è  l'esercizio,  è  la  manifestazione  più  alta 
delle  facoltà  intellettuali  ,  esclusa  ogni  incoerenza  d'idee  e 
falsi  giudizii,  carattere  precipuo  del  disordine  di  queste  po- 
tenze superiori:  ed  inoltre  se  il  genio  non  può  essere  la  ma- 
nifestazione più  energica  delle  facoltà  affettive,  perchè  que- 
ste non  svolgono  né  idee  né  giudizii,  e  quindi  non  può  di- 
venire conseguenza  di  facoltà  nelle  quali  non  riconosce  la 
origine,  come  si  ardisce  di  dire  che  possono  confondersi 
genio  e  follia  ?  Vi  è  stato  Tasso:  ma  non  credo  che  Tasso 
nel  suo  delirio  lipemaniaco  abbia  scritto  i  divini  suoi  versi. 
La  sua  Gerusalemme  fu  creata  prima  di  andare  a  scontare 
il  suo  infortunio  nella  cella  dei  delinquenti.  Errore  dei  tempi! 
I  caratteri  dell'allucinazione  sono  secondo  la  natura  delle 
facoltà  affette  riguardo  ai  sensi. 

Un  tale  è  affetto  nel  sentimento  religioso:  l'elemento  della 
facoltà  di  venerare  sta  in  un  senso  interno  ;  sicché  se  que- 
sto sentimento  non  è  guidato  dalle  facoltà  superiori,  si  va 
all'adorazione  sin  d'idoli  inetti.  Si  è  detto  che  Dio  creò  l'uo- 
mo ad  immagine  e  similitudine  sua  ;  ma  pare  invece  che 
l'uomo  ad  immagine  e  somiglianza  sua  si  crea  Dio:  vera  pro- 
va dell'esistenza  di  un  Essere  supremo.  I  Romani  se  lo  crea- 
rono battagliero,  i  Greci  ladro,  i  Beduini  feroce.  Ora  se  si 
perverte  questo  sentimento,  abbiamo  diverse  manie  rehgiose. 
Quando  si  ha  falsa  idea  delle  funzioni  del  cervello  come 
organo  dello  spirito  e  delle  facoltà,  si  credono  molte  cose 
essere  sorte  dal  progresso  della  società,  dall'educazione,  ecc. 
L'educazione  e  l' istruzione  non  creano  nulla  ,  perchè  non 
creano  facoltà  che  non  si  hanno  ;  ma  bensì  perfezionano  , 
svolgono,  fecondano,  reprimono  le  facoltà  secondo  che  que- 
ste sono  più  o  meno  energiche. 

Ciò  spiega  che  le  disposizioni  organiche  alle  facoltà  sono 
innate. 

Che  la  società  non  crea  nulla  di  nuovo  nella  mente  uma- 
na, poiché  essa  n'è  il  risultato,  voglio  dimostrarlo  con  un 
latto  che  bene  studiato  correggerebbe  molti  errori  delle  leg- 


—  375  — 

gi  civili  e  penali.  Così  a  voi  che  siete  legisti,  a  voi  o  lami- 
nari del  foro,  chi  ha  detto  mai  che  il  matrimonio  vien  crea- 
to dalla  società  ?  Scorgendo  1'  uomo  che  può  abusare  delle 
proprie  facoltà  ,  forma  la  legge  e  legalizza  1'  esercizio  degli 
istinti  e  dei  sentimenti ,  nei  diritti  che  han  la  sorgente  nei 
primi,  e  nei  doveri  che  l'hanno  nei  secondi.  Ne  do  un  esem- 
pio nel  matrimonio.  Che  direte  se  io  vi  do  fatti  di  mari- 
taggio nei  bruti,  senza  l'intervento  del  sindaco  e  del  parroco? 

Il  maritaggio  è  determinato  negli  animali  e  pure  nell'  uo- 
mo dall'istinto  della  fìlogenisia  (amor  della  prole);  ove  que- 
sto manca  in  uno  dei  due  sessi  non  v'  è  maritaggio.  Nel  ca- 
ne maschio  non  è  questo  istinto;  esso  non  alleva  i  figli,  va 
quindi  vagando  e  non  si  unisce  ad  una  sola  femmina.  Al 
contrario  il  lupo  maschio  alleva  i  figli ,  e  si  unisce  ad  una 
sola  femmina.  Pel  colombo,  per  la  rondine  è  il  maritag- 
gio, poiché  il  maschio  alleva  pure  i  figh;  ciò  che  non  è  del 
gallo;  ecc. 

Or  vengo  al  quesito  che  più  interessa  da  vicino:  VerecUtò. 
nella  pazzia. 

È  un  fatto  che  i  figli  rassomighano  nella  loro  organizza- 
zione i  genitori ,  e  portano  in  essi  la  impronta  della  fami- 
glia e  dei  loro  antenati.  E  poiché  le  nostre  facoltà  non  si 
svolgono  né  si  esercitano  che  mediante  appositi  organi  ma- 
teriali ,  sicché  esse  seguono  le  condizioni  di  questi,  è  facile 
comprendere  che  dove  questi  mancano  non  v'  è  affatto  fa- 
coltà, eh' è  il  potere  passato  in  atto  mediante  indispensabili 
funzioni  materiali. 

La  disposizione  ereditaria  adunque  non  consiste  in  ciò  che 
l'individuo  eredita  un  buono  o  cattivo  spirito,  ma  bensì  una 
buona  o  cattiva  organizzazione.  La  disposizione  non  é  un 
germe  :  é  1'  attitudine  di  un  organa  a  funzionare  a  norma 
della  sua  destinazione  e  secondo  certe  circostanze  interne 
ed  esterne  che  agiscono  su  d'esso.  Ciò  può  intendersi  pure 
con  la  medesima  legge,  dell'attitudine  speciale  che  aver  pos- 
sono tutti  gli  organi  ad  incorrere  in  uno  stato  morboso. 

In  questo  senso  é  da  ritenersi  la  disposizione  ereditaria 
alla  pazzia  eh' è  una  malattia  del  cervello;  lasciando  fanta- 
sticare ai  psicologi  puri  ed  ai  teologi  che  ammettono  la  paz- 


—  376  — 

zia  in  una  malattia  subbiettiva  dello  spirito,  sfuggendo  alle 
loro  metafisicherie,  clie  essi  così  diventano  materialisti  più 
dei  materialisti,  perchè  credendo  potere  T  anima  per  sé  mo- 
dificarsi ed  ammalarsi,  condizioni  spettanti  solo  alla  materia-, 
la  condannano  a  morire,  annullando  per  conseguenza  para- 
diso, inferno  e  purgatorio,  loro  deliziosa  creazione.  Ed  hanno 
ragione  in  questa  conseguenza  per  essi  inconscia. 

Se  mi  presentate  una  testa  ben  fatta  e  quella  di  un  cretino 
della  Valle  di  Aosta,  sapete  che  vi  dirò?  A  dati  eguali,  que- 
sta ha  l'attitudine  d'imparare  in  dieci  anni  neppure  un  h,  e 
quella  in  poco  tempo  da  alfa  ad  omega. 

Un  figlio  di  padre  tisico  ha  Pattitudine  a  divenir  tale,  e  non 
lo  diverrà  che  qualora  si  presentino  le  circostanze  interne  o 
esterne  opportune. 

Il  parlare  dell'eredità  psicologicamente  è  una  inconcludenza 
che  esclude  l'organizzazione  nello  svolgimento  e  nell'eserci- 
zio delle  forze  mentah. 

È  impossibile  escludere  nelle  operazioni  mentali  le  fun- 
zioni materiali  a  cui  quelle  si  legano:  così  che  non  volen- 
dole considerare  come  atti  psico-organici,  confondono  anima 
e  spirilo,  volontà  con  la  fermezza,  il  libero  arbitrio  con  la 
libertà  morale;  prendono  la  memoria  come  una  facoltà  unica 
fondamentale  senza  sapere  che  essa  è  un  attributo  dì  cia- 
scuna delle  forze  intellettuali;  ecco  perchè  v'è  la  memoria, 
per  es.,  dei  colori,  quella  dei  toni,  quella  dei  nomi,  quella  dei 
numeri,  quella  dei  luoghi  ec.  e  così  delle  altre  facoltà  astratte 
della  mente;  ed  ecco  perchè  scorgesi  essere  in  uno  più  fe- 
lice la  memoria  dei  nomi,  che  quella  dei  numeri  e  vicever- 
sa ec:  e  nella  pazzia  perdersi  la  memoria  di  una  facoltà  in- 
tellettuale di  cui  essa  è  il  modo  di  essere  o  attribuito,  e  ri- 
manere nella  piena  integrità  le  altre  memorie. 

Il  libero  arbitrio  sta  nello  scegliere  ed  accogliere  come 
buona  una  impressione  che  così  viene  allo  spirito  rappreseu- 
lH(a  dalle  finizioni  dei  proprii  organi,  e  rifiutarla  come  cat- 
tiva, se  così  la  impressione  gli  viene  prodotta. 

La  libertà  morale  è  il  più  elevato  attributo  del  sentimento 
del  giusto  e  dell'ingiusto,  e  che  conduce  al  convincimento 
morale  ;   questo  sentimento  produce  un  senso  di  soddisfa- 


H 


—  377  — 

zione  0  di  disgusto,  pel  quale  sorge  la  coscienza.  Chi  giu- 
dica con  questo  senso  solamente  e  senza  che  le  potenze  su- 
periori intellettuali  lo  rendessero  ragionevole,  allora  giudica 
con  una  emozione.  Questo  senso  nei  folli  può  divenire  (io/> 
pia  coscienza,  non  perchè  ammalasi  la  coscienza,  ma  per- 
chè si  ammalano  gli  elementi  onde  essa  risulta.  Se  un  tale 
è  aumentato  da  un  istinto  feroce,  che  coscienza  volete  avere 
in  quello?  Se  le  facoltà  intellettuali  non  sono  sufficientemente 
bene  sviluppate,  qual  coscienza  logica,  qual  convincimento 
morale,  qual  libertà  morale  potete  scorgere  intera  ed  incolume? 
La  disposizione  ereditaria  alla  pazzia  non  uscendo  per  nulla 
dalle  leggi  della  natura  degli  organi,  è  confermata  da  lumi- 
nosi fatti  statistici.  Tutti  gli  autori  di  freniatria  vi  convengo- 
no ;  ed  io  tra  questi  scelgo  e  vi  porgo  innanzi  i  seguenti  ri- 
sultati numerici,  che  fanno  a*  proposito  nel  nostro  caso  per 
una  detcrminata  forma  di  pazzia,  le  lipemanie:  —  L'inglese 
Stewart  {Oii'  Hereditary  Iiisanity,  London  1864),  diceche 
nelle  varie  forme  di  alienazioni  sono  le  lipemanie  piìi  comu- 
nemerite  ereditarie,  di  cui  57  per  100;  e  si  notarono  447  con- 
giunti alienati  dei  quali  erano:  — 

215  genitori 

143  fratelli  e  sorelle 

37  parenti  remoti 

34  cugini 

18  zii. 

Il  Tigges  (Geschisch  und  statistik  der  Westphal  betref- 
fend  eie.  1868,  Berlin)  su  3115  alienati  ritrova  880  ereditarli. 

10  ho  veduto  fino  a  quattro  e  cinque  folli  in  una  famiglia 
nello  stesso  tempo  (ed  al  presente  ne  ho  veduto  tre,  due  so- 
relle ed  un  fratello);  e  sebbene  nei  manicoraii  non  sempre 
le  notizie  su  ciò  possono  aversi,  perchè  le  famiglie  le  nascon- 
dono, pur  tuttavia  pure  vi  si  scorge  una  cifra  non  lieve.  Ed 
in  moltissimi  casi  i  figli  nella  pazzia  han  preceduto  i  geni- 
tori ,  così  che  se  questi  fossero  prima  morti,  sarebbe  ciò  sfug- 
gito all'  attenzione  dell'  osservatore. 

11  dot.  Berti  distinto  alienista  di  Venezia  ha  pubblicato  un 
quadro  genealogico  di  una  famiglia  per  cinque  o  sei  gene- 


~  378  — 

razioni  da  formare  un  gran  numero  d'individui,  dei  quali  un 
terzo  è  stato  pazzo.  Mi  piace  presentarvelo. 

Intanto  è  da  osservare  che  se  l'  eredità  dispone  alla  pazzia 
come  uno  ,  se  a  questa  condizione  si  unisce  qualche  altra 
causa  fìsica  e  morale,  e  specialmente  le  gravi  malattie  ce- 
rebrali ,  le  lesioni  violenti  al  capo  ,  lo  spavento  ecc.  allora 
oltre  a  che  tali  cause  fossero  per  loro  sfesse  efficienti  a  pro- 
durre la  pazzia,  rimanendo  nello  stato  di  disposizione,  que- 
sta viene  a  moltiplicarsi  in  intensità  come  il  quadrato  delle 
distanze. 


Dopo  sì  rapida  esposizione  delle  facoltà  umane  secondo 
si  manifestano  nello  stato  normale  e  nello  stato  di  morbo, 
si  rende  facile  a  dar  ragione  degli  atti  dell'  imputato  De  Biase. 
Ma  per  poterli  confrontare  con  quello  che  ho  detto  per  poi 
venir  così  difilato  al  mio  parere  su  le  cagioni  per  cui  il  De 
Biase  si  determinò  a  delinquere,  è  d'  uopo  porre  innanzi  un 
rapido  cenno  delle  azioni  di  lui  fino  alla  consumazione  del 
delitto,  riassunto  dal  processo  e  dal  dibattimento. 

De  Biase  di  S.  Antimo,  è  dell'  età  di  anni  44 ,  di  tempe- 
ramento nervoso  linfatico  ,  di  costituzione  fìsica  non  robu- 
sta; il  capo  è  proporzionato  alla  persona;  però  presenta  una 
larghezza  più  tosto  eccedente  da  un  centro  dell'  osso  parie- 
tale all'  altro  in  modo  che  tutta  la  regione  posteriore  late- 
rale del  capo  predomina  non  lievemente  su  quella  anteriore 
e  superiore:  ciò  che  vale  essere  in  quest'  uomo  le  facoltà  af- 
fettive prevalenti  su  le  intellettuali. 

Egli  ha  servito  nell'  esercito  e  giunse  in  poco  tempo  per 
la  condotta  sua  non  appuntabile  a  conquistarsi  una  meda- 
glia di  onore  ed  il  grado  di  sergente.  Insomma  lo  stato  di 
servizio  militare  non  è  che  un  elogio  per  costui. 

Un  giorno 1865  fu  proditoriamente  aggredito  da 

quattro  persone  e  percosso  a  colpo  di  scure  sul  cranio,  da 
riportare  una  grave  ferita  con  sensibile  avvallamento  dell'os- 
so alla  gobba  parietale  sinistro,  e  lieve  ferite  per  arma  ta- 
gliente su  r  arco  cigliare.  Cadde  tramortito  ed  i  periti  mi- 


—  379  — 

litari  "vi  riconobbero  la  commozione  grave  cerebrale  con  semi- 
paralisia  della  lingua  e  del  braccio  sinistro  atteso  il  contro- 
colpo subito  nella  regione  destra  ed  inferiore  del  cerebro.  Egli 
non  sapeva  che  aveva  un  rivale  in  amore.  Guarito  della  ferita 
e  delle  paralisie  dopo  un  mese,  fu  dichiarato  atto  al  servizio. 

Correva  la  fine  del  secondo  mese  dal  giorno  della  ferita 
riportata.  Il  De  Biase  perlustrava  con  una  pattuglia  fuori  del 
paese  quando  incontrò  il  suo  feritore:  gì'  impose  1'  arresto  ; 
gli  legò  le  mani  dietro  il  dorso  e  lo  disarmò  di  un  coltello. 
Giunto  in  nn  luogo  boscoso  ,  ordinò  ai  suoi  di  ligarlo  coi 
piedi  ad  un  albero,  lo  fece  bendare,  e  col  coltello  lo  castrò 
con  arte  chirurgica;  poi  ne  lo  mandò  così  mutilato  dicendo- 
gli: ora  non  farai  più  il  geloso.  Ritornò  alla  caserma,  come 
se  nulla  avesse  fatto ,  fu  messo  in  prigione  e  giudicato  si 
ebbe  sette  anni  di  relegazione  che  espiò. 

Qui  è  da  notare  che  il  medico  perito  dell'evirazione,  che 
fu  lo  stesso  che  aveva  giudicata  la  grave  e  pericolosa  ferita 
sul  cranio  del  De  Biase,  richiamò  l' attenzione  del  giudice  su 
lo  stato  di  mente  dell'  autore  dell'  evirazione  a  causa  della 
lesione  già  da  questi  riportata.  Savio  e  previdente  avviso  ! 
Di  più  nel  corso  del  dibattimento  nel  tribunale  di  Salerno  fu 
elevata  la  quistione  di  pazzia ,  poi  con  leggerezza  inqualifi- 
cabile eliminata. 

Non  si  conosce  nulla  degli  atti  del  De  Biase  nei  7  anni 
espiati  nella  relegazione.  Ritornato  in  S.  Antimo  sua  patria, 
si  vide  il  suo  carattere  mutato,  turbolento,  interessato,  avido 
di  danaro.  Un  giorno  che  si  accorse  che  un  fabbricatore  an- 
dava lento  nel  lavoro  minacciollo  di  precipitarlo  giù.  —  Un 
suo  zio  prete  Giuseppe  Papa  avevagli  procurato  un  impiego 
nelle  officine  dei  dazii  ;  ma  il  De  Biase  intollerante  dopo 
qualche  mese  lacerò  i  registri  e  si  dimise  dall'  impiego.  Mi- 
nacciò un  altro  suo  zio  di  morte. 

Costui  contava  in  famiglia  quattro  pazzi:  —  un  pro-zio  ma- 
terno monaco  fattosi  malinconico,  finì  suicida  precipitandosi 
in  un  pozzo  molti  anni  fa:  —  un  fratello  lipemaniaco  credeva 
non  avere  visceri,  morì  imbecille  :  —  una  sorella  nel  1863 
dimorò  nel  manicomio  di  Aversa,  perchè  affetta  di  lipemania 
religiosa,  e  ne  uscì  non  guarita.  Un' ultima  sorella  divenuta 


—  380  — 

nel  1875  lìpemaniaca  con  accessi  furenti  di  demonomania  , 
si  ebbe  un  affetto  pietoso  dal  fratello  De  Biase^  sicché  questi 
un  dì  voleva  assolutamente  dalla  bocca  della  malata  cono- 
scere la  causa  per  cui  essa  era  andata  in  pazzia.  L'  accu- 
sato disse  e  sostiene  che  la  sorella  avevagli  detto  averle  lo 
zio  prete  susurrate  seduttrici  parole.  Questa  sorella  fa  rico- 
verata nel  manicomio  della  Madonna  dell'Arco,  dove  ora  pure 
dimora.  Intanto  a  questi  detti  o  veri  o  creazione  della  pazza, 
o  del  De  Biase  stesso  ,  costui  divenne  in  preda  a  sospetti. 
Consigiiossi  sul  da  fare  su  ciò  ad  un  suo  amico  farmacista 
Verde,  che  gli  suggerì  di  denunziare  al  Vescovo  di  Aversa 

10  zio,  sebbene  nulla  ne  avesse  creduto  atteso  la  nota  mo- 
rale del  prete.  De  Biase  corre  dal  Amicarlo  del  Vescovo  in 
Aversa  e  gli  racconta  l'insulto  del  zio.  Ritorna  in  paese  e 
dice  a  qualcuno  che  avrebbe  ucciso  lo  zio.  Dopo  tre  o  quattro 
giorni  fu  visto  passeggiare  con  costui:  attraversarono  luoghi 
solitari!;  rna  entrando  nell'  abitato  fu  veduto  da  una  ragazza 
che  il  De  Biase  dopo  di  averle  fatto  segno  col  dito  al  labbro 
di  tacere,  tolta  una  pistola  la  scaricò  sul  cranio  dello  zio 
che  cadde  morto:  tre  mezze  palle  erano  penetrate  formando 
una  ferita  triangolare  per  la  parte  posteriore  del  cranio  ed 
avevano  distrutta  una  gran  parte  cerebellare  e  del  cervello. 

11  De  Biase  fuggì,  prese  una  vettura  e  corse  a  Napoli;  e  la 
mattina  seguente  si  consegnò  alla  giustizia  confessando  il 
suo  delitto.  Ciò  avvenne  ai 1875. 

Intanto  il  de  Biase  nel  suo  interrogatorio  dice  che  lo  zio 
nel  lottare  con  lui  caduto  a  terra  cercava  di  cacciar  fuori 
dalla  tasca  sotto  la  veste  pretile  una  pistola,  che  egli  fu  sol- 
lecito a  strappargli,  e  per  difendersi  gliela  scaricò  sul  capo. 
La  perizia  però  dice  che  1'  arma  fu  scaricata  a  due  o  tre  passi 
di  distanza  e  da  dietro.  La  ragazza  che  fu  presente  alla  uc- 
cisione nota  un  fatto  che  dimostra  la  verità  della  sua  pre- 
senza, scartando  tutte  le  altre  inconcludenze;  cioè  che  il  sa- 
cerdote Papa  al  colpo  ricevuto  girò  attorno  a  sé  stesso  e 
cadde.  Dunque  fu  ferito  all'  inpiedi  ;  né  la  testimone  cono- 
sceva che  le  ferite  al  cervelletto  producono  il  moto  rolatufio 
dell'individuo;  disse  adunque  ])cr  questo  la  vei'ilà:  essa  lioii 
era  allieva  di  fisiologia. 


—  381  — 

Questo  riassunto  di  quello  che  già  voi  sapete,  io  ho  diviso 
in  due  periodi,  cioè  fino  al  giorno  della  ferita  che  il  De  Biase 
ricevette  al  capo;  e  da  quest'  epoca  fino  al  giorno  dell'  omi- 
cidio. 

Si  vuol  sapere  se  una  ferita  con  avvallamento  nell'  osso 
parietale  come  quella  del  De  Biase,  può  influire  sui  disordini 
mentali. 

Le  lesioni  violenti  sul  capo  sono  tra  le  cause  dirette  della 
follia  e  specialmente  quando  1'  individuo  vi  può  essere  atti- 
rato per  disposizione  ereditaria. 

La  gravezza  della  ferita  del  De  Biase  vien  dimostrata  dai 
fenomeni  che  si  manifestarono  fin  dal  momento  di  averla  ri- 
cevuta, comraozine  cerebrale,  paralisia  della  lingua  con  bal- 
buzie e  del  braccio  sinistro,  avvallamento  della  gobba  parie- 
tale sinistra. 

Se  r  osso  al  colpo  si  fosse  rotto,  sebbene  per  questo  sa- 
rebbesi  considerato  forse  maggiore  il  pericolo  di  vita  ,  non 
sarebbe  forse  avvenuta  né  commozione  ne  controcolpo;  ma 
ciò  verificatosi  è  avvenuto  che  superato  il  pericolo  di  vita 
per  le  lesioni  vinte  alla  base  del  cervello  ,  sono  rimaste 
quelle  conseguenze  che  accennano  ad  una  grande  disposi- 
zione ai  disordini  funzionali  del  cervello. 

Che  le  paralisie  per  le  lesioni  violenti  sul  capo  sieno  fatti 
di  molta  importanza  lo  dimostrano  la  natura  di  quelle  parti 
offese  che  danno  luogo  a  quelle.  Il  cervello  in  gran  parte 
sorge  dal  midollo  allungato,  malgrado  ancora  molti  anatomi- 
sti credessero  il  contrario  perchè  non  seguono  lo  svolgimento 
cui  dispone  la  natura  nel  formarlo  ;  e  perchè  non  considera- 
no che. le  fibre  di  questo  midollo  sorgono  dalla  loro  interna 
matrice  che  è  sostanza  grigia,  e  che  l'altra  gran  parte  del  cer- 
vello sorge  dalla  sostanza  grigia  delle  circonvoluzioni  e  dei 
gangli  interni  purè  di  grigia  sostanza:  —  ciò  che  concorda 
con  le  loro  funzioni  fisiologiche,  perchè  il  midollo  allungato 
non  manda  a  formare  nel  cervello  che  quella  massa  di  fibre 
che  esclusivameote  sono  addette  alla  funzioni  motrici  ed  alle 
funzioni  senzienti ,  funzioni  che  non  sono  affatte  le  facoltà 
mentali.  Se  è  logico  considerare  che  a  funzioni  differenti  fan 
duopo  condizioni  materiali  differenti,  le  funzioni  mentali,  che 


-  m^  - 

non  sono,  come  ho  detto,  né  le  funzioni  motrici  né  le  se'h'S 
zienti,  debbono  essere  certo  svolte  e  manifestate  da  diverse 
condizioni   materiali  rappresentate  da  quell'  ordine   di  fibre 
che  dalla  sostanza  grigia  delle  circonvoluzioni  cerebrali  e  ce- 
rebellari sorgono  a  formare  insieme  il  totale  dell'  encefalo. 
Questo  midollo  allungato  fa  seguito  a  quattro  grandi  fasci 
fibrosi  detti  colonne  o  piramidi,  delle  quali  due,  continuandosi 
per  la  midolla  spinale ,  sono  pei  movimenti  volon tarli  e  due  per 
le  funzioni  sensoriali;  sicché  i  nervi  che  escono  dalle  prime 
sono  per  le  funzioni  motrici  e  si  spandono  nei  muscoli,  e  quelli  : 
che  sorgono  dalle  seconde  sono  addette  alle  funzioni  senzienti. 
Si  dicono  poi  misti  cioè  di  senso  e  di  moto  quei  nervi  che  hanno  ^ 
una  radice  nelle  colonne  pel  moto  e  l'altra  in  quelle  del  sen- 
so, e  presentano  la  loro  terminazione  una  nei  muscoli  e  1'  al- 
tra nelle  papille  che  potrebbero  dirsi  sensifere.  Così  quando  > 
una  lesione  violenta  sul  capo  giunge  a  produrre  fenomeni  gra- 
vi come  quelli  delle  paralisie,  è  segno  che  fin  nella  sorgente 
di  questi  nervi  è  avvenuta  una  non  men  lieve  modificazione 
materiale  morbosa.  Ciò  spiega  le  parahsie  subite  dal  De  Biase. 
Il  nervo  grande  ipoglosso,  che  detto  nono  paio   e  che  mal- 
grado con  altro  numero  battezzassero,  è  nervo  motore,  per- 
chè ha  origine  tra  la  colonna  motrice  e  1'  oliva  e  si  estende 
ai  muscoh  della  lingua,  nel  ioide,  nelle   glandolo  sottoma- 
sceliari  ec.  —  E  la  prima  porzione  linguale  del  nervo  glos- 
so-faringeo,  la  quale  proviene  con  una  radice  dalla  piramide 
posteriore,  così  che  é  nervo  misto  cioè  di  moto  e  di  senso, 
si  divide  poi  nella  lingua,  estendendosi  con  le  fibre  motrici 
pei  muscoli  di  essa,  e  con  le  sensitive  per  le  papille  sensi- 
fere  ciò  Che  costituisce  il  senso  del  gusto.  Fino  a  questa  re- 
gione adunque  nel  De  Biase  propagossi  non  heve  lesione. 

(Il  prof.  Cantani  perito  dell'  accusa  modificò  il  suo  parer(> 
col  dubbio  ;  ma  disse  dover  notare  degli  errori  anatomiri 
della  struttura  del  cervello  secondo  il  Miraglia,  non  ammet- 
tendo che  il  cervello  in  parte  sorga  dalla  midolla  allungata 
ma  bensì  questa  essere  il  prolungamento  di  quello.  Notò 
ancora  che  il  nervo  grande  ipoglosso  è  nervo  del  senso  del 
gusto  e  non  di  moto. 
Il  prof.  Miraglia  rispose  che  non  era  luogo  di  lare  qui- 


—  883  -. 

stioni  di  anatomia,  la  quale  vi  era  entrata  come  incidente; 
e  che  a  sua  volta  diceva  che  se  il  prof.  Cantani,  di  cui  egU 
fa  molta  stima  ,  vuol  ritenere  il  cervello  come  la  sorgente 
del  midollo  allungato  e  del  midollo  spinale  lo  creda  pure, 
tanto  più  che  siffatta  idea  volgare  è  ritenuta  ancora  da  molti 
anatomisti  ;  ma  se  dice  poi  che  il  nervo  grande  ipoglosso 
sia  nervo  pel  gusto  e  non  pel  moto  ,  lo  invita  a  provargli 
che  questo  nervo  non  sorge  presso  la  piramide  addetta  ai 
movimenti  volontarii ,  ma  dalle  colonne  del  senso . 

Qui  il  prof.  Miraglia  espose  fatti  di  lesioni  violente  al  ca- 
po seguite  da  follia). 

Applicando  tutto  questo  che  ho  detto  al  De  Biase,  io  ritrovo 
che  il  suo  carattere  non  fu  più  quello  che  presentava  prima 
di  essere  stato  percosso  nel  capo.  Appena  scorsi  due  mesi 
produce  1'  evirazione  al  suo  rivale  e  ritorna  al  quartiere  mi- 
litare come  se  nulla  avesse  fatto.  Io  non  mi  acquieto  alla 
sentenza  del  Tribunale  di  Salerno  che  lo  ritenne  sano  di 
mente,  tanto  più  che  un  delitto  posteriore  consumato  in  uno 
accesso  lipemaniaco  della  durata  di  pochi  giorni,  come  ac- 
cennerò, mi  dà  ragione  di  ritenere  che  quel!' atto  dell' evira- 
zione fu  la  conseguenza  di  una  mente  guasta  in  un  cervello 
ancora  semi-malato.  Insomma  quello  fu  un  primo  atto  di 
alienazione  mentale  che  soddisfatta,  e  poi  ritenuto  esso  lon- 
tano da  novelle  occasioni  rimase  nello  stato  di  quiete  pel 
tempo  dell'  espiazione  della  pena.  So  alcuni  casi  di  pazzi  che 
con  tutta  la  freddezza  possibile  hanno  operata  la  castrazione 
ad  altri  ed  a  loro  stessi;  e  ricordo  che  nel  manicomio  di 
Aversa,  forse  più  di  venti  anni  fa,  un  alienato  castrò  con  le 
unghia  e  coi  denti  un  demente,  il  quale  pacatamente  guar- 
dava r  operazione  che  il  compagno  gli  faceva. 

Ritornato  adunque  il  De  Biase  in  patria  fu  ritenuto  stra- 
vagante, incoerente;  ora  diceva  bene  di  uno,  ora  ne  diceva 
male.  Impiegato  alla  Dogana,  senza  ragione  straccia  i  regi- 
stri ed  abbandona  1'  ufficio  :  cerca  di  precipitare  giù  fabbri- 
catori perchè  lavoravano  lentamente.  Vuole  sapere  assolu- 
tamente dalla  sorella  in  delirio  per  qual  causa  era  andata 
in  pazzia.  Sente  dalla  malata  che  il  zio  dicevale  brutte  pa- 
role. Ciò  sia  0  non  sia  vero  poco  importa ,  perchè    questi 


detti  o  creazione  del  suo  cervello  o  usciti  dal  labbro  della 
malata,  bastarono  ad  incendiare  la  mente  già  disposta  ren-_ 
dendo  dolorosa  e  permanente  una  emozione  che  divenne  idea 
fissa  tormentosa  da  spingerlo  ad  atti  pericolosi.  Cruciato  da-^ 
questa  idea  di  onore  pericolante  della  sorella,  cerca  consi- 
glio, ricorre  al  vicario  onde  richiamare  lo  zio  al  dovere,  ma 
l'idea  avvolta  in  allucinazioni  sensorie  sempre  più  crescenti, 
senza  aspettare  il  risultato  dei  suoi  ricorsi  ,  alla  più  lieve 
spinta  si  trascina  ad  uccidere  il  povero  zio. 

Sebbene  avesse  il  de  Biase  poi  conservato  la  coscienza  di, 
avere  consumato  un  delitto,  non  se  ne  pente,  perchè  nnanco 
adesso  sembra  che  sia  in  quella  indifferenza  che  suole  se- 
guire la  soddisfazione  di  un  delirio. 

La  precauzione  presa  di  far  segno  ad  una  fanciulla,  di  non 
dir  nulla  di  quello  che  andava  a  fare,  cioè  a  scaricare  la 
pistola  sul  cranio  del  zio,  è  precauzione  dello  stolto  eh'  è 
dominato  da  una  idea  fìssa  che  gli  toglie  la  volontà  di  po- 
tere fare  altrimenti,  cioè  di  mandare  quella  feroce  esecuzione 
ad  altro  tempo:  l'impulso  era  irresistibile  ed  incorrigibile; 
r  incubo  dell'allucinazione  sensoria  dell'onore  pericolato  della 
sorella  mandò  in  fumo  ragione,  volontà,  libero  arbitrio. 

Soddisfatto  l'impulso  irresistibile  sottentra  quella  calma, 
che  nei  folli  non  è  pentimento  ma  astuzia,  con  cui  credono 
di  potere  dare  ragione  alle  loro  azioni  criminose.  In  vero 
parla  di  lotta,  di  arma  strappata  a  chi  voleva  ucciderlo;  mentre 
non  risulta  dal  dibattimento  che  1'  ucciso  fosse  uomo  d'  armi 
anzi  era  un  uomo  irreprensibile.  E  poi,  supposto  ciò  vero, 
disarmato  1'  avversario  era  cessato   ogni  dritto  di  difesa. 

Da  tutto  questo  che  ho  detto  può  rilevarsi  che  il  de  Biase 
molto  disposto  a  disordini  della  mente  per  1'  eredità  quanto 
maggiormente  per  la  ferita  grave  ricevuta  al  capo,  commise 
l'omicidio  in  persona  del  zio  sotto  l'impero  di  un' alluci  un- 
zione lipemaniaca  impulsiva  clie  era  divenuta  infrenabile, 
idea  fissa  che  cru.ciavalo  da  più  giorni.  Questo  stato  di  lipc- 
mania  impulsiva  è  una  delle  follie  ragionanti  ch'esclude  ogni 
rlsponsabilità. 

Cittadini  Giurati,  gli  stessi  periti  dell' accusa  senza  avve- 
dersene, tratti  dalla  foga  di  fare  un  novello  atto  di  aoctisa, 


-  385  — 

dichiararono  folle  11  de  Biase.  Lo  vedrete  ora  che  noto  qual- 
che osservazione  su  la  loro  perizia  scritta. 

Tutto  l'esame  dei  medici  periti  che  tennero  l' imputato  per 
sei  mesi  circa  sotto  la  loro  osservazione,  che  poi  per  qual- 
cuno di  essi  non  si  estese  clie  a  due  visite,  e  per  l'altro  a 
cinque  o  sei,  non  si  riduce  che  su  l' interrogatorio  fatto  alla 
loro  presenza. 

Da  questo  interrogatorio  essi  deducono,  che  il  de  Biase 
é  Vuomo  il  quale  credendosi  offeso  nell'onore,  sì  vendica. 
Così  che  senza  saperne  trovare  la  ragione  scorgono  in  siffatta 
credenza  una  cagione  sufficiente  al  delinquere  ;  ma  non  sanno 
trovare  dove  ebbe  origine  siffatta  credenza.  Essi  ripetono  che 
il  solo  dato  sicuro  per  giudicare  sana  la  mente  del  de  Biase 
in  tempo  dell'omicidio,  si  è  che  questi  crede  lo  zio  oltraggia- 
tore della  sorella,  poco  importando  come  questa  credenza 
fosse  sorta  tenace  nel  suo  cervello  ;  anzi  incalzano  dicendo 
che  il  pensiero  che  il  de  Biase  ha  della  colpa  che  lo  zio 
ha  verso  di  lui  non  è  delirio  né  allucinazione;  ma  che  è 
CONVINCIMENTO  del  fatto  in  vista  del  quale  opera. 

Si  aggirano  sempre  nello  stesso  circolo  vizioso,  senza  po- 
tere trovare  in  altro  la  cagione  percui  il  de  Biase  si  spinse 
a  delinquere,  che  in  una  credenza  e  quindi  in  un  convinci- 
mento prodotto  dallo  stesso  cervello  del  de  Biase. 

Siffatta  perizia  esclude  ancora  il  delirio  transitorio,  perchè 
credono  essi  medici  che  in  questa  ipotesi,  eseguita  la  ven- 
detta  si  ha   r ABBATTIMENTO,    la  SMEMORATAGGINE,    iUSOOima 

iNCONSciENZA  dell'operato,  anzi  si  rimane  sopra  luogo  quasi 
alieno  di  quel  che  si  è  fatto. 

Qui  non  rispondo,  perchè  apprendo  veramente  cose  nuo- 
ve! ma  chi  dice  che  il  pazzo  dopo  di  avere  consumato  il  de- 
litto rimane  nello  stato  come  credono  che  rimanesse  gli  alie- 
nisti della  perizia? 

Essi  non  fanno  conto  né  dei  testimoni,  né  della  forte  di- 
sposizione ereditaria  che  non  ammettono  nella  pazzia,  né 
della  premeditazione  dei  pazzi,  che  non  conoscono;  né  della 
lesione  violenta  del  capo.  In  somma  dalla  perizia  non  ap- 
prendo nulla. 

Essi  non  potendo  esaminare  alcuna  facoltà  in  azione;  e 

25 


—  386  — 

limitandosi  al  solo  interrogatorio,  han  concliiuso  che  il  de 
Biase  perchè  ha  memoria,  racconta  il  fatto,  si  difende,  ra- 
giona non  è  pazzo  come  non  è  stato  pazzo  né  nel  tempo 
dell'  omicidio  né  prima,  tanto  più  che  mia  sentenza  del  tri- 
bunale lo  avea  dichiarato  savio  in  un  primo  delitto.  In  questo 
modo  bisognerebbe  mandare  tutt'  i  monomaniaci  ai  lavori 
forzati  a  vita! 

Io  al  contrario  riconoscendo  dal  lungo  esame  fatto  di  quanto 
si  é  svolto  in  questo  lungo  dibattimento  ritrovo  la  causa  a 
delinquere  del  de  Biase,  come  più  sopra  è  detto,  in  un'allu- 
cinazione lipemaniaca  produttrice  d' idea  fìssa,  per  cui  viene 
esclusa  ogni  risponsabiUtà. 

Pare  che  mi  si  sia  domandato  in  quale  stato  di  mente  ora 
trovasi  il  de  Biase?  Ora  è  nello  stato  d'indifferenza,  che 
potrebbe  sparire  per  ritornare  negli  accessi  deliranti  atteso 
la  facilissima  sua  disposizione  organica  ad  ogni  più  lieve 
motivo.  Cosa  dovrebbe  farsi  dunque  di  lui  ?  Nelle  altre  na- 
zioni per  questi  infelici  facih  per  morbo  a  delinquere  si  cu- 
stodiscono in  esperimento  per  lungo  tempo  in  ospizii  detti 
manicomi!  criminah.  In  Italia  non  vi  sono,  ma  sperasi  che 
presto  vi  sorgano  a  garanzia  della  società  e  di  siffatti  infelici 
medesimi.  Non  bisogna  esporre  un  barile  di  polvere  che  può 
esplodere  ad  ogni  scintilla.  Guardino  adunque  i  Giurati  e  la 
Corte  di  garentire  la  società  e  nello  stesso  tempo  a  non  tra- 
scurare le  condizioni  di  un  disgraziato. 

~I  Giurati  con  una  sentenza  di  assoluzione  mandarono  a  casa  il  de 
Biase,  non  per  aver  commesso  il  delitto  nel  disordine  mentale,  ma 
perchè,  come  egli  solo  diceva,  mentre  neanche  cenno  ne  fosse  stato 
fatto  nel  pubblico  dibattimento,  aveva  ucciso  par  essere  nel  diritto 
di  legittima  difesa  !  !  ! 


—  387  — 

SUL  TALENTO  DELLA  MUSICA 

(  CoDlcienza   pronunziala  il  12  maggio  1878,  nella  Filarmonica  Bellini  ) 


Una  facoltà  mentale,  che  si  rivela  in  tutt'  i  popoli  ed  in 
tutti  i  tempi,  suscettibile  di  modificarsi  e  di  perfezionarsi 
fino  a  dare  elemento  ad  una  scienza,  ad  un'arte,  anzi  spesso 
ad  elevar  questa  a  scienza,  non  può  essere  che  la  manife- 
stazione di  una  disposizione  innata.  Né  le  disposizioni  innate 
sono  sobbiettivamente  psichiche,  perchè  non  si  nasce  con 
un  buono  o  cattivo  spirito,  ma  bensì  con  una  buona  o  cat- 
tiva organizzazione ,  sola  condizione  che  spiega  le  varietà , 
e  la  più  0  meno  energica  potenza  mentale  fino  a  renderla 
del  tutto  o  non  svolta  o  annientata.  È  facile  quindi  compren- 
dere che  ogni  disposizione  non  essendo  che  l' attitudine  di 
una  condizione  materiale  a  svolgere  la  propria  funzione  as- 
segnatale dalla  natura,  non  vi  può  essere  facoltà  mentale, 
che  è  il  potere  passato  in  atto,  senza  un  suo  organo  proprio; 
né  questa  facoltà,  così  divenuta  manifestazione  attiva  della 
propria  funzione,  può  mostrarsi  più  o  meno  potente  senza 
una  più  o  meno  perfetta  struttura  dell'  organo  medesimo  (1). 
Non  so  se  questo  generale  rapidissimo  cenno  su  le  innate 
disposizioni  organiche  per  la  manifestazione  delle  differenti 
facoltà  umane  sia  stato  sufficiente  a  poter  far  sorgere  nel- 
la vostra  mente  erudita  il  concetto ,  che  non  si  nasce  solo 
poeta,  e  si  fa  1'  oratore ,  ma  si  nasce  con  la  disposizione  a 
divenire  quello  di  cui  la  facoltà  è  predominante  ed  energi- 
camente svolta  fino  alla  passione;  la  quale  ultima  non  è  che 
r  indizio  della  più  potente  attività  continua  della  facoltà  me- 
desima. Però  son  certo  che  questo  concetto  fisiologico  reste- 
rà fermo  nella  vostra  mente,  per  la  spiegazione  che  vado  a 
fare  su  le  condizioni  che  sono  indispensabili ,  nello  svolgi- 
ci) Miraglia.  Delle  disposizioni  innate,  ecc.  Prolusione  al  5.  corso  di  Fre- 
nologia,  1874. 


—  388  — 

mento  del  talento  della  musica;  e  delle  ragioni  perchè,  seb- 
bene la  musica  sia  divenuta  un  bisogno  per  le  delìzie  del  no- 
stro spìrito,  e  sebbene  il  gusto  per  essa  siasi  tanto  genera- 
lizzato, sì  bene  poi  in  pochi  il  genio  musicale  si  rivela. 

Per  ora  non  posso,  o  signori,  discorrere,  come  frenologo, 
sul  talento  della  musica  con  lo  esporre  i  mezzi  di  coltivarlo 
e  perfezionarlo,  e  così  superare  le  difficoltà  per  ben  riuscire 
nel  porre  in  concordanza  le  felici  organizzazioni  col  concorso 
delle  esterne  circostanze  necessarie.  Quando  ciò  udirete,  sa- 
rete sorpresi  del  piccoHssimo  numero  di  compositori  ed  ar- 
tisti di  merito  in  mezzo  a  tanta  massa  di  persone  che  si 
danno  allo  studio  della  musica: — e  ciò  sarà  oggetto  di  un'al- 
tra conferenza  molto  interessante  per  le  norme  che  possono 
stabihrsi  rette  nell'educazione  preventiva  e  direzione  da  darsi 
al  talento  musicale.  Ad  intendere  quella  è  indispensabile  che 
ora  io  mi  trattenga  a  dire  come  questo  talento  legato  ad  una 
disposizione  innata,  cioè  ad  una  condizione  organica,  e  che 
nello  stato  di  natura  non  è  che  una  semplice  facoltà  che  si 
rivela  in  tutt'  i  popoli  e  tanto,  divinizzata,  la  civilizzazione  ne 
ha  fatto  un'  arte  ;  e  quest'  arte  seguendo  il  progresso  della 
civiltà  moderna  è  giunta  al  più  alto  grado  di  perfezione  :  dirò 
ancora  quali  sono  queste  condizioni  organiche  per  le  quali 
si  svolgono,  si  manifestano  e  si  esercitano  le  facoltà  fonda- 
mentali di  cui  la  potenza  e  l' energia  costituiscono  il  talento 
della  musica  fino  a  divenir  genio. 

Credesi  generalmente  che  all'  orecchio  si  deve  il  talento 
della  musica,  si  che  per  indicare  un  buono  o  cattivo  com- 
positore 0  cultore  di  musica  dicesi  un  buono  o  cattivo  orec- 
chio. Questa  credenza  fu  diffusa  dai  metafisici  puri,  i  quali 
credono  spiegar  tutto  con  le  generalità  che  sono  le  loro  idee 
immaginose  e  prestabilite,  mentre  non  spiegano  nulla,  anzi 
producono  un  danno  perché  la  maggior  parte  degli  uomini 
sono  più  facili  di  adattare  il  loro  spirito  alle  generalità  senza 
faticar  la  mente,  che  alle  idee  di  utilità  pratica  che  vogliono 
studii  e  fatiche.  L'  orecchio  non  è  che  l' istrumento  che  tra- 
smette al  cervello  i  suoni  che  raccoglie  ;  ma  è  il  cervello  che 
li  percepisce  e  li  giudica,  e  che  crea  gli  accordi  e  le  melodie 
che  costituiscono  la  musica.  Sicché  per  questo  il  talento  della 


I 


musica  non  è  mai  in  alcun  rapporto  colla  finezza  dell'  orec- 
chio. Il  celebre  Beethoven  divenuto  estremamente  sordo  molto 
prima  della  vecchiezza  continua  a  scrivere  su  di  un  porta- 
foglio le  note  musicali  che  si  presentavano  al  suo  spirito. 
.  Quando  egli  ponevasi  al  piano,  il  suono  che  usciva  da  questo 
istrumento  non  poteva  giungere  al  suo  orecchio  per  la  sua 
infermità,  intanto  percepiva  quello  che  eseguiva  col  suo  or- 
gano interno  cerebrale  ed  i  movimenti  dei  suoi  occhi  ani- 
mati indicavano  V  estasi  e  lo  sviluppo  delle  idee  melodiose. 
Negli  uccelli  cantanti,  il  maschio  e  la  femmina  hanno  egual- 
mente il  nervo  acustico  sviluppato  e  finissimo,  ma  non  è  che 
il  maschio  che  ordinariamente  canta,  perchè  nel  cervello  di 
questo  v'ha  una  regione  sviluppatissima,  che  non  è  per  nulla 
nel  cervello  della  femmina.  Però  mi  riservo  dire  tra  breve 
qualche  cosa  su  la  funzione  del  senso  uditivo  su  cui  la  na- 
tura ha  voluto  diffondere  la  più  mirabile  arte  sua  misteriosa, 
enei  quale  si  organizza  l'elemento  eccitatore  esterno  per  la 
funzione  della  facoltà  superiore  costituente  il  senso  musicale 
dell'  armonia  e  della  melodia. 

Or  se  nel  cervello  sta  la  condizione  materiale  per  cui  si 
svolgono  quelle  forze  fondamentali  che  sono  la  base  del  ta- 
lento della  musica,  quali  sono  queste  condizioni  e  facoltà 
primitive  senza  delle  quali  non  v'ha  grande  genio  musicale? 
e  sono  esse  sole  sufficienti  senza  la  combinazione  di  altre 
facoltà  energiche,  e  senza  il  concorso  di  condizioni  esterne 
a  formare  un  grande  compositore  di  musica,  un  gran  can- 
tante, un  gran  suonatore? 

É  indubitato,  ripeto  accennando  ad  altre  ragioni  che  le  no- 
stre facoltà  mentali,  perchè  diverse  e  spesso  contrarie  fra 
loro  si  svolgono  e  si  manifestano  per  mezzo  di  diverse  parti 
cerebrali,  imperocché  sarebbe  assurdo  dare  ad  uno  stesso 
organo  nel  medesimo  tempo  funzioni  differenti.  Le  leggi  delle 
natura  non  sono  create  da  certe  metafisicherie:  esse  sono 
sempre  costanti.  Se  per  l'acquisto  della  cognizione  delle  pro- 
prietà della  materia  la  natura  ha  dato  apparecchi  differenti 
e  speciali  che  sono  i  cinque  sensi;  perchè  poi  rinnegando 
sé  stessa,  non  avrebbe  dovuto  far  lo  stesso  per  le  facoltà 
mentali  e  pel  cervello   che  in  vero  è  un  composto  di  tanti 


—  390  — 

ammirabili  apparecchi?  Io  ho  sempre  lasciato  ai  metafìsici 
e  psicologi  puri,  che  non  conchiudono  mai  nulla  pel"  l'utilità 
pratica  delle  nostre  facoltà  mentah,  di  farsi  dello  spirito  un 
personaggio  che  va  passeggiando  nel  cervello,  e  che  agisce 
indipendentemente  da  quesf  organo  ;  mentre  veggo,  e  tutti  lo 
sanno,  che  una  goccia  di  sangue  esuberante  nel  cervello 
manda  a  monte  ogni  facoltà  ed  ogni  attitudine;  anzi  quando 
veggo  che  mancando  la  condizione  indispensabile  o  disposi- 
zione energica  organica,  la  volontà  più  ferma  è  impotente 
non  solo  a  creare  il  genio,  ma  anche  a  rendere  viva  ed  attiva 
la  facoltà;  percui  non  vi  è  massima  pii^i  volgare  e  sciocca 
di  quella  che  dice,  volere  è  potere. 

In  somma  qual'è  questa  potenza  fondamentale,  questa  con- 
dizione organica  cerebrale  elemento  primitivo  del  talento  della 
musica  '? 

Un  senso  interno  che  non  solo  rende  il  nostro  spirito  sen- 
sibile alla  melodia,  ma  che  può  giudicare  ed  apprezzare  il 
rapporto  trai  suoni,  e  che  può  creare  nel  suo  interno  questi 
rapporti,  è  la  prima  qualità  che  forma  la  base  del  talento 
della  musica,  che  verrebbe  meglio  detto  come  facoltà  pri- 
maria senso  dei  l'apporre  dei  ioni. 

Questa  facoltà  di  percepire  i  rapporti  dei  toni  è  indipen- 
dente dalle  altre  facoltà  cerebrali,  quando  può  manifestarsi 
energica  e  nei  modi  più  variati  malgrado  la  mancanza  delle 
altre  potenze  mentali,  e  viceversa  nella  sua  massima  fievo- 
lezza o  mancare  affatto  benché  le  forze  più  elevate  della 
mente  sieno  sviluppate  e  predominanti.  Ciò  è  prova  che  de- 
stinato en  organo  particolare  nel  cervello  alla  manifestazione 
ed  esercizio  di  questa  facoltà,  essa  segue  naturalmente  la 
energia  della  funzione  del  suo  organo  medesimo.  E  ciò  spie- 
ga ancora  che  precocemente  questo  senso  può  svilupparsi  e 
nel  più  alto  grado  nella  fanciullezza  prima  che  le  altre  po- 
tenze apparissero,  perchè  la  condizione  organica  addetta  alia 
sua  funzione  ha  già  raggiunto  uno  sviluppo  preventivo.  In  fatti 
Piccini,  Mozart  padre  e  figlio,  Hatjdn  ed  altri  già  noti  mo- 
strarono fin  dalla  fanciullezza  una  grande  passione  per  la 
musica,  od  in  breve  il  loro  genio  fece  le  maraviglie  del  mondo. 
Non  è  qui  opportuno  di  fare  una  descrizione  anatomica  e 


—  391  — 

fisiologica  di  quest'  organo  che  con  la  sua  funzione  costitui- 
$ce  il  primo  elemento  di  percepire  e  di  creare  i  concetti  mu- 
sicali; r  ho  fatta  già  più  volte  alla  gioventù  medica  nelle  mie 
lezioni  alla  Università,  alle  Accademie  e  nei  Congressi;  ma 
mi  limito  ad  indicarne  la  sede  nel  cervello  e  nel  cranio,  che 
la  scienza  ha  già  stabilito  ,  e  che  nei  grandi  genii  ognuno 
può  osservare  molto  sviluppato  ed  apparente.  La  sede  a- 
duiique  dell'  organo  del  senso  dei  rapporti  dei  toni  è  la 
parte  o  circonvoluzione  cerebrale  che  poggia  su  V  angolo 
esterno  del  piano  orbitario,  elevandosi  e  mostrandosi  ester- 
namente per  più  di  un  pollice  in  una  prominenza  a  forma 
di  cono  troncato  immediatamente  al  di  sopra  dell'  angolo  e- 
sterno  di  ciascuno  occhio  (n.'^  32  della  Jlg.  (1))  ed  allun- 
gandosi molto  verso  le  tempie;  o  pure  elevandosi  a  forma  di 
piramide  fino  al  mezzo  di  ciascun  bordo  esterno  anteriore 
della  fronte.  Questa  duplice  apparenza  dell'  organo  fa  che  la 
parte  inferiore  della  fronte  si  presenta  larga  e  quadrata.  La 
prima  conformazione  si  osserva  in  Mozart  ;  la  seconda  in 
Jomelli.  Insomma  questa  prominenza  in  complesso  è  molto 
rilevante  nelle  belle  ed  armoniche  teste  di  Rossini,  di  Bel- 
lini, di  Donissetti,  di  Piccini,  di  Haydn,  di  Meyerbeer,  di 
Mercadante,  di  Petrella,  di  Verdi,  e  dei  grandi  compositori. 
Gali  non  si  è  ingannato  di  ritrovare  1'  organo  più  sviluppato 
negli  italiani,  nei  boemi  e  negli  alemanni,  che  nei  francesi 
e  negli  spagnuoli. 

Ma  questa  facoltà  dei  toni  che  dà  la  percezione  della  gra- 
dazione e  dei.  rapporti  dei  suoni,  sola  in  azione  può  costituire 
il  talento  della  musica?  Vi  è  mi' altra  facoltà,  che  è  un  altro 
elemento  fondamentale  ausiliario  a  costituirlo,  cioè  quella  dei 
rapporti  del  tempo  che  dà  la  percezione  degli  intervalli , 
delle  misure,  del  ritmo.  Queste  due  facoltà  elementi  primi- 
tivi del  talento  musicale,  secondo  che  una  predomina  su  l'al- 
tra, formano  due  generali  varietà  di  genio;  cosi  che  se  la 
funzione  dell'  organo  dei  toni  predomina  su  quello  del  tempo, 
la  melodia  forma  il  carattere  delle  note  musicali,  ma  se  pre- 

(  )  Nella  indicazione  d>ii  numeri  rappresentai! li  gT  indisi  analomici  degli  organi 
cM-ebvaii  sul  cranio  veggasi  la  fig.  a  pag.  294. 


—  392  — 

pondera  il  tempo  vi  si  scorgono  in  preferenza  le  regole  del| 
ritmo  e  1'  armonia.  È  tanto  indispensabile  per  la  musica  un  '\ 
energico  e  perfetto  senso  del  ritmo  e  delle  misure,  che  ognu- 
no si  sarà  accorto  sovente,  che  malgrado  un  buon  senso 
musicale,  mancando  quello  del  tempo  si  confondono  tutte  le 
misure  nella  esecuzione.  E  credo  che  di  siffatti  musicisti  non 
vi  è  penuria. 

Al  lato  interno  dell'  organo  dei  toni  si  presenta  nella  fronte 
quello  dei  rapporti  del  tempo  in  una  prominenza  allungata 
in  sopra  (/^.  31  della  Jig.)  :  e  spesso  questa  si  osserva  in 
un  solo  rilievo  unita  a  quella  dei  toni  in  ciascun  lato. 

Oltre  di  questo  carattere  generale  che  informa  il  talento 
della  musica ,  la  sua  combinazione  con  le  altre  faeoltà  ne 
costituisce  il  gusto  e  1'  impronta  propria  particolare  nella 
varietà  immensa  delle  composizioni  musicali  e  delle  esecu- 
zioni istrumentali  ,  come  or  ora  verrò  a  notare.  Però  per 
questo,  ricordo  di  aver  detto  di  far  prima  qualche  cenno  su 
la  destinazione  dell'  organo  dell'  udito  ,  non  come  base  del 
talento  della  musica,  che  non  lo  è,  ma  come  mezzo  nel  quale 
si  organizza  1'  elemento  eccitatore  per  la  funzione  delle  fa- 
coltà superiori  del  tempo  e  del  tono. 

Nel  1.  voi.  del  mio  Trattato  di  Frenologia,  fo  le  seguenti 
osservazioni  : 

«  La  struttura  anatomica  dell'  organo  dell'  udito  dà  ragione 
delle  sue  funzioni  di  trasmettere  al  cervello  le  impressioni 
sonore  ;  così  che  1'  orecchio  è  pel  senso  della  musica  come 
r  occhio  è  per  la  pittura  ;  cioè  una  delle  condizioni  per  cui 
la  facoltà  superiore  deve  apprendere  i  rapporti  dei  suoni  tra- 
smessi. Per  lo  che  le  funzioni  dell'  organo  dell'  orecchio  deb- 
bono essere  in  armonia  con  le  leggi  fisiche  delle  vibrazioni 
sonore  dei  corpi,  e  quindi  suscettibili  di  quelle  immense  va- 
riazioni che  debbono  formare  l' elemento  moltiplice  all' eser- 
cizio della  facoltà  superiore, sul  quale  essa  fonda  le  sue  crea- 
zioni melodiose. 

«  Le  fibre  nervose  sensitive  e  motrici  che  concorrono  alla 
azione  del  meccanismo  dell'  udito  interno  spiegano  la  ragione 
delle  diverse  qualità  sonore  che  s' imprimono  in  ispeciali 
parti  di  un  organo  generale.  Io  per  questo  ritengo  come  sole 


-  393  — 

primarie  qualità  del  suono  il  tempo  ed  il  tono,  che  V  appa- 
recchio acustico  è  destinato  a  trasmettere  distinte  agli  or- 
gani del  cervello,  onde  questi,  ciascuno  per  sé,  ne  apprez- 
zino le  relazioni  ed  i  rapporti.  Ma  dove  si  magnificano,  si 
modellano  e  si  modificano  siffatte  qualità^  sonore,  onde  ven- 
gano così  variate  trasmesse  agli  organi  delle  facoltà  che  ne 
fanno   elementi  per  le  loro  elevate  funzioni  ?  L'  eccitabilità 
dell'  apparato  nervoso  uditivo  può  spiegare  tutta  la  moltipli- 
cità  dei  fenomeni  acustici.  Ivi  la  seguen;:^a  delle  impressioni 
di  cui  incessantemente  1'  una  segue  prima  che  la  precedente 
si  estingua ,  e  le  quali  variano  per  gradi  secondo  la  varietà 
graduale  delle  vibrazioni ,  costituisce  1'  elemento  tempo.  Il 
tempo  adunque  si  rappresenta  nel  nervo  acustico  per  la  forza 
compressoria  che  vi  s' imprime  nel  variar  dei  suoi  gradi  in 
analogia  di  una  speciale  facoltà  superiore  che  ne  apprezza 
e  ne  feconda  le  relazioni.  E  questa  stessa  forza  compresso- 
ria costituisce  il  tono,  altra  distinta  qualità  sonora,  quando 
nel  variar  per  gradi  accennando  insieme  alla  rapidità  di  suc- 
cessione dei  suoi  impulsi  dà  la  distinzione  della  grossezza 
od  altezza  del  suono  ,  distinzione  percepita  ed  apprezzata 
nei  suoi  rapporti  da  particolar  facoltà  della  mente.  Il  tempo 
può  considerarsi  per  lo  udito,  come  lo  spazio  per  la  vista; 
ed  il  tono  differisce  dal  suono  come  il  colore  dalla  luce. 

«  La  durata  delle  vibrazioni  sonore  sì  nei  loro  gradi  che 
nelle  loro  successioni  se  può  considerarsi  come  altra  qua- 
lità primaria  del  suono,  è  per  me  ancora  un  attributo  o  qua- 
lità distinta  del  tempo.  La  intensità  del  pari  che  rappresenta 
la  gradazione  specifica  dell'  altezza  o  grossezza  dei  suoni  è 
il  peculiare  attributo  del  tono.  E  per  questo  la  concordanza 
del  tempo  e  del  tono  nella  sensazione  acustica  costituisce  il 
ritmo  musicale  ,  che  naturalmente  vien  fissato  nella  conso- 
nanza della  ritmica  eccitabilità  dell'apparato  uditivo  »  (1). 

Pare  adunque  dimostrato  che  per  sentire  l'  emozione  delle 
armonie  e  melodie  musicali,  e  per  essere  cultore  dì  musica 
fino  a  renderne  elevato  il  talento,  è  indispensabile  che  l'or- 
gano dei  toni  {n.  32)  pel  primo  sia  convenevolmente  svi- 
ci) MiRAGLiA,  Trattato  di  Frenologia,  Voi.  1.,  pag.  539  e  seg. 


—  394  — 

Juppato.  Con  disposizione  contraria  non  solo  si  resta  indif-j 
ferente  ed  insensibile  alle  note  musicali,  ma  vi  si  mostri 
a\^'erso.  Ma  queste  buone  disposizioni  non  sono  affatto  suf- 
ficienti senza  una  retta  istruzione  ed  un  esercizio  convene-1 
vole.  É  vero  che  l'istruzione  non  crea  le  facoltà,  e  non  fa 
nulla  se  queste  sono  deboli  o  mancano  ;  ma  le  svolge  ,  U 
dirige  e  le  rende  feconde  quando  i  loro  organi  sono  bene 
sviluppati.  Ciò  è  la  ragione  per  cui  nelle  città  dov' è  l' istru- 
zione musicale  sorgono  dei  buoni  musici:  nelle  campagn( 
perchè  questa  manca,  malgrado  le  più  felici  disposizioni  na- 
turali ,  esse  sono  perdute  per  1'  arte  :  al  più  non  può  dive- 
nirsi che  un  buon  cantante  del  villaggio.  Eppure  l' istruzione 
e  r  esercizio  non  rendono  nulla  se  non  sono  messi  in  opera 
neir  età  convenevole,  affinchè  gli  organi  che  debbono  essere 
messi  in  azione  possano  fortificarsi  e  modificarsi  per  rag- 
giungere la  perfezione  della  specie  d'  arte  musicale  a  cui  fan 
tendere  le  condizioni  che  la  natura  vi  ha  assegnato. 

Intanto  le  modificazioni  più  variate  si  vedono  nel  talento 
della  musica  pel  concorso  dell'  azione  di  altre  facoltà.  Per 
questo  concorso  si  fissano  e  rendono  perfetti  i  diversi  ge- 
neri di  musica. 

Neil'  esaminare  quindi  queste  differenti  modificazioni  pel 
concorso  dell'  azione  delle  altre  facoltà,  può  farsi  una  delle 
più  semplici  divisioni,  cioè  distinguersi  i  musici  in  compo- 
sitori ed  in  esecutori  ;  e  questi  in  cantanti  ed  istrumentisti. 
Senza  la  conoscenza  esatta  delle  facoltà  speciali  che  concor- 
rono a  dare  la  giusta  direzione  ad  un  eccellente  senso  mu- 
sicale e  propriamunte  a  quel  genere  di  musica  a  cui  si  è 
disposto ,  r  istruzione  fallisce,  come  abbiam  detto  di  dimo- 
strare in  altra  conferenza. 

Incomincio  dagli  strumentisti. 

I  suonatori  d' istrumenli  non  solo  debbono  essere  dotati 
degli  organi  della  musica  e  del  tempo,  ma  pure  di  una  grande 
agilità  dei  muscoli  sottomessi  agli  ordini  della  volontà  ed 
insieme  e  più  della  facoltà  della  tattilità  {n.  25).  In  vero  a 
quest'  ultimo  senso  ,  che  dimostra  la  fina  delicatezza  nella 
sensazione  del  tatto,  è  che  deve  l' artista  la  distinzione  delle 
differenze  più  impercettibili  nelle  vibrazioni  dì  ima  corda  o 


—  395  — 

Della  resistenza  di  una  molla  d' istrumento  ;  e  per  questa  fi- 
nezza di  sensazione  egli  varia  e  modifica  fino  all'infinito  il 
suono  che  tira  dal  suo  istrumento.  Doveva  per  questo  essere 
grande  la  delicatezza  del  tatto  nei  celebri  suonatori  come  in 
Ballìot,  Paganini,  Talberg,  Lillo  ed  altri  molti. 

Di  un'  altra  condizione  per  far  variare  considerevolmente 
i  suoni  lian  bisogno  i  suonatori  di  strumenti  a  vento  ;  cioè 
di  un  torace  ben  conformato. 

Con  tutte  queste  buone  condizioni  si  riesce  a  nulla  se  lo 
istrumentista  non  sta  in  continuazione  di  esercizio  ;  perchè 
i  muscoli  che  si  mantengono  in  quiete,  perdono  l' attitudine 
ad  eseguire  con  precisione  e  con  rapidità  gh  ordini  della  vo- 
lontà ',  e  la  tattilità  non  esercitata  si  svolge  torpida  e  grossa. 
Lo  strumentista  che  manca  della  facoltà  della  musica  è  un 
semplice  esecutore  artificiale  che  esegue  senza  intenderlo 
quello  che  gli  si  presenta,  formando  sovente  la  disperazione 
dei  maestri  che  battono  la  musica  ;  e  di  siffatti  suonatori  ve 
ne  sono  molti,  e  le  Signorie  loro  lo  sanno. 

La  qualità  principale  di  un  capo  d'  orchestra  sta  principal- 
mente nel  far  buon  uso  della  facoltà  del  tempo  di  cui  deve 
essere  fortemente  dotato.  Dev'essere  ancora  provvisto  di 
quella  dei  toni  per  guidare  insieme  alle  misure  i  gradi  dei 
suoni.  Osservate  i  compositori  che  battono  l'orchestra,  quanta 
mimica  e  potenza  mettono  in  tutt'  i  movimenti  del  loro  corpo 
e  della  loro  fisonomia.  Posso  citare  Mercadante  e  1'  esimio 
Lauro  Rossi. 

io  non  sono  né  un  compositore  di  musica,  né  un  esecutore, 
ma  come  fisiologo  ,  per  quel  che  ho  detto,  sono  guidato  a 
fare  un'  osservazione  ,  alla  quale  voi  tutti  di  senso  squisito 
e  di  logica  induttiva  certo  converrete  nel  considerare  1'  at- 
tuale metodo  di  molti  di  suonare  il  piano  ,  elevando  disgu- 
stosamente le  mani  e  le  braccia  e  battendo  sui  tasti  impe- 
tuosamente. Come  può  andare  di  accordo  questa  violenta 
commozione  muscolare  con  la  delicatezza  della  tattilità  per 
tirare  dall'  istrumento  suoni  melodiosi  ed  armoniosi  ?  Io  non 
intendo  questa  materia  ;  ma  non  posso  rinnegare  il  principio 
fisiologico  tecnico  ;  anzi  lo  posso  confortare  con  un  detto  che 
ricordo    di    avere  udito  da  un  maestro  celebre  che  molti  di 


—  396  — 

voi  avrete  certo  conosciuto,  lo  sventurato  maestro  Lillo.  Egli 
fu  demente  sotto  la  mia  cura  ;  ed  avendogli  un  giorno  do- 
mandato ,  mentre  divinamente  toccava  il  piano  malgrado  la 
sua  follia,  perchè  non  muoveva  quasi  mai  i  pedali  :  mi  fece 
la  risposta  più  savia  del  mondo,  cioè  che  il  piano  ed  il  forte 
veramente  stavano  nelle  sue  dita,  perchè  se  quelli  servivano 
a  smorzare  o  elevare  i  toni,  con  le  dita  ne  regolava  i  gradi 
e  le  misure.  Ed  in  vero  le  sue  dita  correvano  con  la  rapi- 
dità dell'  elettrico  su  la  tastiera  svolgendo  angehche  melo- 
die, ma  tenendo  quasi  immobili  e  fermi  polsi  e  braccia.  La  i 
tattilità  adunque  con  la  celerità  della  forza  muscolare  con- 
centrandosi nelle  dita  si  mostrano  certo  più  squisite  che  quan- 
do si  disperdono  per  tutt'  i  muscoli  delle  braccia. 

Nella  danza  che  si  esegue  per  mezzo  della  musica  la  con- 
dizione principale  dev'  essere  una  felice  azione  muscolare , 
e  vi  deve  più  di  tutto  prevalere  1'  azione  del  tempo.  I  dan- 
zatori nella  scena,  se  non  sono  dotati  della  facoltà  della  mi-, 
mica  (n.  21),  e  dell'  equilibrio  {seg.  ?J  per  dare  ai  loro  mo- 
vimenti più  energia,  più  agilità,  più  grazia,  non  saranno  che 
mediocri  artisti.  Per  questo  talento  si  sanno  delle  danze  dei 
greci  e  romani  le  meraviglie,  tanto  bene  ora  riprodotte  dai 
francesi. 

Nei  cantanti  tutte  le  qualità  sopracennate  debbono  insieme 
concorrere,  ciò  che  difficilmente  e  raramente  avverasi;  e  per 
questo  sono  in  meno  numero  gli  abili  cantanti  che  gli  stru- 
mentisti. In  fatti  il  cantante  deve  possedere  in  più  alto  grado 
la  facoltà  dei  rapporti  dei  toni  e  del  tempo,  ed  insieme  nei 
muscoii  tutta  l'agilità  e  forza  degli  strumenti  a  fiato.  Essendo 
il  laringe  l'organo  principale  del  cantante  fa  d'uopo  che  esso 
sia  bene  organizzato,  e  che  non  produca  alcuno  ostacolo  ad 
una  chiara  e  perfetta  pronunzia.  Il  cantante  che  non  pronun- 
zia bene  la  parola,  o  cerca  di  esprimersi  in  una  lingua  stra- 
niera, malgrado  la  sua  bella  voce,  non  solo  dimostra  di  man- 
care di  gusto  e  di  sentimento,  ma  converte  il  canto  in  un 
solfeggio,  perdendo  inoltre  il  prestigio  di  far  intendere  il  con- 
cetto musicale. 

La  facoltà  della  mimica  {n.°  21)  dev'essere  molto  svilup- 
pala ed  esercitata  nei  cantanti   drammatici,  già  dotati  delle 


—  397  — 

buone  qualità  indispensabili  della  musica,  condizione  sola 
per  raggiungere  un  giusto  merito.  Tutte  queste  combinazioni 
rendono  rare  tali  celebrità.  In  vero,  dove  rinvenire  così  spes- 
so delle  belle  espressioni  del  gusto  più  squisito  musicale 
unito  ad  un  timbro  sì  armonioso  di  voce,  e  ad  un  vasto  torace, 
elle  resero  celebri  Lablache,  Fedor,  Taccliinardi,  Malibran, 
Crisi,  Rubini,  Tamburini,  Fraschini,  Patti?  In  questi  l'organo 
della  mimica  è  bene  sviluppato,  esso  appare  alla  parte  su- 
periore anteriore  e  un  poco  laterale  della  testa.  I  cantori  e 
cantatrici  dotati  pure  di  bella  voce  e  del  talento  della  musi- 
ca con  insufficienza  della  facoltà  della  mimica,  vi  lasciano 
ben  freddi  in  un  momento  di  ammirazione,  sì  che  il  loro 
canto,  non  ispirato,  rassomiglia  piuttosto  ad  un  suono  di 
strumento  che  agli  accenti  di  un  essere  che  sente  e  pensa. 
Quando  gli  organi  della  musica  insieme  a  quello  della  mimica 
sono  sviluppati  come  nella  testa  del  Lablache,  della  Pasta, 
della  Malibran,  della  Grisi  e  d'  altri  celebri,  le  loro  voci  s'im- 
possessano dei  vostri  sentimenti  elevandoli  fino  all'  estasi. 

Il  riconoscere  ed  il  guidare  il  genere  di  canto  a  cui  natu- 
ralmente si  è  disposto,  è  ben  difficile  quando  le  norme  della 
speciale  istruzione  non  sono  fondate  sulla  nozione  delle  varie 
qualità  necessarie  a  poterle  svolgere  e  convenevolmente  eser- 
citare fino  a  portarle  alla  perfezione. 

Eccomi  giunto  a'  compositori.  Essi  non  han  bisogno  né  di 
agilità  muscolare,  né  di  un  forte  torace,  né  di  una  buona 
voce  ;  ma  bensì  di  una  perfetta  e  speciale  organizzazione  ce- 
rebrale, per  mezzo  delle  cui  funzioni  sorgono  i  loro  lavori. 
Il  senso  della  musica  sebbene  energico  senza  il  concorso 
attivo  di  altre  facoltà  intellettuali,  non  può  elevarsi  al  di  là 
della  composizione  di  un  walzer,  di  una  polka  e  di  ben  de- 
boli armonie;  ma  unito  al  predominio  dell'azione  di  speciale 
facoltà  superiori  vi  dà  quel  genere  di  composizioni  musicali 
maravigli  ose,  per  cui  vien  fissata  la  natura  del  proprio  genio. 

I  compositori  di  musica  adunque  oltre  di  un  potente  senso 
dei  rapporti  dei  toni  e  del  tempo,  debbono  essere  primamente 
ed  indispensabilmente  dotati  delle  superiori  forze  mentali  del 
calcolo  (n.°  28)  e  dell'  ordine  {n.°  29),  e  di  un  forte  senso 
deìV  educabilità  e  perfettibilità  {n.  22  e  30)  per  cui  da  essi 


—  398  — 

si  crea  e  si  apprende  il  contropunto.  Queste  forze  speciali 
della  mente,  che  come  tutte  le  altre  fondamentali  sì  svolgono 
per  mezzo  di  singole  partì  cerebrali,  si  rappresentano  nella 
regione  inferiore  e  media  della  fronte,  così  clie  quelli  nei 
quali  siffatte  condizioni  predominano,  dimostrano  facilità  ad 
istruirsi  e  ad  istruire,  si  eccitano  a  continui  lavori,  ed  alcuni 
di  questi  si  spingono  a  conoscere  ed  apprezzare  quello  che 
han  fatto  gli  altri  prima  di  essi;  per  cui  la  loro  musica 
mostrando  della  scienza  vi  fa  scorgere  lo  'studio  accanto  al 
genio,  come  in  Weber,  Mercadante,  Lauro  Rossi. 

Questo  senso  dell' educabilità  unito  ad  un  precoce  sviluppo 
del  senso  musicale  si  svolge  non  raramente  nei  fanciulli  ;  e 
quando  non  si  sa  profittare  di  questa  felice  manifestazione 
preventiva  della  natura  guidandola  con  norme  di  farvi  con- 
correre l'azione  di  altre  facoltà,  ma  vi  sì  prodigano  adula- 
zioni, queste  sono  fatali  al  loro  genio. 

Il  talento  della  musica  nei  compositori  si  presenta  di  ge- 
nere differente  non  solo  pel  predominio  dei  rapporti  dei  toni, 
0  di  quello  dei  rap)porti  del  tempo  come  di  sopra  ho  accen- 
nato, ma  veramente  per  la  facoltà  diversa  superiore  dalla 
quale  è  sestenuto.  In  vero  se  sì  esaminano  le  teste  dei  celebri 
compositori  che  presentano  molto  sviluppato  l' organo  della 
musica,  differente  forma  si  vede  nel  resto  del  loro  capo, 
cioè  a  ciascuno  vi  si  rappresenta  l' indizio  organico  d' un 
predominio  di  facoltà  diversa;  ed  in  fatti  a  quest'ultima  cor- 
risponde il  genere  delle  loro  produzioni  musicali. 

Questa  legge  della  combinazione  e  concorrenza  delle  fa- 
coltà in  azione,  per  cui  in  ogni  genere  di  operazioni  mentali 
la  varietà  è  conseguenza  necessaria  nello  svolgimento  dei 
genii  di  qualunque  speciC;,  si  osserva  costantemente  e  facil- 
mente nel  talento  della  musica:  ecco  perchè  la  varietà  delle 
produzioni  porta  sempre  l' impronta  del  proprio  carattere. 

Così,  per  es.,  se  al  genio  musicale  concorre  un  energico 
senso  della  poesia  Cn.°  19),  o  talento  poetico  pel  quale  la 
mente  corre  rapida  al  bello,  al  magnifico,  al  sublime,  al- 
l'estetico, si  hanno  facili  improvisazioni  musicali  specialmente 
liriche,  e  drammatiche.  Chi  non  conosce  la  facihtà  di  Doni- 
zetti  nelle  sue  cento  musiche,  di  cui  per  molte  egli  scrisse 


—  399  — 

i  versi ^^  Gii  indizii  anatomici  manifesti  nella  sua  bella  e  vasta 
fronte  sono  in  armonia  col  genere  sublime  delle  sue  produ- 
zioni music  a  ìi. 

Coloro  per  cui  l'organizzazione  della  testa  presenta  ancora 
il  concorso  di  un  forte  senso  religioso  {n."  14),  pel  quale 
la  mente  corre  al  rispetto  delle  cose  buone  e  grandi,  si  oc- 
cupano di  preferenza  di  musiche  di  chiesa  e  di  musiche 
antiche. 

Le  facoltà  affettive,  per  cui  lo  spirito  può  elevarsi  dall'  emo. 
zione  all'  estasi ,  unite  in  predominio  al  senso  del  talento 
musicale,  danno  musiche  appassionate  ed  affettuose.  E  se 
alcune  speciali  di  esse  come  l' istinto  della  propria  difesa 
{n°  5),  e  l'elevato  sentimento  dello  spirito  d'indipendenza 
{n."  10)  dominano  la  mente  del  compositore,  le  musiche 
guerriere  che  ne  sorgono  eccitano  alla  gloria,  e  dominano 
gli  impeti  delle  battaglie. 

Se  il  compositore  trascinato  dal  senso  erotico  {n°  1),  non 
sa  elevarlo  a  sentimento  delizioso  dell'  animo,  ma  è  spinto 
per  natura  ad  abbassarlo  fino  a  senso  brutale,  non  può  ti- 
rare dal  suo  genio  che  le  vituperevoli  Belle  E  lene  e  le  oscene 
Figlie  di  madama  Angot. 

L'organo  del  senso  della  costruzione  o  delle  arti  {  n.  9), 
se  è  necessario  pei  buoni  costruttori  di  strumenti  musicah, 
pei  compositori  produce  che  le  loro  musiche  abbiano  una 
ricca  istrumentazione;  ciò  che  si  osserva  più  neha  organiz- 
zazione deha  testa  di  Rossini  che  in  quella  di  Bellini. 

Potrei  citare  molti  esempii;  ma  mi  limito  a  questi  due 
grandi  genti  che  ho  nominati.  Ecco  il  collega  di  Gali,  amico 
mio  e  maestro,  dott.  Fossati,  or  ora  tolto  alla  scienza  dalla 
morte,  come  dice  di  Bellini  e  Rossini  da  lui  personalmente 
conosciuti  : 

«  Bellini ,  r  autore  del  Pirata,  deUa  Sonnambula,  della 
Norma,  che  riunisce  all'organo  della  musica  {n.°  31  e  32) 
l'organo  della  benevolenza  (n."  13)  eccessivamente  svilup- 
pato, fece  sempre  della  musica  espressiva,  patetica,  dram- 
matica, ove  r  affetto,  la  pietà,  la  disperazione  han  bisogno 
di  un  interpetre,  e  vi  fece  delle  cose  maravigliose.  I  suoni 
amentevoli  o  passionati  avranno  già  rimbombato  nella  sua 


^  400  — 

anima  prima  eh'  egli  avesse  potato  pensare  all'  effetto  che' 
essi  dovevano  necessariamente  produrre  su  gli  altri.  Per  le 
ragioni  della  sua  organizzazione,  io  credo  che  le  sue  com- 
posizioni si  portarono  sempre  piuttosto  sul  canto  e  la  me- 
lodia che  su  la  istrumentazione  e  1'  armonia. 

«  Io  non  dico  che  un  motto  per  Rossini.  La  sua  enorme 
testa  mostra  che  egli  riunisce  in  sé  tutti  gli  organi,  tutte  le 
qualità  per  fare  un  genio  straordinario.  Lo  sviluppo  laterale- 
anteriore  della  sua  testa  spiega  la  grande  estensione  ch'egli 
ha  dato  alla  musica  istrumentale  pel  teatro.  La  facoltà  del 
linguaggio  {n."  33)  molto  energica  in  lui,  spiega  coni' egU 
abbia  potuto  applicare  il  suo  talento   alla  lingua  francese 
senza  mai  mancare  alla  prosodia.  Se  la  musica  deve  ancora 
subire   qualche  riforma,  io   non  so  ammettere  che  lui  che 
sarebbe  stato  capace  d'intraprenderla.  Noi  ritorneremo  forse 
un  giorno  alla  semplicità  dell'  antica  musica,  che  non  esclu- 
de i  progressi  che  l' arte  musicale  ha  fatto  finora  » . 

Noi  aggiungiamo  che  venendo  dopo  Rossini  qualunque  do- 
tato di  una  pari  felice  organizzazione  cerebrale,  da  questi 
la  musica  potrà  subire  grande  riforma.  Ma  Dio  non  crea 
siffatti  genii  che  in  Italia;  per  cui  a  ragione  esclamò  degli 
italiani  l'astigiano  poeta: 

«  Fervide,  ardite  itale  menti 
«  D'  ogni  alta  cosa  insegnatori  altrui.  » 

Prima  di  conchiudere  sono  portato  a  fare  due  gravi  ec 
interessanti  osservazioni.  In  prima  ognuno  può  persuadersi^] 
che  il  talento  della  musica  volendo  molte  condizioni  di  facoltà 
superiori  bene  sviluppate  ed  educate  per  elevarsi  a  genio, 
combinazioni  ben  diffìcili  ad  avverarsi  spesso,  la  natura  noi 
è  molto  prodiga  a  creare  i  genii  musicali;  i  quali  diventano! 
ancora  più  rari  per  la  mancanza  sovente  delle  condizionij 
esterne  necessarie  e  per  la  maldiretta  e  falsa  istruziono  del 
senso  musicale.  E  per  questo  ognuno  da  se  può  scorgerej 
che  per  chiunque  dotato  del  talento  della  musica  è  fatua  cre- 
denza di  volere  imitare  per  divenire  un  Bellini,  un  Rossini, 

(1)  Fossati,  Queslions  philosofiques,  etc. 


—  401  — 

un  Meyerbeer,  un  Auber,  ecc.,  perchè  per  divenirlo  si  do- 
vrebbe avere  le  medesime  condizioni  cerebrali ,  e  la  natura 
non  forma  mai  identiche  organizzazioni.  E  dove  vi  fosse  pure 
la  tendenza  all'imitazione,  questa  spiega  che  il  compositore 
è  dotato  di  varie  di  quelle  condizioni  cerebrali  che  lo  spin- 
gono à  quel  genere  di  musica  che  cerca  imitare,  perchè  l'imi- 
tazione non  solo  istruisce  ma  eccita  il  proprio  genio;  per 
cui  le  sue  composizioni  se  portano  impronta  di  quel  genere 
non  cessano  di  mostrare  —  la  propria  specialità  del  ca- 
rattere. Però  dove  questa  manca  o  è  debole,  il  loro  talento 
non  può  dar  luogo  che  a  mediocri  imitazioni.  Or  poiché  que- 
ste condizioni  in  natura  sono  diverse,  il  genio  che  ne  sorge 
segue  la  felice  organizzazione  propria.  Ecco  perchè  i  genii 
che  si  succedono  avendo  la  impronta  del  proprio  carattere, 
ed  avendo  sempre  riguardo  alla  condizione  dei  tempi,  non 
sono  da  riguardarsi,  né  meno  né  più  sublimi  di  quelli  che 
li  hanno  preceduto,  o  che  li  succederanno.  La  musica  ha 
progredito  colla  civiltà;  ma  ne  ha  seguito  pure  i  vizii?  Ne 
tratterò  in  altra  conferenza. 

Spero  che  la  seconda  ed  ultima  osservazione  che  vado  a 
fare  avrà  la  vostra  indulgenza,  o  gentili  che  avete  avuto  la 
pazienza  di  essermi  stati  cortesi  di  attenzione.  Perchè  del 
pubblico  che  sente  musica  specialmente  nei  teatri,  spesso 
parte  applaudisce  fragorosamente,  altra  tace,  ed  altra  senza 
misericordia  fischia  ed  urla  al  minimo  incidente,  ad  un'inezia? 

La  critica  e  la  censura  delle  composizioni  ed  esecuzioni 
musicali  per  essere  giuste,  bisogna  che  si  sia,  oltre  del  ta- 
lento della  musica,  dotato  di  energiche  facoltà  intellettuali, 
specialmente  della  causalità  {n°  35)  e  del  paragone  (n."  34), 
elementi  dell'  analisi  e  della  sintesi ,  vero  spirito  filosofico, 
con  concorrenza  dello  spirito  caustico  {n.°  20).  Or  di  questi 
ingegni  si  felicemente  organizzati,  che  possono  dare  giusta 
sentenza  delle  rappresentazioni  musicali,  sono  ben  pochi,  e 
le  loro  censure  si  leggono  piuttosto  scritte:  dimostrandosi 
nei  teatri  molto  circospetti  ed  indulgenti.  Il  resto  del  pub- 
blico, il  quale  certo  non  può  avere  la  medesima  sublime 
organizione,  della  quale  pur  troppo  la  natura  si  mostra  avara, 
giudica  solo  con  1'  emozione  più  o  meno  gradita  prodottagli 

26 


—  402  — 

dall'esecuzione  musicale;  e  poiché  questa  parte  del  pubblico 
per  lo  più  alla  ignoranza  della  diffìcile  e  divina  arte  unisce 
un  certo  vano  orgoglietto,  applaudisce,  ma  più  fischia  per 
imitazione,  e  cosi  per  darsi  l' aria  di  conoscere  quello  che 
0  mal  sente  o  non  intende.  La  moderata  e  ragionevole  di- 
sapprovazione, e  l'indulgente  incoraggiamento,  in  tutte  le 
produzioni  dell'  ingegno,  dimostrano  vivamente  la  serietà  di 
un  pubblico  civile,  intelligente  e  sensibile. 

É  facile  conchiudere  adunque,  che  per  divenire  buon  com- 
positore e  buono  esecutore  di  musica,  bisogna  che  dalla 
natura  siasi  provvisto  di  una  favorevole  e  speciale  organiz- 
zazione, la  quale  però  senza  una  opportuna  istruzione  non 
può  produrre  che  povere  mediocrità;  mentre  al  contrario 
con  istruzione  ben  diretta  e  preventiva  il  genio  musicale  si 
svolge  in  tutte  le  sue  belle  forme,  e  crea  nella  mente  e  nel 
cuore  umano  con  le  sue  melodie,  sempre  nuove  angeliche 
delizie  di  paradiso. 


^K  ^-vcit O  ^  /a> y «^"^A C 7"^     l^L^*^^ ^^<^^^*^7 ii i^ 


—  40S 


L'ASIMETRIA  DEL  CRANIO  E  DEL  CERVELLO 


^^Ti^S^Jg--^- 


A  pag.  356  e  seguenti  di  questo  volume  fu  riportato  il 
rapporto  freniatrico  legale  su  V.  Clausi,  estratto  dagli  Atti 
di  questa  R.  Accademia  Medico-chirurgica  (1) .  A  qualche  os- 
servazione (2)  fatta  sulla  proposizione  che  1'  asimetria  del 
cranio  e  del  cervello  influisce  sui  disordini  delle  facoltà  men- 
tali, risposi  allora  che  non  credo  si  possa  opporre,  che  un 
organo  qualunque  e  massimamente  quello  del  sistema  cere- 
brale, che  presenta  nella  sua  forma  e  nella  sua  massa  ano- 
malie, S3  possa  funzionare  nello  stato  fisiologico  non  possa 
non  ritenersi  come  facile  più  degli  altri  normali  a  cadere  in 
uno  stato  di  funzione  pervertita;  e  si  badi  che  io  parlo  di 
disposizione  e  non  di  causa. 

Ora  desidero  meglio  spiegare  il  mio  concetto. 

Dico  nel  rapporto,  che  nel  delinquente  dì  cui  si  discorre, 
trovasi  una  disposizione  (  non  causa  )  fatale  alla  pazzia , 
cioè  nella  asimetria  del  cranio  che  rappresenta  la  forma 
e  la  massa  in  tutto  ed  in  ciascuna  sua  j^aiHe  del  cervello 
che  ivi  si  accoglie.  I  due  emisferi  di  esso  sono  spostati , 
sicché  uno  sporge  meno  in  corrispondenza  della  gobba  fron- 
tale. Ma  oltre  di  tanta  asimetria  fra  i  due  emisferi  notai 
un'altra  condizione  materiale  importantissima  non  solo  di- 
sponente alle  disordinate  funzioni  del  cervello  in  generale  , 
ma  a  certe  date  forme  di  alienazioni,  e  che  tanto  bene  con- 
ferma quella  del  capo  di  questo  sciagurato  folle,  e  l'espe- 
rienza d' innumerevoli  altri  fatti^  per  lo  che  io  aggiungeva  : 
—  le  piarti  posteriori  cerebrali  sono  inolio  predominanti 
in  volume  ed  in  larghezza  su  la  regione  frontale  ;  sicché 
quesf  uomo  considerato  fisiologicamente,  è  più  V  uomo  degli 

(1)  Resoconto  delie  adunanze  e  dei  lavori  della  R.  Accademia  medico-chirur-» 
gica  di  Napoli,   1875,  pag.  24. 

(2)  Ivi  pag  102, 


istinti  e  delle  fantasticherie  su  cui  fonda  tutti  i  suoi  giudizii 
che  r  uomo  intelligente  e  della  ragione,  ecc. 

La  maggior  parte  degli  alienisti,  per  non  dir  tutti,  pongono 
gran  valore  in  queste  condizioni  predisponenti. 

In  quella  discussione  si  citò  come  tipo  d' intelletto  sublim 
e  di  genio  la  testa  asimetrica  di  Bichat,  tacendo  d' innume 
revoli  folli  per  asimetria  del  cranio.  Ma  non  fu  Bichat,  copian 
do  Haller,  uno  dei  primi  che  ammise  disporre  l' asimetria  dell; 
testa  alla  pazzia,  ciò  che  fu  combattuto  da  Spurzheim  ?  (Ij 
Però  non  so  se  Bichat  che  morì  giovanissimo  (di  anni  33 
avrebbe  con  quel  capo  asimetrico  potuto  resistere  a  grano 
sventure.  E  poiché  torna  molto  a  proposito  piacemi  qui  ri 
portare  quanto  già  dissi  al  riguardo  dell'  asimetria  del  crani 
in  altra  mia  opera,  e  proprio  sulla  forma  della  testa  com 
causa  della  follia. 

Suppongono  gli  antiorganologisti  che  i  frenologi  pretendon 
ravvisare  nella  sola  forma  della  testa  la  predisposizione  ali 
follia;  e  Pine!  e  Fodere  (2)  dal  respingere  siffatta  supposi 
zione,  che  ad  essi  pure  appartiene,  han  citato  ancora  osser 
vazioni  di  teste  presso  che  simili  di  conformazione  appai 
tenenti  ad  uomini  alienati  ed  a  sani  d' intelletto. 

Intanto  in  sospetto  della  loro  medesima  opinione  gli  aliel 
nisti  e  massime  Esquirol,  misurano  le  teste  dei  folh,  e 
fermano  su  la  conformazione  in  generale  del  cranio.  Quesl 
supposizione,  contraria  ai  principii  della  fisiologia  del  celi 
vello,  non  si  ritrova  per  niente  negli  scritti  di  tal  dottrine' 
Solo  alcuni  autori,  tra  i  quali  Haller  e  Bichat,  considerane 
come  causa  della  pazzia  l'ineguaglianza  degli  emisferi  de 
cervello.  Ma  Gali  e  Spurzheim,  prima  della  osservazione  d 
Pinel  e  Fodere,  già  avevano  ciò  rifiutato,  riferendo  dei  fati 
di  deformità  della  testa  d'individui  che  invece  di  presentaf' 
disposizione  alla  follia  erano  anzi  dotati  di  talento  straordi 
nario.  E  Spurzheim  cita  al  proposito  la  testa  del  medesim 
Bichat.  Io  protrei  notare  varie  osservazioni,  ma  mi  limito 
far  noto  che  posseggo  un  cranio  di  donna,  molto  deforrrii 
nei  due  lati,  senza  che  costei  avesse  mai  patito  nell'intelletto 

(1)  Spurzlteim.  Observations  sur  la  folie,  p.  164. 

(2)  Fodere.  Dii  delire,  f.  II  §  345. 


—  405  — 

Noi  consideriamo  il  cervello  come  una  parte  organica,  e 
quindi  soggetto  a  tutte  le  condizioni  degli  altri  organi.  Or  se 
gli  altri  organi  possono  cadere  ammalati  qualunque  sia  la 
loro  conformazione  ,  lo  stesso  può  avvenire  del  cervello. 
Intanto  vi  sono  certe  parti  della  macchina  in  taluni  individui 
che  possono  incorrere  in  speciali  malattie  :  così  certi  polmoni 
possono  essere  disposti  alla  tisi,  e  certi  individui  all'  apoples- 
I  sia,  ecc.  ;  del  pari  può  dirsi  che  se  certi  cervelli  sono  più 
disposti  a  cadere  ammalati ,  certe  conformazioni  possono 
disporre  a  particolari  alienazioni.  Né  però  per  questo  può 
dirsi  che  quelli  che  hanno  tale  disposizione  incorrano  asso- 
lutamente nella  malattia,  come  quelli  che  non  1'  hanno  non 
,  vi  possono  inciampare. 

'     Intanto  taluni  pretendono  di  presentare  fatti  contrarli  senza 
avvedersi  che  questi  loro  fatti  poco  numerosi  e  che  insieme 
inon  spiegano  le  loro  supposizioni,  sono  per  precipitata  in- 
i  dazione  male  osservati,  e  che  se  sono  stati  notati  con  preci- 
pitazione per  nulla  contraddicono  i  prìncipii  della  fisiologia 
del  cervello.  Ecco  come  parla  Spurzheim  dei  fatti  da  Esquirol 
i  raccolti  col  fine  di  essere   opposti  alle  osservazioni  dei  fre- 
nologi. «  Pretendesi  d'insinuare  che  la  collezione  dei  busti  e 
«  dei  cranh  che  Esquirol  ha  fatto  alla  Salpetrière  è  in  oppo- 
M  sisione  colle  nostre   osservazioni.  Il  dott.  Gali  ed  io  ab- 
«  biamo  veduto  questa  eccellente  collezione;  Esquirol  ce  l' ha 
«mostrata  colla  sua  compiacenza  abituale.  E   giusto  dire 
«  che  tale  collezione  sorpassa  tutto  quello  che  in  simile  ge- 
«  nere  siasi  fatto  finora,  ed  è  da  desiderare  che  facciasi  altret- 
«  tanto  in  tutte  le  case  dei  folli.  I  dettagli  sono  preziosi,  e 
«  meritano  di  essere  comunicati  al  pubblico   dal  medesimo 
«  Esquirol.  Dichiaro  solamente  che  non  abbiamo  veduto  né 
«  appreso  niente  che  sia  contrario  ai  principii  della  fisiologia 
«  e  patologia  del  cervello.  I  busti  degh  individui  che  erano 
:(  stati  affetti  da  alienazioni  parziali  presentano  evidentemente 
;<  i  segni  che  noi  in  tutti  gli  altri  abbiamo  rinvenuto.  Così  la 
:(  natura  non  fa  eccezione  alla  Salpetrière,  e  chiunque  desi- 
dera contraddire  le  nostre  osservazioni  non  deve  inventare 
supposizioni  per  poterle  rifiutare.  Se  vuoisi  osservare  senza 
prevenzione,  ed  imparare  a  conoscere  le  condizioni  organi- 


—  406  — 

«  che  delle  manifestazioni  dell'  anima  e  dello  spirito  e  com 
«  parare  il  vero  senso  delle  nostre  asserzioni  colla  natura 
«  non  si  dirà  più  che  le  osservazioni  fatte  alla  Salpetrièr( 
«  e  le  nostre  sono  esenzialmente  differenti  e  contraddittorit 
«  le  une  colle  altre  »  (1). 

E  Sparzheim  aveva  ragione.  Esquirol  antifrenologo  misu 
rava  le  teste  dei  folli  e  ne  conservava  i  cranii,  e  li  presen 
tava  ai  frenologi  per  le  loro  lezioni.  Così  scrivevami  il  dott 
Fossati  allievo  e  collega  di  Gali  a  27  ottobre  1866:  —  «  Co 
«  nobbi  Esquirol  nel  1820:  egli  era  medico  alla  Salpetrière 
«  ospizio  per  le  donne  ahenate;  ma  egli  aveva  inoltre  um 
«  stabilimento  suo  particolare  nella  rtie  de  Buffon  dove  stav; 
«  di  casa,  che  visitai  con  lui  in  questo  tempo.  Dopo  la  morti 
«  di  Gali  (1828),  non  potendo  io  più  servirmi  della  sua  col 
«  lezione,  Esquirol  m' imprestò  alcuni  cranii  coi  quali  potè 
«  seguitare  a  fare  i  miei  corsi  di  frenologia  (2). 

Or  valutando  l'applicazione  della  fisiologia  del  cervello  alk 
studio  delle  alienazioni  mentali,  non  sarà  negletta  la  confor 
mazione  della  testa  in  generale  ed  in  particolare  nel  rintrac 
ciare  la  causa  prima  della  follia.  Su  di  ogni  100  menoma 
niaci  io  ho  rilevato  80  che  offrivano  grandi  prominenze  era 
niche  nella  regione  degli  organi  di  cui  le  funzioni  erano  per 
vertite. 

Ed  ecco  ora  come  il  Nestore  degli  alienisti  francesi,  Briern 
de  Boismont  si  esprime  sulle  mie  ricerche  statistiche  del  ma 
nicomio  di  Aversa  per  1'  anno  1867.  «  L'  autore  diviene  natii 
«  ralmente  a  ricercare  i  rapporti  dello  stato  delle  lesion 
«  delle  facoltà  col  grado  apparente  degli  organi  cerebi*ali 
«  egli  constata  che  in  109  hanno  offerto  il  predominio  di  un; 
«  sola  parte  delle  quattro  regioni  cerebrali,  su  846  alienati 
«  e  737  quelle  delle  regioni  combinate.  In  ambo  i  casi  1( 
«  regioni  degli  istinti  e  dei  sentimenti,  hanno  grandementf 
«  prevalso.  Questo  predominio  è  stato  principalmente  rimar 
((  cato  negU  istinti,  ed  al  contrario  molto  meno  nelle  facolli 
«  riflessive  »  (3). 

(1)  Spurzheim.  Observations  sur  la  folie,  p.  170. 

(2)  Bollettino]  del  manicomio  .e  CapodichiiioJ,  1875.  Appendice' ,  Lettera  de 
doli.  L,  A  Fossati  al  doli.  Miraglia.  Lettera  n.  XVL  p,  85. 

(3)  Aunales  mèdico-psjchologiques  de  Paris,  mars  186». 


-  407  — 

Il  dott.  Belhomme  in  un  suo  lavoro  pubblicato  nel  1824 
ricomparso  con  altre  osservazioni  nel  1845,  nota  83  volte  su 
100  folli  la  deformità  del  cranio  più  o  meno  rimarchevole: 
e  lo  ha  ripetuto  in  altro  suo  scritto  nel  1875.  Ora  io  doman- 
derei, su  100  cranii  di  forma  asimetrica  quante  volte  si  è 
trovato  il  normale  esercizio  delle  facoltà  cerebrali  *?  Invito 
gli  oppositori  d' indicarmene  una  cifra  se  non  rimarchevole, 
almeno  minima. 

Infine  tutti  gli  ahenisti,  ritenendo  influire  la  forma  della 
testa  su  la  pazzia,  ne  misurano  i  diametri  e  le  curve,  e  non 
v'  è  manicomio  che  non  abbia  un  gabinetto  di  cranii  di  folli. 
Perchè  conservarli  se  non  vi  si  scorgesse  una  certa  singola- 
rità nella  forma  e  nel  volume,  oltre  delle  lesioni  che  vi  rin- 
vengono ? 

Mi  piace  conchiudere  presentando  le  figure  tratte  dalle 
fotografie  di  tre  idioti  e  di  otto  teste  di  monomaniaci  orgo- 
ghosi:  il  sincipite  posteriore  del  cranio  di  questi  ultimi  è  di 
una  elevazione  e  larghezz^a  straordinaria,  per  quanto  è  pic- 
cola la  regione  frontale,  e  specialmente  dei  primi.  Posseggo 
il  cranio  di  un  suicida  i  cui  centri  delle  ossa  parietali  sono 
così  sporgenti  da  sembrare  due  semiuova,  con  un  diametro 
fra  essi  di  16  centimetri,  mentre  la  fronte  bassissima  non  è 
larga  che  di  9  centimetri.  Sotto  questa  regione  (  n.  12  della 
figura  )  corrispondono  le  circonvoluzioni  cerebrali ,  per  le 
quali  si  manifesta,  secondo  i  frenologi,  il  senso  della  precau- 
zione, che  pervertendosi  diventa  dubbio,  sospetto ,  paura , 
incertezza,  disperazione,  ciò  che  costituisce  la  Hpemania  sui 
cida  per  causa  di  organizzazione  viziosa  e  predisponente.  Mi 
servo  di  questo  cranio  nelle  mie  lezioni.  Eccone  la  figura 
tratta  dalla  fotografia. 


—  408  — 

Cranio  di  un  suicida 
Fi£.  1." 


'^'/i.luj  k_ 


Idiozia. 
Fiff.  2.*  e  3.' 


Francesco  Paolo  Mesci  dì  Cliieti  dì  anni  14  fu  accolto  nel  Manicomio  di  Avei- 

sa  ai  9  giugno  184!),  e  vi  morì  ai  14  marzo  1846.  —  La  testa  imbalsamata  fa  parte 

di  quel  museo  patologico  al  n."  XI. 
La  circonferenza  del  cranio  è  di  poli.  15,  e  poli.  2  l' altezza  dell'  osso  frontale . 
Michele  Errico  di  Oria  in  Otranto,   fu  accclto  nel  manicomio  di    Aversa  ai 

29  ottobre  1844,  e  vi  morì  ai  18  dicembre  1845,  La  testa  imbalsamata  conser 

vasi  in   quel   Museo  patologico  al  n.«  XLL  La  circonferenza  del  cranio  è    di 

cilici  13,  e  di  pelici  2  1'  altezza  dell*  osso  frontale- 
La  testa  d'un  fratello  di  costui  del    pari   idiota,  di  anni  20,   fa  parte  del 

medesimo  museo  a  n.»  XLU.  La  cavità  sinistra  del  cranio  e  molto  più  granda 

della  destra    (  Annali  Fren.   Mal.,  Voi.  II  pag.  147  ). 


—  409  - 
Fis.  4. 


QuesL*  duplice  figtua  rappresenta  la  mancanza  totale  della  fronte.  Questo 
idiota  a  nome  Salvatore  d'  Angelo  di  Montefalcione  fu  accolto  nel  manicomio 
di  Aversa  ai  19  agosto  1864.  Eia  alto  piedi  3  e  poli.  H,  con  circonferenza  di 
poli.  IS  alla  base  del  cranio,  e  dell'  età  di  anni  20.  Morì  dì  cangrena  a  2  dic- 
embre 1863,  (  Ann  fren  Mal.,  Voi.  VI,  pag.  86  ) 

Mano-mania  orgogliosa  con  delirio  di  grandezza  e  di  superiorità. 

Fis.  5. 


-l'C^NJ. 


Luigi  Pellegrino,  nato  uel  settembre  del  1772,  dimorò  per  dieci  anni  nel 
grande  Ospedale  degV  Icurabili  di  Napoli  ;  ed  aperto  il  manicomio  di  Aversa 
nel  maggio  del  1813  ,    fu  uno  dei  400  folli  che  vi  passarono  e  vi  restò  fino  al 


—  410  — 

7  luglio  186S  in  cui  morì  di  apoplessia,  di  età  dì  93  anni.  L'  unico  che  nel 
raanicomii  del  mondo  a^bia  dimorato  negli  Ospìzìi  per  63  anni  '.  Egli  era  prete: 
immaginava  di  essere  imperatore  del  mondo,  padre  del  padre  eterno,  e  credeva 
sempre  di  far  leggi  umane  e  divine:  delirio  di  superiorità  e  di  orgoglio  che  in 
lui  nianifestossi  sino  alla  morte.  —  La  curva  dal  foro  acustico  al  sincipite  po- 
steriore largo  ed  elevato  presentavasi  di  poli,  6,  8. 

Dove  si  auderebbe  a  pescare  la  causa  prima  di  questa  singolare  follia  e  di 
quelle  che  in  continuazione  io  noto,  se  non  nella  viziosa  organizzazione  del 
cranio  e  del  cervello,   quando  si  visse   vita  sì  lunga? 

Il  cadavere  imbalsamato  ha  fatto  parte  di  quel  museo  patologico  Ano  al  1871, 
essendo  stato  poi  mandato  vandalicamente  al  cimitero.  Sicché  ora  non  è  stalo 
più  quel  museo  accresciuto  di  un  cranio,  non  rimanendovi  che  le  118  leste  quasi 
tutte  da  me  preparate,  e  che  io  vi  lasciai  nel  1869,  comprese  quelle  due  o  tre 
teste,  di  cui  i  preti  ora  si  servono  a  farne  mostra  nella  chiesa  per  ricordare  ai 
fedeli  la  morte  e  l' inferno. 


Fig.   6. 


Padre  Andrea  di  Montesano,  sacerdote  cappuccino,  fu  accolto  nel  manicomio 
di  Aversa  ,  dell'eia  di  anni  34,  ai  2S  febbraio  1818.  In  corso  di  tanti  anni  della 
sua  dimora  nel  manicomio  ,  ha  sempre  mostrato  il  delirio  ambizioso  di  credersi 
papa  non  solo,  ma  che  Dio  nella  creazione  dei  cieli  siasi  servito  della  sua  opera. 
Egli  robustoe  sano  di  corpo  mostra  volere  durare  lunga  vita.  —  La  curva  dal 
foro  acnslico  al  sincipite  posteriore  cjel  cranio  molto  largo  è  dì  poli.  6,  3. 


—  411  — 


Fig.  7. 


0  i,0 


Ruggiero  Petrella  fu  accolto  nel  manicomio  di  Afersa  ai  18  ottobre  1837 
neir  età  di  anni  31.  Dominato  da  un  ostinato  spirito  d' indipendenza  crede  tutti 
inferiori  a  sé.  Ora  (1869)  una  certa  debolezza  nella  facoltà  e  lieve  incoerenza 
d'idee  lo  accosta  alla  demenza.  Tuttala  regione  sincipitale  è  straordinariamente 
elevata,  essendone  la  curva  presa  dal  foro  acustico  di  poli.  6. 

Fig.  8. 


Raffaele  Stellato  pervenne  nel  manicomio  di  Aversa  ai  25  norembre   1845  , 


—  412  — 

neir  età  di  41  anno.  La  sua  festa  presenta  una  di  quelle  organizzazioni  viziose 
per  cui  le  facoltà  cerebrali  non  possono  svolgersi  e  manifestarsi  che  nel  disor- 
dine e  nella  esagerazione.  La  curva  dal  foro  acustico  al  sincipite  posteriore  è 
dell'  enorme  estensione  di  pollici  7  e  mezzo.  —  Immagina  di  essere  principe 
reale  e  parla  a  tutti  con  alterezza  ed  insulto.  Egli  si  firma:  —  «  Raffaele  Stel- 
lato, Cavaliere  di  nascita,  Duca  di  «  Brindisi,  Principe  Borbone,  Principe  del 
«  Regno  delle  due  Sicilie,  figlio  del  fu  Antonio  Stellato  e  della  fu  Luigia  Bor- 
«  bone  Principessa  Duchessa  di  Brindisi  e  Regina  del  Regno  delle  due  Sicilie, 
«  consorte  del  fu  Ferdinando  1  Borbone  ;  Arciduca  di  Spagna,  di  Castro,  della 
«  Gran  Toscana  ecc.  ecc.  »  {Annali  fren.  Hai.  Voi.  Ili,  pag.  66). 


Fig.  9. 


Gennaro  De  Dominicis  fu  sorpreso  da  follia  nel  1827  nell'  età  di  anni  22;  fu 
accolto  nel  manicomio  aversano  ai  17  maggio  1839.  Portava  la  testa  alla  ; 
immaginava  di  essere  ora  Pietro  Metastasio  od  altro  scienziato  e  letterato,  ora 
generale  e  potente.  Morì  di  antrace  cangrenoso  ai  31  maggio  1864.  Il  sincipite 
posteriore  del  cranio  è  di  una  estensione  rimarchevole  essendone  la  curva,  dal 
foro  acustico  di  poli.  6,  4.  La  testa  imbalsamata  fa  parte  di  quel  museo  pato- 
logico a  n°  Lll. 


—  413  — 

Fig.  10. 


3C       4^ 


AO    4i 


Gaetano  Caracciolo  del  Sole  nato  in  Napoli  da  nobili  genitori  fu  accolto  Del- 
l'Ospizio  Fleurent  ai  13  agosto  1831,  dell'età  di  38  anni,  evi  morì  di  bronco- 
polmonite cruposa,  dopo  di  avervi  dimorato  42  anni,  agli  11  agosto  1873.  Vi 
pervenne  affetto  di  monomania  orgogliosa  immaginando  di  essere  Napoleone 
Cristo  o  persona  grande;  e  con  incoerenza  d'idee,  sicché  i  suoi  discorsi  erano  in- 
comprensibili, malgrado  che  tutto  intendesse  e  che  fosse  atto  ad  eseguire  crua- 
lunque  servìzio. 

La  fronte  era  stretta,  deprossa  e  fuggente  in  dietro  ;  e  la  curva  dal  foro  acustico 
al  sincipite  posteriore  estremamente  alfa  e  larga  è  di  17S  mill.  (  Bollettino  del 
Manicomio  Fleurent^  anno  1876,  pag.  118;  Modulo  n."  1  ). 

Fiff.   11. 


ao 


Giuseppe  Stigliano  di  Tolve  in  Basilicata,  fin  dalla  fanciullezza  presentò  di- 
sordini mentali ,  sicché  sì  fu  costretto  di  recluderlo  dell'  età  di  13  anni  nel 
Manicomio  Fleurent  a  10  dicembre  1867.  presentando  lipemania  eoa  frequent 


—  414  — 

accessi  maniaci.  Poiché  migliorato  alquanto  fu  dai  parenti  ritirato  ai  28  marzo 
del  seguente  anno  1863,  Ma  vi  fu  ricondotto  agli  il  settembre  1873  con  delirio 
clamoroso  che  alternavasi  con  accessi  lipemaniaoi.  Morì  di  tabe  cerebrale  a  l.« 
novembre  1874.  Tutta  la  regione  superiore  posteriose  del  capo  predominava  su 
la  regione  anteriore.  =  (  Bollettino,  ecc.  anno  1877.  pag.  107  ;  Modulo.  n.°  HI) 

Fig.  12. 


La  testa  di  cui  presento  le  linee  oltre  quelle  anomalie  cbe  possono  ben  valu- 
tarsi di  avere  avuto  molta  influenza  sul  carattere  dell'  individuo,  e  quindi  su 
la  specie  della  follia 

Giovanni  Aversa  Spinelli  fu  di  carattere  irritabile  e  temperamento  nervoso  ; 
celibe  e  militare,  e  senza  potei'e  assegnare  la  causa  che  diede  origine  alla  sua 
pazzìa,  divenne  risosso  e  didito  ai  ilguori  ed  alla  venere;  ed  in  quest'  epoca 
ebbe  un  duello  per  cui  riportò  ferita  al  capo,  Intanto  nello  Stabilimento  Fleu- 
rcnt  a  25  dicembre  1873,  dell'  età  di  41  anno,  presentò  loquacità  con  allu- 
cinazioni ed  accessi  furenti  e  tendenze  offensive.  Morì  di  bronco-polmonite  agli 
Il  di  febbraio  del  seguente  anno  1876.  La  larghezza  e  sporgenza  della  parte 
superiore  posteriore,  e  trai  temporali,  dan  ragione  in  questo  cranio,  delle  tendenze 
ad  abusi  istintivi,  per  cui  poi  della  mania  con  impeti  infrenabili  (  Bollettino,  eco. 
anno  1878,  pag.  152;  Modulo,  n.»  IV). 

Con  tali  forme  di  testa  in  fine  se  non  si  è  disposto  ad  alie- 
nazioni speciali  ed  alle  idozie,  io  non  saprei  dove  potrebbe 
andare  a  ritrovarsi  una  disposizione  manifesta  più  facile  di 
questa  alla  pazzia.  E  per  questo  negli  studii  e  nelle  indagini 
di  si  terribile  malattia  del  cervello  non  bisogna  trascurare, 
come  non  mai  si  è  negletta,  la  conformazione  della  testa 
in  totalità  e  quella  delle  sue  parti. 


—  415  ^ 

IVOTA.  del  dottor  Biagio  G.  Miraglia,  intorno  allaprio- 
rità  di  alcune  sue  osservazioni  di  anatomia,  Jìsiologia  e 
patologia  del  cervello. 

I. 

Nel  Pìirenological  Journal  di  Edimburgo,  n.  35,  1846,  il 
celebre  dottor  Webster  dice  di  aver  rinvenuto  in  un  gran  nu- 
mero di  cervelli  di   folli  gli   esiti  dell'  infiltramento  sieroso 
bella  pia  meninge,  sebbene  non  avesse  indicato  in  quali  spe- 
cie di  alienazioni  mentali.  Però  prima  di  Webster  io  nel  1843 
nel  Giornale  medico-storico-statistico  del  manicomio  di  Aver- 
sa  che  io  scriveva,  giornale  freniatrico  che  ha  preceduto  tut- 
ti gli  altri  di  simil  natura  che  uscirono  ed  esistono   in  Eu- 
ropa, specialmente  in  Italia  aveva  già  pubblicato  quando  se- 
gue .  «  Noi  non  sappiamo  comprendere  come  malgrado  tut- 
«  te  le  condizioni  morbose  ,   nelle  quali   ordinariamente    il 
«  cervello  dei  dementi  si  trova ,  non  siasi  posta  attenzione 
«  su  r  infiltramento  sieroso  della  pia  madre:  infiltramento 
«  che  talune  volte  mentisce  il  rammollimento  della  sostanza 
«  cerebrale,  e  quasi  dovrebbe  sempre  riguardarsi  qual  posi- 
«  ti  va  cagione  delle  lesioni  suddette.  Benché  malagevole  sia 
«  il  riconoscere  1'  infiltramento  sieroso  della  pia  madre,  al- 
«  quanta  attenzione  nella  disecazione  del  cervello  dei  dementi 
«  agevola  tale  discoprimento.  Intieramente  tolta  1'  aracnoi- 
«  de ,  si  osserva   la   piameringe  di  colorito  non  normale  e 
«  molto  lucida  ;    ed  in  varie  parti  l' infìltrameno  occupando 
«  la  sostanza  cerebrale  a  cui  tale  membrana  si  attacca  ,  la- 
«  scia  delle  caverne  generate  da  infiammazioni  locali  con  per- 
«  dita  della  sostanza  medesima  ».    (  Giornale-medico-st ori- 
co-statistico,  Voi.  1,  pag.  193.  Aversa  1843  ). 

Intanto  sono  nel  grado  di  riconfermare,  che  le  posteriori 
mie  osservazioni  per  circa  30  anni  su  molte  e  molte  centi- 
naia di  autopsie  di  cervelli  di  folli  riferite  nelle  mie  opere 
mi  han  fatto  determinare  maggiormente  di  ritenere  l' infiltra- 
mento sieroso  della  pia  meninge  un  esito  fatale  della  demen- 
za assai  più  che  nelle  forme  di  pazzia  ;  così  io  prima  di  We- 
bster aveva  posto  attenzione  su  questo  fatto  importante  di 
patologia  cerebrale,  e  pubbliaato  fin  dal  1843. 


—  416  — 

Osservazioni  si  numerose  ,  elemento  positivo  ad  induzioni 
di  analogia  con  le  molteplici  manifestazioni  dei  disordini  delle 
facoltà  della  mente,  mi  han  fatto  stabilire  non  essere  la  na- 
tura delle  lezioni  che  sj  ritrovano  nel  cervello  dei  folli  che 
dà  luogo  e  determina  la  forma  e  specie  di  alienazione  men- 
tale, ma  bensì  è  la  natura  e  la  specie  della  facoltà  lesa.  La 
natura  ed  il  grado  dell'  alterazione  materiale  del  cervello  in 
tutto  ho  in  parte,  che  dà  ragione  dello  stato  delle  funzioni 
di  quest'  organo,  non  determina  che  solo  lo  stato  ed  il  grado 
di  disordine  di  quelle  facoltà  ,  nella  natura  delle  quali  e  ri- 
posta la  specie  di  follia,  come  ho  detto.  Cercherò  di  dimo- 
strare in  appositi  lavori    in  continuazione   di   altri  miei  già 
pubblicati,  che  1'  anatomia  e  patologia  del  cervello  come  or- 
gano delle  facoltà  mentali,  senza  nozioni  precise  e  profonde 
di  una  buona  filosofìa  delle  nostre  facoltà,  di  cui  la  manife- 
stazione e  r  esercizio  han  luogo  nelle  funzioni  di  un  organo 
che  anatomicamente  considerato  in  armonia  della  sua  desti- 
nazione non  è  organo  unico  ed  omogeneo  ma  un  complesso 
ammirabile  di  apparecchi,  che  sfugge  solo  a  chi  si  ha  formato 
una  idea  strana  dell'anima,  dello  spirito  e  della  mente,  cioè 
r  idea  d'un  personaggio  che  passeggia  a  sua  volontà  nel  ce- 
rebro,  in  fatto  di  anatomia,  fìsologia  e  patologia  costui  spac- 
cherà il  cervello  a  dritta  ed  a  manca  come  una  forma  di  cacio, 
darà  un  valore  bastardo  alle  lesioni  che  ritrova,  dirà  di  non 
averne  rinvenuta  alcuna,  per  poi  conchiudere  ad  una  subiet- 
tiva alterazione  dell'  anima  e  dello  spirito  nella  pazzia;  con- 
chiusione  certo  tanto  antilogica  quanto  quella  del  miope  che 
pretende  vedere  con  la  lente  del  presbite  :  insomma  si  for- 
merà una  idea  incomprensibile  delle  facoltà  della  mente  e  del- 
la follia. 

Dopo  aver  detto, ciò  di  passaggio,  vengo  a  notare  un  altro 
fatto  di  cui  r  osservaziQne  prima  è  pure  a  me  dovuta,  anzi 
in  senso  più  esteso  e  preciso. 

II. 

I  signori  Frizsch  e  Hitzg  credono  di  avere  stabilito  che  la 
convessità  anteriore  del  cervello  è  motrice  e  la  postieriore  no: 


—  417  — 

e  ciò  han  verificato  con  esperimenti  di  eccitazioni  elettriche, 
e  vivisezioni.  {Archio.f.  Atiat.  Phtjs.  ond  Wissens  med.  1870). 
Le  osservazioni  di  questi  autori  non  potevano  che  condurli 
a  ravvisare  in  generale  ed  in  grosso  nei  lobi  anteriori  l'o- 
rigine o  sorgente  delle  funzioni  motrici.  Essi  qui  si  sono 
arrestati;  ed  han  perduto  di  vista  la  fisiologia  cerebrale  in 
una  unicità  di  azione  delle  diverse  forze  mentali,  senzienti 
e  motrici;  ciò  che  io  fino  da  molti  anni  or  sono  svolsi  nel 
seno  dell'Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli,  e  che  cosi 
riassumo:  —  Essendo  noto  che  tutte  le  fibre  componenti  in 
gran  parte  il  cervello  addetto  alle  funzioni  motrici  e  senzienti 
sono  né  mobìli  né  sensibili  fino  all'  incrociamento  di  esse 
nel  midollo  allungato,  ma  bensì  semplici  conduttori,  è  natu- 
rale che  la  volontà  qual  più  elevato  attributo  delle  facoltà 
intellettuali,  specialmente  delle  riflessive,  che  risiedono  in 
un  ordine  di  fibre  speciali  nei  lobi  anteriori  e  quindi  nella 
sostanza  grigia  di  questa  regione  ,  non  può  che  da  questi 
e  per  questi  spingere  i  suoi  ordini;  sicché  essa  volontà  al- 
lora agisce  come  lo  stimolo  più  energico.  Ecco  perchè  le 
fibre  motrici  che  formano  ancora  parte  di  ciascuna  di  tutte 
le  circonvoluzioni  cerebrali  e  cerebellari  non  possono  essere 
che  semplici  conduttori  di  qualunque  stimolo  che  partir  puote 
dai  lobi  anteriori.  Intanto  essi  nelle  loro  osservazioni  han 
trascurato  specialmente  i  corpi  striati,  o  megho  gangli  su- 
periori del  cervello,  ed  il  cervelletto  nelle  loro  condizioni, 
cioè  i  primi  come  apparecchi  o  nuclei  raccoglitori  ce/i^r^pe^t 
dei  movimenti  volontarii  ,  ed  il  secondo  come  regolatore 
esecutivo  di  questi  movimenti  ad  esso  consegnati  e  cosi 
divenuti  centrifughi  (1):  e  del  pari  non  han  posto  mente  ai 
talami  ottici,  o  meglio  gangli  inferiori  del  cervello  o  ap- 
parecchi sensiferi.  Limitandomi  per  ora  a  questa  generalis- 
sima  osservazione,  per  riservarmi  di  trattare  in  p^i^uito  (2) 
sulla  fallacia  ed  inconcludenza  delle   vivisezioni  e  dello  ap- 


(1)  iMraglia,  Tratiato  di  frenologia  applicala  ecc.   voi.   1,  pag.  68  —  Na- 
poli 18S3. 

(2)  Si  vegga  la  mia  conferenza  falla  poi  a  5  seliembre  1882,  coatro  la  vivi- 
seiione,  nella  Società  Zoofila  napoletana. 

27 


—  418  — 

plicazioni  elettriche  per  riconoscere  le  speciali  funzioni  del 
cervello  come  organo  delle  facoltà  mentali,  senzienti  e  motrici, 
e  che  con  beh  altre  osservazioni  che  ci  offre  la  natura  in  ar- 
monia di  logiche  induzioni  possono  queste  facoltà  riconoscersi 
e  determinarsi  nelle  loro  origini  e  manifestazioni  primitive, 
torno  alla  esposizione  della  seconda  parte  di  questa  Nota. 

Diciotto  anni  prima  degli  esperimenti   di  Frisch  e  Hitzg  , 
cioè  nel  1852  in  una  mia  lunga  memoria  letta  nell'adunanza 
dei  27  settembre  di  quell'anno  nell  Accademia  medico-chirurgi- 
ca di  Napoli,  aveva  già  dimostrato  con  prove  di  ogni  natura 
partire  dalle  circonvoluzioni  cerebrali  la  impulsione  motrice, 
e  ne  trascrivo  qui  alcune  righe  della  suddetta  mia  memoria- 
premiata  e  stampata  negli  Atti  Accademici,  non  che  del  Rap- 
porto della  Commissione  composta  dai  professori  Vulpes,  Sal- 
vatore de  Renzi  e  Barbarisi.  Levo  dalla  memoria:  — ■«  Da  quan- 
to ho  esposto  posso  conchiudere  che  nelle  fibre  encefaliche  che 
sono  in  connessione  colle  fibre  motrici  del  sistema  periferico  si 
opera  la  impulsione  volitiva  dei  movimenti,  e  nelle  fibre  che 
sono    in    comunicazione  colle  sensitive  si  compiono  gli  atti 
operativi  della  sensazione  ;   e  che  per  eseguirsi   queste  fun- 
zioni non  è  indispensabile  la  totalità  delV encefalo ,  essendo 
esse   già   qualità  generali  di  ciascuna  sua  parte.  »  {Rendi- 
conto delV  Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli,  Voi.  VI, 
pag.  127;  1852), 

Nel  su  citato  rapporto  della  Commissione,  dopo  largo  rias- 
sunto della  memoria,  è  da  notarsi  il  seguente  dettato: — «  Il 
«  Gali  considera  le  fibre  che  hanno  origine  nella  sostanza 
«  grigia  dell'  encefalo  come  rafforzamenti  alle  fibre  prove- 
«  nienti  dalla  midolla  allungata,  limitandosi  ad  assegnarle 
«  il  medesimo  carattere  fisiologico.  Il  Miraglia  ha  spinto  oltre 
«  le  sue  ricerche,  offrendo  un  vasto  campo  al  progresso  della 
«  dottrina  psicologica  e  fisiologica,  quando  distingue  il  ca* 
«  rattere  fisiologico  delle  fibre  che  sorgono  dalla  sostanza 
«  grigia  encefalica  da  quello  delle  fibre  che  si  partono  dalla 
«  midolla  allungata ,  in  quanto  che  le  prime  sono  isolate 
«  e  non  oltrepassano  il  perimetro  del  cervello  ,  mentre  le 
«  seconde,  sono  in  connessione  di  continuità  colle  fibre  pe- 
«  riferiche,  e  quindi  in  relazione  col  mondo  esteriore.  Per  lo 


-  419  — 

«  che  assegnando  alle  prime  un  carattere  fisiologico  specia- 
«  le,  ed  alle  altre  attribuendo  le  qualità  generali,  ogni  cir- 
«  convoluzione  viene  ad  essere  un  aggregato  di  siffatti  tre 
«  ordini  di  fibre  e  dotata  di  una  facoltà  primitiva,  non  che 
«  degli  attributi  generali  di  sentire  e  di  trasmettere  le  im- 
«  pulsioni  motrici.  » 

«  E  più  appresso  nel  rapporto  si  legge  : —  Di  più  avendo 
«  r  autore  osservato  che  le  lesioni  dei  movimenti  volontarii 
«  possono  essere  conseguenze  di  lesioni  di  ciascuna  parte 
«  encefalica,  e  che  sono  più  profonde  in  ragione  che  le  al- 
«  terazioni  si  approssimano  alla  midolla  allungata,  stabilisce 
«  contro  Fleurens,  Magendìe  ed  altri  moderni,  che  la  facoltà 
«  dei  movimenti  non  appartiene  solo  al  cervelletto,  ma  è  un 
«  attributo  generale  ed  intrinseco  di  ciascuna  parte  di  tutto 
«  r  encefalo.  » 

E  più  oltre  :  —  «  Da  tutto  r  esposto  1'  autore  conchiude  , 
«  che  in  ogni  circonvoluzione  per  mezzo  delle  fibre  conver- 
«  genti  della  sostanza  grigia  si  svolge  una  facoltà  speciale 
«  e  primitiva  della  mente,  e  che  per  mezzo  delle  fibre  che 
«  sono  in  connessione  colle  fibre  motrici  e  senzienti  del  si- 
«  stema  periferico  si  compiono  gli  atti  operativi  della  sen- 
«  sazione  e  dei  movimenti  volontari.  »  {Rendiconto  dell'Ae- 
di, cademia  medico-chirurgica  di  Napoli.  Volume  IV,  fase. 
«  IV,  1852.) 

E  conchiudo  che  tutto  questo  è  ampiamente  svolto  nel  1. 
libro  del  mio  Trattato  di  Frenologia  applicata,  ecc.,  pub- 
bUcato  nel  1853,  ed  in  altri  miei  lavori. 
Napoli,  settembre  1873. 

{Giornale   della    R.    Accademia  di  medicina  di  Torino,  Serie  3.  Voi.  14 
pag.  353  e  seg.  ) 


DELLE 

Disposmom  mun  o  coivoizionii  FREmoioGicHE 

INDISPENSABILI   PER  GLI  STUDII   DELLA   FISIOLOGIA    DEL   CERVELLO 
come  di  ogni  altra  scienza,  letteratura  ed  arte 

PROLUSIONE  al  te^-zo  corso  di  frenologia  pronunciata 
ai2i  dicembre  1873 


C'est  dans  ma  nature  de  prendre  le  bien 
ou  je  le  trouve,  et  d' attaquer  toujours 
de  front  le  prèjugé  et  l'erreur. 

Gall,  Sur  les  fonctions  de  cerveau^  etc 
T.  V.  p.  49. 


L'attività  ed  il  moTimento  che  in  questa  seconda  metà  del 
secolo  XIX  si  operano  nello  spirito  umano  sono  la  espressione 
di  quella  impulsione  novella  che  il  soffio  della  natura  infonde 
nell'intelletto  degli  uomini  onde  questo  slanciandosi  in  tutte  le 
direzioni,  abbracci  quanto  gli  è  dato  comprendere,  e  si  elevi 
alla  dignità  che  lo  distingue  e  gli  appartiene  ,  e  corra  così 
prodigiosamente  la  via  del  progresso.  L'agitazione  incessante 
dei  popoli  e  l' inquietudine  delle  menti  distinte  indicano  un 
malessere  generale  che  avrà  termine  quando  una  buona  orga- 
nizzazione sociale  sarà  compresa  nella  sollecita  soddisfazione 
dei  bisogni  morali  dei  popoli  :  febbre  morale  e  politica  che 
non  è  che  un  bisogno  di  giustizia. 

Ma  verrà  questo  tempo  nel  quale  non  si  avrà  nella  terra 
che  un  solo  popolo  ed  una  sola  legge?  Era  novella  e  sospi- 
rata per  l'umanità  in  cui  il  talento,  il  genio  ,  l'intelletto ,  la 
sapienza  avran  parte  della  direzione  suprema  dei  pubblici  affa- 
ri ?  Vedendo  pur  troppo  come  le  forme  di  governo,  di  legisla- 
zione, di  religione,  di  commercio,  di  educazione  e  d'istruzio- 
ne ,  d' industria  ecc.  cangiano  sovente  ,  e  si  trasformano  e 
cercano  di  stabilirsi  su  basi  novelle,  è  da  predirsi  un  per- 
fezionamento finale  dell'  umanità  per  quanto  il  consentono  le 
condizioni  della  sua  natura.  Ma  raggiunto  questo  dopo  tante 


^  421  — 

lotte,  vi  si  manterrà  stabile  e  perenne  ?  E  come  raggiungere 
ciò,  se  l'organizzazione  dell'uomo  non  può  sottrarsi  alle  in- 
numerevoli condizioni  fìsiche  e  morali  che  la  modificano  ? 

Tra  gU  ostacoli  che  si  oppongono  all'  andamento  del  pro- 
gresso ed  alla  riforma  delle  istituzioni  sociali  sono  principal- 
mente l'interesse  materiale  o  personale  dei  diversi  membri 
della  società,  interesse  che  il  mal  governo  dei  nostri  giorni 
cerca  sventuratamente  di  eccitare  e  far  prevalere  sui  senti- 
menti morali  :  sono  ancora  l'ignoranza  e  la  falsa  o  mal  diretta 
educazione  ,  sorgente  di  malvage  passioni ,  di  egoismo  ,  di 
pregiudizi ,  e  di  dispotismo  che  crea  la  schiavitù  e  spinge  una 
parte  di  uomini  ad  opprimere  l'altra  :  e  l'altro  ,  e  forse  più 
potente  ostacolo  ,  perchè  sostenuto  dai  precedenti ,  è  la  forza 
dell'  abitudine  che  cangia,  modifica  ed  altera  l'uso  delle  mi- 
gliori nostre  facoltà  naturali,  il  giudizio  e  la  ragione. 

L^intelligenza  adunque  più  vasta  per  le  migliori  disposizio» 
ni  naturali  di  una  perfetta  organizzazione  del  cervello,  intral- 
ciata e  mal  diretta  in  mezzo  a  sì  funesti  ostacoli ,  invece  di 
tendere  allo  scopo  della  natura  diviene  ingombra  di  pregiudizii 
e  cade  in  una  semiidiozia  o  follia  artificiale.  Ed  al  contrario 
è  da  intendersi  che  le  più  perfette  istituzioni  d' istruzione  ed 
educazione  se  correggono,  modificano,  perfezionano  le  facoltà 
nostre,  non  creeranno  mai  un  talento  od  un  genio,  né  mora- 
lizzeranno lo  spirito  umano  dove  le  disposizioni  naturali  man- 
cano o  sono  deboli. 

Intanto  per  la  tendenza  dello  spirito  umano  a  migliorare 
e  progredire,  uomini  ben  costituiti  ed  intelligenti  si  sono  sem- 
pre posti  all'  opera,  e  più  ora  vi  si  mettono  per  ricostituire 
1'  edificio  del  novello  ordine  sociale;  però  tutti  quelli  che  pos- 
sono trovarsi  e  per  talento  e  per  posizione  di  esercitare  qual- 
che influenza  su  gli  uomini  come  legislatori,  uomini  di  stato, 
moralisti,  istitutori,  propongono  il  proprio  piano  e  mezzi  diffe- 
renti. E  per  questo  qualunque  sia  la  capacità,  di  ciascuno  in- 
dividuo ,  neir  applicazione  delle  sue  idee  o  esita  ,  o  cangia 
dì  opinione,  e  niente  o  male  intraprende.  E  ciò  avviene,  perchè 
taluni  servendosi  delle  antiche  istituzioni  ,  ed  insieme  delle 
nuove  senza  comprenderne  e  considerarne  l' andamento  pro- 
gressivo subito,  e  scorgendo  per  questo  che  le  parti  che  pre- 


tendono  unire  non  si  corrispondono,  si  arrestano,  anzi  ritro- 
cedono  a  fronte  di  ostacoli  sì  insormantabili.  Altri  riformatori 
non  scorgendo  a  loro  innanzi  che  precipizio  e  disordine,  cer- 
cano evitarli  volendo,  non  importando  come,  che  si  ritornasse 
alle  antiche  forme,  senza  riflettere,  che  il  genere  umano  non 
ritrocede  mai  essendo  impossibile  che  riesista  ciò  eh'  è  stato. 
Altri,  al  contrario,  e  questi  sono  i  più  e  le  maggiori  pastoie 
al  cammino  del  progresso,  non  gettando  neanche  uno  sguardo 
al  passato,  anzi  rifiutandolo  ,  credono  rifar  tutto  in  fondo  e 
da  capo  ,  come  se  la  natura  umana  fosse  stata  cangiata  di 
un  colpo,  ed  avesse  l' uomo  perduto  delle  facoltà  acquistandone 
delle  novelle,  e  senza  avvertire  che  l'uomo  ha  avuto  ,  ha  ed 
avrà,  come  ha  avuto  ed  avrà  sempre,  due  occhi,  un  naso, 
ed  una  bocca,  le  stesse  facoltà,  se  può  modificarle,  perfezio- 
narle ed  ampliarne  i  nuovi  prodotti  ,  cioè  farle  tendere  allo 
scopo  a  cui  sono  state  dalla  natura  destinate. 

La  perturbazione  e  la  confusione  adunque  di  opinioni  e  di 
principii  è  il  risultato  di  tanta  diversità  di  tendenze.  E  cosi 
da  per  tutto  si  deviano  i  mezzi  di  stabilire  le  idee  di  giusto 
e  di  libertà  e  di  fecondarle  nel  cuore  dell'  uomo  ;  ed  ecco 
perchè,  per  es.,  in  un  paese  si  fa  una  legge  per  ogni  minimo 
avvenimento  ,  ed  in  un  altro  si  paralizza  lo  spirito  umano 
tra  le  balorde,  paurose  o  furbe  censure  e  la  prigione  ;  quasi 
da  per  tutto  l'uomo  uccide  il  suo  simile  senza  motivo  e  senza 
ragione:  e  nelle  guerre  gli  uomini  divenuti  al  di  sotto  di  belve 
e  pecore  sono  condotti  al  macello  come  un  vile  gregge;  ed 
essi  air  ombra  di  una  legge  che  hanno  creato  per  legalizzare 
il  più  mostruoso  assassinio ,  dandogli  il  crudo  nome  di  pena 
di  morte  ,  che  né  emenda  né  corregge  ;  ad  i  quali  indarno 
cercano  sotto  la  maschera  di  una  toga  soffogare  la  coscienza 
umana,  diventano  giudici  e  carnefici.  Ed  a  che  dire  delle  lotte 
sempre  rinascenti  e  spesso  feroci  e  sanguinose  tra  le  stesse 
forme  di  una  religione  ,  nella  quale  1'  uomo  a  suo  modo  si 
crea  Dio  o  almeno  mandato  da  lui  ì  Ecco  come  da  per  tutto 
confusione  d'  idee,  agitazione  ed  incertezza  degli  spiriti  non 
solamente  nella  parte  politica  e  rehgiosa ,  ma  ora  e  più  di 
tutto  nelle  opinioni  puramente  scientifiche.  In  vero  le  vecchie 
e  le  nuove  dottrine  si  fanno  scambievolmente  la  guerra.  Così, 


—  423  — 

per  es.  ,  ia  medicina  si  è  veduto  e  si  vede  battere  in  breccia 
contro  una  dottrina  fisiologica  sorta  gigante  da  osservazioni 
induttive,  per  dar  luogo  ad  una  vuota  fisiologia  delle  funzioni 
in  massa  degli  organi,  facile  via  per  vagare  nei  vuoti  ed  oscu- 
ri campi  dell'  astratto  ,  e  così  all'omiopatia ,  all'idroterapia  ed 
a  mille  stravaganze.  Una  pratica  ed  esperienza  sottratta  al 
lavoro  dell'  induzione,  ma  in  connubio  di  precedenti  metafi- 
sicherie, creazioni  d'immaginazione  guasta,  fa  sbucciare  certi 
sistemi  di  medicina  ,  per  cader  tosto  e  dar  luogo  ad  altri 
^simili.  In  filosofia  non  si  contempla,  come  pel  passato,  che 
lotte  alterne  trai  diversi  sistemi,  per  ristabilire  poi  quelli  di 
Aristotile  e  Platone,  ed  in  fine  novellamente  riflut-arli  e  farsi 
dai  settari  un  amalgama  dei  diversi  sistemi  alemanni  per  far 
sorgere  la  più  vacua  confusione  a  cui  si  è  dato  il  nome  di 
eccletismo.  E  la  frenologia  o  fisiologia  del  cervello,  al  dir  del 
Tommaseo,  feconda  di  scienze  assai,  anzi  base  della  scienza 
dello  spirito  dagli  indizi  dei  corpi,  sta  ancora  a  fronte  agli 
attacchi  di  avversarli  ,  formidabili  non  per  la  potenza  del 
loro  genio  o  perchè  essi  fossero  della  parte  ael  vero  ,  ma 
perchè  occupano  cariche  pubbliche,  e  non  capaci  della  virtù 
di  cominciar  da  capo,  coltivano  vecchie  idee  volgari  comuni 
agi'  inscienti  eh'  è  il  più  gran  numero,  e  tanto  più  son  mo- 
lesti, che  non  potendo  usare  la  ragione,  si  servono  dell'in- 
trigo per  nuocere  a  coloro  che  li  smascherano  col  propagare 
la  luce  della  verità.  A  ciò  devesi  che  non  pochi  perchè  ar- 
rampicatisi a  certe  posizioni  sociali  credono  già  di  essere 
divenuti  scienziati,  letterati,  artisti  e  quel  che  vogliono  :  pa- 
rassito veramente  funesto  alla  sapienza  ,  alla  morale  ed  al 
progresso.  ^ 

Ognuno  è  persuaso  che  ad  evitare  tanta  confusione  ed  a 
ricostituire  1' edifizio  novello  morale  e  politico  della  società 
fa  d'  uopo  ricercare  i  principii  proprii  ad  ottenerne  lo  scopo 
in  quella  filosofia  che  fa  conoscere  la  natura  vera  e  la  sor- 
gente delle  tendenze  e  delle  facoltà  umane,  e  che  indicando 
le  cause  diverse  che  esercitano  un'  influenza  più  o  meno  po- 
tente su  le  medesime  facoltà,  mette  su  la  buona  via  gli  studi 
pei  quali  veramente  sorge  lo  scienziato,  il  letterato  e  1'  ar- 


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—  424  — 

tista,  e  quindi  il  moralista,  il  legislatore,  il  medico,  il  ma- 
gistrato ecc. 

Da  questo  breve  preliminare  è  facile  intendere  che  buona 
filosofia  è  solo  quella  sui  cui  principii  si  fondano  le  norme 
per  fecondare,  guidare,  perfezionare  le  tendenze  e  le  facoltà 
nostre  secondo  lo  scopo  della  natura  ;  diritta  e  sola  via  per 
raggiungere  il  perfezionamento  sociale  pel  quale  1'  uomo  é- 
nato  ed  al  quale  sempre  tende.  Ora  la  istruzione  e  1'  edu- 
cazione fecondate  sui  principii  di  questa  filosofìa  per  la  quale 
le  facoltà  sono  intese  essenzialmente  dipendenti  dalla  orga- 
nizzazione, sarebbero  infruttuose  e  produttrici  di  effetti  con- 
trarli e  funesti  allo  scopo,  se  esse  non  riconoscessero  nelle 
condizioni  materiali  organiche  le  disposizioni  innate  delle  fa- 
coltà, cioè  le  condizioni  materiali  indispensabili  del  loro  svol- 
gimento, esercizio  e  potenza,  per  potere  veramente  dirigerle 
e  perfezionarle. 

Ordinariamente  si  crede  che  il  cervello  sia  un  istrumento  più 
o  meno  acconcio  alla  manifestazione  delle  facoltà  dell'  anima, 
e  nulla  più;  e  che  questa  anima  indipendente  secondo  essi  dal- 
l' organizzazione  ha  insiti  sempre  in  sé  l' intelletto,  la  volontà, 
la  memoria,  la  immaginazione,  ecc.,  come  se  essa  fosse  un 
personaggio  libero  dominatore  dell'  istrumento  materiale  e 
quelle  fossero  sue  subbiettive  qualità  fondamentali.  Questi  parti 
di  fantasia  origini  di  tanti  bizzarri  sistemi  metafisici  cadenti 
sempre  per  dar  luogo  ad  altri  più  strani ,  ingarbugliano  ed 
ar(P.e,stano  sempre  più  le  tendenze  al  progresso  dello  spirito 
up[;ian9,^,j:^I;9],,yplentieri  lasceremmo  alla  immaginazione  guasta 
e,.CQj:ro,t^,^r[f9fì?i?  naaliziosa  dei  metafisici  puri  e  dei  teologi 
i  concetti  che  essi  si  han  fatto  di  anima,  di  facoltà ,  d' intellet- 

tp,,,,di,  \;p,(9||f^,vf^Vì^?fc^^Pi^;?l^À^'^'Pi'i  ^®  ^^^^^  fosse  che  tali  loro 
(?Qi|9g^iirnj^jL]ijt,i  ;(r^^fwes^i  ,9f^4PC^rn{a%J9^lle  menti  umane  le  al- 

^P^(WW%^i^f^M^  WMhi''\^rrpdi\^^^'^}m\  ^a  loro  asse- 


—  425  — 

tendenze ,  le  facoltà  morali  ed  intellettuali  non  potendosi  cer- 
tamente svolgere  ed  esercitare  che  per  mezzo  di  condizioni 
materiali  indispensabili  che  sono  il  cervello  ed  il  sistema  ner- 
voso che  ne  dipende  e  vi  è  in  relazione,  ne  sorge  la  conse- 
guenza logica,  che  la  indispensabile  organizzazione  cerebrale 
si  in  tutto  quest'organo  che  in  ciascuna  delle  sue  parti  co- 
stituisce la  disjjosi^ione  innata  alla  speciale  manifestazione 
di  ciascuna  sua  potenza,  disposizione  che  naturalmente  è  ine- 
rente alla  più  o  meno  normale,  e  più  o  meno  energica  fun- 
zione dell'  organo.  La  disposizione  innata  adunque  è  l'attitu- 
dine di  un  organo  alla  sua  speciale  funzione  che  si  svolge  e 
passa  in  atto^al  compimento  normale  dello  sviluppo  di  siffatto 
apparecchio. 

Passata  in  atto  la  tendenza  dell'organo  a  funzionare,  la  ma- 
nifestazione che  ne  sorge  segue  le  leggi  non  solo  della  na- 
tura e  dei  gradi  di  attività  dell'organo  medesimo,  ma  insie- 
me degli  analoghi  agenti  esterni  che  lo  eccitano  all'azione  e  lo 
modificano.  Così  che  un  organo  che  modifica  la  sua  unzione 
all'azione  d' interne  od  esterne  condizioni  speciaU  sopra  di  es- 
so ,  a  quest'  azione  non  risponderebbe  se  inerente  a  sé  non 
slv esse  quella  innata  disposizione  o  tendenza  a  manifestarsi 
in  tutt""  ì  proprii  atti  funzionali  pei  quali  lo  ha  costituito  la 
natura. 

Essendo  adunque  negli  organi  innate  le  disposizioni  perchè 
inerenti  a  speciali  strutture  di  essi,  una  dottrina  che  accoglie 
questo  principio  ineluttabile  di  legge  della  organizzazione,  può 
formare  la  solida  base  di  una  filosofìa  vera  la  quale  ricono- 
scendo la  origine  e  la  manifestazione  dellle  facoltà  nelle  con- 
dizioni materiali  che  le  fanno  esistere  e  correre  alla  loro  sod- 
disfazione, raggiunge  lo  scopo  della  natura  che  è  il  perfezio- 
namento e  progresso  della  umanità. 

Ecco  su  quali  basi  è  fondata  la  frenologia  di  cui  in  Napoli 
andiamo  a  fare  un  terzo  corso,  non  essendo  stati  mai  noi  pre- 
ceduti da  alcuno  ;  dottrina  che  si  gU  orbi  che  non  possono 
vederla  ,  che  i  vanitosi  che  credono  avversarla  ,  non  poten- 
dola combattere,  la  deturpano  per  darsi  Y  apparenza  di  co- 
noscerla; dottrina,  dicevamo,  che  ha  fatto  in  50  anni  progressi 
itali  che  non  han  fatto  le  altre  scienze  in  più  secoli.  Essa  ha 


—  426  — 

influito  immensamente  sul  perfezionamento  delle  istituzioni  so- 
ciali sebbene  i  molti  che  se  ne  sono  serviti,  ma  spesso  gua- 
standola, lo  nascondessero  per  darsi  1' aria  d'innovatori. 

Le  funzioni  del  cervello  e  di  ciascuna  sua  parte  come  or- 
gano dell'  anima,  dello  spirito  e  delle  facoltà  mentali  formano 
r  oggetto  della  frenologia,  e  ciò  sarà  svolto  ampiamente  nelle 
nostre  lezioni  ed  in  applicazione  ai  diversi  rami  dello  scibile. 
Ci  si  permetta  ora  di  limitarci  a  qualche  massima  per  rende- 
re chiare  le  idee  di  questo  nostro  preliminare.  Per  la  freno- 
logia conosciuto  che  le  facoltà  della  mente  sono  varie,  diffe- 
renti e  talune  contrarie  tra  loro,  e  l'una  indipendente  dall'al- 
ra,  pos-sono  esse  dividersi,  secondo  la  loro  manifestazione - 
in  fondamentali  ed  in  astratte;  le  quali  ultime  non  sarebbero 
da  considerarsi  veramente  come  facoltà  ma  che  sono  modi  di 
essere  o  attributi  comuni  a  più  facoltà  primarie  e  fondamenta- 
li, o  risultamenti  dell'azione  complessiva  di  più  di  questi.  E 
questa  fisiologia  del  cervello  lega  alla  funzione  di  questi  or, 
gani  r  origine  e  la  manifestazione  della  qualità  fondamentale 
di  ogni  potenza  della  mente  ,  escludendo  la  localizzazione 
delle  facoltà  astratte  ,  come  i  metafìsici  mascherati  da  fisio- 
logi ,  e  questi  gonfi  di  metafisicherie  ,  hanno  fin  qui  fatto. 
Ed  a  confermare  principii  cotanto  splendidamente  stabiliti  dalla 
induzione  sorta  dalle  osservazioni  che  la  natura  presenta  sui 
fatti  che  si  svolgono  dalle  operazioni  della  mente  umana ,  con- 
corre la  struttura  anatomica  del  cervello  e  del  sistema  nervo- 
so. Il  cervello  non  è  organo  unico  ed  omogeneo  agente  in 
massa  nelle  funzioni  mentali,  come  ancora  si  ha  da  molti 
contro  il  fatto  la  cocciutaggine  di  credere,  ma  un  complesso 
di  più  apparecchi  ammirabili  in  ciascuno  dei  quali  corrisponde 
una  disposizione  particolare  a  funzione  propria;  cosi  la  mas- 
sima che  a  funzioni  e  facoltà  differenti  debbono  corrispon- 
dere apparecchi  materiali  differenti,  e  che  un  istrumento  non 
può  avere  insieme  manifestazioni  funzionali  moltiplici  e  spes- 
so contrarie  e  differenti,  spiega  la  natura  e  la  varietà  delle 
potenze  facoltative  secondo  le  condizioni  dei  propri  apparec- 
chi. E  ciò  costituisce  la  varietà  delle  disposizioni  alla  ma- 
nifestazione più  o  meno  energica  ed  all'  esercizio  più  o  me- 
no attivo  di  ciascuna  di  tutte  le  facoltà  e  loro  risultati.  Per 


—  427  — 

questo  si  spiega  come  si  può  essere  disposto  più  all'  eserci- 
zio di  una  facoltà  clie  dell'  altra  qualora  1'  indizio  organico 
corrispondente  della  prima  sia  meglio  sviluppato  e  più  attivo 
dell'  altro. 

Ecco,  o  signori ,  come  per  una  via  corta  ma  retta  siamo 
giunti  alla  spiegazione  del  nostro  assunto.  Intanto  le  dispo- 
sizioni di  cui  abbiam  parlato  non  debbono  sottrarsi  né  essere 
rascurate  nel  dirigerle  e  perfezionarle,  scopo  precipuo  dell'  i- 
struzione  e  dell'  educazione.  Non  sapendo  riconoscere  né  va- 
lutare le  felici  disposizioni  dei  talenti  e  dei  geni  rivelate  an- 
ticipatamente in  certi  indizi  particolari  organici,  oh,  quante 
menti  sono  avvolte  nelle  idiozie  o  spinte  in  intemperanti  esa- 
gerazioni ;  sebbene  sovente  si  vedesse  che  malgrado  la  re- 
pressione 0  deviamento  in  cui  si  é  tenuta  la  innata  tenden- 
za, questa  sbarazzandosi  di  tutte  le  pastoie  ,  e  seguendo  il 
suo  impulso  irresistibile  per  le  felici  condizioni  della  orga- 
nizzazione ,  si  é  visto  il  talento  ed  il  genio  per  sé  svolgersi 
ed  elevarsi. 

Ora  avvertite  queste  disposizioni  o  condizioni  frenologiche, 
possono  le  istituzioni  della  educazione  e  della  istruzione,  mes- 
se nella  novella  via,  anticipatamente  menare  la  mente  del- 
l'individuo pel  sentiero  che  largo  la  natura  avevagli  assegna- 
to. Così  che  la  conoscenza  di  queste  norme  é  indispensabile 
per  gli  studi  di  ogni  natura  per  quanto  vi  sono  indispensa- 
bili le  disposizioni  naturali. 

Intanto  deviato  lo  spirito  umano  per  la  mancanza  della 
valutazione  della  propria  tendenza,  che  non  è  quella  eh'  esso 
vorrebbe  che  avesse,  si  arroga  sovente,  per  raggiungere  certi 
fini,  l'aspetto  d'  un  sapiente,  falsa  luce  ad  ingannare  le  mol- 
titudini insipienti.  Ecco  come  spesso  si  vede  sbucciar  come 
funghi  scienziati,  letterati,  artisti,  senza  che  vi  fossero  nati 
ad  esserlo,  ma  perchè  solo  atti  a  saper  fare;  crittogame  della 
società  ! 

.Per  questi  principii  adunque  tanto  uniformi  alla  natura  non 
si  nasce  solo  poeta,  ma  si  nasce  pure  e  si  diviene  oratore, 
matematico  ,  astronomo ,  pittore  ,  filosofo ,  medico ,  frenolo- 
go ecc.,  quando  le  speciali  ed  opportune  disposizioni  organi- 
che non  sono  né  deboli  né  mancano. 


—  428  — 

Essendo  infine  queste  disposizioni  indispensabili  per  poter 
r  uomo  avviarsi  in  quegli  studii  pei  quali  la  natura  lo  ha  se- 
gnato, sarà  discorso  nelle  lezioni  che  anderemo  ad  impren- 
dere di  ciascuna  di  queste  disposizioni,  e  come  si  riconosco- 
no per  esercitarle  e  guidarle  allo  svolgimento  ed  alla  mani- 
festazione energica  del  proprio  talento.  Intanto  non  possiamo 
mai  fare  a  meno  di  delinearne  qualcuno  ,  limitandoci  a  se- 
gnare le  condizioni  che  vi  vogliono  per  divenire  frenologo. 
e  per  sorgere  filosofo. 

Bisogna  premettere  che  quando  le  condizioni  materiali  so- 
no molto  deboli  o  mancano  per  lo  sviluppo  e  1'  energica  ma- 
nifestazione della  facoltà,  ne  succede  allora  la  qualità  nega- 
tiva, che  si  rappresenta  non  solo  nella  mancanza  di  essa  fa- 
coltà ma  tìqW avversione.  Così,  la  mancanza  dell'  istinto  della 
propria  difesa,  origine  del  coraggio,  ha  per  qualità  negativa 
\3.  paura',  la  mancanza  della  stima  di  sé  su  cui  si  fonda  la 
dignità  personale  e  io  spirito  d' indipendenza,  ha  per  qualità- 
negativa  una  abbietta  umiltà  per  cui  si  prostra  il  collo  al  pri- 
mo audace  che  vi  pone  sopra  il  piede,  e  si  fa  idoli  degli  uo- 
mini inetti  e  feroci  :  ed  alla  deficienza  di  una  o  più  facoltà 
intellettuali,  come  di  quelle  della  matematica  ,  dello  spirito 
filosofico,  della  musica,  della  poesia,  della  pittura,  è  naturale 
conseguenza  l'avversione  per  un  esercizio  di  tali  facoltà  che 
non  si  hanno. 

Il  primo  segno  adunque  per  riconoscere  ia  mancanza  delle 
disposizioni  naturali  si  è  la  manifestazione  della  qualità  ne- 
gativa in  una  costante  avversione  in  mezzo  a  tutte  le  circo- 
stanze opportune  di  eccitamenti. 

Ordinariamente  ciascuna  delle  diverse  scienze  ,  lettere  ed 
arti  è  il  risultato  della  combinazione  di  più  facoltà  energiche 
in  azione,  perchè  le  condizioni  di  potenti  funzioni  organiche 
a  cui  esse  sono  legate  sono  in  armonia  con  opportune  condi- 
zioni esteriori  che  le  fanno  agire.  Ecco  perchè  siffatte  fa- 
vorevoli combinazioni  non  sono  comuni  né  sempre  le  stesse 
in  tutti  gli  uomini. 

Laonde  per  divenire  frenologo,  cioè  conoscitore  della  ori- 
gine delle  facoltà  umane,  della  loro  azione  individuale  ed  in 
combinazione  delle  altre,  e  dei  loro  immensi  risultati,  vi  fa 


—  429  — 

d'uopo  di  nozioni  speciali  complesse  di  varie  dottrine,  e  di 
un  grande  spirito  osservatore  e  d' induzione  :  ciò  che  non  si 
ottiene  senza  disposizioni  naturali  particolari  ed  analoghe  con- 
dizioni per  isvol gerle,  esercitarle  ed  elevarle  a  produttori  di 
utili  risultati. 

Chi  non  è  stato  adunque  dotato  dalla  natura  di  un  forte 
spirito  filosofico  pel  quale  si  valutano  le  potenze  ed  il  grado 
di  ciascuna  delle  facoltà  mentali  nel  concorrere  secondo  la 
loro  naturale  destinazione  allo  scopo  per  cui  l'uomo  raggiun- 
ge il  fine  della  creazione  e  della  società,  ed  insieme  non  può 
trarre  dalle  osservazioni  induzioni  feconde,  non  sarà  mai  fre- 
nologo. Ecco  perchè  la  fisiologia  del  cervello  come  organo 
delle  facoltà  mentali  vuole  forti  studi  di  diverse  branche  dello 
scibile,  come  fisiologia  comparata,  anatomia  umana  e  com- 
parata, conoscenza  delle  tendenze  ed  attitudini  industriali  del- 
l' uomo  e  degli  animali,  sorrette  e  fecondate  da  quella  filo- 
sofia induttiva  di  cui  abbiamo,  accennato  la  essenza.  Ecco  co- 
me una  ÌFavorevole  organizzazione  cerebrale  per  questi  studi 
produce  il  frenologo  che  riconosce  la  sorgente  delle  forze  del- 
lo spirito  nelle  condizioni  materiali  indispensabili,  ne  svolge  lo 
sviluppo,  e  le  dirige  nelle  loro  applicazioni,  ne  calcola  il  va- 
lore, i  loro  diversi  modi  di  essere  o  attributi,  in  maniera  da 
stabilire  in  quali  di  esse  forze  sta  la  sorgente  dei  diritti,  in 
quali  quella  dei  doveri,  ed  in  quali  l' origine  della  percezio- 
ne e  valutazione  delle  realità  ,  e  del  giudizio  e  della  ra- 
gione ;  e  valuta  ancora  di  queste  forze  la  corrigibilità  secon- 
do lo  stato  degli  organi  per  le  funzioni  dei  quali  esse  han 
luogo,  per  lo  che  le  sa  ponderare  nello  stato  di  uso  normale, 
nello  stato  di  abuso  o  vizio ,  e  nello  stato  di  morbo  ;  e  de- 
termina i  gradi  di  colpabilità  più  da'  motivi  interni  che  trasci- 
nano a  delinquere  che  dagli  esterni  che  vi  spingono;  e  nella 
incorrigibilità  di  esse  riconosce  la  irresponsabihtà. 

Da  ciò  sorge  chiara  ed  ineluttabile  la  induzione  che  aven- 
dosi idea  esatta  delle  nostre  facoltà  in  tutte  le  condizioni  na- 
turali, si  possono  esse  riconoscere  senza  deviazione  ,  nello 
stato  di  vizio  e  nello  stato  di  morbo.  Eppure  senza  aversi 
sovente  alcuna  idea  di  siffatte  nozioni ,  sì  perchè  vi  manca- 


~  430  — 

rono  le  disposizioni  naturali,  sì  perchè  non  vi  è  stata  l' oc- 
casione di  esercitarle,  perfezionarle  e  fecondarle,  si  è  voluto 
percorrere  una  via  per  questo  senza  luce  per  la  conoscenza  i 
delle  malattie  mentali.  Come  ravvisare  e  studiare  la  facoltà 
malata  se  non  si  conosce  nello  stato  normale?  In  breve,  senza 
gli  studii  della  fisiologia  del  cervello,  perchè  non  vi  si  è  na- 
turalmente disposto,  non  vi  è  studio  di  alienazione  mentale. 
Eppure  sbucciano  qua  e  là  alienisti  siffatti ,  che  per  dar  ra- 
gione della  loro  falsa  e  tardiva  esistenza,  credono  combatte- 
re la  fisiologia  del  cervello  senza  conoscerla,  o  dicono  saperla 
per  averne  inteso  dire,  insomma  la  respuigono  per  quella 
qualità  negativa  produttrice  l' avversione,  di  cui  è  stata  loro 
prodiga  la  natura.  È  logico  che  il  cieco  nato  neghi  la  luce, 
ed  il  sordo  i  suoni. 

Su  disposizioni  naturali  ancora  sorge  il  filosofo,  perchè  le 
facoltà  intellettuali  non  potrebbero  dar  luogo  agli  atti  più  emi- 
nenti dello  spirito  se  a  funzioni  di  organi  speciali  non  fossero 
inerenti  per  la  loro  manifestazione  ed  esercizio. 

Su  le  facoltà  intellettuali,  ma  precipuamente  su  le  superiori 
che  sono  le  riflessive  e  che  costituiscono  la  ragione  ,  cioè  che 
sono  la  sorgente  della  sintesi  e  dell'  analisi,  riconoscono  la 
prima  origine  le  scienze  filosofiche.  Queste  due  ultime  facoltà 
producendo  le  idee  dei  rapporti  astratti  dirigono  le  altre  po- 
tenze della  mente  fino  alla  determinazione  della  soddisfazio- 
ne dei  sensi  interni.  Per  una  di  esse,  elemento  dello  spirito 
sintetico,  la  mente  va  al  positivo  ed  all'esattezza  dei  giudizi, 
ciò  che  forma  la  sagacità  comparativa.  Per  l'altra  facoltà  ri- 
flessiva, sorgente  dell'  analisi,  si  produce  lo  spirito  d'  inda- 
gine della  dipendenza  dei  fenomeni  e  delle  relazioni  delle  cau- 
se ed  effetti  ;  ciò  che  dà  luogo  alla  penetrazione  metafisica, 
e  per  cui  la  mente  corre  all'  astratto. 

Quando  queste  due  facoltà  agiscono  insieme  in  modo  che 
r  analisi  si  comprende  nella  sintesi  e  la  sintesi  nell'  analisi, 
com'  è  naturalmente  ,  si  ottiene  il  vero  spirito  filosofico  che 
comprende  insieme  la  penetrazione  metafisica  e  la  sagacità 
comparativa ,  sorgente  di  scienze  con  utilità  pratica.  Ma  se 
una  di  esse  due  facoltà  predomina  su  1'  altra  si  hanno  diffe- 


—  481  — 

renti  risultati,  elementi  ai  due  opposti  sistemi  filosofici,  ai 
quali  si  riducono  tutte  le  varietà  possibili  di  essi.  In  vero  i 
sistemi  filosofici  sorti  dal  predominio  dello  spirito  sintetico 
fan  capo  delle  osservazioni  ;  e  gli  altri,  che,  dominati  da  un 
esclusivo  spirito  di  causalità,  rifiutano  il  mondo  materiale  e 
le  condizioni  corporee  delle  funzioni  dello  spirito,  si  eleva- 
no a  principii  vaghi  e  generali  per  far  sorgere  da  un  mondo 
ideale  tutto  ciò  che  esiste.  Per  lo  che  è  chiaro  intendere, 
come  generalità  siffatte  di  sistemi  metafisici  che  determinano 
le  leggi  del  mondo  corporeo,  come  fanno  i  seguaci  di  Kant  e 
dei  settatori  trascendentali ,  da  quelle  di  un  preteso  mondo 
spirituale  non  possono  trovare  applicazione  ad  alcuna  scien- 
za e  ad  alcun'  arte  ;  come  al  contrario  pare  che  l' hanno  gli 
altri  sistemi  che  per  giungere  alle  astrazioni  metafisiche , 
fan  base  dei  loro  ragionamenti  le  osservazioni,  determinando 
le  leggi  delle  funzioni  corporee  senza  uscire  dai  limiti  del 
mondo  sensibile 

Ecco  come  adunque  secondo  speciali  disposizioni  naturali 
si  è  filosofo. 

Del  pari  disposizioni  speciali  organiche  a  facoltà  energiche 
bisognano  per  divenire  un  legislatorCj  un  giudice,  un  archi- 
tetto, un  educatore,  un  compositore  di  musica,  un  pittore,  uno 
scultore,  ecc. 

Di  tutto  questo  nel  corso  delle  lezioni ,  che  già  anderemo 
ad  imprendere,  estesamente  discorreremo,  quando  di  ciascu- 
na delle  facoltà  cerebrali  diremo  intorno  alla  sua  origine,  alla 
sua  qualità  primitiva  ed  ai  suoi  modi  di  essere  o  attributi , 
e  tutte  svolgeremo  nello  stato  di  uso  normale,  di  abuso  o  di 
vizio, ed  in  quello  di  morbo.  Questo  sistema  renderà  facile  l'u- 
tile applicazione  della  fisiologia  del  cervello  ai  diversi  rami 
dello  scibile;  così  oggetto  principale  di  tale  applicazione  fa- 
remo la  medicina  e  specialmente  gli  studi  delle  malattie  del- 
la mente  e  del  sistema  nervoso ,  la  giurisprudenza ,  la  le- 
gislazione, la  istruzione  ed  educazione  ,  e  la  scultura  e  la 
pittura. 

L' argomento  adunque  è  importantissimo;  e  noi,  malgrado 
la  nostra  limiatata  intelligenza,   ci   sforzeremo  ;di  svolgerlo 


—  439  — 

alla  meglio;  e  cominciate  fin  da  ora,  o  Signori,  a  volere  es- 
serci indulgenti,  come  sempre  verso  noi  siete  stati,  ritenen- 
do le  aride  e  disadorne  idee  che  in  questo  discorso  abbiamo 
accennate,  come  un  semplice  annunzio  delle  jinteressanti  ma- 
terie che  vanno  ad  essere  oggetto  delle  nostre    esposizioni. 


L'ISTRUZIONE  E  L'EDUCAZIONE 

E  L'ARTE  MALVAGIA 

DI   FARE   IDIOTI  E   PAZZI 

XVIll  LEZIOKE  DEL  SECQND  0  CORSO  DI  KEDICIM  MENTALE 
Detta  ai  24  Maggio  1873. 


Nell'epoca  in  cai  viviamo  il  mondo  ritornando  nel  circolo  di 
quelle  idee  che  lanciate  dai  grandi  uomini  di  tutt'i  secoli,  non 
comprese  nei  tempi  di  transazione  e  soffogate  dal  dispotismo 
forte  del  connubio  suo  con  la  malizia  sacerdotale,  ora  si  di- 
batte in  mezzo  alle  pastoie  per  isbarazzarsi  degli  abusi  delle 
istituzioni  che  lo  governano  istupidendolo.  Cosi  le  idee,  i  con- 
cetti dei  filosofi ,  riguardati  un  tempo  come  chimere,  diven- 
tano ora  realità,  cioè  si  trasformano  in  atti  passando  dall'a- 
stratto al  positivo.  E  tutto  questo  è  quello  che  agita  il  mondo. 

Da  tanto  lavoro  progressivo  dell'umanità,  e  che  non  è  in 
potere  di  chicchessia  di  arrestare,  sono  sorti  dei  nuovi  inte- 
ressi che  domandano  di  essere  soddisfatti,  e  ciò  in  presenza 
dei  rappresentanti  degli  interessi  passati  di  una  lurida  casta 
la  quale  si  vede  scappare  dalle  mani  gl'immensi  vantagi  di 
cui  a  spese  della  più  degradante  schiavitù  intellettuale  e  mo- 
rale abbrutita  dei  popoli,  han  fin'ora  goduto. 

1  nuovi  interessi  adunque  si  trovano  a  fronte  degli  interessi 
antichi,  i  quali  sebbene  franti  e  rovesciati,  si  presentano  loro 
come  ostacoli  rovinosi.  Già  voi,  o  signori,  sapete  perchè  i 
sostenitori  accaniti  di  questi  ultimi,  il  clero  cattolico,  attacca 
con  furore  che  non  perdona  i  primi  che  il  progresso  ha  fatto 
sorgere;  e  potete  quindi  comprendere  perchè  tutta  la  società 
partecipa  all'agitazione  del  prete  tanto  delle  cose  mondane  in- 
fatuito,  ed  ostinato  a  non  volere  apprendere,  eh' è  inipossi- 
bile  di  far  rivivere  ciò  che  è  stato, 

28 


Esso  indarno  si  dibatte  in  disperati  sforzi  per  far  ritornare 
un  passato  che  lo  lia  fatto  vivere  di  oscene  pinguedini,  per- 
chè dovrebbe  alfln  capire,  che  indipendente  dalla  nostra  vo- 
lontà v'è  una  potenza  occulta  che  regola  la  vita  dei  popoli, 
delia  umanità  e  dell'individuo,  e  ne  fìssa  i  risultati.  Chi  non 
sa  che  per  questo  così  è  nell'  ordine  morale  ed  intellettuale 
come   neir  ordine  fisico  ? 

Servendosi  il  clero  cattolico  dello  spirituale  e  della  religione 
come  turpe  mezzo  di  dominio  delle  cose  mondane,  dovrebbe 
alfìn  persuadersi  che  il  temporale  a  cui  esso  si  oscenamente 
rimase  per  tanti  secoli  abbarbicato,  doveva  naturalmente  su- 
bire le  fasi  ed  in  fine  perire  come  tutte  le  cose  materiali  di 
questo  mondo. 

Esso  così  rovesciato  tenta  l'ultima  lotta  impugnando  un'ar- 
ma insidiosa  che  tanto  pel  passato  lo  ha  ben  servito,  l'arma 
della  propagazione  dell' ingnoranza;  così  che  si  sforza  di  af- 
ferrare r  impero  di  una  eunuca  aducazione  per  le  classi 
della  società. 

Ma  il  progresso  in  cui  l'umanità  nel  nostro  secolo  sì  ma- 
ravigliosamente cammina  gh  contrasta  pretensione  sì  funesta. 
E  noi  che  siamo  certi  del  m.igliore  avvenire  dell'uomo  perchè 
noi  lo  crediamo  migliore  di  quello  che  certi  moralisti  e  teo- 
logi ce  lo  dipingono  ,  e  con  noi  tutti  gti  uomini  veggenti  e 
virtuosi  vedono  troppo  che  dopo  le  scoverte  della  fìsica,  della 
chimica,  della  stampa,  della  telegrafia  elettrica,  del  vapore, 
ecc.,  r  umanità  esige  nel  nostro  secolo  un  nutrimento  intel- 
lettuale e  morale  più  confacente  allo  stato  di  civiUzzazione 
e  d'istruzione  in  cui  siamo  giunti. 

La  questione,  se  l'istruzione  e  l'educazione  debbono  essere 
in  mano  al  prete  o  al  secolare,  può  essere  risoluta  solo  dalla 
scienza.  Per  lo  che  fa  d'  uopo  esporre  ciò  brevemente  e  per 
quanto  è  possibile  con  chiarezza  ,  affinchè  per  noi  si  renda 
più  facile  l'esposizione  dei  mali  in  cui  le  classi  della  società 
vengono  gettate  da  una  malvagia  istruzione  ed  educazione 
della  mente  e  del  cuore  dell'  uomo. 

Per  stabilire  con  certezza  e  ponderazione  a  chi  deve  affi- 
darsi la  direzione  della  istruzione  e  della  educazione  dell'uo- 
mo, bisogna  in  prima  clie  si  esca  dal  vago  e  dail'indefìnito 


—  435  — 

d  elle  idee  alle  quali  attaccano  i  vocaboli  isiruzione  ed  edu- 
castone^  confondendoli  insieme.  Ad  ottener  ciò  è  indispensa- 
bile riconoscere  la  natura  ed  il  valore  delle  nostre  diverse 
facoltà  che  insieme  costituiscono  l'essere  umano;  e  cosi  de- 
terminare quali  facoltà  sono  atte  ad  essere  fecondate  e  nu- 
trite dalla  istruzione,  e  quali  dall'educazione  corrette  e  tem- 
perate. La  conseguenza  logica  è  la  risoluzione  della  questione 
nel  determinare  a  chi  si  spetta  il  governo  e  la  direzione  di 
ciascuna  delle  facoltà  umane. 

Ha  l'uomo  facoltà  d'ordine  inferiore,  istinti  o  tendenze  che 
ha  comuni  con  gh  animali  ;  ha  facoltà  che  si  appellano  ai 
sentimenti  elevati  o  sentimenti  morali  ;  ed  ha  le  facoltà  intel- 
lettuali che  sono  quelle  di  percezione  e  di  riflessione.  E  tutte 
queste  potenze  della  mente  si  nel  loro  insieme  che  ciascuna 
in  particolare,  domandano  di  essere  fecondate  e  dirette  affin- 
chè possano  soddisfare  lo  scopo  della  loro  creazione.  E  bi- 
sogna conoscere  che  di  tutte  le  facoltà  nostre  tendenti  per 
natura  ad  un  fine  utile  ,  nessuna  è  cattiva  o  malvagia.  Per 
lo  che  erano  i  molti  fatui  o  moralisti  ,  i  quali  credendo  es- 
sere alcune  nostre  facoltà  di  lor  natura  viziose  per  V  abuso 
che  può  farsene,  le  condannano  all'inazione  e  1'  annientano, 
invece  di  frenarne  l'intemperanza  governandole  e  guidandole 
ali'  utile  scopo  a  cui  sono  state  destinate. 

Intanto  il  clero  cattolico  si  crede  chiamato  esso  solo  a  que- 
sta importante  occupazione  e  fonda  pretensione  siffatta  su  la 
corruzione  ed  immoralità  spase  nelle  masse  della  società  e 
che  esso  attribuisce  all'  abbandono  della  credenza  della  fede 
religiosa. 

Gli  uomini  di  tutte  le  epoche,  si  gli  antichi  che  quelli  del 
progresso  han  riconosciuto  che  i  rapporti  tra  l'uomo  e  Dio, 
che  è  ciò  che  costituisce  il  punto  capitale  delle  credenze  re- 
ligiose, debbono  essere  liberi:  libertà  in  fine  divenuta  patto 
fondamendale  della  civiUà  moderna.  Un  culto  esclusivo  tac- 
cerebbe Dio  d'impotenza  quando  non  potrebbe  impedire  tanti 
differenti  culti  religiosi.  Ma  se  ve  ne  sono  tante  forme  ,  chi 
ardirebbe  negare  che  Dio  lo  vuole  ?  Chi  può  imporre  che  la 
Divinità  debba  venerarsi  ed  adorarsi  in  un  solo  modo  arre- 
stando così  i  passi  dell'umanità  verso  11  perfezionamento  ed 


—  436  — 

il  bene  sociale  cui  tende  incessantemente  lo  spirito  umano? 

È  un  fatto  della  storia  della  umanità  che  le  religioni  seguono 
i  progressi  e  le  trasformazioni  della  società,  e  che  quelle  che 
ne  arrestano  i  passi  afferrando  un  dispotismo  che  fa  onta  a 
Dio  stesso  ed  alla  natura,  han  fatto  il  loro  tempo.  Quel  Dio 
che  credette  ottimo  essere  1' oggetto  del  culto  degl'Israeliti, 
fa  sorgere  in  mezzo  ad  essi  un  altro  culto  che  si  stabilisce 
su  le  rovine  del  primo.  Il  Dio  della  carità  e  della  fratellanza 
e  del.  perdono  sottentra  al  Dio  feroce  delle  vendette  e  del  ta- 
glione. E  se  ora  questo  culto  cioè  il  cristianesimo,  non  é  più 
quello  come  sorse  e  come  nei  primi  secoh,  pare  che  dopo  le 
tante  tentate  sue  riforme  si  avvii  ad  essere  sostituito  da  un 
altro  più  confacente  ai  bisogni  della  società,  la  quale  certo  ora 
tanto  progredita  non  può  essere  soddisfatta  da  un  culto  che 
deviato  dalle  massime  sante  di  porre  V  uomo  in  rapporto  con 
Dio,  ne  vuol  fare  un  docile  e  stupido  istrumento  dei  suoi  in- 
teressi mondani. 

Per  vedere  se  il  clero  cattolico  può  essere  esclusivamente 
scelto  ,  come  pretende,,  a  guidare  l'istruzione  e  l'educazione 
della  gioventù ,  bisogna  indagare  quali  sono  i  suoi  titoli  e 
qualità  che  vanta  per  ben  compiere  questa  importante  funzione 
sociale.  Noi  in  brevi  termini  ne  dimostreremo  l'incompetenza 
ed  i  pericoli  che  ne  verrebbero  alla  società. 

È  vero  che  il  ministro  del  culto  nella  sua  qualità  d'  uomo 
che  ha  tutte  le  facoltà  può  essere  buono  istitutore  ,  ma  qui 
non  è  questione  d'individuo,  è  questione  del  clero  pretendente 
di  una  missione  ed  occupazione  speciale.  In  quanto  a  ciò  un 
secolo  fa  già  Voltaire  spiegava  perfettamente  nel  dire:—  «  Un 
«  prete  non  dev'essere  istruttore  non  perchè  è  prete,  essendo 
«  sempre  membro  della  società  in  mezzo  a  cui  vive;  ma  per- 
«  che  non  può  avere  il  tempo  e  la  conoscenza  pratica  del- 
«  l'istruttore  se  egli  deve  compiere  le  funzioni  ecclesiastiche. 
«  Un  architetto,  un  astronomo,  un  meccanico  sono  nello  stes- 
«  so  caso  ». 

Ma  noi  vediamo  da  un  altro  punto  di  vista  l'incompetenza 
del  clero  a  dirigere  l'istituzione.  Imperocché  noi  crediamo  che 
r  istruzione  e  l'educazione  debbono  guidarsi  a  fare  una  società 
che  possa  rendere  feconde  produttive  ed  utili  le  facoltà  urna- 


—  437  — 

ne  e  quindi  così  fare  una  grande  e  potente  nazione ,  e  non 

a  fare  una  vasta  cappucciniera  gesuitica  intollerante  e  semi- 
idiota. 

Ritornando  su  le  nostre  idee,  osserviamo  che  le  facoltà  u- 
mane  possono  ricevere  quella  coltura  che  si  appropria  alle 
funzioni  che  la  natura  ha  loro  assegnate.  Così  che  per  le  fa- 
coltà intellettuali,  per  mezzo  delle  quaU  si  svolgono  idee,  si 
giudica  e  si  ragiona,  e  si  acquistano  le  conoscenze  delle  reah- 
tà  e  delle  astrazioni,  il  vocabolo  istrusione  deve  assolutamente 
applicarsi.  Per  questo  l'istruzione  consiste  nella  trasmessione 
,  delle  conoscenze  da  uomo  ad  uomo,  da  generazione  a  gene- 
razione, e  di  perpetuare  le  scoverte,  le  invezioni  utili,  e  di 
disporre  e  spingere  le  facoltà  a  nuove  creazioni. 

Le  facoltà  affettive  che  sono  ben  differenti  delle  facoltà  in- 
tellettuali, quantunque  alle  operazioni  di  queste  ultime  dive- 
nissero elementi,  non  sono  produttrici  né  d' idee  né  di  giu- 
dizi, ma  si  manifestano  per  certi  speciali  loro  modi  di  esse- 
re cioè  d'impulsioni  e  di  emozioni;  e  che  sono  veramente  i 
primi  motori  delle  azioni,  per  cui  non  sono  per  nulla  atte  al- 
l'acquisto delle  cognizioni  umane.  Essendo  soggette  esse  al- 
l' impero  delle  facoltà  intellettuali  ,  queste  sole  possono  di- 
rigerle e  temperarne  la  soverchiante  energia,  privilegio  esclu- 
sivo deirintelletto  umano.  Così  che  questa  guida  che  consiste 
nell'esercizio  abituale  di  alcuni  atti  e  nella  repressione  di  certi 
altri,  ha  lìyocoihoìo. educazione,  di  cui  lo  scopo,  ognun  ve- 
de, é  tutt'altro  di  quello  della  istruzione.  E  poiché  le  facoltà 
intellettuali  e  le  facoltà  affettive  possono  agire  di  concerto  non 
solo,  ma  le  une  possono  essere  eccitatrici  delle  altre  in  azio- 
ne, bisogna  che  la  istruzione  e  la  educazione  sieno  insieme 
dirette  ed  applicate. 

Ecco  come  l' istrusione  e  l' educazione  che  hanno  per  og* 
getto  r  esercizio  regolare  ed  il  perfezionamento  delle  facoltà 
secondo  la  natura  delle  loro  particolari  destinazioni,  mal  fatte 
fanno  eunuche  le  dociU  intelligenze  dei  giovani  riempiendole 
di  errori  e  di  pregiudizi.  Gli  uonr.ini  così  fatti  ignoranti  e  storti 
di  mente  con  facilità  si  fanatizzano  e  si  prestano  a  divenire 
istrumenti  pericolosi  in  mano  ai  furbi  che  li  fanno  agire. 

Svolgiamo  adunque  la  questione:  è  il  clero  competente  per 


—  438  — 

V  istruzione  delle  facoltà  intellettuali?  è  competente  per  la  e- 
ducazione  delle  facoltà  affettive?  Qui  è  il  nodo  principale  della 
questione.  Esaminiamola  brevemente. 

Non  possono  i  ministri  del  culto  essere  incaricati  dell'istru- 
zione delle  facoltà  intellettuali,  perché  certamente  non  appar- 
tiene ad  essi,  ma  bensì  ad  istitutori  speciali  di  formare  degli 
artisti,  dei  poliglotti,  degli  architetti,  dei  calcolatori,  degli  a- 
stronomi,  dei  naturalisti,  dei  geografi,  dei  navigatori,  dei  me- 
dici, degli  avvocati.  Han  forse  la  missione  dì  fare  dei  filosofi? 
Oh,  in  quanto  a  questo  poi  il  loro  ministero  ha  prodotto  dei 
filosofi  a  loro  modo;  poiché  chi  non  sa  le  persecuzioni  che 
essi  han  fatto  ai  filosofi  di  tutti  i  tempi?  Non  fu,  per  dire  un 
esempio,  il  Concilio  tenutosi  a  Parigi  nel  1210  che  condannò 
al  fuoco  i  libri  di  metafìsica  di  Aristotile ,  con  proibizione  di 
trascriverli ,  leggerli  o  tenerli ,   pena   la  scomunica  ?    Come 
possono  essi  pretendere  di  fare  dei  filosofi  quando  ora  come 
sempre  han  con  furore  discreditato  il  dono  più  prezioso  che 
la  natura  ha  dato  all'uomo,  là  ragione?  Essi  predicano  che 
la  ragione  ci  perde  ,  ci  spalanca  l'inferno  ;  che  non  bisogna 
ragionare   ed   esaminare  ,   quando  la  fede  e  la  credenza  che 
fanno  V  uomo   docile  e  tranquillo  gli  acquistano  il  più  gran 
merito  innanzi  a  Dio.  Essendo  l'esame  la  base  della  filosofia, 
rifiutandola  essi  non  fanno  invece  che  dei  sofisti,  dèi    casi- 
sti, dei  teologi  energumeni,  e  delle  specie  di  folli  artificiali, 
tutti  incomprensibiU.  La  fede  vuole  i'  ignoranza  per  esistere; 
ma  l'uomo  che  non  ripudia  il  più  gran  dono  della  provviden- 
za, la  ragione,  che  dal  progresso  è  ora  tanto  sviluppata,  non 
si  acquieta  ad  una  credenza  senza  esame.  Ecco  perché  il  cle- 
ro cattolico  ha  paura  del  progresso  d-ella  ragione,  e  preten- 
de propagare  l'ignoranza  e  la  cecità  dello  spirito  per  domi- 
nare cosi  con  la  fede  che  tanto  esso  adatta  all'utile  dei  suoi 
interessi. 

Così  del  pari  è  il  clero  incompetente  per  l'educazione  dei 
sentimenti  o  facotà  morali,  e  degli  istinti  o  tendenze.  Così  per 
esempio,  nessuno  può  pensare  che  al  ministro  del  culto  pos- 
sa appartenere  la  direziono  o  educazione  dell'istinto  della  ge- 
nerazione. I  cattolici,  dico  un  gran  filosofo,  han  fatto  della 
castità  una  virtù  sì  sublime ,  sì  essenziale  alla  salute  de  He 


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anime,  che  se  si  potesse  mettere  in  pratica  questa  pretesa  vir- 
ili, la  specie  umana  sarebbe  estinta  nel  corso  di  una  gene- 
razione. Ma  quel  che  a  noi  importa  si  è,  che  se  la  natura  ci 
ha  dato  degli  istinti  e  dei  sentimenti,  e  se  ci  ha  dato  della  ra- 
gione per  guidarli  al  buon  fine  della  società,  eh' è  lo  scopo  del 
concorso  della  regolare  azione  di  tutte  le  facoltà  umane;  ed 
esistendo  per  ciò  le  facoltà  affettive  e  quindi  le  passioni  che 
ne  sono  la  manifestazione  più  energica,  ciò  ch'e  nell'ordine 
della  creazione  ,  bisogna  che  l'istitutore  sappia  moderarle  e 
dirigerle  al  fine  retto.  In  tutto  questo  consiste  la  morale. 

Non  potendo  essere  il  clero  incaricato  per  l'istruzione  delle 
facoltà  intelletive,  molto  più  noi  può  essere  per  l'educazione 
delle  facoltà  affettive,  perchè  invertendone  così  lo  scopo  le 
rende  viziose  e  funeste  per  la  società ,  e  per  1b  natura  stessa. 

Limitiamoci  a  qualche  altro  esempio; 

L'ecclesiastico  cattolico  non  può  essere  incaricato  dell'edu- 
cazione del  sentimento  sublime  oell'amore  paterno  e  di  ma- 
dre, perchè  non  può  del  primo  aver  la  pratica  e  comprender- 
ne l'alta  missione.  Così  del  pari  il  sacerdote  che  si  vota  a 
Dio  e  cessa  di  essere  figlio  di  suo  padre  e  di  sua  madre  , 
fratello  di  sua  sorella,  cittadino  del  suo  paese,  e  rinunzia  al 
sentimento  dell'attaccamento  amichevole  a  benefìcio  della  ca- 
sta a  cui  obbedisce^comepuò  sì  bello  sentimento  educare  ?  — 
Molto  meno  può  guidare  il  sentimento  della  stima  di  sé  a  cui 
Si  lega  la  dignità  personale  e  della  propria  indipendenza,  sen- 
so a  cui  dobbiamo  il  progresso  della  libertà,  quando  il  prete 
insinua  essere  la  virtù  più  accetta  a  Dio  la  ubbidienza,  la 
pazienza,  l'umiltà,  l'offerta  della  guancia  destra  alla  mano 
che  ha  percosso  la  sinistra,  e  la  preghiera  a  Dio  per  quelli 
che  ci  han  fatto  giustamente  o  ingiustamente  del  male.  Queste 
massime  ottime  per  stabilire  e  perpetuare  il  dispotismo  e  la 
tirannia,  non  sono  più  applicabili  nei  nostri  giorni  in  cui  l'u- 
manità fatta  nei  popoU  civilizzati  fiera  della  propria  indipen- 
denza, cerca  raggiungere  la  giustizia  chiedendo  sapere  perchè 
deve  obbedire  e  rispettare  l'autorità  che  ci  governa.Il  clero  per 
questo  ed  il  monachismo,  specialmente  la  umile  Compagia  di 
Ge'^ù  ed  i  Governi  loro  protettori  sono  i  più  fieri  nemici  della 
libertà. 


Che  diremo  del  senso  della  proprietà?  Confidato  questo  alla 
guida  dell'ecclesiastico,  si  sa  come  è  stato  rivolto  a  suo 
vantagio:  e  mentre  questi  predicala  povertà  e  condanna  le 
ricchezze  di  questo  basso  mondo  ,  ha  finito  col  costruirsi 
sontuosi  palagi ,  farsi  strascinare  in  magnifici  cocchi  ,  fare 
arrossire  fino  Epicuro  gavazzando  in  tutte  le  delizie  mondane, 
ed  appropriandosi  l'altrui  e  creando  tariffe  di  promesse  d'in- 
dulgenZe  dei  beni  del  cielo,  col  pretesto  di  piacere  a  Dio,  che 
ognun  sa  di  non  averne  bisogno.  Ed  ha  spinto  tanto  oltre  1'  ù- 
mìltà ,  che  si  ha  cinto  il  capo  di  tre  corone,  non  di  una  d  i 
spine  come  il  suo  maestro,  ma  di   oro  e  di  gemme. 

E  la  facoltà  che  una  certa  setta  religiosa  coltiva  a  mara- 
viglia per  proprio  conto  è  quella  che  ci  spinge  ad  essere  ac- 
corti ed  a  celare  tutto  quello  che  passa  dentro  di  noi  e  che 
è  uno  degli  elementi  della  previdenza.  Per  questo  istinto , 
malauguratamente  mal  diretto  per  tirarne  il  miglior  partito, 
i  gesuiti  mettono  in  pratica  massime  e  principi  di  cui  lo  sco- 
po è  di  fare  arrivare  gli  uomini  che  li  adottano,  a  secondare 
i  loro  furbeschi  fini.  Educando  questo  istinto  nei  loro  allievi 
in  un  modo  speciale,  cioè  deviandolo  dal  fine  sociale  a  cui 
lo  ha  la  natura  destinato,  essi  li  istruiscono  nella  maniera 
di  potere  apprendere  ciascuno  nel  mondo  una  parte  che  lo 
conduce  a  secondare  i  loro  interessi.  Ecco  perchè  questo 
istinto  coltivato  malvagiamente  in  comune  dall'  Associazione 
gesuitica,  produce  che  la  astuzia,  la  malizia,  la  fraudulenza, 
la  doppiezza,  la  menzogna,  la  falsità,  l'ipocrisia,  il  tradimento, 
l'intrigo,  la  calunia  s'infiltrano  raffinati  ed  inconsci  nel  cuore 
e  nella  mente  dei  loro  affiliati  ed  allievi ,  mascherati  della 
rassegnazione,  dell'ubbidienza,  della  morale,  della  dottrina: 
mezzo  stupendo  per  l'associazione  loiolesca  di  rendere  in 
sua  mano  ut  cadaver  il  mondo.  Sventurato  chi  caduto  in 
sì  trista  pania  abbandona  i  propri  figliuoli  a  siffatta  educazio- 
ne! Ci  duole  che  questo  schifoso  sistema  di  saper  fare  e 
talmente  bene  messo  in  pratica  da  certi  affaristi  da  fare 
sbarrare  gli  occhi  al  gesuita  stesso  ! 

Ma  in  somma,  si  dirà,  qual'è  la  missione  del  clero  su  questa 
terra?  —  Vi  è  una  facoltà  umana,  un  nobile  sentimento  base 
ondamentale  di  tutte  le  religioni,  che  potrebbe  esso  educare 


—  441  — 

e  dirigere  fino  ad  un  certo  punto.  È  il  sentimento  di  venerazione 
che  ben  applicato  dall'intelletto  istruito  alla  libertà  di  coscienza 
può  divenire  la  più  bella  e  sublime  missione  del  sacerdote. 
Per  ciò  egli  si  occupi  di  teologia,  spieghi  i  rapporti  che  deb- 
bono esistere  tra  l'anima  e  Dio,  dettando  un  culto  non  esclu- 
sivo, ma  secondo  la  natura  umana,  e  prepari  le  anime  pel 
bene  eterno  in  una  vita  futura;  ma  rispetti  e  lasci  ad  altri 
l'istruzione  e  l'educazione  di  formare  gli  uomini  per  la  vita 
di  questo  mondo.  Non  sarebbe  questa  santa  missione  pel  sa- 
cerdote troppo  onerosa  tra  le  sue  pratiche  ecclesiastiche,  per 
potersi  per  un  momento  rivolgere  agli  affari  terrestri ,  egli 
per  questo  resosi  isolato,  intollerante,  e  misantropo  in  mez- 
zo alla  società  in  cui  vive  ?  Ma  al  contrario  trovando  utile 
per  gli  altri  il  regno  del  cielo,  e  per  sé  il  regno  della  terra, 
ha  fatto  del  sentimento  di  venerazione  un  abile  istrumento 
di  educazione  interessata  in  sua  mano  ,  della  quale  si  pro- 
ducono i  frutti  più  funesti,  come  vedremo. 

Intanto  facciamo  la  più  importante  osservazione  che  risol- 
ve per  un  altro  lato  la  quistione.  —  Il  sentimento  di  venera- 
zione non  può  elevarsi  a  guida  di  tutte  le  altre  facoltà  ,  né 
può  essere  adoperato  come  mezzo  d'istruzione  e  d'educazio- 
ne, perchè  essendo  un  sentimento  come  tutte  le  facoltà  mo- 
rali, non  produttore  né  d'idee,  né  di  giudizli,  né  dì  ragione, 
ma  bensì  d'emozioni  e  d'impulsi  per  la  determinazione  di 
certi  atti  umani,  bisogna  che  invece  esso  sia  diretto  ed  ap- 
plicato dalle  facoltà  intellettuali  alle  quali  la  natura  questo 
potere  ha  assegnato.  Chi  non  sa  che  i  nostri  sentimenti  e 
le  nostre  tendenze  a  loro  stesse  abbandonate  o  mal  dirette 
corrono  al  vizio  ed  alla  follia?  E  se  il  prete,  il  frate,  il  ge- 
suita pretendono  d'istruire  e  d'educare  per  mezzo  di  un  sen- 
timento al  quale  non  sì  legano  né  i  doveri  sociali  ,  né  la 
virtù  ,  né  la  morale  di  uomo  e  di  cittadino  in  questa  terra , 
violentano  la  natura  umana  strozzando  l'anima  nelle  spire 
dell'ignoranza,  del  fanatismo  e  del  terrore  rehgioso,  e  ren- 
dendo così  deliziose  le  catene  della  schiavitù ,  della  povertà 
di  spirito  e  della  semi-idiozia,  puntello  a  tirannide. 

L' istruzione  e  l' educazione  adunque  che  apportar  debbono 
la  riforma  ed  il  progresso  in  tutte  le  istituzioni  sociali  si  ri 


—  442- 

servino  ad  istitutori  laici,  i  quali  per  la  loro  speciale  occu- 
pazione, ciascuno  marciando  coi  progressi  della  libertà,  gui- 
dano, fecondano  e  diriggono  la  mente  e  il  cuore  della  gio- 
ventù per  divenire  sapienti  e  virtuosi  cittadini  di  una  gran- 
de nazione  :  scopo  unico  e  subblime  dell'  istruzione  e  del 
l' educazione  su  questa  terra. 

Ma  in  fine,  può  dirsi,  come  far  cessare  l'immoralità  e  la 
corruzione  che  rodono  tutte  le  classi  della  società?  Ma  forse 
r  educazione  in  mano  al  prete  le  ha  fatte  cessare?  La  rifor- 
ma dei  costumi  è  necessaria  ;  ma  per  iniziarle  bisogna  in 
prima  non  confondere  gli  atti  di  virtù  con  la  pratica  di  un 
culto  e  di  divozione  che  sono  cose  distinte:  cioè  i  primi  ri- 
guardano i  doveri  ed  i  rapporti  da  uomo  ad  uomo;  e  le  pra- 
tiche fondate  su  le  credenze  religiose  riguardano  i  doveri  ed 
i  rapporti  tra  l'anima  e  Dio.  La  morale  è  sempre  la  stessa 
per  tutt'i  popoli  e  le  pratiche  del  culto  cambiano  sino  al 
r  infinito  nei  popoli  diversi ,  e  fin  nello  stesso  paese  da  un 
tempo  all'allro:  ecco  un'altra  ragione  dell'incompetenza  del 
prete  e  del  monaco  a  guidarla.  Se  il  male  e  la  corruzione 
esistono,  lo  sono  pel  cattivo  uso  che  si  fa  delle  nostre  ten- 
denze per  viziata  educazione  che  allontanandole  sempre  dallo 
scopo  della  natura ,  le  rende  abitualmente  soverchianti  ed 
incorrigibili.  Per  la  qual  cosa  come  si  vogliono  popoli  mo- 
rali quando  si  vede  l'ingiustizia  ,  l'ipocrisia  e  la  codarda 
calunnia  di  una  moltitudine  di  faccendieri ,  sanguisughe  ve- 
lenose della  società,  perseguitare  i  virtuosi  e  le  indipendenti 
intelligenze,  e  premiare  i  cattivi,  ed  anzi  divenire  esse  stes- 
se servili  e  difensori  di  tutte  le  pretensioni  sacerdotali,  e  di 
malvagi  di  altra  natura?  Non  vediamo  forse  ora  più  che  mai 
protetto  in  Italia  il  monachismo  e  specialmente  il  gesuita  e 
l'educazione  loiolesca?  Guidi  l'educatore  le  tendenze  ed  i 
sentimenti  al  retto  scopo  a  cui  sono  stati  dalla  natura  desti- 
nati ,  ne  temperi  l'energia  soverchiante  sottoponendoli  al- 
l'impero dell'intelletto  istruito;  svogli  i  doveri  da  uomo  come 
membro  della  famiglia  e  della  società,  persuadendo  che  l'a- 
buso delle  tendenze  nostre  è  il  vizio,  ed  il  buono  e  rotto  uso 
n'  è  la  virtù  ;  e  che  si  deve  abborrire.  ed  evitare  il  primo 
non   per    paura    di  bruciare  nel  fuoco  eterno  ,  ma  per  non 


~  443  — 

offendere  sé  stesso  ,  la  società  e  Dio.  E  pur  sappia  1'  edu- 
catore dedicato  a  questa  esclusiva  occupazione,  che  se  nel- 
r  allievo  le  disposizioni  naturali  sono  deboli  o  nulle,  gli  sforzi 
diverranno  difficili  per  ottener  qualche  buon  risultato,  anzi 
spesso  si  avrà  a  deplorare  1'  incorrigibilità  della  ingrata 
natura. 

,,  Le  norme  adunque  d'istruire  ed  educare  gli  uomini  per  la 
società  in  mezzo  a  cui  vivono  sono  speciali  ;  e  qui  non  è 
nostro  scopo  di  trattarle.  Però  eleviamo  la  voce  e  non  ci  la- 
sciamo intimidire  dai  clamori  del  clero  e  dei  suoi  fanatizzati 
adetti,  perchè  1'  avvenire  appartiene  alla  umanità  che  senza 
arrestarsi  marcia  verso  il  miglioramento  ed  il  progresso. 

Intanto  incalcolabili  sono  i  mali  che  una  cattiva  e  malvagia 
educazione  produce  in  mano  del  furbo  clero  e  dei  suoi  sa- 
telliti. Per  essi  si  è  fatta  un'  arte  di  fare  idioti  e  pazzi  a  vo- 
lontà. Dopo  quello  che  abbiamo  detto  ,  s'  intende  bene  che 
ciò  scaturisce  come  la  più  logica  conseguenza.  Certo  inor- 
ridirete e  vi  indignerete  ,  o  signori  ,  alle  ultime  parole  che 
ci  restano  a  dire  ;  e  siamo  certi  che  noi  calunniati  per  questo 
dagl'ipocriti  e  dai  tristi  come  ateo  e  peggio,  resteremo  come 
sempre  invulnerati  ai  loro  dardi,  perchè  noi  costoro,  chiunque 
essi  si  fossero,  appena  li  abbiamo  creduti  degni  del  nostro 
disprezzo.  Tiriamo  innanzi  continuando  il  nostro  sistema  di 
attaccare  di  fronte  l' ignoranza  e  la  codarda  e  sozza  malizia 
dovunque  si  trova. 

Da  quello  che  abbiamo  sommariamente  detto,  intenderete 
certo  ,  o  signori  ,  che  vi  è  un'  arte  maligna  di  fare  idioti  e 
pazzi,  tanto  bene  istituita  dai  furbi  con  una  deviata  istruzione 
ed  educazione  facili  a  rendere  prave  fin  le  più  utili  e  nobili 
tendenze  della  natura  umana. 

Tutti  sanno,  e  lo  ripetiamo,  che  V  istruzione  e  l'educazione 
non  creano  le  facoltà  ,  ma  che  con  la  buona  direzione  le 
perfezionano >  le  rendono  produttrici,  le  intemperanti  raffre- 
nano ;  ma  pure  chi  vorrà  negare  che  queste  facoltà  si  ma- 
nifestano e  si  esercitano  secondo  lo  stato  di  funzioni  di  que- 
gli organi  che  la  natura  ha  voluto  che  sieno  la  condizione 
indispensabile  pel  loro  svolgimento  ?  Or  noi  sappiamo  che 
cagioni  0  motivi  si  morali  che  fisici  nell'agire  su  di  esse  ne 


—  444  — 

modificano  materialmente  gli  organi  ;  cosi  clie  non  agendo 
r  istruzione  e  1'  educazione  che  su  le  facoltà  per  modellare 
sempre  più  gli  apparecchi  materiali  di  esse  manifestazioni 
psichiche,  è  naturale  che  al  contrario  condannando  le  facoltà 
ad  una  inazione  forzata,  queste  deperiscono  e  muoiono,  in- 
dizio incontrastabile  d' impossibilità  di  funzioni  degli  organi 
ridotti  atrofici  e  peggio. 

Se  la  idiozia  sta  nella  deviata  atrofica  modificazione  primi- 
tiva degli  apparecchi  cerebrali  che  ha  potuto  essere  prodotta 
da  innumerevoli  cagioni,  bisogna  tra  queste  porre  la  forzata 
inazione  delle  facoltà  condannandole  all'  isolamento  ed  alle 
tenebre.  Ne  sono  esempio  la  barbarie  e  l'ignoranza  dei  tempi 
passati  ,  e  quelle  di  alcuni  popoli  che  ancora  vi  giacciono 
immersi.  I  popoli  barbari  e  selvaggi  non  sono  che  semi-idioti, 
nei  quali  la  debole  e  non  istruita  ragione  schiava  dell'istinto, 
ne  seconda  l' intemperanza. 

Chiudete  un  tenero  fanciullo,  pure  bene  organizzato,  iso- 
landolo completamente  da  tutto  ciò  che  accade  fuori  di  lui; 
a  20  anni  naturalmente  ne  avrete  fatto  un  idiota  artificiale, 
perchè  il  suo  cervello  reso  inetto  dal  forzato  isolamento  ha 
subito,  come  avviene  a  tutti  gli  organi  della  macchina  messi 
nell'  inazione,  una  trasformazione  anomala,  non  pii^i  suscet- 
tibile di  riparazione.  Nella  nostra  pratica  abbiamo  osservato 
che  in  certe  famiglie  le  quali  credono  di  non  potere  esistere 
che  sotto  la  guida  di  un  padre  spirituale,  per  tema  che  qual- 
che istinto  nei  loro  figli  potesse  deviare  nel  vizio  ,  invece 
di  educarlo  e  temperarlo,  lo  hanno  annientato,  facendo  così 
dei  semi-idioti,  degl'imbecilli  pericolosi,  specialmente  quando 
la  natura  ha  reagito  contro  la  cagione  che  voleva  schiac- 
ciarla. Mi  basta  riferire  qualche  caso  delle  idiozie  artefatte, 
non  parlando  di  quello  che  già  tutti  sanno  cioè  che  i  gesuiti 
sanno  rendere  i  loro  allievi  ed  affiliati  cadaveri  in  loro  mani, 
ciò  eh'  è  qualche  cosa  di  più  dell'  idiota. 

Un  defitto  di  simil  fatta  fu  consumato  a  Nuremberg  in 
Baviera.  Gaspare  Hauser  era  rimasto  chiuso  in  una  segreta 
dall'  età  di  quattro  sino  a  16  anni.  Ritrovatosi  nel  1828  per 
la  città  questo  giovine  di  sguardo  gradevole  ma  in  attitudine 
immobile  ,  attirò  la  sollecitudine  del  magistrato.  Di  statura 


—  445  — 

al  di  sotto  della  mezzana  non  parlava;  aveva  sofferto  la 
fame  la  sete  ed  il  freddo,  perchè  non  gli  era  stato  concesso 
che  poco  pane  ,  acqua  e  poca  paglia;  ma  era  stato  battez» 
zato  e  bastava;  né  aveva  alcuna  noziona  di  tempo,  perchè 
ignorava  quanto  era  durata  la  sua  cattività  in  quel  canile 
oscuro,  lungo  sei  piedi  e  largo  quattro.  Entrando  nel  mondo 
le  sensazioni  tutte  gli  producevano  male  immenso.  La  sola 
musica  gli  fu  la  prima  impressione  gradevole  ;  ma  non  fu 
possibile  educarlo  :  era  un  vero  idiota  artefatto. 

Un  simii  caso  fu  scoverto  a  Parigi  nel  1838.  Annunziarono 
i  giornali  di  queir  epoca  che  un  giovane  nominato  Willand 
era  rimasto  rigorosamente  sequestrato  dal  genitore  sino  al- 
l' età  di  20  anni.  Essendo  stato  1'  isolamento  però  meno  as- 
soluto di  quello  di  Hauser  ,  la  Società  frenologica  di  Parigi 
vi  ritrovò  neir  esame  la  stessa  analogia  dei  fenomeni  del 
primo  caso,  ma  l' idiozia  meno  completa.  Luigi  della  regia 
famiglia  Consaga  consegnato  alla  Compagnia  di  Gesù  per 
farne  un  idiota  ebbe  insinuata  la  virtù  umile  di  lavar  piatti, 
unica  sapienza  ;  e  certo  di  piacere  ciò  a  Dio  come  agli  uo- 
mini ,  scherzò  con  la  tisi  oscena  e  con  la  morte;  e  senza 
che  lo  avesse  saputo  l'idiota  fanciullo  s' ebbe  gli  altari  ed 
il  paradiso. 

Ecco  adunque  l'arte  di  fare  idioti  a  volontà:  ciò  che  può 
ottenersi  pure  senza  le  segrete  cioè  col  condannare  nell'  i- 
nazione  le  facoltà  mentali  impedendone  con  mezzi  di  educa- 
zione inversa  lo  svolgimento  e  l'esercizio  come  nel  fatto  del 
Consaga.  Nello  stesso  modo  esiste  l'arte  di  fare  pazzi  vo- 
lontariamente e  premeditatamente. 

La  foUia  consiste  nel  pervertimento  delle  facoltà  cerebrali, 
che  qualunque  cagione  può  produrre.  Ora  ogni  volta  che  fassi 
entrare  nello  spirito  idee  false  fino  a  renderne  abituale  la 
ripetizione  per  modificazione  avvenuta  naturalmente  nel  cer- 
vello, allora  si  è  prodotto  un  folle  artificiale. 

Or  bene,  insinuate,  infiltrate  nelle  deboli  e  vergini  intelli- 
genze dei  fanciulli  tutte  le  idee  storte  che  volete  ,  e  date 
spiegazione  strana  ed  inversa  a  quanto  passa  sotto  i  loro 
sensi  :  create  loro  un  Dio  ed  esseri  invisibili  che  bisogna 
servire   e    soddisfare  in  tutto  negli  ordini  del  prete  sotto  il 


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terrore  di  bruciare  iiell'  irìferno,  anatema  minacciato  da  un 
santo  Concilio  d' infallibili  (1),  e  cosi  produrrete  degli  sven- 
turati alienati,  veri  monomanlaci  ragionanti,  che  pel  fanatismo 
si  conducono  a  sangue  freddo  all'  assassinio  ,  all'  incendio, 
al  martirio  che  è  il  più  raffinato  suicidio.  Tutti  costoro  agi- 
scono e  ragionano  bene  e  specialmente  con  logica  ratinata 
pure  quando  si  tratta  delie  loro  idee  predominanti. 

A  coloro  che  credono  impossibile  il  potere  invertire  arti- 
ficialmente la  ragione  umana,  rispondiamo  col  riflettere  su 
gli  argomenti  che  abbiamo  di  sopra  accennato;  e  vorremmo 
porre  innanzi  agli  occhi  tutti  gli  orrori  commessi  da  tali  folli 
artificiali,  e  tutte  le  iniquità  dei  facitori  di  pazzi,  che  lianno 
esistito  in  tutt'  i  tempi  e  che  ancora  esistono.  Ma  non  pos- 
siamo per  brevità  che  accennare  qualche  esempio ,  limitan- 
doci per  più  a'  fatali  prodotti  deli'  educazione  clericale-reli- 
giosa. 

Le  guerre  religiose  dei  turchi,  dei  tartari,  dei  cinesi,  dei 
cristiani  sono  state  le  più  feroci  a  nome  dì  Dio.  Le  carnefi- 
cine degl'iconoclasti  e  delle  crociate  sono  pur  troppo  le  ma- 
nifestazioni di  deliri  provocati  da  colui  che  si  dice  vicario 
del  Dio  di  pace,  ed  i  quali  invasero  nazioni  intere.  E  quando 
r  uomo  crede  di  servire  Dio  massacrando  senza  pure  cono- 
scerli tutti  coloro  che  non  sono  delle  sue  credenze  ,  s'  im- 
merge nella  memoranda  notte  di  S.  Bartolomeo.  Non  furono 
folli  furiosi  coloro  dei  Concili  che  condannarono  alle  sferze 
una  profetessa  Teota  (2),  ed  al  fuoco  Arnaldo  da  Brescia  e 
Pietro  di  Biruys  (3);  ed  al  carcere  perpetuo  un  tale  Eon 
ed  a  bruciar  vivi  alcuni  suoi  seguaci  (4);  e  14  discepoli  di 
Amaury  (5)  ;  e  Giovanni  Hus  e  Girolamo  di  Praga  (6)  ?  E  • 
non  lo  furono  ancora  Giacomo  Clemente  frate  domenicano 
che  si  confessa  e  si  comunica  ,  per  prepararsi  santamente 
all'  assassinio  di  Errico  III,  e  Ravaillac  1'  assassino  di  Erri- 

(1)  Coucilio  di  Toi;irs  ed  Augers  nel  1583. 

(2)  Concilio  di  M^gonza  847. 

(3)  Coucilio  Lat<3raueu.se  1139:  (20  aprilo). 

(4)  Concilio  di'Uaims:  1148. 
(5;  Concilio  di  Parigi:  1210. 
hj)  Concilio  di  Costanza:  1411  (5  novembre), 


co  IV,  e  tanti  altri  resi  furenti  dai  loro  direttori  spirituali  f 
Ma  la  più  spaventevole  delle  follie  artefatte  fu  quella  di  Maria 
d'  Inghilterra  figlia  di  Errico  Vili  che  fece  bruciare  più  di  300 
protestanti  perchè  non  credevano  alla  presenza  reale;  e 
queila  di  Luigi  re  di  Francia  santo  conduttore  dei  furenti  fa- 
natici di  due  crociate,  che  faceva  tagliare  la  lingua  e  poscia 
cucire  la  bocca  ai  fanciulli  che  bestemmiavano,  e  ciò  a  somma 
glt^ria  di  Dio  ;  e  quei  popoli  divoti  erano  tanto  proclivi  ai  de- 
litti che  il  codice  del  santo  e  pazzo  re  per  punirli  non  inflig- 
geva altra  pena  che  quella  di  morte. 

Insinuando  la  credenza  della  soddisfazione  di  Dio,  dei  tor- 
menti e  dei  sacrifizi  della  vita,  il  suicidio,  la  più  spavente- 
vole delle  follie,  si  santifica  come  martirio. 

E  gli  spettacoli  sanguinosi  che  il  S.  Ufficio  ,  sorto  dalla 
santa  e  pazza  ira  di  Domenico  di  Gusman,  dava  ripetutamente 
ad  un  pubbhco  fanatizzato,  non  rivelano  i  più  nefandi  atti  di 
una  furiosa  follia  ascetica  ,  infiltrata  nelle  menti  rese  con 
tanta  arte .  semi-idiote  e  barbare  ?  Ed  il  nostro  animo  rifugge 
dal  ricordare  come  neh'  ultimo  atto  di  fede  che  fu  eseguito 
nei  secolo  passato  in  Sicilia  su  due  individui  incolpati  di 
eresia,  i  sacerdoti  nella  dolorosa  pompa  che  durò  12  ore  di 
martiri  per  quei  due  infelici  e  di  terrore  religioso  pei  nume- 
roso popolo  che  divoto  e  festante  vi  assisteva,  si  rifocillarono 
di  stuzzicanti  cibi  per  due  volte  il  debole  stomaco,  mentre 
la  pece  ardente  sul  cranio  dei  tormentati  tentava  di  richia- 
marli alla  fede.  E  credevano  quelle  miserabili  iene  stolate  ed 
incappucciate  fare  con  questa  orribile  carneficina  cosa  gra- 
dita a  Dio  !  Oh  quanto  è  vero  che  1'  uomo  si  crea  Dio  ad  im- 
magine e  somighanza  dell'  anima  sua  !— Crediamo,  o  signori, 
almeno  per  1'  onore  della  umanità,  che  tutta  questa  gente  era 
nel  vero  stato  di  follia  prodotta  da  una  infausta  educazione 
sacerdotale. 

Una  massa  cosi  fanatizzata  di  superstizione  di  ogni  genere 
commossa  alla  più  opportuna  occasione  diventa  veramente 
furiosa  quando  un  furbo  o  un  pazzo  analogo  si  lancia  a  gui- 
darla nella  più  miseranda  catastrofe.  Diventano  allora  pazzie 
epidemiche  preparate  dalla,  invertita  educazione,  e  che  si  ri- 
petono nei  Nichihsti  di  Russia,  nei  Mormoni  e  nei  Metodisti 
di  America,  negli  incendiari  di  Normandia  del  1830  ;  ed  ora 


—  448  — 

in  quelli  della  Comune  di  Parigi  e  dei  Santa  Cruz  di  Spagna, 
e  nella  protezione  ostinata  dei  governi  pei  pellegrinaggi  o- 
sceni  e  di  voti. 

Ma  questi  folli  artefatti  capitando  sotto  l' impulso  di  un 
pazzo  qualunque,  monomaniaco  furioso,  ne  vengono  fatalmente 
guidati  alle  più  orrende  catastrofi  in  mezzo  a  tanto  lume  di 
civiltà.  N'  è  esempio  come  abbiam  detto,  la  Comune  di  Pa- 
rigi, poiché  otto  pazzi  n'  ebbero  tra  gli  altri  la  guida,  pazzi, 
per  lo  più  usciti  da  manicomi  e  che  vengono  enumerati  da 
Laborle  {Les  hommes  de  IHnsurrection  de  Paris  devant  la 
Psycologie,  1872). 

Ma  il  prodotto  dèlia  nefasta  educazione  clericale  si  osserva 
nei  manicomi.  Le  follie  ascetiche  e  religiose  vi  sono  in  gran; 
numero  ;  e  fin  dal  1813  anche  un  monaco  P.  Linguiti  primo 
Direttore  del  manicomio  di  Aversa  riferisce  in  una  sua  opera 
su  le  malattie  della  mente  che  il  gran  numero  di  pazzi  nel 
sentimento  di  venerazione  che  tanto  predomina  nel  mondo 
cattolico  si  deve  alla  malvagia  educazione  del  clero  guidata 
dal  terrore  rohgioso.  E  nói  suo  ultimo  successore  in  quel- 
r  Ospizio  ve  lo  abbiamo  miseramente  verificato.  II  30  al  40 
per  100  di  tutte  le  forme  di  pazzie  nel  senso  religioso  che 
dominano  dove  educa  il  cattolicismo,  è  una  cifra  troppo  spa- 
ventevole per  non  respingere  ad  ogni  costo  1' istruzione  e 
l'educazione  clericale-gesuitica  comunque  insinuata  e  protetta. 
E  guai  per  la  società  e  per  le  libere  istituzioni,  quando  degli 
uomini  della  compagnia  clericale,  cioè  arrabiati  folli  artificiali 
afferrano  il  potere  per  rivolgere  l' istruzione  e  1'  educazione 
a  vantaggio  degl'  interessi  pravi  del  clero.  Ma  i  loro  sforzi, 
la  Dio  mercè,  non  potranno  più  far  ritrocedere  nella  barbarie 
il  mondo  ,  se  lo  tormentano  con  agitazione  e  ne  arrestano 
momentaneamente  il  progresso. 

Un  mezzo  solo  adunque  vi  è  per  preservare  la  gioventù 
dalle  idozie  e  folUe  artefatte,  ed  è  quello  dell'istruzione  ed 
educazione  ben  dirette  ed  applicate  da  speciali  istitutori  che 
vogliono  gli  uomini  fatti  per  la  società,  e  non  per  gli  inte- 
ressi di  una  casta  furba  propagatrice  dell'  ignoranza  e  della 
barbarie  per  esistere  e  dominare  più  che  sulle  cose  del  cielo, 
su  quelle  di  questa  terra. 


PROLUSIONE 

CORSO  ri  MElJICiNA  MENTALE 

Pronunziata  in  Napoli  il  13  gennaio  1873, 


Gli  studil  e  r  insegnaijiento  deJla  medicina  mentale,  la  legge 
egli  allenati,  e  l'organizzazione  dei  manicomii  in  Italia. 


Grave  e  difficile  tema  è  questo  che  come  preliminare  ge- 
nerale è  indispensabile  porre  innanzi  al  corso  delle  malattie 
della  mente  che  andremo,  per  quanto  le  nostre  forze  lo  per- 
metteranno, trattando.  Il  più  terribile  flagello  della  umanità  è 
la  pazzia,  un  tempo  castigata  come  colpa  colle  battiture  e  fin 
colla  scure  ed  i  roghi,  ed  oggi  entrata  nelle  cure  pietose  del 
medico,  soccorsa  dalla  pubblica  beneficenza,  e  tutelata  e  di- 
scolpata dalla  legge.  Ma  ohimè!  dobbiamo  dirlo,  che  la  cari- 
tatevole beneficenza  e  la  legge  tutrice,  inconscie,  poco  curan- 
dosi del  concetto  che  il  medico  si  ha  fatto  della  pazzia,  anzi 
arrogandosi  esse  di  concepirne  un'idea  volgare  e  bastarda, 
la  sottopone  la  prima  ad  uno  scopo  finanziere,  e  la  legge 
la  soffoga  nelle  spire  del  vacuo  convincimento  morale  im- 
posto al  magistrato 

La  scienza  malgrado  si  ribellasse  contro  la  malìzia  e  l'ar- 
bitrio, tanto  bene  puntellati  e  sorretti  dall'ignoranza,  per  lo 
più  soccomberebbe  ove  la  voce  dei  suoi  pochi  e  veri  cultori 
non  respingesse  lo  stridolo  gracidare  di  avversarli  che,  per 
darsi  l' aria  di  conoscerla,  la  deturpano  con  le  loro  false  cre- 
denze, maggiore  appicco  di  conculcarla  per  la  malizia  e  per 
r  ingnoranza.  Ma  pure  dobbiamo  dire  che  la  scienza  questa 
ultima  distenebrando,  verrà  tempo  in  cui  progredendo  per 
natura  delie  sue  forze,  mercerà  gigante,  fiaccola  illuminatrice 
della  beneficenza  e  della  legge. 

Infatti  già  gli  studii  di  sì  importante  ramo  della  medicina 

in  Europa  ed  in  America  vanno  tuttodì   distendendosi,  e  di 

pari  passo  progredendo  con  la  fisiologia  e  l'anatomia  del  cer- 

29 


-^  450  — 

vello  e  del  sistema  nervoso.  E  secondo  che  una  sana  filo- 
sofia sostenuta  dai  principii  dell'  origine  e  modiflcazioni  delle 
facoltà  della  mente  in  prestabilite  e  speciali  organizzazioni, 
è  base  a  tali  studii;  la  medicina  mentale  è  divenuta  indispen- 
sabile nei  suoi  rapporti  con  gli  altri  rami  della  medicina  e 
specialmente  nelle  sue  applicazioni  rispetto  alla  legge,  alla 
sicurezza  dell'  individuo  ed  alla  garanzia  della  libertà  indi- 
viduale e  della  società. 

Per  potere  svolgere  ampiamente  il  tema  di  questa  prolu= 
sione  dovremmo  far  precedere  con  molta  estensione  la  storia 
dei  concetti  varii  avutisi  finora  della  pazzia.  Ma  consideran- 
do che  nelle  prime  lezioni  sarà  il  soggetto  trattato  con  la 
maggiore  ampiezza  possibile,  non  possiamo  ora  che  limitarci 
ad  esporre  quale  sia  l' idea  che  deve  aversi  dell'  alienazione 
mentale  più  uniforme  alla  natura,  onde  poter  con  chiarezza 
discorrere  come  progrediscono  in  Italia  gli  studii  della  me- 
dicina mentale,  e  quale  via  se  n' è  data  allo  insegnamento, 
non  che  qual  utile  vero  ne  han  fruito  la  legislazione  e  la  in- 
stituzione  ed  organizzazione  dei  manicomii  come  il  più  inte- 
ressante ed  indispensabile  istrumento  di  cura;,  di  guarigione 
e  di  sicurezza. 

Nel  cominciare  adunque  a  dir  qualche  cosa  su  l'idea  che 
si  ha  della  follia,  mi  si  affaccia  in  prima  alla  mente  il  con- 
cetto che  se  ne  han  fatto  tutti  gli  alienisti.  Essi  tutti  in  vero 
ammettono  essere  la  pazzia  una  malattia  materiale  del  cer- 
vello ,  della  quale  i  fenomeni  si  mostrano  in  disordini  psi- 
chici ;  però  ammettendo  varii  di  essi  che  lo  spirito  in  siffatto 
modo  modificato  può  considerarsi  ancora  subbiettivamente 
infermo,  in  maniera  che  qualcuno  qui  in  Napoli  è  giunto  fino 
a  crederlo  potere  per  questo  stranamente  organizzarsi,  come 
se  fosse  un  personaggio  passeggiante  dominatore  nel  cere- 
bro  ;  e  confondendo   anima  e  spirito   (  4-"%^  e  9P'i^  (1)  )  per 

(1)  Pei  greci  4"*%^  era  anima,  ente  ragionevole  estra-materiale , 
superstite  alla  vita  corporea: — (^{)-r\v  qyq,  anima  senziente,  azione 
psico- organica,  cessante  con  la  vita  dell'  uomo.  Intanto  uon  eoui- 
preridiamo  dove  taluni  fossero  andati  a  pescare  che  dei  filosofi  greci 
avessero  riposto  veramente  la  sede  dell'  anima  4"%^  nel  diafi-amma. 
11  diaframma  in  greco  non  si  è  detto  mai  <i'p7)v,  ma  5ia<fpayjj.a.  Forse 


—  451  — 

farne  un  ente  per  sé  solo  ed  indipendentemente  operante,  ed 
aver  così  l'agio  di  separarlo  dalle  funzioni  organiohe,  già  ri- 
conosciate tanto  indispensabili  per  le  psichiche  manifestazio- 
ni, fa  due  enti  distinti  dell'  uomo  ente  indivisibile  ;  e  ripone 
indirettamente  la  pazzia  in  un  fenomeno  generale  ,  cioè  in 
un  disordine  subbiettivo  dell'  anima  e  dello  spirito.  Anzi  con 
siffatto  ragionamento  si  è  giunto  a  dedurre  che  nello  stato 
naturale  1'  educazione  fa  tutto  e  tanto  che  quest'  anima  o  spi- 
rito organizzatore  può  divenire  quel  che  vuole.  Ma  ciò  è  tanto 
contrario  alla  natura  che  sarebbe  una  strana  logica  il  dire 
che  lo  spirito  può  per  sé  divenire  o  matematico  o  poeta  o 
pittore,  malgrado  la  mancanza  delle  disposizioni  organiche 
indispensabili  alla  manifestazione  ed  esercizio  delle  facoltà. 
Qui  non  è  il  caso  di  estenderci  su  tema  sì  importante  do- 
vendo essere  nelle  lezioni  preliminari  largamente  svolto  ;  per- 
chè per  noi  senza  un  concetto  logico  ed  uniforme  alla  natura 
su  le  operazioni  mentali  sarà  impossibile  non  solo  avere 
idea  esatta  della  pazzia,  ma  di  seguirne  ed  intenderne  tutte 
le  proteiformi  sue  apparenze.  Solo  ci  piace  accennare  che  ove 
i  psicologi  più  puri  ed  animisti  dell'  antichità  ammettendo  fi- 
no a  tre  e  quattro  anime,  una  era  per  essi  l' immateriale  e 
r  immortale,  essendo  costretti  a  considerare  le  altre  come 
modificazioni  della  prima,  manifestantesi  con  operazioni  di 
funzioni  di  certi  organi  speciali  della  vita  fisica.  Anzi  coloro 
che  ammettevano  la  metempsicosi,  trasmissione  dell'  anima 
da  un  corpo  umano  in  un  altro,  o  pure  di  animale  e  fin  di  una 
pianta,  erano  convinti  che  sebbene  l'anima  in  questa  sua  emi- 
grazione non  perdesse  nulla  della  sua  immaterialità  ed  im- 
mortalità, seguiva  assolutamente  nelle  sue  manifestazioni  le 
leggi  dell'  organizzazione  di  quel  corpo  in  cui  erasi  andata 
ad  allogare;  cioè  l'anima  dì  un  Socrate,  passata  nel  corpo 
di  un  uomo  diverso  e  male  organizzato,  sarebbe  divenuta  per 

perchè  9p£V£5,  plurale  di  <^p'fiv,  significa  particolarmente  viscere  e  per 
analogia  diaframma  atteso  che  separa  il  cuore  dal  basso  ventre  sedi 
di  due  anime,  si  è  immaginato  che  taluni  vi  avessero  localizzata 
1'  anima.  Fino  a  quattro  anime  nello  stesso  individuo  furono  am- 
messe da  Aristotile,  ma  non  troviamo  una  scuola  che  ne  avesse  al- 
logata una  nel  diaframma. 


—  452  — 

essi  l'anima  di  un  idiota,  in  un  corpo  di  un  cane  l'anima 
di  cane,  ed  un  non  so  che  in  una  pianta  di  zucca.  Non  è 
ciò  un  concetto  cliiaro  che  gli  antichi  psicologi  avevano  in- 
torno alle  operazioni  dell'  anima  tanto  serva  e  soggetta  alle 
condizioni  materiali,  di  cui  la  natura  dà  speciali  organizza- 
zioni ? 

Per  aversi  idea  esatta  dalla  pazzia,  che  si  rappresenta  in 
un  disordine  generale  o  parziale  delle  facoltà   della   mente, 
vi  fan  d'  uopo  nozioni  precise  di  ciascuna  di  queste   facoltà 
classificate  secondo  la  tendenza  delle  loro  funzioni  e  secondo 
le  condizioni  organiche  nelle  quali  esse  hanno  origine  e  nelle 
cui  funzioni   materiali   stanno  l'esercizio,   l'attività  ed  ogni 
modo  di  essere  o  attributo  delle  fondamentali  manifestazioni 
loro.  Nozioni  siffatte  abbracciano  la  fisiologia  del  cervello  co- 
me organo  della  vita  intellettuale,    morale  ed  istintiva   del- 
l'uomo; tema  che  ha  formato  l'oggetto  speciale  delle  lezioni 
che  in  quest'Aula  dettammo  l'  anno  scorso.  Ed  intendesi  che 
nel  sapere  ciò  va  contemporaneamente  la  nozione  della  strut- 
tura vera  di  tutto  l'apparecchio  cerebrale.  L'istologia  tanto 
in  progresso  è  di  grande   utile  per  gli  studii  sulle   ricerche 
delle  origini  e  composizioni  primitive  degli  organi  e  su' tes- 
suti che  formano  1'  apparecchio  del  sistema  nervoso,  e  spe- 
cialmente del  cervello;  ma  l'incertezza  in  cui  ancora  si  trova 
nelle  sue  indagini  non  ci  fa  sperare  molto  delle   sue  appli- 
cazioni agli   studii  di  una   speciale  fisiologia  di   un   organo 
tanto  ammirabile   qual  è   il   cervello.   Limitiamoci   quindi  a 
porre  in  concordanza  la  fisiologia  mentale  con  V  organizza- 
zione primitiva  dei  suoi  diversi  apparecchi  anatomici  per  po- 
tere riconoscere  di  questi  le  modificazioni  materiali ,  e  così 
dar  ragione  dei  ritrovati  patologici  ;  ma  non  andiamo  specu- 
lando e  creando  idee  ingegnose  delle  speciali  funzioni  ner- 
vee,  e  specialmente  del  cerebro  e  del  sistema  nervoso  sulle 
ricerche  di  qualunque  natura  esse  sieno  negli  avanzi  mate- 
riali della  morte.  L' induzione  logica  sulle  manifestazioni  de- 
gli organi  in  azione  dev'essere  il  perno  su  cui  debbono  poi 
poggiarsi  le  osservazioni  delle  quali  formano  oggetto  gU  ap- 
parecchi fatti  dalla  morte  muti  e  scomposti.  I  risultati  adun- 
que di  queste  osservazioni  in  relazioni  e  confronti  con  le  ma- 


nifestazioni  ben  comprese  in  tempo   della  vita,   possono  di 
queste  e  di  ogni  loro  modificazione  dar  logica  ragione. 

Or  la  questione  se  le  malattie  della  mente  possono  consi- 
derarsi come  fenomeni  di  disordini  subbiettivi  dello  spirito 
così  operante,  o  pure  del  corpo  ,  cade  quando  si  considera 
che  lo  spirito  nelle  sue  manifestazioni  è  talmente  inerente  ad 
una  speciale  organizzazione,  che  non  può  immaginarsi  alcuna 
apparenza  di  quello  ove  questa  non  fosse  ;  e  che  i  disordini 
di  esso  quindi  non  sono  che  un  fenomeno  indicatore  di  muta- 
menti di  funzioni  materiah.  Ora  pel  cervello,  nessuno  vorrà 
negare,  come  non  si  è  negato  mai,  che  noi  pensiamo  con 
esso  e  non  con  la  pancia,  pel  cervello  dicevamo,  le  funzioni 
essendo  sempre  operanti  ed  attive  ,  come  in  questo  corso 
dimostreremo ,  non  possono  esse  considerarsi  nelle  loro 
diverse  apparenze  e  modificazioni  che  legate  a  modificazioni 
materiali  degli  apparecchi  rispettivi. 

Dopo  ciò  chi  potrebbe  ^sostenere  poter  esistere  per  sé  per- 
vertimento di  funzione  di  qualunque  natura  essa  sia,  senza 
modificazione  materiale  dell'  organo  per  cui  essa  si  svolge,  si 
manifesta  e  si  esercita?  Eppure  si  vorrebbe  idea  sì  strana 
sostenere.  Per  lo  che,  come  parentesi,  che  interessa  la  no- 
zione del  concetto  che  già  vorrebbe  propagarsi  come  un 
mito,  mi  si  permetta  a  questo  proposito  di  accennare  ad  una 
polemica  che  in  un  giornale  medico  (1)  nel  1871  si  estese 
fino  a  chiamare  in  mezzo  un  esimio  filosofo.  Quest'  ultimo, 
sebbene  ignaro  affatto  di  fisiologia  e  notomia  cerebrale  e  dei 
sistema  nervoso,  si  lanciò  tra  i  due  combattenti  che  avevano 
lasciato  degli  aditi  agli  attacchi  del  filosofo,  e  per  una  via 
tutta  propria,  cioè  con  spiegazioni  splendidamente  metafisi- 
che credette  andar  diritto  all'  origine  dei  loro  errori,  per  con- 
chiudere poi,  com'  era  naturale,  ad  un  animismo  dominatore. 
Con  questo  concetto  ardito  che  ha  un  pò  di  teologo,  è  fa- 
cile formarsi  dagli  animisti,  come  lo  è  stato  da  uno  de' due 
preopinanti  dotto  clinico  di  Napoli ,  della  psiche  un  perso- 
naggio distinto  insediatosi  nel  cervello,  il  quale  le  fa  da  buon 
servitore  non  solo,  ma  da  essa  riconosce  fin  la  sua  intima 

(1)  Il  More/agni,  giornale  medico  di  Napoli,  1871. 


—  45i  — 

struttura  propria;  quando,  secondo  tal  concetto,  lo  spirito 
organizzatore  di  sé  stesso,  non  può  dipendere  dal  corpo  seb- 
bene ne  avesse  le  influenze  (1).  Ecco  uno  spiritualismo  sin- 
golare, non  intraveduto  neanche  dagli  spiritualisti  più  puri. 
Speriamo  che  questa  osservazioncella  non  ci  meriti  la  taccia 
di  materialista,  degna  dell'  invocazione  del  perdono  di  Dio  ! 
e  tanto  più  quando  noi  dobbiamo  affermare  di  essere  rima- 
sti lieti  neìl'  udire  dall'  altro  preopinante  prof.  De  C .  .  . , 
che  la  pazzia  è  una  malattia  corporea  e  niente  affatto  dello 
spirito,  ed  un  fenomeno  naturale  di  modificazioni  materiali; 
ed  avendosene  così  formata  un'  idea  generalmente  esatta  se- 
condo la  natura ,  ci  fa  dedurre  non  potere  egli  ammettere 
che  il  cervello  sia  un  organo  unico  ed  omogeneo,  ma  bensì 
complesso  per  potere  spiegare  le  differenti  sue  funzioni  per 
mezzo  di  apparecchi  distinti  in  rapporto  alle  differenti  ma- 
nifestazioni delle  facoltà  mentali. 

E  logico  quindi  conchiudere  che  essendo  impossibile  am- 
mettere esagerazioni ,  disordini ,  ed  abolizione  di  funzioni , 
pure  le  psichiche,  senza  modificazioni  materiali  degli  organi 
rispettivi ,  nell'  azione  dei  quali  ne  sono  fisiologicamente  ri- 
posti l'origine,  la  manifestazione  e  l'esercizio,  non  può  con- 
cepirsi esatta  idea  di  pazzia  senza  ammettere  insieme  mo- 
dificazioni materiali  degli  organi  del  cervello. 

Non  potendosi  adunque  ritenere  1'  alienazione  mentale  per 
sé  come  malattia,  ma  qual  fenomeno  naturale  di  pervertite 
funzioni  materiali  dei  rispettivi  organi,  sieno  esse  pure  fu- 
gaci 0  permanenti ,  diviene  facile  la  determinazione  della 
classe  o  specie  di  malattia  sì  singolare.  Imperocché  non  è 
la  natura  della  lesione  organica  che  stabiUsce  la  specie  di 
follia,  ma  bensì  la  natura  della  facoltà  lesa,  la  quale  diret- 
tamente avverte  al  disordine  di  quella  parte  cerebrale  in  cui 
essa  riconosce  1'  origine  e  la  manifestazione.  Insomma  nella 
classificazione  logica  ed  uniforme  alla  natura  delle  facoltà 
della  mente  è  riposta  e  dipende  la  classificazione  dei  disor- 
dini delle  diverse  facoltà  cioè  delle  diverse  forme  di  aliena- 
zioni. Senza  conoscenza  ed  applicazione  di  sì  splendidi  prin- 

(l)Ivi. 


—  455  — - 

cipii  della  fisiologia  del  cervello  in  rapporto  con  la  natura 
delle  diverse  facoltà  della  mente,  si  sono  formate  tali  strane 
divisioni  della  pazzia  da  scambiare  fino  un  fenomeno  per  la 
causa.  Per  es.  si  dice  volgarmente  da  medici  e  non  medici: 
Tizio  è  uscito  pazzo  per  amore;  Caio  per  la  religióne;  senza 
sapere  che  il  primo  presenta  il  disordine  di  un  istinto,  cioè 
è  affetto  da  monomania  erotica  ;  ed  il  secondo  quello  di  un 
sentimento  che  si  appalesa  con  la  monomania  ascetica  o  re- 
ligiosa. In  fatti  è  facile  osservare  che  ogni  disordine  più  o 
meno  parziale  della  mente,  segue  tanto  la  classe  delle  facol- 
tà ,  che  chi  è  ignaro  della  natura  e  differenze  di  queste  e 
quindi  deUa  loro  logica  divisione,  non  potrà  mai  formarsi 
che  un'idea  stranamente  contraria  ad  un  buona  filosofìa,  delle 
alienazioni  e  delie  diverse  loro  apparenze;  e  non  ravviserà 
mai  nella  pazzia  quale  facoltà  sia  veramente  affetta  tra  il  di- 
sordine apparente  delle  altre,  ciò  che  determina  e  fìssa  la 
diagnosi.  E  per  questo  non  ci  fa  maravigha  se  negli  scritti 
pure  di  taluni  medici  assistenti  pazzi  qui  nei  manicomii  non 
si  rileva  affatto  non  solo  l'idea  che  si  han  formato  della  paz- 
zia, ma  delle  facoltà  della  mente  e  della  loro  genealogia  ri- 
guardo alle  loro  varietà  e  differenza. 

Classificando  adunque  le  facoltà  della  mente  secondo  la 
loro  naturale  tendenza  e  scopo  a  cui  sono  destinate  ,  sarà 
facile  divenire  alla  determinazione  delle  differenti  forme  di 
pazzia.  Ciò  che  faremo,  sebbene  rapidissimamente,  affinchè 
si  rendano  più  solide  le  dimostrazioni  del  nostro  tema. 

In  due  grandi  serie  possono  le  facoltà  della  mente  divi- 
dersi, cioè  in  facoltà  ajfettive  ed  in  facoltà  intellettuali.  Per 
mezzo  delle  prime  non  si  hanno  che  inclinazioni  ed  emozio- 
ni, e  niente  affatto  idee;  e  per  mezzo  delle  seconde  si  hanno 
idee,  si  giudica  e  si  ragiona.  Così  che  i  modi  di  essere,  at- 
tributi di  queste  due  serie  di  potenze  primitive  della  mente 
sono  di  diversa  natura  :  cioè  gli  attributi  o  modi  di  essere 
di  ciascuna  delle  facoltà  affettive  non  possono  dimostrarsi 
che  in  una  più  o  meno  energica  attività  di  esse  e  nulla  più; 
ma  gli  attributi  delle  forze  intellettuali,  perchè  queste  pro- 
duttrici d' idee,  si  manifestano  nella  percezione,  nella  memo- 
ria, nell'immaginazione,  nell'attenzione  ec,  così  che  vi  sono 


—  45(;  — 

tante  memorie,  tante  attenzioni  ec. ,  per  quante  sono  le  fa- 
coltà fondamentali  intellettive;  come  vi  è  in  vero  la  memo- 
ria dei  nomi,  la  memoria  dei  fatti,  quella  dei  numeri,  quella 
dei  colori,  quella  delle  forme  ec,  indipendenti  una  dalle  al- 
tre come  le  stesse  facoltà  intellettuali  primitive  che  le  danno 
origine;  e  come  si  sa,  per  es.,  potersi  avere  una  gran  memo- 
ria dei  nomi  e  nessuna  dei  toni  musicali,  o  perdersi  la  detta 
memoria  dei  nomi  e  rimanere  integra  quella  dei  numeri  e 
le  altre. 

I  filosofi  e  non  filosofi  adunque  che  ammettono  essere ,  per 
es.,  la  memoria  una^  quale  facoltà  fondamentale,  sono  ciechi 
ai  fatti  della  natura  che  nelle  sue  manifestazioni  contradice 
questo  parto  di  fantasia  di  siffatti  filosofanti. 

Le  facoltà  aJJ'ettive  sono  comprese  dagli  istinti  che  produ- 
cono inclinazioni  di  particolare  natura;  e  dai  sentimenti  o  fa- 
coltà morali  per  mezzo  delle  quali  si  hanno  speciali  emozioni. 

Le  facoltà  intellettuali  comprendono  le  facoltà  percettive^ 
per  mezzo  delle  quali  si  prende  conoscenza  della  esistenza, 
delle  qualità  e  delle  relazioni  degli  oggetti  esterni;  e  le  fa- 
coltà riflessive  che  producono  le  idee  dei  rapporti  astratti,  e 
che  sono  la  sorgente  dell'  anaUsi  e  della  sintesi  che  costitui- 
scono la  ragione. 

Questa  classificazione  delle  facoltà  della  mente  è  uniforme 
alla  natura ,  ed  è  chiaro  comprendere  che  1'  alterazione  di 
ciascuna  di  esse  dà  luogo  a  manifestazioni  alterate  sì,  ma  che 
non  escono  fuori  della  tendenza  a  cui  sono  state  destinate. 
Per  lo  che  il  disordine  degh  istinti  si  mostra  in  impulsioni 
irresistibili  ed  incorrigibili,  e  quello  dei  sentimenti  in  emo- 
zioni triste  e  dolorose;  sicché  gli  atti  strani  più  che  gli  sra- 
gionamenti determinano  la  follia  che  noi  appelliamo  delle 
facoltà  affettive ,  cioè  mania  pel  pervertimento  impulsivo 
degli  istinti,  e  melanconia  pel  disordine  con  emozioni  dolo- 
rose dei  sentimenti.  L'  alterazione  delle  facoltà  intellettuali 
che  si  mostra  nella  incoerenza  d' idee,  ne'  falsi  giudizii  e  ne- 
gli sragionamenti  costituisce  la  vera  follia^  termine  che  noi 
specificatamente  conseviamo  pel  disordine  delle  facoltà  su- 
periori. 

Considerato  adunque  questo  stato  di  esagerazione  o  di  per- 


-  457  — 

vertimento  di  facoltà  qiial  primo  Ordine  di  pazzie ,  viene  il 
secondo  Ordine  compreso  in  un  altro  stato  opposto,  cioè  nella 
qualità  negativa]  della  facoltà  ossia  nell'  abolizione  di  essa, 
consegueza  naturale  del  primo  stato  di  attività  esagerata  e 
morbosa,  e  nella  mancanza  della  facoltà  non  mai  svolta 
ed  esìstita.  Nel  primo  caso  è  la  demenza^  e  nel  secondo  è 
r  idiozia. 

Essendo  le  facoltà  tutte  diverse  e  distinte  una  dall'  altra, 
può  una  0  poche  di  esse  ammalarsi,,  restando  integre  le  al- 
tre ;  ciò  die  determina  le  alienazioni  parziali.  Quindi-  la  le- 
sione di  uno  o  due  istinti  determina  la  mania  parziale  o  mo- 
nomania: quella' dei  limitati  sentimenti  la  melanconia  par- 
ziale o  mono-melanconia;  e  così  delle  altre  classi  e  stati  mor- 
bosi delle  facoltà  si  hanno  le  follie,  le  demenze  e  le  idiozie 
parziali. 

Questa  classificazione  fondata  sulla  tendenza  e  lo  stato  del- 
la  facoltà  lesa  ci  è  sembrata  la  più  facile  ed  uniforme  alla 
natura.  Per  essa  ogni  fenomeno  generale  o  parziale  di  ogni 
forma  di  alienazione  viene  spiegato.  E  se  abbiamo  conser- 
vato i  termini  di  ma/zi<x ,  monomania ,- melanconia  ec.  usati 
dagli  alienisti,  non  indica  che  ne  abbiamo  ritenuto  il  concetto; 
poiché  della  idea  che  noi  abbiamo  dimostrato  aver  dell'  alie- 
nazione mentale  ognuno  può  scorgere  quanto  la  nostra  cias- 
sifìcazioiie  sia  fondata  su  la  natura  e  la  classe  della  facoltà 
della  mente  e  per  nulla  sui  vocaboli;  via  da  nessuno,  per 
quanto  sappiamo,  tracciata  prima  di  noi.  Questa  nostra  di- 
visione della  follia  presa  in  considerazione  ne' Congressi  scien- 
tifici italiani  e  da  sommi  alienisti  francesi  fu  oggetto  di  di- 
scussione e  rapporto  della  rinomata  Società  medico-psicolo- 
gica di  Parigi  ;  e  già  antecedentemente  il  Fossati,  vivente  al- 
hevo  di  Gali,  avevane  fatto  nel  1847  rapporto  alla  Società 
frenologica  di  Parigi,  alle  quali  due  Società  ci  onoriamo  di 
appartenere.  E  nel  1851  il  Riboli,  che  con  i  suoi  studii  ha 
fatto  tanto  in  Italia  progredire  la  fisiologìa  del  cervello,  ri- 
produsse e  commendò  questa  nostra  nuova  classificazione 
della  follia  nei  giornali  di  medicina  di  Torino  ,  e  nelle  sue 
conferenze  che  diede  e  va  dando  in  Italia. 


—  458  — 

Dopo  questo  che  abbiamo  rapidamente  accennato  sorge  da 
sé  la  prima  domanda:  quali  sono  ed  a  che  stanno  gli  studii 
e  r  insegnamento  della  medicina  mentale  in  Italia  ? 

La  polemica  di  sopra  accennata  sorse  principalmente  per 
aver  detto  l' illustre  clinico  di  Napoli,  prof.  Tommasi,  nostro 
nobile  avversario,  in  una  sua  lezione  1'  aspra  sentenza  con 
1'  asserire  dalla  cattedra  che  gli  studii  della  medicina  men- 
tale sono  in  Italia  completamente  negletti.  Questo  dotto 
medico  ha  qui  ragione  in  buona  fede  quando  vorrebbe  che  gli 
ahenisti  italiani  avessero  e  coltivassero  della  pazzia ,  dello 
spirito  e  delle  facoltà  della  mente  l' idea  stessa  che  egli  nel 
suo  spirito  organizsato  ed  organissatore  si  ha  formato.  Così 
che  tutti  coloro  che  non  hanno  la  medesima  sua  idea  di  ani- 
ma, spirito,  mente,  facoltà  e  cervello,  e  fanno,  all'opposto 
del  suo  concetto,  distinzione  delle  differenti  facoltà  tra  loro 
in  modo  che  per  lui  sarebbe  la  stessa  cosa  sì  l' istinto  gene- 
siaco  che  la  facoltà  dell'analisi,  sì  la  propensione  alimenti- 
zia  che  la  facoltà  del  calcolo,  non  possono  versarsi  nello  stu- 
dio dell'  alienazione  mentale.  Per  questo  adunque  potrebbe 
dirsi  che  molti  sommi  alienisti  che  conta  l'Italia,  non  esclusi 
quelli  del  resto  del  mondo,  han  gettato  al  vento  tutt'  i  loro 
studii,  pei  quali  si  crede  già  in  progresso  la  medicina  men 
talee  l'istituzione  dei  manicomii.  Noi  respingendo  l'audace 
parola  del  dotto  clinico,  ne  mitighiamo  1'  asprezza,  limitan 
doci  a  considerarla  come  un  invito  agii  alienisti  di  coltivare 
la  scienza  sempre  più,  ed  ai  medici  sprone  di  non  trascu- 
rare, come  han  trascurato  finora  ,  lo  studio  delle  malattie; 
dell'  organo  della  vita  morale  ed  intellettuale,  se  tanto  già  si| 
versano  in  quello  delle  malattie  della  vita  fisica. 

In  Italia  dove  esistono  circa  40  manicomii ,  e  quindi  un 
gran  numero  di  ahenisti  di  cui  tuttodì  escono  alla  luce  la-s 
vori  importantissimi  e  per  ogni  dove  commendati ,  non  e 
lecito  di  asserire  di  essere  completamente  negletto  lo  studio:| 
delle  frenopatie  se  lo  trascura  la  maggior  parte  dei  medici. 
Anzi  dobbiamo  dire  che  le  cliniche  universitarie  di  medicina  ] 
mentale  esistenti  in  Italia  non  sono  né  in  Francia  ,  né  in 
Germania  ,  né  in  Inghilterra  ed  altrove  ,  sebbene  ivi  questi 
studii  progredissero  per  V  insegnamento   particolare  che  ne 


—  459  — 

danno  medici  alienisti  distintissimi.  Né  ciò  è  una  nostra  as- 
serzione :  lo  dice  uno  dei  più  illustri  allienisti  della  Francia 
stessa,  il  Delasiauve,  nel  riassumere  il  nostro  discorso  letto  a 
questa  Università  (1).  Contiamo  la  prima  clinica  fin  dal  1840 
a  Firenze,  nel  1850  a  Torino,  nel  1860  a  Bologna,  e  poi  a  Pa- 
via, a  Cagliari,  a  Parma,  a  Genova,  a  Milano,  a  Padova,  a 
Palermo  ed  ora  a  Roma.  Nel  1863  fu  istituita  a  Napoli,  e  noi 
come  incaricato  ne  dettammo  un  corso  nella  R.  Università. 
Ma  la  clinica  non  poteva  esistere,  come  al  Ministero  noi  ma- 
nifestammo, non  solo  perchè  lontano  da  Napoli  il  manicomio, 
ma  pure  perchè  una  clinica  a  compimento  di  studii  senza  pre- 
cedenti insegnamenti  fondamentali  opportuni  di  fisiologia  e  me- 
dicina mentale  è  un  aborto,  e  così  fu  sospesa. 

Già  noi  sempre  ci  siamo  opposti  alia  istituzione  di  queste 
cliniche  come  sono  state  costituite  in  Italia,  perchè  malgra- 
do le  dotte  lezioni  di  sapienti  alienisti ,  non  rispondono  a 
tutt'  i  bisogni  dell'  insegnamento  ;  né  vediamo  che  la  gioventù 
medica  ne  divenisse  istrutta  abbastanza.  Queste  cliniche  get- 
tate così  nei  regolamenti  universitarii  come  appendici  infrut- 
tuose e  senza  renderne  obbligatorio  lo  studio  come  dovrebbe 
essere,  giacché  vi  sono  le  Università,  diventano  superfeta- 
zioni derisorie.  Ma  le  ragioni  per  cui  siffatte  cliniche  sono 
infruttifere,  noi  le  abbiamo  sempre  ritrovate  nel  voler  fare 
apprendere  ai  giovani  una  sì  speciale  dottrina,  ramo  impor- 
tante delle  discipline  mediche,  cominciando  dalla  fine,  cioè 
dagli  studii  pratici  senza  nozioni  dei  precedenti  studii  fon- 
damentali. 

Notavamo  una  volta  (2)  che  dall'  unico  corso  da  noi  fatto 
su  le  malattie  della  mente  in  questa  R.  Università  ad  una 
numerosa  ed  intelligente  gioventù,  avida  di  apprendere  sì  im- 
portante branca  di  sapienza  medica,  pel  passato  cotanto  tra- 
scurata e  dai  governi  e  dalla  maggior  parte  dei  medici ,  ci 
avvedemmo  ben  tosto  delle  difficoltà  che  s'incontravano  di 
ottenere  lo  scopo  completo  ;  imperocché  nell'  esporre  il  fatto 
clinico   era  d'  uopo  di  rimontare  ad  antecedenti  di  fisiologia 

(1)  Journal  de  mèdecine  mentale,  n.°  2  e  3,  1864,  p.  108. 

(2)  Annali  frenopatici  italiani,  voi.  2.°  pag.  89  e  seg,,  1864. 


„  460  — 

e  di  patologia  mentale,  studio  non  lieve  ed  ignorato  da'  gio- 
vani. È  vero  che  dalla  pratica  sorge  la  teorica  ;  ma  questa 
stabilita  deve  precedere  nella  pratica.  Inoltre  dovendo  in  ogni 
clinica  lezione  svolgere  intiero  in  prima  ed  insieme  il  fatto 
fisiologico  e  patologico,  è  produrne  confusione  nella  mente 
degli  studiosi.  E  se  vuoisi  dire  che  nelle  cattedre  di  fisiolo- 
gia e  patologia  generali  trattasi  delle  funzioni  del  cervello  e 
dei  suoi  disordini,  ognuno  sa  che  il  cervello  per  queste  due 
cattedre  non  è  considerato  che  il  passaggio,  e  non  sappia- 
mo quanto  e  come  viene  studiato  cosi  nella  qualità  sua  di 
organo  delle  facoltà  della  mente.  Il  risultato  n' è  il  ben  ri- 
stretto numero  di  alienisti ,  i  quali  certo  la  freniatria  nelle 
cattedre  universitarie  di  fisiologia  e  patologia  generale  non 
hanno  mai  appreso. 

Lo  studio  quindi  della  medicina  mentale  non  sta  nella  sola 
ed  anticipata  clinica  osservazione  ,  che  n'  è  bensì  il  com- 
pimento. Quest'  ultima  adunque  stabilita  sola  non  può  che 
fallire. 

Un  grave  errore  che  ingombra  la  mente  di  certi  clinici, 
anzi  di  qualche  chirurgo  !  si  è  quello  di  rinfacciare  agli  alie- 
nisti di  non  dovere  ad  essi  essere  estranea  ogni  altra  medica 
disciplina  ;  ma  noi  nel  respingere  sì  volgare  sofisma ,  pa- 
ralogismo in  cui  si  cerca  nascondere  la  propria  ignoranza, 
abbiamo  fatto  loro  osservare  che  se  si  è  alienista,  cioè  vero 
alienista  conoscitore  profondo  della  genealogia  di  ciascuna 
facoltà  della  mente  nello  stato  fisiologico  per  poterne  deter- 
minare lo  stato  morboso,  è  segno  che  si  è  versato  nelle  di- 
verse branche  di  medicina  ;  ed  anzi  al  contrario  ci  sorprende 
come  si  possa  essere  vero  medico  senza  conoscere  la  fisio- 
logia e  la  patologia  del  cervello  e  del  sistema  nervoso,  cioè 
escludendo  le  indispensabili  nozioni  delle  funzioni  sì  sane  che 
morbose  di  apparecchi  che  costituiscono  il  più  esteso  ed  im- 
portante ramo  della  scienza  medica. 

Ed  in  vero,  chi  non  conosce  le  relazioni  anatomiche  e  fi- 
siologiche che  esistono  tra  il  cervello  e  gli  altri  organi  della 
macchina  ?  Relazioni  siffatte  svelano  come  molti  fenomeni 
sì  normali  che  morbosi  di  un  organo  possono  rappresentarsi 
neir  organo  con  cui  il  primo  é  in  relazione.  Per  tale  azione 


~  /i61  — 

vicendevole,  diciamo  in  una  nostra  opera  (1),  quante  malattie 
del  cervello  per  non  aver  presentato  che  ninno  o  lievi  feno- 
meni capitali  sono  state  curate  come  affezioni  del  cuore,  del 
fegato,  dello  stomaiio,  dell'  utero,  perchè  in  questi  organi^  si 
manifestavano  ingannevoli  tumultuosi  sintomi?  Ed  al  contra- 
rio quante  malattie  dei  visceri,  del  torace  e  del  basso  ventre 
sono  stato  trattate  per  morbi  dell'  encefalo  e  del  midollo  spi- 
nale? 

Per  tutto  ciò  adunque  fino  a  che  dai  medici  non  sarà  ap- 
preso lo  studio  delle  funzioni  del  cervello  come  organo  della 
vita  istintiva,  morale  ed  intelletuale,  e  come  organo  di  rela- 
zione col  mondo  esteriore  e  con  gli  organi  della  vita  fisica, 
per  poter  divenire  all'  esatte  nozioni  delle  malattie  della 
mente  ,  essi  non  saranno  veri  medici,  e  la  pazzia  resterà 
inosservata  e  non  curata  o  curata  alla  carlona;  e  le  malattie 
fisiche  scambiate  nella  diagnosi  Dio  sa  come  trattate.  Causa 
potentissima  è  questa  che  fa  popolare  i  manicomii  di  folli 
incurabili,  e  rimanere  i  medici  stessi  ignari  della  pazzia  e 
dei  suoi  trattamenti. 

Per  tutto  questo  che  abbiamo  sì  rapidamente  abbozzato,  e 
che  a  lungo  tratteremo  nelle  lezioni,  non  possiamo  dire  che 
in  Italia  gli  studii  sulla  pazzia  non  sono  con  grande  ardore 
e  progresso  coltivati  dagli  alienisti,  sebbene  poco  ed  incom- 
pletamente dalla  generalità  dei  medici  ;  e  che  le  cliniche 
universitarie  delle  malattie  della  mente  senza  gli  studii  pre- 
cedenti fondamentali  non  possono  produrre  nei  giovani  che 
idee  confuse  e  strane  della  fisiologia,  patalogia  e  clinica  men- 
tale. Per  la  qual  cosa  ripetiamo  il  nostro  antico  voto  che  il 
governo  ora  che  ha  istituito  le  cliniche  universitarie  delle 
malattie  della  mente,  affinchè  queste  divenissero  utile  e  vero 
compimento  dell'insegnamento  medico,  crei  la  cattedra  spe- 
ciale di  medicina  mentale,  comprendendo  in  essa  lo  studio 
della  fisiologia  e  patologia  del  cervello  come  organo  delle  fa- 
coltà istintive,  morali  ed  intellettive  dell'uomo,  e  destinan- 
dola come  una  delle  basi  e  compimento  della  medicina  legale 
e  di  ogni  altro  ramo  delle  mediche  disciphne. 

(1)  Trattato  di  Frenologia  applicata  alla  medicina  ec.  Vol.l°pag.31. 


—  462  — 

Da  questo  che  abbiamo  accennato  moltissime  quistioni  sca- 
turiscono ;  ma  qui  ci  fermiamo  a  considerarne  una  delle  più 
importanti  qual' è,  i  rapporti  della  legge  con  gli  alienati,  sì 
nel  concetto  eh'  essa  ha  della  follia  -nell'  applicare  le  sue  nor- 
me nel  riconoscimento  di  questa  infermità,  che  nella  tutela 
della  libertà  individuale  e  della  sicurezza  pubblica. 

Le  leggi  malgrado  le  loro  frequenti  riforme,  per  nulla  si 
sono  interessate  in  quanto  ai  rapporti  eh'  esse  dovrebbero 
avere  coi  progressi  scientifici  e  pratici  della  medicina  mentale. 
Esse  hanno  stabilito  un  principio,  cioè  che  la  pazzia  consi- 
stesse sempre  nella  perdita  della  coscienza,  della  memoria, 
negli  sragionamenti  ec,  in  modo  che  per  esse  il  folle  non 
è  che  un  automa.  Niente  più  erroneo  e  falso  di  questa  idea, 
dalla  quale  provengono  conseguenze  funeste  nell'  applicazione 
della  legge;  e  più  quando  a  siffatto  erroneo  concetto  legisla- 
tivo si  è  voluto  nel  foro  civile  e  penale  costituire  come  cri- 
terio generale  la  convinzione  morale  del  giudice  qual  base 
precipua  dei  giudizii.  Ma  pel  magistrato  forse  con  la  con- 
vinzione morale  nell'  amministrazione  della  giustizia  s' infon- 
de la  conoscenza  delle  scienze  mediche  e  naturali?  I  giurecon- 
sulti Mittermayer  (1)  e  Pellegrini  (2)  dichiarano  questo  prin- 
cipio di  legge  antilogico  ed  erroneo,  imperocché  il  giudice 
ubbidendo  così  ad  una  convinzione  puramente  morale  e  quin- 
di elastica,  indefinita  ed  astratta,  è  facile  cadere  nel  fanta- 
stico, nel  capriccioso,  nell'  arbitrario,  nel  tirannico. 

Il  convincimento  morale  per  noi  non  avendo  valore  che  se- 
condo la  misura  della  propria  intelligenza  e  cognizioni  ana- 
loghe, e  seguendo  la  natura  delle  proprie  tendenze,  diventa 
produttore  di  triste  conseguenze  cioè  della  ingiustizia,  quan- 
do a  siffatti  giudicanti  sottopongonsi  pure  i  precetti  di  una 
dottrina  a  loro  ignota.  E  rientrando  nel  nostro  assunto  sul 
concetto  erroneo  della  legge  sulla  pazzia,  giova  ripetere  quel- 
lo che  dicemmo  in  un  nostro  recente  lavoro,  cioè,  che  per 

(1)  Mittermayer^  Die  Nachtheile  der  Vernuchtassigung  des  Stu- 
dium,  etc. 

(2)  Lettera  al  dottor  Crescimbeni  sul  Oomentario  L'uomo  e  i  co- 
dici, 1861. 


™  463  — 

questo  un  gran  numero  di  condannati  va  subito  a  popolare  i 
manicomii;  il  patibolo  ha  troncato  più  di  una  testa  di  pazzi: 
al  contrario  molti  astuti  malfattori  ritenuti  per  dementi  ri- 
tornano ad  affliggere  la  società.  Molti  pazzi  non  interdetti 
e  lasciati  in  libertà,  perchè  per  avere  avuto  r  infortunio  di 
ragionare  sentenziati  savii  da  un  semplice,  sterile  ed  incon- 
cludente interrogatorio,  producono  grandi  sventure  uccidendo 
sé  stessi  e  gli  altri,  incendiando,  e  lasciando  nella  miseria 
i  figliuoli:  ed  air  opposto  viene  interdetto  un  sano  di  mente 
perchè  l' interrogatorio  sorretto  dal  famoso  convincimento 
morale  lo  ha  svelato  nò  ragionante  né  un'  aquila  d' ingegno. 

Wingtrinier,  medico  delle  prigioni  di  Rouen,  riferisce  che 
fra  202  prigionieri,  4  morirono  prima  di  essere  giudicati  e 
176  furono  dai  giudici  riconosciuti  alienati  in  seguito  di  pa- 
rere dei  medici.  Degli  82  condannati  serfza  o  contra  il  pa- 
rere dei  medici,  6  furono  per  delitti  criminali:  e  di  questi 
uno  dopo  di  essere  stato  pazzo  in  galera  rimase  stupido  ; 
un  altro  rimase  pazzo  a  Brest  ;  il  terzo  si  uccise  ;  il  quarto 
morì  in  un  manicomio;  il  quinto  discese  all'ultimo  grado  di 
demenza  ;  il  sesto  non  ebbe  tempo  a  chiarirsi  che  venne  to- 
sto giustiziato.  Gli  altri  76  vennero  condannati  a  pene  cor- 
rezionali ;  e  di  questi,  36  dovettero  trasportarsi  dalle  prigioni 
ai  manicomii,  uno  morì  in  breve,  e  la  maggior  parte  degli 
altri  espiarono  la  pena  tra  i  pazzi  (1). 

11  giureconsulto  Fitzroy  Kelly,  divenuto  poi  giudice  della 
corona,  nel  1864  in  un  gran  meeting  che  aveva  convocato  a 
Londra,  proclamò  che  durante  gli  ultimi  64  anni  erano  stati 
appiccati  60  alienati.  Ed  il  dottor  Madden  dimostrò  che  11 
folli  furono  condannati  a  morte,  dei  quali  8  furono  giusti- 
ziati, e  3  graziati  ma  reclusi  (2). 

Facemmo  osservare  al  Mittermayer  ,  varii  anni  or  sono 
quando  visitò  il  manicomio  di  Aversa,  molti  detenuti  giu- 
dicabili e  condannati,  che  malgrado  i  segni  visibili  della  loro 

(1)  Ann.  d'hjg.  et  de  mèd.  lèg.t.  XLVìIl,  pag.  369,  et  t.  XLIX, 
p.  138. 

(2)  Madden,  Sur  raliónation  mentale  et  !a  responsabilité  crimi- 
nelle  des  insensés,  p.  13  et  17,  Londres,  1864, 


—  464  — 

malattia,  erano  stati,  perchè  ragionavano,  ritenuti   per  rei. 

Nell'Ospizio  di  Aversa  ho  notato  6  ad  8  detenuti  in  ogni 
100  pazzi  :  deplorabile  cifra  quando  si  considera  accresciuta 
da  quella  di  alienati  giudicabili  e  condannati ,  che  ignorati 
ingombrano  le  prigioni  ! 

Ecco  gli  effetti  di  una  imposizione  di  legge  fondata  su  falso 
criterio  scientifico  ed  imposto  sotto  lo  strettoio  dell'elastico 
convincimento  morale. 

Eppure  per  aver  noi  alzata  la  voce  contro  criterio  si  fu- 
nesto, taluni  e  medici  e  non  medici ,  avvocati ,  magistrati  , 
già  invasi  da  idee  volgari  sulla  pazzìa,  han  gridato  aver  noi 
inventata  Idi  follia  ragionante ,  cioè  che  si  può  esser  pazzo  e 
si  ragiona.  Tutti  gli  alienisti  ammettono  la  follia  ragionante 
non  solo,  ma  che  il  pazzo  ragiona  pure  nel  più  alto  delirio  , 
e  ciò  è  confermato  specialmente  da  Pinel  (1).  Ma  noi  troviamo 
che  la  follia  ragionante,  detta  da  Pinel  mania  senza  delirio  , 
da  Brierre  de  Boismont  follia  d'  azione,  e  da  noi  follia  delle 
facoltà  affettive,  rimonta  fino  a  Gali  creatore  della  fisiolo- 
gia del  cervello.  E  qui  ci  piace  di  notarne  la  grave  sentenza 
cosi  espressa  nella  sua  grande  Opera  (2)  a  pag.  444  del  to- 
mo I:  «  Sono  ahenati  ragionanti  quegl'  individui  malati  di 
«  spirito  che  realmente  ragionano  in  tutto  quello  che  non 
«  riguarda  la  loro  malattia,  ed  ove  pure  sul  rapporto  mede- 
«  Simo  della  loro  alienazione  agiscono  nel  modo  più  conse- 
«  guente  e  con  conoscenza.  »  E  conchiude  a  pag.  452:  «  Non 
«  essendo  la  natura  della  follia  ragionante  affatto  general- 
«  mente  conosciuta,  avviene  che  i  malfattori  appartenenti  a 
«  questa  classe  di  alienati  e  che  sono  stati  veduti  agire  e 
«  ragionare  di  una  maniera  conseguente,  vengono  in  certi 
«  paesi  condannati  alla  prigione  od  alla  morte;  in  altri  paesi 
«  sono  inviati  all'Ospedale  dei  pazzi.  » 

Passando  noi  sempre  sopra  il  gracidar  dei  pusilli,  ci  com- 
piaciamo  che  il  principio  da  noi  propugnato,  cioè  della  legge 
nei  suoi  rapporti  con  la  follia,  così  che  quella  secondo  il 
progresso  della  medicina  mentale  ha  d'uopo  di  riforma,  ha 

(1)  Pinely  Sur  1'  aliénation  mentale,  2*"  edit.  pag.  88  e  164. 

(2)  Gali,  Sur  les  fonctions  du  cerveau,  etc. 


—  465  — 

atto  eco  nella  mente  di  sapienti  giureconsulti  e  magistrati , 
trai  quali  i  nostri  amici  Bax  e  De  Biasio,  eccelse  menti  del  no- 
stro foro  penale  e  civile,  hanno  svolto  splendidamente  nelle 
circostanze  siffatti  princìpii  di  frenop'atia  forense  ,  così  che 
noi  un  giorno  scrivemmo  che  i  loro  lavori  dovrebbero  restare 
sempre  sotto  gli  occhi  dei  magistrati  e  degli  avvocati.  Il  Man- 
cini in  una  lettera  da  noi  pubblicata  ci  chiedeva  parere  ed  i 
nostri  lavori  su  questo  soggetto  tanto  interessante  alla  rifor- 
ma della  legge.  Ed  il  Procurator  Generale  presso  la  Corte  di 
Cassazione  di  Napoli ,  Senatore  Vacca,  nella  sua  Prolusione 
letta  nella  tornata  dei  7  gennaio  1871,  discorre  a  pagina  30 
sulla  riforma  degli  articoli  del  codice  sulla  pazzia  secondo  1 
nostri  criteri,  e  citando  inostri  scritti,  dimostra  quanto  sia 
fallace  e  pericoloso  1'  affidare  al  convincimento  morale  del 
magistrato  le  questioni  scientifiche  sulla  pazzia. 

E  però  con  grande  nostra  sorpresa  legemmo  in  due  sen- 
tenze penale  e  civile  del  tribunale  correzionale  di  Napoli  (1) 
per  una  causa  che  si  è  voluta  rendere  celebre  pel  rifiuto  di 
ogni  soccorso  scientifico,  l'avere  il  magistrato  risoluto,  ele- 
vatosi esso  a  sommo  perito,  le  quistioni  più  importanti  e  dif- 
ficili di  pazzia  invocando  i  paralogismi  più  strani ,  e  citando 
in  appoggio  i  criteri!  tratti  dalle  nostre  opere  e  dai  nostri  di- 
scorsi in  pubblica  discussione  :  contro  le  quali  citazioni  noi 
protestiamo  ,  perchè  non  intese  ed  a  controsenso  applicate. 
Tale  scandalo  clamoroso  ha  fatto  dire  al  rinomato  giornale 
psichiatrico  d' Inghilterra  (  The  Journal  of  meritai  science  , 
voL  XVII,  pag.  438,  London  1871  )  :  «  Il  dottor  Miraglia  ha 
«  scritto  lungamente  per  dimostrare  che  1  ragionamenti,  la 
«  coerenza  nei  discorsi ,  la  integrità  della  memoria  possono 
«  sussistere  con  la  pazzia:  bisogna  sperare  che  egU  nel  con- 
«  vincere  i  giuristi  italiani  ed  il  pubblico  sia  più  felice  di  quel 
«  che  noi  lo  siamo  generalmente  in  Inghilterra.  » 

Ma  dando  uno  sguardo  sul  giudizio  dei  giudici  superiori  nel- 
r annullare  le  due  citate  famose  sentenze  del  Tribunale  corre- 
zionale ,  con  gran  soddisfazione  nostra  ^  e  pel  decoro  della 
scienza  e  della  magistratura  stessa  ,  possiamo  riconfermare 

(1)  Prima  Sezione  civile  ;  ottava  Sezione  penale. 

30 


—  466  — 

che  vi  sono  delle  viste  acute  di  menti  superiori  ad  ogni  vol- 
gare pregiudizio  e  paura;  così  che  scorgiamo  nelle  due  sud- 
dette sentenze  della  Corte  di  Appello  di  Napoli  (  3^  sezione 
civile  e  Q""  sezione  penale  )  il  convincimento  morale,  che  mar- 
cia di  pari  passo  coi  precetti'  più  sani  della  scienza,  tanto 
da  noi  aUenisti  invocati  nella  risoluzione  dell'applicazione  della 
legge  illuminata  dai  criterii  della  medicina  mentale. 

In  fatti  queste  due  sentenze  civile  e  penale  della  nostra  Corte 
di  appello,  sono  le  pruno  nelle  quali  troviamo  riassunti  splen- 
didamente e  con  convincimento  morale  ed  intellettuale  i  prin- 
cipii  più  chiari  di  una  logica  stringente  su  le  facoltà  menta- 
li, e  delle  dottrine  sulle  frenopatie  da  noi  tutti  alienisti  pro- 
fessate. Queste  due  sentenze  sono  la  prova  della  scienza  in 
progresso  illuminatrice  ed  accolta  nei  suoi  criterii  dalla  leg- 
ge; ciò  che  ci  fa  sperare  di  non  essere  lontano  il  tempo  di 
una  utile  riforma  dei  codici  5  e  che  dimostra  che  in  ItaUa  , 
specialmente  in  Napoh,  la  medicina  legale  degli  alienati  ac- 
cenna ad  elevarsi  al  disopra  di  quella  eh'  è  in  Inghilterra  ed 
altrove. 

Ecco,  ad  onore  di  questi  magistrati  della  Corte  di  Appello, 
come  nella  suddetta  sentenza  penale,  invocando  i  criterii  scien- 
tifici ,  si  discorre  della  lipemania  ragionante  ,  che  vorrem- 
mo che  fosse  di  esempio  altrui,  specialmente  ai  medici  :  «  La 
«  lipemania  secondo  i  dettati  della  scienza,  è  un  delirio  so- 
«  pra  uno  o  più  oggetti,  con  predominio  di  idee  triste  e  de- 
«  primenti  lo  spirito:  si  manifesta  più  col  disordine  delle  a- 
('  zioni  che  dei  ragionamenti,  ed  ha  rapporto  con  le  facoltà 
«  affettive....  Coloro  che  ne  sono  afflitti  non  ragionano  mai 
«  erroneamente,  neppure  intorno  a  quei  gruppo  d'idee  che 
«  caratterizzano  il  loro  delirio.  Essi  muovono  da  un'idea  fal- 
«  sa  e  da  principii  falsi  ;  ma  ogni  loro  ragionamento  e  tutte  le 
«  conseguenze  che  ne  deducono  sono  conformi  alle  leggi  della 
«  logica  più  severa  ,  e  per  quello  che  non  è  legato  al  loro 
«  delirio  essi  giudicano  rettamente  ,  per  cui  vien  detta  lipe- 
«  mania  ragionante. 

«  Qual  maraviglia  se  conversando  con  N.  non  si  accorsero 
«  del  suo  disordine  mentale,  anzi  la  giudicarono  savia  e  pru- 
«  dente  ?  » 


—  467  — 

E  più  appresso  :  «  Gl'interrogatorii  ed  i  colloqui  possono 
«  far  conoscere  le  manie  con  incoerenza  d'idee  e  vizio  di  ra- 
ce gionamenti  ;  ma  le  follie  parziali  ,  specialmente  quando  i 
<(  fenomeni  stanno  nei  disordini  delle  facoltà  affettive,  vogliono 
«  vedere  nella  stranezza  degli  atti,  malgrado  l'apparenza  di 
«  ragione  e  di  esatti  giudizii.  » 

Non  sono  questi  i  principii  di  fisiologia  e  patologìa  mentale 
da  noi  tanto  promulgati  ?  E  sentenze  così  redatte  produttrici 
la  giustizia  deJDbono  ritenersi  come  monumento  del  progresso 
della  medicina  legale  degli  alienati  applicata  da  integerrimi  ed 
indipendenti  magistrati  in  Italia;  e  segnano  l'epoca  nostra  co- 
me promessa  di  prossima  riforma  della  legge  (1). 

Né  questo  che  abbiamo  accennato  è  caso  unico.  Pii^i  volte 
noi  chiamati  nelle  Corti  di  assisie  e  nelle  Corti  militari  per  dare 
il  nostro  parere  su  lo  stato  di  mente  dell'  imputato,  con  molta 
nostra  soddisfazione  ad  onore  della  scienza  e  della  magistra- 
tura, abbiamo  risposto  a  questioni  le  più  importanti  di  fisio- 
logia e  patologia  mentale  dalle  Corti  stesse  elevate  ,  e  con 
soddisfazione  del  magistrato  e  della  coscienza  pubblica. 

Un'altra  questione  non  meno  importante  e  grave  di  quella 
che  abbiamo  accennata  intorno  ai  rapporti  della  legge  con  la 
follia,  si  è  quella  di  una  legge  che  tuteli  e  protegga  l'indivi- 
duo che  viene  rinchiuso  nel  manicomio.  Sì  per  la  falsa  idea 
che  si  ha  della  pazzia  determinata  nei  codici,  sì  perchè  dalle 
autorità  amministrative ,  arrogandosi  facoltà  che  non  hanno 
intorno  alla  reclusione  dei  pazzi,  se  n'  è  fatta  una  questione 
finanziera  e  non  medica  e  di  sicurezza,  non  v'è  legge  pei 
maniaci  in  Italia. 

(1)  Ad  onore  del  nostro  paese  e  per  confermare  gli  augurii  del  ci- 
tato giornale  di  Londra,  sarebbe  colpa  di  non  segnare  i  nomi  degli 
egregi  uomini  da  cui  emanarono  le  due  esemplari  sentenze  della  Cor- 
te di  Appello  di  Napoli. 

Quella  della  4^  Sezione  civile  con  la  data  del  1°  dicembre  1871  porta 
i  nomi  di  Nicola  Rocco  pre&idente,  Luigi  Molinari  estensore,  Dome- 
nico Niutta,  Vincenzo  Morgigni-Novella,  Pietro  Verde. 

Quella  della  &■  Sezione  penale  con  la  data  degli  8  giugno  1872  della 
quale  abbiamo  riportato  i  criterii,  ha  i  nomi  di  Nicola  Tramontano 
Pì^esidente,  Giovanni  de  Filippo,  Emiddio  Giordano,  Pietro  Collenza 
estensoì^e. 


L' illustre  nostro  amico  prof.  Boaacossa,  nestore  degli  alie- 
nisti italiani,  fece  a  28  febbraio  1849  presentare  al  Parlamento 
subalpino  la  petizione  per  una  legge  sa  gli  alienati  nel  do- 
mandare la  riforma  di  alcuni  articoli  dei  codici.  Questo  proget- 
to di  legge  fu  approvato  dalla  Camera,  ma  gli  avvenimenti 
di  queir  epoca  non  permisero  che  avesse  alcun  risultato.  Que- 
sta mancanza  di  legge  ognora  da  noi  reclamata,  produce  tut- 
todì che  nella  questione  della  reclusione  de'  folli  s' invoca  da 
certi  giudici  la  legge  francese,  senza  sapere  che  questa  legge 
sebbene  avesse  formato  l'oggetto  di  discussione  di  tre  sessioni 
nel  Parlamento  di  Francia  cosi  che  fu  votata  nel  30  giugno 
1838,  non  offre  alcuna  guarentigia,  come  abbiamo  dimostrato 
in  un  nostro  lavoro  (1),  e  malgrado  leggi  posteriori  per  cor- 
reggere tale  errore  avessero  creduto  elevare  i  Direttori  medici 
dei  manicomii  a  funzionarli  pubblici. 

Per  noi  non  perchè  le  province  sono  obbhgate  al  manteni- 
mento dei  folli,  sarebbero  i  Prefetti,  i  Questori,  i  Sindaci  ecc. 
autorizzati  alla  reclusione  di  quelli  nei  manicomi,  e  tanto  più 
quando  siffatte  autorità  amministrative,  che  sono  nell' obbligo 
della  cura  di  tutt' i  pazzi  limitano  nei  manicomii  l'amissione 
dei  soli  pericolosi,  mentre  è  da  notare  che  secondo  la  clas- 
sificazione della  pazzia  da  esse  immaginata  ne' loro  regolamen- 
ti, i  veri  pericolosi  al  contrario  ne  escludono.  Noi  siamo  stati 
sempre  di  parere  che  se  le  Deputazioni  provinciali,  i  Prefet- 
ti, i  Questori  ec.  possono  accettare  i  folli  dell'Ospizio,  la  sola 
autorità  giudiziaria  dovrebbe  avere  la  facoltà  di  legalizzarne 
l'ammissione,  solo  in  seguito^ di  certificato  di  medico  specia- 
le ,  e  ciò  in  senso  della  legalità  ;  ma  non  mai  che  il  potere 
giudiziario  si  elevasse  a  giudice  dello  stato  di  mente  di  un 
individuo  da  rinchiudersi  o  che  sia  recluso  (2).  Senza  una 
legge  sui  maniaci  la  istituzione  ed  organizzazione  dei  mani- 
comii in  Italia  non  raggiungerà  mai  lo  scopo  della  loro  de- 
stinazione; così  ad  onta  degli  sforzi  degli  alienisti,  i  nostri 
Ospizii  per  questo  possono  considerarsi  molto  al  di  sotto  di 
quelh  delle  altre  nazioni,  per  non  dire  in  uno  stato  retrogrado. 

(1)  La  legge  e  la  follia  ragionante,  pag.  I  e  seg, 

(2)  Ivi. 


—  469  — 

A  siffatta  questione  della  reclusione  dei  folli  va  congiunta 
indispensabilmente  quella  che  riguarda  i  folli  delinquenti.  I 
pazzi  pericolosi  che  hanno  commesso  delitti ,  o  delinquenti 
divenuti  matti  nelle  prigioni,  si  sono  finora  confusi  con  gli 
altri  alienati  nei  manicomii  in  Italia.  La  nostra  voce  si  alzò 
fin  dal  1845  nel  Congresso  scientifico  di  Napoli  ed  in  tutti  i 
nostri  scritti  sulla  necessità  di  separazione  completa  di  que- 
sta classe  di  alienati.  Nel  tempo  della  nostra  direzione  nel 
manicomio  di  Aversa ,  vi  al^biamo  supplito  ,  per  quanto  lo 
permettevano  le  sconce  località,  con  farne  una  separazione 
a  parte.  Ed  i  nostri  programmi  su  la  costruzione  de' mani- 
comii ne  fissano  un  quartiere  distinto;  ciò  che  attirò  l'atten- 
zione del  nestore  degli  alienisti  francesi  Brierre  de  Boismont, 
commendandolo  nel  pubblicare  un  riassunto  de' nostri  lavo- 
ri (1).  Ma  ora  siamo  lieti  che  voci  autorevoli,  che  non  è  la 
nostra,  tra  le  quali  quella  dei  Bonacossa,  Lombroso,  Biffi, 
si  alzano  pubblicandosi  scritti  su  le  condizioni  che  si  richie- 
dono dagli  ospizii  speciali  per  delinquenti  pazzi.  Nelle  lezioni 
ci  verseremo  su  questo  interessante  argomento  tanto  reclama- 
to dalla  scienza,  dalla  legge  e  dalla  sicurezza  pubblica. 

Ad  intender  meglio  la  necessità  degli  studii  della  pazzia  e 
della  loro  applicazione,  è  d'uopo  dare  uno  sguardo  allo  sta- 
to dell'istituzione  ed  organizzazione  de' manicomi  in  Italia. 

I  manicomii  ,  affinchè  non  restino  un  reclusorio  ,  ma  che 
si  elevino  per  la  loro  influenza  benefica  sulla  mente  de' ma- 
lati ad  istrumento  di  cura  e  guarigione  ,  bisogna  che  sieno 
guidati  nella  loro  costruzione  e  nella  loro  organizzazione  dì 
quanto  riguarda  l'interno,  dai  precetti  della  medicina  mentale. 

Non  parhamo  de' manicomii  di  Aversa  e  di  quello  recente 
della  Madonna  dell'Arco,  perchè  malgrado  le  spampanate 
di  riforma  e  di  progresso,  mancano,  come  abbiamo  sempre 
deplorato,  di  tutte  le  condizione  scientifiche  e  materiali  indi- 
spensabili al  trattamento  dei  folli  (2).  E  la  storia  dei  mani- 

(1)  Annales  méclico-psycologiques  de  Paris  (marzo  1869). 

(2)  Limitiamoci  ad  accennarne  una.  Dicemmo  in  un  nostro  scritto 
che  nel  manicomio  di  Aversa  la  statistica  sarebbe  ritornata  all'  an- 


—  470  — 

comio  di  Aversa,  sebbene  qua  e  là  nei  nostri  scritti  accen- 
nata, si  sta  da  noi  ora  compilando  estesamente. 

tica  non  medica.  Nelle  nostre  statistiche  pubblicate  dimostrammo  che 
nel  novennio  della  nostra  Direzione  ^ono  ^,1  1869  si  ebbero  vantaggi 
positivi  si  per  la  guarigione  che  per  la  morte  dei  folli  rimpetto  agli 
anni  precedenti  (Ann.  fren.^  ed  Archivio  italiano  'per  le  malattie 
nerv.  ecc.  Milano,  1871^,  malgrado  le  condizioni  non  liete  di  quel- 
1'  Ospizio.  Ora  un  medico  di  quell'  Asilo  ,  dot.t.  V.,  ha  pubblicato 
quattro  tavole  sul  movimento  dei  pazzi  dal  1°  gennaio  1868  a  tutto 
il  1871.  E  poiché  egli  ha  avuto  la  benignità  di  mandarcene  un  esem- 
plare desiderando  il  nostro  parere,  che  invero  non  possiamo  dare 
atteso  che  nelle  considerazioni  che  accompagnano  quelle  tavole  non 
abbiamo  rilevato  affatto  quale  concetto  abbiasi  egli  formato  della 
pazzia,  ci  restringiamo  ad  alcune  osservazioni  che  rivelano  il  vero 
stato  attuale  di  quell'  Ospizio. 

Insomma  la  classificazione  è  stata  mutata  senza  indizio  di  logica 
ragione.  Che  ciò  si  avesse  voluto  fare  in  odium  auctoris  dal  1870 
in  poi,  chi  lo  vietava  ì  ma  per  gli  anni  1868  e  1869  di  cui  i  regi- 
stri originali  ed  uflBciali  scritti  di  nostra  mano  sono  presso  di  noi  e 
che  hanno  le  cotegorie  secondo  la  nostra  classificazione,  non  possiamo 
comprendere  come  si  abbiano  potuto  classificare  posteriormente  sul 
loro  nuovo  modulo  917  folli  non  più  esistenti  poiché  usciti  e  morti 
nel  corso  di  quei  due  anni,  sopra  un  numero  di  1741.  Queste  quattro 
tavole  non  solo  presentano  una  mancanza  totale  di  nozioni  su  le  le- 
sioni delle  diverse  facoltà  mentali  in  confronto  alle  varie  classi  e 
condizioni  della  follia  e  dei  suoi  esiti,  ma  erronei  concetti,  pei  quali 
puossi  solo  ricavare  per  gV  ingenui  risultati  a  tornaconto.  Si  vuole 
in  quelle  considerazioni  che  dopo  il  1869,  epoca  in  cui  noi  ci  riti- 
rammo da  quella  Direzione,  il  progresso  scientifico  ed  il  migliora- 
mento dell'  Istituto  si  sieno  attuati,  perchè  i  pazzi  mangiando  qual- 
che gramma  di  più  di  pane  e  carne,  e  bevendo  qualche  centilitro 
dell'  orribile  asprinia  non  muoiono  più  di  tabe  e  tisi  come  prima  ca- 
devano quali  foglie  in  autunno  (  parole  del  dottor.  V.  ).  Logica 
veramente  splendida  per  chi  non  è  atto  a  ritrovare  la  causa  della 
morte  dei  pazzi  I  Ma  pure  per  dir  questo  si  é  dovuto  ricorrere  con 
una  igenuità  ammirabile  ad  alterare  le  cifre.  11  suddetto  registro  del 
movimento  dei  folli  del  1868-1869  che  è  presso  di  noi,  e  di  cui  è  la 
copia  nel  manicomio,  e  pel  quale  redigemmo  pel  1868  15  tavole  sta- 
tistiche, le  quali,  come  abbiamo  promesso  invieremo  con  le  nostre 
solite  ricerche  scientifiche  sAV Archivio  italiano^  presenta  trai  pazzi 


—  471  — 

L' Italia  non  ha  manìcomii  costraiti  veramente  dì  pianta  , 
sebbene  ora  possa  dirsi  aver  molte  opportune  condizioni  gli 


morti  nel  1868  num.  51  folli  estinti  di  consunzione  meno  della  cifra 
segnata  con  tanta  pompa  nella  tavola  IV*  ora  dal  manicomio  uscita. 
Ciò  ancora  fa  credere  essere  state  le  cifre  dei  tre  anni  posteriori  a 
beneplacito  sbagliate.  Eppure  correggendo  le  sole  cifre  del  1868 
secondo  il  nostro  registro  e  lasciando  quelle  degli  anni  come  sono 
state  ora  esposte,  troviamo  che  il  numero  delle  tisi  e  tabi  dal  1870 
in  poi  al  contrario  sono  andate  sempre  più  crescendo,  ad  onta  che 
la  Casa  centrale  sia  stata  tutta  dipinta  ad  olio,  e  del  vitto  ed  altre 
condizioni  migliori,  atteso  l' introito  di  più  del  terzo  ottenuto  dalla 
retta  dei  pazzi  aumentata  dalle  provincie.  Ed  a  confortare  le  nostre 
induzioni  vi  abbiamo  aggiunto  quello  che  si  rileva  dalle  nostre  ri- 
cerche statistiche  del  1867  pubblicate  nel  VI°  voi.  dei  nostri  Annali 
frenopatici,  affinchè  si  scorga  la  fallacia  e  le  inconcludenze  dei  cri- 
terii  del  redattore  di  queste  ultime  quattro  tavole  statistiche  del 
manicomio  di  Aversa. 


Anni 

Esistenti 

ed 
ammessi 

Morti 

Morti  di 

Riu- 
nione 

Proporzione 
dei  morti  coasunti 

Tisi 
polm. 

Tabe 
mes. 

Tabe 
nerv 

al    totale 
dei  morti 

agli  esìsl. 
ed  ammessi 

1867 
1868 
1869 
1870 
1871 

1257 
1317 
1265 
1210 
1115 

218 
264 
238 
226 
141  (1) 

19 
26 
30 
30 
15 

21 

29 
35 

27 
20 

73 

77 
92 
90 
48 

113 
132 
157 
147 
83 

40  7o 
50  7o 
61  7o 
65  7o 
55  7o 

8 
9 

12    75 

12  Vio 

7 

A  maggior  conferma  dei  nostri  detti  ci  capita  tra  le  mani  un  altro 
opuscolo  eh'  è  uscito  dalla  penna  del  medico  della  Casa  muliebre 
dello  stesso  manicomio  di  Aversa  dott.  G-.,  riguardante  pure  la  sta- 
tistica, ma  del  triennio  1869-70-71,  e  per  le  sole  donne.  Passando 
sopra  la  lingua,  lo  stile  ed  i  concetti  scientifici,  non  che  sul  fascio 
che  vi  si  fa  di  ammesse  e  riammesse,  e  di  uscite  guarite  e  miglio- 
rate, tutto  veramente  ad  un'  altezza  speciosa  e  peregrina,  ci  siamo 
fermati  alquanto  sul  confronto  delle  cifre  delle  tavole  con  quelle 
esposte  dal  suo  collega  dott.  V.,  confronto  che  rende  semprepiù  fer- 


(1)  La  cifra  dei  morti  del  1871  diminuì  perchè  la  maggior  parte  dei 
folli  antichi  passò  nelV  Ospizio  della  promnria  di  Napoli. 


—  472  — 

Ospizii  dì  Bologna,  di  Roma,  di  Mombello  presso  Milano,  di 
Pesaro,  di  Macerata  e  qualche  altro.  A  Novara  stassi  ergen- 
do un  grandioso  manicomio,  di  cui  già  possediamo  la  pian- 
ta nella  quale  scorgiamo  un  buon^  progetto  architettonico.  E 
crediamo  che  vi  sia  stato  uno  speciale  programma  medico; 
perchè  vorremmo  valutare  le  distribuzioni  secondo  le  indi- 
cazioni della  scienza  e  della  pratica. 


me  queste  nostre  osservazioni.  Tutte  le  cifre  insomma,  senza  esclu- 
derne una,  notate  nelle  tavole  di  un  dottore  non  sono  eguali  a  quelle 
raccolte  dall'  altro  ;  così  che  noi  abborrenlo  di  perdere  il  tempo  nel- 
l' ingolfarci  in  tanto  guazzabuglio,  noa  possiamo  fare  a  meno  di  os- 
servare che  quando  fin  le  cifre  più  ovvie  e  generali  non  sono  vere, 
poiché  riteniamo  che  si  quelle  notate  dal  sig.  V.  che  quelle  del  si- 
gnor G.  per  essere  tutte  differenti  tra  loro  sono  false,  non  sapremmo 
se  tanto  insulto  offenda  più  la  verità  che  la  scienza.  Il  lettore  re- 
sterà certo  scandalizzato  ed  indignato  quando  leggerà  qui  appresso 
che  fin  non  si  conosce  nello  stesso  Manicomio  né  il  numero  degli 
usciti  né  quello  dei  morti,  lasciando  di  considerare  la  confusione  del 
resto,  specialmente  allorché  si  scorge  la  diff'erenza  nella  classifica- 
zione della  follia  ;  ciò  che  dimostra  non  aversene  in  quell'  Asilo  al- 
cuna idea  ;  e  eh'  é  troppo  eloquente  per  valutare  che  razza  di  unità 
esiste  nello  indirizzo  medico-direttivo  dell'  Ospizio  dove  tanto  ora  i 
miglioramenti  ed  il  progresso  si  millantano.  Ecco  un  saggio  di  que- 
sti confronti: 


Anni 

DONNE    USCITE 

Secondo  il  doltor  V. 

Secondo  il  dottor  G. 

Guarite 

Miglior. 

Totale 

Guarite 

Miglior. 

Totale 

1869 

1870 

1871 

Totale 

54 
33 

18 
105 

18 
18  j 

7 
46 

72 

54 

25 

151 

50 
30 
18 
98 

17 
19 
10 
46 

67 

49 

28 

144 

^  Non  pazze. 


473  — 


L'Ospizio  di  Mombello  succursale  dell'orribile  Senavra,  è 
ritenuto  dagli  alienisti  come  modello  per  costruzione  per  es- 


Anni 

D( 

secondo 
il  dot.  V. 

)N  NE 

secondo 
il  dot.  G. 

^^             II" 
MORTE 
Di  mal.  consuntive 

sec.  V. 

sec.  G. 

1869 

88 

88 

62 

66 

1870 

90 

89 

54 

67 

1871 
Totale 

57 

56 

44 

47 
180 

235 

233 

160 

la  quanto  alla  divisione  della  pazzia,  si  per  la  differepte  classifi- 
cazione stessa  non  sappiamo  dove  andata  a  pescare  dai  due  dottori, 
che  per  la  dissimiglianza  delle  cifre,  la  confusione  appare  si  speciosa 
che  basta  da  per  sé  confrontare  le  cifre  delle  entrate  e  delle  morte 
affette  di  sola  mania  secondo  sono  notate  da  ciascuno  dei  due  pre- 
lodati dottori,  per  scorgere  qual  valore  possa  aversi  ora  delle  dia- 
gnosi in  tal  modo  segnate  nei  registri  di  quel  manicomio. 


Anni 

DONNE  AFFETTE  DI  MANIA 

ENTRATE 

MORTE 

1869 

secondo 
il  dot.  V. 

71 

secondo 
il  dot.  G. 

secondo 
il  dot.  V. 

secondo  i 
il  dot.  G.! 

67 

95 

62 

1870 

78 

106 

63 

71      ! 

1 

1871 

70 

77 

41 

42 

Totale 

219 

278 

166 

180 

Chi  potrà  negare  V  eloquenza  del  guazzabuglio  di  siffatte  cifre  ? 
Solo  domandiamo  :  sono  uscite  o  non  uscite  dal  manicomio  le  sette 
pazze  come  risultano  dal  confronto  delle  opposte  statistiche  ?  e  ne 
sono  due  altre,  morte  o  sono  vive?  Che  dice  il  dottor  V.  quando  il 


—  474  — 

sere  addetto  a  contenere   alcune   classi  di  alienati ,  se  non 
avesse  l'inconveniente  di  essere  troppo   lontano   dalla  Casa 


suo  collega  G-.  svela  20  alienate  morte  di  consunzione  di  più  di 
quelle  eh'  egli  aveva  interesse  di  notaro  affinchè  si  fosse  trovato 
commodo  di  dire  che  ora  i  morti  di  siffatte  malattie  consuntive  non 
cadono  più  nel  Manicomio  ài  Aversa  come  le  foglie  in  autunnoì 

E  non  è  solo  questa  la  prova  del  deterioramento  del  Manicomio 
di  Aversa,  prova  che  conferma  pure  aversi  ora  i^'i  strana  idea  della 
pazzia;  ma  essa  veramente  sta  nel  numero  progressivo  di  morti  per 
malattte  estranee  alla  follia.  Nei  nostri  lavori  pubblicati  abbiamo 
dimostrato  che  questo  fatto  è  la  vera  misura  dello  stato  dell'  Ospizio; 
cioè  quando  negli  Ospedali  si  muore  per  malattie  estranee  a  quelle 
per  cui  vi  sono  stati  accolti,  vai  dire  estranee  alla  pazzia,  è  prova 
pel  non  buono  andamento  dall'Asilo.  Il  seguente  specchietto  lo  di- 
mostra. 


Anni 

Totale 

dei 
morti 

Morti 

per 

malattie 

estranee 

alla    follia 

Propor- 
zioni 

1867 
1868 
1869 
1870 
1871 

218 
264 
238 
226 
141 

82 
94 
92 

97 
65 

36  o/o    1 

34 

38 

43 

44 

Ma  in  quale  ospedale  si  muore  di  malattie  estranee  ai  morbi  pei 
quali  1  malati  vi  sono  stati  accolti  come  ora  si  muore  nel  manico- 
mio di  Aversa  dove  tanto  sono  migliorate  le  condizioni  del" vitto  , 
di  abiti,  di  bianchierie  ec.  e  di  peregrini  alienisti?  Basta  che  la 
solerte  Deputazione  provinciale  ne  resti  paga  e  contenta  I 

Le  ragioni  di  scusa  che  poi  si  danno  per  la  minore  cifra  di  gua- 
riti può  soddisfare  solo  gl'ingenui,  poiché  si  dice  che  ora  veramente 
si  mandano  via  i  veri  guariti.  Intanto  come  fanno  siffatta  cifra,  lo 
svela  gli  otto  usciti  guariti  nel  mese  dello  scorso  dicembre  ,  dei 
quali  nei  primi  giorni  di  gennaio  ritornarono  tre  ! 

Per  lo  che  è  chiaro  l' esito  che  presentano  le  seguenti  cilTe  di 
guarigioni  che  dopo  il  1869  andarono  sempre  più  diminuendo, 


—  475  — 

principale.  L'egregio  e  dotto  nostro  amico  dottor  S.  Biffi  ha 
lavorato  molto  e  con  senno  di  un  alienista  veramente  prati- 
co per  ìscongiurare  il  funesto  progetto  della  Deputazione  pro- 
vinciale milanese  di  portare  dalla  Senavra,  che  si  abolisce, 
a  Mombello  i  pazzi,  costituendo  ivi  un  Ospizio  unico,  senza 
avvedersi  che  rilegherebbero  gli  800  malati  molti  chilometri 
fuori  della  città  con  gran  danno  del  servizio  pure  dell'am- 
ministrazione. Il  nuovo  manicomio  di  Parma ,  oggetto  di  va- 
rie discussioni  del  Consiglio  provinciale  ,  della  Deputazione 
provinciale,  e  di  Commissioni  pel  corso  di  16  anni,  pareva 
essersi  in  fine  stabilito  in  una  riduzione  di  un  regio  locale 
a  Colorno,  progetto  dell'illustre  arch.  Castelli  sul  program- 
ma di  quel  medico-direttore  dott.  Lorenzo  Monti,  confortato 
dal  giudizio  di  dotti  e  pratici  alienisti  d'Italia  quali  sono  Bo- 
nacossa,  Girolarni,  Verga,  Biffi,  Roncati,  ha  subito  da  una 
nuova  Commissione  ,  detta  di  tecnici  senza  esserlo   perchè 


Anni 

Esistenti 

ed 
ammessi 

Guariti 

Propor- 
zioni 

i 

1867 

1257 

91 

8 

1868 

1317 

113 

8  % 

1869 

1265 

132 

10  % 

1870 

1210 

94 

7  !/,o 

1871 

1115 

59 

5    5/9 

Dove  poi  siamo  rimasti  veramente  edificati  si  è  nel  sapere  le  nu- 
merose guarigioni  ottenute  nel  Manicomio  della  Madonna  dell'Arco, 
nei  sedici  mesi  dalla  sua  apertura,  ad  onta  delle  lamentate  scon- 
cezze dei  locali  e  di  tutte  le  condizioni  necessarie  per  1'  andamento 
regolare  dell'  Ospizio  e  malgrado  la  non  creduta  necessaria  cura  te- 
rapeutica, parole  del  relatore  alla  Commissione  Amministrativa  ; 
nulla  importando  se  di  questi  creduti  guariti  poi  subito  avessero  fatto 
ritorno  a  sperimentare  una  novella  miracolosa  guarigione  nientemeno 
che  il  25  per  cento  degli  uomini  ed  il  16  per  cento  delle  femmine! 
Non  è  qui  nostro  scopo  andare  più  oltre.  Vorremmo  che  le  Deputa- 
zioni provinciali  sapessero  almeno  leggere  in  queste  cifre,  se  per 
esse  non  fossero  cose  dell'  altro  mondo  ! 


—  476  — 

non  medici  né  alienisti,  una  censura  che  dimostra  l'orgoglio 
di  certi  di  criticare  e  condannare  e  spesso  calunniare  per 
darsi  l'aria  di  sapienti,  e  la  quale  dagli  stessi  Monti  e  Ca- 
stelli, ad  edificazione  di  quella  Deputazione  ed  a  lode  della 
loro  franca  parola,  è  stata  ora,  non  sappiamo  se  più  respin- 
ta dottamente  o  disprezzata.  Intanto  dì  nuovo  tutto  è  sospe- 
so, deferendosi  ad  una  novella  Commessione.  Dio  la  mandi 
buona!  Questa  smania  di  Commissarii  e  di  Commissioni  in- 
sipienti pei  manicomii,  per  l'organizzazione  dei  quali  i  più 
dotti  e  pratici  alienisti  marciano  con  pie  grave  e  dubbio,  pa- 
re che  voglia  ora  divenire  in  Italia  una  vera  pazzia.  E  ben 
disse  il  D'Azeglio:  «  Non  credo  nelle  Commissioni.  Quando 
«  ero  ministro  ,  se  voleva  che  non  si  facesse  un  affare  ne 
«  incaricava  una  Commissione  numerosa-  Commissione  di  3 
«  qualche  volta  conclude;  di  7  quasi  mai;  dai  7  insù,  mai 
«  e  poi  mai  ».  Ed  inoltre  ci  piace  qui  ricordare  quello  che 
altra  volta  dicemmo,  come  l'illustre  Griesinger  ahenista  som- 
mo della  Germania,  nel  voler  proporre  un'organizzazione 
dei  manicomii  tedeschi  cadde  in  gravi  errori,  perchè  sebbene 
dottissimo  in  psichiatria  non  aveva  la  pratica  dei  manicomii, 
così  che  si  ebbe  la  censura  del  dottor  Laehr  seguito  dai  dotti 
alienisti  di  quella  nazione.  Eppure  qui  taluni ,  senza  essere 
certo  nemmeno  un  Griesinger  in  millesimo,  parlano  di  pazzi 
e  di  regolamenti  di  pazzi  ;  anzi  si  mandano  Commissarii , 
qualche  consigliere  di  prefettura  ,  ad  organizzare  un  mani- 
comio, come  avvenne  in  Aversa!  È  veramente  il  gallo  orga- 
nizzatore del  sommo  Alfieri. 

Al  manicomio  di  Parma  adunque,  come  a  quello  milane- 
se di  cui  la  direzione  medica  ha  con  lo  statuto  del  1867  pu- 
re l'indirizzo  amministrativo,  s'insidia  forse,  come  già  lo  è 
stato  in  Aversa,  questo  utile  e  per  ogni  dove  riconosciuto  si- 
stema direttivo,  vagheggiandosi  novellamente  ivi  il  richiamo 
delle  amministrazioni  iocaU  di  conti ,  di  baroni  e  di  marche- 
si, che  tanto  impastoiano  il  medico  indirizzo  1 

Il  nostro  programma  sulla  costruzione  ed  organizzazione 
dì  Asih  di  ahenati,  perchè  fondato  su  principii  scientifici  e 
di  pratica,  attirò  l'attenzione  delia  Società  modico-psicologica 
di  Parigi  e  di  sommi  alienisti   specialmente  della  Francia  , 


—  477  — 

della  Germania  e  dell'Inghilterra,  come  del  Fossati  superstite 
allievo  e  collega  di  Gali,  del  De  Tchihatchef  e  di  Sir  James 
Clark,  non  che  dei  nostri  colleghi  alienisti  italiani. 

Il  nosiro  sistema  vuol  costruito  il  manicomio  in  due  piani, 
cioè  pianterreno  per  sale  di  lavoro  e  di  trattenimento,  e  piano 
superiore  per  dimora  della  notte  ;  e  stabilisce  come  basi 
principali  : 

1.  Condizioni  che  richiede  una  casa  di  alienati,  e  sua  in» 
fìuenza  sul  loro  trattamento. 

2  Situazione  del  manicomio  come  mezzo  d'isolamento. 

3.  Costruzione  dell'ospizio  come  realizzazione  de'principii 
della  medicina  mentale. 

4.  Divisione  dei  quartieri  secondo  speciali  norme  ,  e  spe- 
cialmente dei  detenuti. 

5.  Celle  come  abitazioni  temporanee  e  d'isolamento;  e  se- 
condo il  numero  che  si  richiede  in  proporzione  delle  classi 
di  pazzia,  e  la  loro  capacità  di  spazio. 

6.  Corridoi,  sale  di  lavoro  e  di  riunione,  dormitorii  secondo 
che  questi  ultimi  possono  accogliere  un  limitato  numero  di  letti. 

7.  Sale  di  bagni,  docce,  refettorii,  cucine,  lavande. 

8.  Capacità  del  manicomio;  e  fino  il  prospetto  e  forma  che 
questo  dovrebbe  avere. 

Intanto  il  manicomio  di  Aversa  accoglie  ora  i  folli  di  15 
Provincie,  cioè  i  più  di  qualche  provincia  vicina,  poiché  quel- 
li delle  lontane  vanno  nel  gran  numero  vagando.  Per  lo  che 
noi  fin  dal  1845  nel  Congresso  scientifico  di  NapoU  alzam- 
mo la  voce  che  si  ergessero  manicomii  provinciali.  Ed  ora 
ripetiamo  che  per  la  legge  comunale  e  provinciale  del  25 
marzo  1865,  potendo  ciascuna  provincia  possedere  un  pro- 
prio manicomio,  bisogna  che  il  governo  entri  seriamente  in 
questa  faccenda  promulgando  una  legge  sui  maniaci,  affinchè 
non  sorgano  cattivi  ospizii ,  sciupando  inutilmente  ingenti 
somme.  I  manicomii  debbono  assolutamente  sorgere  di  pian- 
ta, se  vuoisi  che  senza  perdere  le  spese  si  ottenga  lo  scopo 
vero  della  loro  destinazione. 

La  questione  più  seria  che  informa  l'istituzione  ed  orga- 
nizzazione dei  manicomii  si  è  la  direzione  medica-ammini- 
strativa, ammessa  per  tutti  gh  ospizi  della  Francia,  della 


Germania,  della  Svizzera,  e  pure  per  quelli  di  America.  In 
Italia  è  avversata  perchè  generalmente  predomina  nei  re- 
golamenti uno  scopo  economico  e  flnanziero  e  di  dominio  , 
tenendo  come  accessorio  lo  scopo  di  cura  e  di  trattamento. 
A  Milano  però  la  direzione  per  ora  è  medica  -  amministra- 
tiva; a  Macerata,  a  Pesaro,  a  Bergamo,  e  forse  a  Firenze, 
a  Bologna  vi  si  avvicina.  Ad  Aversa  poi  ed  alla  Madonna 
dell'Arco  che  n'è  la  copia,  la  direzione  medica  è  ora  per- 
fettamente un'  irrisione  quando  resa  docile  ed  ossequiosa,  e 
separata  dall'amministrazione,  anzi  del  tutto  dipendendone, 
fallisce  nello  scopo  di  far  convergere  i  mezzi  materiali  am- 
ministrativi al  trattamento  degli  ahenati.  Insomma  qui  si  è 
retrocesso  a  gran  passi.  Noi  abbiamo  trattato  lungamente 
questa  quistione  in  appositi  lavori ,  ed  abbiamo  conchiuso, 
come  conchiudiamo  ,  che  se  nella  Deputazione  provinciale  , 
qual  autorità  amministratrice  della  provincia  voglionsi  rico- 
noscere le  più  ampie  facoltà  per  l'amministrazione  superio- 
re del  manicomio,  non  può  disconoscersi  che  la  gestione  in- 
terna dell'ospizio  dovendo  concorrere  al  trattamento  de'ma- 
lati,  non  può  separarsi  dall'azienda  sanitaria,  che  insieme 
aver  debbono  per  esistere  un  solo  indirizzo  impresso  da  una 
sola  volontà  sciente  di  quel  che  opera  per  ottenere  salutari 
effetti;  imperocché  essendo  la  direzione  medica  il  centro  di 
movimento  e  di  vita  di  quanto  si  pratica  nel  manicomio,  sa- 
rebbe strano  che  essa  non  avesse  in  suo  potere  tutt'i  mezzi 
materiali  che  essa  sola,  atta  a  calcolare  il  valore  ed  i  mo- 
di di  azione  e  di  applicazione,  può  far  concorrere  all'unico 
e  grande  scopo  dei  trattamenti. 

Questo  principio  delle  direzioni  mediche  amministrative  , 
è  applicato,  conie  abbiam  detto,  da  per  tutto,  meno  in  Italia 
ove  vogliasi  fare  eccezione  di  Milano  e  di  qualche  altro  Ospi- 
zio. E  la  Commissione  del  Parlamento  subalpino  per  l'esame 
del  progetto  di  legge  sugli  alienati,  poi  fallito,  come  dicem- 
mo, si  esprime  nei  seguenti  termini  :  «  Il  medico -direttore 
«  di  un  manicomio  non  divide  con  altri  la  interna  direzione 
«  dello  Stabilimento  ;  onde  si  può  dire  che  la  sua  giurisdi- 
«  zione  entro  le  mura  di  questo  è  senza  confini  ,  e  che  il 
«  suo  operare  è  senza  alcun  sindacato  diretto.  » 


—  479  — 

Il  dottissimo  Tommaseo  condannando  l'inframmettersi  dei 
Consigli  amministrativi  nella  direzione  dei  raanicomii ,  rim- 
provera loro  «  di  non  s' avvedere  come  nell'ospedale  degli 
«  ammalati  di  mente,  il  medico  se  non  ha  le  facoltà  tutte  del 
ce  direttore  non  può  esercitare  l'ufficio  di  medico  ,  è  come  il 
«  soprapporgll  un  direttore  contraffacente  a'  suoi  ordini,  è  un 
«  voler  fare  i  matti  più  matti  e  fare  i  savii  ammattire  (1).  » 

Non  è  ciò  spiegare  la  massima  di  Esquirol  riconosciuta  e 
commendata  da  tutti  gli  alienisti,  poco  importando  se  avesse 
fatto  venir  le  traveggole  a  certe  Commissioni  ed  a  certi  Com- 
missarii?  «  Un  ospizio  di  pazzi,  deve  avere  un  capo  e  niente 
«  più  di  un  capo  (2).  »  E  questo  è  1'  espressione  di  quello  che 
già  aveva  detto  Pinel  «  che  la  divisione  del  potere  in  un  mani- 
«  comio  genera  l'insubordinazione  ed  il  disordine  (3).  » 

Facciamo  voti  adunque  che  la  legge  sui  maniaci  non  si 
faccia  più  aspettare ,  onde  arrestare  dal  pendìo  del  regresso 
in  cui  malgrado  le  autorevoli  voci  di  tutti  gli  alienisti,  sono 
irreparabilmente  avviati  i  manicomii  d' Italia. 

La  cortese  attenzione  con  cui  sì  gentile  e  colto  pubblico 
ha  ascoltate  queste  nostre  disadorne  parole,  ci  è  di  stimolo 
di  esporre  almeno  con  zelo  maggiore ,  se  non  con  quella  ca- 
pacità d'intelletto  che  non  è  in  noi,  il  corso  di  medicina  men- 
tale. Il  metodo  che  terremo  è  il  più  semplice:  nel  discorrere 
di  ciascuna  facoltà  malata  e  delle  sue  manifestazioni  in  disor- 
dine, premetteremo  brevi  nozioni  dello  svolgimento  di  essa  ed 
esercizio  suo  nello  stato  normale,  e  non  trascurando  le  con- 
dizioni anatomiche  dette  materiali  ,  alle  sue  manifestazioni 
indispensabili.  Ecco  la  patologia  del  cervello  come  organo 
dell'anima  e  delle  facoltè,  divenuta  fondamentale  ed  insieme 
compimento  per  lo  studio  e  progresso  di  ogni  ramo  dello 
scibile  medico. 


~»<>eS^OO^^ 


(1)  Archiv.  ital.  per  le  malattie  nervose  ec.  Anno  T,  fase.  3. 

(2)  esquirol,  Des  maladies  mentales,  T.  2°,  Paris  1836. 

(3)  Pinel,  Traité  compiei  du  regime  sanitaire  des  aliénés,  Paris. 
1856,  p.  41  e  42. 


—  480  — 

IVOTA.  ALLA   PROLUSIONE   PRECEDENTE 

I  corsi  di  medicina  mentale  da  noi  dettati  erano  svolti  sui 
seguenti 

Temi  cLelBe  lezioni  (1). 

Prolusionr  (2)  —  Delle  disposizioni  innate  o  condizioni  organiche  in- 
dispensabili per  lo  svolgimento  e  progresso  dello  spinto  umano. 

Nozioni  preliminari. 

1»  Lezione  —  Origine  d'elle  facoltà  della  mente  :  loro  qualità  fondamen- 
tali e  loro  attributi:  loro  divisione  e  classificazione.  —  Diritti  e  do- 
veri, realità  e  ragione  ,  coscienza  ,  libertà  morale. 

2*  Lezione  —  Struttura  anatomica  del  cervello  e  del  sistema  nervososo. 
Norma  per  lo  spiegamento  del  cervello.  Le  vivisezioni  degli  ani- 
mali e  gli  esperimenti  dell'elettricità  sonò  le  peggiori  prove  per|la 
fisiologia  del  cervello  e  del  sistema  nervoso. 

3*  Lezione  —  Influenza  della  forma  e  del  volume  del  cervello  e  di 
ciascuna  delle  sue  parti  su  la  manifestazione  delle  facoltà  della 
mente,  riguardo  al  sesso,  all'età  e  ad  altre  molte  condizioni  nello 
stato  sano  e  nello  stalo  morboso.  Criterio  sulloj  impulso  irresisti- 
bile. Vizio,  delitto,  morbo. 

4a  Lezione  —  Malattie  del  cervello  e  del  cervelletto  e  del  midollo  spi- 
nale: affezione  dei  cinque  sensi;  pervertimento  dei  movimenti  vo- 
lontari e  della  sensibilità.  —  In  che  consiste  la  follia. 

Sintomi  del  disordine  di  ciascuna  delle  facoltà 
fondamentali. 

5*  Lezione  —  Pervertimento  sino  all'  abolizione   di  ciascuno    degli 

istinti. 

6*  Lezione  —  »  (  Continuazione  della  precedente  lezione  ). 

7*  Lezione —  »  dei  sentimenti  che  l'uomo  ha  comune  con 

gli  animali. 

8*  Lezione  —  »  dei  sentimenti  o  facoltà  morali  peculiari 

all'uomo. 

9"^  Lezione  —  »  delle  facoltà  percettive  che  sono  la  sor- 

gente delle  realità. 

(1]  Alcuni  di  questi  temi  possono  occupare  più  di  una  lezione. 
(2)  Ogni  corso  era  proceduto  da  opportuna  prolusione. 


—  481  — 

IO''  Lezione    —  Per^'ertimeato  delle  facoltà  percettive  che  sono  la  sor- 
gente dei  rapporti  delle  realità. 
11*  Lezione  —  »  delle  facoltà  riflessive,  sorgente  dell'a- 

nalisi e  della  sintesi  ,  dei  giudizii  e  della  ragione. 

Come  debbono  riguardarsi  le  lesioni  della  percezione,  della  me- 
moria, della  immaginazione,  della  volontà  ,  del  giudizio,  dell' at- 
tenzione ,  della  sensibilità,  ecc. 

Cagioni. 

12"^  Lezione  —  Modificazioni  materiali  generali  e  parziali  del  cervello; 
motivi  esterni,  ecc. 

Divisione  e  classijìcasione  della  follia.— Trattamento. 

13*  Lezione  —  Generi  e  specie  della  follia  secondo  l'ordine  e  le  classi 
delle  facoltà,  e  secondo  la  natura  e  lo  stato  delle  lesioni  materiali 
macroscopiche  e  microscopiche,  generali  e  parziali  dell'encefalo. 

14*  Lezione  -—  Mania ,  Melancoiiia  ,  Follia,  Demenza,  Idiozia;  e  cia- 
scuna delie  loro  manifestazioni  parziali.  (  Questo  tema  sarà  trat- 
tato in  più  lezioni  ) 

15*  Lezione  —  Complicazioni;  allucinazioni,  paralisia,  epilessia,  ca- 
talessia,  ecc. 

16''  Lezione  —  Mania  suicida,  omicida,  incendiaria:  cleptomania,  de- 
monomania: -  i  folli  ragionanti;  loro  coscienza,  loro  premedi- 
tazione. 

17*  Lezione  —  Norme  speciali  per  la  necroscopia  dei  folli,  onde  rico- 
noscere e  valutare  le  lesioni  generali  e  parziali  nel  cranio  e  nel  cer- 
vello, e  negli  altri  organi. 

18*  Lezione  ~  Cura  e  trattamento  della  follia.  La  statistica  dei  folli. 

19*  Lezione  —  l  inanicomii  provinciali,  e  le  sezioni  dei  folli  perico- 
losi e  delinquenti:  loro  struttura  ed  orgauizzazione  speciale.  — 
Norme  per  una  legge  sui  pazzi  ed  i  manicomii. 
Applicazione  degli  studii  della  medicina  mentale. 

20=^  Lezione  —  La  legge  e  la  pazzia.  Valore  degli  interrogatorii  fatti 
dal  magislraio;  norme  per  riconoscere  l'alienazione  mentale  nei 
giudizii  penali  e  civili.  Le  perizie  mediche. 

21*  Lezione  —  Simulazione  e  dissimulazione  della  follia.  La  pretesa  ri- 
sponsabilità  parziale  degli  alienati.  L'aumento  dei  delitti  e  dei  folli. 

22^^  Lezione  ~  L'  arte  di  fare  i  pazzi.  L'educazione  e  T istruzione  mal- 
fatte e  malvage  producono  le  idiozie  e  le  follie  artificiali  nei  popoli. 

31 


ITSTDIGE 


Preambolo P^g-  ^U 

Preliminare     ..,...,....•••••••••*  *-^ 

Impulso  irresistibile  a  delinquere.  Libertà  morale,  coscienza  ....     »  l 

La  follia  ragionante,  il  medico  ed  il  magistrato «  11 

Le  perizie  medico-legali  degli  alienati «  19 

Della  direzione  a  darsi  agli  studi!  della  medicina  legale «  56 

Snl  cranio  di  Alessandro  Volta.     .........;...«  48 

Osservazioni  su  gli  art.    12,  soppresso,   e  61,  62  e  64  dal  Progetto  del 

Codice  del  Regno  d'Italia..  —  1876 »  65 

Osservazioni  so  alcuni  articoli  del  Secondo  Libro  del  Progetto  del  Codice 

penale  ..-......-,•. ,     .     .     .     »  77 

Sulla  procedura  dei  gindizii  criminali  e  civili  per    riconoscere   l'aliena- 
zione mentale ,     .     . »  84 

Mahicidio  per  lipemania  ascetica »  104 

I  pazzi  condannati  ai  lavori  forzati ;     »  113 

La  legge  e  ì  manicomiì  criminali »  116 

Le  cfiniche  per  le  malattie  della  mente.     ...........  125 

Un  raro  caso  di  demonomauia  subbiettiva »  129 

Le  iiicoucUideuze  dei  detrattori  della  frenologia    .........  140 

Su  le  cellule  sensitive  e  motorie  del  cervello  .     -. »  144 

Fisiologia  e  patologia  del  cervello »  148 

Osservazioni  sul  progetto  di  regolamento  pel  servizio  dei  manicomii  e  dei 

mentecatti,  ecc   .     .     .     , ..,.;...»  151 

Un  altro  progetto  di  legge  intorno  ai  pazzi  ed  ai  manicomii  in  Italia  .    »  155 

La  legge  degli  alienati.     ..,....,..    e »  160 

I  manicomii  della  Provincia  di  Napoli    ..,-........»  162 

Preambolo »  ivi 

f.     Il  nuovo  manicomio  provinciale  di  Napoli  nella  Madonna  dell'Arco.    »  16 

II.  11  nuovo  manicomio    provinciale  di  Napoli    in  S.  Francesco  Sales 

(  dal  giornale  Boma  ) , »  186 

III.  Un  manicomio  in  Napoli  ('da?r  Omnibus ) ,     .     .     »  190 

IV.  {Idem,  dal  giornale  il  Pungolo  di  NapoUJ -     »  192 

V.  Sul  S.  Francesco  Sales.  —  Tornata    ordinaria  del  3,6  luglio  1814 
delia  B.  Accademia  medico-chirurgica  di  Napoli »  194 

Idem  del  30  Agosto  18^4 »  196 

Idem,  Discorso   del  Socio  Miraglia  :  Il  nuovo  manicomio  di  Napoli 


—  483  — 

nell'edificio  di  S.  Francesco  Sales,  ed  i  principii  fondamentali  per  la 

costruzione  ed  organizzazione  degli  Ospizii  dei  folli.     ....     »  198 

I.  Isolamento.  —  Sitnazione  e  scelta  del  luogo »  199 

II,  —  Forma  e  divisione  delle  stabilimento  in  piante  quartieri.     »  206 

ITT.  —  Spese  di  fondazione  pel  manicomii »  214 

IV.  —  Applicazione    negativa  dei  principii  suindicati  alla  ridu- 
zione dell'edificio  di  S.  Francesco   Sales  a. manicomio  della 

Provincia  dì  T>Japoli ,     •     »  218 

»  Tornata  ordinaria  del  20  Settembre  1874 . ,     »  229 

Conclusione,     .     .     , »  234 

Ulteriori  considerazioni  frenologiche  sul  cranio  di  A.  Volta.     ...»  241 

Parere  frenologico  su  Vincenzo  Bellini »  259 

Parere  frenologico  sul  cranio  di  Giuditta  Guastamacchia  giustiziata  ecc.     »  277 

»  Appendice »  309 

Parere  su  lo  stato  mentale  di  P.  d'  Antonio  accusato  di  omicidio  .     .    »  31S 
Giudizio   intorno  allo  stato  presente  delle  facoltà  mentali  del  cav.   dot. 

Salvatore  Ferilli »  321 

Parere  su  lo  sfato  di  mente  di  Luigi  De  Maria,  imputato  di  omicidio.     »  326 

I  pazzi  condannati  ai  lavori  forzataj  a  vita »  330 

Su  lo  stato  di  mente  di  Sebastiano  Aresco  uxoricida »  331 

Rapporto  freniatri co-legale  su  lo  sfato  di  mente  di  Pasquale  Clausi  uxori- 
cida, letto  nella  R.  Accademia  med.  chirurgica  di  Napoli.    .     .     »  3S6 
Parere  freniatrìco-legale  su  lo  stato  di  mente  di  Arcangelo  de  Biase  im- 
putato di  omicidio. »  364 

Sul  talento  della  musica »  387 

L'asimetria  del  cranio  e  del  cervello »  403 

Nota,  intorno  alla  priorità  dì  alcune  osservazioni   di   anatomia  fisiologia 

e  patologia  del  cervello »  415 

Delle  disposizioni  innate  o  condizioni  frenologiche  indispensabili  per  gli 
studii  della  fisiologìa  del  cervello  come  di  ogni  altra  scienza,  lette- 
ratura ed  arte.  Prolusione  al  o"  corso  di  frenologia »  420 

L'istruzione  d'educazione  e  l'arte  malvagia  di  fare  idioti  e  pazzi,  XVIII 

lezione  del  secondo  corso  di  medicina  mentale.    .    .     ....     »  433 

Prolusione  al  corso  di  medicina  mentale »  449 

Nota,  Temi  pel  corso 480 


ERRORI 


CORREZIONI 


Pag.  V. 

vili  8  automarica  automatica 

16  30  posilli  pusilli 

26  14  promosse  pz'emesse 

27  15  gridarla  guidarla 
29  10  fesse  fosse 

62  11  caratte  carattere 
ivi  22  detati  dotati 

63  35  surrogando  surrogando 
107  3  giustizii  giudizii 

ivi  23  hano  hanno 

115  22  che  che  la 

142  18  attribuito  attributo 

170  26  strombattare  strombettare 

192  26  permettano  permettono 

256  13  Concresso  Congresso 

470  4  nono  sino 


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